ilTorinese

Delude Christopher Nolan per una storia fragorosa, dove gioca con il tempo e annoia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione / “Tenet” inaugura la stagione cinematografica

 

Confidando negli strilli pubblicitari o nelle parole benauguranti di certi ben informati, Tenet sarebbe dovuto essere il film con le più ampie capacità di riportare la gente al cinema. Il che dovuto non soltanto ad una programmazione di inizio stagione fatta di curiosità e di sospirata liberazione dai ristretti sche(r)mi televisivi, ma soprattutto alla necessità di un (buon) cinema visto (e gustato) in sala, con tutte le sacrosante paure e difese di e da pandemie, contagi, ricadute e ogni altra apocalisse; e poi alla grande opera di un regista che negli ultimi vent’anni ha disseminato lo schermo di tanti capolavori, da Insomnia ai vari Batman, da Inception a quel Dunkirk del ’17, suddiviso in triplice visione tra cielo, mare e terra, che tanto abbiamo amato.

Certo di questi tempi vorranno dire qualcosa i 400mila euro d’incasso il primo giorno di proiezioni italiane, certo è stato davvero l’occasione giusta per riaprire le porte al cinema, il giorno sognato: ma l’ultimo titolo di Christopher Nolan si chiude con le pagine finali dell’amaro in bocca per un’opera che in una sceneggiatura estremamente trombona ha rovesciato strizzate d’occhio agli 007 come a noiosi trattati fisico/filosofici, affondati nella percezione e nell’uso del tempo alla rovescia, immersi nel piacere di mescolare e rimescolare le carte, con il menefreghismo più assoluto nei confronti di un pubblico in attesa e orante. Non ci si può affidare al bum bum bum di certe scene fragorose, impetuose, tonanti, tra fiamme e spari; non ci si può affidare al crash di un enorme aereo che come un arrabbiato uccellaccio si cala sull’hangar di un aeroporto e ne fa strage; non ci si può divertire per l’ennesima volta di fronte a inseguimenti di auto, con montaggi superveloci, dai cui interni, da uno all’altro, rimbalzano palleggi di rossi contenitori di parti di armi; non si può pendere dalle labbra di una dottissima scienziata indiana che di tanto in tanto rispunta in aiuto nostro (e forse del regista) a farci partecipi di un qualche chiarimento che, a costo di passare per deficienti, lascia davvero il tempo che trova.

E non chiedetemi della trama, pasticciata, arruffata, chiusa in se stessa con tanto di arroganza, stupidamente didascalica a tratti, che s’impegna oltre misura ad annaspare in un mare che poteva rimanere un poco più liscio con buona pace di tutti, magari benignamente per noi povera di dialoghi nella prima parte e poi grondante parole e termini che un buon vocabolario in aula di proiezione farebbe fatica a chiarire. Alla Storia più o meno recente si riallaccia l’inizio, con tanto di truppe in tenuta antisommossa che irrompono nel Teatro dell’Opera di una non meglio identificata città di Santa Madre Russia (forse Kiev, ma non ha molta importanza) per mandare l’intero pubblico nel mondo dei sogni. La parola d’ordine diventa sventare la terza guerra mondiali e di lì in avanti si comincia a lavorare. E a confondere. Panorami diversi e suggestivi (Mumbai, la Costa amalfitana, Londra, Oslo in tutta la sua bellezza, gran bello spettacolo: persino le sotterranee città dell’URSS, proposteci come fantasmi, portano una loro bella suggestione), due giovani eroi, un nero e un bianco – John David Washington, il figlio di Denzel e la scoperta di Spike Lee, e Robert Pattinson, una carriera di ex vampiro alle spalle, all’occorrenza capace pure di affiancare la saputella indiana per buttare nel calderone qualche idea in più: entrambi facilmente sostituibili con qualsiasi altro collega rimasto a Hollywood – che non peccano certo di fiducia reciproca e che si devono buttare in missioni pressoché suicide, proiettili che sparati dalla solita pistola hanno ora la sorpresa di invertire la traiettoria e rientrare nell’arma (e come i proiettili anche i personaggi hanno questo vizio del vado e rieccomi qua), algoritmi e una nebulosa ragnatela dentro cui, alzando bene le orecchie, ci si accorge che viene pure scomodato il “Quadrato del Sator” nascosto in qualche cognome o società (ricordate le enigmatiche cinque parole latine, esempio di palindromo, qui capace di impossessarsi e governare il mondo intero, enigmaticamente lette da sinistra a destra e viceversa sui banchi di scuola?), un cattivissimo Kenneth Branagh che accarezza un simile sogno accanto ad una bionda e longilinea moglie (di un attimo erotico tra primi piani di visi occhi e altre parti corporali della signora, manco a parlarne) che non gioca ad altro che a mettergli il bastone tra le ruote e che anzi non ci pensa su dallo scaraventare il mare il poveretto pur di vederlo morto, azioni catapultate nel futuro che hanno già avuto a che fare con il passato, incontri al vetriolo veri o immaginati, azioni contemporanee viste ai nostri occhi diverse, è sufficiente che un vetro le separi e ce le renda come è piaciuto a Christopher Nolan: con l’inghippo dello sdoppiamento dei protagonisti. Qualcuno, per un paio di volte almeno, ha il buon gusto di avvertirci “non tentare di capire, senti soltanto”. Il rovinoso finale altro non è che la resa dei conti tra il micidiale cattivone e consorte, con la domanda “di tutto il resto come scriviamo la parola fine?”

Nolan non è mai stato facile, è tortuoso, espone una sua filosofia e tu dovresti già esser lì, tremante davanti a lui, come il più preparato degli studenti. Certo non è mai bassamente banale, ti fa lavorare ad ogni immagine. In altre occasioni ha saputo tuttavia intrappolarci con acutezze, con montagne russe che ti piaceva un sacco salire e ridiscendere, con la curiosità allegra di addentrarti in certi meccanismi, in sulfurei giochi di specchi, in passaggi improvvisi, in liquefazioni pronte a ricomporsi immediatamente: qui ha soprattutto il sopravvento il cinema del movimento, del guazzabuglio meccanico, del giochino proposto in ogni suo attimo per testimoniare i 200 e passa milioni di dollari spesi nell’operazione. Ti alzi dalla poltrona e di Tenet ti porti a casa davvero poco. Anzi pochissimo. Nelle mani di Nolan, che ne è rimasto del povero spettatore che cercava un altro capolavoro e una inaugurazione di annata cinematografica diciamo con qualche leggero entusiasmo?

“La montagna in rete per colmare i divari digitali”

Per comporre la ‘rete unica’ sono certo che Tim e Cdp, con AccessCo, partiranno da quanto Uncem ha più volte affermato e concentrato nel dossier ‘La Montagna in rete’, scaricabile qui:  https://uncem.it/wp-content/uploads/2020/08/LA-MONTAGNA-IN-RETE_DEFok.pdf.

E cioé prenderanno atto che il divario digitale si vince se vediamo congiunti, insieme e non separati, i problemi relativi alle reti fisse, alla telefonia mobile, alla tv che non si vede. I dati che da dieci anni Uncem descrive rispetto al digital divide sono allarmanti. Ma gli investimenti delle imprese e dello Stato permetteranno di azzerare quei numeri che ad esempio oggi vedono 1.200 Comuni senza segnale per mandare messaggi o telefonare. E cinque milioni di italiani che hanno difficoltà a vedere i canali tv sul digitale terrestre. Non si facciano gli errori del Piano Banda ultralarga. Ci avevamo creduto. Ci abbiamo messo la faccia. Ma il Piano è in ritardo di due anni e ora va totalmente rivisto. Con la fibra ottica che deve arrivare in tutte le case, dei borghi e delle aree montane, senza se e senza ma. Il dossier Uncem offre spunti di lavoro anche rispetto all’internet delle cose e ai servizi, come abbiamo già condiviso con il Ministro Pisano. L‘Agenda digitale per le Aree montane è imprescindibile, non senza adeguate infrastrutture. Ripartiamo con il piede giusto”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente Uncem.

Cinquantatrechilometridifilo

Cinquantatrechilometridifilo, domenica 20 settembre 2020 dalle ore 15 alle 20

Il PARI/Polo delle Arti Relazionali e Irregolari dell’Opera Barolo presso
Palazzo Barolo, via Corte d’Appello 20/C Torino
presenta Cinquantatrechilometridifilo
un progetto sulla relazione e sull’identità che prende spunto dalla fototessera intesa come oggetto dove il ritratto è ridotto a forma essenziale, immagine di un volto al fine del riconoscimento e attestazione di una condizione sociale. Ma dall’oggettivazione, dal generale e indefinito si passa allo specifico, a persone a cui Silvia Beccaria è legata, e alla loro esistenza, che come la trama che il filo compone, diventa storia da ascoltare e da vivere. L’unicità di un filo è l’unicità di ognuno che, nell’intrecciarsi e comporsi con altri fili, forma il tessuto del suo divenire, della sua storia, della propria identità. La diversità diventa ricchezza, occasione di crescita e incontro, producendo scambi, relazioni e conoscenze. Il “tessere relazioni” con alcuni colleghi artisti, ha prodotto un’installazione a più mani, una “fusione” artistica in cui le varie espressioni, dalla fiber art, alla fotografia, al disegno si integrano tra di loro. Un’idea ambiziosa che ha permesso la libera espressione nella relazione con l’altro, nella capacità di accogliere il diverso da sé e nel tradurre l’unicità di ciascuno in un valore per tutti. Trame invisibili e chilometri di filo ininterrotti ci legano gli uni con gli altri. Il filo unisce sia matericamente che metaforicamente e costruisce dei contenitori che svelano, raccolgono momenti di vita preziosi, avvolgono, riscaldano, custodiscono legami intimi e famigliari, identità e individualità diverse. Maura Banfo, Giulia Caira, Jessica Carroll, Miriam Colognesi, Claudio Cravero, Paolo Leonardo, Ornella Rovera e Roberta Toscano hanno dato un loro libera interpretazione al progetto, come la paziente tessitura di un unico filo che ciascuno ha cercato dentro di sé.

Mostra ospite del PARI, Polo delle Arti Relazionali e Irregolari / Rassegna Singolare e Plurale, un progetto di Città di Torino e Opera Barolo, a cura di Artenne e Forme in bilico in collaborazione con ASL Città di Torino, Cooperative sociali P.G. Frassati e Chronos, Associazioni Arteco, Fermata d’autobus Onlus e Volo 2006
Il progetto resterà esposto nelle prestigiose cantine del Palazzo dal 20 settembre al 18 ottobre 2020 nei seguenti orari: mercoledì, giovedì, venerdì ore 15.00-17.30; sabato e domenica ore 15.00-18,30
un progetto di Silvia Beccaria con Maura Banfo, Giulia Caira, Jessica Carroll, Miriam Colognesi, Claudio Cravero, Paolo Leonardo, Ornella Rovera, Roberta Toscano a cura di Olga Gambari

Maura Banfo www.maurabanfo.com
Dopo anni d’irrequietezza “vagabonda” ad esplorare il mondo, trova nella sua città natale il proprio “nido” dove inizia una ricerca attraverso la fotografia come linguaggio predominante. Maura Banfo ha sempre subìto la fascinazione della materia: nel suo lavoro pluridecennale – costellato di mostre, residenze d’artista e molti riconoscimenti – ha attentamente indagato osservando la realtà, a partire dagli oggetti che la circondavano e decidendo di restituirli con il mezzo fotografico come nuove entità spogliate del loro significato, architetture da indagare, entità da osservare sotto punti di vista inediti per aprirli a nuovi codici di senso. Il suo percorso è caratterizzato da una coerenza interna che raramente si riscontra nell’opera degli artisti italiani della sua generazione. La forza del suo lavoro sta nel mantenere ben riconoscibile la propria impronta creativa e la propria poetica, ma in una continua scoperta di nuove sfaccettature e punti di vista: sebbene prevalga una preferenza per la fotografia, lavora con padronanza anche con il video, il disegno e l’installazione.

Silvia Beccaria www.silviabeccaria.it
vive e lavora a Torino. Dopo una laurea in Filosofia e un Master in Arte Terapia presso l’Università di Torino, ha iniziato un percorso di studi sotto la guida dell’artista olandese Martha Nieuwenhuijs. Per molti anni ha elaborato progetti didattici utilizzando l’arte come strumento di riabilitazione ed educazione e ha collaborato con il Dipartimento Educazione del Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli .
Silvia Beccaria utilizza l’intreccio come medium artistico. Intrecciare è l’arte del comporre trame così come si fa con la penna su un foglio di carta… Le trame sono i suoi colori e i suoi pennelli, “dipinge” con materiali che trasforma in filamenti intrecciabili, quali gomma, plastica, carta, e così via, quelli che meglio, di volta in volta, le permettono di esprimere il concetto dell’opera. L’incanto della natura, il visibile e l’invisibile, i luoghi della memoria, la bellezza del linguaggio e della poesia, le connessioni tra tessitura e scrittura, diventano parte integrante dei suoi racconti creati filo dopo filo dando vita ad installazioni che germogliano dalla tela. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero e alcune sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.

Giulia Caira https://www.instagram.com/giuliacaira.studio/
A partire dal suo esordio nel ‘94, l’opera fotografica di Giulia Caira si sviluppa attraverso una ricerca sul corpo e sull’identità, che tiene conto degli effetti della comunicazione derivanti dal contesto contemporaneo, nel tentativo di focalizzare i punti di convergenza tra realtà e immaginazione. Un linguaggio che si avvale di codici ora ironici, ora sarcastici, nel quale s’intuiscono distorsioni e tic derivanti dall’esperienza quotidiana. A partire da una prima fase in cui la casa veniva usata come set e campo di battaglia prediletto per le sue rappresentazioni, la ricerca dell’artista evolve via via verso una serie di progetti site specific, video e fotografia, che le consentono di attivare un’indagine riguardante i meccanismi psichici nelle relazioni con se stessi e con gli altri, con uno sguardo privilegiato verso la condizione femminile, nel tentativo di elaborare una critica verso i modelli imposti dalla cultura patriarcale.

Jessica Carroll www.jessicacarroll.it
nata a Roma, vive e lavora ad Ivrea, figlia d’arte, impara diverse tecniche artistiche dal padre pittore Robert Carroll e dalla madre scrittrice, Simona Mastrocinque, eredita l’amore per la letteratura. Durante i lunghi viaggi al seguito del padre o sola coltiva l’amore per la fotografia. Rientrata in Italia, si iscrive alla facoltà̀ di Biologia a cui preferisce la ricerca sul campo insieme ad ornitologi, speleologi e apicoltori. Come artista lavora dagli anni ’90 tra disegno, scultura e installazione, utilizzando materiali diversi che vivono in una complessità̀ teatrale e sembrano invitare alla meraviglia, risultando in una sintesi affascinante tra l’illusione dell’imitazione e la verità̀ dell’arte.

Miriam Colognesi www.miriamcolognesi.com
nata a Torino, vive e lavora tra Barcellona e la Valle d’Aosta.
Dopo il diploma in Pittura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, si trasferisce in Valle d’Aosta, dove si dedica alla fotografia iniziando la sua ricerca sull’autoscatto.
Di questo primo periodo sono le mostre personali e collettive sul tema del paesaggio e dell’autoritratto in gallerie d’arte e musei nazionali ed internazionali.
Grazie al progetto Autoritratti al Museo l’interesse si sposta sul ritratto e la percezione dell’osservatore nell’epoca dei social-network.

Claudio Cravero www.claudiocravero.com
vive e lavora a Torino. Inizia a fotografare negli anni ’70 abbinando l’attività teatrale fino agli anni ’90. I suoi progetti vanno da visioni “wendersiane” della città all’archeologia urbana del contemporaneo, dalla documentazione dell’attività degli artisti a immagini fantasmatiche destinate all’oblio.
Affascinato dal cinema, le sue immagini lo esplorano con mini-racconti fotografici per poi approdare a esperimenti di sintesi con più figure in un solo negativo. L’utilizzo della luce naturale è una costante nei suoi lavori che rimandano ai classici della pittura e del cinema come nei tableaux vivants in cui esorcizza la paura della morte o condanna il potere che manipola l’informazione. Con l’inserimento dell’elemento umano dà voce agli in-visibili e pittura icone dell’arte con acidi fotografici, denuda sguardi ed espressioni e racconta di “muri domestici” in stile nouvelle vague. Ha esposto in Italia, Francia, Portogallo, Repubblica Ceca, Argentina e Stati Uniti. Da alcuni anni è fotografo volontario per associazioni umanitarie in Uganda, India, Bangladesh e Burkina Faso.
Paolo Leonardo www.paololeonardo.com
vive e lavora a Torino, ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia Albertina di Belle Arti. E’ attivo dalla metà degli anni Novanta. La sua opera pittorica rappresenta una sfida nei confronti del sistema mediale contemporaneo e una ricerca improntata sull’interazione tra pittura e fotografia. Il suo lavoro è presente in diverse collezioni private e pubbliche, in Italia e all’estero.
Ornella Rovera www.ornellarovera.it
vive e lavora a Torino, si diploma in Scultura all’Accademia Albertina di Torino nel 1987, nello stesso anno consegue la qualifica di grafico pubblicitario presso la Scuola d’Arte Applicata e Design di Torino. Il dialogo fra i diversi linguaggi artistici, in particolare tra la fotografia e la scultura, e la sperimentazione dei materiali come strumenti evocativi, sono fra gli aspetti che caratterizzano la sua ricerca. Dal 1992 espone i suoi lavori in gallerie, sedi storiche pubbliche e spazi autogestiti dedicati all’arte contemporanea, in Italia e all’estero. E’ docente di Tecniche della Scultura all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dopo aver insegnato la medesima disciplina all’Accademia di belle Arti di Brera, Milano. Nell’ambito artistico-didattico è curatrice di progetti con enti e istituzioni pubbliche e private.

Roberta Toscano https://www.instagram.com/roberta_toscano/
vive e lavora a Torino. Dopo la laurea in Storia del teatro ha intrapreso gli studi di Grafica e si è laureata presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino con Franco Fanelli integrando in questo modo la teoria degli studi umanistici con l’applicazione pratica in laboratorio attraverso la sperimentazione artistica. Per Roberta Toscano l’urgenza di raccontare un pezzetto di se stessa, o della realtà contemporanea, può tradursi in installazione, scultura, video art, fotografia o grafica poiché per l’artista la cifra dell’attualità non prevede più una netta divisione tra un linguaggio dell’arte e l’altro. Tuttavia, anche se le varie discipline si stanno sempre più contaminando, l’utilizzo della fotografia resta per lei immediato e irrinunciabile nel primo processo di analisi dell’oggetto e nella restituzione dell’aspetto poetico dell’esistenza.

per info scrivere a: artenne.artenne@gmail.com/www.artenne.it e formeinbilico@gmail.com

Pirlo: “decimo scudetto e Champions”

“Abbiamo voglia di dimostrare che la Juventus vuole arrivare a vincere il decimo scudetto consecutivo e possibilmente fino alla fine in Champions League. Noi ci siamo e vogliamo fare del nostro meglio”.

Così Andrea Pirlo  parla  della stagione bianconera. Su Jtv traccia un primo bilancio della preparazione: “Ho buone impressioni: abbiamo iniziato bene, con entusiasmo e tanta voglia di fare. Peccato che dopo poco tempo in  tanti siano andati via per le Nazionali, ma il nostro lavoro sta continuando”.

Un’app targata Torino per il turismo sostenibile

Disponibile in tutti gli store per iOs e Android. Il progetto fa parte di ‘Torino a Cielo Aperto’: www.cityaround.it

 

Da oggi il turismo, declinato nelle sue accezioni più innovative e attuali – digitale, sostenibile e di prossimità – saluta l’uscita di CityAround, la nuova applicazione tecnologica, progettata dalla società torinese Panorami Elettronici insieme a Synesthesia, la nota Digital Experience Company, per diventare “il navigatore ufficiale del tuo tempo libero”.

Si tratta di una vera e propria porta digitale che con un semplice tocco sul tuo smartphone ti consente di accedere ad una vasta scelta di tour tematici cittadini e outdoor, da percorrere a piedi o in bicicletta. Senza dover compiere ricerche interminabili ed estenuanti, in modo assolutamente immediato ci si trova immersi nel patrimonio paesaggistico e culturale della città e qui poter ricevere un’infinità di contenuti multimediali, dedicati ai punti di interesse incontrati lungo il percorso, ma non solo. Infatti, la caratteristica distintiva di CityAround è quella di permettere l’organizzazione del proprio tour in totale autonomia e soprattutto nel rispetto del distanziamento fisico come richiesto dalle attuali norme per il Covid-19.

Il ventaglio dei circuiti disponibili nella neonata app è davvero ampio e fornisce diverse opzioni tra cui scegliere, offrendo nello specifico:

  •  Circuiti Turistici attraverso cui conoscere da vicino le bellezze cittadine come il Tour panoramico del Centro, il Tour del Quadrilatero Romano, la Passeggiata Fotografica Lungo Po, il Parco del Valentino, la Vista più bella della Città e i Musei Cittadini.
  • Circuti Tematici, pensati apposta per scoprire la storia, la cultura e la vita urbana della città: Torino Barocca, Torino Liberty, Torino Letteraria, Risorgimento e Unità d’Italia, Città del Cinema, il Lato Oscuro di Torino, Caffè Storici, Murales del Quartiere Aurora, Sacra Sindone, Residenze Sabaude.
  • Outdoor, la guida più completa e affidabile dedicata ai principali circuiti outdoor per MBT, escursionismo e le altre attività sportive praticabili in città e provincia, dal wakeboard all’arrampicata sportiva.
  • Caccie al Tesoro, giochi coinvolgenti per portare i bambini ad approfondire la conoscenza con il territorio insieme alla propria famiglia e in modo ludico.
  • Langhe e Monferato, con tutti i migliori percorsi per esplorare Barolo, Alba, La Morra e dintorni, tra le panchine giganti e le Cantine Sociali.
  • Sagre in Provincia, con tutti i principali eventi, piccoli e grandi, dove c’è sempre qualcosa da gustare o qualche tradizione locale da scoprire.
  • Eventi ovvero l’agenda guida con cui navigare nei principali eventi cittadini, evitando ogni problema di assembramento.

Proprio collegandosi a quest’ultimo punto, CityAround grazie al Patrocinio del Comune di Torino fornirà il servizio di agenda digitale gratuito per tutti gli eventi, previsti dal programma di “Torino a cielo aperto”. Su questo versante la nuova app offrirà un servizio essenziale e innovativo perché sarà il mezzo per coinvolgere grandi numeri di persone nel rispetto del distanziamento, facendo confluire tutti i partecipanti nelle location desiderate, ma in tempi differenti.

In particolare ogni utente, ospite, verrà guidato passo passo dentro l’evento stesso o la manifestazione inserita in CityAround tanto da poter rendere possibile la partecipazione di centinaia o migliaia di persone senza alcun rischio di assembramento.

Inoltre tra le location e le esperienze prescelte sarà possibile avere a disposizione informazioni e contenuti multimediali, fruibili attraverso l’app nel modo più semplice possibile, ottenendo al contempo un’esperienza d’intrattenimento piacevole e coinvolgente sempre nel rispetto della sicurezza e del distanziamento.
Per questo CityAround vuole essere portavoce del turismo sostenibile e responsabile. “Desideriamo porre al centro della nostra attività – dichiara Alberto Volpe, Amministratore Delegato di Panorami Elettronici – la comunità locale e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del territorio. Il nostro obiettivo è favorire l’interazione positiva tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori”.

Ultima Avvertenza: esistono due principali sistemi operativi, ognuno dei quali disponibile in svariate versioni, dove l’azienda produttrice dello smartphone interviene ulteriormente nella gestione delle autorizzazioni di sistema (necessarie al funzionamento delle app) tanto che spesso si determina un diverso funzionamento anche in apparecchi della stessa marca.

 Per avere la garanzia che ciò non si verifichi, invitiamo i cittadini torinesi ad aiutarci, scaricando l’applicazione CityAround in versione beta dal link disponibile sul sito www.cityaround.it e comunicandoci qualsiasi malfunzionamento nell’apposita chat.  A breve sarà pubblicata la versione “definitiva” e tutti coloro che avranno scaricato e testato la versione beta dell’app dovranno semplicemente disinstallare l’app dal cellulare e scaricare gratuitamente la nuova versione dagli store).

Buon compleanno Officine Grandi Riparazioni

 Le OGR compiono tre anni e si apprestano a festeggiare con un intenso programma, nel segno del futuro, eventi dal 10 settembre al 10 ottobre

Ci saranno Davide Dattoli (TAG) e Christian Greco (Museo Egizio), i primi due ospiti di OGR Public Program e per la prima volta il grande pubblico entrerà nell’area OGR Tech, il laboratorio del futuro e nell’area OGR Cult, mostre, musica, performance artistiche, visite guidate, dibattiti e attività didattiche.

 

Per gli incontri gratuiti è necessaria la prenotazione dal 3 settembre sul sito www.ogrtorino.it

Prendono il via i primi quattro appuntamenti post estivi di OGRPublic Program, il progetto di formazione gratuito messo in campo dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per far incontrare il grande pubblico con personalità di fama nazionale e internazionale per delineare nuovi orizzonti possibili per la società e il pianeta nell’era post Covid su tematiche di estrema attualità quali le competenze digitali, la rinascita, la cura del pianeta e delle relazioni sociali, i cambiamenti climatici e ambientali. 

Per la prima volta le persone di ogni età potranno entrare negli spazi delle OGR Tech, il luogo dove startupper, innovatori e grandi aziende progettano ogni giorno il futuro in campo scientifico, tecnologico, industriale in settori d’eccellenza come Big Data, intelligenza artificiale, blockchain, gaming, smart mobility.

 

Davide Dattoli (CoFounder e CEO di Talent Garden) e Christian Greco (Direttore del Museo Egizio di Torino) saranno gli ospiti dei primi due incontri, giovedì 10 settembre (ore 18.30) e venerdì 18 settembre (ore 18.30), con focus rispettivamente sul coworking e sulla “Uhem mesut”, ossia la morte non come fine ma come nuovo inizio nell’Antico Egitto.


Il Public Program proseguirà 
lunedì 21 settembre (ore 18.30) con la rassegna dal titolo profetico “La cura del mondo”, dell’Associazione Doppiozero di Marco Belpoliti, che proporrà un intervento fortemente evocativo di Gabriella Caramore sul tempo ultimo della vita, mentre giovedì 24 settembre (ore 18.30) per l’Associazione CentroScienza Elisa Palazzi e Marco Ferrari racconteranno come il clima stia cambiando in montagna molto più rapidamente che altrove, con forti ricadute sull’intero ecosistema.

 

Sempre a settembre ripartirà anche OGR YOU, il progetto di formazione promosso dalla Fondazione per l’Arte CRT dedicato ai giovani tra i 18 e i 21 anni. Curato dal celebre gallerista torinese Guido Costa in collaborazione con il giovane curatore ucraino Sergey Kantsedal, il progetto si intitola NOVA CONVENTION e si configura come un esperimento di educazione alla complessità della cultura: 15 ragazzi selezionati tramite open call a inizio anno, si ritroveranno una volta al mese nella nuova Aula didattica delle OGR per confrontarsi su temi diversi con personalità illustri in diversi campi. Al termine del corso, ad ogni partecipante sarà riconosciuta una borsa di studio del valore di 500 euro.

 

I progetti OGR Public Program e OGR YOU sono nati con lo scopo di offrire specifiche occasioni di formazione, apprendimento e approfondimento per tutto il pubblico OGR, insieme a iniziative specifiche pensate anche per un audience più giovane; un terreno comune su cui potersi confrontare, imparare dal passato e guardare al futuro, in perfetta armonia con l’essenza stessa delle OGR – dichiarano Fulvio Gianaria e Massimo Lapucci, rispettivamente Presidente e Direttore Generale delle OGR. Ed è proprio dal pubblico e dalla formazione che le OGR sono pronte a riprendere in presenza un dialogo che è sempre proseguito grazie a una proposta digitale di contenuti: ripartiamo a settembre con una programmazione di incontri dal vivo per la prima volta in OGR Tech, il luogo in cui quotidianamente si progetta il futuro, con focus su temi molto attuali, come le competenze digitali, la rinascita, le relazioni sociali, la cura dell’ambiente. Un mese di appuntamenti che ci avvicineranno al week end del 10 ottobre, quando sarà possibile ritrovarsi anche negli spazi di OGR Cult per continuare a vivere, tutti insieme, l’arte e la cultura”.

TOMMASO LO RUSSO

A Torino l’Istituto per l’Intelligenza Artificiale

La Presidenza del Consiglio ha scelto  Milano come città candidata ad ospitare il Tribunale Unificato dei Brevetti ma Torino come sede principale per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A)

L’intento è creare una sinergia tra le due città e il Governo e consolidare al tempo stesso l’asse nord-ovest del Paese. Secondo il governo “è una strategia che renderebbe ancor più forti Milano e Torino e, con esse, l’Italia”.    Obiettivo dell’Istituto – uno dei tasselli principali della strategia definita dal Ministero per lo sviluppo economico in ambito AI – è  creare una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico in grado  di attrarre talenti dal mercato internazionale e di diventare un punto di riferimento per lo sviluppo dell’AI in Italia, in connessione con i principali trend tecnologici come 5G, Industria 4.0, Cybersecurity.  Per avere competitività a livello internazionale, l’I3A disporrà di un organico di circa 1.000 persone e di un budget annuo di 80 milioni di euro. A Torino l’hub centrale con 600 persone occupate. Lavorerà in stretta collaborazione con centri di ricerca nazionali e università.

Con “Furore” al Valsusa Film Fest

Narrazione scenica liberamente ispirata al romanzo “Furore” di John SteinbeckEvento della XXIV edizione del Valsusa Filmfest

 

venerdì 4 settembre 2020 – ore 21

Cortile Casaforte, via Abegg 15, SAN DIDERO (TO)

In caso di maltempo presso il Salone Polivalente di Piazza Europa

Ingresso gratuito e contingentato sino ad esaurimento dei posti disponibili

www.valsusafilmfest.it

 

  

La 24^ edizione del Valsusa Filmfest, originariamente prevista nel mese di aprile, si sta svolgendo in diversi momenti del periodo estivo in seguito al rinvio causato dall’emergenza sanitaria e venerdì 4 settembre propone una narrazione scenica liberamente ispirata al romanzo “Furore” di John Steinbeck, con protagonista Paolo Bertini, adattamento testi e regia di Giovanna Caffo, luci e suono di Alessandro Bertini.

 

L’evento viene organizzato in collaborazione con il Comune di San Didero, con l’associazione Alexanser Circus e inizierà alle ore 21 nel Cortile Casaforte di San Didero, in via Abegg 1, con ingresso gratuito e contingentato fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

Non un vero e proprio spettacolo ma un racconto che, prendendo le mosse dal romanzo di John Steinbeck, prova ad attraversare luoghi vissuti e paesaggi dell’anima, ad incrociare storie ed esistenze con personaggi incontrati tra le pagine di un libro. 

Una narrazione per parlare di migranti e migrazioni di ieri con lo sguardo rivolto all’oggi, per toccare con mano come il dolore della partenza e la speranza dell’approdo siano rimasti, in fondo, sempre gli stessi.

Una possibilità, dunque, per provare a trasformare il romanzo di Steinbeck in una fragile imbarcazione sulla quale mettersi in viaggio e poter ritrovare, sulla riva opposta, un sguardo nuovo per leggere l’attualità dei giorni che viviamo.

Non uno spettacolo, dunque, ma forse un’occasione per non farsi cogliere impreparati e per ritrovarsi un po’ più attenti ad affrontare le quotidiane miserie e le consuete ingiustizie armati di un sano e acceso “Furore”.

 

L’associazione Valsusa Filmfest ha scelto come filo conduttore metaforico della XXIV edizione il romanzo capolavoro di John Steinbeck intitolato “Furore” che nel 1939 affrontava l’immigrazione, l’intolleranza verso il diverso e l’importanza della dignità umana, temi cruciali oggi come allora, che il festival ha riproposto e ancora propone, in seguito al superamento dell’acuta emergenza sanitaria, con ancora maggior forza e attualizzazione.

 

Nel mese di aprile il Valsusa Filmfest ha mantenuto aperto “canale narrativo virtuale” con il proprio pubblico attraverso la pubblicazione – nel sito e sui canali social – di video, testi e riflessioni sui temi importanti dei nostri tempi, tra i quali video con brani tratti da “Furore” di John Steinbek letti da Peppino Mazzotta, Sara D’Amario, Laura Curino, Mohamed Ba, Beppe Gromi ed altri amici del festival.

A Torino i funerali delle sorelline uccise dal crollo dell’albero

A Torino, venerdì, si terranno funerali di Malak e Jannat Lassiri, le due sorelline  di 14 e 3 anni, morte a causa del crollo di un pioppo caduto sulla loro tenda in un campeggio di Marina di Massa, in Toscana,  dove stavano passando  le vacanze con la  famiglia. 

La cerimonia funebre si svolgerà al Cimitero Parco di corso Orbassano. Le esequie sono state annunciate da un biglietto fissato sulla porta  di casa, alle Vallette, dove il vicinato vicinato ha organizzato un  di ricordo in piazza Montale e  una raccolta fondi a favore del papà Hicham e della mamma Fatima.

I genitori con gli altri figli, Nissrin Tarik di 9 che erano nella tenda quando l’albero è caduto, sono in Toscana  dove hanno aspettato il permesso per le salme delle ragazzine.

Coronavirus, una nuova vittima e 75 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

26.881 PAZIENTI GUARITI E 449 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 26.881 (+23 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3370 (+1) Alessandria, 1610 (+3) Asti, 848 (+0) Biella, 2567 (+10) Cuneo, 2.401 (+0) Novara, 13.775 (+9) Torino, 1142 (+0) Vercelli, 986 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 182 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 449 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SONO 4148

1 decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione, nessuno oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è quindi di 4148 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 681 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 399 Cuneo, 373 Novara, 1836 Torino, 223 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 33.064 (+ 75 rispetto a ieri, di cui 58 asintomatici. Dei 75 casi, 35 screening, 33 contatti di caso, 7 con indagine in corso. I casi importati sono 34 su 75, i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4183 Alessandria, 1919 Asti, 1079 Biella, 3135 Cuneo, 3038 Novara, 16.486 Torino, 1565 Vercelli, 1185 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 286 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 188 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 7 (come ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 92 (+2 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 1487

I tamponi diagnostici finora processati sono 601.368di cui 336.403 risultati negativi.