ilTorinese

Cinquant’anni fa nasceva la Regione Piemonte

Esattamente cinquant’anni fa, il 13 luglio 1970 (ironia della sorte anche quel giorno cadeva di lunedì) muoveva i suoi primi passi ufficiali la Regione Piemonte.

Riuniti nel Palazzo delle Segreterie in Piazza Castello, i cinquanta membri del primo Consiglio regionale del Piemonte, diedero inizio alla fase costituente dell’Ente la cui nascita era stata prevista nella Costituzione entrata in vigore nel 1948.

L’annuncio  dello storico evento, pronunciato dall’avvocato canavesano Gianni Oberto Tarena, presidente provvisorio dell’Assemblea, venne suggellato dall’applauso unanime dell’intero Consiglio e delle autorità che presenziarono alla cerimonia di insediamento.

Nella stessa seduta si procedette all’elezione del Presidente, il socialista Paolo Vittorelli, coadiuvato dagli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza formato dai Vicepresidenti Gianni Oberto Tarena (DC) e Dino Sanlorenzo (PCI), dai segretari Stanislao Menozzi (DC) e Cesare Rota (PLI).

Dieci giorni più tardi, il 23 luglio, il Consiglio procedette all’elezione del primo governo regionale guidato dal Presidente Edoardo Calleri di Sala, esponente della Democrazia Cristiana. Ne fecero parte, oltre al Presidente, altri 15 membri: 11 effettivi (Giovanni Falco, Angelo Armella, Augusto Dotti, Domenico Conti, Pierino Franzi e Carlo

Gianni Oberto Tarena

Borando della DC, Aldo Viglione e Mario Fonio del PSI, Germano Benzi e Giulio Cardinali del PSDI (ex PSU) e Aldo Gandolfi del PRI)  e 4 supplenti (Anna Maria Vietti, Ettore Paganelli, Enzo Garabello e Mauro Chiabrando, tutti appartenenti allo scudo crociato).

L’appuntamento con le urne per eleggere i cinquanta membri del “parlamentino” subalpino si era tenuto poco più di un mese prima, il 7 e 8 giugno del 1970. Nove erano stati i partiti in lizza sulle cui liste si erano riversati  i 2.805.786 voti validi, determinando la composizione del primo Consiglio regionale sulla base proporzionale della rappresentanza politica: 20 seggi alla DC, 13 al PCI, 5 al PSI, 4 al PSDI (a quel tempo PSU), 4 al PLI, 2 al MSI e infine uno ciascuno a PRI e PSIUP.

Unico partito che non raggiunse il quorum per eleggere un consigliere fu quello monarchico del PDIUM. Dopo una lunga attesa durata oltre vent’anni le Regioni, segnata da una gestazione molto laboriosa e non facile, il regionalismo muoveva i suoi primi passi. In mezzo secolo è stato compiuto un lungo cammino da parte della comunità regionale piemontese che quest’anno festeggia anche il terzo lustro dell’approvazione del nuovo Statuto.  Quindici anni fa, durante la VII legislatura, infatti, venne ridefinito il profilo istituzionale della Regione nell’ottica dell’autonomia e della partecipazione, della devoluzione dei poteri e della sussidiarietà.

Gianni Oberto Tarena con Paolo Vittorelli

 

 

Nel corso dei decenni  le funzioni regionali sono aumentate e con esse il ruolo e la responsabilità fino a ipotizzare nuovi e importanti traguardi nella realizzazione di un federalismo moderno, rispondente alle esigenze dei territori e dei cittadini in una cornice istituzionale basata su rapporti nuovi e condivisi tra lo Stato, il sistema regionale e gli Enti locali.

Basterebbe uno sguardo ai provvedimenti più importanti che sono stati varati in cinquant’anni per rendersi conto del lavoro svolto nel corso delle undici legislature da una classe dirigente di amministratori e legislatori appartenenti alle diverse forze politiche alternatesi al governo della Regione.

Marco Travaglini

 

L’isola del libro

/

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Willa  Cather   “Il canto dell’allodola”  -Fazi-  euro  18,50

E’ inedito in Italia questo romanzo scritto dall’americana Willa Cather (1873- 1947) nata in Virginia, poi trasferitasi con la famiglia nel Nebraska, dove visse a stretto contatto con gli immigrati cechi e scandinavi. Fu anche insegnante e giornalista: nel 1906 si trasferì a New York lavorando per il “McClure’s Magazine”e soggiornò a lungo in Francia, ad Avignone. Scrittrice prolifica pubblicò vari romanzi e vinse il Premio Pulitzer nel 1923 con “Uno dei nostri”. In America conobbe grande fama perché seppe dare voce alla gente di frontiera, raccontando il grande Ovest che conosceva bene, perché ci era nata e aveva insegnato a Pittsburg.

“Il canto dell’allodola” è la storia della giovane Thea Kronberg, nata nell’entroterra americano a inizi 900, a Moonstone nel Colorado: piccola cittadina al confine col deserto, popolata da emigrati europei in cerca di nuove opportunità.

La famiglia di Thea è di origini svedesi, figlia di un pastore metodista, quarta di sette fratelli, e la seguiamo a partire dai suoi 11 anni, mentre accudisce il fratellino ultimo nato, ma soprattutto prende lezioni di pianoforte da un maestro tedesco che l’ha particolarmente a cuore.

Thea è intelligente, sensibile e piena di entusiasmo, sa far breccia negli animi di uomini saggi come l’affascinante dottor Archie (incastrato in un matrimonio infelice) o far platonicamente innamorare di sé lo sfortunato macchinista Ray. E’ grazie a loro che spicca il volo verso Chicago, dove alloggerà in vari pensionati, farà lavoretti per mantenersi e prenderà lezioni di musica. Nella grande città ventosa e frenetica scoprirà che il suo vero talento non è per i tasti del pianoforte, ma per il canto.

La sua è la storia di «…una persona fuori dal comune in un mondo molto, molto comune», come intuisce ben presto il dottor Archie che la sprona a volare più alto. La bellissima parabola di come si può nascere da gente rozza e diventare migliore.

Pare che la storia di Thea sia ispirata all’incontro della scrittrice con la cantante Olive Fremstad, soprano e mezzo soprano famoso all’epoca, che cantò anche con Enrico Caruso ( pure lei svedese e nata nel Minnesota).

Willa Cather fu a sua volta un personaggio da romanzo che, secondo i biografi, ebbe un solo grande amore, l’amica  Isabelle McClung alla quale dedicò proprio “Il canto dell’allodola”.

 

 

Sylvia Townsend Warner  “Il cuore vero”   -Adelphi-   euro  18,00

Sylvia Townsend Warner (1893-1978) è stata un’importante scrittrice, nata e sospesa tra 800 e 900: vicina al primo per stile di scrittura, ma proiettata nel secondo per i temi trattati. Fu una donna decisamente anticonformista, femminista, visse 40 anni con la poetessa Valentine Acklad, lottò per i diritti degli omosessuali e combatté in Spagna nella Guerra Civile.

“Il cuore vero” rimanda al poema di Apuleio “Amore e Psiche” e narra la storia della 16enne orfanella Sukey Bond.

Una vicenda tristissima segnata dalla perdita dei genitori a 11 anni, lei primogenita e unica femmina di una nidiata di bambini che il destino sparpaglierà in adozione. Viene separata dai fratellini e mandata in orfanotrofio per 5 anni, poi spedita a servizio in una landa desolata e umida dell’Essex nel 1873.

E’ li che conosce e si innamora –ricambiata- del giovane Eric: biondo, svagato, inoffensivo e tenerissimo. Condividono l’amore per gli animali e la natura, ma lui non è come gli altri. Da tutti è considerato “un idiota”, malato di mente senza speranze di guarigione, reietto che la madre ha allontanato vergognandosene. Quando Eric ha l’ennesima crisi convulsiva lo allontanano da Sukey e sbattono lei in mezzo alla strada.

Ma è innamorata, combattiva e per niente disposta a rinunciare a quel legame. Il romanzo narra le sue peripezie e la sua battaglia per ritrovarlo, incluso un incontro nientemeno che con la Regina Vittoria.

Sono pagine che rimandano ai grandi scrittori vittoriani, come Thomas Hardy e la sua “Tess dei  d’Ubervilles”, ma con una modernità straordinaria. Sukey dovrà lottare contro la cattiveria delle altre servette, ma anche contro persone altolocate che irradiano insensibilità e spietatezza.

Una critica arguta che la Townsend fa delle signore dell’epoca che si ammantavano del buonismo di opere di bene per sentirsi più nobili, ma poi dei bisognosi se ne infischiavano altamente.

Pagine che possiamo decodificare come manifesto femminista, con l’eroina Sukey dal “cuore vero” che non si ferma davanti a nulla pur di trovare il suo Cupido. Un altro personaggio femminile che la Townsend ci ha lasciato dopo “Lolly Willowes” (Adelphi 2016), storia di una donna che diventa strega per sfuggire ai lacci della società degli anni Venti

 

 

Alessandro Robecchi  “I cerchi nell’acqua”  -Sellerio-   euro 15,00

Il protagonista dei romanzi di Robecchi, Carlo Monterossi -autore di televisione spazzatura e col pallino da investigatore casuale-  in questa avventura cede il primo piano ai due poliziotti Tarcisio Ghezzi e Antonio Carella, sullo sfondo di una Milano sotterranea che li vede impegnati in due indagini parallele, scandite in capitoli alterni.

Tarcisio Ghezzi, 60 anni e in odor di pensione dopo 40 anni «di onorato servizio, sposato con Rosa, niente figli, zero carriera, tanti chilometri per poco reddito…» ha in corso una sua battaglia personale e un torto da raddrizzare.

Antonio Carella è il collega più giovane, lavoratore instancabile che non va mai in vacanza oppure usa le ferie(ne ha una tonnellata da smaltire, ma proprio non è capace di fermarsi e riposare) per risolvere vecchi casi. E anche lui ha un fatto privato di cui occuparsi.

Entrambi sono sulle tracce di due ex detenuti. Quello di Ghezzi è il 66enne Pietro Salina, ladro maldestro e sfortunato, fuori dal carcere da qualche anno, che in passato è stato il protagonista del primo caso risolto da Ghezzi.

Invece Carella è alle costole di tal Alessio Vinciguerra, 39enne rammollito e un po’ ingrassato, ora di nuovo libero dopo neanche 5 anni di galera.

Inutile dire che i due poliziotti sono un po’ le pecore nere della questura, due cani sciolti con caratteri ed età diversi; in comune un forte senso di giustizia e l’empatia per le sofferenze altrui. Mentre conducono le loro battaglie private, intanto c’è un caso bollente da risolvere. L’omicidio dell’artigiano e famoso restauratore Crodi, picchiato a morte nel suo magazzino-laboratorio.

Un gran bel rebus che parte senza indizi: nessun segno di scasso né di furto, zero tracce o testimoni. Poi qualcosa si ingarbuglia, una signora della Milano super- bene muove le sue pedine e denuncia che nell’atelier non c’è più il suo preziosissimo orologio di epoca napoleonica, quello che Crodi doveva sistemare per la vendita niente meno che a Sotheby’s per 170.000 euro. Alla denuncia della madama seguirà un coro di altri clienti, in una bagarre anche mediatica che complicherà le cose…..

E il resto a voi scoprirlo tra continui colpi di scena e un filo sottile che segna il confine tra poliziotti e malavitosi, che forse a volte si può travalicare…

Bruciati 280 miliardi di euro

La fotografia scattata dall’Osservatorio sui bilanci delle SRL pubblicata dal Consiglio e dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti

 

COMMERCIALISTI: BRUCIATI 280 MILIARDI DI EURO. NEL PRIMO SEMESTRE IL FATTURATO DELLE AZIENDE ITALIANE (SPA E SRL) CROLLA DEL -19,7%. IN PIEMONTE LA PROVINCIA IN MAGGIOR SOFFERENZA E’ BIELLA (-24,5%)

Tra le altre province piemontesi, Torino(-22%), Vercelli(-22%),Novara(-23,3%), Cuneo(-20,2%), Asti(-21%), Alessandria(-21,3%) e Verbano-Cusio-Ossola(-23,5%)

 

Roma 9 luglio 2020 – Fatturato in caduta libera (-19,7%) per le aziende italiane (spa e srl) nel primo semestre dell’anno con una perdita di oltre 280 miliardi di euro. Il dato emerge dall’Osservatorio sui Bilanci delle SRL 2018 e stime 2020 del Consiglio e della Fondazione Nazionali dei Commercialisti che ha misurato l’impatto dell’emergenza COVID-19 ed il relativo lockdown sul fatturato delle società di capitali nei primi sei mesi dell’anno. Nell’analisi sono considerate circa 830 mila società che fatturano complessivamente circa 2.700 miliardi di eurol’89% di tutte le imprese e l’85% circa di tutti gli operatori economici. L’Osservatorio sui bilanci dei commercialisti elabora i dati presenti nella banca dati AIDA di Bureau van Dijk.

In Piemonte la provincia in maggior sofferenza è Biella (-24,5%). Questi i dati delle altre province piemontesi: Torino (-22%), Vercelli(-22%), Novara(-23,3%), Cuneo(-20,2%), Asti(-21%), Alessandria(-21,3%) e Verbano-Cusio-Ossola(-23,5%).

 

Tra le province ad accusare maggiormente gli effetti della pandemia, Potenza (-29,1%), Arezzo (-27,2%), Fermo (-26,3%), Chieti (-25,8%) e Prato (-25,3%) con performance peggiori del dato nazionale, mentre resistono meglio Siracusa (-13,7%), Cagliari (-13,8%), Roma (-16,1%), Genova (-16,5%) e Trieste (16,7%).

 

Tabella Prime 10 province per perdita di fatturato

Province VAR VAR %
1 Potenza -1.345.023 -29,1%
2 Arezzo -2.130.648 -27,2%
3 Fermo -599.902 -26,3%
4 Chieti -1.899.450 -25,8%
5 Prato -1.175.646 -25,3%
6 Pordenone -1.668.595 -25,3%
7 Pesaro e Urbino -1.499.230 -25,0%
8 Lecco -1.852.282 -24,8%
9 Terni -691.224 -24,7%
10 Biella -765.987 -24,5%

 

 

 

A livello di macroarea la maggior sofferenza si avverte nel Nord-Est (-21,3%), mentre  le isole (-17,6%) fanno registrare la minor perdita in termini di variazione percentuale.  Nel dettaglio emerge come nel solo mese di aprile, unico mese ad essere sottoposto interamente agli effetti della fase 1 del lockdown, la perdita di fatturato calcolata sulla base delle simulazioni descritte è pari a 93 miliardi di euro (-39,1%).

 

Tabella Simulazioni fatturato primo semestre 2020 società di capitali e variazioni annuali

MACROAREE 2020 2019 VAR VAR %
NORD-EST 253.583.863 322.064.990 -68.481.127 -21,3%
NORD-OVEST 488.347.999 606.833.534 -118.485.535 -19,5%
CENTRO 279.567.872 342.009.069 -62.441.197 -18,3%
MERIDIONE 84.934.829 107.846.051 -22.911.221 -21,2%
ISOLE 33.653.748 40.840.551 -7.186.803 -17,6%
ITALIA 1.140.088.310 1.419.594.194 -279.505.884 -19,7%

 

Le differenze territoriali riflettono la diversa struttura produttiva territoriale, soprattutto la differente composizione del peso del fatturato proveniente dalle attività industriali e del commercio che esprimono il peso maggiore in termini di fatturato delle società di capitali italiane e che risultano essere anche le attività più interessate dal lockdown. In particolare, il fatturato delle società di capitali dell’industria e di quelle del commercio, complessivamente prese, pesa per il 69% sul fatturato totale. Inoltre, nel corso della fase 1 del lockdown, il fatturato delle società appartenenti ai settori chiusi per decreto è stato pari a 41,2% per l’industria e 43,9% per il commercio, con molti sottosettori con valori anche pari al 100% (ad esempio l’intero comparto automobilistico).

 

“Quella che emerge dalle nostre simulazioni sulla perdita di fatturato delle società di capitali italiane nel primo semestre dell’anno – commenta il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani –  è una cifra impressionante che non può non destare enorme preoccupazione per il destino delle imprese italiane”.

 

“Adesso – aggiunge Miani – è urgente intervenire per spingere la ripresa, sia con interventi di alleggerimento della pressione finanziaria sulle imprese, a partire dal versante fiscale, sia con interventi che rafforzino il clima di sicurezza generale e quello più specifico nei settori produttivi. Non ci sembra appropriato l’eventuale intervento sull’Iva, oneroso per il bilancio pubblico ma molto poco stimolante per la ripresa di consumi e investimenti, mentre molto importanti appaiono gli interventi di stimolazione produttiva come l’ecobonus al 110%, a patto però che vengano lanciati velocemente in un quadro regolatorio il più chiaro e trasparente possibile”.

 

Oltre a ciò, secondo Miani “sarà fondamentale disegnare nel medio periodo una riforma fiscale che completando il riequilibrio ormai interrotto tra la tassazione sul lavoro e quella sui consumi, riduca la pressione fiscale sul ceto medio e sui giovani, così da favorire sia un accrescimento del reddito spendibile da parte delle famiglie con figli, che hanno una più elevata propensione al consumo, sia incentivando la propensione a lavorare delle fasce più deboli e l’emersione del nero”.

Giachino: “Replicare i bonus per il commercio”

Visto il perdurare della crisi e il calo della domanda di consumi il Governo replichi i Bonus a fondo perduto per il Commercio, il settore dei Bar e della Ristorazione, un must della immagine del Paese. 

Gli effetti economici e psicologici del Lockdown pesano sulla domanda di consumi che vale il 65% del nostro PIL,  così il perdurare dello Smart Working .Il commercio , i caffè’ , i ristoranti sono un pezzo importante della immagine del Paese con il turismo in particolare quello internazionale. Il Governo oltre a far partire rapidamente i cantieri, usi la procedura veloce e semplice della Regione Piemonte e decreti una norma che giri un bonus a fondo perduto e rapidamente al commercio, ai bar e ai ristoranti.

Mino Giachino

(ex sottosegretario ai trasporti)

Il civismo autentico di Alex Zanardi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Anche Papa Francesco ha voluto interessarsi di Zanardi, i politici per fortuna si sono astenuti dalla solita passerella mediatica. Forse solo Pertini sarebbe accorso  al suo capezzale, ma Pertini con la sua limpidezza poteva permetterselo perché aveva stabilito con gli Italiani un rapporto speciale, direi unico. Alex Zanardi è  un grande italiano oltre che uno sportivo eccezionale. E’ uomo che non si è mai arreso di fronte al dolore e alle prove a cui è stato costretto ad assoggettarsi. E’ uno che non molla.

.
In una società in cui i valori sono calpestati ed ignorati e tutto si riduce ad un relativismo etico che umilia le coscienze, Zanardi ci ha indicato la via del sacrificio e di valori etici decisivi. Questa in cui viviamo – secondo il laico Valerio Zanone – non è una società laica, ma una società profana senza valori.
E’una società in cui il televisore o l’automobile sono i  riferimenti a cui guardare. Lo si è visto durante la pandemia, quando molti pensavano non tanto a riflettere sul valore della vita e sulla morte che poteva incombere, ma sui ristoranti che dovevano disertare. E’ stato impedito persino di confessarsi o andare in chiesa a pregare singolarmente, quasi privandoci di un diritto sancito dalla Costituzione che è un modello di laicità. Zanardi non so se sia credente o no, certo ci offre un orizzonte di vita in cui il sacrificio e il  dolore sono valori dirimenti molto alti. Simile a lui, in tutt’altro ambito, io ho conosciuto solo il grande invalido della Grande Guerra in cui perse la vista e le mani Carlo Delcroix che già dopo Caporetto andò a parlare con la  sua eloquenza vibrante ed  eccezionale, mostrando i moncherini e invitando alla resistenza sul Piave. Dopo la guerra divenne l’indomito cantore dell’eroismo dei soldati  e  della storia patria.  Ricordo di averlo sentito, già anziano, a Torino in piazza San Carlo nel 1963. Il mio compagno di ginnasio  Minoli, il futuro giornalista, mi disse di  essere rimasto ammirato di questo cieco che cantava la luce degli ideali più alti.  In molti in quella piazza si commossero fino alle lacrime ascoltando la sua parola alata in tempi in cui nessuno parlava di Patria .  In televisione  qualche sera fa c’e’stato chi ha paragonato Zanardi a Delcroix. Mi ha fatto piacere sentire che il nome dell’eroe di guerra non sia stato dimenticato. Nel nuovo secolo Zanardi è la forza  della volontà e del coraggio e del più autentico civismo. Auguri di ripresa al grande sportivo che non si arrende e lotta per la vita.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

La cocaina era nascosta nell’impianto elettrico del condominio

arrestati due fratelli e sequestrati 64mila euro in contanti.

 Cocaina nascosta nelle canaline dell’impianto elettrico all’interno della stanza dei contatori di un condominio di Pianezza, nell’hinterland torinese. Un posto ritenuto sicuro da due fratelli del luogo, di 56 e 62 anni, che sono stati però arrestati dai carabinieri della Compagnia di Rivoli. Le lamentele di alcuni vicini di casa e il continuo via vai di persone hanno indotto i militari dell’Arma a effettuare accurati servizi. Così  quando la coppia è stata vista entrare nel condominio i carabinieri si sono avvicinati e hanno sorpreso il 62enne mentre chiudeva la stanza dei contatori elettrici del condominio, mentre il fratello ha ammesso di detenere stupefacente e ha consegnatospontaneamente quasi 100 grammi di cocaina. La successiva ispezione del locale apparati ha consentito di rinvenire altri 380grammi della stessa sostanza, nascosta nelle canaline dell’impianto elettrico. La perquisizione effettuata a casa dei dueha permesso inoltre di trovare anche una cyclette rubata e una cartuccia calibro 12 illegalmente detenuta, motivo per cui al fratello minore, proprietario dell’alloggio, sono stati altresì contestati i reati di ricettazione e detenzione abusiva di munizioni.Il controllo è stato poi esteso anche al bar di San Gillio, gestito dalla convivente del 56enne dove, all’interno di una cassaforte, i carabinieri hanno sequestrato oltre 64.000 euro in contanti.

Controlli dei carabinieri, arresti per aggressioni e furti

Sono 7 le persone arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Torino nel weekend per aggressioni o reati predatori.

In corso Principe Oddone, a seguito di una segnalazione pervenuta al 112, i militari dell’Arma hanno sorpreso un 50enne italiano che, in evidente stato di alterazione dovuto ad abuso di sostanze alcoliche, si è presentato in una gastronomia e ha chiesto di mangiare senza pagare e ha minacciato il titolare che, in caso contrario, gli avrebbe danneggiato il locale. Il commerciante non si è lasciato intimidire ed ha affrontato il cliente con parole e qualche spintone. I clienti presenti hanno chiamato i carabinieri che sono riusciti a fermare il 50enne e arrestarlo

Nella centralissima Piazza Solferino un altro equipaggio dell’Arma ha arrestato un 34enne di Latina, pregiudicato, che dopo aver rubato in via dell’Arcivescovado una bicicletta da donna collocata negli stalli di ancoraggio, è stato sorpreso dai militari mentre cercava di salire con la bicicletta a bordo di un autobus di linea, per evitare i controlli.

In Largo Montebello, altri militari del nucleo radiomobile hanno arrestato un marocchino 26enne, senza fissa dimora, che in grave stato di alterazione dovuto ad abuso di sostanze alcoliche, dopo aver danneggiato diversi arredi di un cocktail bar del posto, è stato arrestao

Nel quartiere Le Vallette, i carabinieri della locale stazione hanno arrestato un 38enne italiano, indiziato di essere l’autore di una rapina aggravata del 14 maggio scorso, in corso Toscana, ai danni di una Farmacia. Con mascherina chirurgica e armato di coltello, l’uomo aveva rubato 400 euro dalla cassa.

Nel quartiere Lingotto, i carabinieri hanno arrestato un italiano 60enne, ricercato per un ordine di carcerazione per furto aggravato, commesso a Torino nel 2017 e condannato alla pena definitiva di mesi 3 e giorni 27 di reclusione.
Ad Ivrea, i carabinieri hanno arresto in flagranza di reato un giovane del Pakistan, 22enne, che pochi minuti prima si era impossessato di un portafoglio e di un braccialetto in argento, sottratti nel sonno all’interno di una carrozza ferroviaria a due passeggeri connazionali, minacciandone uno dei due con un coccio di vetro e colpendolo con un calcio al petto per scappare.

A Moncalieri, in piazza Amedeo Ferdinando, presso l’ospedale Santa Croce, una pattuglia della sezione radiomobile ha arrestato un italiano di 58 anni, di Nichelino, perché mentre si trovava nella sala d’attesa del pronto soccorso, ha aggredito il personale sanitario che lo aveva invitato più volte ad indossare la mascherina, nel rispetto dei protocolli di sicurezza anti covid-19. Anche all’arrivo dei militari, lo stesso ha continuato a minacciare medici e carabinieri ma è stato  fermato e arrestato.

La nuova 500 elettrica debutta a Torino

La Nuova 500 elettrica è stata pensata, disegnata e ingegnerizzata a Torino: è un vero prodotto del ‘made in Fiat’ e del ‘made in Torino’, un eccellente esempio della capacità di creare e innovare di cui l’azienda e la città, dove nacque più di 120 anni fa, sono ricchi.

Non poteva dunque che svelarsi al pubblico a Torino la nuova 500 “La Nuova 500 “la Prima” cabrio è la prima open-air a quattro posti e zero emissioni di CO2 del Gruppo.

Martedì 14 Luglio il Mirafiori Motor Village, primo flagship store del Gruppo FCA, ospita il debutto torinese della nuova vettura, dopo la presentazione al Quirinale e a Palazzo Chigi del 3 Luglio. Un appuntamento unico per tutti gli appassionati di motori.

Sono passati 63 anni da quel lontano 4 luglio 1957 quando Fiat presentò al mondo una delle auto più amate: la 500. Il mitico “Cinquino” fin da subito ha saputo affermarsi come love brand, diventando un vero fenomeno di costume e ambasciatore del made in Italy nel mondo. Come negli anni 60 quando la 500 diede vita alla mobilità di massa esaltando il concetto di dolcevita e di spensieratezza, così oggi la Nuova 500 veicola di nuovo positività e ripartenza, diventandone la bandiera e, allo stesso tempo, regalando una nuova dimensione di mobilità urbana elettrica e sostenibile.

Dalle 18.30 del 14 Luglio il Mirafiori Motor Village di Piazza Cattaneo a Torino, ospiterà la presentazione ai clienti della vettura. A causa dell’emergenza sanitaria l’accesso del pubblico all’evento sarà possibile solo su prenotazione. Tel. 011 19620438

Stato prefallimentare

Questa poi, Matteo Salvini è l’ erede politico di Enrico Berlinguer ed apre una sede a Botteghe Oscure. Sa solo di bestemmia questo paragone. La domanda successiva però è questa:

che cosa porta a casa, soprattutto considerando l’ideologia media leghista profondamente anticomunista?

Chiaramente quando Matteo Salvini presentò la lista comunisti padani era un
po’ di coreografia per dare lustro all’allora leader incontrastato leghista del Nord Umberto
Bossi che aveva in Alberto da Giussano il suo vate ideologico. Ora dichiararsi quasi comunista per Salvini è
essenziale per mandare tutto in caciara, arte in cui è tra i professionisti.

Nel dargli manforte  arriva l’ ineffabile Danilo Toninelli rivendicando di aver sempre avuto ragione sulla revoca della concessione
Autostrade. Da un lato continua nel dire che l’unica strada è la cacciata del Gruppo Benetton,
dall’altro che sono  i pentastellati per la revoca. Con il piccolo dettaglio che
è il Parlamento solo può che farlo. Dove, per l’appunto non passerà mai. Praticamente un’arma
spuntata. Fa il furbo credendosi furbo. Perché? Contribuire al caos. A Torino tra un po’ arriviamo
a 50 candidati alla carica di sindaco. Ognuno dice la sua, tanto i partiti non esistono più. Visto
così non stanno dando un bello spettacolo. Sembra più l’arena di un circo o una nuova edizione
del teatro dell’assurdo. Unica certezza: Chiaretta non sarà riconfermata. Rimane solo la sinistra
sbrindellata che vuole a tutti costi l’alleanza con i pentastellati. Motivazione: Salvini non deve
vincere a Torino.

Lo hanno capito i PD locali: meglio perdere da soli, che sicuramente perdere con
Chiaretta. Poi, diciamocela tutta, non vanno d’accordo su nulla. Come dice il saggio: meglio soli che male
accompagnati. Ma ha preso il sopravvento la pletora di candidati alla poltrona di Sindaco, che
poi sarà, per i prossimi 5 anni una poltrona scomodissima, visto i drammatici nostri problemi.
Ed anche qui perché buttarla in caciara? Fa fino e non impegna.

 

Intanto  il nostro amato presidente del Consiglio Conte ci comunica: prorogherò l’emergenza fino al 31 dicembre. Bagarre delle
opposizioni. Se diceva: io sono per la proroga, sentiamo cosa ne pensa il Parlamento, cambiava nulla, ma a
volte la questione di stile fa la differenza. L’ Europa che fa?

Ci guarda sbigottita. Miliardi su miliardi di euro ci stanno a guardare aspettando un piano
economico italiano che non arriva. In compenso il tasso di litigiosità della classe politica è alle
stelle. Rimane solo l’alternativa nel buttarla in caciara.

Almeno, solo per i politici ai vari livelli un anno di stipendio è assicurato.
Per settembre, tirando i conti, il disastro Italia è assicurato. Non cc’è un piano italiano come
non c’ è un piano Piemonte. Sarebbe fantascientifico che la nostra regione fosse più avanti dell’
Italia intera. Due anni buttati via sulla Tav o sul Terzo valico ed il collaudo del Ponte Morandi in alto mare.
Deprimente che certi personaggi (Toninelli) possano dire ancora la loro. Ma è la democrazia.

Democrazia è anche capacità di scelte.
Sono oltre 30 anni che la politica ed i politici vivacchiano. La democrazia dovrebbe essere unicità
di comportamenti tra politici e cittadini.

Non è così. Se un imprenditore non riesce nel recuperare i suoi crediti, annualmente li deve
svalutare, pena il falso in bilancio. Se poi ha perdite che superano il capitale sociale deve
dichiarare fallimento. Nello Stato no. Le cifre sono buttate lì solo per far tornare i conti dal
punto di vista formale. Indebitamento alle stelle, miliardi letteralmente buttati via con il reddito
di cittadinanza. Promosso dai cinque stelle, votato da Salvini e ” bevuto ” dal PD. Insomma
tutti ci hanno messo del loro. Ci dovrebbe essere un commissario con pieni poteri che come
nelle società in stato prefallimentare , ottenuto il concordato preventivo, cerca di raddrizzare la
baracca. Straparlo?

Forse, ma almeno ragiono, o almeno ci tento. Si potrebbe dire a mali estremi rimedi. Amici
mi hanno fatto notare che nessuno a Torino come a Roma, nel circo delle candidature parla di
contenuti.

Con la scusa della società comunicativa e che la gente ha le scatole piene della politica,
perché parlare di contenuti ? Progettare, e perché mai? Perché come  infatti in questi giorni è
avvenuto, chi dà i soldi vorrebbe sapere come li spendi. Francamente non
mi pare una richiesta così balzana.

Allora, come sempre, da almeno 30 anni l’ unica soluzione possibile fare caos
ottenendo la scusa che la colpa è dell’altro che ti ha impedito di fare quello che volevi fare.

Questi comportamenti bizantini non fanno mangiare un popolo che comincia ad avere fame
nel senso letterale del termine. Non fanno risorgere Torino come una delle capitali d’Italia. Non
fanno e basta. Vero che la perfezione non è di questo mondo. Ma qui si sta proprio, ma proprio esagerando.

Patrizio Tosetto

Pesante blocco di marmo si stacca dal palazzo e cade vicino ai tavoli del bar

Un grosso fregio di marmo si è staccato nel primo pomeriggio da un palazzo di via Mazzini all’angolo con via Lagrange.

Il pesante blocco si è schiantato sulla strada a pochi centimetri dai tavolini di un bar .

I vigili del fuoco sono intervenuti per mettere in sicurezza l’edificio, dal quale sono stati staccati altri fregi per evitare che cadessero. I bar hanno chiuso i dehors e il tratto della via interessato è stato transennato.