ilTorinese

Nella Torino d’altri tempi quando Barriera era una città

Per me il freddo di Gennaio era il freddo della latteria sotto casa. Mia mamma mi ci trascinava sfoderando il suo perfetto torinese

Lei da nubile faceva Borletti, Maria Borletti, più che torinese non poteva essere

I lattai arrivavano da Viù (valli di Lanzo, giusto per chi non conosce) bianchi in volto facevano pendant con muri rivestiti di mattonelle bianche. In bella vetrina, non mancavano mai la gorgonzola, la fontina ed il Berna svizzero. Con il burro di montagna nei fuiot, tagliato in panetti. Cosa che i Nas di oggi, entrando sarebbero svenuti. Inizio anni ’60. Verso le 5 arrivava il camion della Centrale del Latte con il suo inconfondibile rumore di ferro e di vetro che sbattono. Tappo rosso per il latte intero e tappo blu per il parzialmente scremato. Litro e mezzo litro. Le scatole di cartone sarebbero arrivate dopo, molto dopo. Almeno si evitava di rompere il vetro, ancorché se ti cadevano il disastro era assicurato.

L’ emancipazione avvenne verso i sei anni. Dopo tre mesi alla prima elementare potevo andare da solo? Allora potevo andare a comprare il latte da solo. Prezzo pattuito per i servigi, un cono di panna montata. Per accedere al negozio si facevano tre scalini e poi aspettavo diligentemente il mio turno. Conto aperto e alle fine della settimana passava la mamma a saldare.

Vicino c’ era tutto. Macelleria, drogheria, panetteria, l’ osteria per il vino sfuso e dalle 17 in poi Vermut e Punt e mes. L’ odore dei chiodi di garofano misto al vino aspro dei Barbera e dei dolcetti… li’ ci si andava ogni 15 giorni con mio padre. Pintone (2 litri) e poi mi padre passo’ ad imbottigliarsi il vino. Ricordo solo il profumo, anche perché troppo piccolo. La cantina era proprio cantina.

Grandi botti dove si spillava il vino in contenitori da un quarto, mezzo e litro. L’ ultimo il più gettonato. Piccole botti facevano da tavolino. Gli avventori prima passavano in latteria per comprare la gorgo e poi il pane. Il torinese di mio padre si confondeva con il monferrino dei presenti. Tutti a dirgli tastelu (assaggialo) ma lui, uomo tutto d’un pezzo: grazie ma non bevo fuori pasto. Ed allora taste’ la gorgo, sorrideva , ringraziava: non mangio fuori pasto. un sabato sì e un sabato no. Ogni 15 giorni. E poi le commissioni dal calzolaio, dal ferramenta e nel colorificio.

Con una capatina al negozio di elettrodomestici che più che venderli li riparava. Sempre con la cicca in bocca per l’ ultimo tiro di sigaretta. Tutto a portata di mano, tutto sotto casa. S’intende, sabato pomeriggio, visto che al mattino si lavorava alla Feroce (Fiat). E mia madre, non contenta, lo metteva sotto per fare la spesa al mercato di Piazza Foroni. Un chilometro buono a piedi ad andare ed uno a tornare. Niente auto, niente patente. Allora mi stufavo, e poi ho invece capito che il miglior modo di pensare è quello di camminare. Potenza della maturità… quando si è giovani si è stupidi davvero.

Persino il ricordo è maturo.

L’idea che avevamo di ciò che è stato rimbalza nella nostra memoria. Magari non tutto è andato così. Magari i ricordi si mischiano con altri ricordi di altre persone. La forma onirica diventa realtà viva nei nostri racconti. Per me via Cherubini era il centro  di una città che si chiamava Barriera di Milano. Cosi sicuramente in altre parti di Torino. Ora non c’è rifugio che tenga.

Vero, via Cherubini continua a stare lì, non si è mossa come non si è mosso il mercato di Piazza Foroni. Ma è un’altra cosa. In piazza Foroni dove c’era l’Osteria ora c’è un caffè pasticceria. Nulla di male, si intende, ma un’altra cosa. Sul banco non ci sono più le uova sode ed il sale. Ora gli stecchini, e il vino non è più quello rosso spillato. Vino da bottiglia sicuramente più altolocato, ma un’altra cosa. Corre l’obbligo della memoria per capire da dove arriviamo.

 

Patrizio Tosetto

Controlli intensificati nel weekend per il rispetto dell’uso delle mascherine

I controlli delle forze dell’ordine per evitare gli assembramenti saranno intensificati nel fine settimana anche a Torino,  affinché si rispettata la normativa sull’utilizzo delle mascherine anti Covid 19.

Per la concreta attuazione delle misure una nota della Prefettura spiega che “appare indispensabile e prioritaria un’azione di sensibilizzazione del senso civico della popolazione, richiamando i cittadini a comportamenti responsabili, con particolare riguardo al corretto utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie“.

Il cuore umano nello spazio

La ricerca condotta dal Politecnico di Torino dimostra che il volo spaziale invecchia il cuore degli astronauti

Il volo spaziale umano affascina l’uomo da secoli, rappresentandone l’intrinseca necessità di esplorare l’ignoto, sfidare nuove frontiere, far progredire la tecnologia e superare i confini scientifici. Un aspetto fondamentale del volo spaziale umano a lungo termine è la risposta fisiologica e il conseguente adattamento alla microgravità (0G), che ha tutte le caratteristiche dell’invecchiamento accelerato e coinvolge quasi tutti i sistemi del corpo umano: atrofia muscolare e perdita ossea, insorgenza di problemi di equilibrio e coordinazione, perdita di capacità funzionale del sistema cardiovascolare.

 

“Cardiovascular deconditioning during long-term spaceflight through multiscale modeling”una ricerca pubblicata in questi giorni su npj Microgravity – prestigiosa rivista del gruppo Nature – condotta da Caterina Gallo, Luca Ridolfi e Stefania Scarsoglio del Politecnico di Torino, dimostra che il volo spaziale umano riduce la tolleranza alla sforzo fisico e invecchia il cuore degli astronauti.

 

Il modello matematico alla base dello studio ha permesso di indagare alcuni meccanismi del volo spaziale che inducono il decondizionamento cardiovascolare, cioè l’adattamento del sistema cardiocircolatorio ad un ambiente meno impegnativo.

 

Capire le alterazioni della fisiologia umana è fondamentale per garantire la salute degli astronauti in vista delle ormai imminenti missioni sulla Luna e su Marte. Inoltre, poiché il decondizionamento nel volo spaziale ha caratteristiche simili all’invecchiamento accelerato, la fisiologia gravitazionale può avere importanti ricadute in ambito clinico-medico a Terra, per ritardare o prevenire disturbi legati alla crescente aspettativa di vita.

 

Lo studio proposto ha confrontato la risposta cardiovascolare in condizioni di microgravità (0G) con quanto accade sulla Terra: diversi parametri emodinamici – tra i quali il lavoro e la contrattilità cardiaca, il consumo di ossigeno e la pressione arteriosa – si riducono notevolmente. La tolleranza all’esercizio fisico di un astronauta risulta paragonabile a quella di una persona non allenata con uno stile di vita sedentario. Si sono osservate significative alterazioni della forma d’onda a livello capillare, che possono modificare la regolare perfusione e l’apporto medio di nutrienti a livello cellulare.

 

“Questi risultati – commenta la professoressa Scarsoglio “sono utili per progettare futuri voli spaziali di lungo termine, per adottare contromisure al fine di ridurre il decondizionamento e per comprendere lo stato di salute degli astronauti quando sarà loro richiesta una capacità fisica immediata al momento del ripristino parziale della gravità come ad esempio all’atterraggio sulla Luna o su Marte”.

 

Calcio a 5 AMF – Supercoppa Italiana Maschile: Old Team rinuncia, giocherà l’Ispra C5

Domenica 11 Ottobre alle ore 18.00 presso il Palasport del Centro Sportivo Novarello Villaggio Azzurro andrà in scena la Supercoppa Italiana di Calcio a 5 AMF organizzata dalla Federazione Italiana Football Sala.

A pochi giorni dalla partita l’Old Team, attuale campione della Coppa Italia, ha rinunciato a disputare il match. Come da regolamento saranno quindi i vicecampioni dell’Ispra C5 a competere contro il Ticinia Novara, club campione d’Italia in carica.

Il programma della manifestazione resta invariato: si giocherà Domenica 11 Ottobre alle ore 18.00 presso il Palazzetto dello Sport del Centro Sportivo Novarello, Via Dante Graziosi, Granozzo con Monticello (NO)

La partita sarà inoltre ripresa e trasmessa dalle Telecamere dell’emittente locale Legnano Web TV

Canzoni e poesie a Borgaretto

Domenica  11 Ottobre alle ore 16,30 presso il Salone S.Anna di Borgaretto (Torino), nel rispetto di tutte le normative anticovidci  sarà un pomeriggio diverso, contornato da bellissime canzoni e bellissime letture o poesie, eseguite da bravissimi Artisti, tutto questo a favore dei Bambini Farfalla e delle loro grandi Mamme.
Ospii d’onore Sergio Moses, Fabrizio Voghera e Vincenzo Torelli
Presenteranno lo spettacolo Lidia Lombardi e Alessandro Scalici.
Il Cast
Anita Contini , Concetta DiRicco,, Katia Nettis, Isabella Fruci, Gabry Zaccheo, Salvatore Pasqualetto, Claudio Troiano, Angelo Cauda, Moreno Stefanini.
Ingresso 15 Euro.
Con la collaborazione di JukeBox Eventi.

Recital del pianista Gianmarco Moneti al Tempio valdese

Sabato 10 ottobre per le giornate della cultura protestante  

Il Centro Culturale Protestante di Torino, attento alla promozione di eventi culturali legati alla realtà protestante della città metropolitana di Torino ed in particolare alla musica, vuole arricchire il già nutrito palinsesto di eventi annuali con una rassegna di concerti per pianoforte solista e con l’accompagnamento di altri strumenti, offrendo a diplomandi o neo diplomati segnalati dei conservatori piemontesi, l’opportunità di esibirsi presso il Tempio Valdese di Torino.

In questo progetto si inserisce il recital del pianista Giampiero Moneti

sabato 10 ottobre alle ore 17 presso

il Tempio Valdese in Corso Vittorio Emanuele II, 23

Info: www.torinoprotestante.org – tel. 011 669 2838  mail: torinoprotestante@gmail.com

 

A Giaveno è tempo di “Fungo in festa”

LA 40ª EDIZIONE DI FUNGO IN FESTA SARÀ FIERA REGIONALE OTTENUTO IL RICONOSCIMENTO PER L’EDIZIONE DEL 2021

La 40ª edizione della manifestazione Fungo in Festa, quella che si svolgerà nell’autunno dl 2021, sarà una fiera regionale. La qualifica è arrivata nei giorni scorsi con la determina dirigenziale del settore commercio e terziario della Regione Piemonte.

Il possesso dei requisiti ha permesso di entrare nel “club” delle fiere più famose, accanto alla Sagra del Peperone di Carmagnola e alla Fiera del Tartufo di Alba, per citare le più famose e vicine.

Giaveno è l’unica città piemontese ad avere una fiera regionale dedicata al fungo.

La qualifica permette di essere inseriti in automatico nel calendario fieristico regionale e godere così della promozione dell’Ente attraverso tutti i suoi canali e del sostegno della Regione.

Un buon viatico già per questa edizione che si aprirà con il mese di ottobre e per cui si stanno preparando interessanti novità che si aggiungono agli appuntamenti tradizionali.

Sono una cinquantina, tra conferme e debutti come quello giavenese, le fiere del Piemonte che possono fregiarsi della qualifica regionale.

“Stiamo lavorando molto sul prodotto fungo affinché diventi davvero il nostro marchio caratteristico e faccia distinguere e riconoscere la nostra Città – afferma il Sindaco Carlo Giacone – Questo è il punto di approdo di tanto lavoro svolto in passato, ma anche il punto di partenza per obiettivi e traguardi ancora più alti. Abbiamo un prodotto di eccellenza che deve essere valorizzato sempre più, in modo da diventare volano di sviluppo economico e attrattiva per i nuovi tipi di turismo: per questo abbiamo richiesto con convinzione la qualifica di fiera regionale e siamo contenti di averla ottenuta”.

PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE  FUNGO IN FESTA 2020

 

PROGRAMMA DOMENICA 11 OTTOBRE

 

PIAZZA MAUTINO

Ore 9,00- 19,00

– MOSTRA MICOLOGICA e fotografica a cura dell’“ASSOCIAZIONE MICOLOGICA PIEMONTESE” di Venaria. Un’occasione per far conoscere i funghi commestibili e non del nostro territorio.

– Esposizione artistica di opere dedicate al “FUNGO” da parte dei nostri pittori…

– HUMOR FUNGO mostra di vignette a cura di Carlo Pognante

 

Ore 15,00 Show Cooking con la partecipazione degli Chef MATTEO BARONETTO (1 stella Michelin, Ristorante Del Cambio di Torino), ALESSANDRO MECCA (1 stella Michelin, Ristorante Spazio7 di Torino), CESARE GRANDI (Ristorante la Limonaia di Torino), GIORGIO COTTI (Ristorante Gaudenzio di Torino). Con la partecipazione del Sommelier ANTONIO DACOMO (Campione Italiano di sommelier nel 1992. Dal 1993 al ‘96 capo sommelier presso Ristorante l’Albereta di Gualtiero Marchesi).

I vini saranno offerti da: Azienda agricola Vitivinicola Prever di via Paraccia, 11 Villarbasse

Si ringrazia il Mobilificio Nino di Borgata Pontepietra 98, Giaveno che metterà a disposizione la cucina.

Durante il pomeriggio saranno presenti le telecamere dell’emittente televisiva Primantenna.

 

PIAZZA MOLINES

Ore 9,00-18,00 Stand con prodotti del territorio.

Ore 12,00 Stand della Nuova Proloco di Giaveno con distribuzione di funghi e patatine fritte da passeggio.

Ore 15,00 Spettacolo musicale con Piero Montanaro e la corale “Le Voci del Piemonte” offerto dai Signori Rita e Guido di Chatillon e a seguire la premiazione dei boulajour e degli chef del fungo di Giaveno alla presenza delle autorità.

VIA UMBERTO I – PIAZZA SCLOPIS – VIA MARIA AUSILIATRICE

Ore 9,00-18-00 Bancarelle della creatività e dei manufatti

PUNTO FOTOGRAFICO

PIAZZA SAN LORENZO – LATO SACRO CUORE

Ore 10,00 – 18,00 FUNGO BIMBI Divertimenti e attrazioni per bambini con giochi in legno itineranti

Ore 11,00 – 12,00 SHOW COOKING a cura di ANGELA ANNA VENTRUTI

VIA OSPEDALE

Ore 10,00 – 18,00 Raduno di auto d’epoca “Club de Voiture Ancienne de Saint Jean de Maurienne” paese gemellato con Giaveno organizzato da Nicola Azzariti

VIALE REGINA ELENA

Ore 09,00 – 18,00 Area Shopping

 

NELLE PIAZZE DEL CENTRO

GIAVENO AUTO E MODA (SFILATA DI MODA E DI AUTO D’EPOCA), shooting fotografico a cura del Cinema District Hub – esposizione di auto d’epoca con la presenza di modelle e modelli in abiti storici

NEI BOSCHI DI GIAVENO

CAMMINATA alla scoperta dei boschi e dei funghi per le famiglie a cura dell’Associazione Valsangone Turismo, per informazioni contattare l’Ufficio turistico al numero 011 9374053.

 

 

ALTRI EVENTI DEL MESE DI OTTOBRE

 

SABATO 3 OTTOBRE

Borgata Sala ore 16

FUNGOPEDALATA – pedalata enogastronomica lungo le vie di borgata Sala con arrivo presso l’azienda agricola Aldo Versino con visita della cascina e degustazione di formaggi vini e risotto ai funghi. Ritrovo alle 16 nei pressi di piazza Cavalieri di Vittorio Veneto (borgata Sala). Per informazioni contattare l’Ufficio turistico al numero 011 9374053

Ore 21,15 Chiesa dei Batù: 3° concerto Ottetto panarmonie (strumentisti dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino). Musiche di Mozart, Krommer e Beethoven

 

DOMENICA 4 OTTOBRE

FIERA COMMERCIALE D’AUTUNNO dalle ore 8,00 alle 18,00

A cura dell’Assessorato al Commercio

– Dalle 14,30 alle 18,30 Sede Piazza San Rocco, 12 Giaveno: DONNE DI VALLE INCONTRA – 11° Compleanno dell’Associazione Culturale, di Incontro e Benessere con danza, scrittori, lotteria green, yoga, clown e caccia al tesoro per bambini. (info: donnedivalle@gmail.com)

 

SABATO 10 OTTOBRE

VILLA FAVORITA: Ore 17,00 Giaveno e li fungo, una risorsa per il territorio e il turismo.

Convegno su prodotti tipici e marketing turistico a cura di esperti del settore

NEI BOSCHI DI GIAVENO CAMMINATA PER ADULTI “UNA GIORNATA DA BOULAJEUR” a cura dell’Associazione Valsangone Turismo. Per informazioni contattare l’Ufficio turistico al numero 011 9374053

– Ore 21,15 Chiesa dei Batù: concerto Trio Gustav nell’ambito della rassegna I concerti della Chiesa dei Batù. Musiche di Brahms. Per informazioni 011 9365085.

 

SABATO 17 OTTOBRE

Parco Maria Teresa Marchini ore 14,30 Cammini nella terra del fungo, pomeriggio di conoscenza dei Gruppi di cammino a cura della Città di Giaveno e delL’Asl To 3 Promozione della salute.

 

DOMENICA 25 OTTOBRE

Dalle 16,00 alle 18,00 PROGETTO “L’ESSENZIALE È BAROCCO”. Visita guidata alla Chiesa dei Batù e alla Chiesa di San Rocco e mini concerto della Corale Giaveno Incanto, brani di Bach, Haendel e Vivaldi

– MERCATO DELLE PULCI E DEGLI HOBBISTI nelle vie del centro storico

– Piazza Mautino: BAGNA CAUDA a cura della Nuova Proloco

 

 

Accompagnano la manifestazione la settima edizione della Fiera del Libro, da giovedì 8 a domenica 18 ottobre, in piazza San Lorenzo lato ufficio turistico, e l’apertura del Museo del Fungo in via Stazione, da domenica 4 a domenica 11 ottobre.

 

 

Cattolici, serve un “federatore”

I partiti dei cattolici o di cattolici o di ispirazione cristiana crescono ormai a dismisura.

 

Da svariate liste in molte regioni che sono andate recentemente al voto – tutte con ambizioni rigorosamente di “laboratori” nazionali – ad alcuni gruppi che nelle ultime settimane hanno dato vita o si apprestano a dar vita a nuovi soggetti politici.

Ora, è a tutti evidente che non ci troviamo di fronte a partiti solidi e strutturati, radicati nel territorio, con una classe dirigente ramificata e con una organizzazione capillare in grado di presentarsi alle elezioni e superare i vari quorum previsti. Ma questi sono elementi, appunto, secondari, perchè l’obiettivo non può essere quello. Per ragioni strutturali più che per valutazioni di ordine politico od organizzativo.
Semmai, quello che adesso conta rilevare, ed evidenziare, è che ormai nell’area cattolica italiana – seppure complessa, frastagliata e molto articolata – qualcosa si muove. C’è un risveglio ideale, culturale e politico che va colto ed interpretato. E, se possibile, governato. Certo, non pianificando e presentando partiti e soggetti politici a getto continuo. E le stesse encicliche di Papa Francesco rappresentano un contribuito, ovviamente non di carattere politico, ma comunque sia decisivo ed importante per stimolare e interrogare anche i cattolici italiani attorno al loro impegno pubblico. E quindi politico e forse anche organizzativo.
Dunque, il dato politicamente rilevante è che qualcosa si muove. E questo perchè il disagio politico di larga parte dei cattolici è palpabile, persin visibile. E sarebbe inutile negarlo o sminuirlo. Quello che ancora manca, al di là dei molteplici tentativi – tutti peraltro encomiabili e degni di nota – è quello di individuare un cosiddetto “federatore” che sia in grado di raccogliere le varie istanze che provengono da questo mondo per trasformarle in una offerta politica credibile e realisticamente percorribile e uscendo dalla sola testimonianza. Ovvero, una avventura politica dove molti possono riconoscersi. Credenti e non credenti. Un progetto che vada oltre alle innumerevoli e crescenti sigle e cartelli cattolici di vario genere. E questo non per accogliere la logica e la cultura contemporanea della “personalizzazione” della politica ma perchè senza un leader riconosciuto e percepito come tale, i molteplici tentativi sono destinati ad un epilogo che è ormai noto e collaudato. E cioè, quello che si è manifestato sino ad oggi e che continua ad essere tale. E le vicende di queste ultime settimane, e dei conseguenti risultati elettorali, lo confermano in modo persin plateale.
Ma, comunque sia, la mobilitazione e l’organizzativismo di questi tempi è indubbiamente positivo ed incoraggiante. Non per favorire la formazione di altri partiti, altri soggetti politici e altre organizzazioni pseudo politiche ma, semmai, per incentivare e consolidare quel clima costruttivo e fecondo che può essere decisivo per dar vita ad una vera e credibile formazione politica. Democratica, riformista, plurale e radicalmente costituzionale.

Giorgio Merlo

Un’epoca e una società dentro le immagini di Carlo Bossoli

Sino al 31 gennaio prossimo, nelle sale della Fondazione Accorsi – Ometto

Un lungo secolo, che scavalca i tempi abituali. L’Ottocento. Dagli ultimi fuochi della Rivoluzione francese sino ad arrivare alla fine del primo Grande Conflitto, l’abbandono cruento dell’Ancien Régime per spingersi incontro ad un secolo nuovo e pericoloso.

Al centro le guerre d’Indipendenza, il colonialismo e le sue piaghe, l’importanza sempre maggiore della borghesia che va sostituendosi alla nobiltà, i decenni delle grandi quanto affascinanti esplorazioni, le guerre che ridisegnano gli atlanti, le scoperte messe in campo per dare un volto nuovo alla società. Non ultima la costruzione delle ferrovie, che cambiano il paesaggio e indicano un nuovo modo di viaggiare: le più antiche – la Napoli/Portici o la Milano/Monza – messe al servizio delle corti, la Torino/Genova del 1845 costruita per lo sviluppo del trasporto delle merci. Un secolo importante. Che necessita di un testimone importante, capace di farlo rivivere anche agli occhi di noi moderni, che mostri – quasi cantore di “una vita in diretta”, preciso e raffinato cronista del suo tempo – le azioni e i mutamenti che gli sono corsi attraverso.

Cronache dall’Ottocento ovvero La vita moderna nelle opere di Carlo Bossoli e nelle fotografie del suo tempo s’intitola la mostra che la Fondazione Accorsi-Ometto presenta sino al 31 gennaio 2021, fortemente voluta dal direttore Luca Mana, curata da Sergio Rebora con la collaborazione di Daniela Giordi per la sezione fotografica. Con prestiti privati e pubblici (Museo del Risorgimento e Galleria d’Arte moderna di Torino, Archivio di Stato di Torino, il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto, il Museo del Risorgimento di Milano e i Musei Civici di Varese), sono presenti cinquanta dipinti di Bossoli (paesaggi, scorci cittadini, opere celebrative, immagini della Storia catturate quasi in istantanea) e 40 fotografie di maestri italiani e stranieri, appropriandosi la fotografia della giusta attenzione, “non più arte ma storia”, inconfutabile specchio di una società, di una vita che cambia verso la modernità, che abbraccia la città e la campagna, che testimonia il progresso e le distruzioni di una guerra, che corre in simultanea con l’azione descritta.

Proveniva da una famiglia di origine svizzera Carlo Bossoli, era nato a Lugano nel 1815 e solo cinque anni dopo aveva seguito il padre trasferitosi a Odessa, nella Russia dei Romanov, curioso e pronto di lì a pochi anni ad accrescere una formazione artistica, da autodidatta, che l’avrebbe presto visto vedutista, scenografo e autore di “cosmorami” panoramici. Poi il ritorno nel Canton Ticino, il decennale soggiorno milanese all’interno del quale visse gli eventi delle Cinque Giornate e fu onorato altresì delle numerose commissioni delle famiglie aristocratiche: e infine, nel 1853, l’arrivo a Torino. Dove trovò quella corte sabauda che gli avrebbe conferito la patente di “pittore reale di storia”, con l’incarico di raffigurare tra l’altro i luoghi delle ferrovie inaugurate in Piemonte in quegli anni, dipinti da cui fu tratta la celebre serie di litografie intitolata Views on the railway between Turin and Genoa, pubblicata a Londra, ancora nel ’53. E dove progettò la propria casa, un’abitazione con un giardino privato e uno studio dentro cui lavorare, un esempio di stile moresco andato perduto nelle proprie fisionomie (lo si può ammirare in un’opera dello stesso Bossoli del 1868 presente in mostra): ma il palazzo s’affaccia ancora oggi sul Lungo Po Diaz, sopra i Murazzi, all’altezza di via Giolitti. Morì nel 1884: e nel lungo periodo in cui operò, percorse le strade di Russia, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Spagna e Marocco, testimoniando gli avvenimenti storici e privati che oggi queste “cronache” ci rendono.

Suddivise in cinque sezioni, un raffinato percorso che guarda alla storia e all’arte, concepito dall’allestimento di Diego Giachello, attento all’interno delle sale all’impiego dei colori e alla loro morbidezza, in pieno accordo con le opere esposte. I centri urbani disseminati lungo lo stivale, il capolavoro del Duomo palermitano e della sua piazza (del 1871) e il Canal Grande a Venezia e il torinese palazzo Coardi di Carpeneto con il suo atrio elegante e animato di personaggi, come le vaste piazze della Capitale sabauda divise tra divertimento e attività lavorative: accanto le prove fotografiche, a confronto, un allinearsi di tinte ambrate a restituirci la Torino lontana più di un secolo e mezzo fa. Le tempere su carta di Bossoli abbracciano poi i differenti momenti storici, la prima e la seconda Guerra d’Indipendenza come la difesa della Repubblica Romana del ’49, Vittorio Emanuele II a Palestro o mentre scende con i suoi ministri lo scalone di palazzo Madama in occasione dell’apertura della Quinta Legislatura, le scuderie juvariane di Venaria, felicemente riscoperte di recente, in un susseguirsi di ombre tra cavalli e stalli, colori, particolari, frammenti vivissimi, o ancora la guerra di Crimea, alla metà degli anni Cinquanta, fotografata in un primo tempo a opera di Roger Fenton, al seguito dell’esercito britannico, e poi da James Robertson (sua la Postazione d’artiglieria) e Felice Beato, due veri e propri reporter di guerra.

Il capitolo delle ferrovie testimonia l’ammodernamento del paese e soprattutto il primato dello stato sabaudo; come un’attenzione a sé merita l’esotismo, con il Bazar del 1847, l’interno del caffè di Galata e l’ampio panorama di Istanbul (l’antica Costantinopoli) del 1878 con i suoi minareti, i gruppi di personaggi nei loro abiti, le case ed i palazzi, tutti schierati come su di un palcoscenico, ben visibili in primo piano mentre le montagne e l’azzurro del cielo si perdono impalpabili in lontananza; e ancora il Marocco e l’Egitto, cui molti guardavano con curiosità, quasi un paese da sogno, tra l’antico (le immagini con le rovine di Karnak) e il moderno, all’indomani dei lavori dello stretto e del successo dell’Aida verdiana. L’ultima sezione considera, ancora in uno stretto rapporto tra tempere e materiali fotografici, le molteplici vedute di ville e giardini storici, il piacere di vivere in campagna, i luoghi della tranquillità e del piacere fuori delle città, quasi al loro riparo (il secolo precedente aveva conosciuto al riguardo le opere di Magnasco e di Bellotto), morbidi capolavori che ci raccontano tra gli altri della Villa Giulia a Bellagio, una vera e propria testimonianza per i proprietari, il ricordo di gite in barca, di passeggiate nel parco, di feste notturne o di ricevimenti pomeridiani, la descrizione esatta e ancora una volta immediata dei riti mondani di una società di cui Bossoli era testimone. Chi visiterà la mostra si soffermi davanti ai minuscoli schermi su cui scorrono “leggerissime” clip, della durata di un minuto circa, chiaramente in un canonico bianco e nero, montaggi curiosi, mobili testimonianze di un’epoca che ha ancora molto da dirci: a movimentare una mostra che qualcuno ha temuto per un attimo che fosse “noiosa”. Se ne volete scoprire l’alto tasso di vitalità, non mancate.

Elio Rabbione

 

 

Le immagini

Carlo Bossoli, “Veduta del Duomo di Palermo”, 1871, tempera su carta applicata su tela, 59 x 89 cm, coll privata, courtesy Galleria Aversa, Torino

Carlo Bossoli, “Veduta della scuderia grande di Venaria Reale”, 1853, tempera su carta applicata su tela, 55 x 77 cm, coll privata

James Robertson, “Crimea. Postazione di artiglieria al termine della battaglia”, 1856, carta salata, 259 x 200 mm, coll Marco Antonetto

Antonio Beato, Egitto, Luxor-Karnack, veduta degli obelischi nel tempio di Amon-Ra”, circa 1870, stampa all’albumina, 275 x 212 mm, coll Marco Antonetto

Carlo Bossoli, “Veduta di Istanbul”, 1878, olio su cartone, 46,5 x 76,5 cm, coll privata

Il Turin Palace Hotel sposa il progetto “I panini della rinascita”

Il panino, inteso come espressione dei valori gastronomici del territorio italiano, diventa parte della proposta food dello storico hotel nel cuore di Torino che, aderendo al progetto dell’Accademia del Panino Italiano, e in particolare all’iniziativa “I Panini della Rinascita – il menu di una nuova Unità d’Italia” ne riconosce il valore di icona del cibo di qualità e ne fa espressione di convivialità e condivisione.

“Il Turin Palace Hotel, per storicità e vocazione, è ambasciatore delle eccellenze offerte dal nostro ricco Paese. Grazie all’incontro con l’Accademia del Panino Italiano abbiamo compreso il grande valore che il panino ricopre anche nella storia della nostra tradizione gastronomica. Un prodotto unico nel suo genere che ci permette di raccontare ai nostri ospiti l’attenzione, la cura, la ricerca e la passione che tanti agricoltori, allevatori e artigiani italiani ripongono nel loro lavoro per regalarci sapori straordinari. Valori che condividiamo e che facciamo nostri quotidianamente nell’accogliere i nostri ospiti”, commenta così Piero Marzot, direttore del Turin Palace Hotel la decisione di prendere parte alla speciale iniziativa “I Panini della Rinascita – il menu di una nuova unità d’Italia”.

Il progetto nasce nel 2020 dalla collaborazione tra Accademia del Panino Italiano e Guido Bosticco – docente di scrittura creativa all’Università di Pavia – con l’intento di supportare, sul piano motivazionale e della comunicazione, i titolari di locali dedicati ad una delle più interessanti e variabili espressioni del cibo italiano, nel faticoso periodo del lockdown, in vista della ripresa. L’iniziativa, che oggi coinvolge 200 indirizzi in Italia, ha saputo mettere in luce anche il valore sociale del panino, facendosi l’interprete del desiderio di “ricominciare insieme” uniti da stessi concetti simbolici, diventati i titoli dei 5 Panini della Rinascita.

Lo chef e la brigata de Les Petites Madeleines (ristorante del Turin Palace Hotel) hanno così elaborato il proprio “Menù della Rinascita” articolato in proposte che, utilizzando ingredienti d’eccellenza del territorio italiano, interpretassero quattro delle cinque parole-simbolo identificate dagli organizzatori ( “Mai visto”, “Abbraccio”, “Vicini, “Noi”, “Il Sogno”) per descrivere l’approccio alla ripartenza.  Il panino è divenuto così non solo icona del Made in Italy e testimone dell’inesauribile biodiversità naturale, territoriale e culturale italiane, ma anche protagonista di un approccio gastronomico capace di incentivare il senso di appartenenza ad un Paese che ha fatto del buon cibo uno dei suoi tratti distintivi.

Per valorizzarlo ulteriormente, mettendo l’accento su altri prodotti di pregio del territorio, il Turin Palace Hotel propone “I Panini della Rinascita” anche in abbinamento ad alcune delle migliori etichette italiane e locali.

 “Accademia del Panino Italiano – dichiara Barbara Rizzardini, Direttrice della Accademia del Panino Italiano – si fregia oggi di un nuovo eccellente interprete del concetto di panino: il Turin Palace Hotel e ne siamo doppiamente felici perché non solo questo splendido esempio di Hotellerie abbraccia il progetto “I Panini della Rinascita”, dando un ulteriore segno di come la ripresa economica sia un concetto inclusivo di tutte le forze in campo, senza distinzione di rango, ma anche perché con questa occasione verrà riconosciuto dalla nostra Accademia come “autentico italiano” uno dei quattro straordinari panini appena entrati nel menù del ristorante “Les Petites Madeleines”, intitolato “Il Sogno di Beppe”. In fondo anche il panino, specie quello gustato durante l’infanzia e l’adolescenza, attiva quell’effetto “proustiano” sulla memoria. Ci auguriamo che questo ingresso nella nostra Community del Panino sia di ispirazione per molti altri hotel dalla forte identità che credono, come il Turin Palace, che il primo vero avamposto di un territorio sia l’albergo dove si soggiorna, e pertanto che se l’Hotel sceglie la voce del territorio e la accorda alla propria storia e identità, fa un dono a sé e alla propria clientela, anche attraverso un panino!”.

Il sogno di Beppe: un panino autenticato

Il marchio di autenticità “Panino Italiano” è un riconoscimento ufficiale rilasciato dal Comitato di Valutazione, interno alla Fondazione Accademia del Panino Italiano, a un panino in vendita in un locale in Italia o all’estero, che sia conforme al Disciplinare di Produzione redatto dall’Advisory Board dell’Accademia. Accademia del Panino Italiano, con la cessione del marchio Panino Italiano, offre ai player del settore di diventare parte del network della Fondazione e attiva per loro un piano di comunicazione integrato (online e offline) con lo scopo di valorizzare e far conoscere ogni singolo Panino Italiano Autentico.

Per il Turin Palace Hotel a fregiarsi di questo titolo è il panino “Il sogno di…Beppe”  che sceglie come ingredienti-principe ‘nduja di Spilinga, provola silana leggermente fusa, melanzane fritte a fette e insalata lollo. Lo chef del Ristorante Les Petites Madeleines Giuseppe Lisciotto, calabrese, ha dedicato questa proposta al suo paese d’origine che racconta attraverso i suoi sapori, desiderati come in un sogno durante i mesi in cui, a causa del lockdown, non ha potuto tornare alla sua terra.