ilTorinese

Piccole imprese in difficoltà, un aiuto dalla Regione

10,9 milioni per contributi a fondo perduto finalizzati a sostenere le MPMI

La giunta regionale ha approvato l’integrazione, per un importo di 10,9 milioni di euro, della quota di dotazione riservata alle Micro Piccole e Medie imprese (MPMI) nell’ambito della Misura “Emergenza Covid – 19. Si tratta di Contributi a fondo perduto finalizzati a sostenere le MPMI (comprese le imprese di autoimpiego di artigiani e commercianti senza dipendenti, e i lavoratori autonomi piemontesi) finalizzati al pagamento interessi sul credito ottenuto nell’attivazione di operazioni finanziarie connesse ad esigenze di liquidità approvata lo scorso mese di aprile

Già alla sua attivazione in sole 48 ore oltre 2000 erano state le domande presentate da parte delle MPMI fino ad arrivare allo scorso 24 luglio a superare le 7.000 unità. Che fosse una misura particolarmente sentita e necessaria è stato chiaro fin da subito e abbiamo ben recepito le istanze che venivano dal mondo produttivo con una misura azzeccata per tempi e metodi. – commenta l’Assessore alle Attività economiche e produttive Andrea Tronzano – Il sostegno alle micro e piccolo medie imprese è un atto doveroso per permettere al nostro sistema produttivo di rimettersi in carreggiata dopo il lockdown. La Regione ha dimostrato sensibilità e attenzione e l’incremento di risorse – continua Tronzano – va proprio nella giusta direzione di dotare il sistema dei mezzi utili per ripartire”.

Il Bando per accedere al contributo verrà adeguato alle modifiche introdotte in sede di conversione in legge del Decreto Liquidità, che consente l’allungamento fino a 120 mesi della durata massima dei finanziamenti attualmente previsti in 72 mesi.

Piccole e grandi storie alla bocciofila del borgo

Michele Paolino ha un tocco quasi magico nel far rinascere le cose. E’toccato alla Bocciofila Freius, dal 1920

Più di un anno fa era andata giù, ma lui ha fatto quasi un miracolo rivitalizzandola. Non ha fatto tutto da solo, ma con  Francesco Mule, alias Frank, suo socio con decennali esperienze nel settore della ristorazione. Un sacco di relazioni, buona la cucina casalinga, poi il  gruppo di amanti delle bocce e il gioco e’ fatto. L‘inevitabile botta del coronavirus, e dopo l‘inesorabile risalita.
Clienti e soci a tutte le ore. Ma non basta: ora chi vuole dire la sua sul candidato sindaco del centrosinistra deve passare da qui. Obbligatorio perché, diciamo così, viceversa non si conta niente se non nulla. L‘eclettismo di Michele è notorio, come è notorio che i partiti non contano più nulla. Come si diceva una volta la bocciofila è diventata un punto di riferimento come un porto di mare.
Insomma si fanno sempre interessanti incontri tra gradevole e sgradevole, confortati  dalla affabilità del posto.
E‘ in mezzo ai palazzoni, ma entrandovi sembra, comunque, di lasciarsi indietro la modernità.
Se poi si percorre un km/Km e mezzo, suggerisco il transito a piedi, si arriva in via San Bernardino angolo via Di Nanni. Il cuore di San Paolo. Tanta storia.
All angolo il bar di quattro amici al bar. Michele Paolino l’ha sempre fatta da padrone dallo sport alla politica e tanta cultura. Anche lì è ‘idea del romanzo poliziesco:  siamo al secondo ed il primo ha sfondato. Leggendolo si respira aria di San Paolo tra passato glorioso ed un presente, anche qui, con delle, diciamo cosi, criticità. L’amicizia con Diego Novelli, il sindaco di Torino
per antonomasia. Tra le tante cose che ha fatto è stato fondatore di Nuova Società, gloriosa testata fiancheggiatrice del PCI.
Persino con una testa fine come Saverio Vertone direttore ondivago tra Forza Italia e Antonio Di Pietro. Infine l’inevitabile decadenza ed oblio. E toccato a Michele Paolino rimetterla in carreggiata.
Poi , dedicandosi ad altro , l’immagine e la capacità di ” mordere” non è più stata una prerogativa di Nuova Società. Corsi  e ricorsi storici: Michele sulla politica a sinistra ha una singolare
teoria. Nulla è cambiato dalla prima repubblica se non l‘evaporazione dei Socialisti e il PD è
uno sgangherato assemblaggio tra vecchi ex comunisti ed ex democristiani. Ardita e senza speranze per il presente ed un eventuale futuro. Direi, decisamente eccessiva. Ma nell’eccesso c’è un dato di verità assoluta: non esiste più un minimo di filosofia politica tra destra e sinistra. Si governa in nome del solo potere. Potere effimero, ma pur sempre potere. Michele Paolino è stato anche Presidente del Quartiere San Paolo.
Tanto potere non l‘aveva, aveva l‘occasione di fare qualcosa per il suo quartiere e lo ha fatto. Queste strade le conosce a menadito. Conoscendole conosce le persone che ci abitano.
Il ritrovarsi per due chiacchiere ieri come per oggi e, possibilmente, per domani. Vicino alla Chiesa di San Bernardino uniti da questo filo dell’ incontrarsi. Due chiacchiere sul tempo,  sulla politica e sullo sport. Non sarà molto, ma già qualcosa.Le paeole sanno di antico, di ricordo. Ed anche io ho qualcosa da raccontare. Dei miei zii paterni, Teresina e Roberto,  per 40 anni abitanti in via Timavo. E tutte de domeniche, tutte ma proprio tutte, all inizio degli anni 60 il pranzo domenicale.
La zia cucinava da Dio. La mamma no, diciamo che aveva altre qualità. Classicamente affettati misti come entree. Lasagne a go- go e per chiudere brasato con patate. Mio padre è sempre stato di pasto forte. La nonna raccontava che ai primi anni di Fiat gli preparava due baracchini. Vino no, non l’ho mai visto bere tanto. Dopo riposino per tutti tranne che per me e mio zio, alle 14 e trenta primo spettacolo all’Eliseo. Nitido il ricordo del  1964, Il giorno più lungo . Film sulla sbarco in Normandia. Ero talmente preso dal Film che non mi accorsi di nulla e la cenere del mio vicino mi brucio’pantaloni e pelle. Allora si poteva fumare. Dopo, l’osteria. Io gazzosa e menta mentre  mio zio metà vermut e meta’  vino, rigorosamente rosso. Il bianco è venuto di moda molti decenni dopo. Quando parlo o più precisamente chiacchiero con Michele ho due binari in testa. Il primo su cosa si dice. Il secondo su questi ricordi. E appena posso un salto alla Bocciofila Frejus lo faccio. Piccole storie, si intende. Non piccole storie di pessimo gusto. Un gusto d’antico e moderno. Con il gusto e il profumo del ricordo di queste strade di Borgo San Paolo. Borgo per eccellenza.
Patrizio Tosetto

“Il cimitero monumentale? In condizioni disastrose”

“A  seguito di segnalazioni ricevute da cittadini che lamentavano condizioni disastrose del Cimitero Monumentale ho appurato di persona la mancanza di cura e attenzione per un luogo di memoria che dovrebbe essere curato e non pieno di erbacce ovunque alte anche più di un metro Vi sono fosse di recente tumulazione coperte da lapidi gettate alla rinfusa e luci accese alle dieci di mattina in piena estate”.

Così il Capogruppo Raffaele Petrarulo del Gruppo Consiliare Lista Civica Sicurezza e Legalità, che  ha presentato  un’interpellanza in cui chiede alla Sindaca “quali, quanti e quando siano gli interventi di manutenzione programmati, per quale motivo si debba arrivare a prevedere un intervento straordinario (come si evince dall’intervista rilasciata dall’Assessore Giusta) per porre rimedio alla situazione, a quanto ammontino i fondi stanziati per le opere ordinarie e per quelle straordinarie suddivisi per taglio dell’erba e spese di manutenzione ordinaria e straordinaria”.

Covid Piemonte: altri 15 contagi, nessuna nuova vittima

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 15:30

26.127 PAZIENTI GUARITI E 632 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 26.127 (+22 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3209 (+6) Alessandria, 1577 (+1) Asti, 843 (+0) Biella, 2441 (+0) Cuneo, 2359 (+1) Novara, 13.462 (+11) Torino, 1102 (+0) Vercelli, 963 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 171 (+3) provenienti da altre regioni.

Altri 632sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI RIMANGONO 4129

Nessun decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte.

Il totale rimane 4129 deceduti risultati positivi al virus: 680 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 398 Cuneo, 372 Novara, 1821 Torino, 222 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 31.698 (+15 rispetto a ieri, di cui 6 asintomatici: dei 15 casi, 6 screening, 5 contatti di caso, 4 con indagine in corso. I casi importati sono 3 su 15) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisesu base provinciale: 4107 Alessandria, 1886 Asti, 1056 Biella, 2932 Cuneo, 2819 Novara, 15.994 Torino, 1353 Vercelli, 1154 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 270 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 127 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 5(invariati rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 95 (-1 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 710.

I tamponi diagnostici finora processati sono 503.678, di cui 276.876risultati negativi.

Nubifragio scoperchia tetti e abbatte alberi

Intorno alle 21.30 di sabato, dopo una giornata calda e afosa, un vero e proprio nubifragio  si è abbattuto su tutta la Provincia di Alessandria e di Vercelli.

DAL PIEMONTE / Particolarmente intensa è stata la pioggia caduta su Casale Monferrato, dove sono cadute piante, ci sono state strade allagate, tetti danneggiati. I volontari di Protezione Civile ed il personale del Comune sono inervenuti al più presto per la rimozione della piante dalle strade.. Una tromba d’aria si è abbattuta sulla Valle Ghenza, danni si sono riscontrati anche ad Ozzano Monferrato (sessanta centimentri d’acqua in pochissimo tempo e la località Lavello che sembrava un fiume) e Cereseto. Anche a Ponzano Monferrato ci sono stati tetti e capannoni scoperchiati in zona Tomarengo e Cascine Sapelli. La strada provinciale 23 ed alcune strade comunali hanno subito delle interruzioni per caduta alberi. Nella notte la viabilità è stata ripristinata con il gruppo dei cittadini volontari. Rimangono ancora da quantificare i danni a privati ed all’agricoltura. Anche a Serralunga di Crea si sono avuti notevoli problemi con il sindaco ed il vice sindaco, Giancarlo Berto e Beppe Trovato, sul campo per tutta la notte e la mattinata di domenica, insieme ai volontari Aib Valcerrina

VERCELLI. Nella serata del 1 agosto, dalle ore 21.30 circa, una squadra dei vigili del fuoco di Vercelli, supportate dalle squadre volontarie di Santhià e Trino, sono intervenute nell’area a Sud della Provincia, nel tratto compreso tra Ronsecco-Trino-Motta dei Conti per diversi interventi provocati dal maltempo. L’intervento della squadre ha consentito il taglio e la rimozione di alberi e pali telefonici che occupavano la sede stradale, permettendo di liberare alcuni automobilisti che erano rimasti intrappolati. L’ondata di maltempo ha coinvolto anche alcune automobili rimaste danneggiate dalla caduta di pali ed alberi sin zona Trino sulla Sp 455 e a Ronsecco sulla SP 86. Diversi sono stati anche gli interventi delle pattuglie di carabinieri e polizia.

Massimo Iaretti

La Roma vince allo Stadium

La stagione  della Juventus  termina con una sconfitta allo Stadium dove vince la Roma per 3-2

Con la Juve già campione d’Italia e la Roma ai gironi di Europa League, Ronaldo non è stato convocato e Dzeko è in panchina.

In risalto in entrambe le compagini giovani come Zanimacchia, Frabotta e  Calafiori

Segna  Higuain segna ancora, ma il migliore e’ stato Zaniolo.

Afa addio? Allerta temporali, arriva la perturbazione atlantica

Oggi l’arrivo di una perturbazione atlantica porta instabilità atmosferica su Torino e  Piemonte

E’ allerta gialla per probabili temporali forti su tutta  regione,  con piogge, grandine e raffiche di vento.

L’Arpa – Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale prevede l’instabilità maggiore dal pomeriggio di domenica per il  transito di aria fredda, unito alla perturbazione, che provocherà un calo delle temperature anche nei giorni successivi.

L’evoluzione meteorologica può essere seguita sui  canali di diffusione delle informazioni dell’Agenzia regionale.

La rassegna dei libri più letti nel mese di luglio

In questa estate anomala, le discussioni letterarie sul gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri si sono concentrate su Il Colibrì, romanzo di Sandro Veronesi (La Nave di Teseo) vincitore dell’ultimo premio Strega e sui suoi più diretti candidati.

L’altro titolo che ha tenuto banco è Riccardino, romanzo postumo di Andrea Camilleri (Sellerio) che ha messo fine alle indagini del Commissario Montalbano: nonostante l’attesa, i commenti dei lettori hanno rivelato un po’ di delusione.

Terza menzione per Finché il caffè è caldo, di Toshikazu Kawaguchi (Garzanti) romanzo che cavalca l’onda del recente successo dei romanzi sui defunti e i cimiteri, aggiungendo, in questo caso, un pizzico di fantasy; sembra che i lettori lo apprezzino.

Domenico Sparno della Libreria Culture Club Cafè Mola di Bari ha scelto tre libri per i nostri lettori:

La mattina dopo – Mario Calabresi. Dopo una perdita o un cambiamento arriva sempre il momento in cui capiamo che la vita va avanti, ma niente è più come prima, e noi non siamo più quelli di ieri.
L’Ombra del vento – Carlos Ruiz Zafòn . Consigliato a tutti i lettori che vogliono aprirsi al mondo dei libri e della lettura
Il piccolo principe – di Antoine de Saint-Exupéry. Libro intramontabile adatto ad ogni età da leggere almeno una volta nella vita.

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso di: Revolutionary Road, di Richard Yates, dal quale è stato tratto anche un apprezzato film con Leonardi Di Caprio,  Il giorno della locusta, di Nathaniel West che descrive il mondo del cinema e il cinismo che lo domina, e  L’uomo che andava al cinema, di Walker Percy, romanzo nel quale il protagonista “vive” attraverso i film che vede in sala.

 

Se cercate altri consigli di lettura, non perdetevi le nostre video recensioni sul canale YouTube ufficiale de Il passaparola dei libri.

Vi ricordiamo l’appuntamento settimanale con La metà pericolosa, giallo inedito di Silvia Volpi pubblicato in esclusiva in 10 emozionanti puntate per i lettori del nostro sito. Lo trovate a questo indirizzo: La metà pericolosa di Silvia Volpi

Per questo mese è tutto, ci rileggeremo il mese prossimo!

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it 

Agnelli: “Fiero e orgoglioso per Pirlo”

 Andrea Agnelli, nel presentare il nuovo allenatore dell’Under 23,  Andrea Pirlo ha detto: “Non ha bisogno di grandi presentazioni, gli do il bentornato”

“Siamo tutti affezionati a lui, specialmente all’uomo – ha aggiunto il presidente bianconero – e nei 4 anni in cui è stata scritta la prima parte  della storia che stiamo continuando a scrivere, abbiamo apprezzato le sue  qualità umane e tecniche che  si potranno ritrovare anche in un allenatore. Sono fiero e orgoglioso, spero per lui che questo sia il primo passo di una carriera di soddisfazioni”

Quarant’anni fa la strage della stazione di Bologna

Nel più sanguinoso attentato degli anni della strategia della tensione persero la vita anche quattro piemontesi 

 

di Marco Travaglini

Sono passati quarant’anni dal 2 agosto 1980. Quel giorno, alle 10.25 di un caldo mattino di sabato, avvenne uno degli atti terroristici più gravi del secondo dopoguerra, il più sanguinoso e criminale degli anni della strategia della tensione. Nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna Centrale esplose un ordigno a tempo, nascosto in una valigia abbandonata. Ottantacinque persone persero la vita e oltre duecento riportarono ferite molto serie.

La violenta esplosione venne avvertita nel raggio di parecchi chilometri. Un’intera ala della stazione crollò come un castello di carta, investendo il treno Ancona-Chiasso che sostava sul primo binario e il parcheggio dei taxi antistante l’edificio. Tra le ottantacinque vite innocenti che furono spezzate quel giorno quattro erano piemontesi. Mauro Alganon, 22 anni, era di Asti e viveva in casa con i genitori pensionati. Ultimo di tre figli lavorava come commesso in una libreria ed era appassionato di fotografia. Era partito molto presto quella mattina con un amico per andare a Venezia. A Bologna dovevano cambiare treno, ma, a causa di un ritardo, persero la coincidenza. Faceva caldo e cercarono ristoro nella sala d’aspetto, uscendo a turno a prendere un po’ d’aria.L’esplosione lo uccise mentre stava leggendo un giornale. L’amico che era uscito dalla stazione riuscì a salvarsi.

Rossella Marceddu aveva 19 anni e viveva con i genitori e la sorella a Prarolo, piccolo comune a sud di Vercelli. Studiava per diventare assistente sociale e aveva appena trascorso alcuni giorni di vacanza con il padre e la sorella al Lido degli Estensi. Stava rientrando a casa per raggiungere il fidanzato. Inizialmente, con l’amica che l’accompagnava, avevano pensato di fare il viaggio in moto, poi scelsero il treno ritenendolo più sicuro. Quella mattina si trovavano sul marciapiede del quarto binario in attesa del treno diretto a Milano. L’aria era afosa e così decise di andare a prendere qualcosa da bere. La bomba scoppiò mentre la ragazza stava andando al bar e la uccise. L’amica rimasta sul quarto binario si salvò.

Il cinquantaquattrenne Amorveno Marzagalli viveva ad Omegna sul lago d’Orta, con la moglie Maria e il figlio Marco.Lavorava come dirigente in una ditta produttrice di macchine da caffè. In quell’estate dell’80 aveva accompagnato la famiglia al Lido degli Estensi, in provincia di Ravenna e, poi, avrebbe dovuto raggiungere il fratello a Cremona con il quale aveva programmato una gita sul Po. Erano dieci anni che il fratello lo invitava, ma solo quella volta Amorveno acconsentì, anche per non lasciarlo solo dopo la morte della madre avvenuta in giugno. La mattina del 2 agosto si fece accompagnare alla stazione di Ravenna e di lì, dopo vent’anni che non saliva su un treno, si mise in viaggio alla volta di Bologna dove lo attendeva una coincidenza in partenza alle 11.05 che però non riuscì mai a prendere.

La quarta vittima aveva 33 anni, si chiamava Mirco Castellaro ed era nato a Frossasco in provincia di Torino. Nel paese a due passi da Pinerolo, dove il padre Ilario era stato sindaco, aveva vissuto a lungo per poi trasferirsi a Ferrara dove risiedeva con la moglie e il figlio di sei anni. Capoufficio presso la ditta Vortex Hidra a Fossalta di Copparo, nel ferrarese, aveva da poco acquistato un’imbarcazione in società con un amico, accarezzando il progetto di avviare una attività rivolta ai turisti. In quell’estate del 1980 l’obiettivo era di sistemare il natante ormeggiato in Sicilia e di fare alcuni piccoli viaggi di rodaggio. Una serie di imprevisti costrinse Mirco a ritardare la partenza. E l’appuntamento con il destino lo colse quel maledetto sabato di agosto alla stazione di Bologna. L’individuazione delle responsabilità della strage di Bologna rappresenta una delle vicende giudiziarie più complicate, lente e discusse della storia contemporanea del nostro Paese. Una vicenda che ha conosciuto tentativi di depistaggio e che, viceversa, nella ricerca della verità, ha visto l’impegno dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage, costituitasi il 1° giugno dell’81. Dopo vari gradi di giudizio si giunse a una sentenza definitiva di Cassazione solo quindici anni dopo la strage, il 23 novembre 1995: vennero condannati all’ergastolo come esecutori dell’attentato i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (che si sono sempre dichiarati innocenti, pur avendo apertamente rivendicato vari altri omicidi di quegli anni). Per i depistaggi delle indagini furono condannati l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del Sismi Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Il 9 giugno del 2000 la Corte d’Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio e sette anni più tardi venne condannato a 30 anni per l’esecuzione della strage anche Luigi Ciavardini (minorenne all’epoca dei fatti). Altri due imputati — Massimiliano Fachini (anch’esso legato agli ambienti dell’estrema destra ed esperto di timer ed inneschi) e Sergio Picciafuoco (criminale comune, presente quel giorno alla stazione di Bologna, per sua stessa ammissione) — vennero condannati in primo grado, ma poi assolti in via definitiva, rispettivamente nel 1994 e nel 1996.

Nel 2017 è stato rinviato a giudizio per concorso nella strage di Bologna, l’ex terrorista dei Nar Gilberto Cavallini. Nell’ambito di questo procedimento è stata richiesta una nuova perizia sui reperti della stazione ancora conservati. In questa perizia è segnalato il ritrovamento di quello che potrebbe essere l’interruttore che fece esplodere l’ordigno. Nuovi e recenti scenari potrebbero aprirsi sulla strage di quarant’anni fa: il 9 gennaio di quest’anno Cavallini, sulle cui spalle pesano già otto ergastoli, è stato condannato con sentenza di primo grado, per concorso nella strage. A maggio la Procura generale del capoluogo emiliano ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex militante di Avanguardia nazionale Paolo Bellini, in quanto esecutore dell’attentato alla stazione mettendo in rilievo che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, con l’ex capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale Federico Umberto D’Amato, con l’imprenditore e finanziere piduista Umberto Ortolani e col giornalista Mario Tedeschi, tutti morti nel frattempo e tutti coinvolti come possibili mandanti o finanziatori dell’eccidio. Si può arrivare finalmente a gettare luce sui mandanti? C’è davvero una svolta importante nell’inchiesta sulla strage? Questo si vedrà ed è augurabile che accada per dare finalmente dei volti e dei nomi a chi decise di colpire al cuore la nazione, stroncando la vita e i sogni di tanti innocenti e delle loro famiglie.