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Covid – 19: facciamo il punto con l’epidemiologo

Con Paolo Gulisano, medico epidemiologo  dai molteplici interessi e passioni che spaziano dalla Storia della Medicina, alla pallacanestro, alla scrittura, all’Irlanda, facciamo un punto sull’evoluzione del Coronavirus-19, successivo al precedente colloquio al centro di un precedente articolo.

In questa conversazione, anche frutto della sua esperienza pluritrentennale nel settore sono emersi ulteriori spunti interessanti e chiarimenti su molti luoghi comuni che, spesso, compaiono in rete, sui sociali, e sugli organi di informazione.

Possiamo dire, quanto meno in Italia che il quadro è migliorato rispetto ai mesi scorsi ?

Ci sono dei casi, certamente, non lo si può negare, è sotto gli occhi di tutti, ma occorre guardare non tanto alla diffusione quanto alla gravità. Del resto ogni anno ci sono milioni di casi di altre malattie, come il morbillo, tanto per fare un esempio.

Il dato indiscutibile è che si è verificata una costante diminuzione del numero dei ricoverati e di quelli in terapia intensiva.

La malattia si è ridimensionata ?

L’auspicio è che il Covid-19 diventi come i suoi cugini a bassa intensità e a bassissimo impatto. I covid sono stati scoperti nel 1960 e provocano raffreddori, bronchiti o affezioni respiratorie. Questo è ciò che emerge dal quadro epidemiologico.

Si è estinto o è  in via di estinzione ?

Estinto no certamente ma è in trasformazione, come detto da Giulio Tarro, si sta adattando per diventare un virus a scarsa incidenza.

Però in molte parti del mondo è in accelerazione …

Ha un andamento ciclico, arriva in un Paese, ha una sua fase di ascesa, raggiunge un picco poi cala. E’ anche vero, però, che in Africa è arrivato e non ha causato affatto quei numeri che ha determinato, invece, in Europa. Quando poi si dice il numero dei casi e dei morti non dimentichiamo che questo va rapportato al numero degli abitanti.

All’inizio è stata ventilata un’Apocalisse, perché ?

Anche qui si parlava di scenari apocalittici, come pure in giro per il mondo, guardiamo ad esempio l’Amazzonia.. C’è un motivo per cui ha creato tante vittime in Europa e negli Stati Uniti e non dipende dal sistema sanitario. I Paesi che hanno avuto sino a questo momento incidenze alte, quali Italia, Inghilterra, Spagna, Francia, hanno una popolazione anziana cospicua e questo ha creato maggiori danni. In Italia poi vediamo che c’è anche il dato che ha creato maggiori problemi in regioni ad alta densità di popolazione come la Lombardia e minori in altre come l’Umbria dove la densità di popolazione è più bassa. 

Gli asintomatici sono pericolosi ?

L’Oms nelle scorse settimane ha evidenziato che non ha una contagiosità quanto c’è una carica virale bassa. Adesso si stanno scoprendo perché si stanno facendo i test. Certamente se fosse possibile fare una mappatura di tutta la popolazione che è entrata a contatto con il virus il numero sarebbe molto, molto alto.

Parliamo dei contagi di ritorno all’origine di diversi focolai sul territorio italiano ?

E’ un controsenso: c’è stata una restrizione a livello nazionale delle libertà di circolazione, di lavoro e ancora adesso sono lanciati messaggi per atterrire la popolazione autoctona, mentre è ripresa la circolazione da Paesi a rischio e non si capisce perché non debbano essere effettuate delle quarantene. Non vorrei si fosse come a febbraio. Se oggi si va in Irlanda e Gran Bretagna si devono fare 14 giorni di quarantena a tutela della salute pubblica. E poi se si far la quarantena , controllato e verificato in strutture con sorveglianza sanitaria è doveroso. Non farlo sarebbe incorente.

E’ possibile determinare un tempo per la fine dell’epidemia ?

Teoricamente si potrebbe abolire ogni tipo di uso della mascherina al raggiungimento della mortalità zero

E’ d’accordo con le affermazioni del suo collega Alberto Zangrillo e di altri medici ?

Il professor Zangrillo, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive del San Raffaele ha affrontato il problema sul campo e ne vede l’evoluzione di giorno in giorno. In ogni caso questa malattia si è imparato ad affrontarla, la gente sa che il pericolo c’è, che si deve affrontare.

Come ha vissuto questa esperienza da medico in prima linea, data la sua professionalità specifica ?

Da subito mi sono reso conto che eravamo entrati in una fase particolare, del resto da anni di parlava della possibilità di una possibile grande epidemia. Nel 2005 c’era stata la minaccia dell’aviaria, nel 2006 la Sars. Gli epidemiologi da anni parlavano di possibili scenari epidemici, di virus nuovi, mutati. La sensazione è che forse si sarebbe potuto fare di più, che non fosse un evento inappellabile. Ma non siamo indifesi, dobbiamo preparare ed applicare protocolli terapeutici e comportamentali, vivere il momento della pandemia e dare del proprio meglio.

Questo evento è stata anche l’occasione per un bagno di umiltà della medicina che non è l’oggetto dei desideri ma la risposta ad un bisogno di salute.

Lei è sempre stato critico sulla gestione catastrofica di alcuni media ?

Lo confermo, del resto prendiamo un dato, quello dei decessi. E’ drammatico, certamente, supera quota 35mila, ogni vita persa è un nome e un volto, una storia. Ma ci si dimentica che nel 1968 ci fu un’epidemia influenzale che provocò un milione di morti nel mondo e 40mila in Italia. Eppure in quel frangente la vita andò avanti e se ne parlò poco o niente. 

Qualcuno paragona Covid-19 alla ‘Spagnola’. E’ corretto ?

Assolutamente no, la spagnola era totalmente diversa, non si può fare questo paragone, ci sono modalità differenti, c’era la guerra e colpì soprattutto i giovani, i militari. E’ totalmente imparagonabile con il Covid odierno.

 

Massimo Iaretti

De profundis del Financial Times per il turismo italiano

COMMENTARII  di Augusto Grandi / Il Financial Times recita il De Profundis per il turismo italiano. E di conseguenza, considerando il peso del settore sul Pil complessivo, il De Profundis per l’Italia in toto. Il quotidiano inglese neppure prende in considerazione la buffonata franceschiniana del bonus vacanze. Si limita a registrare che il blocco dei viaggi internazionali provoca danni al turismo del Bel Paese che non vengono compensati dai mancati viaggi all’estero degli italiani.

D’altronde, al di là dei sempre più gravi problemi economici delle famiglie italiane, le misure imposte dal governo degli Incapaci non hanno certo favorito il turismo. Treni che viaggiano con metà posti vietati, autostrade alle prese con lavori che creano code e ritardi, voli sempre più costosi. E poi, in spiaggia, regole assurde per impedire ai bambini di giocare ed agli adulti di godersi le vacanze. A questo si aggiungono i comportamenti degli operatori che hanno aumentato a livelli assurdi il prezzo di un giorno in spiaggia con ombrellone e sdraio, il prezzo di un aperitivo, di una cena al ristorante, di una bistecca in macelleria. Tanti, maledetti e subito…

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De Profundis del Financial Times per il turismo italiano

Abolito il ticket per le forze dell’ordine

Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazioni dei Segretari Provinciali di Torino dei sindacati di polizia SIULP, SAP, FSP, COISP

Ringraziamo il Presidente della Regione e la Giunta Regionale del Piemonte che ha accolto e resa esecutiva la delibera che abolisce il pagamento del ticket per le forze dell’ordine, equiparando anche il Piemonte ad altre regioni d’Italia.

La maggioranza politica della regione ha interpretato perfettamente le esigenze lavorative degli operatori del Comparto Sicurezza, dimostrando la giusta attenzione e sensibilità ad un problema che i sindacati di polizia denunciavano da anni. Finalmente dopo i solleciti e gli incontri di queste OOSS con le istituzioni regionali, è stata riconosciuta una misura sanitaria che istituisce un diritto “assente ingiustificato”, che obbligava i tutori dell’ordine a pagarsi le prestazioni mediche anche a seguito di incidenti occorsi in servizio. Un grande plauso per chi si è ricordato delle forze dell’ordine che tutti i giorni, nel quotidiano, mettendo a repentaglio la loro incolumità, assolve al duro e delicato compito di tutelare i cittadini garantendo la loro sicurezza.

SIULP BRAVO

SAP PERNA

FSP PANTANELLA

COISP CAMPISI

“Mobilità dolce” in borgo Vittoria

Dopo la sperimentazione della pedonalizzazione di via Vibò, a metà luglio, la Giunta Comunale ha approvato il progetto di fattibilità economica per la realizzazione di nuove aree di mobilità dolce nell’area di Borgo Vittoria, nella Circoscrizione 5.

L’intervento si svilupperà su una porzione di territorio tra le vie Vibò, Conti di Roccavione, Saorgio e Chiesa della Salute, caratterizzato da una viabilità congestionata, che necessita di essere riorganizzata e razionalizzata attraverso azioni di moderazione del traffico e che favoriscano la condivisione degli spazi tra tutti gli utenti della strada e in sicurezza.

Il progetto prevede un’ampia zona 30 estesa a tutto il quadrilatero che comprende il Santuario di Nostra Signora della Salute e la piazza del mercato della Vittoria, dove il diverso regime della circolazione sarà individuato da una segnaletica particolare e imposto da accorgimenti fisici nella sistemazione viabile.

All’intersezione tra le vie Cardinal Massaia e Vibò, Bibiana e Boccardo, Vittoria e Boccardo, Chiesa della Salute e Saorgio, Tallone e Saorgio e Saorgio e Conte di Roccavione, verranno posizionate delle vere e proprie ‘porte d’accesso’ con l’obiettivo di segnalare l’ingresso alle zone di ‘spazio condiviso’ tra chi si muove in auto, in bicicletta e a piedi.

Rialzi e restringimenti della carreggiata, asfalto colorato, una nuova segnaletica e dissuasori mobili contribuiranno a creare una vera chiara demarcazione, visiva e fisica, con la zona 30.

Verranno poi realizzati nasi a protezione dei passaggi pedonali e davanti alla scuola ‘Allievo’ e all’intersezione con le vie Roccavione e Saorgio saranno ampliati i marciapiedi fino a formare delle vere e proprie piazzole, rialzate rispetto alla via e protette con transenne e attrezzate con panche. Per migliorare l’ambiente, ombreggiare e favorire l’ossigenazione dell’aria dove possibile saranno piantati alberi.

A novembre di quest’anno è prevista l’approvazione del progetto definitivo, che terrà conto delle osservazioni espresse dalla circoscrizione 5. Per l’inizio dei lavori, che prevedono una spesa di 615mila euro, occorrerà attendere il 2021.

Hiroshima e Nagasaki, una tragedia da non dimenticare

Giovedì 6 agosto si è tenuta – come ogni anno – una iniziativa per commemorare la tragedia di Hiroshima e Nagasaki. Evento in questa occasione particolarmente significativo, perché nel 2020 cadono i 75 anni del primo uso dell’arma atomica.

La manifestazione si è svolta in Piazza Carignano, a Torino, a partire dalle h 21.00, ed è stata promossa dalla “Casa Umanista” e dal “Coordinamento contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi”. La serata, costituita da momenti di silenzio, di canto, di musica e di riflessione, è stata aperta da una rappresentante della Casa Umanista, che ha riassunto gli obbiettivi della mobilitazione. Fra questi, di particolare importanza, la richiesta al nostro Parlamento di ratificare il trattato ONU per il bando delle armi nucleari.

In questa direzione è stato accolto con grandissimo apprezzamento l’intervento svolto in Parlamento, nello stesso pomeriggio di giorno 6, dal Sen. Mauro Laus.  Sono seguite considerazioni e testimonianze di numerosi rappresentanti di movimenti per la pace, la non violenza, il dialogo ecc. Fra le più”rilevanti”, quelle di Graziella Silipo della C.G.I.L., di Maria Boffetta di Senzatomica, del Consigliere Regionale Silvio Magliano e del portavoce del Coordinamento interconfessionale del Piemonte “Noi siamo con voi” Giampiero Leo che ha trasmesso anche il saluto del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio. In particolare, Leo ha voluto citare l’intervento svolto da Papa Francesco, il 24 novembre scorso al Memoriale della Pace di Hiroshima, che ha detto: “non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno”. Aggiungendo poi: ”bisogna agire tutti insieme, senza divisioni, per scongiurare l’impensabile, cercando un punto d’incontro non più basato sulla paura bensì sul comune interesse. L’equilibrio del terrore – specie in questo nuovo, instabile contesto mondiale – è un filo che rischia di spezzarsi ogni giorno. Solo la tessitura del dialogo riannoda ogni giorno la speranza dell’umanità.  In conclusione della serata si sono lanciate anche immediate iniziative di aiuto e solidarietà col Libano.

Il lockdown ha fatto crollare il Pil piemontese

Il  Pil del Piemonte, così come quello nazionale, è crollato  nel II trimestre per via del lockdown

Il  primo trimestre 2020 ha segnato una  flessione del 6% (rispetto al I trimestre del 2019), e l’indicatore principale dell’attività economica scende ancora nel II trimestre (-15,9%), con una variazione simile  a quella nazionale (-17,3). 

Lo scenario è rappresentato dal Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino. La nostra regione  sconta le pesanti  perdite del lockdown anche se segna  un valore migliore rispetto alla media italiana (-17,3%). Il Piemonte è il primo  in Italia ad avere adottato  uno strumento statistico capace  di stimare il Pil  in tempo reale.

 

(foto: il Torinese)

Anziano smarrito, i poliziotti lo accompagnano a casa

Partito da Susa con la propria autovettura, si è ritrovato in zona Madonna di Campagna, disorientato e senza la capacità di tornare a casa.

La scorsa settimana un anziano signore è stato soccorso dagli agenti della Polizia di Stato, in seguito alla segnalazione di un cittadino preoccupato per la sua condizione. L’uomo appare da subito confuso, non sa dove si trova e dichiara ai poliziotti di non essere in grado di ritrovare la strada di casa.

Gli operatori, dopo essersi sincerati dello stato di salute, contattano la moglie. La donna, sprovvista di una vettura a disposizione, manifesta le sue difficoltà ai poliziotti, che decidono di riaccompagnare a casa l’anziano. Si mettono alla guida della sua auto, fanno rifornimento e partono alla volta dell’abitazione. Strada facendo, l’uomo riconosce  l’itinerario precedentemente percorso.

Una storia a lieto fine per i due coniugi che non hanno mancato di esprimere parole di massima gratitudine per gli agenti della Polizia di Stato.

Centrosinistra, Verdi – Europa Verde chiedono patto generazionale


Il capoluogo piemontese da tempo in profonda crisi, ha bisogno di un centrosinistra rinnovato nelle persone e nei temi, per poter avere la possibilità di vincere le prossime amministrative del 2021. Serve un patto generazionale che tenga conto delle sfide del futuro sia dal punto di vista economico che ambientale.

Torino, come più volte ribadito, ha un’assoluta necessità di attuare un “Green New Deal Metropolitano” che possa creare quell’humus in grado di creare nuovi posti di lavoro attraverso “investimenti verdi”.

Noi Verdi-Europa Verde, crediamo che ci sia il bisogno di salvaguardare la bellezza della nostra città, creando un clima che favorisca il benessere, il rispetto dell’ambiente, la solidarietà, l’inclusione e lo sviluppo tecnologico.
Vogliamo che questi temi non vengano e non devono più essere utilizzati COME MERE FRASI DI PROPAGANDA, ma crediamo che debbano essere “il fine ultimo” di un nuovo progetto politico aperto ed il più possibile inclusivo.

Per noi la politica è un impegno giornaliero nel risolvere i problemi concreti dei cittadini, rifiutiamo la logica di ammucchiate create solo a fini elettorali.
Se si vogliono confondere i cittadini con liste civetta che usano l’ ecologismo soltanto al momento delle elezioni dobbiamo dire ai Torinesi la verità: l’ unico  partito ecologista e progressista sono i Verdi Europa Verde( della grande famiglia dei Verdi Europei) che sarà presente alle prossime elezioni comunali con una propria lista.

Tiziana Mossa Co- portavoce regionale dei Verdi Europa Verde Piemonte   e i Co- Commissari Verdi Europa Verde Torino Antonio Fiore ed Angela Plaku

Simone Eydallin, 8848 metri in 10 ore e un minuto

Ci sono sogni irrealizzabili, si sa, ma a volte è difficile arrendersi di fronte all’idea di non poter concretizzare qualcosa a cui tanto si tiene ed è allora che si trovano soluzioni. È quello che ha fatto l’atleta Dynafit di Sauze d’Oulx Simone Eydallin che, da sempre innamorato dalla maestosità 

dell’Everest, ha trovato un modo tutto suo per “scalarlo”. «Sono un grandissimo fan dell’Everest – racconta Simone. Sono sempre stato affascinato da questa montagna ma so che probabilmente non lo scalerò mai, non sono da me queste cose così alpinistiche. Volevo però togliermi lo sfizio di simulare una scalata percorrendo, di corsa, il dislivello di 8.848 metri e così ho pensato alla sfida dell’Everesting. Quando ho iniziato a progettare il tutto non avevo nemmeno preso in considerazione l’idea del record ma poi, verso metà giugno, ho provato a fare un po’ di dislivello per vedere come stavo dal punto di vista fisico e psicologico. È stato solo allora che, dopo aver fatto due calcoli, mi sono reso conto che stavo bene e che avrei potuto provare a battere il record. E così è stato. Proprio pochi giorni fa è arrivata l’omologazione del mio nuovo record di Everesting nella specialità della corsa». Lo scorso martedì 14 luglio, a Sauze d’Oulx, Simone ha risalito per ben 12 volte e mezza una pista di sci di 715 metri di dislivello, lunga 3,3 chilometri e con

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una pendenza media del 24%, ed è sceso su un percorso parallelo in bici. Il tutto con il tempo pazzesco di 10h01′. Un’impresa difficile, sia dal punto di vista psicologico che fisico e che lungo il percorso ha richiesto l’assistenza, tra ristori, assistenza e lepri, di un team di circa una decina di persone. «A livello fisico non ho avuto grosse difficoltà, il problema è stato la testa – confida l’atleta Dynafit. Arrivando da gare corte, lo sforzo mentale in imprese come queste è completamente diverso. 

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Fino al 6° giro è andato tutto bene, ero super gasato, ma dopo l’ottavo ho avuto un vero e proprio crollo psicologico. Per fortuna dopo il 9° giro è arrivata mia moglie Emily e sul percorso si è radunata ancora più gente, ad aiutare e a tifare, e tutto è tornato come prima». Raggiunto un obiettivo (o una vetta, è il caso di dirlo) è già ora di guardare ai prossimi. «Mi aspettano ancora qualche giorno di recupero, con allenamenti blandi in bici, alimentazione sana e tanto riposo – ci rassicura Simone – ma poi devo preparami 

per la prossima impresa, in programma a fine estate, sul Rocciamelone, proprio lì dove ho partecipato per la prima volta in vita mia a una gara di corsa in montagna e dove mi sono innamorato di questo