ilTorinese

Storie di vita nel mondo bizantino del generale Alexios

Gli assedi, le guerre civili, la conquista del trono, ma anche drammi umani e profonde introspezioni personali sono gli elementi principali attorno ai quali ruotano i protagonisti della storia de “L’usurpatore”

Il nuovo romanzo è stato ideato dallo scrittore e studioso di storia bizantina Emanuele Rizzardi, 30 anni. Il giovane scrittore proviene e vive a Legnano, un piccolo paese vicino a Milano, dove il 29 maggio 1176 si svolse la famosa battaglia tra Lega Lombarda e Sacro Romano Impero, sotto Federico Barbarossa.

“L’usurpatore” è molto diverso dal precedente lavoro del Rizzardi: si concentra in un arco temporale ristretto e si sviluppa come una lunga epistola scritta in prima persona dal protagonista. Il narratore è parziale e ben presente nella narrazione, riuscendo immediatamente a farci catapultare in un mondo così distante, ma al contempo così vicino al nostro. Il romanzo che si concentra sul generale bizantino Alexios Philanthropinos e sulla sua guerra contro i turchi alla fine del XIII secolo. “Alexios è una personalità multidimensionale e un uomo molto intelligente,  – commenta l’autore – che ha superato gli standard del suo tempo e, naturalmente, uno dei miei generali bizantini più amati. Vale la pena raccontare la sua storia; è anche un modo per presentare la difficile posizione in cui erano caduti a quel tempo i romani (di Bisanzio), respinti dai turchi sulla costa, ma anche l’ascesa del sultanato ottomano. C’è una grande connessione con il mondo di oggi e la situazione geopolitica”. “L’usurpatore” è un titolo scorrevole che si legge in una volata, ma che tratta temi non facili, spesso esposti in modo crudo e vivido, aprendo una finestra sulle difficoltà della vita e sui dubbi psicologici di chi viveva nel Medioevo. Il testo è edito da Assobyz ed è reperibile in formato digitale o cartaceo.

Alla conquista di Superga

TORINO VISTA DAL MARE /1

Camminare per conoscere. Un’immagine semplice ma efficace che descrive al meglio uno dei miglior modi per scoprire una nuova città

Abituarsi a nuovi paesaggi, differenti abitudini di quartiere, spesso è difficile, ma passeggiando tra le vie e le piazze più battute, per poi allontanarsi e perdersi in quelle meno trafficate permette di appropriarsene, cogliendo scenari, scorci e dettagli che spesso si perdono nella frenesia del quotidiano.

Torino – io che vengo dal mare – provo a scoprirla così, raccontandola per impadronirmene allo stesso tempo.

 

Protagoniste del profilo urbano, le colline a ridosso della città ne caratterizzano l’aspetto con i loro colori e le loro sinuosità. In posizione di netta dominanza, in cima a una di queste colline, si erge uno dei più riconoscibili simboli architettonici di Torino, la Basilica di Superga.

È uno dei luoghi a cui i cittadini sono più legati; mi chiedo come mai e soprattutto se visitarla rispetterebbe queste alte aspettative per chi non l’ha mai vista. Uno dei motivi per cui proprio la Basilica è stata tra le prime questione da affrontare in città.

La comparsa in scena? Decisamente da ottima interpretazione. Mi è apparsa nella sua monumentalità alla fine di una lunga passeggiata che da Sassi porta fin sui 670m di altezza.

La scelta di raggiungerla a piedi, sempre e solo con le scarpe giuste indosso, è un’esperienza suggestiva. Una tiepida e luminosa giornata autunnale può addirittura arricchire il tutto.

Intuibile la componente climatica. Evitare la calura estiva in una salita di 4,7 km con un dislivello di 445m è da non sottovalutare al fine di godersi appieno l’esperienza.

Ma altrettanto da non sottovalutare è come l’autunno sia la stagione ottimale. A dispetto dell’immaginario grigio del nord, a cui spesso chi viene dal mare fa riferimento, Torino in questi mesi risplende di una nuova luce. Gli alberi, le foglie si colorano di oro, arancio, rosso, calde tonalità che illuminate dai raggi del sole accendono ciò che le circonda. Passeggiare circondati da questa esplosione di colore dona piacere agli occhi e allo spirito.

Salendo verso Superga siamo accompagnati così dalla natura della collina, che man mano diventa sempre più rigogliosa e che una volta in cima si apre a mo’ di sipario svelandoci il capolavoro di Filippo Juvarra.

Documentandomi sulla storia apprendo che l’architetto siciliano, voluto personalmente da Vittorio Amedeo II di Savoia al regio servizio, ha soggiornato parecchi anni a Torino regalando così alla città, attraverso le sue opere, un sapiente mix di gusto pienamente barocco, tipico del sud, all’eleganza della capitale sabauda.

La Basilica di Superga è di sicuro il suo capolavoro. Uno dei più grandiosi santuari barocchi situati su di un’altura. È così che in 14 anni un Templio antico su d’una collina moderna, ha preso forma.

Una volta arrivati in cima, stanchi dalla passeggiata, ma felici di essere alla meta, la salita non è in realtà finita, anzi, per i più valorosi e più curiosi, altri 131 scalini di una scala a chiocciola conducono fin su alla slanciata cupola che sovrasta l’edificio,aprendo da lì la finestra panoramica per eccellenza; strano ma vero ma del mare nemmeno l’ombra, spaesata, ma affascinata, di fronte a me si distende la pianura di Torino e quella superba catena di cime alpine che la incornicia.

Le montagne e i fiumi hanno preso il posto di porti, navi e vulcani; provo così a riconoscere punti della città, e per fortuna la svettante punta della Mole Antonelliana in questo accorre subito in aiuto. Un nuovo paesaggio che, forse ancora poco familiare, assume un significato diverso.

A questo punto, dopo una salita, a mio dire perfetta, non resta che godersi il tutto anche in discesa.

Annachiara De Maio

Adriana Zarri, l’inquietudine della fede

Incontro nell’ambito del progetto 900Storie in streaming, giovedì 5 novembre

Il 18 novembre 2010, esattamente dieci anni fa, moriva Adriana Zarri, poliedrica e singolare figura del cattolicesimo italiano, pubblicista, teologa, eremita e donna libera che ha saputo nella sua lunga esistenza, non priva di contraddizioni, tenere la linea della testimonianza cristiana come bussola e orizzonte in una società in tumulto come quella novecentesca. Nell’ambito del progetto 900Storie a cura del Centro Studi Piero Gobetti, la Fondazione Donat-Cattin ricorda, in una settimana a lei dedicata, la figura, il pensiero, l’azione culturale e la spiritualità. Il primo appuntamento si è tenuto lunedì 2 novembre sulle piattaforme social della Fondazione Donat-Cattin e del Polo del ‘900 con un  breve filmato della teologa Morena Baldacci, liturgista e docente, che ha introdotto il tema della teologia vissuta e pensata, pregata e studiata da una donna, e un podcast con letture e brani scelti dalla produzione ricca e articolata del pensiero della Zarri. Giovedì 5 novembrealle 18,00 in modalità streaming sui canali della Fondazione Donat-Cattin e del Polo del 900, si svolgerà un confronto con i teologi Ermis Segatti, Stella Morra e la storica Mariangela Maravaglia, autrice della prima biografia critica “Semplicemente una che vive. Vita e opere di Adriana Zarri” appena pubblicata da “Il Mulino”. Il confronto sarà inframmezzato da letture dell’attrice Eleni Molos tratte da brani di saggi della Zarri. Introdurrà i lavori Luca Rolandi, giornalista e ricercatore della Fondazione Carlo Donat-Cattin.

Adriana Zarri nasce a San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, nel 1919. I suoi studi e il suo impegno furono subito orientati al confronto con il Cristianesimo e con una chiesa cattolica da portare oltre la visione di Pio XII. È diventata, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, una delle più importanti testimoni di quella fedeltà al Vangelo che si coniuga – proprio in virtù di una verità che rende liberi – con la più schietta laicità. Antifascista, coinvolta nei problemi sociali, decisa a difendere la libertà di coscienza, si trasferisce a Roma dove studia teologia. Diventa giornalista e scrive dapprima su tutti i giornali e le riviste di area religiosa: l’«Osservatore romano», «Studium», «Servitium», «Il Regno», «Concilium», «Rivista di teologia morale» (RTM), «Rocca». In seguito collabora assiduamente a «Politica» e «Settegiorni» le riviste di punta su cui la sinistra democristiana si confronta con i fermenti ecclesiali, politici e sociali. Infine collabora a “Micromega” e a “Il Manifesto”. Naturalmente i tanti libri editi da Locusta, Cittadella, Borla, e dopo la sua morte da Einaudi. Ha partecipato anche a trasmissioni radiofoniche (Uomini e profeti) e televisive (la Samarcanda del primo Santoro). Note le sue posizioni molto dure anche contro la gerarchia e su temi etici che però non hanno offuscato nella memoria collettiva le sue radici profondamente evangeliche e fedeli alla dottrina cattolica, ovviamente sempre imperniati su conflitti di coscienza e di fede umana e divina. Poi all’inizio degli anni Settanta, dopo i vorticosi anni del post-Concilio, la sua presenza attiva alla Pro Civitate Christiana di don Giovanni Rossi ad Assisi, in molti gruppi del dissenso cattolico, senza mai una adesione e con molti distinguo e infine la scelta eremitica che in località diverse dell’area dell’eporediese, accolta dal vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi, che caratterizzerà gli ultimi 35 anni della sua esistenza. E’ sepolta nel cimitero canavesano di Crotte, una frazione di Strambino, dove visse gli ultimi anni nel suo eremo di Ca’Sassino. Per la sua tomba, in terra, scrisse lei stessa quella che definì “un’epigrafe d’erba”: “Non mi vestite di nero:è triste e funebre. Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico. Vestitemi a fiori gialli e rossi e con ali di uccelli. E tu, Signore, guarda le mie mani. Forse c’è una corona. Forse ci hanno messo una croce. Hanno sbagliato. In mano ho foglie verdi e sulla croce, la tua resurrezione. E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo con sopra le solite bugie che consolano i vivi. Lasciate solo la terra che scriva, a primavera, un’epigrafe d’erba. E dirà che ho vissuto, che attendo. E scriverà il mio nome e il tuo, uniti come due bocche di papaveri”.

M.Tr.

Un tricolore al balcone per il 4 Novembre

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Se la festa del IV novembre, giornata della Vittoria, delle Forze Armate e dell’Unità nazionale è stata da  molto tempo bistrattata ed eliminata dalle feste nazionali, quest’anno essa per volontà del ministro della Difesa sarà di fatto annullata in gran parte delle città. Lo comunica una circolare del ministro degli Interni Lamorgese. Per la Regione Piemonte è stata scelta Torino, mentre a Cuneo non si terranno manifestazioni.

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Tuttavia sono tanti i comuni della cintura torinese  che faranno qualcosa per ricordare una delle poche  date della nostra storia meritevoli di essere ricordate e celebrate. Certamente il COVID costringe a limitare e contenere  la partecipazione perché i livelli di guardia raggiunti non consentono assembramenti o almeno li sconsigliano. La manifestazione nefasta di piazza Castello degenerata in violenze inaudite e quella tranquilla di piazza Vittorio si sono fatte, malgrado il divieto di assembramento. Scegliendo una piazza di grandi dimensioni tutto resta possibile purché sia mantenuto il distanziamento sociale. Se fosse per il 25 aprile tutte queste restrizioni quasi sicuramente non ci sarebbero state. Il IV novembre e’ estraneo a chi ci governa e dobbiamo esserne orgogliosi. Loro la storia non la conoscono. Ma oggi non dobbiamo discutere e dobbiamo con disciplina obbedire. Così ci hanno insegnato i soldati della Grande Guerra caduti per l’ Italia. Così ci hanno insegnato i nostri nonni che hanno combattuto nelle trincee del Piave e che oggi nessuno più ricorda. Il 4 novembre  1918 si è compiuto il sogno del Risorgimento con Trento e Trieste italiane. Ma questi signori stanno disfacendo l’Italia. Non ci vorrebbe molto per leggere il bollettino della Vittoria del generale Diaz e non certi messaggi di circostanza che non dicono nulla e sono pieni di parole melensi , anzi  eunuche, come diceva il Baretti, parlando dell’ Arcadia. Ma l’idea migliore l’ha avuta il Comune di Cavour, invitando i cittadini ad esporre il Tricolore. Il Tricolore non crea assembramenti ,ma esprime dei sentimenti veri. Io quando vedo un Tricolore garrire al vento sento i brividi di quando eravamo  soldati e portavo le stellette E’ un gesto che rivela patriottismo e senso della storia ,cose molto distanti dall’Italia dello sfascio di oggi che non sa trovare valori nazionali che unifichino un paese allo stremo. Oggi esporre il tricolore ha un senso ben diverso dalla primavera scorsa quando le movide  e gli aperitivi si combinavano con le bandiere e le canzoni di Modugno. Il Tricolore del IV novembre è quello che sventolò  a Trieste sulla Torre di San Giusto e diede orgoglio di grande Nazione all’Italia. Non dimentichiamolo mai.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

L’appello di Confagricoltura: “Consumate italiano”

“Acquistate i prodotti agroalimentari italiani”. E’ l’appello rivolto ai consumatori dal presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli, alla vigilia delle nuove misure restrittive all’esame del governo e delle Regioni per fermare la diffusione dei contagi da Covid-19.

Un analogo invito è stato rivolto nei giorni scorsi dalla federazione dei produttori agricoli francesi FNSEA ai cittadini d’Oltralpe, per sostenere il settore agroalimentare nazionale in questo periodo di lockdown.
“Chiediamo anche noi un patriottismo alimentare per sostenere la filiera italiana, puntando sulla qualità. Da parte nostra, continueremo a lavorare per garantire i rifornimenti. Le imprese agricole non si fermano. La stretta sull’attività del canale Ho.Re.Ca. nel nostro Paese e a livello europeo inciderà anche sul giro d’affari dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione – sottolinea Brondelli – In Italia, i consumi alimentari extradomestici ammontano a circa 80 miliardi di euro l’anno e nuove restrizioni sono già state decise in Francia, Germania e Regno Unito, vale a dire i principali mercati di sbocco per il Made in Italy agroalimentare”.
“Durante la prima ondata della pandemia – aggiunge il Presidente di Confagricoltura Alessandria – alcuni settori hanno sofferto più di altri per la chiusura di bar e ristoranti non compensata dall’aumento dei consumi domestici. E’ il caso di vini, ortofrutta di quarta gamma, salumi e carni bovine”.
“L’appello a privilegiare l’acquisto di prodotti italiani – prosegue Brondelli – è rivolto anche ai centri di acquisto per la ristorazione collettiva (ad esempio ospedali e caserme)”.
Alla grande distribuzione chiediamo di organizzare l’esposizione dei prodotti alimentari in modo da rendere più visibile il Made in Italy e agevolare così le scelte dei consumatori. Abbiamo di fronte mesi particolarmente difficili”.
“Il sostegno pubblico adeguato in termini di risorse finanziarie e rapido nell’erogazione risulta fondamentale, ma alcuni comportamenti degli attori economici possono contribuire ad attenuare le conseguenze della crisi e ad allentare le tensioni” conclude Brondelli.

Barbero torna sul grattacielo: “Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”

 In diretta streaming dalla cornice dell’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo a Torino 5 – 12 – 19 novembre 2020, ore 18.00 Diretta streaming sul sito group.intesasanpaolo.com

 

 Le lezioni-conferenza di storia di Alessandro Barbero, organizzate da Intesa Sanpaolo nell’ambito delle attività culturali svolte al grattacielo di Torino, sono realizzate quest’anno esclusivamente in streaming dalla suggestiva cornice dell’Auditorium. Il ciclo, curato da Giulia Cogoli, sarà dedicato al tema “Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”: la religiosa Santa Caterina da Siena, la profetessa Giovanna d’Arco e la poetessa Anna Achmatova. Le lezioni si svolgeranno giovedì 5, giovedì 12 e giovedì 19 novembre, alle ore 18, e potranno essere seguite sul sito di Gruppo Intesa Sanpaolo e da grattacielointesasanpaolo.com.

Lo storico e scrittore, professore di Storia medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, noto al pubblico per la sua straordinaria capacità divulgativa, tratterà di cruciali momenti in cui queste donne esemplari hanno lottato con coraggio per cambiare i loro destini e gli stereotipi legati alla figura femminile, influenzando anche l’andamento della storia.

Le lezioni verranno pubblicate come nuovi episodi del podcast “Alessandro Barbero. La storia, le storie” di Intesa Sanpaolo On Air, che già raccoglie tutte le lezioni del prof. Barbero dei cicli precedenti al grattacielo. Una novità molto apprezzata dagli ascoltatori, tanto da aver raggiunto al suo lancio i vertici delle classifiche di Spotify, Google Podcast e Apple Podcast. Intesa Sanpaolo On Air è l’innovativa piattaforma di contenuti audio della banca che raccoglie voci, storie e idee su futuro, sostenibilità, inclusione, cultura.

GLI APPUNTAMENTI DI “DONNE NELLA STORIA: IL CORAGGIO DI ROMPERE LE REGOLE”:

Giovedì 5 novembre, ore 18

Santa Caterina da Siena o il coraggio di scegliere la propria vita

In una società dove è la famiglia a decidere il destino di una ragazza, Caterina da Siena appena adolescente lotta per poter fare quello che vuole lei: avere una stanza tutta per sé, rifiutare il matrimonio combinato, dedicarsi alla vita religiosa che sogna fin da quando era bambina. Un destino che ad altre veniva imposto, per lei è una scelta perseguita con ferrea forza di volontà, e che la renderà famosa in tutto il mondo cristiano.

Giovedì 12 novembre, ore 18

Giovanna d’Arco o il coraggio di fare quello che alle donne è vietato

Nella società della sua epoca si accettava l’idea che una donna potesse avere capacità profetiche e diventare il tramite della voce di Dio. Ma nessuna profetessa aveva dichiarato, come Giovanna, che la volontà di Dio era di vederla vestita da uomo, con i capelli corti, e a cavallo con la spada in pugno, a combattere i nemici della Francia. Una missione che riuscirà a compiere, anche se alla fine sarà proprio il suo rifiuto dei ruoli e degli abiti femminili a costarle la vita.

Giovedì 19 novembre, ore 18

Anna Achmatova o il coraggio di scrivere versi in mezzo all’orrore della Storia

Una delle voci più alte della poesia del Novecento, e del suo secolo ha attraversato tutti gli orrori. Ha guardato in faccia la guerra mondiale e la rivoluzione, la fucilazione del marito e l’arresto del figlio, il terrore staliniano e l’invasione nazista. E ha scritto versi non per sfuggire a tutto questo, ma per descriverlo, sapendo che il suo destino era di essere la voce di un popolo e di un’epoca.

Alessandro Barbero, storico e scrittore, è professore ordinario di Storia medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale. È autore di numerosi saggi in particolare sulla storia medievale e militare. Nel 1995 ha pubblicato il suo primo romanzo storico, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Mondadori, Premio Strega 1996). Nel 2001 ha vinto il Premio Isola d’Elba con L’ultimo rosa di Lautrec (Mondadori) e il Premio Cherasco Storia con Carlo Magno. Un padre dell’Europa (Laterza). È noto al pubblico oltre che per i suoi saggi e romanzi, per la sua straordinaria capacità divulgativa in particolare nella trasmissione Superquark nelle trasmissioni di RAI Storia a.C.d.C. e Il tempo e la storia. Collabora con La Stampa. È stato insignito nel 2005 del titolo Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese. Tra i suoi libri più recenti: Storia del Piemonte (2008) per Einaudi; Dietro le quinte della Storia. La vita quotidiana attraverso il tempo (con P. Angela, Rizzoli, 2013); Costantino il vincitore (Salerno, 2016); Il divano di Istanbul (2011), Federico il Grande (2017) per Sellerio Editore; Gli occhi di Venezia (2011), Le ateniesi (2015) per Mondadori; Lepanto. La battaglia dei tre imperi (2010), Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali (2013), Caporetto (2017), Dante (2020) per Laterza.

Appello ai sindaci: “Una commissione sull’affido minori”

“Siamo ancora uno dei Paesi a non avere un registro nazionale dei minori fuori famiglia. L’Università di Padova stima 160 mila minori allontanati dalle proprie famiglie per decisione dei tribunali o su segnalazione dei servizi sociali negli ultimi vent’anni.

Quant’è, ad esempio, il tempo medio di permanenza dei minori nelle comunità? Qual è la condizione di queste comunità? Quanti di loro rientrano in famiglia dopo i percorsi stabiliti, e in quanto tempo? Non lo sappiamo. Ma conosciamo bene, invece, i tantissimi casi che arrivano all’attenzione delle nostre associazioni e che, purtroppo, sempre più spesso evidenziano un sistema giudiziario che obbliga minori e famiglie ad estenuanti percorsi giudiziari, anche solo per comprendere i motivi di numerose ingiustificate decisioni di allontanamento, ed evidenziando così la trascuratezza del principio che pone al centro dell’operato di tutti i soggetti coinvolti sempre e solo l’interesse superiore del minore”. Lo afferma Tommaso Varaldo, Presidente dell’Associazione Infanzia e Famiglia – AIEF.
“Il 29 luglio scorso la Camera approvava, a larga maggioranza, la Legge 107 che istituisce la Commissione bicamerale d’inchiesta sugli affidi e sulle comunità. Dato che ad oggi non è ancora stata costituita, l’Aief sta presentando in diversi Comuni un ordine del giorno che invita i Sindaci a sollecitare i Presidenti di Senato e Camera a costituire la Commissione d’inchiesta quanto prima perchè il lavoro da fare è enorme e minori, famiglie e vittime non possono aspettare oltre – continua Varaldo – Auspichiamo che la Commissione d’inchiesta non miri solo a controllare le condizioni e l’operato delle case famiglia e delle comunità per minori, ma anche l’operato delle commissioni di vigilanza, dei tribunali e dei servizi sociali che negli anni sono stati coinvolti in troppe situazioni di evidenti criticità. Chiediamo che si faccia luce sul potere di cui dispongono i servizi sociali con il 403 del codice civile possono decidere di allontanare un minore senza contraddittorio e sulla base di decisioni che frequentemente vengono verificate dalle Procure dopo settimane, se non mesi. Si faccia luce sui numerosi casi di conflitti d’interesse dei giudici e dei servizi sociali, emersi su tutto il territorio nazionale. E non ultimo chiediamo che si faccia chiarezza su come mai troppo spesso non venga rispettato il diritto dei minori di essere ascoltati direttamente per il rispetto delle proprie volontà e dei propri desideri”, conclude Varaldo

Da Palazzo Lascaris via libera al bonus artigiani

La prima e la terza Commissione, riunite congiuntamente sotto la presidenza di Carlo Riva Vercellotti, hanno dato a maggioranza parere positivo sulla delibera di Giunta che estende il bonus Piemonte a nuove categorie di artigiani prima escluse dal finanziamento. La delibera, perché sia esecutiva, dovrà essere approvata dalla Giunta regionale.

Presentando il provvedimento, l’assessore al bilancio Andrea Tronzano ha ricordato che l’estensione del bonus era stata richiesta dal Consiglio regionale e dalle associazioni di categoria: “Grazie alle economie ottenute dal ‘Riparti Piemonte’ abbiamo a disposizione 10,5 milioni di euro che andranno ad artigiani che erano stati esclusi dal primo provvedimento. Riceveranno 1.500 euro a testa che non rappresentano un risarcimento, ma devono essere impegnati nell’acquisto di beni durevoli che permettano di continuare l’attività durante l’emergenza”, ha spiegato Tronzano. L’assessore ha anche informato che FinPiemonte ha effettuato sui beneficiari del primo bonus 1500 controlli a campione, senza riscontrare alcuna irregolarità.

Le opposizioni non hanno partecipato al voto. “Non siamo contrari al bonus agli artigiani, ma sarebbe importante una riflessione su quanto è avvenuto, in modo da poter discutere su quali misure di sostegno all’economia mettere in campo di fronte alla seconda ondata”, ha sostenuto Raffale Gallo (PD).

Per Sean Sacco e Sarah Disabato (M5s) “ci sono ancora delle categorie escluse, da recuperare” e hanno chiesto di poterne discutere. Marco Grimaldi (Luv) ha chiesto di assegnare il bonus anche alle categorie finora escluse, previste negli emendamenti al Riparti Piemonte dell’opposizione che erano stati bocciati: “Perché discriminare alcuni soggetti rispetto ad altri?”.

Successivamente, nella riunione ordinaria della prima Commissione, sono state assunte le prime determinazioni sull’assestamento di bilancio. L’assessore Tronzano, presentandolo, ha parlato di “un assestamento tecnico, in cui interveniamo solo per accogliere alcune prescrizioni del Mef e per aggiornare i conti, in coerenza con la parifica del rendiconto 2019 della Corte dei Conti”, ha spiegato. Tronzano ha motivato la scelta con la necessità di fare in fretta per “provare ad approvare il bilancio di previsione entro il prossimo dicembre”.
L’opposizione ha chiesto la documentazione necessaria per approfondire i contenuti dell’assestamento. Le consultazioni on line si concluderanno venerdì 13 novembre.

Il MAO incontra la “street art”

“MAO meets URBAN ART”. Dal 28 ottobre al 31 gennaio 2021

“Museofobi” o “Museofili”? Il dilemma è ancora forte. E ciò nonostante  larte urbana” o “street art” (da non confondersi, come sottolineava l’americano John Fekner, fra i pionieri di quest’arte, con il “graffitismo” o “writing”) sia ormai da circa cinquant’anni un fenomeno artistico ampiamente consolidato e altrettanto ampiamente apprezzato.

Giusto o no aprire le porte di un museo agli “street artists”? Questo il dilemma. Porte aperte o no? Fra i “museofobi” (il più agguerrito in Italiaè il famoso Blu, segnalato dal “Guardian” come uno dei dieci migliori “artisti urbani” in circolazione) e i “museofili” – categorie così battezzate da Francesca Iannelli, docente all’Università di Roma Tre – il MAO-Museo d’Arte Orientale di Torino è sicuramente schierato nel gruppone dei secondi. Ne è chiara prova il fatto che, in occasione della mostra “China Goes Urban” attualmente in corso (che intende approfondire e interrogarsi sulle sfide lanciate dalle “new town” cinesi, e non solo, a seguito dei loro frenetici processi di espansione urbana), ha  avuto la bella idea di chiedere a quattro artisti di strada torinesi di proporre dei “murales” ispirati a opere, temi e soggetti presenti nelle collezioni permanenti del Museo di via San Domenico. Promotore e curatore del progetto, “MAO meets URBAN ART”, il fotografo Roberto Cortese dell’Archivio Storico della Città di Torino e quattro gli artisti che hanno risposto all’invito e che si susseguiranno nella sala polifunzionale del Museo per lavorare e “popolare gradualmente le pareti” con segni e colori di artistica contemporaneità,alla presenza del pubblico. Ad aprire la manifestazione, il 28 e il 29 ottobre scorsi, è stato Karim, classe ’84, “street artist” dalla fine degli anni Novanta quando inizia a collaborare con il progetto “Murarte” di Torino e  oggi presidente dell’associazione culturale “Artefatti”; sua la copia perfetta di ampio gesto segnico e vigore cromatico di “Jizo” o meglio “Jizo Bosatsu”, popolare divinità del Buddhismo giapponese, cui si affidava la protezione dei viaggiatori e dei bambini non nati.

Dopo di lui, il 12 e il 13 novembre sarà la volta di Nice and the Fox (al secolo Francesca Nigra, rivolese, classe ’86,specializzata nell’arte del ritratto “utilizzato come espediente comunicativo per esprimere idee, sensazioni e atmosfere”) seguita il 26 e il 27 novembre da ENCS 18, classe ’79, attivo sui muri di numerose città italiane e straniere, con figure umane o di animali, spesso unite a paesaggi di sfondo in un intreccio compositivo di particolare carica emozionale. A chiudere, il 10 e 11 dicembre, WASP, acronimo di “Writing And Sketching Projects”, crew nata nel 2007, attualmente formata da Edoardo Kucich, alias EddyOne, e Gabriele Guareschi, alias Ride, entrambi con esperienze precedenti nella scena graffiti-writing italiana e dal 2015 curiosi sperimentatori di tecniche e stili diversi dal tipico binomio puppet/lettering, alla ricerca di un linguaggionuovo e decisamente più personale. I visitatori potrannogratuitamente osservare gli artisti al lavoro (per  un massimo di dieci persone contemporaneamente e con una permanenza di 15 minuti) e ammirare  la nascita delle opere che, pennellata dopo pennellata, arriveranno a coprire l’intera superficie delle tele. Scrive Roberto Cortese: Negli ultimi decenni il fenomeno dell’arte urbana ha catturato l’attenzione non soltanto degli addetti ai lavori, degli appassionati o dei media, ma anche delle grandi imprese, interessate per lo più a inglobare all’interno del ‘mainstream’ (di conseguenza sterilizzandone il principio), ogni forma di comunicazione a proprio uso e consumo.


L’idea di fondo di questo progetto, che vede quattro artisti puri della strada, è nata proprio per dissociarsi da questo pensiero: un ritorno alle origini, un ritorno all’arte più antica, nello specifico all’antica arte orientale che incontra l’arte urbana
. Una volta concluse, le quattro opere rimarranno esposte al MAO fino a domenica 31 gennaio 2021.

Gianni Milani

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“MAO meets URBAN ART”

Mao-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; www.maotorino.it

Dal 28 ottobre al 31 gennaio 2021

Orari: giov. e ven. 12/19, sab. e dom. 10/19

 

Foto di Francesco Locuratolo

– Karim: “Jizo”
– Gli artisti partecipanti al progetto
– Karim al lavoro

Posti letto in esaurimento, la priorità è ridurre i ricoveri

È importante contenere il numero di ricoveri, perché l’elemento più critico dell’attuale fase pandemica è “il fatto che con questo incremento nessun sistema sanitario al mondo, non dico il Piemonte, può reggere”.

 

Per questo, ha spiegato l’assessore alla SanitàLuigi Icardi nel corso della sua informativa in Consiglio regionale, “dobbiamo cercare di curare a domicilio tutti coloro per i quali è possibile”. La seduta si è svolta in videoconferenza con la presidenza di Stefano Allasia.

“Si fanno molti ricoveri – ha detto l’assessore – e i tecnici ritengono che molti casi potrebbero però essere trattati a domicilio. Il Veneto ha addirittura fatto un’ordinanza in questo senso: noi abbiamo l’accordo integrativo con i medici”. Come esempio da seguire, Icardi ha citato quello di Ovada (Al) dove “il progetto Covid-Home prevede che all’accesso al pronto soccorso si facciano approfonditi esami e chi può viene rimandato a casa, quindi seguito dalla medicina territoriale e dalle Usca. “In questo modo si è registrato una diminuzione dei ricoveri del 50 per cento”. Oggi “Sulla base delle curve di contagio e delle proiezioni a sette giorni, in Piemonte emerge che ogni 100 sintomatici in più si devono attendere entro pochi giorni 16 ricoveri ordinari, e ogni 100 ricoveri ordinari ce ne sono 16 in terapia intensiva”.

Sempre in quest’ottica l’assessore ha ricordato appunto che “il 13 maggio è stato siglato l’accordo con i medici di medicina generale, che ha moltiplicato capillarmente la possibilità di intercettare il virus sul territorio. Abbiamo messo diversi milioni su questo contratto integrativo”.

Il carico degli ospedali alla data di ieri ha fatto registrare “3187 posti occupati per il Covid su una disponibilità di 5580. L’incremento nelle TI è lineare. Non si sta assistendo a un incremento rapido, ma a una costanza di aumento. Tuttavia con questi numeri nessun sistema sanitario al mondo può dare una risposta certa per lungo tempo”. Icardi ha anche spiegato che rispetto alla prima ondata, oggi abbiamo pressione sui posti ordinari e meno su quelli di terapia intensiva.

“L’andamento dei ricoveri ordinari mostra incremento dal 16 agosto. Sino a quel punto eravamo a 2 posti letto occupati. Nel periodo estivo i casi erano in maggioranza importati (il 59 percento), cioè avvenuti altrove. Dal 14 settembre è ricominciato l’aumento esponenziale”.

Icardi, nel corso della sua informativa, ha anche ripercorso nel dettaglio tutte le iniziative intraprese dalla Regione Piemonte per fronteggiare l’emergenza Coronavirus, a partire dal febbraio scorso. Ha rifiutato le critiche che accusano la Sanità piemontese di navigare a vista, descrivendo in modo dettagliato le decisioni prese e le direttive impartite alle Asl, chiarendo anche come i protocolli prevedano particolareggiatamente le azioni da intraprendere secondo i parametri registrati e i report settimanali che tutte le Regioni inviano al Ministero.