ilTorinese

Il Pd: “Gli infermieri confermano gli errori nella pandemia”

Il gruppo di lavoro regionale di indagine sull’epidemia covid19 ha audito oggi le rappresentanze sindacali degli infermieri.

Le organizzazioni hanno innanzitutto lamentato una carenza di confronto e coinvolgimento che persiste anche in questa fase della pandemia: un tema tristemente ricorrente nelle interlocuzioni con le rappresentanze sindacali.

Emerge in maniera significativa una disponibilità, oltre 500 unità, di personale OOSS e infermieristico in graduatoria per posti a tempo indeterminato (almeno nelle ASL di AT, CN, NO, AL), a cui però non si attinge preferendo soluzioni precarie consentite dalle normative eccezionali ora vigenti, a cui aggiungere quelle che sono trasformazioni di contratti interinali. Addirittura, in alcune aziende, le assunzioni a tempo indeterminato sarebbero inferiori rispetto a quelle degli anni precedenti. Un tema significativo, specie alla luce della competizione tra sistemi regionali e i sistemi pubblico e privato, per accaparrarsi personale: siamo dell’idea che occorra spingere sulle assunzioni con maggior decisione.

Le OOSS si sono, infine, a lungo soffermate sulle difficoltà di accesso al tampone nel corso della prima ondata e sulla difformità, ancora presente, nell’applicazione dei protocolli di screening per gli operatori nella seconda ondata: alcune ASL e ASO non hanno ancora effettuato neanche il primo controllo previsto dal 3 settembre.

Drammatica, inoltre, è la gestione della differenziazione dei percorsi, che, anche in questa seconda fase, non riescono separare quelli puliti da quelli sporchi. Mancano le aree grigie negli ospedali e sul territorio gli infermieri passano da servizi in contesti Covid, come le RSA dove vengono inviati, a servizi in contesti puliti, magari sul territorio. Occorre garantire al personale un accesso periodico e diretto ai servizi di diagnosi del Covid19, per garantire la sicurezza dei lavoratori e l’operatività del sistema ospedaliero e l’Unità di crisi deve farsi carico di verificare la puntuale applicazione delle sue disposizioni da parte delle aziende.

Raffaele Gallo. Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale

Domenico Rossi, Vicepresidente Commissione Sanità

Daniele Valle, Coordinatore Gruppo di indagine sul Covid19

Smog, livello arancio: stop ai Diesel Euro 5 dalle 8 alle 19

Torino con i valori alti per quanto riguarda la circolazione dei veicoli e lo stagnare delle polveri sottili.

L’Arpa lo ha rilevato nel fine settimana per la prima volta dal primo ottobre scorso, data in cui sono entrati in vigore i provvedimenti per il miglioramento della qualità dell’aria.Le limitazioni del traffico più inquinante passa al livello arancio.
La concentrazione delle polveri sottili nell’aria di Torino ha, infatti, superato i 50 microgrammi al metro cubo, mantenendosi sopra tale soglia per più di quattro giorni consecutivi.
Da domani, martedì 17 novembre, per il trasporto persone alle limitazioni permanenti già in vigore si aggiungono i blocchi sui veicoli diesel fino a Euro 5 e sui veicoli benzina fino a Euro 1, dalle 8 alle 19. Per il trasporto merci (categorie N1, N2, N3) scatta invece il divieto di circolazione dei veicoli diesel con omologazione Euro 3 e Euro 4, dalle 8 alle 19 (nei giorni festivi dalle 8.30 alle 14 e dalle 16 alle 19).
Attenzione alle multe quindi.Oltre al divieto di circolazione Covid,senza validi motivi di lavoro,salute ed assoluta necessità,c’è d’aggiungere anche questo.

Vincenzo Grassano

Francesca Lavazza presidente di Adisco Piemonte

Francesca Lavazza ha assunto la carica di Presidente di Adisco Sezione Piemonte. In oltre venti anni di attività, la sezione piemontese di ADISCO ha contribuito in maniera significativa alla ricerca scientifica, alla cultura della donazione del sangue cordonale e alla riqualificazione degli spazi ospedalieri dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, sotto la guida di Maria Teresa Rey Lavazza, che ne è stata Presidente fino alla sua scomparsa lo scorso luglio.

 

Proprio con Francesca Lavazza in carica è stato avviato il 21 ottobre scorso l’ultimo grande intervento dell’associazione, che porterà alla realizzazione degli Ambulatori di Oncologia pediatrica del primo piano dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino. Il progetto architettonico, a cura dello studio Miroglio & Lupica Architetti, si articola su una superficie di più di 1000 mq: il futuro reparto si articolerà in 15 ambulatori4 camere di degenza temporanea3 sale di attesa7 studi medici, oltre ad una serie di servizi e spazi riservati al personale ospedaliero. Il cantiere avrà una durata prevista di 5 mesi, in modo da poter rendere disponibili i locali per la primavera 2021. .

 

Anche il rinnovato reparto sarà sinergico alle attività di Oncoematologia Pediatrica. Sostiene Franca Fagioli, Direttrice del Dipartimento Patologia e Cura del Bambino Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino: La riqualificazione degli ambulatori porterà a una migliore assistenza per i pazienti, affetti da patologie oncologiche e ai loro familiari, che dovranno usufruire del servizio. Gli interventi comporteranno la realizzazione di quattro elementi chiave per gli ambulatori

1.   un doppio percorso di entrata e uscita: uno dedicato ai pazienti isolati da contatto, e l’altro a tutti gli altri pazienti non isolati inclusi i pazienti off-therapy;

2.   stanze di visita confortevoli e a misura di bambino e adolescente dotate di tutti gli strumenti necessari per visitare un bambino/adolescente off-therapy.;

3.   una sala di attesa e un ambulatorio dedicati ai pazienti sottoposti a Trapianto di Cellule Staminali Emopoietiche ( in quanto pazienti altamente immunodepressi e particolarmente a rischio infettivo

4.   spazi adeguati alla gestione delle sperimentazioni cliniche (gestione dei pazienti coinvolti, dei documenti, dei prodotti biologici, dei farmaci sperimentali) che devono necessariamente avvenire in condizioni sicure e controllate

5.   spazi adeguati per effettuare colloqui psicologici con pazienti e familiari.  L’attività riguarda tutte le nuove diagnosi e i pazienti off therapy che necessitano di sostegno. Nello specifico occorre che presso lìAmbulatorio vi sia un numero di spazi adeguati per interventi psicologici sia con bambini piccoli sia con adolescenti e genitori.

 

Tanti, negli ultimi anni, i progetti a supporto dell’ospedale infantile di Torino: la creazione, nel 2013, del Day Hospital di Oncoematologia pediatrica; l’apertura, nel 2016, del reparto L’Isola di Margherita, pensato per bambini e ragazzi colpiti da malattie rare o inguaribili che necessitano di un sostegno concreto a tutto campo; l’inaugurazione, nel 2018, del nuovo Pronto Soccorso Pediatrico del Regina Margherita; l’ultimo grande intervento, nel 2019, che ha messo a disposizione dell’ospedale infantile una rinnovata degenza di Oncoematologia pediatrica.

 

“In questi anni di attività, sotto la guida di mia madre Maria Teresa Rey Lavazza, ADISCO Sezione Piemonte ha contribuito, in maniera solida e continuativa, al rifacimento di quattro reparti dell’Ospedale Infantile Regina Margherita e ai progressi nella qualità della ricerca scientifica e medica –  dichiara Francesca Lavazza, presidente ADISCO Sezione Piemonte . “Sulla linea delle azioni degli ultimi anni, pianificheremo il futuro dell’associazione per i prossimi 20 anni con l’ambizione, e la concretezza che hanno sempre caratterizzato progetti e interventi di ADISCO Sezione Piemonte. L’obiettivo è di creare un vero e proprio modello economico di proficua collaborazione tra pubblico e privato. Un modello, quello di ADISCO Sezione Piemonte, che può essere di ispirazione per altre realtà che operano a livello nazionale ed internazionale”.

 

 

IL NEGOZIO SOLIDALE DI NATALE

 

Tra le iniziative portate avanti da ADISCO Sezione Piemonte ritorna l’appuntamento con il Natale, nonostante il difficile momento attuale dovuto alla diffusione del Coronavirus e ai provvedimenti ministeriali, che hanno portato alla temporanea chiusura al pubblico dello store di via Lagrange: sulle pagine social di ADISCO Sezione Piemonte (Facebook: Adisco Piemonte; Instagram: adisco_piemonte), sarà possibile vedere l’offerta del negozio e vivere l’atmosfera natalizia che ha sempre caratterizzato lo store di via Lagrange 5/D.

Per qualunque informazione sui prodotti disponibili, personalizzazioni e modalità di consegna/spedizione dei prodotti, è possibile chiamare il numero 349 076 53 95. I prodotti, tutti dedicati al Natale e alle idee regalo, sono moltissimi: dalle decorazioni agli alberi di Natale, dai dolci e panettoni ai servizi per la tavola, fino alle composizioni regalo, gioielli e bijoux.

 

Prima infusione di CAR-T su una giovane affetta da Leucemia

Per la prima volta nei giorni scorsi una giovane paziente di 25 anni, affetta da una forma di Leucemia Linfoblastica Acuta, refrattaria alla chemioterapia, è stata sottoposta a terapia con CAR-T (Tisagenlecleucel), presso l’Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino.

Tisagenlecleucel è uno dei primi farmaci ottenuti mediante la trasformazione in vitro di linfociti T del paziente stesso, al fine di esprimere un particolare costrutto molecolare, denonimato Chimeric Antigen Receptor (CAR), che rende queste cellule in grado di riconoscere ed eliminare selettivamente le cellule neoplastiche.

Nel 2019 l’Agenzia Italiana per il Farmaco, sulla base dei risultati dello studio Eliana, pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2018, lo ha autorizzato per il trattamento di alcune forme recidivate e/o refrattarie di Leucemia Linfoblastica Acuta nella popolazione sino ai 25 anni di età. Si tratta di un farmaco caratterizzato da promettenti risultati in termini di efficacia ma che in relazione alla complessità degli effetti secondari che è in grado di determinare necessita di essere somministrato in Centri ad elevata specializzazione.

La possibilità di poter avviare tale programma anche presso l’Oncoematologia pediatrica nasce dalla volontà del suo Direttore, la professoressa Franca Fagioli dell’Università degli Studi di Torino, direttore del Programma Trapianti Metropolitano di Torino (CTMT), di poter offrire anche sul territorio piemontese questa possibilità terapeutica, arricchendo la ventennale esperienza maturata nel campo del trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche anche delle sue più recenti evoluzioni, quali appunto la terapia con Tisagenlecleucel.  Per fare questo è stato necessario creare all’interno dell’ospedale un apposito team di specialisti con specifiche competenze nella gestione di questo farmaco composto da medici oncoematologi, medici consulenti, infermieri, dirigenti biologi, farmacisti, specialisti in aferesi e medicina trasfusionale, data managers e study coordinators, che hanno operato in stretta connessione per arrivare alla somministrazione del farmaco.

Un ruolo fondamentale è stato anche svolto dalla Direzione aziendale della Città della Salute di Torino diretta dal Commissario dottor Giovanni La Valle), che ha istituito di concerto con il dottor Francesco Cattel (Direttore della Farmacia aziendale) un organo aziendale denominato CAR-T team finalizzato alla organizzazione ed all’armonizzazione del percorso terapeutico di tutti i pazienti sottoposti a questa terapia all’interno dell’Azienda.

La paziente, inizialmente seguita presso l’Ematologia dell’ospedale Molinette dalla dottoressa Ernesta Audisio e dal dottor Alessandro Busca, è stata quindi presa in carico dal team della prof.ssa Fagioli, composto tra gli altri da Elena Vassallo, Nicoletta Bertorello, Francesco Saglio ed Ivana Ferrero, che hanno seguito le ultime fasi della terapia fino alla somministrazione del farmaco.

Attualmente la paziente è ricoverata presso il Centro Trapianti dell’ospedale Infantile Regina Margherita in buone condizioni generali per il monitoraggio delle possibili tossicità del trattamento praticato. I primi esiti della terapia saranno valutabili tra circa un mese, ma ovviamente per determinarne la riuscita complessiva occorrerà attendere un adeguato follow up pluriennale.

(foto: il Torinese)

“Un canale televisivo Rai per sostenere la cultura”


La cultura non deve morire di Covid-19. Il lockdown ha chiuso i teatri, il cinema, i concerti e ogni altra forma di fruizione culturale.

Questa necessaria decisione governativa, se da un lato permette di contrastare più efficacemente il propagarsi del virus, sta mettendo in ginocchio gli operatori culturali e sta privando noi cittadini di una componente fondamentale della conoscenza. Una possibile risposta c’è! La Rai, che vive grazie al nostro canone televisivo, dedichi un canale solo alla produzione culturale, acquistando per tutto il 2021 spettacoli e concerti da registrare nei teatri, nei cinema, nei circoli e in ogni luogo delle nostre città. Mandare in onda ogni giorno, a tutte le ore, eventi culturali renderebbe il nostro “stare a casa”, per noi e per i nostri ragazzi, più sopportabile e aiuterebbe una categoria peofessionale che merita tutto il nostro sostegno. Perchè con la cultura non solo si mangia, ma con la cultura si vive!

 

Inviato da iPhone

Container per senza fissa dimore. Petrarulo interroga

“Apprendiamo dai quotidiani locali che sono stati allestiti 30 container, per i senza fissa dimora, vicino allo Stadio della Juve: con questi nuovi 60 posti letto si arriva ad un totale di 800 in tutta la città.  Con l’arrivo del freddo e l’aggravarsi della pandemia, la situazione, senza controlli sanitari accurati non limitati alla sola misurazione della temperatura, rischia di trasformarsi in una bomba a orologeria”. 
Così il Capogruppo del Gruppo consiliare Lista Civica Sicurezza e Legalità Raffaele Petrarulo che ha richiesto le comunicazioni urgenti della Sindaca nella prossima seduta del Consiglio Comunale, che però non sono state accettate,  per sapere come mai “non si siano previsti almeno test veloci, all’ingresso, per gli utenti, visto il grave momento sanitario che stiamo vivendo.  Questo rifiuto ci preoccupa molto, perchè sono state respinte a scapito di un intervento importante a maggior tutela sia di tutti coloro che usufruiscono di tali possibilità sia di coloro che prestano il loro servizio in tali strutture quali volontari e agenti di Polizia Municipale lì allocati”.

Celebrare Messa non è un mestiere qualsiasi

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Oggi ho partecipato su Facebook ad una Messa celebrata nella Basilica di Sant’ Antonio di Padova . Già altre volte mi era capitato di essere deluso , ma oggi la delusione è stata molto più forte

L’insistere costantemente sulla morte in agguato certo non aiuta chi è già ossessionato dalla pandemia. E’ un modo sbagliato di affrontare il tema. Dalla Chiesa ci si attende altro, una comprensione umana sulla fragilità della vita che, in momenti tragici come questi, cerchi di dare un po’ di fiducia e di serenità. Non si chiede del facile ottimismo,che sarebbe impossibile oltre che falso, ma almeno qualche parola in più sarebbe doverosa. Mi capitò  anni fa di partecipare a due funerali lo stesso giorno in uno stesso ospedale e ascoltai la medesima omelia con la sola sostituzione del nome del defunto. Una routine da impiegato di banca,  non da sacerdote che celebra in un momento importante della vita di altri uomini. Ho avuto modo di ascoltare di recente il
Cardinal Ravasi sulla pandemia e ho tratto dalle sue parole conforto illuminante.  Il padre Antonio che celebra Messa nella Chiesa camilliana di “San Giuseppe “ di Torino, ha degli spunti sempre degni di riflessione , a volte persino ai limiti di un’ “eresia“ intimamente sofferta. In momenti come questi non occorrono dei don Abbondio, ma dei Padri Cristoforo che muoiono, assistendo gli apprestati nel lazzaretto.

Noi abbiamo vescovi che chiudono le chiese o parroci che sono costretti ad annullare le Messe perché colpiti dal virus. Non mi illudo, in una società appiattita all’insegna della mediocrità più banale, di trovare grandi sacerdoti. Io ad Alassio, a Pasqua, ne ho incontrato uno di grande umanità e di autentica e robusta religiosità. Lo conoscevo e lo
apprezzavo da tempo, ma non mi ero mai rivolto a lui per motivi religiosi.

Questi non sono tempi normali e anche i preti mediocri non debbono permettersi di ripetere banalità e superficialità che creano ulteriore sconforto. Devono essere più responsabili: sono i medici dell’anima. La morte è un tema tremendo, un tema molto individuale,  molto drammaticamente privato, di fronte a cui ci sentiamo soli .  Preti che ripetono le prediche degli anni precedenti e non si immergono nelle fragilità e nelle angosce umane di questi tempi, non sono adeguati ai momenti di ferro che viviamo. Non si tratta di chiudere preventivamente le chiese, si tratta di aprire i cuori, di essere vicini effettivamente a chi soffre e teme la morte. Cristo in croce ha dato conforto al buon ladrone che era al suo fianco. Io ho ritrovato le ragioni della fede rileggendo Manzoni. Che tristezza ascoltare preti che celebrano Messa come svolgessero un mestiere qualsiasi.  Non pretendo Don Primo Mazzolari che parlava del suo fratello Giuda.  Non pretendo il
Cardinal Martini, che pure mi sembro’ sempre abbastanza algido nella sua lucida cultura, mi accontenterei di un buon parroco di campagna abituato a convivere con le miserie e con il dolore umano . Non c’è bisogno di chiacchiere sociologiche e di predicozzi politici e pauperistici che lasciano il
tempo che trovano, ma c’è’ bisogno di humanitas cristiana, di un Agostino inquieto e peccatore e di non della fredda ragione tomistica che non non coglie il male di vivere di Montale e le inquietudini che rendono difficile il sonno ed increspano la squallida quotidianità,rubandoci la speranza e cancellando anche quella poca gioia di vivere che dava un senso alla vita. Forse mi manca il confronto con uno dei più grandi amici della mia vita Giovanni Ramella ,uomo di grande fede cristiana, che mi parlava dei suoi amori, delle sue speranze, delle sue donne con quell’umanità che solum era sua.

Era un uomo intero in cui la cultura si coniugava con la fede e tutte e due si fondevano con l’essere uomini. A volte parlavamo del grande latinista marxista Concetto Marchesi e della sua umanità, a volte lui mi parlava del suo maestro, il Cardinale Michele Pellegrino, che io, forse sbagliando, consideravo un intellettuale algido più che un pastore di anime. Giovanni Ramella in questi tempi bui sarebbe stato non solo un amico, ma una guida spirituale ineguagliabile.

(Nella foto in bianco e nero Quaglieni e Ramella)

 

La Prefettura e le banche

Importante iniziativa della Prefettura di Torino sul Credito alle piccole aziende.  Le Banche applichino maggiormente il Decreto Credito per le piccole aziende anche perché hanno  la garanzia dello Stato al 100%
 
Come scritto su  Repubblica quest’anno le Banche hanno diminuito le somme prestate. Le Banche hanno ridotto gli attivi di rischio , L’ UniCredit  Di 42 miliardi, Banca Intesa 13 miliardi .
 
Se la economia italiana impiegherà più tempo di tutti gli altri Paesi a riprendersi dalla pesante perdita economica di questo anno orribile lo si deve anche alla insufficienza dei Decreti governativi. Il famoso Ristoro è stato molto inferiore al ristoro tedesco che alle piccole aziende ha ristorato il 75% del fatturato perso. Il Decreto che rischia di creare gravi problemi nei prossimi mesi è quello del CREDITO. Invece di mettere in moto 400 miliardi di credito ne ha messi in moto solo 90. 70.000 domande di credito da 25.000 euro, quello garantito al 100% dallo Stato, non ha ottenuto risposta positiva da parte delle Banche , molto sparagnino .
Per queste 70.000 piccole aziende il secondo Lockdown rischia di essere fatale.
Il Prefetto di Torino, Claudio Palomba, incontra La Associazione Bancaria, Banca d’Italia e le Associazioni delle imprese torinesi per firmare un PATTO ANTIUSURA. Iniziativa lodevole ma sarebbe molto più importante prevenire chiedendo alle Banche che , vista la garanzia al 100% da parte dello Stato, conceda il credito alle piccole aziende che in questo modo potrebbero ristrutturare i propri debiti nei confronti di fornitori e di agenzie fiscali.
Anche nel campo del credito PREVENIRE è la migliore regola anche perché altrimenti per la prima volta nel dopoguerra alcune aziende dovrebbero chiudere per un Decreto governativo che ha imposto la chiusura delle attività.
 
Mino Giachino

Picchiati e costretti da una banda criminale a spacciare per ripagare il debito

I carabinieri arrestano 4 persone

All’alba di oggi, in Moncalieri, 30 Carabinieri del Comando Provinciale di Torino, con il supporto dei colleghi del Nucleo Cinofili di Volpiano (TO) e del Nucleo Elicotteri di Volpiano (TO), hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torino, su richiesta della locale Procura, nei confronti di 4 italiani ritenuti responsabili, a vario titolo, di sequestro di persona, rapina, estorsione, minaccia e lesioni aggravate e spaccio di sostanze stupefacenti.

L’indagine, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Moncalieri, trae origine da una denuncia presentata, nel dicembre 2019, da un italiano di 32 anni, che era stato sequestrato e caricato su una macchina fuori da una discoteca dai suoi aguzzini, con la finalità di obbligarlo a lavorare per loro. Il giovane nell’occasione, riuscì a liberarsi e a scappare, gettandosi dall’auto in corsa.

Le successive indagini condotte dai Carabinieri hanno consentito di acclarare come i quattro appartenenti al gruppo criminale, che gestivano una florida attività di spaccio di sostanze stupefacenti presso alcuni locali pubblici della provincia di Torino, costringessero i loro clienti morosi in quanto in “ritardo” con i pagamenti della droga, a spacciare per loro al fine di ripianare i debiti contratti. In caso contrario la banda non esitava porre in essere raid punitivi con percosse e sequestri, impossessandosi talvolta anche dei loro beni personali, come auto e telefoni cellulari.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Valeria Parrella   “Quel tipo di donna”  – HarperCollins –   euro 16,00

Questo è un breve romanzo on the road che, in poco più di 100 scorrevolissime pagine, racconta le avventure di 4 amiche che decidono di fare un viaggio in Turchia durante il Ramadan. Quattro giovani donne che non incarnano il tipo di persona che si trincera dietro una rassicurante serie di schemi prestabiliti: non temono la solitudine, non hanno bisogno di un compagno e affrontano la vita senza mai smettere di sperimentare e imparare.

Carola e Dolores, entrambe dei gemelli, sono spavalde, solari e allegre al limite dell’irresponsabilità; Camilla e la voce narrante sono invece due capricorni precise, quasi maniacali, organizzatissime e prudenti.

A legarle è una profonda amicizia e il mutuo soccorso quando la vita si fa più pesante. Sono insieme per metabolizzare una perdita tra le più dolorose, difficile da affrontare  in solitaria. Lasciano in attesa a Napoli lavoro, figli o amori, e si ritagliano uno spazio tutto per loro.

Non sono donne tradizionali, amano sentirsi libere, escono da sentieri stereotipati, più che sulla programmazione del futuro si concentrano sul vortice del presente, sono profondamente autentiche, anche se piene di contraddizioni.

Soprattutto sono complici, sanno convivere con le loro fragilità e questo tour ha un alto valore liberatorio «Si stava così bene che ci fermammo molti giorni: la bellezza di questi viaggi è che hai un volo di partenza e  uno di ritorno, e poi ci puoi costruire dentro il tempo come meglio viene…».

Viaggiano a bordo di una Mercedes bianca da camorrista, dormono in ostelli e improvvisano con modalità fricchettone; passano da una metropoli fascinosa e moderna come Istanbul ai cunicoli sotterranei dei Camini delle fate in Cappadocia, per arrivare alle coste dell’Antalia e nuotare insieme alle tartarughe.

Sono forti, indipendenti, un po’ incasinate, e vi entreranno nel cuore.

 

 

John Niven  “La lista degli stronzi”   – Einaudi-    euro  17,50

Ha qualche appiglio nell’attualità l’ultimo romanzo dello scrittore scozzese 52enne John Niven, che imbastisce una trama fantapolitica, dissacrante, satirica e a tratti spietata, ambientata in un futuribile 2026 a stelle e strisce.

C’è molto Trump (e sue derive) in queste  pagine in cui Ivanka è la prima Presidente donna degli Stati Unti d’America, dopo due mandati del padre (all’ennesimo matrimonio con una bellona, mentre Melania è morta in un incidente di elicottero).

Il paese è controllato dalla famiglia del tycoon e sprofonda nel conservatorismo più bieco; tra xenofobia ai massimi livelli, uso e possesso delle armi come norma, mentre conquiste come l’aborto sono state spazzate via.

Frank Brill è un ex reporter di 60 anni che la vita ha massacrato con immani  tragedie, ed ora gli lascia pochi mesi da passare con un cancro che lo divora.

Vive da solo a Schilling nell’Indiana e non ha dubbi su cosa fare nel poco tempo che gli resta. E’ solo, non ha più niente da perdere, stila una lista di bersagli – tra il personale e il politico- e parte deciso per ammazzarli.

Man mano che procede nei nuovi panni di spietato serial killer scopriamo le ferite della sua tragica esistenza.

Tre mogli, 2 figli e la morte sempre pronta ad aggredire i suoi affetti più cari.

Nella scuola dove insegnava la moglie Pippa e studiava il loro figlio di 5 anni Adam, un pazzo si è messo a sparare all’impazzata, facendo una carneficina che ha falciato anche loro.

Quando Frank li seppellisce, si rifà viva la figlia 15enne del secondo matrimonio, Olivia, con la quale non parlava da tempo. Riallacciano i rapporti, ma la ragazza muore 7 anni dopo, dissanguata in seguito a un aborto clandestino e illegale.

Brill di conti da saldare ne ha almeno 5: dal professore di educazione fisica che aveva violentato il suo carissimo amico poi morto suicida, al secondo marito della ex moglie, un bieco dentista che l’aveva derubata e fatta finire distrutta dall’alcol.

Fin qui le questioni strettamente private…poi ci sono anche i responsabili politici di nefandezze e decisioni che sono all’origine dei suoi lutti; come l’uso indiscriminato delle armi o la pratica dell’aborto fuorilegge …fino a d arrivare ancora più in alto.

Un romanzo ad alto tasso di adrenalina che è anche una feroce critica della politica americana.

 

John Banville  “Le ospiti segrete”   -Guanda-   euro 19,00

Questa volta il pluripremiato scrittore irlandese indaga sul privato della famiglia reale inglese sullo sfondo di una pagina storica drammatica.

Siamo nel 1940 e Londra si disfa sotto i pesanti bombardamenti tedeschi; la famiglia reale vuole stare accanto al popolo dilaniato, ma si pone il problema di mettere in salvo le due principesse Elizabeth e Margareth che all’epoca avevano 14 e 10 anni.

Il luogo più idoneo sembra l’Irlanda, rimasta paese neutrale in una guerra che metterà in ginocchio mezza Europa.

E’ così che le loro maestà vengono spedite, in gran segreto e sotto nomi fittizi, nella maestosa dimora di Clonmillis Hall, del Duca di Edenmore, che è un parente alla lontana della famiglia reale.

Il romanzo è il racconto del periodo in cui “Ellen”  e “Mary” si trovano per la prima volta lontane dai genitori, affidate all’agente dell’MI5, Celia Nashe (che finge di essere la loro governante) e al detective angloirlandese Strafford.

La Repubblica d’Irlanda è si neutrale al conflitto mondiale, ma per nulla ben disposta verso la Gran Bretagna… e l’identità delle due fanciulle non può essere nascosta a lungo.

Mentre loro vanno alla scoperta dell’augusta dimora che le ospita, manifestano già le diverse inclinazioni dei loro caratteri e si scontrano in svariati litigi. Elizabeth è abilissima a cavalcare e dimostra una sorprendente forza d’animo; mentre Margareth è più capricciosa e indolente.

Poi le cose si movimentano perché iniziano a circolare voci sulla loro presenza. Se la notizia dovesse arrivare all’IRA, la loro incolumità sarebbe a rischio e con essa la Corona stessa.

A infittire la trama aggiungete poi imboscate e incendi, la presenza di un’arcigna governante, del diplomatico britannico Richard Lascelles, e di un fattore enigmatico che piace ad entrambe le fanciulle ma che non se le fila per nulla…..

 

Suad Amiry  “Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea”  -Mondadori-  euro  18,00

La scrittrice e architetto palestinese Suad Amiry affida alle pagine di questo romanzo la storia delle vite dell’ 84enne Shams e dell’86enne Subhi, che le hanno aperto i loro cuori e affidato le loro memorie. Due personaggi che sono l’emblema della tragica storia  di un intero popolo e della catastrofe che segnò l’esproprio violento delle terre e delle proprietà dei palestinesi da parte dello  stato di Israele. L’autrice dedica il libro a suo padre e a tutti quelli che sono morti nella diaspora palestinese degli anni  40.

L’avvio del romanzo risale al 1947 quando la Palestina era amministrata dagli inglesi e Giaffa era  una città fiorente e carica di promesse, che viveva di coltivazione di arance e commerci vari.  Allora era possibile imbastire i sogni di una vita su misura, come faceva il geniale ragazzino Subhi che smontava e riassemblava qualunque oggetto puntando a diventare il meccanico più abile di Giaffa. Quando risolve un problema di irrigazione per un ricco uomo d’affari, questo lo ricompensa regalandogli un abito su misura di pregiata stoffa inglese, ed è intorno a questo grande tesoro che si sviluppa la storia di Subhi. Sogna di indossarlo al suo matrimonio con la ragazzina che gli ha preso il cuore, Shams.

Ma la Storia si mette di mezzo: nel 1948 il governo britannico pone ufficialmente fine al mandato sulla Palestina ed esplodono le tensioni  tra arabi ed ebrei.

La superiorità militare degli ebrei è evidente e la vita di milioni di persone viene stravolta. Attentati, espropri, stupri e violenze inaudite mettono in fuga gli abitanti di Giaffa: in molti muoiono, le famiglie vengono smembrate e chi sopravvive si vede portare via tutto e relegare in ghetti in cui gli arabi vengono confinati.

La vita di Subhi viene stravolta e a lui rimane l’abito inglese e il sogno d’amore per Shams.

Alla ragazzina il destino riserva la separazione dai genitori, l’apparizione di una mucca “ebrea” la cui macellazione sarà fonte di guai e due sorelline terrorizzate.

Le loro tragedie private si innestano sulle pagine di storia che vedono arabi da una parte, ebrei e nascita dello Stato di Israele dall’altra: pagine intrise di sangue, sofferenza e perdite devastanti.