ilTorinese

A Torino i funerali delle sorelline uccise dal crollo dell’albero

A Torino, venerdì, si terranno funerali di Malak e Jannat Lassiri, le due sorelline  di 14 e 3 anni, morte a causa del crollo di un pioppo caduto sulla loro tenda in un campeggio di Marina di Massa, in Toscana,  dove stavano passando  le vacanze con la  famiglia. 

La cerimonia funebre si svolgerà al Cimitero Parco di corso Orbassano. Le esequie sono state annunciate da un biglietto fissato sulla porta  di casa, alle Vallette, dove il vicinato vicinato ha organizzato un  di ricordo in piazza Montale e  una raccolta fondi a favore del papà Hicham e della mamma Fatima.

I genitori con gli altri figli, Nissrin Tarik di 9 che erano nella tenda quando l’albero è caduto, sono in Toscana  dove hanno aspettato il permesso per le salme delle ragazzine.

Coronavirus, una nuova vittima e 75 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

26.881 PAZIENTI GUARITI E 449 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 26.881 (+23 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3370 (+1) Alessandria, 1610 (+3) Asti, 848 (+0) Biella, 2567 (+10) Cuneo, 2.401 (+0) Novara, 13.775 (+9) Torino, 1142 (+0) Vercelli, 986 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 182 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 449 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SONO 4148

1 decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione, nessuno oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è quindi di 4148 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 681 Alessandria, 256 Asti, 208 Biella, 399 Cuneo, 373 Novara, 1836 Torino, 223 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 33.064 (+ 75 rispetto a ieri, di cui 58 asintomatici. Dei 75 casi, 35 screening, 33 contatti di caso, 7 con indagine in corso. I casi importati sono 34 su 75, i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4183 Alessandria, 1919 Asti, 1079 Biella, 3135 Cuneo, 3038 Novara, 16.486 Torino, 1565 Vercelli, 1185 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 286 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 188 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 7 (come ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 92 (+2 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 1487

I tamponi diagnostici finora processati sono 601.368di cui 336.403 risultati negativi.

Due fratelli caduti nel silos di mangime: uno muore, grave l’altro

Un nuovo  Incidente sul lavoro, questa volta in un’azienda agricola di Cavallermaggiore, nel Cuneese

Due operai che stavano controllando un silos di 40 metri, pieno di mangime per animali, sono caduti all’interno a causa della caduta del tetto. Sono stati trasferiti con l’elisoccorso al Cto, in gravi condizioni. Uno dei due è deceduto nel corso della mattinata. Si tratta dei figli del proprietario dell’azienda. Le cause del crollo del tetto sono al vaglio dei carabinieri.

Leo amore di mamma

Qua la zampa / È di razza blasonata ma non si da’ troppe arie. Anzi, è un tipo alla mano: gli basta mangiare, giocare e dormire a volontà.

Leone, per gli amici Leo, il piccolo Scottish  Fold  British che vedete in foto, è il gatto adorato e viziatissimo di “mamma” Dani. Come darle torto? Inviateci le fotografie dei vostri animali da compagnia con una breve “nota biografica“, le pubblicheremo sul Torinese!

La Regione: “La febbre si misuri a scuola” Mezzo milione di euro per i termoscanner

Incontro ieri pomeriggio in Regione per affrontare le criticità legate alla ripartenza dell’anno scolastico.

C’erano il Presidente della Regione Alberto Cirio e gli Assessori all’Istruzione, alla Sanità, ai Trasporti, alla Ricerca Covid e alla Semplificazione con il Direttore dell’Usr, il Prefetto di Torino e i rappresentanti degli Enti locali, Anci, Anpci, Upi, Uncem e Ali (Legautonomie).

Presenti anche il Capo di Gabinetto del Presidente della Giunta regionale, i Direttori degli Assessorati, il Responsabile del Settore Prevenzione della Sanità, il Direttore del Dirmei (Dipartimento interaziendale malattie ed emergenze infettive) e il Responsabile dell’Area Giuridica dell’Unità di Crisi della Regione.

Durante l’incontro il Presidente della Regione e l’Assessore all’Istruzione hanno ribadito all’Usr la richiesta che la misurazione della temperatura venga effettuata a scuola, trattandosi di un elemento  di prevenzione troppo delicato e importante, che non può essere lasciato alla sensibilità delle singole famiglie. L’Usr farà una indagine interna per verificare questa possibilità. Il Presidente e l’Assessore hanno inoltre comunicato che la Regione stanzierà, già nelle prossime ore, 500 mila euro per l’acquisto di termoscanner da distribuire direttamente a tutte le 542 Autonomie scolastiche piemontesi a cui fanno capo 3200 plessi.

In ogni caso, dal momento che il Governo non ha previsto nessuna forma di verifica che la temperatura venga effettivamente misurata a casa, la Regione sta valutando di introdurre dei meccanismi di controllo con una apposita ordinanza per sollecitare l’attenzione sul tema da parte delle famiglie.

 

Vendemmia 2020 con uve sane, quantità e qualità elevate

Confagricoltura:  In questi giorni protagonisti l’Alta Langa, Moscato e Brachetto

“Stiamo seguendo con attenzione e dedizione, come ogni anno, l’andamento della vendemmia, quello che è l’appuntamento più importante dell’anno per la viticoltura, che nella nostra provincia vanta un numero elevato di varietà di uve in oltre 10mila ettari coltivati da più di 2000 aziende vitivinicole. Molte di queste sono associate a Confagricoltura.

E non mancano grandi brand del panorama nazionale e internazionale. In altre parole, la viticoltura alessandrina è un fiore all’occhiello per il territorio, simbolo di eccellenza e volano per l’agroalimentare e per il turismo locale” dichiara il presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli di Brondello.
L’annata – chiarisce Confagricoltura – era iniziata con abbondanti piogge in primavera. A seguire il caldo ha fatto partire velocemente il germogliamento delle viti: oggi l’anticipo vegetativo, rispetto all’anno scorso, è di circa una settimana.

ALTA LANGA
In questi giorni si vendemmia Pinot nero e Chardonnay per la produzione dello spumante a denominazione d’origine controllata e garantita Alta Langa.
Giulio Bava, presidente del Consorzio Alta Langa Alte Bollicine Piemontesi, ha dichiarato a Confagricoltura: “Per la nostra denominazione la vendemmia 2020 è in anticipo rispetto allo scorso anno e ai tempi normali, ma nulla a che vedere rispetto alle due settimane di anticipo della fioritura. A parte qualche caso anomalo già raccolto, il 17 agosto si è potuto considerare come l’avvio ufficiale della vendemmia in Alta Langa nelle vigne meglio esposte. I primi grappoli di Pinot nero sono già arrivati nelle cantine, ma le esposizioni e le diverse altitudini delle vigne sgraneranno nel tempo il raccolto, lo Chardonnay, come di consueto, arriverà dopo”.
Le uve sono sane, belle, equilibrate tra maturità e forza acida, anche se quest’ultima sta rapidamente calando con il calore di questi giorni.
La quantità prevista è superiore allo scorso anno sia per resa in vigna che per quella in mosto, si rispetteranno comunque i massimali previsti dal disciplinare.
Si evidenzia la continua diffusione del problema ormai cronico della flavescenza dorata che compromette i vigneti di Chardonnay, mentre non si riscontrano altre fitopatologie diffuse, ma problemi localizzati più legati alle pratiche colturali e alle avversità metereologiche.
“Per l’Alta Langa, che è la prima delle denominazioni raccolta in Piemonte, non si registrano grossi problemi di reperimento della manodopera perché non si sovrappone alla vendemmia di altre varietà” ha commentato il presidente del Consorzio, Giulio Bava.
Non ci sono scorte di prodotto sfuso tutto è stato imbottigliato in primavera e non esiste un mercato per il vino sfuso tanto più in questo momento dell’anno; le quotazione dell’uva mantengono i valori dello scorso anno e il Consorzio non ha ritenuto di suggerire variazioni al valore dell’uva.
MOSCATO
Giacomo Pondini, direttore del Consorzio Asti DOCG, interloquendo con Confagricoltura ha affermato: “Le aspettative riguardo le uve Moscato Bianco per Asti Spumante e Moscato d’Asti della vendemmia 2020 sono sicuramente positive, sia per la qualità che per la quantità, in linea con i parametri richiesti nel disciplinare. Innanzitutto perché non si sono registrate fitopatologie rilevanti: casi sporadici di oidio che nel complesso non vanno ad inficiare il quadro qualitativo generale. Due casi limitati grandine, nelle giornate del 10 e del 20 agosto, hanno interessato in modo marginale rispettivamente le zone di Nizza Monferrato e Santo Stefano Belbo”.
Nel complesso la maturazione dell’acino è avvenuta in modo costante e graduale, presupposto fondamentale per l’espressione aromatica del nostro vitigno.
Si prevede una raccolta vicina al milione di quintali di uva Moscato Bianco per Asti e Moscato d’Asti, che partirà negli ultimi giorni di agosto.
Vendemmia che per gli associati del Consorzio sarà sicuramente più complessa del solito dal punto di vista del reperimento della manodopera, non potendo, causa limitazione agli spostamenti dalle altre nazioni dovuta al Covid 19, ricorrere a personale estero specializzato. Con il rispetto del periodo di quarantena e delle altre misure precauzionali le aziende potranno comunque ricorrere alla manodopera estera, garantendo però la prevenzione e, a fronte di eventuali positività, collaborando con tutti i soggetti coinvolti nella gestione del personale per le dovute comunicazioni. Laddove la raccolta avviene meccanicamente il problema ovviamente non si pone.
“Covid 19 che condiziona inevitabilmente anche il fronte delle vendite – ha sottolineato Pondini – da un lato la situazione riguardante le vendite di Asti e Moscato d’Asti, a livello mondiale, nella prima parte dell’anno, ha fatto registrare un incremento del 4% rispetto al medesimo periodo 2019. Dato determinato dalla crescita delle vendite in grande distribuzione dell’Asti, mentre risulta in leggero calo il Moscato d’Asti, anche a livello Italia, trovando nell’Horeca il proprio canale di vendita preferenziale, canale di cui tutti conosciamo le attuali difficoltà”.
La tendenza è confermata anche dalla consegna delle fascette sostitutive dei contrassegni di Stato, altro indicatore dell’andamento di mercato, gestita direttamente dal Consorzio nei confronti di tutti gli imbottigliatori. Dal dato si evidenzia, fino al mese di luglio, una crescita dell’8% per l’Asti rispetto al solito periodo del 2019, mentre il Moscato d’Asti rimane sui soliti quantitativi del 2019.

BRACHETTO
“Il quantitativo di uva che sta giungendo a maturazione è nella media, paragonabile al 2018, ma in aumento del 10% circa sulla campagna 2019, decisamente scarsa dal punto di vista produttivo. La qualità delle uve è buona e le gradazioni dovrebbero essere in aumento rispetto a quelle dello scorso anno” ha commentato il presidente del Consorzio Tutela Vini d’Acqui, Paolo Ricagno, sentito da Confagricoltura Alessandria.
L’uva brachetto è di buona qualità e si sta aspettando la completa maturazione dei grappoli mentre la produzione dei vigneti 2020 sembra essersi attestata su livelli normali.
Per quanto concerne le problematiche fitopatologiche e tecniche specifiche dell’annata 2020, ve ne sono state diverse e gravi e sono arrivate in vigneto in epoche e modalità diverse. Per quanto riguarda la flavescenza dorata il Consorzio ha notato una diminuzione del fenomeno. Al contrario il mal dell’esca è stato un flagello che, da giugno, ha colpito duramente causando un buon 30% di danni nelle viti che sono morte e dovranno essere sostituite. In questo senso Ricagno pensa che debba essere avviata una riflessione che porti a trattamenti specifici contro questa fitopatologia. Da luglio in poi si sono susseguite altre patologie come lo oidio, che ha danneggiato poco, e la peronospora che, invece, dopo i forti temporali e le bombe d’acqua che hanno investito le vigne, è stata un vero disastro. I coltivatori ora rischiano di trovarsi in una situazione quanto mai scomoda, con una produzione che rileva proiezioni in diminuzione e costi di gestione, al contrario, in aumento dovuti ai nuovi trattamenti per preservare la vite dalle fitopatologie più aggressive.
“Per fortuna il 30/40% degli associati si è convinto che il futuro della viticoltura sarà la meccanizzazione della raccolta che, a fronte dei lavori di modifica dei filari che devono accogliere le macchine vendemmiatrici, comporta costi medi che arrivano alla metà rispetto a quelli della forza lavoro manuale. Siamo a 400/450 euro a ettaro per la vendemmia meccanizzata. Chi si affida alla raccolta manuale, quest’anno, oltre ai soliti problemi di messa in regola degli addetti e di costi di assunzione e contribuzione, avrà a che fare con gli intoppi nel reperire operatori. Prevedo una vendemmia un po’ più lunga del previsto. Inoltre, faccio notare che i costi della raccolta manuale incidono su redditi agricoli che in Piemonte non raggiungono quelli dei colleghi vignaioli di altre regioni. In Piemonte, parlando di denominazioni diffuse e con produzione da decine di milioni di bottiglie, al massimo si arriva a qualche migliaia di euro/ettaro del Moscato bianco per Asti Spumante e Moscato d’Asti DOCG” ha asserito Ricagno.
Come filiera del Brachetto è stata avviata la distillazione ed eliminato la giacenza di 48 mila ettolitri, che avrebbe potuto recare instabilità a un mercato già non particolarmente attivo. “Per il futuro è difficile fare previsioni. L’emergenza Covid ha avuto contraccolpi notevoli su vari canali distributivi. Non sappiamo come i mercati e i clienti reagiranno da settembre in poi. È in questo clima di estrema incertezza che ci avviamo alla vendemmia 2020” ha concluso il Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Acqui.

PROSSIMAMENTE…
Attorno al 10 settembre, tempo permettendo, dovrebbe iniziare la raccolta delle uve Dolcetto.
Verso metà settembre, o più probabilmente all’inizio della terza decade del mese, è previsto l’avvio della raccolta delle uve cortese per la produzione di Cortese dell’Alto Monferrato DOC e di Gavi DOCG.
Per quanto riguarda le uve per la produzione di vini rossi della provincia di Alessandria, la vendemmia inizierà attorno al 20 settembre per l’uva Barbera.
“Vitigni diversi, zone vitate diverse, risposte alle malattie diverse, ma una tecnica colturale che ha un unico obiettivo: ottenere uve di qualità che producano vini di grande valore” ha concluso il presidente Luca Brondelli di Brondello.

I NUMERI DEL VINO PIEMONTESE
(si prega di citare: Elaborazioni Confagricoltura su dati Regione Piemonte)

Anno 2020
Aziende (n.) Superficie vitata (ha)
Provincia

ALESSANDRIA 2.390 10.473,05
ASTI 3.267 13.925,39
BIELLA 160 212,71
CUNEO 4.184 15.643,16
NOVARA 181 511,28
TORINO 1.116 826,30
VERBANOCUSIO-OSSOLA 23 11,27
VERCELLI 136 197,39
10.862 aziende viticole
41.800 ettari di vigneto
20 vini docg e 41 vini doc
2,4 milioni di ettolitri di vino (produzione stimata annata 2020) per volume
complessivo di 320 milioni di bottiglie
54 cantine cooperative con circa 12.000 soci
280 imprese industriali produttrici di vini e distillati con circa 3.300 addetti
14 consorzi di tutela
Export vini piemontesi: circa 195 milioni di bottiglie (60% della produzione) per un valore stimato di 1 miliardo di euro (22% del valore complessivo dell’export agroalimentare piemontese)
Elaborazioni Confagricoltura su dati Regione Piemonte

L’ombra di Pascoli e le campane di Castelvecchio

Il 1895 rappresenta un anno decisivo nella vita di Giovanni Pascoli. Nel settembre si sposa la sorella Ida, causando in lui il secondo “dramma familiare” dopo la tragica morte del padre, assassinato mentre tornava da una fiera il 10 agosto 1867. L’abbandono del “nido” da parte di Ida viene vissuto come un tradimento dal poeta che vede sgretolarsi un nucleo familiare nel quale aveva riposto tutta la fiducia e tutti gli affetti. Da quel momento l’unica fedele compagna della sua vita e depositaria delle sue volontà dopo la morte resterà l’altra sorella Mariù.

Questo è, tuttavia, anche l’anno in cui il poeta si trasferisce a Castelvecchio di Barga, scegliendo, significativamente, per il trasloco il 15 ottobre, data della nascita di Virgilio. Castelvecchio rappresenterà il locus amoenus, l’altro polo geografico dell’esistenza e della poetica pascoliana, insieme alla nativa San Mauro di Romagna.


L’amore per Castelvecchio e per quella villa settecentesca, affascinante e silenziosa, nasce quasi per caso. Il poeta, durante il periodo di insegnamento a Livorno, aveva più volte manifestato il proprio desiderio di trasferirsi in un luogo in campagna nel quale dedicarsi a studi e composizione. Due amici, originari di quel paese, gli indicano Barga e, dopo una visita, Pascoli decide di affittare la villa che, all’epoca, era di proprietà della famiglia Cardosi-Carrara. Caprona presso Castelvecchio di Barga diventa il domicilio definitivo, dal quale Pascoli si distacca soltanto per gli impegni legati alla docenza universitaria. Il poeta impegna nell’acquisto della bella villa a tre piani, immersa nella solitudine e nella pace della campagna, tutti i suoi guadagni e, persino, il ricavato dalla vendita delle medaglie vinte nel concorso di composizione latina di Amsterdam.


“Il giorno fu pieno di lampi;/ma ora verranno le stelle,/le tacite stelle. Nei campi/c’è un breve gre gre di ranelle./Le tremule foglie dei pioppi/trascorre una gioia leggiera./Nel giorno, che lampi! che scoppi!/Che pace, la sera!” Questi versi de’ “La mia sera” ben descrivono l’atarassia raggiunta da Pascoli negli ultimi anni della sua vita, quell’approdo ad un porto sicuro, accogliente, consolatore, a una serenità che gli era stata negata durante l’infanzia e l’adolescenza. Le stelle che il poeta vede comparire a Castelvecchio sono “tacite” e benigne, sono quelle che brillano in un cielo divenuto sereno dopo un violento temporale e che, nella loro immota calma, si contrappongono ai lampi che hanno squarciato l’anima di Pascoli durante il giorno della sua esistenza. Sono le stelle generate dallo spirito di un uomo che sembra essersi finalmente pacificato se non con il mondo almeno con se stesso.

Quegli astri che si aprono nel “cielo sì tenero e vivo” non hanno più nulla in comune con “il pianto di stelle” che inondava l’atomo opaco del male nella notte del 10 agosto e che Pascoli invocava sul padre assassinato, stelle che cadevano come i vortici dei dipinti di Van Gogh, trascinando con sé un dolore violento e terribile, stelle che urlavano, stelle che chiedevano verità e giustizia, simili a Nemesi. Non a torto “I Canti di Castelvecchio”, l’opera della maturità di Pascoli, è considerata dai critici una delle raccolte più riuscite, quel vertice e quella perfezione della lirica che si raggiunge dopo aver tutto sperimentato in vita come nell’arte. “I Canti di Castelvecchio” che Pascoli, volutamente, fin dalla prefazione aggancia a “Myricae” ne rappresentano al tempo stesso un completamento e un’evoluzione. “E sulla tomba di mia madre rimangano questi altri canti…” si legge nell’incipit de’ “I Canti di Castelvecchio” dedica che fa da contraltare a quella di “Myricae” “Rimangano rimangano questi canti su la tomba di mio padre”: la poesia diventa un tributo, un’offerta votiva ai morti, ai cari perduti e mai dimenticati, ai penati, ma anche al pensiero stesso della morte senza il quale, afferma Pascoli, la vita è “un delirio, o intermittente o continuo, o stolido o tragico”.


Queste erano le parole che Giovanni Pascoli scriveva in uno studio grande e luminoso con le finestre affacciate sul giardino e sullo splendido panorama delle Alpi Apuane, in quella villa settecentesca, che sembra uscita da un’opera di Guido Gozzano, o forse da un libro di lettura, con le sue stanze vetuste e ombrose, cariche di ricordi e di vita.
Oggi quel luogo, per volontà della sorella Mariù, scomparsa nel 1953, fedele custode delle opere e della memoria di Giovanni è tutto immutato, come se il tempo si fosse fermato per sempre. Il visitatore che varca il cancello di Casa Pascoli ritrova emozioni, sensazioni, voci, fantasmi, ritrova versi, immagini e rumori perché la casa è più viva che mai e ci restituisce intatte, stanza dopo stanza, le impronte di coloro che l’hanno abitata, amata e protetta. Questi luoghi cantati da Pascoli sono, ancora oggi, impregnati della sua presenza e non soltanto perché le sue liriche li hanno resi immortali, ma perché il poeta ha lasciato in essi qualcosa di sé e anche forse perché qui è tornato a dormire il suo ultimo sonno, nella cappella della casa.
Senza evocare atmosfere gotiche che poco si addicono a questa terra assolata si prova quasi la sensazione di passeggiare sulle orme del poeta, di seguirlo lungo i sentieri della campagna che sembrano tracciati con il gesso, nel giardino della villa dove era accompagnato dal cane Gulì, che riposa in un angolo sotto una colonna, monumento funebre alla fedeltà, sentimento che non appartiene all’uomo. E poi ancora di ascoltare con lui campane consolatorie, forse quelle della vicina chiesetta di San Niccolò. “Don… Don… E mi dicono, Dormi!/mi cantano, Dormi! sussurrano,/Dormi! bisbigliano, Dormi!/là, voci di tenebra azzurra…/Mi sembrano canti di culla,/che fanno ch’io torni com’era…sentivo mia madre… poi nulla…/sul far della sera”.

Barbara Castellaro

Si ringraziano il Comune di Barga e il Custode di Casa Pascoli per la preziosa collaborazione

Costanzo (M5S): “Rivedere le misure nei confronti dei giovani antifascisti”

La deputata piemontese del Movimento 5 Stelle Jessica Costanzo si schiera al fianco di chi manifesterà il 4 settembre al Palazzo di Giustizia di Torino contro le misure comminate ai 31 giovani “antifascisti” che il 13 Febbraio 2020 in un’aula del Campus Luigi Einaudi furono denunciati dopo esser stati coinvolti in alcuni scontri da un gruppo di “neofascisti”, mentre cercavano di portare avanti un convegno autorizzato.

“Ogni forma di violenza deve essere condannata – spiega Costanzo – ma il contesto particolare di quel giorno deve essere valutato nella formulazione del giudizio nei confronti di quei ragazzi che si sono ritrovati, durante un convegno, costretti a difendersi da un gruppo di “neofascisti”. Il tutto davanti alle forze dell’ordine”.
“In modo pacifico e senza polemica nei confronti della magistratura – continua Costanzo – chiedo semplicemente di rivalutare le misure adottate nei confronti di questi ragazzi. Ora c’è stato il tempo di ricostruire quei momenti caotici. Spero che facendo chiarezza sulle dinamiche dell’evento si possa essere più clementi nei confronti di questi giovani”, conclude la deputata 5 Stelle.

Anno zero. I limiti e la ragione

Goethe dice che siamo esseri così limitati da pensare sempre di avere ragione. O meglio da ritenere che la ragione sia una. E assoluta. Naturalmente identificandola con la “nostra”.
È questo il limite. Non il corpo, coi suoi confini e le sue fragilità. Il limite che ci rende troppo umani, per evocare il fantasma, sempre presente, di Nietzsche. Ma essere troppo umani, implica il non essere veramente Uomini.

Il limite infatti è mentale. Non fisico. Anche perché la tecnica può farci superare tali limiti. Possiamo volare. Correre a velocità sempre maggiore. Sollevare incredibili pesi…. È il Superman della DC Comics statunitense. Declinazione popolare, e molto americana, del mito della tecnica coniugato con una lettura (parziale e superficiale) di Nietzsche. E, in fondo, delle idee del primo Filippo Tommaso Marinetti…

Ma non c’è macchina o tecnica che possa farci superare i limiti della nostra mente. Certo, computer ed altre diavolerie informatiche potenziano a dismisura la memoria, la capacità di calcolo, etc… Ma il limite mentale resta lì. Invalicabile. Come la Grande Muraglia. Che fu edificata dall’Imperatore Giallo non per impedire ai barbari di entrare dall’esterno. Ma per precludere l’uscita a chi vi si trovava all’interno…

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Anno Zero. Limiti e ragione

Ruffino (Fi): “Bonus e assistenzialismo non salvano l’Italia”

“I dati Istat  danno un quadro desolante della situazione del Paese. La portata eccezionale della diminuzione del pil conferma più che mai la situazione di emergenza da cui l’Italia non riesce a risollevarsi.

Sarebbe necessario un colpo d’ala da parte di questo governo, da queste percentuali bisognerebbe ripartire costruendo una strategia politica per industria, lavoro e consumi mentre sembra voler perseverare nella sua politica assistenzialista. L’errore più grande dell’esecutivo è quello di  non avere la capacità di comprendere che con  i bonus senza sostenere adeguatamente la filiera produttiva ed imprenditoriale queste percentuali da incubo non diminuiranno. Se nel Dl Rilancio non saranno previste adeguate risorse per gli investimenti ma soltanto bonus e liquidità a pioggia utili per un consenso immediato, la ripresa rimarrà una chimera.” Lo dichiara in una nota Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia.