ilTorinese

Le giornate del Torino Film Industry incominciano a Palazzo Carignano

BREAKFAST OF CHAMPIONS: cominciano dal Museo Nazionale del Risorgimento le prossime giornate del Torino Film Industry – FCTP Production Days 2020, grazie ad una produzione originale realizzata in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte. Secondo il direttore Ferruccio Martinotti questo progetto dimostra che le sinergie tra istituzioni culturali possono generare proposte formidabili.

Sono due i film sonori che Film Commission Torino Piemonte e Museo Nazionale del Risorgimento hanno realizzato per la terza edizione di TFI Torino Film Industry. Due produzioni originali che mettono al centro cinema, musica e arte e hanno come protagonisti eccellenze piemontesi, dietro e davanti la macchina da presa.

Si tratta di Fabio Bobbio che dirige il film sonoro di Paolo Spaccamonti e di Enrico Bisi, che dirige Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo. Insieme a loro, due troupe e tecnici del suono di grandissimo livello. Il set di questo progetto speciale è quello del Museo del Risorgimento, la maestosa Aula della Camera Italiana, il momento è quello dell’inizio giornata, ovvero della colazione.

Il fitto programma di panel, incontri, masterclass di lunedì 23 e martedì 24 novembre – nell’ambito dei Production Days organizzati da Film Commission Torino Piemonte durante TFI – partirà proprio da questa Breakfast of Champions: in entrambe le giornate gli accreditati potranno vedere per la prima volta i due film sonori che rappresentano i primi prodotti, le prime tappe di un percorso artistico e produttivo inedito.

Come dichiara Paolo Manera, Direttore Film Commission Torino Piemonte: “Abbiamo sul nostro territorio compositori, musicisti, tecnici del suono che sono un tesoro prezioso, da raccontare e valorizzare molto di più, che mettono Torino e il Piemonte sulla mappa internazionale. E ci sono sempre qui luoghi incredibili, ricchi di storia e storie, che si stanno innovando ridefinendo la loro capacità di raccontarsi ed essere attrattivi, che non sono per noi delle semplici “location”, ma assoluti protagonisti, se gestiti con passione e inventiva, come il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, che volevamo quest’anno come una delle sedi per Torino Film Industry – Production Days. Nasce da qui, e dall’idea di fare entrare in contatto questi mondi, questo progetto speciale, avviato appositamente per l’evento, che vuole essere una “colazione dei campioni” per avviare risorgenti due delle giornate di incontri e workshop, ma anche “episodi-pilota” per stimolare altre produzioni e racconti per suoni e musica”. E come precisa Ferruccio Martinotti, Direttore del Museo Nazionale del Risorgimento: “Un rapporto, quello tra il Museo Nazionale del Risorgimento e Film Commission Torino Piemonte, che nasce con Cartoons on the Bay a Torino per tre edizioni, e si consolida nel tempo sino ad arrivare a queste sonorizzazioni d’ambiente. Un progetto che dimostra come le collaborazioni e le sinergie tra istituzioni culturali, se si fondano su un reale idem sentire, siano in grado di sprigionare energie formidabili, e come davvero sia possibile fissare l’orizzonte progettuale ben oltre la cinta daziaria quando si hanno a disposizione artisti, quali Gatto Ciliegia e Paolo Spaccamonti, torinesi unicamente per l’anagrafe, la cui cifra espressiva è unanimemente riconosciuta di caratura internazionale. Con il Direttore di FCTP Paolo Manera, che ringrazio, abbiamo molte altre idee in ebollizione e un’assoluta condivisione sulla rotta da seguire per declinarle in modo operativo”.

Breakfast of Champions – lunedì 23 novembre, ore 9.30
“Paolo Spaccamonti PLAYS Museo Nazionale del Risorgimento”
un film sonoro diretto da Fabio Bobbio / a sound film directed by Fabio Bobbio

Breakfast of Champions martedì 24 novembre, ore 9:30                                                                        “Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo PLAYS Museo Nazionale del Risorgimento”
un film sonoro diretto da Enrico Bisi / a sound film directed by Enrico Bisi

Per assistere ai due eventi: https://online.torinofilmindustry.it/

Primi pazienti all’ospedale Covid del Valentino

Nel V padiglione di Torino Esposizioni al Parco del Valentino, ha aperto i battenti il nuovo ospedale per pazienti Covid a bassa intensità

L’allestimento è costato 1,5milioni di euro donati dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo.

L’ospedale da campo, con 38 tende per 450 posti, “riuscirà a decongestionare gli ospedali piemontesi che avranno anche la possibilità di ricoverare pazienti con altre patologie”, commenta l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi.

I primi pazienti nella struttura sono arrivati ieri da Novara e Pinerolo.

Locatelli (Prc-Se): “Basta soldi a pioggia alle imprese”

 “Per l’area di crisi serve una politica di piano”

Non ci siamo proprio. Troppi soldi alle imprese senza l’esercizio di un ruolo di indirizzo e controllo pubblico sulla finalità delle produzioni in essere. I fondi messi a disposizione per il piano di rilancio industriale ed economico dell’area di crisi (automotive, aerospazio, intelligenza artificiale) messo a punto dal Ministero per lo Sviluppo Economico in un incontro con Regione Piemonte e Città di Torino va in questa direzione. Soldi quantificati in circa 90 milioni di euro – mica bruscolini – volti ad assecondare le richieste degli industriali senza alcun ripensamento delle scelte messe in campo. Per esempio i 20 milioni stanziati per l’aerospazio sono comprensivi del settore militare? I progetti per altri 20 milioni di euro per  Mirafiori e automotive sono l’ennesima regalia a favore di un’azienda che ha fatto sempre il bello e il cattivo tempo? Se così, come a noi sembra, non siamo per niente d’accordo. Tanto più in presenza di una montagna di denaro pubblico che viene stanziata a prescindere da qualsiasi impegno riguardo le ricadute occupazionali sul territorio. Ancora una volta siamo in presenza di un intervento statale che assume i tratti tipici di un assistenzialismo alle imprese indipendentemente dal perseguimento di fini collettivi. Fini che vanno garantiti, solo per fare uno dei tanti esempi, dando priorità in questo momento agli investimenti che riguardano le produzioni biomedicali o la catena del freddo per la conservazione dei vaccini. La risposta all’emergenza economica, oltre a un profondo ripensamento di scelte orientate in senso socialmente utile e sostenibile, deve tornare a dotarsi di strumenti di pianificazione pubblica oggi del tutto mancanti.

 Ezio Locatelli segretario provinciale Prc-Se Torino

Inter-Torino: 4-2

Solito Toro sciupone e distratto, nonostante un’ottima partenza

Incredibile squadra granata: sconfitta dopo esser stata in vantaggio,in casa dell’Inter, 2-0,giocando bene per oltre 1 ora di gioco.È dall’inizio del campionato che il Toro non riesce a mantenere il vantaggio in maniera lucida ed attenta.Mancavano 5 giocatori ed il mister Giampaolo per covid.A questi si è aggiunto il forfait del bomber Belotti per un guaio al ginocchio durante il riscaldamento.Bene tra i granata gli autori dei gol Zaza ed Ansaldi, straripante il giovane Singo sulla fascia destra,sempre attento in difesa il centrale Bremer.Ricordiamo che giovedì 26 novembre alle ore 14 i granata saranno in campo all’Olimpico Grande Torino nel quarto turno di Coppa Italia contro la Virtus Entella in gara secca.
La prossima gara di campionato sarà contro la Sampdoria sempre in casa lunedì 30 novembre alle ore 18.30.

Vincenzo Grassano

Bollettino Covid: nuove vittime, 2641 contagi, 1652 guariti

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

66.998 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 66.998 (+1.652 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 5.906, Asti 3.231, Biella 2.095, Cuneo 7.534, Novara 4.897, Torino 38.202, Vercelli 2.516, Verbano-Cusio-Ossola 1.901, oltre a 374 extraregione e 342 in fase di definizione.

I DECESSI DIVENTANO 5.565

Sono 69 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 10 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5.565 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 858 Alessandria, 329 Asti, 266 Biella, 594 Cuneo, 513 Novara, 2.494 Torino, 282 Vercelli, 173 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 56 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 149.575 (+2.641 rispetto a ieri, di cui 881, il 33%, sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 501 screening, 1082 contatti di caso, 1058 con indagine in corso; per ambito: 355 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 170 scolastico, 2116 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 12.883 Alessandria, 6.869 Asti, 5.247 Biella, 19.738 Cuneo, 11.194 Novara, 80.947 Torino, 5.573 Vercelli, 4.820 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 866 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.438 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 39(+8 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.132 (18 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 71.482.

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.418.692 (+13.605 rispetto a ieri), di cui 748.560 risultati negativi.

Una madre alla ricerca del figlio scomparso e i giovani tra violenza e droga in un’America senza più illusioni

/

Il 38mo Torino Film Festival alle sue prime proiezioni on line

Ci si ritrova chiusi in casa, in quest’epoca di rapporti interrotti, davanti al proprio pc, a guardare le prime immagini di un festival che meno festival non si potrebbe, rintanati in un silenzio anonimo e in qualche modo persino doloroso. Ma tant’è. Prova, semmai ancora ce ne fosse necessità, della grande bellezza della sala, del fruscio del tuo vicino di poltrona, della visione di un pubblico che occupa con forza e passione gli spazi e assiste tra delusioni e applausi, dello scambio di idee con la persona sconosciuta, della tela bianca che ti regala da sempre mille e più emozioni. Ma tant’è. Una magia che in questo 38mo Torino Film Festival, varato crediamo tra mille fatiche dal suo direttore Stefano Francia di Celle e dal proprio staff, si perde, scompare, per restringersi in un rettangolino più o meno ampio, povero, inusuale. Ma tant’è. Un festival che pare dedicato alla rivoluzione femminile, uno specchio a riflettere tutti i mea culpa di questa nostra epoca, dedicato alla inequivocabile presenza della donna, alla sua voglia di fare e di essere presente, di guadagnare quelle posizioni a lungo negatele.

Una giuria di cinque donne legate al cinema, provenienti dalla Siria e dal Regno Unito, dal Giappone e dall’Iran e dall’Italia (Martina Scarpelli), tanto per cominciare, nessuna a ricoprire il ruolo di presidente. Belle affermazioni sempre al femminile a scorrere i titoli del concorso e non soltanto quelli. Il primo titolo ad ambire il traguardo finale con il suo premio di 18.000 euro vede una donna al comando, Fernanda Valadez, con la sua opera prima Sin senas particulares, una donna che scrive una storia, la dirige, la produce, e donne sono le sue più strette collaboratrici al risultato finale. Che indulge magari a qualche ricamo di troppo, come le visioni incalzanti della natura (gli alberi setacciati con sguardo troppo partecipe, il volo degli uccelli e le gocce d’acqua seguite nel loro lento scorrere al di sotto dei tetti), ma che non perde mai tutta la propria forza nel descrivere la disperazione di una madre, chiusa nella tragedia e nella violenza che oscurano quella parte di mondo che corre tra Messico e Stati Uniti. Due giovani sono scomparsi mentre cercavano di raggiungere un nuovo futuro, da tempo non se ne sa più nulla: poi di uno di loro viene rintracciato e riconosciuto il corpo carbonizzato, dell’altro, il figlio della donna, la borsa da viaggio soltanto. Mentre le autorità spingono questa madre a firmare quei documenti che chiuderebbero uno dei tanti casi che giorno dopo giorno occupano la miseria messicana e che troppo spesso vengono nascoste ai famigliari e ai mezzi d’informazione, Magdalena intraprende il suo viaggio alla ricerca del figlio per scoprire la verità: e lungo quel viaggio, sono gli incontri con altre madri e con la loro disperazione, con i sacchi in cui sono racchiusi i cadaveri e il puzzo che si espande da quei camion, con quelli che già infelicemente hanno intrapreso la strada del ritorno, per ricongiungersi ad una casa lasciata all’abbandono e i congiunti spariti. Un viaggio che è una cronaca, disperata e umanamente asciutta, che descrive il dolore ma non s’abbandona ad una commozione di facile maniera. Una linearità che sta negli occhi della protagonista Mercedes Hernandez, nella capacità della Valadez di raccontare con primissimi piani o con il ripetuto seguire della macchina da presa, vicinissima ai personaggi, l’aria di terrore che ormai impedisce di respirare in quelle terre. E ancora nella volontà della stessa regista di allontanarci dai massacri e dai fuochi che nascondono le tracce con una fotografia fuori fuoco: al centro della quale un demonio nerissimo continua ad affermare la propria oscura presenza.

Una terra desolata arriva anche dagli States con The evening hour diretto da Braden King, opera seconda di un regista pressoché cinquantenne tratta dal romanzo di Carter Sickels. Sono le montagne del West Virginia, con i suoi piccoli centri minerari come Dove Creek dove non c’è più lavoro, dove esistono file di roulotte a definirsi abitazioni, dove le nuove generazioni hanno ormai cancellato ogni idea di futuro o illusione e dove i vecchi si dondolano sotto il portico o vegetano in vecchie strutture di accoglienza. Tra i ragazzi circolano la violenza o la droga e le tante birre dell’unico bar, le ragazze si perdono in modo definitivo o cercano ma inutilmente di rifarsi una vita, qualcuna con un po’ più di fortuna ha l’occasione di riciclarsi come commessa. Tra tutti c’è Cole, allevato nella casa dei nonni, per i concittadini “il dottore” anche se è soltanto un semplice inserviente tra gli anziani della locale casa di cura: un giovane sveglio che tra cento gesti quotidiani pieni d’affetto s’è creato una più o meno redditizia attività rivendendo agli amici tossici quei medicinali sottratti ai suoi assistiti. Al pusher che la fa da padrone tra quelle quattro case la cosa non piace, come non piace che un vecchio compagno di liceo di Cole sia tornato in città per mettere su un suo personale mercato che andrebbe a rovistare tra quegli equilibri già da tempo stabiliti. King ha parecchio materiale su cui lavorare (c’è anche il ritorno a casa della madre di Cole, un tempo cacciata da un padre predicatore tutto inflessibilità e citazioni dalla Bibbia, la repulsione e forse il successivo riavvicinamanto di un figlio abbandonato), forse troppo, e non sempre riesce a governarlo. Certo il film mal sopporta la durata delle due ore; tra qualche personaggio ben tratteggiato (le illusioni e i progetti malsani dell’amico ritornato) e la descrizione di una natura bellissima che circonda il piccolo paese, si creano azioni e atmosfere che portano al finale intriso di sangue: ma si vorrebbe che la vicenda non andasse per assaggi sulle cose e sugli uomini, si ha l’impressione che manchi quella durezza che renderebbe ancor più ardua e dolorosa l’intera materia. Inoltre ci vorrebbe un interprete assai più incisivo: ma questo giovane Philip Ettinger appena spenta la visione ce lo siamo già dimenticati, senza alcun rimpianto.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Mercedes Hernandez, protagonista di “Sin senas particulares” di Fernanda Valadez (Messico/Spagna); due momenti di “The evening hour” diretto da Braden King e interpretato da Philip Ettinger

Sotto la pelle

La poesia di Alessia Savoini

 

Svestimi dei tuoi occhi, ho poca presa sui miei dardi:
cosa avrei potuto dire
di questo dio che mi affligge la gola,
di un desiderio che brucia sotto la gonna,
di una mano che inscrive il suo destino sul palmo
e d’una sventura che si estingue in una macchia d’olio.
Ho smistato le linee che collegavano questi nei,
ho tracciato la mappa di questo corpo:
cara mamma, quale conchiglia sostituirà domani il nostro fortino?
Proteggi questo limo, l’onda consuma sempre una riva;
così come l’onda spinge sempre il suo corpo,
l’onda è mozione e causa di una deriva.
Cosa ci è rimasto di questi occhi antichi che interpretavano i cardini immortali del cielo?
Quale parola indicherà la rotta dei quattro venti che salpano le sponde di questa mano?
Pulsa
sotto questa materia livida
il principio involontario che sospinge fiumi e sangue
e mantiene caldo,
tra i respiri di questa carne,
il regime di un irrinunciabile contatto
– creta, pelle e argille -,
mentre qualcosa di irreversibile e misconosciuto
segna le linee di questo volto.

La salute psicologica imbavagliata: un grave problema negato dal primo lockdown

Mercoledì 18 novembre il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi è sceso in piazza, a Montecitorio, indossando un bavaglio rosso in segno di protesta.

Un gesto per sottolineare come, in questi mesi di emergenza sanitaria, le numerose proposte attuabili di intervento psicologico alla popolazione non siano state prese in considerazione.

La pandemia ha generato un marcato incremento dei disturbi psicologici e ha inficiato negativamente sulla salute mentale delle persone che stavano già seguendo un percorso psicoterapeutico per altri motivi.

Il dato è allarmante: si stima che il primo lockdown abbia causato disturbi psicologici nel 65% degli Italiani (fonte www.rainews.it).

Di recente sono stata nel pronto soccorso di un ospedale e il medico che mi stava visitando, ad un certo punto, ha sbattuto la cartella clinica davanti a me iniziando a mostrare segnali di un inizio di esaurimento nervoso. Quando ho mostrato empatia nei suoi confronti mi ha detto: “Ci stanno facendo morire qua dentro”.

E come lui tanti altri operatori sanitari avrebbero bisogno, ora come non mai, di un sostegno psicologico.

Durante le mie visite in ospedale ho incontrato poi, in una sala d’attesa, una signora di una certa età che mi ha espresso la sua paura per essersi recata lì per fare la sua terapia dicendomi: “Qui c’è il Covid, rischiamo di morire?”.

La paura ormai è radicata ed è fuori controllo soprattutto nei soggetti più a rischio: come si può non comprendere l’importanza degli interventi psicologici in uno scenario come questo?

In tutto questo, non dobbiamo poi dimenticarci della categoria più fragile di tutte, perchè priva di strumenti psicologici adeguati data la giovane età: i bambini.

Sono una psicologa e attualmente sto lavorando come maestra in una scuola materna e quando i miei nuovi alunni mi hanno mostrato i disegni che tenevano raccolti nelle loro cartelline non ho potuto mettere da parte l’occhio clinico.

Mi sono ritrovata davanti a me tantissimi disegni di mostri: c’era anche il mostro arcobaleno!

Come si può pensare che tutto questo non abbia degli effetti sulla loro psiche così delicata? Chi dovrebbe contenere tutte le loro angosce dal momento che anche gli adulti sono allo stesso tempo spaventati?

Siamo tantissimi psicologi in tutta Italia, uno strumento prezioso di questi tempi, eppure nessuno ci tiene davvero in considerazione: come se la salute psicologica possa essere un optional e non un bisogno fondamentale.

Vorrei ricordare che non esiste vera salute se si cura il corpo ma si trascura la mente.

Sono diventata psicologa due anni fa e sono attualmente iscritta all’Ordine degli Psicologi del Piemonte: vorrei mettere a disposizione le mie competenze, anche su base volontaria, per supportare psicologicamente la comunità in questo delicato momento.

Chissà se qualcuno là fuori capirà di avere tra le mani la possibilità di aiutare il proprio Paese grazie alle risorse presenti sul territorio che da mesi ormai vengono soltanto “imbavagliate” e inascoltate.

Spero che il giorno in cui tutto questo nostro clamore verrà capito, non sarà ormai troppo tardi per contenerne i danni.

Dott.ssa Irene Cane, Psicologa

La squadra Aib della Valcerrina intitolata ad Aldo Visca

Aldo Visca, sindaco di Cerrina e consigliere provinciale ad Alessandria, recentemente scomparso a causa del Covid-19 era stato determinante nella nascita dell’attuale squadra di Aib – Antincendi boschivi della Valcerrina che ha la sua base operativa proprio a Cerrina Monferrato.

Nel lontano 1991 con una delibera del consiglio comunale, su impulso di Visca, all’epoca primo cittadino, venne creato il nucleo comunale anti-incendi, che è successivamente cresciuto sino alla sua attuale appartenenza Corpo Volontari Antincendi Boschivi. Con questa premessa la Squadra della Valcerrina non ha avuto dubbi e, nell’immediatezza della scomparsa, ha deliberato di cambiare il proprio nome in Squadra Aib P.C. (Protezione Civile) della Valcerrina Aldo Visca.

“E’ un modo per  non dimenticare tutto quello che Aldo ha fatto per noi, per il suo Comune, per la Valcerrina ed il Monferrato, sempre vicino ed attento alle nostre esigenza. Sarà un vuoto difficile da colmare nei nostri cuori e di tutto il territorio”, dice il responsabile della Squadra, Gianfranco Balocco.

E’ morto il noto penalista Ezio Audisio

L’ avvocato torinese aveva manifestato  i primi sintomi del Covid 19 intorno a fine ottobre

Poi era stato ricoverato in un ospedale di Torino.

Aveva 62 anni.

Lascia la moglie e due figli. Tra i casi più noti che ha affrontato, la difesa degli imputati al processo Thyssenkrupp.