ilTorinese

Marco Fontolan: “Il successo nella società della performance”

informazione promozionale / UNA PROSPETTIVA EDUCATIVA     Marco Fontolan è nato nel 1980, si è laureato in Scienze dell’Educazione e della Formazione presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”; ha svolto per alcuni anni il lavoro di educatore presso Comunità Terapeutiche.

Negli ultimi anni ha intrapreso il percorso filosofico-teologico e pedagogico-didattico conseguendo la Laurea Magistrale in Scienze Religiose presso l’Istituto “Redemptoris Mater” delle Marche. Attualmente è docente di Religione Cattolica.

Attraverso l’ideale Scout ha fatto del Servizio il suo “life motive”, ottenendo così successo in famiglia e nello scoutismo.

Cresce nelle campagne marchigiane dove incontra il gruppo scout, vero percorso pieno di avventure dove scopre divertimento e servizio, dove percepisce crescendo che l’altro è importante, che la relazione sta alla base dell’esistenza umana, perché ne è intrisa. Nell’ambiente scout sente per la prima volta la parola Successo pronunciata in contesti e dimensioni diversi, attraverso i testi di Baden Powell approfondisce la parola successo percependola legata indelebilmente alla felicità. Avere successo nella vita significa essere felici e molto altro, da questa “scoperta” nell’adolescenza nasce e cresce il desiderio di scrivere un testo dedicato a questo termine tanto gettonato quanto discusso.

Prende forma così un testo che vuole riscoprire il termine “successo”, una parola usata spesso, con significati profondamente contrastanti, promotore di vittorie, dispensatore di momenti indimenticabili e compagno di progetti realizzati. Allo stesso tempo, però, orizzonte irraggiungibile, sede di speranze insperate, contenitore di responsabilità che ci opprimono, fautore della nostra fama e della nostra miseria.

Cosa s’intende quando si parla di successo? Tutti possono conquistarlo? Che caratteristiche ha il protagonista?
Successo – felicità – eccedenza, una prospettiva per l’ad – venire.

Ecco come acquistare il libro: https://susiledizioni.com/libri-ed-ebook/libri-pubblicati/anno-2020/il_successo_nella_societa_della_performance–562.html

“Macachi liberi” portano maxi assegno all’Universita’

Riceviamo e pubblichiamo / Nella mattinata del 9 ottobre alcuni attivisti del Coordinamento Macachi Liberi sono entrati all’interno della sede dell’Università di Torino di via Po 17 per cercare di consegnare al rettore Stefano Geuna un maxi assegno di due milioni di euro.

L’azione è stata organizzata in collaborazione con Animalisti Italiani, che a Roma sono impegnati, nella stessa giornata, in una manifestazione davanti al Ministero della Salute, con lo stesso maxi assegno. Entrambe le azioni sono le ultime di una lunga serie di presidi di protesta per salvare i sei macachi rinchiusi negli stabulari dell’Università di Parma per l’esperimento denominato “light-up”, avviato e fortemente voluto da Marco Tamietto, docente dell’Università di Torino e da essa ampiamente sostenuto.
Gli attivisti hanno cercato di consegnare simbolicamente un assegno al rettore, per evidenziare lo spreco di due milioni di fondi pubblici regalati a una “ricerca” inutile e per chiedere simbolicamente la Libertà dei 6 macachi rinchiusi.
Come già ampiamente sostenuto, non solo dagli animalisti, ma anche da scienziati contro la sperimentazione animale, lo studio di Tamietto non è che una replica di quanto già effettuato da oltre 50 anni, sempre sui macachi e sempre senza alcun risultato valido per la salute umana.
Gli animalisti e tutti coloro che hanno a cuore la tutela della Vita chiedono con forza di destinare questi e i successivi fondi alla ricerca che non preveda più l’uso di animali, l’unica che può essere considerata sicura, realmente predittiva, efficace ed etica. L’unica che può essere apostrofata come “veramente scientifica”.


Coordinamento Macachi Liberi
Animalisti Italiani

Covid 19: in Piemonte i nuovi contagi superano quota 400

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

28.618 PAZIENTI GUARITI E 495 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 28.618 (+69 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3518 (+4) Alessandria, 1648 (+1) Asti, 899 (+1) Biella, 2788 (+8) Cuneo, 2642 (+10) Novara, 14.537 (+41) Torino, 1356 (+3) Vercelli, 1033 (+1) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 197 (+0) provenienti da altre regioni.Altri 495 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.
 I DECESSI SONO 4172
Nessun decesso di persona positive al test del Covid-19 è stato comunicato nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione.Il totale è di 4172 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 683 Alessandria, 256 Asti, 210 Biella, 401Cuneo, 382 Novara, 1842 Torino, 225 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 40 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.
LA SITUAZIONE DEI CONTAGI
Sono 37.595 (+ 401 rispetto a ieri, di cui 267 asintomatici: 74 screening, 237 contatti di caso, 90 con indagine in corso. Ambito: 27 RSA, 62 scolastico, 312 popolazione generale)i casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisi su base provinciale: 4523 Alessandria, 2065 Asti, 1232 Biella, 3812 Cuneo, 3607 Novara, 18.803 Torino, 1729 Vercelli, 1242 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 312 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 270 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
I ricoverati in terapia intensiva sono 22 (+6 rispetto a ieri).
I ricoverati non in terapia intensiva sono 345 (+34 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento domiciliare sono 3943
I tamponi diagnostici finora processati sono 777.967 di cui 424.728 risultati negativi.

Vino, Protopapa: “produttori grande patrimonio”

Nella settimana che l’AIS, Associazione Italiana Sommeliers del Piemonte, dedica alla presentazione delle nuove annate di Barolo & Barbaresco, l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo Marco Protopapa elogia il lavoro dei produttori della Regione:

“Imprenditori che con impegno, passione ed entusiasmo sono tra i produttori migliori del mondo, sostenitori e promotori di un  meraviglioso territorio; custodi di una tradizione millenaria che si trasmette di generazione in generazione.

Un patrimonio inestimabile, orgoglio del Nostro Piemonte”.

La 6 giorni del Ba&Ba vede alternarsi oltre 100 cantine vinicole nella presentazione di vini di eccellenza. Le degustazioni sono accompagnate dagli approfondimenti che i professionisti condividono con la platea, raccontando di produzione, di storia e di tradizioni familiari che si sono tramandate fino ad arrivare al successo di oggi.

cv

“Made in Italy” africano. Le Fiamme gialle sequestrano sette tonnellate di cibo e prodotti contraffatti

Saponette come terapia per la cura della “Scabbia”, alimenti spacciati come “Made in Italy” ma in realtà coltivati in Africa, farine miscelate con ingredienti sconosciuti e venduti come cereali di pregio; ma anche un laboratorio clandestino per la preparazione ed il confezionamento del pesce realizzato all’interno di una toilette.

Una frode commerciale, quella scoperta dalla Guardia di Finanza di Torino nel corso di un intervento che ha visto coinvolto un market nel quartiere di Porta Palazzo nel capoluogo piemontese.

“Farine e Semole” con ingredienti di ogni tipo e non indicati in etichetta, “Rotture di Riso” miscelate e vendute come cereali di pregio; ma anche numerosi alimenti riportanti il  “tricolore”, simbolo del Made in Italy”, ma che in realtà, come ricostruito dai Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego, coltivate in Africa da dove prevenivano.

Rinvenuti anche una montagna di crostacei tritati e pronti per essere venduti come derivati del pesce. Prodotti ittici, questi ultimi, che il proprietario del market acquistava e confezionava in una sorta di laboratorio clandestino improvvisato, realizzato all’interno di una toilette adiacente allo store.

Al momento delle perquisizioni i Finanzieri hanno trovato un dipendente di origini Ghanesi, privo di qualsiasi abilitazione o certificazione, intento al taglio ed al confezionamento di tranci di pesce utilizzando una sega a nastro priva di ogni sistema di sicurezza. Rinvenuti nell’occasione, oltre 200 chilogrammi di pesce in cattivo stato di conservazione.

Nel corso dell’intervento i finanzieri hanno inoltre sequestrato centinaia di saponette che, a detta del rivenditore, servivano come terapia per la cura della “Scabbia”. Le saponette, dal misterioso valore medicale e quindi precariamente risolutive contro la patologia contagiosa, se non addirittura pericolose data la composizione ignota, erano di fatto prodotte in Africa e importate illegalmente in Italia per poter essere vendute in circuiti clandestini.

Trasversale la truffa ideata dall’imprenditore: tra sacchi di riso e cereali di dubbia composizione, i finanzieri hanno anche rinvenuto accessori d’abbigliamento con marchio contraffatto, di note case di moda italiana, pronti per essere venduti.

Oltre 7 le tonnellate di prodotti alimentari sequestrate e centinaia gli articoli contraffatti cautelati.

Tre le persone denunciate alla Procura della Repubblica di Torino, che ha coordinato le indagini. Per loro le accuse vanno dalla frode in commercio alla vendita di articoli con marchi contraffatti dall’omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro alla ricettazione.

 

Dalla Guardia di Finanza di Torino lanciano un appello ai consumatori al fine di porre l’attenzione su questi fenomeni che quotidianamente, non solo rafforzano i mercati illegali, ma di converso, si palesano quale strumento di continua messa in pericolo e danno, per l’integrità dei consumatori, delle imprese e per l’economia pubblica.

 

L’efficace operazione, rientra nel quadro delle attività svolte dalla Guardia di Finanza quale organo di Polizia Economico Finanziaria a contrasto dei fenomeni distorsivi del mercato.

Valenza, giunta al completo

E’ durato pochissimo il momento dell’euforia per il centrodestra dopo la vittoria di lunedì che ha visto l’elezione di Maurizio Oddone a sindaco di Valenza.

Il nuovo primo cittadino, che succede a Gianluca Barbero, che non si è più ricandidato, mentre per il centrosinistra aveva corso il vicesindaco uscente Luca Ballerini, nella giornata di mercoledì ha firmato il decreto di nomina di Luca Rossi, ex consigliere regionale di Forza Italia,  a vicesindaco con deleghe a Urbanistica, Industria, Artigianato, Lavoro, Formazione, Unesco, Rapporti con le Università e Rapporti con il Consiglio Comunale, domani, giovedì 8 ottobre, completerà la giunta municipale. Giovedì, poi, ha completato l’esecutivo con le nomine di

 

Paolo Patrucco (Lega), Assessore con delega a Ecologia, Ambiente, Frazioni, Trasporti, Decoro Urbano

 

Rossella Gatti (Lega), Assessore con delega a Politiche Sociali, Welfare Animale, Associazionismo, Volontariato, Famiglia, Casa, Pari Opportunità

 

Luca Merlino (FDI), Assessore con delega a Bilancio, Partecipate, Sport, Politiche Giovanili, Personale, Informatizzazione

 

Alessia Zaio (Forza Italia), Assessore con delega a Istruzione, Commercio, Turismo, Manifestazioni, Beni Culturali

 

In capo al Sindaco rimangono le deleghe relative a Lavori Pubblici, Sanità, Legale, Affari Generali, Polizia Municipale, Sicurezza, Protezione Civile, Agricoltura, Identità Culturale.

 

Nella stessa giornata ha anche incontrato i vertici della due partecipate, Amv Spa ed Amv Srl per un primo scambio di opinioni, mentre in precedenza c’era stato un incontro con il presidente della Consulta comunale del volontariato sociale, Federico Violo.

 

Massimo Iaretti

Norma Cossetto e la storia libera da condizionamenti ideologici

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni  / Il fatto che a Pescara l’Anpi locale non voglia riconoscere l’intitolazione di un giardino alla Medaglia d’ oro Norma Cossetto, struprata e infoibata, appare un arretramento notevole nella ricostruzione storica che l ‘Anpi ha imboccato

 

E’ vero che in Istria e Dalmazia ci furono
violenze da parte del regime fascista e in generale da parte di Italiani, ma è altrettanto vero che la giovane studentessa Istriana Norma Cossetto con quelle violenze non c’entrava nulla
. Era una studentessa dell ‘Università di Padova vittima della selvaggia violenza dei partigiani titini. Sollevare polveroni polemici su di lei e’ di per se’ sintomo di un disturbo nella capacità di accogliere i fatti storici senza riferimenti ideologici ormai vecchi ed obsoleti. L’Anpi che offende una vittima delle foibe, non rende onore alla sua storia migliore, ma rischia di tornare al negazionismo dei vetero- comunisti. Il giorno del ricordo del 10 febbraio dovrebbe essere un punto di non ritorno . Le pagine scritte da Gianni Oliva non possono essere contestate. Sono una verità incontrovertibile. Sono stato tra i primi a scrivere di Norma Cossetto ed ebbi la possibilità di avere rapporti con sua sorella che abitava a Novara e che fu una profuga dell’esodo Giuliano- Dalmata dopo la seconda Guerra Mondiale e il trattato di pace che diede a Tito i territori italiani della Costa Adriatica orientale. Fui io a proporre per la Medaglia d’oro la Cossetto al presidente Ciampi che subito accolse la proposta. Sentire che l’Anpi si dissoci dalla intitolazione di una giardino a Norma mi addolora. Semmai bisognerebbe dire che le città italiane sono in ritardo nel ricordare l’eroica ragazza istriana.  Torino proprio non ci pensa a Norma Cossetto. Dopo la guerra l’ Università di Padova conferì la laurea honoris causa alla studentessa allieva di Concetto Marchesi, latinista insigne e comunista di spicco. All’ Anpi, prima di sminuire Norma Cossetto con la scusa di contestualizzarla,  dovrebbero studiare la storia. In ogni caso ogni violenza,  anche contestualizzata, va condannata senza equivoci e mezze verità.

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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Quell’ottobre di 40 anni fa

Ottobre di 40 anni fa a Torino. Il clima era cambiato repentinamente. Non solo il clima atmosferico.

Clima tra la città e la Fiat e tra la Fiat ed i sindacati ed anche tra i sindacati e gli operai. Capivamo che qualcosa era diverso. Precisamente intuivamo ma  non capivamo fino in fondo o, forse non volevamo ne’ potevamo capire. Distanti anni luce da quello che sarebbe accaduto e soprattutto da come e dove sarebbe accaduto.
Nessuno,  ma proprio nessuno capi’ che i cosiddetti quadri intermedi sarebbero scesi  in piazza. Giocammo la carta della solidarietà con gli operai Fiat. Solidarietà degli studenti e solidarietà di tutta l‘Italia con Torino e con i suoi cittadini. Non fu una passeggiata, molti erano contrari ad una manifestazione nazionale.

Noi avevamo la testa dura e così si parti’ per Roma per convincere i sindacati nazionali. Delegazione composta da due studentesse del liceo classico Massimo D‘Azeglio. Carolina De Donato e Anna Rossomando diventata una importante avvocato del foro di Torino e ( ora ) Vicepresidente del Senato. 2 operai: Ulderico Verniano del Lingotto e un operaio della Lancia di Chivasso. Io proposto dal mitico Passarino capo politico della Lancia che aveva montato una tenda davanti ai cancelli, vivendo difatto 24 ore il suo impegno contro i licenziamento diventato ( direi a pieno titolo ) un dirigente della Fiom torinese e regionale .
Viaggio in cuccetta. Partenza alle 22 ed arrivo a Roma alle 8. Non dormimmo e parlando tanto ognuno diceva la sua ed organizzammo la giornata successiva. E poi c’era tanta passione. In particolare Anna che , nonostante la giovane età voleva dire sempre la sua. Arrivo a Roma, colazione e poi una passeggiata fino a via della Vite sede dei Giovani Comunisti nazionali. Non faticoso perché la strada era tutta in discesa. Piazza Barberini e poi via. Breve riunione coi dirigenti nazionali e poi conferenza stampa dietro il Ministero di Grazia e Giustizia.
Trattoria di Trastevere , tipico , 40 anni fa anche a Roma si poteva mangiare con poco.

 

Pomeriggio dedicato ad incontri con i sindacati. Ritorno sempre in cuccetta per Torino. Ci eravamo riusciti:  11 ottobre manifestazione nazionale. Arrivarono da tutta Italia. Che emozione, che emozione vedere tutti quei giovani. In particolare all’inzio. 7.30: Piazza San Carlo,  un boato ci fece voltare. Da via Roma i compagni dalla Capitale  appena scesi a Porta Nuova: Compagni di Torino tenete duro. L‘attacco della Fiat non ha futuro.
Esaltante, ma avevano torto. Poi il corteo si snodo’ per via Nizza e corso Unione Sovietica fino alla Palazzina degli impiegati a Mirafiori.
Eravamo veramente in tanti, ed Anna, Carolina, Ulderico ed io orgogliosi di quello che avevamo fatto. Ci sentiamo vincenti e , perché non ammetterlo, invincibili. Ci sbagliammo, ovviamente, comunque ci stavamo provando. E comunque non avevamo altra strada da percorrere.
La botta arrivò il lunedì successivo.
Eravamo in Federazione ed arrivarono telefonate concitate: i capi Fiat erano al Teatro Nuovo per manifestare. Erano tanti.
In auto si raggiunse corso Massimo D’Azeglio giusto in tempo per vederli uscire. Corteo fino in piazza San Carlo. Non erano avvezzi ai cortei. I più vestiti da ufficio con giacca e cravatta. Qua e là cartelli improvvisati. Il messaggio era, comunque inequivocabile: Novelli Novelli fai aprire i cancelli. Non saranno stati 40mila ma erano tanti, tantissimi. Cavolacci se erano tanti. Venne poi fuori che nell’organizzare la manifestazione, la direzione Fiat promise di pagare la giornata. Non avvenne ma poco importava. Quella manifestazione diede la spallata finale e dopo 48 ore fu firmato l‘accordo. 24mila in cassa integrazione.

 

Ora col senno di poi si potrebbe dire: tanto rumore per nulla. Si tornava all’inizio con la proposta di Cesare Romiti. Eravamo basiti e tramortiti L‘accordo si fece a Roma al Ministero. Praticamente non c‘erano alternative. Dopo la firma dell’accordo Asemblea di tutti i conflitti di fabbrica Fiat. Una bolgia indescrivibile. Si capiva che la maggioranza era contraria all’accordo, anche perché la maggioranza dei possibili cassaintegrati erano delegati sindacali. L’estremismo colpi’ il giorno dopo L’ auto blindata di Pier Carniti, Segretario generale CISL che fu letteralmente distrutta e il Sindacalista messo in salvo dal servizio d’ordine del PCI. Partito che volle comprare l’auto. Diciamola in questo modo: si sentiva in colpa perché sapeva che alcuni dei suoi c’entravano.  Addirittura Giuliano Ferrara pare sia stato visto tirare pietre. L’estremismo colpiva anche un cosiddetto riformista convinto con il romano Ferrara. Anni dopo lascio’ Torino ed il Pci abbracciando il Craxismo e  dimostrando che le vie del Signore sono infinite. Indubbiamente quell’Ottobre di 40 anni fa cambio’ la Storia di Torino, d‘Italia e dell’industria a Torino e in Italia. Eravamo al settimo cielo il sabato con la manifestazione dei giovani spazzata via da quella del lunedì dei capi. Parafrasando un film di Robert De Niro Domenica a messa e lunedì all’inferno. Per Torino comincio’ il lungo declino che ha portato la Fiat a non esserci più. Con l‘attuale situazione di un preoccupante oblio.
Sicuramente è troppo presto per sperare di avere una memoria condivisa. Una cosa è certa, almeno per ora  la nostra città trova in questo oblio il dramma di non essere riuscita ad essere diversa da quella che è  stata. Quando ci si oppone, non capendoli, soprattutto non volendoli capire questi cambiamenti, si arriva a questo punto di oblio.

Patrizio Tosetto

In quel bar troppi pregiudicati: chiuso per dieci giorni

Rimarrà chiuso  per dieci giorni un bar Delle Vallette frequentato da pregiudicati

La decisione del questore riguarda un locale in via dei Mughetti 15/A. A seguito di diversi controlli effettuati dalla polizia, già a partire da giugno, sono  stati identificati all’interno del bar al uni clienti con pregiudizio per reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione, in materia di stupefacenti, di armi e immigrazione.

Torino città delle armi?

Riceviamo e pubblichiamo / Il Coordinamento A.G.iTe. contro le armi atomiche, tutte le guerre e i terrorismi, insieme al Centro Studi Sereno Regis ha organizzato un convegno dal titolo “Torino città delle armi?”

Preoccupati dai progetti di sviluppare a Torino un polo dell’industria militare che coinvolge la Leonardo, massima industria militare italiana, il Politecnico, la città di Torino, abbiamo invitato alcuni rappresentanti della comunità torinese per capire la reale portata del progetto in questione e le possibili alternative per far ripartire la città.

Cosa si produrrà a Torino nel prossimo futuro? Quali tipi di ricerche troveranno finanziamenti e sostegno se questo progetto andrà avanti?

La pandemia ancora in corso, l’emergenza ecologica dovuta ai cambiamenti climatici hanno evidenziato la necessità di cambiare i concetti di difesa e di sicurezza. Non dovremmo dedicare maggiori risorse alla sanità, alla sua diffusione nel territorio, alla ricerca di modalità di sviluppo ecosostenibile?

Il convegno si svolgerà il 10 ottobre prossimo alle ore 9,30 nella sala Poli del Centro Sereno Regis, via Garibaldi 13 Torino

Esso vedrà la partecipazione di Francesco Vignarca della Rete italiana Pace e Disarmo, dell’assessore Marco Giusta di Torino ed i segretari di Fim, Fiom, Uilm.

 

Per il Coordinamento A.G.i Te. contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi

Paolo Candelari