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Coronavirus, 1625 contagi Altre 14 vittime

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

 

30.066PAZIENTI GUARITI VIROLOGICAMENTE E 1554 GUARITI CLINICAMENTE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti sono 30.066 (+98 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3648 (+13) Alessandria, 1688 (+7) Asti, 940 (+4) Biella, 3038 (+8) Cuneo, 2875 (+15) Novara, 15.157 (+37) Torino, 1435 (+7) Vercelli, 1075 (+7) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 210 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 1554 sono guariti clinicamente.

 

I DECESSI SONO 4273

Sono 14 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 4273 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 696 Alessandria, 261 Asti, 222 Biella, 412 Cuneo, 400 Novara, 1876 Torino, 231 Vercelli, 133 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 42 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

 

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 57.160 (+1625 rispetto a ieri) di cui 764 (47%) sono asintomatici.  

I 1625 casi sono così ripartiti: per il motivo del tampone 680 screening, 438 contatti di caso, 507 con indagine in corso; per l’ambito: 179 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 152 scolastico, 1294 popolazione generale; 6 sono importati.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 5804 Alessandria, 2968 Asti, 1897 Biella, 6921 Cuneo, 4833 Novara, 29.815 Torino, 2314 Vercelli, 1648 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 414 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 546casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

 

I ricoverati in terapia intensiva sono 102 (+8 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1849 (+247rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 19.316

I tamponi diagnostici finora processati sono 955.500 (+11.367 rispetto a ieri), di cui 511.261 risultati negativi.

L’ossessione del “doppio” nella video art di Alighiero Boetti o Alighiero e Boetti

In mostra alla GAM di Torino. Fino al 21 febbraio 2021

Decisivo l’incontro e l’imput, arrivatogli dall’estroso gallerista tedesco Gerry Schum, di produrre un video. S’era alla fine degli anni ’60 e l’artista (che aveva cominciato ad esporre nel ’67 alla galleria “Christian Stein” di Torino) aveva già realizzato nel ’68 il lavoro fotografico “Gemelli”, un doppio autoritratto in fotomontaggio – la propria immagine riprodotta in due figure simili ma non identiche che si tengono per mano – dove la “dimensione esistenziale” andava a intrecciarsi con quella artistica “attraverso una scissione del sé”.

L’anno seguente Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), fra i grandi nomi dell’Arte Povera e in seguito di quella Concettuale, si era concentrato sulla “reiterazione del gesto”, fra ossessione e meditazione Zen, sulle orme di quella curiosità per l’esotismo in generale, ereditata dall’avo Giovan Battista Boetti (1743 – 94), missionario demenicano di Mossul, convertitosi all’esoterismo persiano e al sufismo. Ne era nata l’opera “Cimento dell’armonia e dell’invenzione”, paziente ricalco a matita di numerosi fogli di carta quadrettata, una sorta di rituale eseguito registrando i suoni prodotti. Esperienze basilari e di svolta per l’eclettica produzione artistica di Boetti, esaltate dall’invito di Schum, che l’artista accettò trovando ancor più nella produzione video la strada idonea per accentuare quel “tema del doppio”, la ricerca dell’identità e della scissione di sé, che diventerà tema centrale del suo essere artista, del suo essere a un tempo operatore e oggetto del fare arte. Situazione che s’appalesa nitidamente nei video realizzati da Boetti e in visione, fino al 21 febbraio del prossimo anno, alla GAM di Torino, come terzo appuntamento del ciclo espositivo, a cura di Elena Volpato, nato dalla collaborazione fra l’“Archivio Storico della Biennale di Venezia” e la “VideotecaGAM”. “Ogni oggetto del mondo – affermava Boetti – ha almeno due vite”, cui riferirsi e confrontarsi sul piano artistico. Ma anche esistenziale e filosofico. Concetto tanto forte da indurlo a sdoppiare il proprio nome in “Alighiero e Boetti”, mettendo in crisi l’identità dell’artista stesso. “Alighiero – spiegava ancora l’artista – è la parte più infantile, più estrema, che domina le cose famigliari. Boetti, per il solo fatto di essere un cognome, è già un’astrazione, è già un concetto”. Doppia identità, intreccio di vite inscindibili l’una dall’altra. Messaggio chiave del primo video presentato in mostra, “Senza titolo” del 1970, parte della raccolta “Identifications” di Gerry Schum. Boetti volge le spalle alla telecamera e il suo corpo è trasformato in un “segno nero verticale” sul muro bianco posto al centro dell’inquadratura. Le sue mani iniziano a scrivere contemporaneamente, verso destra e verso sinistra, la sequenza dei giorni della settimana, a partire dal giovedì fin dove la lunghezza delle braccia aperte gli consente di arrivare. “In un’unica azione Boetti intreccia il tempo e il doppio, i due aspetti fondamentali del linguaggio video e al contempo del suo lavoro”. Negli stessi mesi aveva realizzato un’immagine fotografica di sé scattata dall’alto, “Due mani e una matita”, in cui stringe una matita posata sul bianco del foglio, “come apice di un triangolo da cui lasciar scaturire il mondo”. E immagine che, in doppia riproduzione, avrebbe caratterizzato molte sue opere successive; posta, in forma rovesciata, in alto e in basso “come a chiudere e ad aprire lo spazio immaginativo del foglio o della tela”. L’ossessione del “doppio”. Che Boetti vuole trasmettere anche in uno dei suoi più noti ritratti fotografici: “Strumento musicale” del 1970, scattato da Paolo Mussat Sartor e presente in mostra. L’artista vi appare con le mani posate sui due manici simmetrici di un curioso banjo ambidestro che con la sua cassa circolare e il doppio ponticello circoscrive al centro della visione un ideale ombelico sonoro da cui si immagina possano scaturire due diverse musiche speculari, “due flussi di suoni che si dipartono dall’abisso del tempo”. In chiusura, la rassegna presenta il video “Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo”, realizzato da Boetti nel 1974 e parte delle raccolte dall’“Archivio Storico della Biennale” di Venezia. L’opera offre, a quattro anni di distanza, una riflessione speculare del primo video, mutandone esclusivamente la frase scritta dall’artista. Che affermava: “È incontrovertibile che una cellula si divida in due, poi in quattro e così via; che noi abbiamo due gambe, due braccia e due occhi e così via; che lo specchio raddoppi le immagini; che l’uomo abbia fondato tutta la sua esistenza su una serie di modelli binari, compresi i computer; che il linguaggio proceda per coppie di termini contrapposti. […] È evidente che questo concetto della coppia è uno degli elementi archetipi fondamentali della nostra cultura”.

Gianni Milani

“Alighiero Boetti”
VideotecaGAM, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it
Fino al 21 febbraio 2021
Orari: giov. e ven. 12/19, sab. e dom. 10/19

Foto principale: “Alighiero Boetti, Strumento musicale”, foto di Paolo Mussat Sartor, 1970

 

Dpcm, troppe le incertezze delle istituzioni

Grande incertezza decisionale da parte delle istituzioni nel mettere in atto strategie per fermare la seconda ondata del contagio. Ne parliamo con il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte Andrea Notari

Nelle ultime settimane – dichiara il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, l’architetto Andrea Notari – leggiamo una grande incertezza decisionale nelle istituzioni: Palestre aperte/Palestre chiuse, DAD sì/DAD no, 6 persone in casa/4 persone al ristorante, mentre il Paese ha bisogno di certezze!

Purtroppo quando cè confusione, i cittadini non ripongono più fiducia nello Stato in quanto esso non si dimostra più autorevole;è in momenti come questi che, allinterno di proteste più che legittime, si infiltra la criminalità organizzata, cavalcando il malessere diffuso e trasformando in violente le manifestazioniche finiscono nello sfociare nel vandalismo, vedasi Napoli e Roma.

Ecco – prosegue il Presidente Andrea Notari – in questo scenario si inserisce il DPCM del 24 ottobre scorso, emanato a poco meno di una settimana da quello precedente e fortemente più restrittivo su alcune attività.

Trovo sia profondamente sbagliato addossare alla ristorazione e allindustria dello spettacolo lintera responsabilità del rialzo della curva epidemiologica; oltretutto non ci sono dati che lo confermino; la realtà è che ci siamo fatti cogliere ingiustificatamente impreparati dalla seconda ondata. Non siamo stati in grado questestate di attrezzarci, rivedere il sistema dei trasporti e riorganizzare il nostro sistema sanitario, affinchè potesse non andare in sofferenza con numeri che sommariamente erano facilmente ipotizzabili. A questo punto mi chiedo come mai ci sia ancora da discutere se sia neccessario o meno accedere ai fondi del MES; la risposta è semplice, maritengo che sia ostacolata da ideologie partitiche futili e inappropriate per un momento di crisi come quello che stiamo vivendo.

È anche per questo motivo – aggiunge il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Piemonte, Andrea Notari – che,quando sento il Presidente del Consiglio dire di non preoccuparsi perché sono già pronti i ristori e che verrano erogati rapidamente alle attività più colpite dalle restrizioni presenti nel Decreto, personalmente rimango un po’ scettico.Come già ricordato dal Presidente Bonomi, sono ancora in dodicimila ad attendere la CIG erogata nel mese di maggio, quindi come mai dovremmo fidarci questa volta della celerità dello Stato? Sono questi i fattori che determinano unincertezza generale, che affossa ancor di più la nostra fragile economia.Lunica certezza che abbiamo è che, alla perdita di Pil ipotizzata nei mesi scorsi, si aggiungerà un ulteriore perdita di 2 punti percentuali per la seconda ondata, portando purtroppo molte attività alla definitiva chiusura entro lanno.

Stiamo constatando che, alla continua e disordinata rincorsa dellabbattimento della curva epidemiologica tramite DPCM, non è affiancata alcuna strategia concreta per la ripartenza del Paese. Si continua a fare debito in modo insostenibile e con provvedimenti a pioggia, senza che vengano gettate le basi per una ripartenza solida e duratura. La paura, dunque, è quella che alla crisi economica in essere possa unirsi fra un po’ di tempo anche una crisi finanziaria stile 2008, dovuta allincapacità di rientro sui debiti contratti, anche perché voglio ricordare che, fra le tante anticipate manovre a favore delle aziende, pochissime erano a fondo perduto e quasi tutte, invece, erano sotto forma di debito agevolato, senza dimenticare che abbiamo, comunque,dovuto pagare le tasse, mentre il buon senso porterebbe a dire che, se il lavoro non è più un diritto (vedasi Lockdown), allora pagare le tasse non dovrebbe più essere stato un dovere.

E visto che di debito agevoltato si tratta, mi urge ricordare che i soldi in arrivo con il Recovery (ad oggi già slittati) devono essere utilizzati secondo una progettualità di rilancio, che sia davvero impattante sulleconomia del Paese: lasciamo indietro allora quei rivoli di spesa dal basso valore aggiunto che sappiamo già non fungere da volano per la ripresa.

Voglio dire una cosa forteconclude il Presidente Andrea Notari  – e me ne prendo la responsabilità: Se non siamo in grado di spendere bene i fondi in arrivo dall’Europa, allora non prendiamoli nemmeno! Perché non possiamo più permetterci di indebitare i nostri figli senza utilizzare quei soldi per riscrivere il futuro del Paese che gli lasceremo.

Mara Martellotta

Due piazze contro il dpcm Ma tutti a casa alle 22,30

La prefettura,  al termine del tavolo per l’ordine e la sicurezza  svoltosi questa mattina,  ha deciso che le due manifestazioni che sono state indette stasera in piazza Castello e in piazza Vittorio per protestare contro il nuovo dpcm (la prima in programma alle 20,30 e la seconda alle 21) dovranno essere statiche.

Infatti i cortei sono vietati. Inoltre i manifestanti dovranno rispettare il distanziamento sociale e indossare la mascherina. I titolari dei locali dovranno togliere i dehors e i tavolini, mentre i manifestanti dovranno terminare la protesta alle 22,30 così da rientrare  a casa per l’inizio del coprifuoco delle ore 23.

La protesta dei taxi: “Con teatri e ristoranti fermi non abbiamo più clienti”

Anche i  tassisti di Torino protestano contro il dpcm. Seppure non sia previsto un blocco della loro attività, dicono: “è come se fossimo fermi anche noi, perchè i nostri potenziali clienti non si muovono più”.

Pertanto i tassisti si sono fermati in segno di protesta, spontaneamente, radunandosi stamane in piazza Castello, senza che si trattasse di un vero sciopero promosso dai sindacati.

Poi hanno sfilato in corteo davanti a Comune e Regione per chiedere un sostegno dalle istituzioni.

(foto: il Torinese)

In piazza contro le restrizioni: si spera non come a Napoli

Dopo Napoli e Roma anche Torino avrà la sua lunga notte di passione. Lunedì 26 ottobre sera alle 20.30 in piazza Castello avverrà la protesta, non autorizzata, contro le decisioni prese dal governo, per la chiusura di alcune attività, il mini lockdown.

Gira un volantino, non firmato, che invita il popolo a scendere in piazza contro il coprifuoco e le nuove restrizioni che partiranno da oggi fino al 24 novembre. Chi si nasconde dietro questi volantini che invitano al caos generalizzato? Forze politiche di estrema destra, centri sociali? Comitati d’assalto negazionisti? Chissà…l’unica certezza è che oltre al problema covid s’aggiunge la tematica della grande difficoltà nel controllare le piazze delle metropoli, già in ginocchio a causa della pandemia.

Vincenzo Grassano

Appello al senso nazionale

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Nei mesi scorsi si paventava un autunno caldo in termini di scontro sociale. Oggi si sta delineando una protesta contro i provvedimenti governativi volti a tenere sotto controllo il Covid. In realtà serpeggia anche un forte disagio sociale perché la crisi economica appare sempre più evidente.

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In un momento disperato come questo in cui la pandemia dilaga, occorrerebbe la massima disciplina da parte di tutti come nei momenti bui della storia nazionale. Invece l’incapacità del Governo a prevenire durante i mesi estivi la seconda  ondata, sta suscitando proteste che potrebbero esplodere in violenze e scontri di piazza. Questa ipotesi è la peggiore possibile perché può disgregare il tessuto stesso  della convivenza civile oltre che attentare alla salute pubblica a causa degli inevitabili assembramenti. Chi scrive ha più volte criticato il Governo ed ha denunciato il lassismo estivo di troppi. Il ritorno a scuola senza le debite garanzie ha creato altri problemi. Ma la via della piazza risulta essere un gravissimo errore e appare un  vero e proprio tradimento che mi fa pensare ai moti di piazza nel 1917 quando l’ Italia era in guerra. Nei momenti difficili occorre – al di là di tutto – il senso nazionale. Capisco che sia  molto difficile invocarlo quando per decenni si e’ parlato di Paese e si è derisa la storia nazionale che, bene o male, ha dimostrato che gli Italiani sanno essere un popolo non solo di pizzaioli e mandolinisti. Ma è proprio il senso nazionale che oggi andrebbe evocato e perseguito. Una sorta di Unione Sacrée di fronte alla pandemia , al di là della politica, sarebbe assolutamente  indispensabile. Occorre almeno un po’ di responsabilità, evitando di fomentare la piazza e creare disordini che distolgono dall’obiettivo prioritario che è quello di salvarci dal virus. Chi si sottrae alla responsabilità e’ un nemico dell’Italia e degli italiani.

A Torino nasce “La Buona Destra”

La Buona Destra annuncia la creazione del Comitato locale per la Buona Destra di Torino e Provincia, ad un mese dalla presentazione del partito, avvenuta proprio nel capoluogo piemontese.

Riceviamo e pubblichiamo / Con la nascita di questo Comitato, la Buona Destra punta ad avere una presenza maggiore sul  territorio, per entrare in contatto con i cittadini così da poter lavorare, tramite il proprio Centro Studi, a proposte concrete per migliorarne la condizione. La presenza territoriale è fondamentale per potersi proporre ai cittadini in cerca di una risposta ai problemi concreti del nostro tempo. Anche in una città storicamente più vicina all’elettorato di centrosinistra, lo spazio per le proposte della Buona Destra è ampio, soprattutto considerata l’amministrazione tutt’altro che eccezionale degli ultimi anni.

In una regione importante dal punto di vista economico, storico e culturale come il Piemonte, è imprescindibile la presenza delle idee e delle proposte di una Buona Destra per uno sviluppo  complessivo che porti benefici a tutti i cittadini. Proprio per questo, la nascita del Comitato di  Torino e Provincia faciliterà l’organizzazione di eventi ed incontri nei quali ci sarà la possibilità di incontrare i cittadini ascoltando e recependo le loro istanze. 

La Buona Destra sarà fondamentale per la città di Torino e per l’Italia tutta: un partito che sia onesto e che, lavorando per il bene comune e non solo di  alcune categorie, abbia più cura della spesa pubblica per mostrare ai cittadini che le loro tasse sono investite in servizi per la collettività. 

Una Buona Destra liberale, laica ed europeista che non andrà alla ricerca del nemico di turno, ma di soluzioni tramite le quali immaginare e costruire il paese del futuro.

In un periodo di incertezza come quello che stiamo vivendo serve concretezza e serietà: proprio per questo nasce il Comitato per la Buona  Destra di Torino e Provincia.

Comitato per la Buona Destra di Torino e Provincia

Claudio Desirò 

Giachino: “penalizzare la ristorazione è un duro colpo all’occupazione”

L’ex sottosegretario alle Infrastrutture Mini Giachino ha promosso una petizione su Change.org  

Egregio Presidente Conte,

il calo della economia italiana degli ultimi anni è dovuto alla crisi ma anche alle scelte sbagliate dei Governi a partire dal Governo Monti, scelte dalle quali non ci siamo mai ripresi compreso nei due suoi anni di governo. Dopo la chiusura del primo Lockdown con la quale abbiamo i ristoranti hanno perso il 35% del fatturato dell’anno e dopo 4 mesi nei quali non hanno superato il 50% ora volete far chiudere la sera che per chi conosce la ristorazione vale 3/4 del lavoro. In questi mesi non siete riusciti neanche a dare  10.000 euro. A molti ristoratori non è stato concesso dalle Banche il Credito da 25.000 euro e Lei non è riuscito a imporsi con le Banche. Forte coi deboli e debole coi forti oggi volete far fallire  la Ristorazione? Ogni ristorante garantisce da 3 a 10-15 posti di lavoro. Sono a rischio oltre 1 milione di posti di lavoro.
L’alternativa è tra andare in Piazza o morire a casa di depressione dopo 35 anni anni di lavoro.
Se ha un po’ di cuore ci ripensi tre volte. In questi mesi i ristoratori hanno investito per render sicuro, con nuovi tavoli rotondi larghi 1,5 metri, gel in ogni angolo, mascherine per i clienti che entrano sprovvisti.
Da maggio nessun cliente ha preso il Covid frequentando i ristoranti.
Mille grazie per l’attenzione,


Mino Giachino, Fabrizio Mastrovincenzo, Emanuele Scirgalea, Lodovico Ambrois

https://www.change.org/p/giuseppe-conte-chiediamo-a-conte-che-non-distrugga-bar-e-ristoranti

 

La Protezione civile di Volpiano per le persone in quarantena


Consegna di spesa e farmaci a domicilio. Si cercano nuovi volontari

Con l’aumentare dei contagi da Covid-19 anche sul territorio di Volpiano, sono stati intensificati i servizi di assistenza a soggetti positivi, posti in quarantena o in isolamento fiduciario, per la consegna di alimenti e medicinali. Le persone segnalate dalle autorità sanitarie vengono contattate dalla Protezione civile comunale per conoscere eventuali necessità e, nel caso di mancanza di una solida rete familiare, attivare i servizi di assistenza, come la consegna della spesa a domicilio; per problematiche di carattere sanitario, invece, il riferimento è il medico di base.

«In questa fase di crescita dell’emergenza – sottolinea la Polizia municipale – abbiamo bisogno di nuovi volontari, per continuare a garantire un servizio adeguato e fronteggiare le prossime necessità; perciò invitiamo tutti coloro che hanno disponibilità di tempo a unirsi ai gruppi della Protezione civile e della Croce Bianca di Volpiano». Prima di essere inseriti in organico, i volontari seguono un corso di formazione specifico; per informazioni contattare la Polizia municipale (011.9951831) o la Croce Bianca Volpianese (011.9881572).

Commenta il sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne: «Si stanno riattivando tutti i servizi che il Comune ha fornito nella prima ondata dell’epidemia e peraltro il Centro operativo comunale di Protezione civile non è mai stato chiuso, per mantenere l’operatività in relazione alle proroghe dello stato di emergenza decretate dalle normative nazionali».