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Basket: la Reale Mutua lotta fino alla fine ma non basta

Si arrende solo alla fine la Reale Mutua di coach Cavina, decisivi i dettagli e la maggior esperienza dei campani. Mercoledì di nuovo in campo per il derby con Monferrato. (foto archivio)

 

Coach Cavina parte con Cappelletti, Clark, Alibegovic, Pinkins e Pagani, coach Finelli risponde con Sergio, Thomas, Jackson, Palumbo e Benvenuti.

Palumbo sblocca il match dalla lunetta, Benvenuti sigla il 4-0 scafatese, la tripla di Pinkins mette in moto la Reale Mutua. Diop entra in scena e porta avanti Torino sul 7-6 del 4°. Alibegovic e Jackson si scambiano le triple, Pinkins sigla la parità a quota 10. Thomas e Sergio spingono il break dei campani, al 7° è 12-17 per la Givova. Diop accorcia con la tripla, Thomas continua a fare la differenza sotto canestro. Al 10° è 18-22. Benvenuti e Marino allungano per iniziare la seconda frazione, Toscano e Cappelletti siglano il -3 sul 27-30. Cappelletti ruba e vola ad appoggiare il -1, Musso ci ricaccia indietro con la tripla del 29-33 al 15°. Cucci e Diop duellano sotto le plance, Clark riporta la parità nel match a quota 36. Thomas la rompe, al 20° è 39-40.

La tripla di Clark apre la ripresa, Cappelletti ruba e schiaccia il 45-40, Thomas accorcia per Scafati. Toscano punisce con la tripla dall’angolo, Jackson dimezza lo svantaggio con il canestro del 48-45. Cappelletti è indemoniato e rimette il +6 al 25°. Pinkins mette il 53-45, un antisportivo osceno regala cinque punti a Scafati. Dincic realizza il -1, Toscano infila un’altra tripla, Cucci da sotto va per il 56-54 al 27°. Penna mette una bomba, Dincic è ancora lesto ad accorciare per Scafati. Jackson si accende per il 59-62 del 30°. Benvenuti mette il +5, a cui fa seguire la tripla del 59-67. Cappelletti inventa il -6, Rossato risponde in penetrazione, la tripla di Palumbo sembra una coltellata, al 34° è 61-74. La Reale prova ad accelerare in attacco, ma diventa imprecisa, Pinkins la sblocca con la tripla. Cucci fissa il +12 del 35°, Clark risponde per il -9, Cappelletti sigla il 70-76. Il play gialloblu non ne vuole sapere di arrendersi, ruba e vola a conquistare il 72-76. La difesa Reale sale di colpi, la classe di Jackson la punisce per il +7 al 38°. Pinkins accorcia, Diop firma il – 3 a 1 e 18 dalla fine. A penetrazione di Cappelletti è fermata in qualche modo da Marino, Thomas mette il +4 a 49″ dalla fine. La fretta punisce Clark, Scafati va in semifinale.

Reale Mutua Torino – Givova Scafati 76-84 (18-22, 21-18, 20-22, 17-22)

Reale Mutua Torino: Alessandro Cappelletti 18 (4/9, 2/5), Kruize Pinkins 17 (3/4, 3/9), Ousmane Diop 12 (3/7, 1/2), Jason Clark 11 (2/2, 2/6), Daniele Toscano 8 (1/1, 2/4), Mirza Alibegovic 6 (1/1, 1/10), Lorenzo Penna 3 (0/1, 1/1), Franko Bushati 1 (0/0, 0/0), Giordano Pagani 0 (0/1, 0/0), Luca Campani 0 (0/1, 0/0)

Tiri liberi: 12 / 20 – Rimbalzi: 29 8 + 21 (Ousmane Diop 9) – Assist: 15 (Alessandro Cappelletti 8)

Givova Scafati: Charles Thomas 19 (5/7, 2/4), Darryl Jackson 17 (0/2, 5/12), Valerio Cucci 12 (6/10, 0/1), Bernardo Musso 9 (0/0, 3/5), Lorenzo Benvenuti 7 (2/5, 1/2), Mattia Palumbo 6 (0/2, 1/1), Tommaso Marino 5 (0/0, 1/4), Nemanja Dincic 4 (2/3, 0/0), Luigi Sergio 3 (0/1, 1/2), Riccardo Rossato 2 (1/1, 0/0)

Tiri liberi: 10 / 13 – Rimbalzi: 40 8 + 32 (Valerio Cucci 11) – Assist: 20 (Tommaso Marino 9)

Pareggio al derby della Mole: Torino-Juventus 2-2

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Sanabria mattatore con una doppietta
Chiesa e Ronaldo goleador Juve

1 punto a testa in un derby molto combattuto con i granata più pericolosi soprattutto nei minuti di recupero in cui il portiere bianconero Szczesny ha evitato la sconfitta alla Juventus. Un pareggio che serve più al Toro in ottica salvezza anche se i granata vincendo non avrebbero assolutamente rubato. Per la Juve un pari che sa di resa scudetto ed il recupero col Napoli di mercoledì prossimo sarà proprio uno spareggio per qualificarsi in Champions League,occupando uno dei 4 posti disponibili, più reale il quarto.Per i granata di Nicola 1 punto importante per consolidare il 17esimo posto ultimo utile per non retrocedere, portandosi a +2 sul Cagliari sconfitto oggi in casa dal Verona.Per il Toro c’è anche la gara da recuperare contro la Lazio.Molto bene Sanabria autore di una doppietta e vero grande bomber,a parte qualche distrazione complessivamente tutto il Toro va oltre la sufficienza come prestazione collettiva. La Juve, invece,vive delle fiammate di alcuni suoi grandi giocatori. Oggi un inesistente Ronaldo, per larghi tratti di gara, ha comunque segnato il gol del pareggio. Male la squadra bianconera nel complesso e bene ancora una volta Chiesa,un motorino perpetuo sulla fascia. Il risultato di 2-2 rispecchia una gara dai 2 volti. In vantaggio la Juve con Chiesa, la doppietta di Sanabria ha portato in vantaggio i granata,poi Ronaldo ha ristabilito la parità.
Buona Pasqua a tutti.

Vincenzo Grassano

Recovery Plan made in Piemonte: 27 miliardi per oltre 1200 progetti

Il presidente Alberto Cirio: “Diamo voce alle esigenze di sviluppo del territorio. Priorità a nuove tecnologie, ambiente e infrastrutture”. Il documento ora verrà trasmesso a Roma: l’8 aprile inizierà il confronto con il presidente del Consiglio Draghi

Si intitola “Next Generation Piemonte” il documento, approvato questo pomeriggio durante una riunione straordinaria della Giunta regionale, che contiene oltre 1200 progetti dal valore complessivo di 27 miliardi di euro.

Il testo raccoglie i contributi giunti dal territorio dei quali si chiede al Governo l’inserimento nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, il cosiddetto Recovery Plan. La prossima settimana inizierà il confronto con Roma per definire quali di questi progetti potranno essere inclusi nel documento finale che il Governo entro il mese di aprile invierà all’Unione Europea con le priorità italiane.

“Giovedì 8 aprile presenteremo al premier Mario Draghi questo documento, che definisce le linee di indirizzo per lo sviluppo del Piemonte nei prossimi 10 anni – ha dichiarato il presidente della RegioneAlberto Cirio, al termine della seduta -. Siamo orgogliosi di dire che è il contributo del Piemonte, e non della Regione Piemonte, perché dà voce a tutte le esigenze di crescita che ci sono pervenute dal territorio durante l’intenso calendario di incontri che, nelle scorse settimane, ci ha visto andare in tutte le province per ascoltare gli enti locali, le categorie economiche, produttive e sociali, i nostri giovani, che sono i veri proprietari del futuro. Quante volte leggendo un bando europeo ci si è chiesti chi lo avesse scritto, perché troppo distante dalla realtà, noi abbiamo voluto evitare questo scollamento andando prima sul territorio per raccogliere le esigenze reali da chi il territorio lo vive tutti i giorni”.

L’analisi delle istanze mette in risalto come la progettualità dal basso esprima un preciso orientamento verso le nuove tecnologie, l’ambiente e le infrastrutture: oltre 600 progetti riguardano questi ambiti.

“Infrastrutture tradizionali come le strade, i ponti le vie, ma anche quelle che riguardano le infrastrutture multimediali per rendere il Piemonte più connesso anche a livello digitale – ha proseguito il presidente Cirio -. E poi i progetti che riguardano l’istruzione e l’edilizia sanitaria. In questo documento c’è quello che serve al Piemonte e non dobbiamo perdere questa opportunità. Se infatti è fondamentale continuare a vaccinare, perché vincerà questa battaglia chi prima avrà vaccinato la sua gente, dall’altra dobbiamo continuare a progettare il futuro e i fondi del Recovery Plan abbinati a quelli della prossima programmazione europea 2021-2027 porteranno in Piemonte oltre 10 miliardi di euro, una cifra che il Piemonte non ha mai avuto e che adesso dobbiamo investire per fare ripartire la nostra regione e non lasciare nessuno indietro”.

La proposta di Recovery Plan del Piemonte in sintesi vede 1.273 progetti così ripartiti:
– 672 riguardano la rivoluzione verde e la transizione ecologica

– 230 racchiudono interventi su digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura

– 187 si riferiscono alle infrastrutture per la mobilità sostenibile

– 107 comprendono l’inclusione e la coesione

– 55 fanno riferimento all’istruzione e alla ricerca

– 22 concernono l’assistenza sanitaria

A livello territoriale la provincia di Alessandria vede 34 progetti per un valore di 1,8 miliardi di euro, quella di Asti 195 progetti per circa 1 miliardo di euro, Biella 76 progetti per 684 milioni di euro, Cuneo 39 progetti per oltre 1,8 miliardi di euro, Novara 187 progetti per oltre 1,2 miliardi di euro, Torino 182 progetti per 3,5 miliardi di euro, Vercelli 344 progetti per 2,5 miliardi di euro, il Verbano-Cusio-Ossola 57 progetti per oltre 560 milioni di euro. A questi si aggiungono 159 progetti a valenza regionale del valore complessivo di 13,8 miliardi di euro.

Si segnalano, tra gli ambiti:

– rigenerazione edilizia, riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato, messa in sicurezza, interventi antisismici (468 proposte per un valore complessivo di 11,9 miliardi);

– interventi in viabilità, infrastrutture viarie e opere di ingegno come ponti, strade e parcheggi (183 proposte per 4,2 miliardi);

– sviluppo dei servizi di trasporto pubblico locale, trasporto ferroviario, infrastrutture per il trasporto aereo cargo e passeggeri (37 schede per 2 miliardi);

– riqualificazione o costruzione di impianti sportivi, sia a valenza di coesione e infrastrutture sociali, sia in integrazione dell’offerta turistica, insieme ad altri strumenti e investimenti sui servizi turistici (63 proposte per 1,8 miliardi);

– progetti di mobilità alternativa e dolce, come ciclovie, funivie e passerelle, prevalentemente a servizio della riqualificazione paesaggistica e dell’offerta turistica in contesti adeguati (109 schede per 635 milioni);

– potenziamento di strutture, risorse e strumenti per anziani, minori, famiglie in difficoltà, soggetti vulnerabili (84 interventi per 750 milioni).

Il bollettino Covid di sabato 3 aprile: ricoveri in calo

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.00

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 2.127 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 220 dopo test antigenico), pari al 5,0% dei 42.325 tamponi eseguiti, di cui 30.514 antigenici. Dei 2.127 nuovi casi, gli asintomatici sono 799 (37,6%).

I casi sono così ripartiti: 275 screening, 1.255 contatti di caso, 597 con indagine in corso; per ambito:26 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 153 scolastico, 1.948 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 319.961 così suddivisi su base provinciale: 25.971 Alessandria, 15.385 Asti, 9.917 Biella, 45.321 Cuneo, 24.797 Novara, 171.076 Torino, 12.084 Vercelli, 11.626 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.388 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.396 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 369 (9 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.819 (-45 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 29.848

I tamponi diagnostici finora processati sono 3.836.775 (+42.325 rispetto a ieri), di cui 1.374.204 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 10.422

Sono 23 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 verificatosi oggi(si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 10.422 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.479 Alessandria, 643 Asti, 398 Biella, 1.257 Cuneo, 852 Novara, 4.889 Torino, 474 Vercelli, 341 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 89 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

275.503 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 275.503 (+ 2.437 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 22.779 Alessandria, 13.465 Asti,8.792 Biella, 38.011 Cuneo, 21.434 Novara, 146.893 Torino, 10.367 Vercelli, 10.451 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.245 extraregione e 2.066 in fase di definizione.

Un nuovo libro di Bruna Bertolo sulle donne e la follia

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni /Il tema della follia mi ha sempre molto turbato, pur non avendo fortunatamente  mai avuto contatti con situazioni, anche solo comparabili con essa.
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Ricordo però con turbamento la storia di un nostro contadino  sfociata in un ricovero da cui non uscì vivo. Ero bambino, ma le parole dei grandi mi lasciarono ricordi che non ho mai dimenticato.
Va detto che la malattia mentale è stata una dura  e costante realtà nei secoli  – sarebbe inevitabile il contrario- e continua a serpeggiare anche nella società d’oggi. Il modo in cui essa venne affrontata nel passato  va storicizzato come tutto il resto, va cioè  capito e valutato, sforzandoci di evitare giudizi sommari che sono l’esatto opposto della storia il cui compito è quello di “intelligere”. La psichiatria contemporanea è invece una materia che forse più di ogni altra si è prestata ad interpretazioni politiche che poco storicizzano il dramma della follia.
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Se rimaniamo a Torino, la costruzione per iniziativa di Carlo Alberto (che pochi conoscono come re riformatore) del Regio manicomio di via Giulio
rivela un’attenzione indiscutibile ad un problema medico e sociale grave. E ci sarebbero tante altre osservazioni che non danno ragione a chi ha finito di ridurre un problema drammatico molto complesso al nome di un noto psichiatra che ispirò una legge che decise la chiusura dei manicomi alla fine degli anni Settanta del secolo scorso  L’aver avuto nel Piemonte tardo ottocentesco e positivista un’egemonia che non esiterei a definire soffocante, da parte di Cesare Lombroso, celebratissimo scienziato,  ha sicuramente avuto anche  delle ripercussioni nefaste che hanno imperversato non solo nel campo della medicina.
Tornando a tempi recenti,   io ricordo con piacere gli psichiatri Fiorentino Liffredo,  Mario Fulcheri, Donato Munno, tutti e tre miei cari amici, che non ebbero forse la notorietà che meritavano , ma io non posso dimenticare che la loro disponibilità umana verso il malato di mente non si lasciò condizionare da militanze che sentivano intimamente incompatibili con il loro essere medici. Altri preferirono fare scelte diverse ed ebbero tutto sommato in Piemonte una notorietà abbastanza relativa. Si tratta di persone degnissime ed anche coraggiose  e benemerite, da cui però mi sento lontano.
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La legge a cui tutti fanno riferimento,  è quella intitolata al mai abbastanza celebrato Basaglia che certo pose fine a situazioni inumane e “medievali“ intollerabili , senza tuttavia prevedere delle alternative percorribili. Il dramma di molte famiglie che convissero con dei congiunti malati di mente resta un grumo di quella storia penosa e terribile che non può essere trascurato.
Bruna Bertolo nel suo documentatissimo libro “Le donne e la follia in Piemonte“, edito da Susalibri, ricostruisce la storia delle donne ricoverate negli ospedali psichiatrici piemontesi, dopo un lavoro di tre anni di ricerca. Era un lavoro che mancava.

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La realtà che balza fuori dal libro  è una storia fatta anche di miseria e di arretratezza della società e della cultura medica del tempo. Sarebbe stato un grave errore fare dell’anacronismo storico ,giudicando con i criteri di oggi la realtà di ieri e dell’altro ieri, come hanno fatto spesso coloro che si sono occupati  giornalisticamente di questi temi. Il libro di Bruna Bertolo scava nella storia di tante donne, interessata in primis alla situazione umana perché la malattia mentale, più che altre patologie, fa risaltare questa situazione.  Tra le storie di donne anonime abbandonate dalle famiglie che non erano comunque in condizione di offrire nessuna cura (non dobbiamo mai dimenticare che l’Italia fino agli anni Sessanta del secolo scorso era un Paese povero prima di dare giudizi etici), balzano all’attenzione quelle di donne in qualche modo note come la moglie dello scrittore Emilio Salgari che l’autrice tratteggia con maestria. Ma è la vicenda umana delle tante donne fino ad ora dimenticate quella che dà al libro un valore storico corale e gli conferisce un’alta dignità morale. Oltre al manicomio di via Giulio, il libro offre un ampio e dettagliato resoconto dei manicomi di Collegno, Savonera , Racconigi,Grugliasco. Un grande interesse ha il capitolo dedicato alla struttura denominata “Casa di convalescenza per le dimesse dal manicomio” creata per le donne considerate “guarite” dalla malattia.

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Il capitolo dedicato a Grugliasco e il fascismo ha una particolare valenza storica perché il manicomio durante il fascismo ( e in verità non solo durante il Ventennio ) venne usato, sostiene l’autrice , come strumento per affrontare la devianza,  il dissenso, il
“disturbo “attraverso una rigida applicazione della legge giolittiana del 1904 che rimase in vigore fino al 1978  La causa delle tante situazioni  situazioni negative, che il libro riporta con dovizia di documentazione e’, a parere  dello scrivente, il permanere ben oltre il fascismo la legge Giolitti  degli albori del secolo , frutto di una cultura medica e giuridica riconducibile al secolo precedente . Il vero scandalo è questa sopravvivenza del tutto ingiustificata sotto qualunque punto di vista che chiama in causa per intero la classe politica che fece la Costituzione , ma dimenticò di applicarla ad una fascia debole e indifesa di cittadini . L’opera della Bertolo ci porta in evidenza  lo strazio dell’elettroshock e cosa accadeva nei manicomi degli anni Sessanta e Settanta del
Novecento.  Qualche grave responsabilità politica locale e nazionale ed anche medica ci sembra inevitabile  evocarla .Annibale Crosignani ha denunciato il comportamento indegno di alcuni medici in servizio nei manicomi che avrebbero meritato il licenziamento immediato  e la radiazione dall’Ordine.

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Mi è piaciuto leggere che la Bertolo abbia citato l’Assessore alla Sanità del Comune di Torino e medico di chiara fama Filippo Franchi, che era ben consapevole della gravità della situazione di via Giulio e premeva per cambiare . Filippo Franchi era un liberale che aveva capito – me lo
disse una volta nel 1968 – che la legge del 1904 era già illiberale quando nacque ed ora era diventata anche una ”legge inumana“.

“Lavoro nel gioco legale. Ecco le mie ragioni”

Caro direttore, mi presento, sono un giovane piemontese di trentadue anni e mi chiamo Alessandro Rosso.

Finita la scuola tredici anni fa ho subito iniziato a cercare lavoro l’ho trovato in una azienda che noleggia slot machine e giochi da intrattenimento per bar, la mia mansione è tecnico riparatore.
Piano piano questa ditta è diventata una seconda famiglia per me.

Amo il mio lavoro e vorrei continuare a farlo.
Purtroppo per il nostro settore è entrata in vigore la legge 9/2016 la cui conseguenza è stata una diminuzione drastica del lavoro e molti miei colleghi hanno scelto una strada diversa. Se questa legge non verrà modificata ci saranno moltissimi altri tagli in tutto il settore del gioco legale e dell’indotto.

Queste aziende creano posti di lavoro che vengono annullati con una semplice legge regionale.
Migliaia di persone rischieranno il posto di lavoro.
Il rammarico di noi dipendenti sarà quello di essere licenziati non per causa nostra ma per colpa di una legge che non ci considera.

Non ci lamentiamo inutilmente, non vogliamo il reddito di cittadinanza e sussidi vari, ma vogliamo alzarci ogni mattina, andare a lavorare come qualsiasi altra persona.

Tutti ci considerano cattive persone che approfittano della gente che gioca: ma in realtà siamo LA PRIMA BARRIERA CONTRO IL GIOCO ILLEGALE.

Quindi non siano dei malfattori e neanche dei lavoratori di serie b. Il 20 maggio dopo 3 anni di agonia conosceremo il nostro futuro. Continuiamo a sperare che la regione Piemonte prenda provvedimenti in nostro favore.

Alessandro Rosso

Vaccini, Grimaldi (LUV): “40mila dosi al giorno per i prossimi dieci giorni”

“Adesso bisogna recuperare il tempo perduto”

«Il Piemonte deve fare la sua parte, l’obiettivo minimo per i prossimi 10 giorni è quello di vaccinare almeno 400mila persone; occorre recuperare il tempo perduto e mettere in sicurezza i più anziani e i più fragili. Sappiamo che il Piemonte finora non si è particolarmente distinto a livello nazionale, il 24% dei piemontesi che hanno ricevuto la prima dose e il 10% completamente vaccinati ci colloca poco più su della metà classifica, ma questo è il tempo di lasciare da parte le polemiche, ingranare la marcia alta e cominciare a correre: a partire dallo stress test odierno, e fino almeno al 9 maggio, ci aspettiamo che il numero dei vaccini giornalieri in Piemonte decollino» – è il commento di Marco Grimaldi, del Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

«Sappiamo che finora non è andato tutto bene – prosegue Grimaldi – il piano vaccinale della nostra Regione si scontra, tra le altre cose, con un algoritmo senza logica che finora ha lasciato almeno 17 mila ‘over 80’ senza neppure la prima dose, e una ampia platea di più fragili senza alcuna protezione, ma i prossimi giorni sono decisivi. Se è vero che il Piemonte, come gran parte del resto d’Italia, ha viaggiato sul filo della disponibilità di dosi, le consegne odierne – per il solo Piemonte ben 155.610 vaccini Pfizer – aprono scenari completamente diversi: il compito della nostra Regione è quello di mantenere per i prossimi 10/12 giorni livelli di inoculazione del vaccino molto alti, 40mila dosi al giorno, ben al di sopra della media attuale (nelle ultime due settimane di 25.089 dosi al giorno) per contribuire a raggiungere i 500 mila vaccini al giorno a livello nazionale».

Pasqua solidale per le famiglie in difficoltà

Caro direttore, è stata completata  la raccolta solidale di uova di  Pasqua, organizzata dall’associazione Sol.Id. Onlus, destinate ai bimbi  torinesi le cui famiglie sono in difficoltà economica.

“Oltre al consueto pacco alimentare che consegniamo ogni mese alle
famiglie meno abbienti, con l’avvicinarsi delle feste pasquali abbiamo
deciso di organizzare una raccolta di Uova di Pasqua – annunciano i
volontari di Sol.Id – che verranno regalate ai bambini delle famiglie
che sosteniamo sabato 3 aprile.”

“Nonostante il Piemonte sia una delle regioni più colpite dalla pandemia
e l’umore collettivo non sia dei migliori, speriamo con questo piccolo
gesto di donare un sorriso ai piccoli e alle loro famiglie. – continuano
i volontari – Molti genitori infatti non possono permettersi di
acquistare le uova di cioccolato poiché da troppo tempo sono costretti a
lavorare a singhiozzo e devono centellinare ogni singolo euro per
arrivare a fine mese.”

“In un momento come questo, dove i più piccoli sono costretti in DAD e i
parco giochi sono stati chiusi – conclude l’associazione – il nostro
piccolo dono farà brillare di nuovo i loro occhi. Non permetteremo che i
nostri bambini si scordino le piccole gioie dell’infanzia.”

Controlli anti Covid dei carabinieri, chiusi tre esercizi commerciali

 Nell’ambito dei controlli disposti dal Comando Provinciale per verificare il rispetto della normativa anticovid, i carabinieri hanno chiuso per 5 giorni tre esercizi commerciali e sanzionato 19 persone.

In particolare a Monteau da Po, nell’hinterland torinese, i militari della locale stazione hanno sanzionato il proprietario di un bar che aveva consentito la consumazione all’interno a cinque avventori anch’essi multati.
A Roure, in Val Chisone, stessa sorte è toccata al proprietario e agli avventori di un altro locale pubblico.
Infine a Torino, nel quartiere Lingotto, i carabinieri hanno sanzionato il proprietario di un locale già multato per inosservanza dei provvedimenti emanati per contenere la pandemia in atto. In questo caso all’arrivo dei militari i clienti, che stavano consumando all’interno, hanno provato a fuggire lasciando le consumazioni sul bancone ma sono stati identificati.
In tutti e tre i casi è stata applicata la sanzione accessoria della chiusura delle attività per 5 giorni.

La Portineria di Comunità consegna le colombe pasquali

A una quarantina di famiglie sabato 3 aprile tra le 15 e le 17

Portineria di comunità

Porta Palazzo – Piazza della Repubblica 1/F

 

Torino 01 aprile. Alle famiglie dei bambini e delle bambine a cui a Natale sono stati consegnati dagli elfi della Portineria di Porta Palazzo gli ottanta regali donati dai cittadini torinesi, ora verranno consegnate delle piccole colombe pasquali. Un pensiero nato all’interno della comunità solidale, ribattezzata comunità del dono, che si è creata attorno all’ex edicola di piazza della Repubblica, gestita dalla Rete italiana di cultura popolare.

La consegna avverrà sabato 3 aprile tra le 15 e le 17 e i donatori saranno lì a fare gli auguri ai piccoli e alle loro famiglie nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid. L’idea delle colombe pasquali è venuta a un gruppo di giovani coinvolti nella coprogettazione di iniziative solidali e culturali negli spazi della Portineria e dalla buona volontà della proprietaria del Convitto Caffè che si è resa disponibile a produrre il dolce tradizionale. Al progetto hanno collaborato varie realtà come Il Vaso di Sarepta e Nes, nessuno è straniero.  Un modo per incontrarsi, conoscersi e celebrare i 4 mesi dalla nascita della comunità del dono che ha raggiunto i primi risultati con la complicità anche di altre associazioni come Tutticonnessi, che rigenera pc e dispositivi (e grazie alla quale è stato possibile fornire 12 computer per la didattica a distanza). Come la Cooperativa dentistica Europea e Odontoiatria Sociale in Rete (grazie alla quale verranno prestate cure dentistiche a 6 ragazzi e ragazze). E ancora come Hiba che il 9 aprile metterà gratuitamente un apparecchio per i denti a una persona in difficoltà. Ma poi c’è Camminare Insieme che offre assistenza medica alle famiglie che la richiedono. La cooperativa Meeting Service che ha ricevuto 20 iscrizioni da persone senza occupazione interessate a seguire corsi professionalizzanti gratuiti di pasticceria, pizzeria, gelateria e cucina che porteranno a tirocini retribuiti in partenza a fine aprile.

Rete italiana di Cultura Popolare ha voluto mettere in piedi un progetto di innovazione sociale che consiste nel costruire relazioni e creare una comunità di riferimento per coloro che non la hanno. La Portineria di comunità ha ricevuto anche un plauso dall’Unione europea ed è stata inserita tra le realtà considerate buone pratiche replicabili altrove. “La nostra comunità del dono sta crescendo – racconta il direttore della Rete Antonio Damasco – e noi siamo soddisfatti per la passione e la generosità di tutti coloro che ne fanno parte. Questo vuol dire che quando le persone si uniscono e creano una società solidale tutti ne traggono beneficio”.