ilTorinese

Venerdì 13 dicembre sciopero: AMIAT, possibili ripercussioni sui servizi 

Nell’intera giornata di venerdì 13 dicembre, in occasione dello sciopero generale indetto dalla Segreteria Generale di un’organizzazione sindacale dei lavoratori del settore privato, tutti i servizi aziendali, con particolare riferimento a quelli del comparto igiene ambientale Amiat legati alla raccolta rifiuti e ai centri di raccolta, potrebbero subire sospensioni o riduzioni. Nelle ore di sciopero saranno comunque garantire servizi essenziali e le prestazioni indispensabili a tutela della sicurezza, nel rispetto degli accordi applicativi della legge146/90, così come modificata dalla legge 83/2000, e successive deliberazioni della Commissione di Garanzia che regolamentano il diritto allo sciopero.

Le attività riprenderanno regolarmente al termine della giornata di sciopero, con l’adozione di tutte le misure organizzative necessarie a ripristinare la regolarità dei servizi.

 

Mara Martellotta

Con quella faccia un po’ così: l’omaggio dell’Accademia dei Folli all’avvocato più famoso della canzone italiana

Dal 12 al 15 dicembre, al Teatro Studio Bunker

 

Si chiude la stagione 2024 del Teatro Studio Bunker curata dall’Accademia dei Folli, con in scena, dal 12 al 15 dicembre, una nuova produzione del filone Portrait, con cui la compagnia dipinge ritratti di grandi artisti della musica italiana e internazionale del Novecento.

“Con quella faccia un po’ così” è un omaggio all’avvocato più famoso della canzone italiana, Paolo Conte. Con questo portrait, i Folli cercano di stabilire un punto di contatto tra l’America sognata, quella dei film hollywoodiani e del jazz di Duke of Ellington ed Ella Fitzgerald, e le campagne astigiane.

Lo spettacolo è ambientato nel 1961 al Mocambo, il caffè di Asti narrato da Conte in più di una canzone, e a parlare è il padrone del locale, che ripercorre le proprie vicissitudini: la giovinezza in campagna, sotto un cielo bardato di stelle, la scoperta del jazz e l’amore per una ragazza che lo lascia da solo nei pomeriggi estivi e lunghi, che lo tradisce in crociera e lo fa andare alla deriva onda su onda. Il locale è aperto solo da due anni e rischia già di fallire, se ne sta occupando un avvocato dai capelli rossiccio e dalla fronte aggrottata. Di giorno svolge la professione legale, di notte canta in un quartetto jazz con quella faccia un po’ così, con quell’espressione un po’ così.

Lo spettacolo chiude dunque la stagione 2024 del Teatro Studio Bunker, la nuova stagione inizierà il 16 gennaio con “Buonasera Signor G.”, il portrait dedicato a Giorgio Gaber. L’Accademia dei Folli sarà ancora in scena dal 26 al 31 dicembre al Teatro Gobetti , all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino con “Don Chisciotte e Donna Aldonza”, spettacolo scritto da Tiziano Scarpa su ispirazione del celebre romanzo di Miguel de Cervantes.

Dal 12 al 15 dicembre – Teatro Studio Bunker, Via Niccolò Paganini 0/200, Torino. Giovedì e venerdì ore 21.00/sabato ore 19.30/domenica ore 16.

 

Mara Martellotta

 

 

Nuoto. argento nella staffetta stile libero per Miressi

Aperti i Campionati del Mondo in Vasca Corta a Budapest: la staffetta veloce azzurra si conferma per la terza volta consecutiva sul podio iridato!

Quattro moschettieri d’argento che confermano infallibile la staffetta 4×100 Stile Libero maschile azzurra che rimane sul podio iridato, dopo il secondo posto di Abu Dhabi 2021 e l’oro a Melbourne 2022 con record del mondo (3’02″75) che però cade perché gli Stati Uniti, trascinati in prima frazione dal 45″05 di Jack Alexy, dominano e sono d’oro con un super 3’01″66. Alessandro Miressi (Fiamme Ore/CN Torino) al lancio (45″95), uno strepitoso Leonardo Deplano (45″76) e il capitano Lorenzo Zazzeri (46″21) e Manuel Frigo in chiusura (45″73) nuotano in 3’03″65 e con la certezza di essere ancora i più forti del vecchio continente. “Sapevamo che gli Stati Uniti erano quasi imprendibili – dichiara l’allievo di Antonio Satta – Ci prenderemo la nostra rivincita”.

Il sogno podio iridato per la 4×100 stile libero femminile sfuma ma non la sensazione che la velocità azzurra sia definitivamente al passo con l’eccellenza. Una superba Sofia Morini (52″55 pp), la piemontese tesserata per CS Esercito e CS Roero Sara Curtis (51″69), Chiara Tarantino (52″63) ed Emma Virginia Menicucci (52″71) sono quinte in 3’29″58, per il bronzo occorreva abbassare il 3’28″44 del Canada. “Sono sicura che prima o poi la medaglia arriverà. – dichiara la cuneese allenata da Thomas Maggiora – Certo dopo il tempo del mattino ci speravamo”. Sorprendenti infatti nelle qualificazioni, dopo qualche anno in chiaroscuro, il quartetto rosa torna a sognare. Nelle batterie della 4×100 stile libero è in testa col tempo 3’29″89 sfiorando di quattro decimi il record italiano stabilito ai mondiali di Doha 2014 quando le azzurre guidate da Federica Pellegrini furono di bronzo. Sofia Morini stacca in 50″67 e lancia il quartetto nuotando 52″71, poi Chiara Tarantino mantiene la posizione in 52″58, mentre Sara Curtis fa il vuoto in 51″30. A Virginia Menicucci (53″27) il compito di controllare il testa a testa con la tedesca Nele Schulze e toccare in testa per un crono che gratifica e lancia un messaggio alle avversarie.

Vai ai risultati completi

Foto DBM

IVA Terzo Settore, Magliano: “Aprire discussione con Bruxelles sul tema”

La proroga del Governo non basta

L’approvazione del Decreto Legge sulle proroghe che, tra gli altri provvedimenti, posticipa al 1 gennaio 2026 l’entrata in vigore del nuovo regime IVA per gli Enti del Terzo Settore iscritti al Registro Unico è un passo avanti importante e necessario, ma non ancora decisivo.

L’Ordine del Giorno, presentato da Silvio Magliano, Presidente del Gruppo Consiliare Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale, approvato all’unanimità oggi in Consiglio Regionale, impegna la Giunta regionale a promuovere in tutte le sedi opportune la necessità di un tavolo di discussione con la Comunità Europea, dalle cui norme discende il Decreto Legislativo 146/2021 che ha abrogato la disciplina di esclusione IVA degli Enti del Terzo Settore. Se nella formulazione normativa precedente le attività di prestazione di servizi che caratterizzano molte tipologie di enti erano escluse dall’ambito di applicazione dell’Iva, considerando l’ente un soggetto estraneo a una “filiera” di produzione e di conseguenza escluso tout court dall’ambito di applicazione dell’Iva il d.lgs 146/2021 stabilisce, infatti, che tali attività rientrano a pieno titolo nell’ambito di applicazione dell’Iva e possono classificarsi di volta in volta quali esenti (rilevanti ai fini Iva e dei relativi adempimenti senza però essere gravate dell’imposta in relazione alla particolare natura dell’attività o dell’ente che la realizza) o imponibili (rilevanti ai fini Iva e dei relativi adempimenti e gravati dell’imposta, applicata sulla base della aliquota prevista dalla normativa in relazione all’attività svolta).

“Il Terzo Settore – commenta Silvio Magliano -, opera in numerosi ambiti fondamentali per la nostra società ed è indispensabile nel welfare, nella cultura, nella protezione civile. I Volontari che operano negli Enti di Terzo Settore iscritti al registro sono oltre 2,5milioni: la nuova normativa comporterebbe un aggravio tanto di costi quanto di adempimenti burocratici, negativi per tutte le Associazioni e difficili da gestire per quelle medio-piccole che sono la grande maggioranza, costringendole a distogliere risorse dalla mission per dirottarle sulle attività gestionali e amministrative. Il Gruppo Consiliare Lista Civica Cirio Presidente Piemonte Moderato e Liberale ritiene necessario, quindi, aprire un confronto direttamente con la Comunità Europea, in modo che l’esenzione IVA torni ad essere strutturale e non un regime temporaneo di proroga. Lavorerò insieme alla Giunta affinché questo impegno, contenuto nell’atto approvato oggi, divenga realtà al più presto”.

Gruppo Imprese Chieresi: due progetti sociali e formativi

Il Gruppo Imprese Chieresi ha ottenuto fondi da due istituti di credito -Banca Territori del Monviso e Cassa di Risparmio di Savigliano- per lanciare progetti sociali a supporto delle famiglie in stato di necessità e di studenti meritevoli


Chieri, 10 dicembre 2024 – Una sinergia tra il GIC – Gruppo Imprese Chieresi e due istituti di credito del territorio -la Banca Territori del Monviso (BTM) e la Cassa di Risparmio di Savigliano (CRS)- permetterà di lanciare nuove e importanti iniziative sociali-formative sul territorio.

GIC e CRS, che ha garantito il supporto finanziario, hanno istituito una borsa di studio da 2.000 euro a favore di studenti meritevoli che frequentano i diplomi e corsi professionali istituiti al CIOFS “Santa Teresa” di Chieri per rispondere alle necessità del tessuto produttivo locale e organizzati in collaborazione con diverse aziende aderenti al Gruppo Imprese Chieresi. Tale borsa di studio permetterà di aggiungere valore al diploma sperimentale, voluto fortemente dal GIC e implementato dalle sorelle del CIOFS.

In parallelo, grazie al supporto finanziario della BTM, il GIC ha inoltre deciso di sostenere economicamente alcune famiglie in situazione di fragilità residenti nei Comuni del Sistema Locale del Lavoro 101, in questo caso dando priorità a percorsi scolastici della scuola primaria. La Banca Territori del Monviso ha erogato un contributo di 2.000 euro, al quale il Gruppo Imprese Chieresi aggiungerà una quota almeno di pari entità,

«Sono piccoli progetti, segno di un territorio coeso nel quale è importante tenere legati gli aspetti economici a quelli sociali: per questo accolgo con particolare piacere l’interesse e il concreto sostegno fornito da due banche che fanno del legame con il territorio un loro vero punto di forza e che si dimostrano attente alle esigenze delle nostre Comunità -dichiara Dario Kafaie, presidente del Gruppo Imprese Chieresi- Con il Direttivo del GIC, la Direzione del CIOFS e i Comuni andremo a definire le modalità operative per erogare questi aiuti economici, integrando le cifre messe a disposizione anche con fondi propri della nostra Associazione».

«Siamo orgogliosi di poter contribuire al sostegno delle future generazioni e di rafforzare il tessuto sociale del nostro territorio. L’erogazione di queste borse di studio è una dimostrazione concreta del nostro impegno verso i giovani, affinché possano crescere professionalmente e umanamente, sempre con uno sguardo rivolto alle proprie radici e alla comunità che li ha sostenuti. Crediamo fermamente che investire nelle opportunità educative e formative rappresenti un elemento cruciale per un futuro prospero e coeso, dove l’economia e il sociale siano sempre in sintonia. Il nostro legame con il territorio, fondato su valori di solidarietà e supporto reciproco, è ciò che ci motiva a proseguire con questa importante iniziativa», sottolinea Raffaele Serra, responsabile della filiale di Chieri della banca Cassa di Risparmio di Savigliano.

«Banca Territori del Monviso è da sempre impegnata nel sostegno delle iniziative locali che mirano a favorire la crescita sociale e culturale del nostro territorio. La nostra collaborazione con il Gruppo Imprese Chieresi per il lancio di questi importanti progetti sociali e formativi rappresenta un ulteriore passo verso la costruzione di una comunità più coesa e solidale. Siamo convinti che, con l’azione congiunta delle istituzioni e delle realtà locali, sia possibile fare la differenza per il futuro delle famiglie e degli studenti meritevoli. È un investimento in formazione e inclusione che siamo orgogliosi di supportare», dichiara l’Avvocato Franco Gambino, amministratore del CdA di Banca Territori del Monviso.

La Fondazione Amendola inaugura la mostra dell’albese Pinot Gallizio, inventore della “pittura industriale”

La sede della Fondazione Amendola ospiterà dal 12 dicembre al 28 febbraio 2025 la mostra intitolata “Dagli esordi alla pittura industriale – 1955-1958”, dedicata alle opere di Pinot Gallizio, artista originario di Alba (1902-1964), ma noto a livello internazionale in occasione del 60esimo anniversario della sua scomparsa. L’inaugurazione si terrà giovedì 12 dicembre alle ore 18 e la mostra sarà visitabile a ingresso libero dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19, sabato dalle 9.30 alle 12.30.

L’esposizione si inserisce nel progetto della Fondazione Amendola, da sempre protagonista nei percorsi di riqualificazione urbana e nella promozione di manifestazioni artistiche e culturali nel quartiere di Barriera di Milano, di valorizzazione degli artisti piemontesi.

A partire dal 2014, nelle sale espositive si sono avvicendati artisti del calibro di Filippo Scroppo, Luigi Spazzapan, Nicola Galante, Carlo Levi, Albino Galvano, fino alla mostra del 2023 dedicata a Piero Rambaudi, dell’ astrattismo torinese tra gli anni Cinquanta egli anni Settanta. La mostra considera il periodo tra il 1955 e il 1958, un triennio di incontri e sperimentazioni artistiche in ambito nazionale e internazionale. L’esposizione è incentrata sul capolavoro di Gallizio “Antiluna”, del 1957. Una tela dipinta di sette metri, originariamente di nove metri, che inaugura la stagione di ricerca intorno alla cosiddetta “pittura industriale”. Il rotolo di “pittura industriale” del 1957 è conservato in due parti: una di sette metri nella collezione d’arte del Comune di Torre Pellice, e una seconda nella collezione permanente del Museo Reina Sofia di Madrid, che ai fini della mostra ha concesso la riproduzione dell’opera per documentarne l’interezza originaria. L’arco cronologico della mostra, come detto, comincia con il 1955, che rappresenta l’esordio espositivo dell’artista, chimico, farmacista ed erborista di professione ad Albisola Marina. Passa per l’apertura ad Alba il primo laboratorio sperimentale per un Bauhaus immaginista, e per la Fondazione dell’internazionale situazionista del 1957, movimento attivo a livello europeo per tutti gli anni Sessanta, e arriva fino ai rotoli di pittura industriale lunghi decine di metri esposti per la prima volta nel maggio del 1958 a Torino e Milano, e alla tela di 145 metri destinata a rivestire integralmente le pareti del laboratorio di Alba, secondo i principi situazionisti di superamento della dimensione chiusa e autosufficiente dell’opera. La sua ricerca artistica continuerà con varie evoluzioni, fino alla morte avvenuta nel 1964 ad Alba.

Nello stesso anno, Gallizio riceverà una celebrazione postuma alla 32esima Biennale di Venezia. Le due opere sono conservate in numerosi musei, fra cui lo Stedeljik di Amsterdam, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Museo Reina Sofia di Madrid, il Museum Jorn di Silkeborg, il Museo Pecci di Prato, la GAM di Torino e il Neue Galerie di Berlino.

 

Mara Martellotta

Due grandi interpreti per il film (di un maestro) che lascia dubbi

La stanza accanto”, sugli schermi il Leone d’oro di Venezia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

In fondo quel melodramma che gli è caro, certo quei tanti autentici sentimenti che gli abbiamo da sempre riconosciuto all’interno di non pochi capolavori – “Tutto su mia madre” e “Parla con lei” sopra tutti, per restare tra i titoli più celebri, e non dimentichiamo il grande “Dolor y gloria” -, quella passione smoderata per le architetture e gli interni, per l’arte che qui compare con Hopper, per l’esposizione di alto design, per quei colori che riempiono le immagini, per il cinema che qui s’affaccia con l’antico Buster Keaton e con “The Dead” ultimo film di John Huston e per la letteratura che qui rovista nella vita di Virginia (Woolf) e di Vita (Sackville-West), per la guida perfetta, senza nessun ripensamento da parte di chi guarda, delle sue tante attrici che per blocchi temporali si sono susseguite nel suo cinema, quel cinema che ha già visto l’Oscar e coronato tra gli altri lo scorso settembre con il Leone d’oro veneziano: ogni cosa resta, ben salda. Lo sottoscriviamo. Pedro Almodòvar tante volte ci ha appassionato e coinvolto, innanzi tutto per quel lavoro d’attenzione e di raffinato cesello drammaturgico, pur spingendosi più volte ben sopra le righe, che stava alla base delle sue opere, in alcuni momenti ci ha deluso con spazi vuoti che sembravano memento di tempi del tutto trascorsi o scommesse perdute o interruzioni di un lungo cammino, tutto completamente buttato via (“La pelle che abito” o “Gli amanti passeggeri”). Oggi, davanti alla storia che il regista stesso ha tratto in prima persona e liberamente dal romanzo “Attraverso la vita” di Sigrid Nunez e alle immagini e all’avvicendarsi dei fatti della “Stanza accanto” non ci sentiamo di gridare all’ennesimo capolavoro, inconfutabile, senza se e senza ma: innegabile la fermezza nel suo primo film in lingua inglese dell’immaginario e delle doti che in questi decenni ci ha regalato, le radici di una architettura filmica almodovariana, ma qualche dubbio, mentre scorrono i titoli di coda, sulla scrittura, su un certo schematismo che attraversa la vicenda, su certi flashback che disturbano nella loro visiva narrazione (per chi vorrà vedere il film, l’incendio della vecchia casa, una forzatura), sui dialoghi che i due personaggi femminili si scambiano, davvero più recitati che vissuti, quasi imposti da una certa interna geometria, su quel tanto di artefatto e di obbligato dal momento in cui noi – ovvero la terra intera intesa come natura, paesaggio, verde, ambiente: in totale sopravvivenza – viviamo e ci dibattiamo: avverti che qualcosa non sta al punto giusto, scricchiola, non ti convince appieno. Anche se continueremo ad accompagnare Almodòvar con la parola “maestro”.

Per cui, quasi per eccesso, ti metti a seguire gli sguardi e i silenzi, le rabbie e le commozioni, la malinconia soffusa di due attrici, Tilda Swinton (semplicemente da applauso incondizionato) e Julianne Moore, che qualcuno ha detto potrebbero leggere l’elenco del telefono e sarebbero altrettanto perfette. Non ci ha pensato la giuria di Isabelle Huppert, rimedieranno le cinquine degli Oscar? Procedono ferme e lucide, costruiscono sguardi e sospensioni ed è fuori di dubbio che l’asse portante dell’intero film siano quelle due interpretazioni. Sono Martha che è stata una fotoreporter del New York Times, un’inviata di guerra che alleggeriva le immagini dolorose e furiose con un sesso offerto a piene mani, e che ora è ricoverata in una camera d’ospedale a subire un tumore impossibile da curare; e Ingrid, scrittrice di successo, che nell’apprendere la notizia decide di starle accanto e accompagnarla lungo quella strada di ultimi istanti di vita quando la bionda amica ritrovata deciderà di morire nella pienezza della propria volontà, nella piena dignità della morte. Hanno avuto momenti di felicità comune in gioventù (“Ti ricordi quanto casino negli anni ottanta a New York”: e quanto ne ha fatto Pedro a Madrid, in quegli stessi anni?), hanno condiviso lo stesso uomo, si sono poco a poco abbandonate ma un solo richiamo è sufficiente a riavvicinarle, con solidarietà, con intrigo, con una amicizia che non ha confini. Martha, nell’avvicinarsi della fine, guarda anche con rammarico alla sua realtà di madre che una figlia (la figlia che apparirà per alcuni istanti, ha i tratti ancora della Swinton, con parrucca nera) l’ha allontanata, messa da parte, ignorata, incapace di rispondere alla insistente domanda di chi fosse il padre, mentre si dispera per le cure che non approdano all’effetto sperato, mentre rivela di aver trovato sul dark web quella pillola che l’aiuterà nel gesto finale, che ora affida all’amica, rivelandogliene il nascondiglio. Tanti momenti di passaggio e di scrittura controversa, momenti che raccolgono l’ospedale mentre la neve cade sulla città, rosata per il cambiamento climatico, e la casa di Martha e il rifugio all’interno del bosco dove il disegno del regista rimanda a un impianto teatrale, dove l’allegria dei colori – un maglione, una parete, un vaso di Venini, l’ultimo abito – giallo – indossato da Martha sconvolge in un attimo l’atmosfera di morte, guidata e accolta: un tragitto, una componente di sorellanza dove forse il momento più rabbioso e doloroso allo stesso tempo è la presenza indagatrice e accusatrice del poliziotto Alessandro Nivola, nel chiuso di una stazione di polizia, a forzare le domande e le risposte di Ingrid, nel considerarla “una delinquente”, nel volerla degradare completamente.

Siamo d’accordo, i messaggi che Almodòvar manda al suo pubblico sono autentici, innegabili, fanno parte di un cinema alto: ma allo stesso tempo non supportati da altrettanta altezza del racconto, toccato a tratti da una debolezza che, stranissimo a dirsi, ce lo fa apparire lontano da noi, forse preso troppo nell’ingranaggio di due persone, per vederlo espandersi in una più dolorosa universalità.

Concorso “Scatta il tuo Natale”: alle 12 classi vincitrici 1.000 euro

 

“Il Natale affonda le sue radici nelle nostre tradizioni cristiane e ci porta a riscoprire il suo significato autentico e quelle radici che sono parte integrante e non negoziabile della nostra identità” ha commentato il vicepresidente e assessore all’Istruzione e Merito della Regione Piemonte Elena Chiorino

 

Scade il 20 dicembre prossimo il bando regionale per partecipare a ‘Scatta il tuo Natale‘, promosso dall’assessorato all’Istruzione e Merito guidato dal vicepresidente della Regione Piemonte Elena Chiorino. Il concorso, rivolto a tutte le scuole primarie del Piemonte, si rinnova anche per l’anno scolastico 2024-2025 con l’assegnazione a 12 scuole vincitrici di un contributo di mille euro da destinarsi alla realizzazione, entro l’anno scolastico, di visite didattico-educative sul territorio regionale.


L’obiettivo è il coinvolgimento dei piccoli studenti che, con l’aiuto degli insegnanti, dovranno scattare una foto al lavoretto o alla decorazione realizzata insieme in classe e che per loro più rappresenta lo spirito natalizio. I lavori più significativi saranno valutati da una commissione interna.

Oltre alle 8 scuole, una per provincia, che realizzeranno i lavori più belli, anche quest’anno sono stati istituiti quattro premi speciali:


– Premio “Bianco Natale”, per l’elaborato che si distinguerà per l’originalità nella valorizzazione del tema del Natale e della natività;
– Premio “Che idea fantastica!”, per l’elaborato che si distinguerà per l’originalità dell’invenzione artistica;
– Premio “Non si butta via niente”, per l’elaborato che si distinguerà per il maggior utilizzo di materiale di recupero e a basso impatto ambientale;
– Premio “Tutti per uno, uno per tutti”, per l’elaborato che si distinguerà per la valorizzazione del lavoro di gruppo tra pari e numero di studenti coinvolti.

Le quattro scuole che vinceranno i premi speciali riceveranno un contributo massimo di 1.000,00 euro, che potrà essere utilizzato per le stesse finalità dei contributi dei premi principali.

I lavoretti realizzati dai bambini delle scuole primarie saranno visibili sul sito ed i canali social della Regione Piemonte oltre ad una pagina ad hoc su Instagram.

La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutte le scuole primarie del territorio regionale. Sarà possibile candidare un solo allestimento per ciascuna scuola, valorizzando la dimensione collettiva della creatività e creando coesione tra le classi.

Il Natale affonda le sue radici nelle nostre tradizioni cristiane e ci porta a riscoprire il suo significato autentico, andando oltre l’aspetto commerciale e celebrando quei valori profondi, quella cultura che è parte integrante e non negoziabile della nostra identità – sottolinea il vicepresidente e assessore all’Istruzione e Merito Elena Chiorino –. Attraverso il contributo offerto alle scuole, vogliamo inoltre regalare loro un’opportunità unica per vivere un’esperienza didattica ed educativa che non solo arricchirà il loro percorso formativo, ma lascerà un ricordo indelebile nelle loro vite”.

Per partecipare, è sufficiente scattare una fotografia del lavoro più bello, e allegarla al modulo da compilare on line secondo le modalità contenute nell’avviso che sarà inviato in questi giorni alle scuole e che è pubblicato sulla pagina web https://www.regione.piemonte.it/web/temi/istruzione-formazione-lavoro/istruzione/scatta-tuo-natale-2024-2025


Le immagini dovranno pervenire entro e non oltre il 20 dicembre 2024.
Tutte le fotografie pervenute saranno pubblicate sulla pagina dedicata del sito internet regionale https://www.regione.piemonte.it/web/temi/istruzione-formazione-lavoro/istruzione/scatta-tuo-natale-2024-2025 e sul profilo Instagram https://www.instagram.com/scattailtuonatale/

cs

Il Natale degli spazzacamini

/

 

Anche a Santa Maria Maggiore, il più esteso dei sette comuni della Valle Vigezzo, altipiano incastonato tra le alpi Lepontine all’estremo nord del Piemonte e a ridosso della Svizzera, si stava avvicinando il Natale. Le strade del paese erano addobbate con luci scintillanti e le finestre delle case erano adornate da ghirlande e festoni.

L’aria pungente preannunciava un’altra nevicata dopo quella che aveva già imbiancato il paese. Al calare della sera, allo scoccare delle 17.00, il suono delle campane della chiesa parrocchiale annunciava il vespro per indicare, mezz’ora prima, l’inizio della messa serale e la tradizionale fine della giornata lavorativa e quei rintocchi diffusi nell’aria, creavano un’atmosfera magica. Tra i vari preparativi alla festa che commemora la nascita di Gesù c’era una tradizione che gli abitanti di quella località attendevano con trepidazione: l’arrivo degli spazzacamini. Erano tra gli ultimi a praticare quell’antico mestiere. In passato partivano in autunno, scendendo in gruppo dalle valli più povere com’era a quei tempi la Vigezzo e andavano ad avvitarsi su e giù per i camini dei paesi della bassa padana e delle città, spingendosi fin nel cuore dell’Italia centrale e anche all’estero, soprattutto in Francia e Svizzera, passando talvolta le frontiere di notte per eludere i controlli di gendarmi e doganieri. Giravano per le strade lanciando il loro richiamo e facendo risuonare per le strade gli zoccoli chiodati, vestiti du fustagno con cuoio e toppe di rinforzo nel basso schiena e ai gomiti, le corde per issarsi sui tetti, la raspa alla cintura, il riccio di lamelle a raggiera per scrostare la fuliggine e il sacco di iuta per raccoglierla e poi rivenderla come concime. Da generazioni la loro abilità nel mantenere puliti i camini delle case era risaputa così come le tante storie, miti e leggende che li accompagnavano.  E così, in occasione delle feste di fine anno, il vecchio Gianbattista radunava gli ultimi spazzacamini per una missione speciale. Tempo fa Gianbattista aveva sentito parlare di un’antica e quasi dimenticata leggenda nella quale si narrava che durante la notte di Natale gli spazzacamini avrebbero potuto raccogliere la polvere magica che si accumulava sotto i comignoli e nelle canne fumarie, festeggiando così l’arrivo del nuovo anno che avrebbe portato a tutti fortuna e prosperità. Motivato dalla volontà di portare un poco di quella magia al suo paese che era stato la culla dei rusca, come venivano chiamati in valle, convinse i suoi amici a unirsi in quell’avventura. La notte del 24 dicembre le stelle brillavano alte nel cielo e la luna illuminava le strade del paese. Gli spazzacamini, vestiti di nero e con i volti sporchi di fuliggine, si arrampicarono sui tetti delle case muovendosi silenziosi e agili come gatti. Ogni volta che entravano in un camino e prelevavano la polvere avvertivano come un senso di calore e di serenità diffondersi nell’aria. Lavorando allegramente si raccontavano storie sulla leggenda di San Nicola dalla quale nacque quella di Santa Claus, ovvero Babbo Natale, sulle peripezie degli elfi, antiche magie o straordinari dolci natalizi. Ma Gianbattista aveva una storia molto speciale da raccontare. “Sapete,” cominciò, “c’era una volta un bambino di nome Poldino che, pur vivendo in estrema povertà, credeva fermamente nello spirito del Natale. Ogni anno scriveva una lettera a Santa Claus chiedendo come unico regalo un sorriso per la sua famiglia”. Gli spazzacamini si fermarono ad ascoltare, incuriositi.  “Un anno,” continuò lui, “decise di lasciare la sua lettera sul camino, sperando che il vento la portasse a destinazione. Quella notte una stella cadente attraversò il cielo e per magia la lettera di Poldino arrivò a Santa Claus che la lesse e si intenerì. La mattina del 25 dicembre un pacchetto pieno di doni apparve nel suo camino, e Poldino capì che il vero spirito del Natale era rappresentato dall’amore e dalla speranza”. Mentre il suono della voce di Gianbattista si diffondeva nell’aria fresca della notte, gli spazzacamini avvertirono un caloroso senso di beatitudine e gioia. Così decisero che, oltre a raccogliere la polvere magica, avrebbero lasciato dei piccoli regali nelle case di Santa Maria Maggiore come piccolo gesto per far rimanere vivo lo spirito della festa più importante dell’anno. La mattina di Natale gli abitanti si svegliarono meravigliati trovando regali e dolciumi appoggiati accanto ai camini. I bambini con gli occhi pieni di stupore iniziarono a saltare dalla gioia, mentre gli adulti sorridevano commossi. Da quel giorno la tradizione degli spazzacamini di Santa Maria Maggiore divenne simbolo di speranza, magia e solidarietà. Da allora, all’approssimarsi del giorno di festa, i giovani del paese si unirono seguendo l’esempio di Gianbattista e dei suoi amici, determinati a difendere e a diffondere il vero significato del Natale: offrire e condividere con gli altri, portando gioia a tutti. Ed è così che, sotto l’incanto della neve e delle stelle, quei ragazzi e quegli uomini vestiti di scuro e dai volti anneriti sono diventati i custodi di uno dei più bei miracoli natalizi, scrivendo un nuovo capitolo della loro leggenda.

Marco Travaglini

Biraghi punta sull’innovazione Green

Per il nuovo pack dell’azienda lattiero casearia piemontese il 20% di plastica in meno. Mara nel 1934 a Cavallermaggiore, nel cuneese, l’azienda Biraghi rappresenta un vero punto di riferimento per tutto il settore lattiero caseario italiano, proprio perché garanzia di bontà e qualità e promotrice di valori importanti come il rispetto delle tradizioni e del territorio e, più in generale dell’ambiente che di circonda. Uno dei prodotto storici dell’azienda Biraghi è il gorgonzola DOP, che nel tempo è diventato protagonista dell’omonima sagra che si svolge proprio a Cavallermaggiore e attrae ogni anno migliaia di turisti amanti dell’erborinato. Il Gorgonzola DOP rappresenta una tradizione che fa storia da diversi decenni e che, grazie all’ottimo apporto del sistema produttivo agricolo locale, permette a Biraghi di portare sulle tavole degli italiani un prodotto ideale a soddisfare ogni tipo di palato. I suoi segreti riguardano la filiera corta (latte locale della provincia di Cuneo) e i numerosi controlli che ne attestano la qualità.

Siccome i prodotti Biraghi si distinguono per la loro versatilità, la confezione del Gorgonzola DOP continua a a mantenere tutti quanti gli elementi dall’alto contenuto di servizio per il consumatore: il comodo vassoio per portare in tavola la fetta di formaggio senza crosta laterale e il coperchio salvafreschezza, che permette di conservare il prodotto in frigorifero fino a sette giorni dall’apertura. Ora il nuovo pack ha una nuova connotazione green: il vassoio e la cupola che funge da coperchio, che continuano a mantenere ovviamente intatta la conservabilità del prodotto e le sue caratteristiche organolettiche, sono realizzati con utilizzo di plastica 100% riciclata. Per l’intera confezione viene utilizzato il 20% in meno di plastica rispetto al pack precedente.

“In Biraghi – commenta il direttore marketing Daniele Di Palma – cerchiamo continuamente l’innovazione per offrire ai nostri consumatori i prodotti che desiderano nelle confezioni più adatte, che siano anche dall’alto contenuto di servizio. In questa occasione abbiamo voluto utilizzare un packaging innovativo per il Gorgonzola DOP per diminuire la plastica, e per rilanciare la necessità di riciclo da parte di tutti”.

 

Mara Martellotta