Se è vero che il governo Draghi è nato per la crisi dei partiti, il caso Fedez certifica ancora di più una politica senza visioni, morale ed etica. Una politica che si fa dettare i tempi da altri, insegue i problemi, diventando ostaggio di chi sa usare i media e sa far leva sui propri follower.
A questo punto è lecito chiedersi. Fedez può diventare il nuovo Grillo? E perché no? Siamo il Paese-guida della democrazia dell’intrattenimento, quello che per primo ha appaltato la democrazia allo spettacolo. Tredici anni fa un partito nacque dagli show di un comico e vinse le elezioni. Anche in Europa non va meglio: l’attore comico Volodimir Zelenskij, senza alcuna esperienza politica e un programma elettorale molto vago, ill 20 maggio 2019 è stato eletto presidente dell’Ucraina. Quindi, se è già successo, può succedere di nuovo.
Qualcuno ha fatto notare che Fedez vanta su Instgram un numero di follwers (12 milioni) superiore al numero dei voti presi dal centrodestra alle ultime elezioni. Per non dire della moglie Chiara Ferragni che si conferma come l’influencer italiana più famosa con 23 milioni di follower. La centralità di Fedez si basa sulla nuova catena del valore: visibilità, consenso, royalties. La società Ferragnez (Ferragni/Fedez) oggi non vale meno di 60 milioni di euro. Chiara Ferragni sulla vicenda si è detta orgogliosa del discorso pronunciato dal marito-rapper sul palco del primo maggio, definendolo: “il nostro eroe internazionale”. Il caso Fedez-Rai ha trovato spazio su molti media in giro per il mondo. Addirittuta anche la sempre compassata Bbc ha dedicato un pezzo alla vicenda: “Italian rapper Fedez accuses state TV of censorship attempt” è il titolo del servizio, “Il rapper italiano Fedez accusa la tv di stato di un tentativo di censura”. Giusto per non farci mancare niente.
E come si è mossa la nostra politica? La sinistra si è schierata toto corde con l’influencer ed ha intimato alla Rai:”basta censura”. Ha seguito a ruota Giuseppe Conte, forse immemore di aver insediato lui la dirigenza attuale di viale Mazzini. La reazione del centro destra non è stata meno subalterna all’egemonia culturale di Fedez, solo opposta: gli hanno dato dello squadrista. Neanche l’arresto di Navalny in Russia e le centinaia di morti in Birmania avevano eccitato tanto l’amore per la libertà del nostro mondo politico. È del resto proprio la crisi della politica democratica che rende politico lo spettacolo.
La moneta che usa Fedez è del resto la stessa che usava Grillo: l’indignazione. Ce n’è sempre in abbondanza nelle nostre società, un gran numero di persone che pensano di vivere nel peggiore dei mondi possibili e che sanno perfettamente di chi è la colpa: dei loro avversari politici. Indignazione che è diventata il pane della politica. Tanto è vero che partiti che stanno insieme al governo, e dunque concordano sull’essenziale, diventano irriducibilmente nemici sui temi etici, quelli che per l’appunto consentono di indignarsi. Indignazione che s’accompagna spesso all’individualismo e alla indifferenza. La triade che sembra guidare i comportamenti del nostro tempo.
Si può naturalmente essere d’accordo con ciò che Fedez ha detto dell’omofobia e dei suoi propagandisti e dirlo da un palco sul quale è stato invitato. Lo si sarebbe con ancora maggiore entusiasmo se i difensori del diritto di parola di Fedez avessero usato la stessa energia nel difendere le canzoni di Povia, o la comicità di Pio e Amedeo.
E magari ricordandogli, visto che celebrava anche lui la Festa dei Lavoratori, che sarebbe stato eroico se fosse salito sul palco e avesse per esempio attaccato il livello dei lavoratori di Amazon, tenendo conto che ha un contratto enormemente milionario proprio con Amazon. Ma l’indignazione ha questo di speciale: è selettiva. Non ci si indigna mai contro quelli che la pensano come te.
Quello che è accaduto sul palco del primo maggio deve far riflettere su quanto la figura del politico sia in Italia così facilmente rimpiazzabile dall’influencer di turno.
In questo processo culturale e politico nasce un grande problema per noi credenti. Infatti, mentre non possiamo abdicare all’attività politica, dobbiamo fare i conti con atteggiamenti culturali ambigui e con posizioni ideologiche senza identità e valori. Dobbiamo insistere sulla necessità di dare un’anima etica alla vita democratica con un rapporto forte fra coerenza e rappresentanza politica. Per noi del Coordinamento Interconfessionale Piemontese la politica, le passioni e la fiducia nella vita sono gli ingredienti fondamentali con cui si concima il futuro, perchè oggi più che mai non è più il tempo delle urla, delle invettive, delle delegittimazioni via social, ma il è il tempo dei testimoni.
Giampiero Leo, Bruno Geraci, Younis Tawfik, Walter Nuzzo a nome del Coordinamento interconfessionale del Piemonte.
Venerdì 14 maggio alle ore 21 sulla piattaforma on line Zoom, il Centro “Pannunzio” organizza un dibattito sul ddl Zan in discussione al Senato.
Parteciperanno l’avv. M. Grazia Cavallo, la prof. Bianca Gaviglio, il prof. Pier Franco Quaglieni e il saggista Tito Giraudo.
Modererà la giornalista Mara Antonaccio, redattore capo del magazine on line “Pannunzio Magazine”.
(foto archivio)
Le responsabilità morali della lotta armata
Lo storico Gianni Oliva, uno dei più lucidi studiosi che abbia oggi l’Italia , ci ha richiamato ad un aspetto del tutto sottovalutato nella riflessione sugli anni piombo: le responsabilità morali della lotta armata, evidenziando le complicità e gli ammiccamenti verso il terrorismo che si manifestarono in Italia negli Anni 70.Oliva parla di una “verità etica“ che va oltre a quella giudiziaria e a quella storica.

Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare i reati e verificare il rispetto della normativa anti Covid, i carabinieri hanno arrestato tre persone e chiuso una sala da biliardo.
A Chivasso, nell’hinterland torinese, i militari dell’Arma sono intervenuti presso la locale stazione ferroviaria dove un giovane di 20 anni, dopo una colluttazione con un coetaneo, ha bloccato un treno proveniente da Milano e diretto a Torino sedendosi sui gradini d’ingresso di una carrozza. Alla vista dei militari ha opposto resistenza al controllo danneggiando l’autovettura di servizio a calci. Successivamente giunti in caserma ha aggredito fisicamente i militari che lo hanno arrestato. Il giovane è stato inoltre denunciato in stato di libertà per interruzione di pubblico servizio e danneggiamento aggravato.
A Borgone Susa è finito in manette un 26enne, pregiudicato, trovato durante un controllo fuori dalla propria abitazione in violazione alle restrizioni imposte dal regime degli arresti domiciliari cui era sottoposto.
A Moncalieri, stessa sorte è toccata a un 47enne che si è reso responsabile di maltrattamenti nei confronti dell’anziana madre. I carabinieri della locale Compagnia sono prontamente intervenuti presso l’abitazione dell’uomo dove erano stati segnalati degli episodi di violenza nei confronti della donna, 82enne, che è stata trovato in uno stato di forte prostrazione psicologica. Le indagini esperite hanno consentito di accertare come tali condotte andassero avanti almeno da 10 anni nonostante non fossero mai state denunciate. L’uomo è ora ristretto in carcere.
Infine a Torino, nel quartiere Mirafiori è stato contravvenzionato il titolare di una sala biliardo che ha consentito a 2 avventori, anch’essi multati, di intrattenersi all’interno del proprio circolo in violazione delle norme anti Covid. L’attività è stata inoltre chiusa per 2 giorni.
I musei di Torino. La Gam
Torino e i suoi musei
6 La GAM


Presidente DRAGHI sulla TAV il Governo, in relazione a quanto dichiarato dal Ministro GIOVANNINI di fatto rischia di si rendersi complice di ulteriori e inaccettabili ritardi.
La Fondazione Torino Musei, con il patrocinio della Fabbrica di San Pietro in Vaticano e dell’Arcidiocesi di Torino, dal 14 maggio al 20 luglio 2021 presenta, nella Corte Medievale di Palazzo Madama, il dipinto La Madonna delle Partorienti di Antoniazzo Romano (ultimo decennio del XV sec.).
L’opera viene esposta in anteprima assoluta al pubblico dopo un lungo e complesso restauro, promosso dalla Fabbrica di San Pietro con il sostegno di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking.
La mostra, occasione unica e irripetibile per ammirare il prezioso dipinto, prima di fare rientro definitivo nelle Sacre Grotte della Basilica vaticana, è realizzata con il sostegno di Reale Mutua.
“Per la prima volta la Madonna delle Partorienti, venerata da oltre cinque secoli nella Basilica di San Pietro, lascia il Vaticano per essere presentata a Torino in una mostra che ne racconta la secolare storia e il restauro. Vi giunge – non per caso – nel mese mariano, per portare conforto in questo tempo di pandemia e speranza per giorni meno difficili e più sereni”. Con queste parole del cardinale Mauro Gambetti, Arciprete della Papale Basilica Vaticana, il visitatore viene introdotto nella prestigiosa sede espositiva di Palazzo Madama a Torino per ammirare il restaurato dipinto mariano.
Una Madonna “piena di grazia” che sostiene teneramente il Bambino Gesù, accostandolo a sé. I due volti, dipinti con sapienza e perizia, hanno una straordinaria forza espressiva: l’amorevole sguardo della Madre Celeste, serenamente diretto verso i fedeli, invita alla preghiera in un raccolto e silenzioso dialogo; quello del Figlio sembra invece estendersi all’intera umanità in un simbolico abbraccio.
Un affresco – o meglio un frammento di affresco – di grande importanza per Fede e Arte. Realizzato da Antoniazzo Romano (1435-1508) alla vigilia del Giubileo del 1500, si trovava in origine nel transetto meridionale della vecchia basilica, sopra l’altare della cappella Orsini. Durante i lavori per la costruzione del nuovo San Pietro, fu staccato dalla parete e nel 1574 fu collocato in una nicchia dietro un altare a ridosso del muro che divideva l’antica chiesa dal cantiere del nuovo San Pietro. Qui continuò a raccogliere la devozione dei fedeli e, soprattutto, delle donne in attesa del parto. Rimosso anche da questo luogo nel 1605, venne poi portato nelle Grotte Vaticane e nel 1616 trovò definitiva collocazione in una cappella appositamente ricavata sotto il pavimento della basilica. L’immagine della Madonna delle Partorienti – o “degli Angeli” come veniva chiamata nel Cinquecento – venne allora ridotta di dimensione, perdendo l’originaria mandorla con variopinte figure di cherubini, che tuttavia possiamo ammirare nell’inedita e attendibile proposta ricostruttiva presentata in mostra.
Il lacerto del quattrocentesco affresco della Madonna col Bambino (81 x 77 cm) subì, soprattutto a causa delle avverse condizioni microclimatiche delle Grotte Vaticane, una serie di interventi manutentivi tra il XVII e il XIX secolo e, dopo un restauro del 1950, nel 1981 fu ridotto di spessore (assottigliando drasticamente la porzione d’intonaco retrostante), per essere collocato su un nuovo supporto inerte di cadorite.
A causa del precario stato di conservazione dell’opera, la Fabbrica di San Pietro a novembre 2019 ha intrapreso un nuovo e necessario restauro. Un lavoro lungo e complesso, condotto dai restauratori Giorgio Capriotti e Lorenza M. G. D’Alessandro sotto la direzione tecnico-scientifica della medesima Fabbrica. Grazie al recente intervento conservativo è oggi possibile ammirare il venerato dipinto nella sua ritrovata integrità, in un suggestivo allestimento curato dall’architetto Roberto Pulitani.
La mostra rappresenta dunque un appuntamento imperdibile non solo per gli appassionati di arte, ma anche per tutti i devoti che a Torino avranno l’opportunità di conoscere la storia di questa straordinaria opera inedita.
Il catalogo della mostra a cura di Simona Turriziani e Pietro Zander, edito da Sagep Editori, è illustrato con suggestive ed eloquenti fotografie e racconta la secolare storia e il restauro di questa straordinaria immagine mariana, che la prof.ssa Anna Cavallaro ha confermato essere stata realizzata dal celebre pittore Antoniazzo Romano nell’ultimo decennio del XV secolo.
“Gli imprenditori del settore del gioco sono scesi in piazza per chiedere la riapertura delle sale perché, come tanti altri, stanno scontando il peso della pandemia.
Ma non confondiamo la modifica di una legge valida con il tema delle riaperture: sono due cose totalmente diverse” dichiarano Sarno e Rossi evidenziando che “la destra sta strumentalizzando il tema del lavoro per compiacere il settore del gioco: abbiano il coraggio di dirlo apertamente senza ipocrisie. Se davvero avessero voluto salvaguardare l’occupazione avrebbero scelto il percorso che prevedeva una proroga per il settore delle sale gioco, dando così anche il tempo per approfondire i tanti aspetti della legge, su cui le opposizioni si erano rese disponibili ad una valutazione”.
“Apprendiamo, invece, che nella nuova formulazione del disegno di legge dovrebbe esserci la possibilità addirittura che le slot tornino nei bar in base al numero degli abitanti: sì nei piccoli Comuni dove c’è un solo bar, no ai centri di medie o grandi dimensioni. Una decisione che svela come il tema del lavoro sia solo strumentale alle vere finalità della Lega, che vuole solo assecondare tutte le richieste di un settore economico senza tenere conto del diritto alla salute, che, invece, è al centro della legge in vigore che intende rendere il gioco meno pervasivo, che corrisponderebbe ad un ritorno al passato ad una diffusione nei territori dell’occasione di giocare stimolando e fomentando l’aumento del gioco d’azzardo patologico. Mettere le slot nei bar vuol dire, infatti, inserire una presenza costante, ravvicinata, facilmente raggiungibile. E’ assurda l’idea di consentire che le macchinette trovino posto nei piccoli Comuni, proprio dove il bar rappresenta uno dei pochi punti di aggregazione. Per sostenere queste realtà occorre piuttosto pensare a politiche per valorizzarli” precisano gli esponenti dem.
“Stiamo ancora aspettando i dati dall’Assessora al lavoro sui numeri reali legati al mondo del lavoro, ma a quanto pare conviene rimanere su stime non istituzionali. Ci stupiamo, infine – concludono i Consiglieri regionali Pd – che, in poche settimane dalla sospensione grazie all’intervento delle Opposizioni del provvedimento leghista sul Gap, Forza Italia e FdI che tanti dubbi avevano avanzato sul tema, abbiano radicalmente cambiato idea e siano pronti a sostenerlo. Sarà davvero così? Ci dispiace che la Lega continui a essere sorda di fronte alle proteste del mondo sanitario e delle tante associazioni e si ostini a non tenere in alcun conto i dati sulla validità della legge del 2016”.
Una telefonata salva l’auto dai ladri
In tre arrestati dagli agenti della Squadra Volante
Tutto avrebbe pensato l’uomo che stava forzando il nottolino dell’avviamento dell’auto che voleva rubare, tranne che in quel momento un cittadino avrebbe accostato lì di fronte per fare una telefonata.
Il fatto è accaduto venerdì mattina in piazza Giovanni dalle Bande Nere. Un uomo parcheggia per fare una telefonata ma ben presto si accorge che qualcosa di strano sta accadendo nell’auto che ha di fronte: la persona in macchina sta cercando di rubare il veicolo. Il testimone fa una foto ma il flash allerta il ladro il quale, a quel punto, altro non può che darsi alla fuga. In via Carlo della Porta, il reo sale su un’altra auto, nella quale ad attenderlo ci sono due persone. Una volta a bordo i tre si allontanano. Tuttavia, il testimone del tentato furto non solo contatta la Polizia ma segue per un tratto l’auto con i tre a bordo, indicando la loro direzione di fuga.
L’auto dei fuggitivi verrà poco dopo fermata in corso Palermo da una volante che ricevute le indicazioni si era messa sulle sue tracce. I tre verranno poi arrestati per il tentato furto. Sulla loro auto gli agenti troveranno diversi arnesi e materiale utilizzato nei furti di autovetture: guanti, forbici, taglierini, chiavi e disturbatori di frequenza.