IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Correva l’ anno 1957. Mia madre raccontava che era talmente piccola che incinta all’ottavo mese non riuscì più a rialzarsi perché incastrata tra il letto e l‘armadio. Stava facendo le pulizie. Non si perse d’animo e piano piano si rialzò. Abituata nel cavarsela da sola. A 10 anni andò a lavorare alla Marus che sarebbe diventata Facis in corso Emilia a due passi da Porta Palazzo. Orfana. Mio nonno per soli tre mesi non aveva compiuto 40 anni. Non arrivo’ mai al fronte perché morì prima di pleurite. Faceva il decoratore. Raccontatomi da tutti come uomo mite. Vivevano in via Bra ed erano nati in via Cuneo.
Precisamente non in piena barriera di Milano. Ma tant’è che , almeno in quegli anni faceva un tutt’uno oltre piazza Crispi ed il Dazio. Metà case e metà officine meccaniche ed artigianali. Grandi Motori da un lato e Ceat gomme dall’ altra parte. La Wamar il corso Mortara. Sicuramente il ricordo è anche il misto d’odore tra fuliggine , colate di gomma ed il profumo dolciastro dei biscotti. Il mio primo ricordo in assoluto è all’eta di tre anni. Ci eravamo trasferiti in via Cherubini 64. Avevo un febbrone da cavallo e chiedevo ai miei di comprare il televisore. Lo fecero gli zii paterni. Ero unico erede della famiglia. Scuola materna in via Monterosa e elementari alla Gabelli. Li’ organizzai un esercizio. Proprio così. Facevo la colletta per contrattare tutta la farinata di Giacu che si presentava sempre alle 12, 30. In questo modo anche chi non aveva soldi poteva mangiare. Egualitarismo ante-litteram. Poi qualcuno fece la spia e cazziatone prima della maestra e poi dei genitori. Un mese senza televisione. Poi le medie alla Baretti. Tre anni di puro divertimento e di pochissimo studio. Nonostante ciò uscii con ottimo. Erano ancora i tempi in cui bastava stare attento alle lezioni. In quegli anni il mio incontro con lo sport.
Ginnastica artistica alla Palestra Sempione e pallacanestro all’oratorio Michele Rua. Poi un po’ di atletica, che non guasta mai. Dove trovassi le risorse è ancora un mistero. Mi sono sempre piaciuti gli inizi. Debbo confessare : deboluccio sulla lunga distanza. Del resto non si puo’ avere tutto dalla vita. Sono gli anni in cui la frase più ricorrente era: non abbiamo dubbi sull’intelligenza di suo figlio, ma non si applica.
Destino cinico e baro. Addirittura mia madre mi portò all’Onmi. Istituita dal fascismo e non abrogata dalla Repubblica. Una specie di consultorio famigliare vecchia maniera. Tecnicamente ragazzino difficile. Test attitudinali con relativa diagnosi: instabile psicomotorio con evoluzione intellettiva di un anno avanti rispetto alla media. In altre parole birichino ma intelligente. Tutto ma proprio tutto in Barriera. Ero decisamente sbordante anche perché decisamente grosso. Alle medie ebbi la prima cotta. Ricordo ancora il nome: Lucia. Fatale la festicciola di fine anno. Il classico scantinato con il classico mangia dischi e patatine e popcorn e Coca- Cola.
Non l’avrei più rivista ma quelle ore restano indelebili nella memoria. Gli ardori sessuali rinviati al Liceo scientifico Albert Einstein. Via Pacini, ovviamente in Barriera. Forse tra i primi licei in Barriera e due diverse compagnie di amici.
I giardini di via Mercadante e il basket dell’oratorio Michele Rua alias Auxilium Basket Monterosa. Devo al gioco della Pallacanestro le prime incursioni fuori Barriera. Domenica si giocava. Una partita in casa ed una partita fuori casa . Oratorio San Luigi in via Ormea o al Martinetto al fondo di via San Donato. Fino all’altra parte della città, all’Oratorio Giovanni Agnelli, il tempio del Basket. Impossibile non ricordare la Crocetta in via Piazzi. All’Agnelli ci giocai per tre anni. Praticamente tutti i giorni sul tram 10 tra allenamenti e partite.
Anche qui mi vennero d‘aiuto gli zii regalandomi il vespino 5o. Brigavo in giro cercando di rimorchiare. Faceva la differenza. Poi si bighellonava nelle panchine dei giardini o sulla scalinata della chiesa. Giusto per turar tardi per la cena. Si studiava anche, vi assicuro. Chi più chi meno. Qualcosa però si studiava. Magari non eravamo secchioni ma sì, qualcosa si studiava. La summa erano i campionati studenteschi. Addirittura andai a Roma per le finali dei giochi della Gioventù. Potremmo dire : dalla Barriera con furore, sfiorando la felicità e la spensieratezza. Quel profumo di libertà che oggi non sento più. Libertà di conquistare quello a cui si ambiva. Sicuramente non era tutto facile. Ma era tutto possibile. Possibile ciò che era lecito. Piccoli valori e piccole morali che si trasmettevano nei reciproci comportamenti.
Piccole felicità nel fare quel canestro vincendo la partita e piccole felicità con quella ragazzina che al cinema appoggiava la resta sulla tua spalla facendoti sembrare adulto. Tutto questo crescendo, tutto questo in Barriera di Milano.
Patrizio Tosetto
“Ecosistema Dati Sanitari – Il Fascicolo Sanitario Elettronico per modernizzare la sanità”, è il titolo del convegno organizzato dalla Regione Piemonte, in collaborazione con CSI Piemonte, tappa dell’evento nazionale “Il Fascicolo on the road” promosso in raccordo con il Ministero della Salute e dal Dipartimento per la trasformazione digitale.
Nella Sala Trasparenza del Grattacielo Piemonte, nella giornata di oggi, mercoledì 25 giugno, si è parlato di Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE): lo strumento digitale che raccoglie e organizza le informazioni cliniche del cittadino in un unico spazio sicuro e accessibile on line e permette agli operatori sanitari di avere una visione completa e aggiornata della storia clinica del paziente.
Durante il convegno, si sono susseguiti interventi di istituzioni, professionisti e stakeholder del settore, con un focus particolare sul nuovo Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS). L’obiettivo è promuovere un’adozione consapevole del FSE 2.0, potenziando l’integrazione dei dati strutturati per una sanità sempre più efficiente, e interoperabile.
«La trasformazione digitale – ha sottolineato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – risponde alle sfide di un sistema sanitario moderno, efficiente e sempre più vicino alle esigenze dei cittadini. In questo momento siamo chiamati a guardare oltre i confini regionali e nazionali, perché la sfida della digitalizzazione è condivisa a livello europeo. La strategia Digital Decade 2030 dell’Unione Europea, infatti, rappresenta un quadro di riferimento essenziale anche per la Regione Piemonte nel percorso di modernizzazione digitale della sanità: la nostra Regione è impegnata in prima linea in questo percorso e contribuisce attivamente a costruire un modello di sanità digitale innovativo».
«Oggi più che mai – ha invece ricordato l’assessore alla Sanità, Federico Riboldi – la digitalizzazione rappresenta un elemento strategico e imprescindibile per il nostro sistema sanitario. La Sanità digitale non è solo un’opportunità tecnologica, ma un fondamentale strumento per migliorare la qualità, l’efficienza e l’accessibilità delle cure che offriamo ai nostri cittadini. E oggi affrontiamo due aspetti fondamentali: da un lato quello del come garantire che la Sanità digitale dia a ogni cittadino accesso agli stessi servizi di qualità, e dall’altro offrire ai professionisti della sanità una formazione costante e continua per una piena consapevolezza delle nuove tecnologie messe a loro disposizone».
A questo proposito la Regione Piemonte ha avviato, a partire da marzo 2025, un piano di formazione per la crescita delle competenze digitali degli operatori sanitari, nel contesto del PNRR e del programma “Risorse per le competenze digitali”. Realizzato in collaborazione con CSI Piemonte, DAIRI dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Alessandria e Azienda Zero, il percorso combina e-learning, seminari sul territorio piemontese e moduli specialistici per sviluppare competenze digitali avanzate e accompagnare l’adozione del FSE 2.0. Tra i temi trattati nei corsi: architettura del FSE, interoperabilità, consensi e diritti d’accesso dei cittadini e vantaggi per medici e pazienti.
Durante l’evento sono stati presentati anche i risultati che posizionano la Regione Piemonte tra i territori più avanzati sul fronte della sanità digitale. Già alla fine del 2024, per esempio, il Piemonte poteva contare su na copertura totale del Fascicolo Sanitario Elettronico, attivo per il 100% dei cittadini assistiti. Tutte le 18 Aziende Sanitarie Regionali risultano pienamente integrate nel sistema, garantendo un flusso continuo e coordinato di informazioni sanitarie.
Il FSE piemontese è inoltre interconnesso con i fascicoli delle altre Regioni grazie all’Infrastruttura Nazionale di Interoperabilità (INI), che permette la consultazione della documentazione clinica erogata sull’intero territorio nazionale.
A livello di contenuti digitalizzati, il patrimonio informativo è imponente: oltre 75 milioni di documenti clinici (escluse le ricette) già disponibili on line, più di 73 milioni di ricette dematerializzate gestite, e una digitalizzazione completa del sistema di pagamento dei ticket sanitari, con transazioni per un valore complessivo di 165 milioni di euro elaborate attraverso la piattaforma regionale nel corso del 2024.
Nei prossimi mesi, comunque, il FSE sarà ulteriormente arricchito con il conferimento dei documenti clinico sanitari da parte delle strutture sanitarie private, il patient summary prodotto dai Medici di Medicina Generale e dal Pediatri di Libera Scelta e le potenzialità che saranno rese disponibili con la realizzazione dell’EDS e servizi di telemedicina, per i quali la Regione Piemonte ha investito quasi 39 milioni di euro di fondi PNRR.
Il FSE, infine, garantisce massima sicurezza e tutela dei dati personali, nel rispetto delle normative sulla privacy. L’integrazione con strumenti digitali come SPID/CIE, infatti, consente un accesso semplice e protetto ai servizi digitali sanitari che nel 2024 hanno registrato numeri significativi: oltre 280.000 domande on line per il cambio medico, 1,5 milioni di referti scaricati senza recarsi allo sportello e più di 4,2 milioni di transazioni di pagamenti digitali effettuate.
Durante la giornata è stato anche proiettato il video “Il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 in Piemonte”: https://youtu.be/CJQ48M9cBow
cs
Cinque artisti alla Galleria del Ponte, sino al 15 luglio
Scrivevo, soltanto un paio di mesi fa, della mostra che Stefano e Stefania Testa – della Galleria del Ponte – avevano ideato, con la cura di Armando Audoli, intorno alla figura di Clotilde Ceriana Mayneri, scomparsa a ottantatré anni nel marzo del 2023, “uno sguardo completo alla sua parabola artistica”, punto d’orgoglio per i responsabili nell’accrescerne sempre più l’interesse e sottrarla a quelle oscurità dentro cui post mortem ricadono certi artisti (“Molti l’hanno guardata, nessuno l’ha vista”, era il titolo della mostra, già di sfiducia se si pensa di voler guardare alle spalle di una esistenza intera). Quindi “un approfondimento, quel riconoscimento che le è dovuto” davanti alle “forme” in bronzo e a quelle terrecotte ricercate come a quei diversi materiali che vanno ben oltre “un semplice assemblaggio”, scrivevo: “sono ricordi tutti colti per intervalli, suggestioni, incontri fortuiti, scelte improvvise, affermazioni di sensazioni, emozioni che nessun altro capirebbe, sono il filo rosso che la lega alla sua scrittrice dell’animo, la Dickinson; quasi la ricerca musicale all’interno del mondo della natura”. In questi giorni (e fino al 15 luglio) Ceriana Mayneri occupa ancora alcuni spazi della medesima galleria, in buona – anzi, buonissima – compagnia, di Sandro Cherchi, di Franco Garelli, di Umberto Mastroianni, e di Riccardo Cordero (unico vivente del gruppo, è nato ad Alba nel 1942, ancora nuove opere in Italia e all’estero), in una mostra dal titolo “Impressioni oltre la materia”, dal vivace interesse, riflessione che vuole esplorare dentro quel rapporto stretto che intercorre – “quasi sempre indissolubile” – tra la scultura e i lavori su carta, o su altri supporti che mettano comunque in relazione il fare tridimensionale dell’artista con una tensione verso la bidimensionalità.”
Qua e là, mentre ci si aggira attraverso le sale, si percepisce con forza sempre maggiore quanto l’idea prima di una scultura venga posata nelle proprie due dimensioni per ampliarsi poi al pensiero “massiccio” dell’autore che coinvolge i valori plastici e i conseguenti “materiali diversi, differenti tecniche e l’uso del colore, pur restando sempre e soltanto ‘scultura’, anche se non a tutto tondo e non ‘plasmata’ nella materia” come noi la riconosciamo. Pertanto ecco lì diversi “ragionamenti intorno alla scultura”, di cinque artisti legati in vario modo al territorio piemontese, una decina di opere su carta esposte o fatte con la carta, come nel caso della “contessina Clotilde”, o ancora lavori che vedano l’uso di materiali cartacei, come i cartoni operati e dipinti di Mastroianni. Dalle pareti agli angoli più interni delle stanze il passo è breve per ammirare quel singolo esempio, al massimo due, di ogni singolo artista di un operato che definiremo davvero “scultura”, posto in dialogo con quella che è stata la propria radice.
Quindi gli assemblage di Ceriana, un polimaterico come “Crimea” del 2012 raggiungere la bidimensionalità attraverso carte e intrecci, fili colorati e quasi impercettibili rami, sovrapposizioni, scritture e rimandi linguistici che guardano a Emily Dickinson, pezzi di natura disposti poeticamente per guardare all’intimità. Da pensare all’interno di un ventennio che corre tra i Cinquanta e i Settanta le opere di Sandro Cherchi (è morto nel 1998, genovese di nascita ma torinese d’adozione, uno dei protagonisti della scultura informale italiana ed europea, un rapporto privilegiato con il disegno fin dagli anni di “Corrente”, piccola rivista fondata a Milano nel 1938 da Ernesto Trecani appena diciassettenne, punto di riferimento di un’azione artistico-culturale collettiva), una cartella di disegni – monocromi o alcune volte interessati da interventi di colore -, tecniche miste su carta con sagome umane, veloci e raffinate, che ruotano attorno a “Cassandra”, bronzo del 1955. Sono realizzati tra il 1960 e il ’66 i dieci pezzi inediti di Franco Garelli (nativo di Alba e trasferitosi a Torino con i genitori all’indomani della Grande Guerra, una laurea in Medicina e Chirurgia, scomparso nel 1973), interessanti smalti e collage su carta e tecniche miste su cartoncino, sovrapposizioni dove spiccano i bianchi e i gialli, vivacemente squillanti, o quelle ampie macchie rosate che s’alternano al nero (“Collage”), esperimenti che lo trasportano a una realtà esplicitamente tridimensionale, di cui qui è esempio “Nastri” del 1961. Personalità di spicco nel panorama della cultura e della scultura torinesi del Novecento, Mastroianni ci offre il misteri di tante atmosfere, “La foresta impenetrabile “ e “Vascello fantasma”, entrambi del 1967, su carta incisa, sbalzata e strappata, ne sono i validi esempi, mentre “Maternità”, bronzo del 1962, “restituisce tutta la forza espressiva del gesto plastico di Mastroianni, in grado di essere al tempo stesso delicato e brutalmente incisivo.”
Di Riccardo Cordero – ancora una nascita ad Alba, classe 1942, allievo di Cherchi e Garelli – in mostra opere che ricoprono un arco d’anni che va dal 1964 sino ai giorni nostri (progetti eseguiti con grafite, carbone, carbone pressato, sanguigna e rari interventi di spray), dove il visitatore non dovrà lasciarsi sfuggire il “Giocatore di baseball”, carbone e acrilico su carta del 1964, espresso con grande vitalismo nella scelta del bianco nero e grigio, con un nervosismo di tratti che ben lascia individuare il guizzo dinamico del campione; come le linee ricurve e verticali e le semicirconferenze dei progetti “053” e “054” accompagnano facilmente al recente bozzetto in acciaio Corten per la scultura “Aletai”, ispirata all’omonimo meteorite ritrovato nel 1898 nella regione settentrionale dello Zinjiang, in Cina. Sottolineava – e ampliava – Martina Corgnati in occasione della mostra “Giganti dell’età del ferro. 1960 – 2013”, realizzata al Filatoio di Caraglio dodici anni fa: “Non a caso, già nel 1964, si affaccia nella sua elegantissima produzione un interessante elemento di rottura: penso a quei giocatori di baseball, o di football, a quegli astronauti che l’artista realizza per lo più in poliestere, dichiaratamente artificiali e violenti. Questi ometti dotati di elmetti che li rendono simili a guerrieri, sembrano parenti stretti, o meglio eredi, delle creature ‘nucleari’ inventate da Enrico Baj negli anni Cinquanta per rappresentare l’umanità futura. Ecco, ancora una volta, un riferimento alle avanguardie milanesi e anche all’umanesimo implicito in quelle ricerche che risalivano all’inizio del decennio precedente e che attribuivano all’arte una intensa responsabilità dell’uomo, della civiltà e della natura.”
In occasione della mostra, da segnalare, in galleria, oggi giovedì 26 giugno alle ore 18, una conversazione dal titolo “Anima Corpo Materia”, a cura di Ettore Ghinassi.
Elio Rabbione
Nelle immagini: Riccardo Cordero, “Studio giocatore baseball”, 1964, carbone e acrilico su carta, cm 70 x 49,8; Franco Garelli, “Collage”, tecnica mista su carta, 1960; Clotilde Ceriana Mayneri, “Mosaico”, tessere musive e ferro, s.d.
Il primo luglio di dieci anni fa, dopo una lunga malattia, moriva all’età di 88 anni Gianni Alasia. Partigiano, sindacalista, dirigente politico, consigliere e assessore in Regione, deputato e saggista, Alasia è stato uno dei protagonisti dell’antifascismo e del sindacalismo torinese e piemontese nel dopoguerra. Nato a Torino il 7 febbraio del 1927, attraversò da protagonista tutte le concitate fasi della storia del secolo scorso. Durante la Resistenza partecipò giovanissimo, col nome di battaglia Astro, alla lotta partigiana nella III° Brigata della Divisione Bruno Buozzi inquadrata nelle Brigate Matteotti. Dopo aver partecipato agli scontri per la liberazione di Torino, decise di aderire al PSI, militando nella minoranza di quel partito. Nel 1950 sposò la compagna della sua vita, Pierina Baima. Licenziato dalla Savigliano nel 1951, si dedicò a tempo pieno alla politica, entrando nella federazione socialista e, quindi, nel comitato centrale. I primi incarichi istituzionali lo videro eletto nel 1956 consigliere provinciale e nel 1960 consigliere comunale a Torino. Un ruolo che, nel maggio del 2015, qualche mese prima di morire, gli valse l’assegnazione da parte della Città di Torino del Sigillo civico, la più alta onorificenza dell’amministrazione, “per il lungo e fattivo impegno politico e democratico svolto dai consiglieri comunali che hanno partecipato alla Resistenza contro il nazifascismo”. Nel 1959 Gianni Alasia era stato eletto segretario della Camera del Lavoro di Torino, carica che ricoprì per quindici anni, fino al 1974. Come ricordava Sergio Dalmasso nell’importante lavoro dedicato alla figura di Alasia (Quaderno n.53 del CIPEC) erano gli anni della CGIL di Sergio Garavini, Emilio Pugno, Angelo Dina, Ivan Oddone, Bruno Fernex, gli anni duri dei licenziamenti politici e dei reparti confino alla FIAT, della sconfitta nel 1955 e della successiva riscossa, “della contrattazione articolata, del riproporsi della strategia consiliare, della autonomia sindacale, delle assemblee operaie e del rapporto con il movimento studentesco, del rifiuto di monetizzare il rischio (la salute non si vende), delle lotte contro Tambroni, di piazza Statuto, di corso Traiano, del rapporto tra offensiva in fabbrica e rivendicazioni nella società (casa, scuola, servizi sociali, trasporti..)”. Anni tanto difficili quanto fecondi dove vi fu una maturazione complessiva del mondo del lavoro. In seguito alla scissione del partito socialista Gianni Alasia fu tra i fondatori del Psiup con Lucio Libertini, Vittorio Foa e Tullio Vecchietti. Nel 1972, sciolto il partito socialista di unità proletaria, il segretario della Camera del Lavoro torinese entrò nel Pci, all’interno del quale ricoprì numerosi incarichi istituzionali a livello piemontese (consigliere regionale a Palazzo Lascaris dal 1975 al 1983, assessore al lavoro, industria e artigianato della Regione Piemonte in piazza Castello dal 1976 all’80) e nazionale (venne eletto nel 1983 alla Camera dei Deputati nelle liste del Pci nel corso della IX legislatura ). Gli anni del suo impegno in assessorato coincise con un periodo di fortissima difficoltà del sistema industriale piemontese che investì interi settori produttivi dalla siderurgia al cartario, dall’auto e dall’indotto alla chimica. Più di 800 stabilimenti in crisi, un numero di ore di cassa integrazione che toccò le punte più alte del dopoguerra. Solo nel 1976 i fallimenti aumentarono del 18% rispetto l’anno precedente. Gianni Alasia si rimboccò le maniche, tentò il recupero produttivo della Venchi Unica (duemila operaie senza lavoro e diciassette offerte di gruppi finanziari per acquistarla). Una vicenda difficile, complessa sulla quale scrisse un libro. Come assessore appose la firma su circa cento accordi. Così ricordava quegli anni Enrica Valfrè, ex segretaria generale della CGIL torinese: “Alasia convocava le parti lavorando quasi in simbiosi nella gestione quotidiana dei problemi con i sindacati (con Lattes, Avonto e altri), tenendo i rapporti con il governo di Roma, cercando imprenditori disponibili a rilevare le fabbriche in crisi; si “sfinì” con i pochi strumenti regionali a disposizione”. Sul piano normativo fece approvare una legge di sostegno all’artigianato e, terminata l’esperienza nella giunta piemontese, anche nel successivo impegno parlamentare non rinunciò a dare voce al mondo del lavoro. Nel 1991 il XX° congresso del Pci, dopo la svolta della Bolognina, segnò lo scioglimento di quel partito e Alasia fu tra i fondatori con Armando Cossutta, Sergio Garavini e Lucio Libertini del Movimento per la Rifondazione Comunista (del quale sarà proprio lui il coordinatore unico per Torino) da cui nacque nel 1992 il Prc. Nel 1995 accettò la candidatura alla Presidenza della Regione Piemonte per Rifondazione comunista, ottenendo il 9,3% dei voti. La costante che ha accompagnato tutta la sua vita, segnando il suo profilo sociale e civile, è sempre stata la battaglia per il lavoro, la sua dignità e valorizzazione, accanto alle lotte per l’ambiente e la pace. In una intervista, ricordando i tempi della sua gioventù e il clima che si respirava a quel tempo tra i lavoratori, disse: “La natura solidaristica che c’era un tempo era palpabile; vivevi sul ballatoio, nella stessa casa, sugli stessi piani, in fabbrica. Ricordo sempre la frase: noi è di più che non io”. Gianni Alasia scrisse anche molti libri. Il primo, uscì nel 1984, col titolo Socialisti, centro sinistra, lotte operaie nei documenti torinesi inediti degli anni 50-60 e l’ultimo, nel 2008, Nelle verdi vallate dei tassi: la libertà!. Un libro anomalo, quest’ultimo: una favola sulla Resistenza dal sapore tragicomico che trae chiaramente ispirazione da Esopo e Fedro ma anche da La Fontaine e Orwell. Sullo sfondo dei boschi del Vergante si muovono un gruppo di animali provenienti da esperienze diverse ma tutti uniti nella lotta per la libertà. Quegli animali per Gianni Alasia rappresentarono l’allegoria, il simbolo di una battaglia che travalicava quel preciso periodo storico, superando lo spazio temporale per collocarsi in tutte le epoche e in tutti i momenti nei quali un popolo, in qualsiasi parte del mondo, si batterà per riaffermare dignità e identità. Gianni Alasia teneva molto a quest’ultimo racconto, dedicato alla sua compagna, quasi rappresentasse una sorta di testamento, un congedo anticipato dalla vita e dagli uomini, affidandovi un messaggio da non disperdere. “Molte di quelle speranze sono state deluse”, scriveva. “Ma non c’è da perdersi d’animo. In fondo i tassi ci sono ancora. E la Resistenza non è mai finita”. Gianni Alasia nella valle dell’Erno, in quel territorio che dalle pendici del Mottarone scende fino alle rive del lago Maggiore, ci è tornato per sempre. Riposa a fianco di sua moglie, l’amata Pierina, originaria di quei luoghi, nel piccolo e silenzioso cimitero che guarda dall’alto il lago da Comnago, minuscola frazione di Lesa sulle pendici meridionali del colle della Motta Rossa. Oltre ai suoi insegnamenti di coerenza e di passione civile ha lasciato a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incrociare il loro cammino con il suo, questo libro originale e prezioso.
Marco Travaglini
È stato firmato, presso la Prefettura di Torino, il Protocollo d’Intesa per il rafforzamento dello “Spazio Comune”, il centro polifunzionale dedicato all’accoglienza, all’integrazione e alla partecipazione delle persone rifugiate, richiedenti asilo e straniere.
Il Protocollo è stato sottoscritto da Prefettura di Torino, Questura di Torino, Regione Piemonte, Città di Torino, ASL Città di Torino, Agenzia Piemonte Lavoro, IRES Piemonte, Agenzia delle Entrate – Direzione Regionale Piemonte, Fondazione Compagnia di San Paolo e UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati.
Lo “Spazio Comune”, attivo dal 2022 presso i locali del Servizio Stranieri della Città di Torino in via Bologna 49/A, è nato dalla collaborazione tra UNHCR e amministrazione comunale, con l’obiettivo di offrire un luogo accessibile e multifunzionale dove le persone rifugiate possano trovare, in un solo punto, orientamento, assistenza e opportunità di inclusione. L’iniziativa si inserisce nel più ampio programma di UNHCR già avviato in altre grandi città italiane come Roma, Milano, Napoli, Bologna, Brescia e Bari.
Attraverso la firma del Protocollo, le istituzioni firmatarie rafforzano l’impegno condiviso a partecipare attivamente al coordinamento interistituzionale e all’équipe multidisciplinare che opera all’interno del centro, contribuendo con servizi e progettualità specifiche.
Presso “Spazio Comune” sono già attivi numerosi sportelli, tra cui: l’Anagrafe comunale, l’Agenzia Piemonte Lavoro, il punto d’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale in collaborazione con l’ASL, i programmi UNHCR come Welcome. Working for refugee integration e Community Matching, oltre a servizi di mediazione culturale, orientamento sociale e supporto giuridico. Fondamentale anche la presenza della cooperativa Senza Frontiere e la sinergia operativa con le altre istituzioni coinvolte.
“Siamo felici di formalizzare con le istituzioni un’importante collaborazione avviata da tempo a Torino – ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino -. La firma di questo Protocollo consolida l’impegno comune per l’integrazione, dando risposte alle persone con necessità specifiche e valorizzando le competenze delle persone rifugiate a beneficio della comunità locale”.
“La Regione Piemonte ha aderito a questo Protocollo perché crede in un modello di accoglienza capace di generare integrazione – hanno dichiarato il presidente regionale Alberto Cirio e l’assessore alla Sicurezza e Immigrazione, Enrico Bussalino -. Spazio Comune è una risposta concreta alle esigenze delle persone rifugiate, ma anche un esempio di come il lavoro sinergico tra istituzioni, enti locali e terzo settore possa produrre innovazione sociale e coesione”.
La Regione Piemonte contribuirà alle attività tramite progetti già finanziati su fondi europei (FSE+ e FAMI), offrendo competenze, strumenti digitali e operatori specializzati nei percorsi di inclusione. Il Protocollo avrà validità annuale, con possibilità di rinnovo.
Ciclismo: il 29 giugno si corre in Ciociaria il Campionato Nazionale Master CSI
Circa duecento corridori ciessini attesi al via. Iscritti da 12 regioni. Gara di 64 km per gli over 50 e 75 km per gli under 49
In terra ciociara, nel paese, Sora, del leggendario console romano Marco Attilio Regolo, domenica 29 giugno si corre il 30° Memorial Riccardo Porretta, tradizionale appuntamento del ciclismo Master laziale valido quale prova unica per l’assegnazione del Campionato Nazionale Strada Master CSI, settima manifestazione tricolore ciclistica per l’Associazione dai colori arancioblu. Proprio come in un film neorealista di De Sica, la cittadina che diede i natali al celebre cineasta italiano, vedrà in sella circa duecento corridori, con dorsali e maglie rappresentative di 52 società ciclistiche di 12 regioni italiane (Lazio, Calabria, Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Umbria, Abruzzo, Marche, Piemonte, Lombardia, Trentino).
Le distanze di gara saranno di 64 km per gli over 50 e 75 km per gli under 49. Prima partenza alle ore 8:30 per le categorie Woman, Under 18, M5 – M6 – M7 – M8 – M9 – M10. Alle ore 10 circa scatteranno invece le categorie Élite Sport, M1 – M2 – M3 – M4. Il percorso tricolore ricalca quello che ogni anno caratterizza la gara ciociara del Memorial Porretta in circuito.
I partecipanti pedaleranno lungo il circuito della Compre per salire poi, nell’ultimo giro, verso Pescosolido affrontando una salita di 5 km che presenta tre brevi tratti con una pendenza in doppia cifra, per poi far ritorno a Sora. Le tracce GPX del primo circuito di 12 km da ripetere più volte e quelle del circuito finale di 20 km sono disponibili sul sito del CSI Lazio.
A premiare i vincitori di categoria con le maglie tricolori del CSI ci sarà il responsabile nazionale dalla CTN ciclistica, Biagio Nicola Saccoccio.
Nel pacco gara predisposto dall’Unione Ciclistica Sora, organizzatrice dell’evento, prodotti del territorio e delle sue eccellenze enogastronomiche. Per tutti al traguardo, oltre alla medaglia ricordo, un panino con porchetta e birra al termine della gara
A cura di Piemonteitalia.eu
Da aprile di questo anno è di nuovo possibile visitare il Parco del Castello di Moncalieri
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Il Festival Collisioni edizione numero 17 è ai blocchi di partenza. La kermesse che si svolgerà ad Alba in Piazza Medford , prevede 4 serate. Nuove tendenze della musica italiana tra dance,urban, musica leggera e rock con prezzi popolari. Inaugurazione il 4 luglio con Roberto Molinaro, producer italiano con il suo stile tecno ed eurodance e Gigi D’Agostino con uno show lungo 3 ore, protagonista indiscusso della musica dance. Si prosegue l’ 8 luglio con Les Votives band milanese con un sound rock ispirato agli anni 60/70 e l’attesissimo concerto dei Thirty Seconds to Mars, band di fama mondiale, con l’occasione di ascoltare i nuovi brani dell’ultimo disco “It’s The End O.f The World But It’s A Beautiful Day”. Il 12 luglio si esibirà Sayf, giovane rapper italo-tunisino. A seguire Irama artista amato da un pubblico trasversale, capace di ottenere 53 dischi di platino e 4 oro con oltre 2,5 miliardi di streaming. Chiusura di Collisioni il 13 luglio con il giovane rapper milanese Promessa. A seguire Nabi tra i volti emergenti più interessanti del panorama. Successivamente salirà sul palco di Collisioni Kid Yugi, che con il suo disco “I Nomi del Diavolo” è stato il disco più ascoltato al mondo nei primi 3 giorni di uscita su Spotify. Infine a chiudere la serata finale, si esibirà Sfera Ebbasta con i suoi 230 dischi di platino e 32 d’oro, presentando i brani dell’ ultimo disco “X2VR”. Il 12 luglio insieme a Sayf e Irama, doveva esibirsi Ghali ma per motivi indipendenti dalla volontà dell’artista e dalla responsabilità del Festival, non potrà essere presente. I biglietti verranno rimborsati.
Pier Luigi Fuggetta
Il degrado dei quartieri, lo sfruttamento abitativo, le attività illecite che pesano sulle fasce di popolazione più fragili rappresentano una quotidianità molto concreta per i cittadini. La legge di riordino normativo poteva essere un’opportunità per la Regione Piemonte per sperimentare modalità di interventi, sul modello di quanto fatto in altre regioni.
Avevamo dato all’assessore Marrone la nostra disponibilità per affrontare il tema degli espropri in caso di unità immobiliari in stato di degrado, vuote o affittate illegalmente, in particolare le multiproprietà che fanno capo a personalità giuridiche, le grandi concentrazioni immobiliari che ad esempio in Barriera di Milano favoriscono le attività illecite e garantiscono reddito a personaggi che si nascondino dietro le scatole cinesi di società immobiliari.
Abbiamo presentato, inoltre, degli emendamenti che miravano a correggere la norma e a direzionarla verso gli alloggi in degrado, sfitti o affittati in nero, con particolare attenzione alle grandi concentrazioni immobiliari con un unico proprietario.
Invece, ancora una volta, la Giunta Cirio ha scelto la strada della propaganda che non cambierà niente sui territori. Si prevede la possibilità di espropri per alloggi dove siano conclamate attività di criminalità “riconducibili al proprietario”, quindi inapplicabile totalmente. E non basta ancora: perchè ogni legge normata nella legge regionale di riordino normativo deve avere copertura economica, si scrive che i costi saranno a carico dell’Atc, che già oggi ha bilanci precari e non riesce ad intervenire sul patrimonio che ha già in assegnazione.
È l’ennesima occasione persa per intervenire seriamente sui problemi, di sicurezza, disagio abitati, degrado, che la destra quotidianamente agita, ma che non intende affrontare seriamente.
Nadia CONTICELLI – Vicepresidente II Commissione del Consiglio regionale