Le dosi di fumo erano già suddivise, pronte ad essere smerciate.
Purtroppo, lo scorso mercoledì mattina, per il ventitreenne gambiano l’attività di spaccio non si è però rivelata affatto produttiva: infatti, non appena messo piede fuori dallo stabile in cui vive, in via Giaveno, una Volante del Comm.to Barriera Milano lo ha notato. L’uomo per tutta risposta si è voltato repentinamente rientrando nel condominio; gli agenti gli sono andati dietro e lo hanno visto correre su per le scale, fino al quarto piano, ove lo hanno raggiunto. Vistosi ormai senza via d’uscita si è fermato, portando la mano destra dietro la schiena: cercava di nascondere qualcosa all’interno dei pantaloni. Si trattava di 30 grammi di marijuana, già suddivisa in dosi singole: il giovane, che ha numerosi pregiudizi di polizia per reati inerenti agli stupefacenti, è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.
Quest’ultimo anno ci ha ricordato come la casa sia il luogo più importante al mondo, facendoci riscoprire la sua centralità nel definire le nostre vite: casa non è solo uno spazio fisico ma è accoglienza, relazione, è un rifugio in cui essere noi stessi e custodire i propri affetti.
Ancora oggi, però, troppe persone sono costrette ad affrontare situazioni di forte disagio senza poter contare su un luogo in cui sentirsi protetti e al sicuro ed è per questo che IKEA promuove da sempre un modello virtuoso di collaborazione con associazioni del territorio e istituzioni locali per recuperare, riqualificare e arredare spazi, trasformandoli in luoghi di accoglienza destinati ad ospitare e supportare chi ne ha più bisogno.
IKEA Torino ha deciso così di supportare il progetto di co-housing gestito dall’impresa sociale Stranaidea in co-progettazione con il Comune di Torino, per accogliere e restituire un senso di casa a 6 persone senza dimora all’interno di un alloggio in via Quittengo. IKEA ha reso più accogliente gli spazi, fornendo coperte, lenzuola, asciugamani, piatti, bicchieri, posate, oggetti indispensabili per contribuire a fare di un luogo una casa, ricreando un ambiente personale e confortevole. Inoltre, IKEA Torino si è occupata di realizzare un piccolo spazio dedicato al relax sul terrazzo arredandolo con un tavolo e comode sedute.
“In IKEA lavoriamo ogni giorno per costruire una vita migliore per la maggioranza delle persone ma siamo consapevoli che non è possibile realizzare un reale cambiamento da soli. Per questo ci impegniamo, con entusiasmo e responsabilità, ad essere sempre parte attiva della comunità, instaurando collaborazioni virtuose con le associazioni che lavorano sul campo per rispondere alle esigenze di chi ha più bisogno” dichiara Manuel Trivulzio, Market Manager IKEA Torino. “Siamo davvero orgogliosi di poter sostenere una realtà così preziosa per l’intera comunità come Stranaidea e contribuire a questo ambizioso progetto di accoglienza”.
“Rapid Re-housing” prevede un periodo di accoglienza di circa un anno nel corso del quale le persone coinvolte intraprenderanno anche un percorso per valorizzare le proprie capacità con l’obiettivo di costruire nel tempo una propria indipendenza economica, sociale e abitativa.
Nata 35 anni fa, Stranaidea si occupa di diverse aree di competenza: dall’accoglienza di persone senza fissa dimora, a programmi educativi all’interno di centri di formazione, fino al lavoro di integrazione di rifugiati e profughi in Italia
Dopo il populismo ritorna la politica?
Il populismo, almeno così si spera, si avvia finalmente e lentamente al suo capolinea.
Credo che,
dopo la concreta esperienza vissuta in questi ultimi anni, possiamo dire tranquillamente che si
tratta della peggior deriva della politica italiana. Una deriva che ha contemplato in sè i peggiori vizi
che possa affrontare ed incrociare una democrazia: dall’antipolitica alla demagogia,
dall’antiparlamentarismo alla impreparazione della classe dirigente, dal trasformismo
all’opportunismo politico e parlamentare, dalla casualità all’ormai tristemente noto “uno vale uno”.
Insomma, come dicevo poc’anzi, il peggio della politica italiana. Eppure, malgrado questa deriva
profondamente antidemocratica ed illiberale, nel 2018 quasi un italiano su tre ha scelto questa
deriva. Certo, forse non per demolire le fondamenta politiche, culturali ed ideali della democrazia
italiana ma per assecondare, del tutto inconsapevolmente, una moda che era stata predicata,
teorizzata ed urlata dalla stragrande maggioranza degli organi di informazione del nostro paese.
Ora, dopo aver assaporato il gusto di questo populismo in salsa italiana, è iniziata la lenta ma
inesorabile presa di distanza da parte di coloro che, pomposamente, lo avevano coltivato ed
esaltato. È altrettanto vero, però, che questa deriva populista si è consolidata in molti settori della
nostra vita sociale e politica e non sarà così semplice archiviarla definitivamente. La controprova è
semplice: addirittura un partito di potere e governista come il Pd continua ad individuare nel
protagonista indiscusso di questo populismo anti politico, cioè i 5 stelle come tutti sanno, i
migliori alleati per il futuro governo del paese.
Di fronte ad un quadro del genere, però, la vera sfida politica e culturale resta un’altra. Ameno per
tutti coloro che non hanno mai nè condiviso e nè sposato la causa populista come arma decisiva
per risolvere i nodi politici nel nostro paese. Con un populismo che corre verso il burrone, occorre
avere la forza politica e culturale, appunto, per tentare di invertire la rotta cercando di recuperare
dal passato quegli ingredienti che possono rilanciare la radici, seppur fragili, della nostra
democrazia e la credibilità delle nostre stesse istituzioni democratiche. E i tasselli che devono
trovare spazio in questo contesto sono quelli decisivi per centrare l’obiettivo del ritorno della
democrazia e dei suoi istituti principali. Li possiamo esemplificare con alcuni titoli: il ruolo dei
partiti e della loro organizzazione democratica; il ritorno delle culture politiche per giustificare
l’esistenza stessa dei partiti; respingere al mittente l’esperienza squallida e decadente dei partiti
personali, del capo o del guru; battere la concezione della politica fluida o liquida funzionale alla
sola crescita dei follower del capo; praticare una politica che sia in grado di coniugare
radicamento territoriale, rappresentanza sociale e militanza politica. E, infine ma soprattutto,
ritornare ad avere una classe dirigente politica che non sia più la grigia ed indistinta sommatoria
della improvvisazione, della casualità, della inesperienza e della cronica incapacità. E questo solo
per odio contro il passato e contro tutto ciò che ricordi la nobiltà della politica e della sua valenza
culturale e storica.
Ecco perchè dobbiamo essere pronti. Pronti come cattolici democratici, come cattolici popolari e
come cattolici sociali. E questo perchè tutti noi sappiamo che il populismo è il nostro vero ed
irriducibile avversario. Chi pensa di convivere con quella deriva non può coltivare il ritorno della
qualità della democrazia e, per quanto ci riguarda, non può pensare di riproporre il nostro
patrimonio culturale ed ideale. Per questi motivi la fine, speriamo al più presto, del populismo ci
deve vedere nuovamente protagonisti, con altre esperienze culturali come ovvio, del
cambiamento e del rinnovamento della politica italiana.
Giorgio Merlo
A ciascun ente beneficiario verrà corrisposto un contributo pari all’importo di 724 euro, moltiplicato per il numero di posti letto autorizzati.
Complessivamente l’esborso sarà di 5 milioni 894mila e 84 euro. L’assessore Caucino: «Atto importante che restituisce ossigeno a chi, nell’ora più buia, non si è mai tirato indietro e ha sempre operato con professionalità e umanità in favore dei più fragili».
Arrivano i ristori per le strutture socio assistenziali e socio sanitarie piemontesi, sia per anziani che per i minori, in base a quanto previsto dalla Legge regionale 3/2021, fortemente voluti e sollecitati dall’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino.
Le domande pervenute e approvate, in tutto il Piemonte, sono 359 (da parte di strutture che gestiscono complessivamente 8141 posti letto) per un totale complessivo che verrà erogato di 5.894.084,00 euro. Le domande respinte sono risultate essere soltanto 17.
(Negli allegati tutte le strutture che riceveranno il contributo e il dettagli di finanziamento relativi a ogni provincia)
Il criterio prevede che a ciascun ente beneficiario verrà corrisposto un contributo pari all’importo di 724 euro, moltiplicato per il numero di posti letto autorizzati al funzionamento nelle tipologie ammissibili alla relativa struttura.
Scendendo nel dettaglio, in provincia di Alessandria andranno 552.412,00 euro per 763 posti letto, ad Asti 818.120,00 euro per 1.130 posti letto, nel Biellese 378.652,00 euro per 523 posti letto gestiti, nella Provincia di Cuneo un milione 702mila e 124 euro per 2mila e 351 posti letto, nel Novarese 312.044,00 euro per 431 posti letto, nella Città Metropolitana di Torino un milione 554mila e 428 euro per la gestione di 2.147 posti letto, nel Vercellese, 493.768,00 euro per 682 posti letto gestiti e infine le strutture del VCO, che gestiscono 114 posti letto, avranno 82.536,00 euro.
«L’emergenza Covid19, nell’ultimo anno e mezzo – spiega l’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino – ha messo a dura prova tutto il sistema della sanità piemontese che ha vissuto momenti che definire drammatici suona quasi eufemistico». «Ecco perché oggi – prosegue l’esponente della giunta regionale – la mia soddisfazione è doppia: ho potuto toccare con mano la grande efficienza, umanità e compattezza del nostro sistema, nonostante le inevitabili criticità, e ora, con orgoglio, posso presentare nel dettaglio le cifre dei cosiddetti “ristori” che vanno a dare ossigeno a strutture che hanno dato tutto quanto possibile proprio per aiutare le persone più fragili e in difficoltà. Al netto del dovuto contributo economico, che ritengo doveroso, a tutti i dirigenti, medici, infermieri, amministrativi e operatori di tali strutture va il mio più sincero ringraziamento per la professionalità e l’umanità dimostrata nell’ora più buia».
Elezioni comunali, le grandi manovre dei partiti
Il Covid avanza tra i giovani. Rientrano dall’estero e risultano positivi. Rimangono all’estero in quarantena perché risultati positivi.
Lampi dal futuro: preveggenza e società
Con Veronica Raimo, Davide Caldo, Andrea Pogliano e Simone Regazzoni
lunedì 19 luglio, ore 21.30
Evergreen Fest
La Scuola Holden collabora quest’anno alla sesta edizione di Evergreen Fest con l’incontro Lampi dal futuro: preveggenza e società, che si terrà lunedì 19 luglio alle 21.30 al Parco della Tesoriera di Torino. Interverranno la scrittrice e traduttrice Veronica Raimo, il chirurgo Davide Caldo, il filosofo Simone Regazzoni, il docente e ricercatore Andrea Pogliano, per discutere sui molteplici ruoli che la preveggenza gioca e ha giocato nella storia dell’uomo.
Si partirà dall’inizio dei tempi, quando i depositari della preveggenza erano sciamani carismatici e visionari oppure oracoli sempre troppo criptici e ambigui. Ci si soffermerà sui miti e le narrazioni collettive, che raccontavano e cercavano di spiegare il destino dei popoli e del mondo. Poi ci si muoverà verso la contemporaneità, guardando ai sondaggi che studiano gli umori collettivi per anticipare gli esiti delle elezioni, o al rapporto con la scienza, che annuncia stravolgimenti planetari impegnando la politica in un gioco di summit, accordi e rifiuti. Si parlerà dei modelli previsionali che provano a immaginare il futuro della pandemia che stiamo vivendo con algoritmi, big data e il supporto di intelligenze artificiali.
Il tutto senza dimenticare la prospettiva più umana e concreta del tema: ansie, speranze, negazioni e militanze che sono parte fondamentale della società e vengono amplificate dai media contemporanei.
Sembrano tempi interessanti per riflettere – anche in prospettiva storica – su come l’umanità abbia affrontato previsioni e profezie, via via legittimandole, temendole, inquadrandole in un complesso di rituali, istituzionalizzandole o deridendole.
L’incontro è gratuito e ci si può prenotare scrivendo una mail a prenotazioni@evergreenfest.it, chiamando il numero 334 8655865(h. 15.30-19.00), o compilando il form sul sito al link
https://evergreenfest.wordpress.com/prenotazione-spettacoli/
Evergreen Fest è organizzata da Tedacà, con il sostegno di Città di Torino e Fondazione per la Cultura Torino, nell’ambito di Torino a Cielo Aperto, main sponsor Iren. Con il sostegno inoltre di Corona Verde, Regione Piemonte e TAP; con il patrocinio della Quarta Circoscrizione della Città di Torino. Media partner Radio Energy. Evergreen Fest è un progetto selezionato dal bando
Corto Circuito 2020 – Piemonte dal Vivo.
Evergreen Fest è sostenuto da Scena Unita – per i lavoratori della Musica e dello Spettacolo, un fondo privato gestito da Fondazione Cesvi – organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente, fondata a Bergamo nel 1985 – in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub.
BIOGRAFIE
Simone Regazzoni, allievo di Jacques Derrida, ha conseguito un dottorato in Filosofia in cotutela alle Università di Parigi VIII e Genova. Pratica l’Arte marziale tradizionale coreana Hwa Rang Do ed è un appassionato di Mixed Martial Arts (MMA). Ha insegnato all’Università Cattolica di Milano e all’Università di Pavia. Attualmente è docente all’IRPA (Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata) di Milano e Ancona. Collabora con la Scuola Holden e scrive per Tuttolibri de La Stampa. È autore di una quindicina di volumi, tra cui: Sfortunato il paese che non ha eroi. Etica dell’eroismo(Ponte alle Grazie 2012); Stato di legittima difesa. Obama e la filosofia della guerra al terrorismo (Ponte alle Grazie 2013); La filosofia di Harry Potter (Ponte alle Grazie 2017); Iperomanzo. Filosofia come narrazione complessa (Il melangolo 2018); Jacques Derrida. Il desiderio della scrittura (Feltrinelli 2018). È autore di tre romanzi: Abyss (Longanesi 2014); Foresta di tenebra (Longanesi 2017); I segni del male (Rizzoli 2020).
Davide Caldo è Direttore dell’unità di Chirurgia Vertebrale 5 all’ospedale Humanitas Gradenigo di Torino e membro del centro di ricerca interdipartimentale per l’Intelligenza Artificiale AI@UPO, dell’Università del Piemonte Orientale. È attivo in progetti di ricerca europei nel perimetro delle neuroscienze affettive. Tali ambiti comportano contaminazioni tra discipline distanti quali la medicina e la neurofisiologia, la filosofia del diritto, la computer science. Ha studiato anche il rapporto tra l’uomo e le macchine, le discipline corporee e rappresentative nell’arte e nello sport, la sessualità atipica, la moda, la comunicazione scientifica e il funzionamento dei social network.
Andrea Pogliano è docente di Sociologia dei media e della comunicazione all’Università del Piemonte Orientale; è ricercatore per il Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione (FIERI) ed è membro della rivista Sociologica – International Journal for Sociological Debate. Il suo ultimo libro, Media, politica e migrazioni in Europa, è uscito nel 2019 per Carocci.
Veronica Raimo è nata a Roma nel 1978 ed è scrittrice e traduttrice. I suoi ultimi libri sono Miden (Mondadori 2018), tradotto in Francia, negli Stati Uniti e nel Regno Unito e Le bambinacce (Feltrinelli 2019), scritto insieme a Marco Rossari. Scrive per diversi giornali e collabora con TTL.
L’isola del libro
Rubrica settimanale a cura di Lura Goria
Benjamin Taylor “Siamo ancora qui. La mia amicizia con Philip Roth” -Nutrimenti- euro 15,00
Per chi ama i libri di Philip Roth ed è attratto dalla sua singolare vita, questo libro è prezioso perché fa luce su alcuni anfratti della sua personalità, del suo pensiero, delle sue ambizioni e delusioni, dei suoi sentimenti più profondi.
106 scorrevolissime pagine in cui emerge il ritratto affettuoso di questo scrittore -monumento della letteratura americana- impetuoso, controverso, visto dietro le quinte, nell’ambito più domestico e intimo, quello sconosciuto ai più.
A raccontarlo è il suo migliore amico e confidente degli ultimi 20 anni della vita dello scrittore, Benjamin Taylor; autore di 2 romanzi e vari saggi, tra cui una biografia di Marcel Proust (altro scrittore immenso che come Roth non ottenne il Premio Nobel per la letteratura).
Roth aveva cercato una donna giovane e bella che si prendesse cura di lui (come Jane Eyre accudì Rochester)….e invece trovò Taylor: sensibile conoscitore della letteratura, grande capacità di ascolto che lo rese il confidente perfetto e speciale.
Due scrittori diversi ma in profonda sintonia umana, un rapporto sempre più stretto man mano che Roth scivola in un crescente declino fisico -tra ricoveri e interventi vari- e si lascia andare a ricordi e bilanci. Emergono così squarci inediti del grande romanziere di Newark e delle sue idiosincrasie, vizi, slanci ingenui e conti in sospeso.
Come quello con la prima moglie Maggie che lo raggirò fingendosi incinta per farsi sposare e poi gli diede a intere di avere abortito. Fu un pessimo matrimonio, finito con lei che muore nello schianto dell’auto su una traversa di Central Park, mentre l’uomo che era con lei si salva. Fine dell’inferno coniugale e Roth che chiama l’amante della moglie “Il mio liberatore”.
Resterà comunque sempre complicato il suo rapporto con le donne. Perennemente innamorato, un seduttore, ma anche fedifrago perché incapace di gestire le sue relazioni, in fuga dalla monogamia e pronto a innamorarsi di nuovo. A Taylor confiderà «Ho bisogno del sesso per essere indomabile, per un breve istante immortale”.
Le confidenze “tra maschi” continuano e toccano altri punti, tra cui la gigantesca vita interiore di Roth le cui emozioni erano fuori misura ….e lui che affermò «Ho scritto proprio perché queste emozioni non mi ammazzassero».
Poi dialoghi sulla sua famiglia di origine -povera ma in armonia-, sui suoi libri e sulla delusione per non aver ricevuto il Nobel.
Infine i gravi acciacchi che più volte l’avevano avvicinato alla morte, il cuore sempre più malato e le continue operazioni. Lui si era organizzato per il suicidio in caso di gravi disabilità, e alla fine, stanco di vivere in precarie condizioni in ospedale, chiese ed ottenne che gli venisse tolto il respiratore che lo teneva in vita, lasciandosi così andare a una fine cosciente.
Mario Desiati “Spatriati” -Einaudi- euro 20,00
In dialetto pugliese “spatriato” vuol dire ramingo, balordo, disorientato, precario e a volte è un insulto per etichettare una persona che non ha un posto fisso e un’identità chiara rispetto agli altri.
Altre volte indica semplicemente un modo di essere fluido, più libero, come rappresentato dai personaggi di questo romanzo.
Desiati, nato a Martina Franca, nelle Murge, si è sentito definire così più volte da amici e parenti, perché a 40 anni non si è ancora creato una famiglia e neanche si sa bene dove stia di casa, dopo aver vissuto a Roma, Milano e Berlino.
Protagonisti del romanzo sono due giovani nati a Martina Franca, incerti e disorientati che crescono andando via non tanto da un luogo quanto dalle convenzioni.
Francesco Veleno e Claudia Fanelli si sono conosciuti sui banchi di scuola; da allora lui è innamorato di lei, che invece sogna solo di lasciare la provincia che le sta stretta e diventare cittadina del mondo.
Claudia è solare ed esplosiva, la sua femminilità viene potenziata quando indossa abiti maschili; Francesco è timido e ombroso e da lei accetta tutto o quasi, rodendosi in silenzio, e comunque felice anche di essere schiavizzato da colei che ama incondizionatamente.
Negli anni continuano a restare in contatto anche se lei, più libera e spregiudicata, si allontana presto da casa,
volando prima a Londra, poi a Milano e infine a Berlino.
Una storia d’amore travestita da grande amicizia. Potrebbe essere definito così il loro legame particolare, fatto di complicità, grande intesa e confidenza. Lei gli racconta degli uomini con cui sta e lui patisce, neanche tanto in silenzio, però continua a professarle il suo amore.
Gli anni scorrono e i due trovano il modo di stare insieme e fare in qualche modo famiglia anche se sono geograficamente lontani. Il loro è un rapporto saldamente basato sulla verità, a partire da quando Claudia gli svela che suo padre e la madre di Francesco sono amanti.
Claudia negli uomini cerca «imprevedibilità, mistero e una tenera inettitudine alla vita» e passa da un’esperienza all’altra.
Francesco resta più indietro, remissivo e alla ricerca della sua identità più vera e profonda.
Il loro allontanarsi e ritrovarsi continuo esprime anche la dialettica tra il modo di vivere la provincia e le grandi città.
E’ dopo i 35 anni che entrambi capiscono che la loro identità è fluida, che la scoperta di se stessi non ha età, che in fondo anche se si spostano non sono mai appagati e stentano a stare bene in qualunque posto.
Rebecca Solnit “Ricordi della mia inesistenza” -Ponte alle Grazie- euro 16,80
Rebecca Solnit,-scrittrice, giornalista , storica e attivista femminista- in questo memoir si racconta e apre pagine intime e profonde sulla sua vita e le sue esperienze.
Inizia da quando non ancora diciottenne si insediò in un minuscolo appartamento in un vecchio quartiere di San Francisco; è da lì che inizia a ricostruire il suo lavorio interiore per capire meglio la sua natura e le sue aspirazioni, mettendo a nudo pensieri ed emozioni più profondi.
Epoca in cui era povera, raccoglieva mobili che erano stati abbandonati in strada, vestiti nei negozi dell’usato e articoli per la casa dai mercatini. Scrive: «La maggior parte delle cose che mi appartenevano erano più vecchie di me e questo mi dava gusto; ogni oggetto era un ancoraggio al passato».
Appassionata lettrice, ma scarsa di mezzi, leggeva in piedi nelle librerie o prendeva volumi in prestito dalle biblioteche, oppure li trovava usati e a prezzi stracciati. Racconta che voleva sempre qualcosa di più, perché «il senso di incompiutezza è un buco da riempire di cose, e le cose che hai scompaiono dietro quelle che vuoi».
Racconta che dai 13anni in poi aveva subito pressioni a sfondo sessuale da uomini adulti che gravitavano intorno alla sua famiglia, o da sconosciuti per strada; è così che divenne abile nello sgattaiolare via, nell’eludere contatti indesiderati, un’esperta nell’arte di non esistere, visto che era tanto pericoloso.
Una delle sue grandi libertà era camminare: la sua gioia, il suo mezzo di trasporto economico, il sistema per imparare a conoscere i luoghi e a stare al mondo.
Poi le sue grandi passioni, prima fra tutte voler diventare scrittrice, e la sua fame di letture.
Perché per lei «c’è qualcosa di sbalorditivo in quella sospensione del tempo e dello spazio in cui viaggiamo in altri tempi e spazi».
Un modo di sparire da dove ci troviamo per entrare nella mente dell’autore……traduciamo le sue parole in nostre immagini, volti, luoghi, luci e ombre, suoni ed emozioni».
Importante fu l’avventura del primo libro che scrisse; racconta che scrivere è un’arte, pubblicare è un business.
E a seguire altre pagine di storia vissuta: tra incontri con personaggi e aneddoti vari, la sua dichiarazione d’amore verso la San Francisco dei quartieri degli artisti e delle proteste contro guerre e discriminazioni varie.
Paul Scott “Il gioiello della Corona” – Fazi Editore- euro 20,00
Questo è il primo volume della tetralogia intitolata “The Raj Quartet”, che lo scrittore inglese Paul Scott (nato nel 1920 e morto nel 1978), pubblicò a partire dal 1966. L’autore -che nel 1977 vinse il Man Booker Prize con il romanzo “Staing On”- durante la seconda guerra mondiale prese servizio in India e Malesia, diventando un profondo conoscitore del colonialismo britannico e del suo declino.
Poi lavorò a lungo nell’editoria e pubblicò 13 romanzi, i più famosi sono quelli appartenenti all’ambizioso progetto “The Raj Quartet”.
In “Il gioiello della Corona” compone un intreccio vasto e complesso, ricco di personaggi e avventure, per ricreare e farci conoscere più a fondo la realtà dell’India coloniale.
La storia inizia nel 1942 nella città indiana di Mayapore, in pieno conflitto mondiale con l’Inghilterra concentrata su come fermare la minaccia nazista. E racconta come il più bel gioiello della corona della regina -ovvero il dominio britannico sulla colonia indiana- inizi a vacillare.
Due mondi legati storicamente, ma profondamente diversi, vivono profonde tensioni. La struttura del romanzo è alquanto complessa e riporta svariate vicende e drammatiche esperienze, come quella della giovane inglese Daphne Manners stuprata da un gruppo di delinquenti che restano ignoti. Una violenza che inaugura una drammatica serie di eventi.
Tra gli sviluppi, c’è l’amore impossibile tra Daphne e il giovane Hari Kumar, dalla pelle scura, di origine indiana ma cresciuto in Inghilterra dove ha studiato in una delle migliori scuole. Daphne è diversa per sensibilità e stile di pensiero rispetto alle coetanee inglesi che disdegnano rapporti con i neri e ostentano un‘algida superiorità. Ma la società dell’epoca non consente certe scelte…
Le traversie dei due innamorati sono solo una parte dei tanti intrecci di vite ed eventi attraverso i quali Scott ritrae l’India dando voce a punti di vista molto diversi tra loro.
Emerge un ritratto composito della realtà delle colonie, un imponente affresco e un autentico documento storico che attraversa più livelli: dal rapporto tra indiani e inglesi ai cenni alla politica del Mahatma Gandhi che con la non violenza intende guidare il suo popolo verso l’indipendenza.
Poi le riflessioni sul razzismo e la barriera del colore della pelle, rivolte e crimini violenti in un’epoca in cui la storia sta cambiando e l’India si affaccia alla soglia della libertà e dell’autonomia.
“Dall’italiano al mondo”
24 settembre 2021, ore 16-20
online sulla piattaforma digitale SalTo +
«La traduzione è il sistema circolatorio delle letterature del mondo» Susan Sontag
Da sempre consapevole dell’importanza dei traduttori sia a livello culturale sia a livello editoriale, il Salone Internazionale del Libro di Torino è stato il primo in Europa, nel 2001, a creare un ciclo di incontri professionali dedicato al prezioso lavoro di chi consente ai lettori italiani di leggere le letterature del mondo: l’AutoreInvisibile, curato da Ilide Carmignani, diventato appuntamento annuale e di riferimento della categoria. Oggi il Salone del Libro fa un ulteriore passo nel riconoscimento del valore della traduzione, con una nuova iniziativa nata per promuovere e sostenere i traduttori stranieri che danno voce alla letteratura italiana all’estero: il convegno “Dall’italiano al mondo” in programma il 24 settembre online sulla piattaforma digitale SaTto +.
Prima iniziativa di questa sorta nel nostro Paese, pensata anche in vista del ruolo di ospite d’onore riservato all’Italia alla Buchmesse di Francoforte del 2024, il convegno “Dall’italiano al mondo”, intende diventare l’appuntamento annuale di tutti i traduttori editoriali dall’italiano, «per diffondere con più forza la cultura italiana a livello internazionale – spiega Ilide Carmignani – e creare una rete di sostegno all’export della nostra editoria. È infatti consueto, specie per lingue non veicolari, che i traduttori affianchino al loro lavoro l’attività di scout e costituiscano una specie di testa di ponte dei libri italiani fuori dai nostri confini, soprattutto all’interno delle case editrici più piccole.»
Il convegno, a partecipazione gratuita, offrirà agli iscritti la possibilità di assistere a seminari specializzati e di allacciare rapporti con editori, agenti e scrittori italiani.
In programma workshop con editori, agenti e traduttori su come presentare proposte di traduzione in sinergia con la filiera editoriale e su come attingere ai programmi di finanziamento per la traduzione dei libri italiani nel mondo.
Fra i relatori: Duncan Large (PETRA E-network), direttore del British Centre for Literary Translation alla University of East Anglia di Norwich; Kevin Quirk (FIT – Fédération Internationale des Traducteurs), Shaun Whiteside (CEATL – Conseil Européen des Associations de Traducteurs Littéraires); Nicola Lagioia, direttore editoriale del Salone Internazionale del Libro di Torino; Rebecca Servadio a capo della London Literary Scouting e consulente editoriale del Salone del Libro; Mattia Carratello, americanista e editor presso Sellerio, oltre che consulente editoriale del Salone del Libro; Katherine Gregor, traduttrice inglese di Luigi Pirandello e Marco Malvaldi; Carlos Gumpert, traduttore spagnolo di Antonio Tabucchi e Antonio Scurati.
Grazie alla collaborazione con L’Indiscreto, sarà presentata una panoramica delle ultime tendenze della letteratura italiana, accompagnata da una selezione di titoli degli autori più interessanti, ma ancora poco noti fuori dai nostri confini.
Il convegno, gratuito, è aperto a tutti i traduttori dall’italiano.
Per iscrizioni: registrazione su SalTo + a partire dal 20 luglio 2021.
Per informazioni: dallitalianoalmondo@salonelibro.it.
“Dall’italiano al mondo” è realizzato dal Salone Internazionale del Libro di Torino in collaborazione con: rivista L’indiscreto, CEATL – Conseil Européen des Associations de Traducteurs Littéraires, FIT – Fédération Internationale des Traducteurs, PETRA-E Network.
PROGRAMMA
Ore 16:00 Apertura del convegno
Partecipano: Nicola Lagioia (Salone Internazionale del Libro di Torino), Duncan Large (PETRA E-network), Kevin Quirk (FIT), Shaun Whiteside (CEATL)
Ore 16.30 Panoramica delle ultime tendenze della letteratura italiana e presentazione, a cura dell’Indiscreto, di una selezione di titoli non tradotti
Partecipa: Edoardo Rialti e Vanni Santoni (L’Indiscreto)
Ore 17:45 Il traduttore scout nella filiera del libro: scrittori, agenti, editori. I finanziamenti alle traduzioni
Partecipa: Rebecca Servadio
Ore 18.30 Il proposal del traduttore scout
Partecipano: Katherine Gregor, Carlos Gumpert
Coordina: Mattia Carratello
Ore 19.45 Chiusura del convegno
Partecipa: Ilide Carmignani (l’AutoreInvisibile – Salone Internazionale del libro di Torino)
Infermieri, urgenti nuove assunzioni!
Bene i progetti sugli infermieri di comunità e famiglia, ma senza assunzioni rimarranno solo sulla carta. La Regione deve bandire un concorso subito!
Siamo lieti che la Regione, come abbiamo appreso da una nota ufficiale, abbia finalmente definito e annunciato le linee guida per gli “Infermieri di famiglia e comunità”. Purtroppo, però, se non si passa dalle parole ai fatti, tutto ciò rimarrà “lettera morta”.
È necessario, impellente che la Regione parta subito con un nuovo concorso per fare nuove irrimandabili assunzioni di infermieri. Perché l’infermiere di comunità, di famiglia, il potenziamento dei reparti, sono tutte belle parole stampate sulla carta: ma il lavoro al fianco del malato non lo si fa con la carta, lo si fa con le persone e oggi il personale per fare tutto ciò e per coprire i turni negli ospedali piemontesi semplicemente non è sufficiente.
Il Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, chiede alla Regione di provvedere subito a realizzare un concorso regionale per l’assunzione di infermieri con il quale si possano creare adeguate graduatorie per tutte le aziende sanitarie del Piemonte.
Il Segretario Regionale del Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri, spiega: “A oggi le uniche graduatorie dove prendere infermieri che non siano esaurite, sono quelle di Biella e di Cuneo. In tutto il resto del Piemonte non ce ne sono più. Alle parole e agli annunci sull’infermiere di famiglia e comunità, ora la Regione deve far seguire i fatti: le assunzioni. Senza nuovi infermieri non si andrà da nessuna parte, con nessun progetto, semplicemente perché le aziende non hanno il personale necessario a metterli in pratica. La Regione ha gli strumenti e le strutture per fare il concorso in tempi brevissimi. Si può sfruttare il decreto legge, in materia sanitaria, che snellisce le procedure di concorso, facendo ad esempio saltare la preselezione e dimezza i tempi. Ora, però, la Regione deve agire e fare il concorso entro l’autunno portando a termine le assunzioni entro la fine dell’anno”.
Prosegue Delli Carri: “Il prossimo 9 luglio avremo un incontro con l’assessore alla Sanità. Esigiamo che per quella data la Regione abbia almeno una bozza di piano per le assunzioni e per il concorso da mostrarci. Saremo irremovibili su questo. Si deve assumere, ora e velocemente, per non essere impreparati e rischiare la paralisi in autunno. Anche perché non si ripeta più l’assurdo ‘mercato’ delle assunzioni con le aziende che senza graduatorie si contendono i pochi infermieri di quelle che ancora ci sono. Senza le assunzioni la sanità è destinata ad una vera paralisi. Questo è un concetto che deve essere chiarissimo nell’assessorato e su questo si metta subito al lavoro”.