ilTorinese

Sweet Charity, al teatro Superga nel segno di Fellini

Il celebre spettacolo Sweet Charity , di cui Federico Fellini firmò la scenaggiatura, in scena con la Gipsy Musical Academy al teatro Superga di Nichelino

Atteso ritorno sul palcoscenico per la Gipsy Musical Academy, presso il teatro Superga di Nichelino, sabato 15 maggio alle ore 19, con il primo spettacolo dopo il lockdown,  totalmente benefico, organizzato e dedicato all’ACTO Piemonte, Alleanza contro il tumore ovarico e i tumori ginecologici.

Il lavoro teatrale, Sweet Charity”, sarà diretto dal regista Claudio Insegno, già impegnato in passato nella regia di alcuni tra i più noti musical in Italia, quali “Hairspray”, “Jersey boys”, “Kinky Boots”, “La famiglia Addams”, con l’aiuto di Alessio Schiavo.

“Sweet Charity” è  andato per la prima volta in scena a Broadway nel 1966 sulla base della sceneggiatura originale del regista Federico Fellini, di Tullio Pinelli e dello scrittore e regista Ennio Flaiano. Questa sceneggiatura era intitolata “Le notti di Cabiria”.

Le musiche furono composte da Ch Coleman, il libretto da Neil Simon e il testo da Darothy Fields.

Il musical ebbe una trasposizione cinematografica nel ’69, dal titolo “Una ragazza che voleva essere amata”, per la regia di Bob Fosse e l’interpretazione di una bravissima Shirley McLaine,candidata al Golden Globe come miglior attrice.

Si tratta di un lavoro appassionante quello realizzato dalla Gypsy Musical Academy, con in scena gli studenti che si diplomeranno e diventeranno attori professionisti. Tra loro protagonista, nel ruolo di Charity, Beatrice Frattini.

A curare la direzione musicale Marta Lauria; le coreografie sono di Cristina Fraternale Garavelli, Francesca Varagnolo e Valentina Renna. I costumi di Edoardo Ghigo.

Mara Martellotta 

ACTO, numero per informazioni per i biglietti: 3395921144

Gypsy Musical Academy

Via Luigi Pagliani 25 , tel 0110968343

Covid: il bollettino di venerdì 14 maggio

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 595 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 43 dopo test antigenico), pari al 2,4% di 25.018 tamponi eseguiti, di cui 16.375 antigenici. Dei 595 nuovi casi, gli asintomatici sono 229(38,5%).

I casi sono così ripartiti: 61 screening, 398 contatti di caso, 136 con indagine in corso; per ambito: 12 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 96 scolastico, 487 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 358.963 così suddivisi su base provinciale: 28.955 Alessandria, 17.182 Asti, 11.185 Biella, 51.772 Cuneo, 27.562 Novara, 192.278 Torino, 13.362 Vercelli, 12.675 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.477 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.515 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 144 (+1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.402 (-95rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 9.963

I tamponi diagnostici finora processati sono 4.652.932 (+ 25.018 rispetto a ieri), di cui 1.566.566 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO11.484

Sono 19 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 11.484 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.552 Alessandria, 696 Asti, 424 Biella, 1.426 Cuneo, 938 Novara, 5.472 Torino, 513 Vercelli, 367 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 96 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

335.970 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 335.970 (+ 961 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 26.684 Alessandria, 16.110 Asti, 10.206 Biella, 48.391 Cuneo, 25.875 Novara, 180.620 Torino, 12.405 Vercelli, 11.942 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.372 extraregione e 2.365 in fase di definizione.

Riaperto il versante francese del Colle del Moncenisio

In seguito alla chiusura per la stagione invernale

Il versante francese del Colle del Moncenisio è da oggi riaperto al transito in seguito alla consueta chiusura invernale.

Il Gestore francese ha infatti comunicato la riapertura al traffico della RD 1006, proseguimento oltre confine di Stato della statale 25 “del Moncenisio” (TO), che è rimasta regolarmente percorribile durante l’intera stagione invernale.

Permane, sul tracciato francese, la limitazione al transito per i veicoli con peso superiore a 12 tonnellate.

Coordinamento interconfessionale: Fedez può diventare il nuovo Grillo?

Se è vero che il governo Draghi è nato per la crisi dei partiti, il caso Fedez certifica ancora di più una politica senza visioni, morale ed etica. Una politica che si fa dettare i tempi da altri, insegue i problemi, diventando ostaggio di chi sa usare i media e sa far leva sui propri follower.

A questo punto è lecito chiedersi. Fedez può diventare il nuovo Grillo? E perché no? Siamo il Paese-guida della democrazia dell’intrattenimento, quello che per primo ha appaltato la democrazia allo spettacolo. Tredici anni fa un partito nacque dagli show di un comico e vinse le elezioni. Anche in Europa non va meglio: l’attore comico Volodimir Zelenskij, senza alcuna esperienza politica e un programma elettorale molto vago, ill 20 maggio 2019 è stato eletto presidente dell’Ucraina. Quindi, se è già successo, può succedere di nuovo.

Qualcuno ha fatto notare che Fedez vanta su Instgram un numero di follwers (12 milioni) superiore al  numero dei voti presi dal centrodestra alle ultime elezioni. Per non dire della moglie Chiara Ferragni che si conferma come l’influencer italiana più famosa con 23 milioni di follower. La centralità di Fedez si basa sulla nuova catena del valore: visibilità, consenso, royalties. La società Ferragnez (Ferragni/Fedez) oggi non vale meno di 60 milioni di euro. Chiara Ferragni sulla vicenda si è detta orgogliosa del discorso pronunciato dal marito-rapper sul palco del primo maggio, definendolo: “il nostro eroe internazionale”. Il caso Fedez-Rai ha trovato spazio su molti media in giro per il mondo. Addirittuta anche la sempre compassata Bbc ha dedicato un pezzo alla vicenda: “Italian rapper Fedez accuses state TV of censorship attempt” è il titolo del servizio, “Il rapper italiano Fedez accusa la tv di stato di un tentativo di censura”. Giusto per non farci mancare niente.


E come si è mossa la nostra politica? La sinistra si è schierata toto corde con l’influencer ed ha intimato alla Rai:”basta censura”. Ha seguito a ruota Giuseppe Conte, forse immemore di aver insediato lui la dirigenza attuale di viale Mazzini. La reazione del centro destra non è stata meno subalterna all’egemonia culturale di Fedez, solo opposta: gli hanno dato dello squadrista. Neanche l’arresto di Navalny in Russia e le centinaia di morti in Birmania avevano eccitato tanto l’amore per la libertà del nostro mondo politico. È del resto proprio la crisi della politica democratica che rende politico lo spettacolo.
La moneta che usa Fedez è del resto la stessa che usava Grillo: l’indignazione. Ce n’è sempre in abbondanza nelle nostre società, un gran numero di persone che pensano di vivere nel peggiore dei mondi possibili e che sanno perfettamente di chi è la colpa: dei loro avversari politici. Indignazione che è diventata il pane della politica. Tanto è vero che partiti che stanno insieme al governo, e dunque concordano sull’essenziale, diventano irriducibilmente nemici sui temi etici, quelli che per l’appunto consentono di indignarsi. Indignazione che s’accompagna spesso all’individualismo e alla indifferenza. La triade che sembra guidare i comportamenti del nostro tempo.
Si può naturalmente essere d’accordo con ciò che Fedez ha detto dell’omofobia e dei suoi propagandisti e dirlo da un palco sul quale è stato invitato. Lo si sarebbe con ancora maggiore entusiasmo se i difensori del diritto di parola di Fedez avessero usato la stessa energia nel difendere le canzoni di Povia, o la comicità di Pio e Amedeo.
E magari ricordandogli, visto che celebrava anche lui la Festa dei Lavoratori, che sarebbe stato eroico se fosse salito sul palco e avesse per esempio attaccato il livello dei lavoratori di Amazon, tenendo conto che ha un contratto enormemente milionario proprio con Amazon. Ma l’indignazione ha questo di speciale: è selettiva. Non ci si indigna mai contro quelli che la pensano come te.
Quello che è accaduto sul palco del primo maggio deve far riflettere su quanto la figura del politico sia in Italia così facilmente rimpiazzabile dall’influencer di turno.
In questo processo culturale e politico nasce un grande problema per noi credenti. Infatti, mentre non possiamo abdicare all’attività politica, dobbiamo fare i conti con atteggiamenti culturali ambigui e con posizioni ideologiche senza identità e valori. Dobbiamo insistere sulla necessità di dare un’anima etica alla vita democratica con un rapporto forte fra coerenza e rappresentanza politica. Per noi del Coordinamento Interconfessionale Piemontese la politica, le passioni e la fiducia nella vita sono gli ingredienti fondamentali con cui si concima il futuro, perchè oggi più che mai non è più il tempo delle urla, delle invettive, delle delegittimazioni via social, ma il è il tempo dei testimoni.

Giampiero Leo, Bruno Geraci, Younis Tawfik, Walter Nuzzo a nome del Coordinamento interconfessionale del Piemonte.

Ddl Zan, dibattito su Zoom con il “Pannunzio”

Venerdì 14 maggio alle ore 21 sulla piattaforma on line Zoom, il Centro “Pannunzio” organizza un dibattito sul ddl Zan in discussione al Senato.

Parteciperanno l’avv. M. Grazia Cavallo, la prof. Bianca Gaviglio, il prof. Pier Franco Quaglieni e il saggista Tito Giraudo.

Modererà la giornalista Mara Antonaccio, redattore capo del magazine on line “Pannunzio Magazine”.

(foto archivio)

Le responsabilità morali della lotta armata

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Lo storico  Gianni Oliva, uno dei più lucidi studiosi che abbia oggi l’Italia , ci ha richiamato ad un aspetto del tutto sottovalutato nella riflessione sugli anni piombo: le responsabilità morali della lotta armata, evidenziando le complicità e gli ammiccamenti  verso il terrorismo che si manifestarono in Italia negli Anni 70.Oliva parla di una “verità etica“ che va oltre a quella giudiziaria e a quella storica.

Con grande onestà intellettuale  ricorda la sua  personale partecipazione ai cortei in cui si  urlava la violenza  e arriva a scrivere che nessuno di quei giovani può dirsi completamente innocente, anche se non ha mai sparato, non ha mai scagliato le molotov o i cubetti di porfido.  E’ vero che hanno  una qualche responsabilità morale e anche politica perchè – contrariamente a quanto è stato autorevolmente detto- non è affatto vero che non ci siano stati dei nessi tra ‘68, autunno caldo e la stagione successiva della violenza terroristica. L’ultrasinistra è nata nelle università in fiamme e nelle fabbriche in cui il sabotaggio era considerato più che legittimo legittimo.  C’è  stato un rapporto evidente tra la iniziale  violenza verbale e il ricorso progressivo alla teorizzazione e alla pratica della violenza più o meno rivoluzionaria . Fino ad un certo punto lo stesso Pci che fu un prediletto  bersaglio di certa contestazione , non ha avuto  almenoper un certo tempo  le idee chiare su cosa stava accadendo.  Alcuni suoi iscritti finirono nelle Br. Sarebbe persino fastidioso ricordare i “compagni che sbagliano“ e le “sedicenti  Br”, ma anche quelle frasi appartengono a quella storia.   Mi ha stupito apprendere una vulgata ufficiale  sul ‘68 che non credo  corrisponda al vero. Certo non va criminalizzata la contestazione  in quanto tale, ma la sua esaltazione acritica suscita qualche lecito dubbio. Non è possibile scindere il ‘68 rispetto a quanto accadde dopo perché per una parte di contestatori la militanza, ad  esempio, in Lotta Continua fu una scelta naturale e scontata.  Oliva ,parlando di verità etica, mette in evidenza che anche chi non ha commesso reati, ha una qualche responsabilità, una responsabilità che non si può giustificare con il giovanilismo degli anni formidabili. Aver indossato o non indossato l’eskimo fa una qualche differenza.
Ma certo non si tratta solo di responsabilità giovanili. Un libro coraggioso come “L’eskimo in redazione “ di Michele Brambilla rappresenta una testimonianza che ha un  indiscusso valore storico perché la più grossa responsabilità morale la ebbero i cosiddetti intellettuali a partire dai firmatari del manifesto contro Calabresi per giungere a quelli che pazzamente teorizzarono “Ne’ con lo Stato ne’ con le Br”.  I Carlo Casalegno e  i Walter Tobagi  che denunciarono la violenza che stava montando e pagarono  con la vita furono pochi . Anche certa borghesia radical – chic simpatizzò  con il terrorismo e l’esempio non solo di Gian Giacomo Feltrinelli lo sta a dimostrare . Il teorizzare che la violenza del sistema imponeva  il ricorso alla violenza fu più frequente di quanto si creda. E venne  incredibilmente dimenticato da molti che la violenza eversiva  in un regime democratico è sempre ingiustificabile e che il richiamo ad una nuova Resistenza in nome di un presunto tradimento di quella vera, fu un errore in cui caddero anche studiosi come Guido Quazza per citare il più noto e autorevole. C’è un libro che non ha avuto la dovuta diffusione ed e ‘ stato boicottato perché documentava verità scomode: “La zona grigia “ di Massimiliano Griner che ebbi  il piacere di presentare in una sala molto affollata,  in assenza del volume che la casa editrice non aveva incredibilmente  fatto arrivare. In quel libro con rigore storico si documentano le responsabilità etiche e non soltanto etiche di intellettuali, professori, cantanti, giornalisti, avvocati, magistrati, sindacalisti. In una parola ci furono cattivi maestri e cattivi allievi  che furono protagonisti di una stagione nella quale il sonno della ragione genero ‘  mostri che misero in pericolo le libere istituzioni. Ma anche molto tempo dopo la fine del terrorismo, ad esempio Roberto Saviano, nel 2004 aderì ad un manifesto a favore di Cesare Battisti da cui si dissociò successivamente. Erri De Luca ha collezionato dichiarazioni allucinanti non solo su Battisti che il magistrato Armando Spataro definì  un”assassino  puro”.
Ci sono pagine recenti che fanno davvero  rabbrividire. La mia scelta liberal-democratica che data dal 1967 mi preservo ‘ dalle seduzioni della violenza. Forse ha giocato in primis la formazione che ho avuto nella mia famiglia, ma giunto all’Università ,mi legai subito ad Aldo Garosci , mitico  combattente antifascista , ma altrettanto fermissimo anticomunista  Fu lui a preservarmi dal virus dell’estremismo. Poi arrivo ‘ il Centro Pannunzio nel 1968  e la mia vita prese una piega che mi condannò ad una certa serietà fin dall’adolescenza. Non ebbi nessun merito particolare a non fare certe scelte . Pagai qualche prezzo a non seguire la corrente , ma non mi lamento . Sento, senza vantarmi di nulla, sia chiaro, di aver fatto ciò  che era più  coerente con la mia famiglia liberale . Ho commesso anch’io molti errori che non ripeterei più, ma ho anche  un qualche piccolo  orgoglio nel dire che ho sempre cercato di servire le  libere istituzioni. Il giuramento solenne  che ho pronunciato quando sono diventato professore ordinario di fronte al Tricolore, non fu per me una mera formalità come per tanti colleghi che obiettavano su quel giuramento, ma fu un impegno che ho cercato di mantenere negli anni.
scrivere a quaglieni@gmail.com

Un treno bloccato e una sala da biliardo chiusa. I controlli dei carabinieri

Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare i reati e verificare il rispetto della normativa anti Covid, i carabinieri hanno arrestato tre persone e chiuso una sala da biliardo.

A Chivasso, nell’hinterland torinese, i militari dell’Arma sono intervenuti presso la locale stazione ferroviaria dove un giovane di 20 anni, dopo una colluttazione con un coetaneo, ha bloccato un treno proveniente da Milano e diretto a Torino sedendosi sui gradini d’ingresso di una carrozza. Alla vista dei militari ha opposto resistenza al controllo danneggiando l’autovettura di servizio a calci. Successivamente giunti in caserma ha aggredito fisicamente i militari che lo hanno arrestato. Il giovane è stato inoltre denunciato in stato di libertà per interruzione di pubblico servizio e danneggiamento aggravato.
A Borgone Susa è finito in manette un 26enne, pregiudicato, trovato durante un controllo fuori dalla propria abitazione in violazione alle restrizioni imposte dal regime degli arresti domiciliari cui era sottoposto.
A Moncalieri, stessa sorte è toccata a un 47enne che si è reso responsabile di maltrattamenti nei confronti dell’anziana madre. I carabinieri della locale Compagnia sono prontamente intervenuti presso l’abitazione dell’uomo dove erano stati segnalati degli episodi di violenza nei confronti della donna, 82enne, che è stata trovato in uno stato di forte prostrazione psicologica. Le indagini esperite hanno consentito di accertare come tali condotte andassero avanti almeno da 10 anni nonostante non fossero mai state denunciate. L’uomo è ora ristretto in carcere.
Infine a Torino, nel quartiere Mirafiori è stato contravvenzionato il titolare di una sala biliardo che ha consentito a 2 avventori, anch’essi multati, di intrattenersi all’interno del proprio circolo in violazione delle norme anti Covid. L’attività è stata inoltre chiusa per 2 giorni.

I musei di Torino. La Gam

Torino e i suoi musei

Con questa serie di articoli vorrei prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori. Quello che vorrei proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere.
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1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM
7 Castello di Rivoli
8 MAO
9 Museo Lomboso- antropologia criminale
10 Museo della Juventus
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6 La GAM

Tra i musei torinesi, la GAM (Galleria Civica d’Arte Moderna) è sicuramente la mia preferita. Si trova in via Magenta 31, edificio dalla forma più che riconoscibile, ma per i più distratti un inequivocabile indizio è offerto dall’imponente opera di Penone, intitolata “In limine”, realizzata in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia su commissione della Fondazione De Fornaris. La monumentale opera dell’artista, posta
di fronte alla GAM, funge simbolicamente da ingresso al Museo. La scultura è stata inaugurata dal Presidente Giorgio Napolitano il 18 marzo 2011, ed è di diversi materiali: marmo di Carrara, bronzo, tiglio ed edera. È lo stesso Penone a spiegare la sua opera: “Nasce con l’intenzione di creare un segno che indichi il passaggio dalla spazialità della città alla spazialità sacrale del museo, nelle cui opere risiedono valori e significati che motivano la nostra esistenza. Ogni volta che si varca la sua porta ritroviamo il passato e ci proiettiamo nel futuro”. La Galleria fa parte della Fondazione Torino Musei, che comprende il MAO, Palazzo Madama, il Museo Civico d’Arte Antica e il Borgo e la Rocca medievali. La storia della collezione inizia nel 1863. Torino fu la prima città in Italia a promuovere una raccolta pubblica di arte moderna. Tale raccolta stava inizialmente con altri reperti di Arte Antica in un edificio presso laMole Antonelliana.
Dal 1895 al 1942 la collezione fu esposta in un padiglione in corso Siccardi (ora corso Galileo Ferraris) che rimase distrutto durante i bombardamenti angloamericani durante la II Guerra Mondiale. Nello stesso luogo iniziò la costruzione dell’edificio progettato da Carlo Bassi e Goffredo Boschetti, inaugurato nel 1959. Le opere vennero poi spostate in Via Magenta 31, dove sono fruibili ancora oggi. Nel 2009 la collezione è stata riorganizzata senza più seguire la successione cronologica delle opere esposte, bensì una trama logica di “Veduta, Genere, Infanzia e Specularità”. In seguito alla nuova riorganizzazione del 2013, in occasione del 150º anniversario delle collezioni GAM, sono stati istituiti i percorsi “Infinito”, “Velocità”, “Etica e Natura”. Il patrimonio della Galleria si compone di oltre 47.000 opere tra dipinti, sculture, installazioni e video.
Il primo ricordo che ho della GAM risale al periodo delle elementari, quando le maestre ci avevano portato a vedere una mostra sul “Puntinismo”, a cui era seguito un divertente laboratorio creativo che ci invitava a sperimentare la tecnica pittorica. Non so che cosa avrebbe pensato dei nostri piccoli risultati Pellizza da Volpedo, ma rammento che ci eravamo divertiti tutti moltissimo. Credo che la GAM sia la Galleria che ho visitato più volte, non solo per godermi le mostre temporanee, sempre interessanti e conformi ai miei personali interessi, ma perché penso mi abbia silenziosamente accompagnato verso il percorso interiore che mi ha condotto prima ad amare l’arte, poi ad apprezzarla ed
infine a concepirla come il mezzo di comunicazione a me più affine.
In quelle che ora sono coloratissime sale espositive, il visitatore si trova a confrontarsi con diverse tipologie di opere artistiche, spaziando tra le varie epoche, fino a doversi per forza scontrare con alcune opere contemporanee, che scherzosamente potrei definire “di ostica comprensione”.
Ad oggi il piano interrato è dedicato al contemporaneo, il primo piano al Novecento e il secondo all’Ottocento.Certo è che l’arte contemporanea non è di immediata fruizione, i lavori artistici vanno contestualizzati con precisione e spiegati e, per comprenderli appieno, ci vogliono pazienza, sforzo intellettuale e competenza, tuttavia una volta capito il meccanismo non si torna più indietro: si spalanca la possibilità di un mondo di riflessioni e opinioni, un aiuto e una marcia in più per avvicinarci alla complessa realtà in cui viviamo.
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Vi propongo alcune opere.
“Orange Car Crash” (5 Deaths 11 Times in Orange) (Orange Disaster), serigrafia di acrilico su tela, realizzata nel 1963 da Andy Warhol. Siamo negli anni Cinquanta del Novecento, Warhol è affascinato dai New Dadaisti Jasper Johns e Robert Rauschemberg, i quali utilizzano un innovativo procedimento artistico che prevede la rappresentazione della quotidianità banale e ordinaria, tendente ad una pittura asettica, calibrata sulle immagini trasmesse dalla pubblicità. Ne consegue uno stravolgimento del ruolo dell’artista, che non interpreta più la realtà ma semplicemente la ripete meccanicamente come in un infinito processo industriale, specchio della società di massa. A partire dagli anni Sessanta, Warhol abbandona la pittura per la serigrafia, tecnica decisamente più impersonale e replicabile e che calza a pennello con la nuova poetica che l’artista decide di abbracciare fino alla morte. Nel 1963 egli realizza il ciclo “Death and disaster”, che riproduce
fedelmente la prima pagina del “New York Mirror” del 4 giugno 1963, dedicata al terribile disastro aereo in cui perirono 129 persone. L’artista estrapola un frammento di realtà e lo inserisce in un contesto diverso, estetico, dove i valori vengono sfalsati e il significato originario si disperde. Il soggetto viene replicato più e più volte, in tal maniera l’artista crea una sorta di assuefazione visiva che comporta uno svuotamento di significato della sequenza, è così che Warhol prova a contrastare le forti emozioni della vita. Altro autore che genera grandi dubbi negli spettatori è Lucio Fontana, uno degli esponenti del filone “signico” dell’Arte Informale, insieme a Capogrossi, Wols e Mathieu. L’artista affronta il problema dello spazio pittorico, arrivando a perforare o tagliare la tela, come esplicano i “Concetti spaziali” degli anni Cinquanta; il suo segno è un’azione che rende unica l’opera d’arte, determinando lo spazio in maniera univoca. Si tratta di tele monocrome caratterizzate da uno o più tagli disposti o casualmente o secondo un ordine regolare. Attraverso i tagli si concretizza uno spazio tridimensionale, in cui le ombre generate dalle fenditure sono reali. L’osservatore è così invitato ad entrare nello spazio del quadro, ad andare oltre, in una dimensione infinita. In questa serie viene meno la distinzione tra pittura, scultura e spazio dell’osservatore.
Fontana realizza poi il ciclo delle “Attese”, la cui titolazione si riferisce al tempo che intercorre tra l’ideazione dell’opera e il momento fondamentale del taglio; questi lavori si rifanno ad un atteggiamento contemplativo, vicino alle tematiche dell’arte metafisica. Alla GAM sono esposti vari elaborati di Fontana, tra cui il giallo “Concetto spaziale” del 1952.
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Siccome tre è il numero perfetto, vorrei parlarvi ancora di uno degli esponenti più importanti dell’Arte Povera e che amo profondamente: il pugliese Pino Pascali. È stato artista eclettico, scultore, scenografo e performer; nei suoi lavori, caratterizzati da una visione ludica dell’arte, emergono elementi facilmente
riconducibili alle sue radici mediterranee, come i campi, il mare e la terra. Alcune elaborazioni assomigliano ad enormi giocattoli, ad esempio la serie delle “armi”, realizzate con materiali di recupero quali metalli, paglia e corde; altra serie assai nota è quella volta a riproporre le icone ed i feticci della cultura dei consumi. Alla Galleria è esposta l’opera realizzata nel 1964, “Omaggio a Billie Holiday”. Tale lavoro fu esposto alla V Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio nell’aprile del 1965 e vuole essere una celebrazione della strabiliante cantante di colore. Ci troviamo dunque davanti ad un oggetto ambiguo e di difficile comprensione, definibile sia come scultura dipinta sia come pittura tridimensionale; si tratta di un gigantesco parallelepipedo nero sulla cui parte superiore sovrastano due enormi labbra rosso fuoco, l’opera, dal sorprendente effetto erotico, simboleggia i tratti di una figura femminile drasticamente schematizzata attraverso una procedura che da una parte ricorda i lavori di Tom Wesselmann e dall’altra rimanda inconsciamente alla scultura africana che Pascali tanto amava. La GAM ospita tantissime opere relative a celebri autori, tra i quali Giulio Paolini, Marc Chagal, Modigliani, Rama, Burri, Merz, Hans Harp, Capogrossi e molti altri, e ognuno di essi meriterebbe un degno approfondimento, ma siccome questa non è la giusta occasione, non vi rimane, cari lettori, che andare a curiosare di persona.
Alessia Cagnotto 

Tav, Giachino: “il Governo non si renda complice di ulteriori ritardi”

Presidente DRAGHI sulla TAV il Governo, in relazione a quanto dichiarato dal Ministro GIOVANNINI di fatto rischia di si rendersi complice di ulteriori e inaccettabili ritardi.

Egregio Presidente DRAGHI,
Scusi ma la intervista del Ministro GIOVANNINI al Direttore de La Stampa sulla TAV mi ha sconcertato molto. Il Suo Governo , che io avevo auspicato ben prima della crisi aperta da Renzi, sta lavorando come Lei ha più volte riaffermato per rilanciare la crescita, unico modo per ridurre l’enorme Debito Pubblico e il Ministro a proposito della TAV parla di un nuovo dibattito con la popolazione locale per la revisione della tratta nazionale della Linea ferroviaria? Ma il Ministro sa che Torino è il Pieminte da vent’anni crescono meno della media nazionale e hanno bisogno come il pane di ritornare a crescere di più?
L’Osservatorio sorto per aiutare il dialogo tra Governo e Comunita’ locali proprio sul progetto della TAV , venne istituito nel Marzo del 2006.
La lentezza dei suoi lavori passerà alla Storia .
Ricordo che Cavour impiego meno di 13 anni per unire l’Italia mentre i lavori per costruire il primo tunnel ferroviario del Frejus durarono meno di 13 anni ed eravamo nell’800.
La TAV e’ l’opera più aderente agli obiettivi del PNRR perché, spostando il traffico dalla strada alla rotaia , diminuirà concretamente e strutturalmente l’inquinamento che nella Pianura Padana è molto alto.
Il 7.8.2019 , dopo le nostre grandi Manifestazioni SITAV del 10.11.2018 , il Senato della Repubblica boccio’  a stragrande maggioranza la Mozione dei NoTAV.
L’Europa come disse la Commissaria aspettava quel voto per le sue decisioni confermative e ora ,dopo l’assurda stasi di 18 mesi decretata dal Governo giallorosso, che pagherà la economia torinese, il Ministro GIOVANNINI , mentre il Governo inserisce nei suoi programmi la tratta veneta del Corridoio Mediterraneo, vuole ritornare indietro o fermarsi sul progetto della tratta nazionale?
La stasi decretata dal governo giallorosso che , infischiandosene del voto del Senato,
ha bloccato un’opera strategica, ha di fatto ridato fiato ai movimenti antagonisti che in questi anni hanno usato violenze fisiche e verbali contro le forze dell’ordine e contro i SiTAV , come il sottoscritto.
Mi spiace che l’intervistatore non abbia fatto rilevare al Ministro quanto la maggioranza dei piemontesi e la maggioranza degli italiani vogliano quest’opera .
Attraverso la Francia passano le esportazioni dirette verso Francia, Spagna e Inghilterra per quasi cento miliardi . Rendere più competitive le nostre esportazioni dovrebbe essere il primo obiettivo per il rilancio della crescita della nostra economia e del nostro lavoro. La TAV ci porterà l’aumento del turismo internazionale e l’aumento degli scambi commerciali . Dopo aver perso 15 anni , invece di nominare un Commissario per accelerare i lavori si pensa di ritornare al dibattito locale?
Torino non ha gli stessi diritti di Genova?
Perché il Ministro prima di parlare non è venuto a rendersi conto di persona visitando il cantiere di Chiomonte ?
Un conto è fare i Professori è un conto è fare il Ministro. Il Ministro rappresenta l’interesse nazionale che oggi è rappresentato dal lavoro e dalla maggiore crescita.
La ringrazio molto della attenzione e spero in una sua risposta,
Mino Giachino
già sottosegretario di Stato ai trasporti