ilTorinese

Vita da spiaggia: aperta la stagione balneare in Piemonte

Sono 79 le spiagge che hanno il “via libera” da Arpa per la qualità delle acque relativa alla balneazione e di queste 45 hanno ottenuto la classificazione di “eccellente”. Nel complesso, il 97% delle spiagge ha centrato l’obiettivo imposto dalla normativa europea. L’assessore all’Ambiente Marnati: “Sono convinto che molti turisti si riverseranno in Piemonte in una stagione all’insegna della ripresa”

Si apre per chiudersi il prossimo 30 settembre, la stagione balneare in Piemonte. E quest’anno alla rete delle “acque di balneazione” che hanno avuto il via libera da Arpa dopo i prelievi e le analisi, si aggiunge la new entry di località Vevera di Arona, inserita al termine dei lavori di adeguamento alla rete fognaria in prossimità della costa, e dove lunedì scorso è stato fatto il primo campionamento con esito favorevole.

I punti sono distribuiti su sette laghi – Maggiore, Orta, Mergozzo, Viverone, Avigliana, Sirio e Candia – e due torrenti – Cannobino e San Bernardino. Quasi la totalità delle spiagge, per l’esattezza, il 97%, hanno centrato l’obiettivo imposto dalla normativa europea; 45 sono quelle che hanno ottenuto il massimo punteggio, con la certificazione di stato di qualità, relativa alla balneazione, di “Eccellente”, la maggior parte delle quali, ben 24, si trovano sul Lago Maggiore. Dieci quelle sul Lago d’Orta, 3 sul Lago di Mergozzo, 4 sul Lago di Viverone, 3 sul Lago Sirio e 1 sul lago di Avigliana. Le restanti spiagge presentano uno stato da buono a sufficiente.

“I nostri laghi – commenta l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – sono meravigliosi e puliti. Sono convinto che molti turisti si riverseranno in Piemonte in una stagione all’insegna della ripresa”.

Anche nel corso della stagione balneare 2021 verrà inoltre fatto un monitoraggio dei cianobatteri con lo scopo di prevenire eventuali rischi per la salute dei bagnanti sui laghi Maggiore, Sirio, Candia, Viverone e Avigliana Grande.

 

Universiadi, concordia istituzionale per riqualificare i siti sportivi

“La notizia, importante e significativa, dell’ottenimento delle Universiadi 2025 – per Torino, le valli olimpiche e l’intero Piemonte – adesso deve saper praticare e recuperare dal passato due elementi che sono e restano centrali per la buona gestione di un evento internazionale.

Innanzitutto coltivare quella ‘concordia istituzionale’ che resta la più grande eredità poltiica della gestione di Torino 2006. Una concordia istituzionale che è stata in grado di far convergere le varie articolazioni politiche ed istituzionali presenti sul territorio nel perseguimento dello stesso obiettivo. Certo, una concordia istituzionale che non può e non deve sfociare nel consociativismo ma che resta, certamente, l’elemento più gettonato per poter governare un’iniziativa di questo genere.

In secondo luogo la necessità di costruire o riqualificare siti sportivi, che saranno sede di gara, che saranno destinati ad essere usufruiti anche e soprattutto dopo le Universiadi. Un impegno, questo, che è decisivo soprattutto per un territorio che ha già visto e sperimentato una cattiva gestione del post olimpico. Certo, non possiamo paragonare le Universiadi 2025 con Torino 2006. Ma è pur vero che con una gestione oculata delle risorse e con un piano di investimenti finalizzato al miglioramento dei siti sportivi, le Universiadi potranno diventare un volano di sviluppo e di crescita per un intero territorio. E noi garantiamo, sin d’ora, che lavoreremo a fianco degli organismi preposti per centrare questi obiettivi”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Assessore Comunicazione Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea.

“Io ne esco”, torna il teatro

 CINQUE ATTORI, UNO SPETTACOLO, DIECI REPLICE. DRAMMATURGIA DIVIREN BELTRAMO

Di Alessia Savoini

Io ne esco, primo spettacolo teatrale post pandemia con cui debutta il Cap10100, un’esperienza visiva in replica per dieci giorni, dal 27 maggio al 5 giugno 2021, con la prestigiosa regia di Viren Beltramo, attrice, formatrice e organizzatrice teatrale, presidente dell’associazione culturale Compagnia GenoveseBeltramo.

Sul palco di uno spazio culturale che non si è lasciato indebolire dagli effetti della pandemia, ma che anzi ha stravolto questa nuova normalità con innovazione e inclinazione all’arte e all’incontro, cinque attori coinvolti nella drammaturgia e nell’intreccio di tre opere del grande Eugenio Ionesco – Il rinoceronte, il pedone dell’aria, il muore -, porteranno in scena la rivisitazione originale di queste piéces teatrali, attraverso lo sguardo di VirenBeltramo, che ci guiderà in un’esperienza nuova e toccante.

In questo tipo di teatro e nella rappresentazione che ne hai costruito, esiste ancora un’identificazione tra la narrazione e il pubblico (che è un nuovo pubblico), o i dettami di questo momento storico hanno stravolto i canoni di fare teatro? Le persone che verranno a vedere lo spettacolo sono sature di un lungo periodo di silenzio, isolate dal palco.

L’idea di questo spettacolo nasce prima del tempo della pandemia, anche se l’allestimento ha preso forma nei postumi del lockdown. È nato da un amore per il teatro e per la scrittura di Ionesco, mi sono sempre trovata nelle sue parole e, riletto alla luce di quello che ci sta succedendo, così come lo è stato alla luce di quanto mi stava succedendo due anni fa,  va a costituire una sorta di ancora, uno stimolo, che si snoda attraverso un’opera di innamoramento della parola. Ionesco parla di virus, di vaccini, della paura di ammalarsi, della diversità, della disumanizzazione, sono tutte tematiche che questa pandemia ha fatto esplodere e quindi credo che le persone si possano riconoscere quanto noi, quanto me. Sono parole, le sue, di cui mi sono presa una libertà, con la scusa di amarlo l’ho un po’ stravolto, l’ho decostruito e ricostruito per costruire una nuova storia, perché io avevo bisogno di una storia.

Il nuovo pubblico. Io ne esco suggerisce l’invito a un’azione, quasi liberatoria. Non vi è epicità nella presa di posizione, quanto un ricollocamento della coscienza, individuale e quindi collettiva, della dimensione dell’uomo nella sua normalità. Qual è la spinta e quale la responsabilità che vuoi trasmettere in e con questo spettacolo, qual è la sua potenzialità trasformativa?

Io ne esco vuole essere uno specchio, come spesso il teatro si trova a essere. Vedere persone dal vivo che vivono delle esperienze che automaticamente ti contagiano nell’esperienza, fa sì che tu ne esca trasformato. Credo che chi si lascerà attraversare dallo spettacolo ne potrà uscire meno solo, perché questo è il viaggio di un essere umano che si torva più volte a fare una scelta e a decidere da che parte stare e che poi sceglie fondamentalmente la vita, sceglie di non accontentarsi. Credo sia un messaggiotrasversale a tutte le generazioni più che per il nuovo pubblico, perché ne ha bisogno il giovane come il meno giovane, sia nella sensazione di sciogliersi dalla solitudine sia nella volontà di essere contagiato da questa voglia di prendere coraggio. In questo momento soprattutto in cui ci sentiamo così isolati. Spero che alla fine le persone si sentiranno parte di qualcosa. E questo è proprio il potere del teatro dal vivo.

Quale posizione occupa il teatro in una società sempre più localizzata in una dimensione virtuale? Molti lavori hanno adottato la forma di smart working, il contatto umano e la soglia di separazione tra lo spazio personale e il mondo esterno si sono molto assottigliati e spesso nullificati. Nel mondo dell’arte del corpo, della vibrazione e del contatto visivo e sonoro, quali evoluzioni possibili e di valore vedi concrete in questo nuovo modo di viversi normali?

Finché si poteva abbiamo lavorato dal vivo, con l’uso della mascherina. Non abbiamo fatto laboratori online, solo un unico spettacolo in streaming lo scorso mese, ma perché ci è stato chiesto da amici, abbiamo evitato il più possibile di fare teatro virtuale, per me la parola teatro-in-streaming non ha senso, ma questo non vuol dire che chi l’ha fatto non abbia realizzato qualcosa di vero, è che per me non è teatro, poi noi facciamo cinema, il video lo amiamo e lo affrontiamo, ma è un altro strumento di comunicazione. Abbiamo percorso anche la realtà virtuale in questa pandemia, è una cosa ancora più distante, all’ennesima potenza del digitale, ma non è teatro. Il teatro è solo dal vivo. Tutto il resto sono altre cose, sono ibridi, sono sperimentazioni, sono tentativi, dignitosi di sopravvivenza. Ma il teatro non è morto e ha resistito per ora, vive da ben prima di noi e ci supererà tutti.

Eugenio Ionesco ha vissuto un tempo di transizione, il passaggio dalla Romania a Parigi, portando nelle sue rappresentazioni il limite della lingua che aveva sentito proprio. Delle tre opere che hai scelto, qual è la linea che le lega in una narrazione unica e in che modo la tua rielaborazione ha toccato l’ordinario? Quale aspetto hai toccato, smascherato, per ri-rappresentarlo?

Sono tre opere collegate per appartenenza, fanno parte di quello che viene definito ciclo Bérenger, nome del personaggio che incarna l’alter ego dell’autore. Nel mio caso, la storia del rinoceronte è il collante generale, al cui interno sono inseriti il pedone, che per me è il viaggio che più si avvicina alla spiritualità, quell’esperienza grazie alla quale si cominciano a vedere le cose in modo nuovo, e il muore, che nel nostro caso serve per accedere agli inferi, alle paure, all’incubo, all’ultima manifestazione di paura prima di fare la scelta finale. Poi non voglio rivelare troppo, ho rappresentato delle scelte che vorrei scoprisse il pubblico mentre guarda lo spettacolo.

Per quanto riguarda la rielaborazione, ho messo in relazione quello che per me è il teatro, rispettando Ionesco e omaggiandolo, creando due dimensioni: la dimensione dove è il pubblico (poi capirete perché) e la dimensione del palco, che hanno due linguaggi diversi, due modi di gestire il caos diversi, di gestire la paura, di manifestarla. Sicuramente il mio focus è molto incentrato sulla paura, sulla relazione con la paura e sulla scelta. Decidere da che parte stare. Credo sia un momento storico in cui uno questo sforzo lo si debba fare.

La dimensione del pubblico dovrà fronteggiarsi con una nuova modalità di essere spettatore: guardare uno spettacolo con la mascherina, distanziato nel suo insieme, già questo è una forma di isolamento, chi assiste è questa volta ancora più incanalato dentro sé. Si crea una separazione più sentita. Forse il teatro intraprenderà nuovi sviluppi, come compagniaavete pensato a nuove formule e forme nel vostro modo di fare teatro?

Io credo che le persone siano sature di sentir parlare di virus e mascherine, per cui l’ultima cosa di cui vogliono sentire qualcosa è la pandemia, io non tradurrei per ora questa realtà che ci appartiene, soprattutto in questo momento, lascerei passare del tempo prima di raccontarla, perché ancora la stiamo vivendo, ancora stiamo cercando di capire cosa ci sta succedendo, quindi anzi, proteggerei tutto quello che è stato fatto. Noi siamo una generazione di mezzo, proteggere quello che abbiamo è un obbligo morale per le generazioni a venire. Chi è stato prima di noi ci sta lasciando un’eredità e ne ho sempre avvertito molto forte la responsabilità, ora più che mai, perché sono tantissime le persone ad avere perso ciò che non era basato su fondamenta sufficientemente forti dal punto di vista economico, politico, e per me questa è una responsabilità, prima che di artista, di essere umano. Sono così contenta di accogliere un pubblico dal vero, che anche se sono separati da un metro cercheremo di colmare questa distanza con tutta la nostra energia. Mi auguro che il desiderio per questa stanca arte sia forte e sufficiente a mantenerci in vita.

Fare produzione è stata la nostra scelta, in questo periodo ci siamo resi conto di cosa era in nostro potere, abbiamo potuto creare reti, aprirci, metterci in contatto con tutte le altre realtà che vogliono collaborare, per creare insieme e farci trovare pronti quando il pubblico avrebbe potuto goderne di nuovo. Questo è quello che abbiamo fatto in pandemia e che stiamo continuando a fare.

Siamo in un momento di ri-apertura. Apertura e chiusura sono gli estremi necessari alla creazione, il presupposto è il vuoto come condizione indispensabile all’artista per la produzione dell’espressione. Il vuoto a cui segue il rifiuto del vuoto stesso. E in mezzo a questa concatenazione, vi è il momento creativo. Il tuo spettacolo, come hai dichiarato all’inizio, nasce da un’idea precedente alla chiusura, mentre la sua realizzazione è avvenuta nella fase di riapertura. C’è stato, in questo intramezzo, un’evoluzione, un cambiamento, un’infiltrazione che ha cambiato il modo di produrre e di vedere questo spettacolo?

ed è stato il tempo. Non abbiamo mai avuto il tempo di dedicare così tanto tempo. Concretamente, questo periodo difficile ci ha portato quel che nell’ordinarietà in cui eravamo immersi prima era spesso solo un ritaglio, e abbiamo cercato di valorizzarlo il più possibile. Tutti siamo stati coinvolti in un processo di approfondimento, abbiamo avuto il tempo di interrogarci, perché meno presi dal vortice. Abbiamo perso tutto,ma nel perdere tutto abbiamo guadagnato questa cosa preziosa chiamata tempo e abbiamo cercato di farlo fruttare.

Questo periodo storico si è declinato in una plurima dimensione del conflitto. Mentre Ionesco lo ha affrontato dal punto di vista linguistico, da una lingua a un’altra lingua, noi ne abbiamo vissuto uno tra corpo e corpo. Chi recita porta una realtà del suo ordinario e, per quanto il tuo spettacolo vuole essere un omaggio alla scrittura e al teatro di Ionesco, c’è qualcosa di imprescindibilmente tuo e del tuo tempo. Qual è stato il tuo conflitto?

Io mi sono focalizzata più sui parallelismi che sul conflitto, ho fatto un altro tipo di percorso, ho cercato tutto ciò che in luirisuonava come punto in comune con la nostra realtà, seppur lui scrisse dopo una guerra, figlio di una delle cose più truci che ha vissuto la nostra umanità. Forse il conflitto è talmente quotidiano, quello che viviamo, che per me questo spettacolo è statoun’ancora, un’esigenza, l’ho creato e ci ho dato energia perché in un momento di tensione costante della vita quotidiana di ciascuno, nel fare qualsiasi cosa, non avevo questa necessità di esplorare un travaglio. È un viaggio sulle domande che uno si fa, per cui il conflitto è intrinseco all’opera stessa, ma non ho dato energia a questa dimensione. Per me il conflitto fa parte della vitalità, è un motore, io adoro la possibilità, il privilegio che si ha all’esterno di vedere due piani che vivono in parallelo, nello spettacolo succede spesso, puoi vederlo come un conflitto o puoi vederne la tessitura comune, ci sono entrambe le cose. Io tendo più all’armonia e forse lo spettacolo questa cosa la rispecchia.

Ionesco dice che <<il teatro è al rivelazione di qualcosa che era nascosto>>. Si porta sempre in scena l’uomo, quando ci si espone si mostra una parte che era stata nascosta. È una scelta tra ciò che riveli e ciò che decidi di tenere nascosto.

A me spaventa sempre dover spiegare, soprattutto Ionesco, perché spiegando si incorre nel pericolo di porre dei limiti. Sono moltovisiva, ho creato immagini. Figlia di un pittore, sono cresciuta con l’arte visiva, alla domanda che ponevo innanzi all’arte astratta di mio padre “cos’è?” lui rispondeva “quello che vedi”. Se ti dico cosa vedo io, tu che stavi vedendo qualcos’altro cadi nella preclusione della possibilità di vederlo.

Io ne esco. Critica sociale o dramma interiore?

Abbiamo tentato di fare quello che non siamo soliti fare. Non vuole essere una presa di posizione politica, ma una necessità di uscire dall’angoscia, da questo stato che questo periodo ci ha fagocitato.

Il rinoceronte di Ionesco andò in scena per la prima volta in Francia nel 1960. La sua era una denuncia alle ideologie totalitarie, che producono massificazioni e conformismo. Gli abitanti de Il rinoceronte si abbandonano passivamente alla metamorfosi da uomo ad animale. Qual è il rischio della nostra perdita? Quale soglia implica questa deriva?

Il pericolo è la disumanizzazione, che è intrinseca all’opera del rinoceronte. Abbiamo una costante necessità di identificare cosa sono le emozioni positive e cosa sono quelle negative, volendo a tutti i costi escludere quelle negative, manifestando sempre quelle positive e dichiarandole sui social, pensiamo che questo ci salvi, ci protegga e ci elevi, ma in realtà non è così, perché l’essere umano si unisce e cresce attraverso il dolore. Nel nostro caso credo che il pericolo sia una ricerca di sicurezza, abbiamo bisogno di essere rassicurati perché siamo spaventati, abbiamo mille motivi per esserlo.

Credo che il male, la violenza, sia una condizione naturale e il bene, il positivo, sia una chiave di lettura, una tendenza che si va a ricercare. Attribuendo quindi alla violenza un connotato naturale, è come se il teatro assumesse questa forza violenta, ha il potere di travolgere, finito lo spettacolo si torna a casa con una domanda o con una risposta e se è così è perché qualcosa si è smosso. E affinché qualcosa venga mossa, il teatro agisce una piccola violenza sul suo pubblico. Io ne escopuò reputarsi un atto violento?

Io spero che sia l’atto violento più efficace. Perché in questo momento l’atto violento con più risonanza è la delicatezza, siamo anestetizzati dalla violenza. Quello che vediamo non ci tocca più, non abbiamo bisogno di schiaffi, di parole pesanti… Nello spettacolo sono presenti queste componenti, ma sono impotenti in questo momento. Una persona che ti vuole parlare davvero, che ti vuole sfiorare davvero, questa è forse la cosa più violenta in questo momento.

Nel teatro di Ionesco è predominante l’aspetto del surreale. Nel tuo spettacolo, come hai affrontato questa soglia?

Il rapporto con il surreale nella nostra compagnia è sempre stato presente, spesso le nostre opere sono originali del tutto. Ionesco è una figura a cui noi ci siamo ispirati spesso e questa volta abbiamo provato a usare le sue di parole, in un linguaggio che anche se è nuovo, perché la regia spetta a me, quindi rivisitato sotto la mia visione, è in linea con il nostro modo di fare teatro. Ho lavorato sull’incastro di queste tre opere, poi ho scelto le persone, con un lungo lavoro di selezione, cercavo attori che mi piacessero. Vedere ad esempio Lidia Ferrari, una nostra ex allieva che si è staccata da noi e ha fatto altre esperienze, lavorando anche in Francia, superare tutti i livelli di selezione, è stato molto bello e gratificante. L’obiettivo è stato anche quelli di trovare persone che condividessero lo stesso desiderio e che fossero in grado di tradurre la mia visione, che è fatta di un aspetto fisico, sono tutti attori che hanno un grandissimo rapporto con il loro corpo, con la propria voce e che non sono attori marionette: quando abbiamo iniziato a lavorare, oltre a esplorarci reciprocamente, una volta che ho dato loro il testo e un reticolato, avevo davanti a me attori attivi, capaci di spazio sulla scena. Mi piace che le persone che abitano le immagini siano vere e vive e per esserlo devono essere attori molto percettivi, che sappiano sostenere questa verità e sono molto fiera di loro.

Regista donna. In questi tempi di rivoluzione e rivendicazione, la tua posizione potrà produrre una risonanza. Ma specificare che la regia è femminile può essere sia un atto di rivendicazione sia un sottolineare che tutt’oggi si debba ancora specificare che una donna può farlo.

Conosco uomini, a cui tra l’altro voglio anche bene, che dicono “a me piace la mia donna perché sa stare al suo posto. Quando ho sentito questa frase, mi sono detta “adesso credo che cambierò posto. Continuamente.

Per prenotare il tuo biglietto, cliccare il seguente link -> https://tinyurl.com/IoNeEsco

Dal 27 maggio al 5 giugno, presso il Cap10100, corso Moncalieri, 18, Torino

Per informazioni relative all’evento -> https://www.facebook.com/events/855651021696427?acontext=%7B%22event_action_history%22%3A[%7B%22mechanism%22%3A%22your_upcoming_events_unit%22%2C%22surface%22%3A%22bookmark%22%7D]%2C%22ref_notif_type%22%3Anull%7D

Coreografie: Valentina Gallo

Aiuto regia: Fabio Regis

Visione musicale: Leonardo Aloi

Scenografie: Massimo Voghera

Supervisione costumi: Giovanna Fiorentini

Supervisione illuminotecnica: Liliana Iadeluca

Realizzati dagli studenti dell’Accademia Albertina di belle arti di Torino:

Niccolò Bianchi – Giulia Bussetti – Veronica Cicirello – Maria Teresa Desario – Agnese FalcarinAsja Lanzetti – Sara Marenco– Cristina Sabato – Valeria Sapiere – Chiara TommasiniMengran Zhang

Mottarone, “attivato sostegno psicologico per i soccorritori”

La seduta del Consiglio regionale

Bandiere a mezz’asta nelle sedi della Regione

La Giunta regionale ha svolto una comunicazione sulla tragedia della funivia tra Stresa e Mottarone.

L’assessore alla Protezione civile, Marco Gabusi, ha spiegato che “quando abbiamo ricevuto i primi messaggi domenica mattina speravamo non ci fossero vittime, ma la speranza si è spenta nel corso di pochi minuti. I soccorsi sono arrivati sul posto in 25 minuti e purtroppo il numero dei dispersi si è rapidamente azzerato trasformandosi in vittime, con due bambini sopravvissuti, di cui uno non ce l’ha fatta. Con il presidente Cirio e il vicepresidente Carosso ci siamo recati subito sul posto, preceduti dalla Protezione civile arrivata prontamente con le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco, il Soccorso Alpino e il soccorso infermieristico”.

“Ci siamo trovati di fronte tutte le vittime pronte per essere portate via – ha aggiunto l’assessore -. Non è servito chiedere nulla: le risposte erano tutte negli occhi dei primi soccorritori e nei racconti di chi mentre estraeva i corpi senza vita, sentiva ancora suonare i cellulari delle vittime”.

L’assessore ha ringraziato tutto il sistema di soccorso: almeno 50 volontari della Protezione civile, 20 del Soccorso alpino e un gran numero di Vigili del fuoco, oltre ai Carabinieri attivi nella protezione dell’area. “Il sistema, come ha riconosciuto anche il capo Dipartimento della Protezione civile, – ha proseguito Gabusi – ha funzionato, ma è una magra consolazione che questa volta preferiremmo non avere. Abbiamo attivato un supporto psicologico anche per i soccorritori perché per loro non sarà facile superare ciò che hanno visto. Il ministro Giovannini, venuto con noi sul posto lunedì, ha istituito una Commissione per comprendere come sia possibile migliorare la sicurezza degli impianti e da parte nostra c’è la massima disponibilità nel lavorare insieme. Abbiamo chiesto attraverso il ministro Giovannini di modificare il programma del Giro d’Italia evitando la salita al Mottarone per rispetto delle vittime e per che scongiurare che qualche curioso possa inopportunamente andare sul luogo della tragedia. Abbiamo inoltre chiesto all’organizzazione del Giro di dare un segnale di cordoglio alla partenza di Verbania.

L’assessore al Patrimonio, Andrea Tronzano, nel suo intervento ha spiegato che la legge regionale 15 del 1997 ha sancito il trasferimento della proprietà della funivia Stresa-Mottarone dalla Regione Piemonte al Comune di Stresa. Nel 2014 è stato siglato un Accordo di programma promosso dal Comune di Stresa, attraverso il quale la Regione Piemonte ha stanziato 1.750.000 euro per gli interventi di ammodernamento e revisione dell’impianto, con una compartecipazione anche da parte del Comune di un milione di euro. Sempre nel 2014 è stata siglata anche la convenzione tra Scr e il Comune di Stresa che individua nel Comune l’amministrazione “concedente” per la gara d’appalto di gestione dell’impianto ed esecuzione dei lavori. Essendo andata deserta la prima gara, nel 2015 il Consiglio comunale di Stresa ha approvato i nuovi indirizzi, incluso la durata della concessione fino al 2028 e un incremento della propria compartecipazione economica che è salita a 1.860.000 euro. Nel capitolato d’oneri di gara è stato specificato che, al termine del periodo di concessione, l’impianto con le opere e gli immobili ritorneranno nella materiale disponibilità del Comune di Stresa. La proprietà quindi è attribuita per legge al Comune di Stresa. La trascrizione nei registri catastali non è ancora stata finalizzata a causa di alcuni contenziosi. La Regione ha recentemente, nel mese di marzo, sollecitato nuovamente il Comune di Stresa a perfezionare gli ultimi atti.

Dopo gli assessori sono intervenuti i consiglieri Domenico Rossi (Pd) e Alberto Preioni (Lega)

Rossi ha parlato di una “ferita enorme per tutta la comunità e per l’Italia intera. Ogni mezzo d’informazione parla di questa tragedia. Da novarese il Mottarone è una montagna anche simbolo delle giornate in famiglia e della gita fuori porta. Il cordoglio va ai familiari delle vittime. Dobbiamo lavorare instancabilmente per mettere in sicurezza le infrastrutture, dobbiamo moltiplicare gli sforzi per un paese più sicuro”.

Preioni come “unico rappresentante regionale del Vco”, ha voluto ringraziare i soccorritori, “tifiamo tutti per il piccolo Eitan (unico sopravvissuto), che possa farcela, un fiore di vita e di speranza in una tragedia così immane, un abbraccio alle vittime italiane e israeliane. Israele è storicamente legato a Stresa. Chiediamo che nei tempi giusti queste famiglie israeliane e italiane possono avere verità e giustizia”.

Mercato immobiliare: i separati sono i nuovi studenti

Il periodo che stiamo vivendo, che sempre di più a causa del tempo sembra per tutti noi essere la normalità, ha portato tutti quanti a raggiungere dei compromessi, a cambiare le nostre abitudini e molto spesso a modificare drasticamente le nostre vite.

L’essere costretti in casa con lockdown generali, quarantene e coprifuoco ha visto in aumento i litigi famigliari, che in molti casi hanno portato a separazioni più o meno pacifiche, unite a situazioni economiche di difficoltà spesso in aumento, situazione che possiamo già constatare senza ancora dati Istat ufficiali.
Uno spiraglio di luce per i proprietari di immobili a reddito, oramai spesso sul lastrico dopo quasi un anno che la richiesta degli affitti è calata drasticamente, un po’ per lo smartworking, che ha allontanato i pendolari dalle loro aziende, ma soprattutto per la chiusura delle università: da marzo dell’anno scorso i cosiddetti “studenti fuori sede” non esistono quasi, oggi studiare distanti dall’ateneo di appartenenza è la normalità, di conseguenza la necessità di un affitto risulta quasi nulla.
Purtroppo o per fortuna quindi possiamo dire che i separati in questo buio periodo sono una risorsa per chi non percepisce un centesimo di guadagno, ma che allo stesso tempo non ha visto la benché minima forma di ristoro, se non tante spese, prorogate, ma assolutamente non ridotte: un membro di una famiglia che lascia il tetto coniugale, è in cerca di una dimora dove proseguire e riiniziare una vita, dove poter vedere i figli in alcuni casi, con la necessità quindi di spazi specifici, con costi possibilmente molto bassi per far fronte ad una quantità di spese che in molti casi è superiore alle entrate dettate dal periodo.
La regione Piemonte ha introdotto un’importante elemento per dare speranza a questi attraverso l’introduzione di una nuova graduatoria che consente ai padri separati di avere accesso più facilmente all’assegnazione delle case popolari, fornendo sicuramente un grosso contributo per chi si trova in difficoltà.
Insomma in un contesto fuori dalla normalità che stiamo vivendo possiamo davvero sostenere che i nuovi studenti sono le coppie in via di separazione che portano sì vantaggio economico verso alcuni, ma sicuramente sensibilizzano anche i poteri forti, perché la vita deve proseguire per tutti, anche quando sembra molto difficile.
Pietro Ruspa

Grande musica per il ritorno del TJF

Si svolgerà dal 19 al 27 giugno il Torino Jazz Festival. Nove giorni con 150 musicisti. Le sedi previste sono le OGR , Conservatorio e Teatro Vittoria. La kermesse è stata presentata nella sede di Camera dai due direttori artistici Diego Borotti e Giorgio Li Calzi, con la presenza della sindaca Appendino, l’assessore alla cultura Leon e il segretario della Fondazione cultura Isaia.

Si comincia sabato 19 con un doppio concerto (17.30 e 21.00) al Conservatorio con Gianluca Petrella Cosmic Renaissance. Domenica 20 alle 15 al Conservatorio si esibisce Erios Junior Jazz Orchestra Feat. Joan Chamorro mentre alle 21nella stessa sede concerto del Luigi Martinale Quartet guest Stefano Cocco Cantini+ Classwing Ensemble+ Pino Ninfa.Lunedi 21 alle21 OGR Gianluigi Trovesi/Filarmonica TRT/ Fabrizio Bosso “Berg Heim: Una Piccola Montagna Magica”. Martedì 22 alle OGR alle 21 si esibisce il musicista elettronico Robert Henke con il progetto “CBM 8032 AV”. Mercoledì 23 alle 17.30 al Conservatorio Uri Caine/ Furio Di Castri/ Andy Sheppard con “Five Vision”. Alle 21 alle OGR Emanuele Cisi / Quartet  con la cantante Roberta Gamberini. Giovedì 24 alle OGR doppio concerto (17.30 e 21.00) con Birèli Lagrène & Charlier/ Sourisse multiquarium Big Band con il progetto “Remember Jaco Pastorius”. Venerdì 25 alle OGR doppio concerto (17.30 e 21.00) con Donny Mccaslin Quartet guest Gail Ann Dorsey in “Bowie’s  Blackstar”. Sabato 26 al Teatro Vittoria doppio concerto (11.30 e 15.00)  Nate Wood con “Four”.  Alle OGR alle 17.30 si esibisce l’Arto Lindsay And Band . Alle 21 sempre alle OGR Zig Zag Power Trio FT. Vernon Reid, Will Calhoun, & Melvin Gibbs.

Domenica 27 chiusura del Festival con  al Teatro vittoria doppio concerto (11.30 e 16.00) con Roberto Dani in “Solo”. Alle OGR doppio concerto . Con inizio alle 17.30 si esibisce il Korabeat mentre alle 21Salif Keita presenta “ Un Autre Blanc”. Prezzi popolari a 5 e 10 euro con capienze delle vari sedi ridotte. OGR 500 persone, 230 al Conservatorio e 91 al Teatro Vittoria. Tra i vari appuntamenti da segnalare la conversazione del fotografo Guido Harari con Stefano Salis mentre il musicologo Stefano Zenni racconterà la figura di Charlie Parker. Inoltre durante il Festival si possono vedere a Camera gli scatti di Lisette Model  a Dizzie Gillespie ., Count Basie, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Bud Powell,Percy Heath, Chico Hamilton. La biglietteria apre il 26 maggio all’Urban Lab  in piazza Palazzo di Città dalle 10.30 alle 18.30 (tel. 011-01124777), oppure su internet : www.torinojazzfestival.it -www.vivaticket.it .

 

Pier Luigi Fuggetta

A giugno torna il Torino Jazz Festival

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Dal 19 al 27 giugno 2021 si terrà la IX edizione del Torino Jazz Festival, un omaggio al jazz in tutte le sue declinazioni espressive.

Nel cartellone, che recupera in gran parte quello programmato per l’edizione 2020, poi rinviato a causa emergenza Covid 19, sono presenti grandi musicisti italiani e internazionali, artisti di ricerca e talenti piemontesi. I nove giorni di programmazione saranno, come sempre, ricchissimi di produzioni originali.

Il Festival nelle ultime edizioni ha conquistato, grazie alla sua attenzione al contemporaneo, una precisa identità nel panorama internazionale dei festival jazz. Diretta dai musicisti Giorgio Li Calzi e Diego Borotti, la rassegna jazz porterà grandi artisti a esibirsi, a prezzi popolari, sui palchi delle OGR, del Conservatorio Giuseppe Verdi e del Teatro Vittoria.

Il TJF – che propone in calendario grandi concerti di artisti nazionali e internazionali (i musicisti coinvolti saranno circa 150), Torino Jazz Meetings (dove si incontreranno gli operatori del settore), Jazz Talks e mostre fotografiche – è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, con il contributo di Fondazione Crt OGR Torino e A.N.Co.S., main partner Intesa Sanpaolo e Iren. Charity partner Fondazione Ricerca Molinette, media partner Rai CulturaRai 5Rai Radio 3 e La Stampa.

L’edizione 2021 cresce e dedica grande spazio all’aspetto formativo e ai giovani musicisti che studiano il jazz e ne praticano le forme espressive.

La rassegna sarà organizzata osservando le più scrupolose norme di sicurezza per il pubblico, gli artisti e il personale al lavoro.

Il programma del Festival, presenta: Gianluca Petrella Cosmic Renaissance (sabato 19 giugno ore 17.30 e ore 21, Conservatorio Giuseppe Verdi), Erios Junior Jazz Orchestra Feat. Joan Chamorro (domenica 20 giugno ore 15.00, Conservatorio Giuseppe Verdi, produzione Originale TJF), Luigi Martinale Quartet Guest Stefano ‘Cocco’ Cantini + Classwing Ensemble + Pino Ninfa (domenica 20 giugno ore 21.00, Conservatorio Giuseppe Verdi), Gianluigi Trovesi, Filarmonica Trt , Fabrizio Bosso ‘Berg Heim: una piccola Montagna Magica’ (lunedì 21 giugno ore 17.00 prova aperta e ore 21.00, OGR, coproduzione Filarmonica TRT e Torino Jazz Festival), Robert Henke ‘Cbm 8032 AV’ (martedì 22 giugno ore 21.00, OGR ), Uri Caine, Furio Di Castri, Andy Sheppard ‘Five Visions’  (mercoledì 23 giugno ore 17.30, Conservatorio Giuseppe Verdi, produzione originale TJF), Emanuele Cisi e Roberta Gambarini ‘No Eyes’ (mercoledì 23 giugno ore 21.00, OGR, produzione originale TJF), Biréli Lagrène & Charlier/Sourisse Multiquarium Big Band ‘Remember Jaco Pastorius’  (giovedì 24 giugno ore 17.30 e 21.00, OGR, prima italiana), Donny Mccaslin Quartet Guest Gail Ann Dorsey ‘Bowie’s Blackstar’(venerdì 25 giugno, ore 17.30 e ore 21.00, OGR, produzione originale TJF), Nate Wood ‘fOUR’ (sabato 26 giugno  ore 11.30 e ore 15.00, Teatro Vittoria, prima italiana), Arto Lindsay And Band (sabato 26 giugno ore 17.30, OGR, unica data italiana), Zig Zag Power Trio Ft. Vernon Reid, Will Calhoun, & Melvin Gibbs (sabato 26 giugno ore 21.00, OGR), Roberto Dani ‘Solo’ (domenica 27 giugno ore 11.30 e ore 16.00, Teatro Vittoria), Salif Keita ‘Un Autre Blanc’, opening Korabeat (domenica 27 giugno ore 17.30 e ore 21.00, OGR, unica data italiana).

 

Oltre ai concerti il pubblico potrà seguire i Jazz Talks ai quali interverranno il filosofo ed esperto di teoria dell’evoluzione Telmo Pievani (20 giugno); Robert Henke che dialogherà con l’artista e sound designer Giorgio Sancristoforo (21 giugno); il fotografo Guido Harari che converserà con Stefano Salis, giornalista del Sole 24 Ore (26 giugno); il musicologo Stefano Zenni che racconterà la figura di Charlie Parker (27 giugno).

Ad arricchire il Festival anche i Torino Jazz Meeting: due giorni di convegni in streaming sul jazz che coinvolgeranno gli ‘addetti ai lavori’, i soci dell’Associazione Nazionale I-Jazz e il network degli operatori  regionali coordinati da Piemonte Jazz.

 

‘Jazz è Ricerca’ è una mostra fotografica che espone nelle stazioni della metropolitana gli scatti di Massimo Forchino a sostegno della ricerca scientifica di Fondazione Ricerca Molinette. Le immagini scelte hanno l’obiettivo di esplorare il legame esistente tra i mondi solo apparentemente distanti della musica jazz e della ricerca scientifica.

Le sedi che ospiteranno il TJF 2021 sono: CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia (via delle Rosine 18); Circolo dei lettori (via Bogino 9); Conservatorio Giuseppe Verdi (piazza Bodoni); OGR (corso Castelfidardo 22); Oratorio di San Filippo Neri (via Maria Vittoria 5); Teatro Vittoria (via Antonio Gramsci 4).

Il collettivo The bounty killart ha realizzato due sculture per la campagna di comunicazione del Torino Jazz Festival. Così come nell’improvvisazione jazz l’esecutore sceglie un brano ed elabora variazioni melodiche o armoniche, il gruppo creativo The bounty killart decostruisce due sculture iconiche della storia dell’arte, il Discobolo di Mirone e la Paolina Borghese di Antonio Canova, e le ricompone donando loro nuove forme e significati. “Il processo di ricomposizione e le nuove narrazioni che si generano vogliono celebrare la storia e l’età dell’oro del jazz”.

In questa edizione il TJF si arricchisce di un teaser firmato Donato Sansone.

Ho cercato di catturare la dimensione notturna e metropolitana del jazz che amo molto inserendo alcuni tra i più autorevoli musicisti della scena contemporanea del jazz, senza tralasciare il richiamo alla città di Torino che ospita il festival – spiega l’artista -. Come sempre l’immagine è nulla senza l’atmosfera visionaria del suono e della musica realizzata in questo caso superbamente da Enrico Ascoli”.

Durante il Festival 2021, nello spazio espositivo di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia si potranno ammirare gli scatti di Lisette Model. Fra i tanti personaggi ritratti dall’artista sono esposti in mostra anche alcuni dei grandi nomi del Jazz come Bunk Johnson, Count Basie, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Percy Heath, Chico Hamilton, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong. Seguendo questa suggestione, in occasione del Torino Jazz Festival, a CAMERA, dal 24 maggio, sarà possibile scaricare attraverso QR Code una playlist a tema Jazz selezionata dai direttori artistici del Torino Jazz Festival. Inoltre, il 26 giugno alle ore 16.00, CAMERA ospiterà l’incontro ‘Art Kane Harlem 1958’ in cui Guido Harari dialogherà con Stefano Salis, giornalista del Sole 24 Ore.

 

“Il Torino Jazz Festival approda alla nona edizione con l’ambizione di accompagnare con la musica il desiderio di ripartenza che tutti proviamo – dichiarano la Sindaca Chiara Appendino e l’Assessora alla Cultura Francesca Leon -. Nonostante i tempi complessi il Festival mantiene l’alto livello qualitativo che lo contraddistingue, ospitando artisti internazionali, ai quali si affiancano artisti e maestranze del panorama italiano della musica dal vivo, con l’intento di continuare l’azione di sostegno che la Città ha intrapreso sin dalla scorsa edizione. Sfogliando il programma si possono anche apprezzare conferenze tematiche di alto livello e concerti che vedono gli studenti esibirsi sui palchi più prestigiosi della rassegna. Il necessario rispetto delle misure di sicurezza e le difficoltà logistiche rendono questa edizione speciale: è evidente lo sforzo ideativo e organizzativo messo in campo per poter proporre il palinsesto ora sotto i nostri occhi. Un sentito ringraziamento va dunque a chi realizza il festival, i jazzisti sui palchi, i tecnici e la direzione artistica affidata a Diego Borotti e Giorgio Li Calzi. Questi mesi dominati dal Covid-19 hanno svelato quante siano le professionalità coinvolte nel mondo dell’arte e quale prezioso lavoro svolgono ‘dietro le quinte’. Un ultimo ringraziamento – terminano Appendino e Leon – va all’attore più importante, quello che si trova di fronte al palco, il pubblico che con il suo entusiasmo desidera voler tornare a frequentare i concerti e gli incontri dal vivo”.

Se giugno sarà simbolicamente il mese della ripresa generale del Paese e della nostra Città, sono felice del contributo di bellezza e socialità che il TJF potrà offrire – sottolinea Diego Borotti -. Sarà bello addentrarsi nella metropolitana tappezzata delle immagini fotografiche di Massimo Forchino con la collaborazione di Fondazione Ricerca Molinette, tornare al tempio laico delle OGR e negli altri teatri con la speranza di allargare, insieme, l’immaginario onirico che la musica fornisce alle nostre vite. I percorsi narrativi di TJF, come in un bel romanzo, sono stratificati e ci accompagneranno attraverso molti temi conduttori. Work in progress dei felici processi formativi messi in scena dalla sorprendente Erios Junior Jazz Orchestra, con l’età media più bassa d’Italia, con Joan Chamorro, il Re Mida della didattica jazz europea, la collaborazione di allievi e docenti dei corsi di musica elettronica, jazz e archi classici del Conservatorio di Torino nel progetto condotto da Uri Caine con Furio Di Castri e Andy Sheppard, la possibilità di assistere alla rifinitura del concerto della Filarmonica del Teatro Regio diretta da Stefano Montanari su progetto di Gianluigi Trovesi con ospite Fabrizio Bosso. Grandi organici come la fantastica e muscolare big band Multiquarium nell’omaggio di Biréli Lagrène a Jaco Pastorius o nel progetto di Luigi Martinale, Stefano Cantini e Classwing Ensemble dal sound magistralmente miscelato tra musica classica e jazz e commentato visivamente da Pino Ninfa. Il sound del jazz classico dell’incontro felicissimo di Emanuele Cisi e Roberta Gambarini per spostarsi alla conferenza ‘Harlem 1958’ di Guido Harari, sino al simposio su Charlie Parker di Stefano Zenni. L’altrove che passa dal concerto del gigante Salif Keita, dei Kora Beat, da Cosmic Renaissance di Gianluca Petrella e porta alla conferenza di Telmo Pievani. Le categorie sono spesso pretesti per ordinare scaffali. Se ora scegliessimo un tema come ’multimedialità’ ecco che alcuni concerti già citati uscirebbero dalla categoria qui sopra per entrare in questa. Ciascuno proceda come preferisce andando a sfogliare casualmente o leggendo l’indice dettato dalle proprie inclinazioni; l’importante sarà incontrarci, corpo e anima, intorno al grande jazz di TJF 2021”.

“Il jazz è sempre stato sinonimo di terra di confine e libertà di espressione. E mai come oggi, anche la parte fortunata del pianeta, il nostro mondo occidentale, ha compreso l’importanza di poter varcare un confine per sentirsi liberi, una piccola cosa rispetto a chi fugge dalla disperazione per migliorare la propria condizione e quella dei propri figli – dichiara Giorgio Li Calzi –. Il jazz rappresenta nella musica quella libertà che nasce dall’imprevisto della vita, elemento destabilizzante che genera anticorpi e adattamento insieme alla speranza e alle condizioni di poter creare una nuova società e un nuovo linguaggio. Fondamentalmente i cicli della storia si ripetono, ma per fortuna i mutamenti creano nuove forme di vita. Quest’anno nonostante le mille difficoltà e regole che ci hanno imposto capienze, orari legati a coprifuoco, viaggi di artisti impossibilitati dalla pandemia, il festival si presenta in forma smagliante e più vario e multidisciplinare che mai. Intanto giovani artisti torinesi di fama internazionale comunicano l’immagine del Torino Jazz Festival, i Bounty Killart con le loro irriverenti sculture rappresentano la visualizzazione di un contenuto che è effettivamente un New Classic Jazz, un jazz che esplora nuovi percorsi contemporanei. E ancora il talento fuori da ogni confine di Donato Sansone che ha prodotto il teaser con le musiche di Enrico Ascoli che ha usato i campionamenti del sax di Diego Borotti e della tromba del sottoscritto. I caratteri di unicità come sempre sono una cifra del TJF: primi concerti italiani e europei, produzioni originali, 2 concerti di sola batteria di matrice artistica opposta, un grande filosofo evoluzionista che racconta il nostro cammino umano fatto di migrazioni, un guru della musica digitale che oltre a suonare spiega come creare nuovi linguaggi usando strumenti classici, e inoltre la nostra prima produzione originale internazionale, avendo chiesto ai musicisti di Blackstar di Bowie, di suonare con la mitica bassista che ha accompagnato per anni il Duca Bianco. Questo e molto altro. Vi aspettiamo al TJF 2021 – termina Li Calzi -, un festival contemporaneo fortemente ancorato al terreno e pensato per una collettività che ha voglia di conoscere tutto ciò che sta intorno a sé e tutto ciò che sta al di fuori di un semplice concerto”.

 

PROGRAMMA DAY BY DAY

Sabato 19 giugno

Ore 17.30 e ore 21.00 Conservatorio Giuseppe Verdi

GIANLUCA PETRELLA COSMIC RENAISSANCE

Domenica 20 giugno

Ore 15.00 Conservatorio Giuseppe Verdi

ERIOS JUNIOR JAZZ ORCHESTRA FEAT. JOAN CHAMORRO

Produzione originale TJF

 

Ore 21.00 Conservatorio Giuseppe Verdi

LUIGI MARTINALE QUARTET GUEST STEFANO ‘COCCO’ CANTINI+CLASSWING ENSEMBLE+PINO NINFA

Lunedì 21 giugno

Ore 17.00 (prova aperta) e ore 21.00 OGR

GIANLUIGI TROVESI FILARMONICA TRT FABRIZIO BOSSO ‘BERG HEIM: UNA PICCOLA MONTAGNA MAGICA’

Coproduzione Filarmonica TRT e TJF

Martedì 22 giugno

Ore 21.00 OGR

ROBERT HENKE ‘CBM 8032 AV’

Mercoledì 23 giugno

Ore 17.30 Conservatorio Giuseppe Verdi

URI CAINE FURIO DI CASTRI ANDY SHEPPARD ‘FIVE VISIONS’

Produzione originale TJF

 

Ore 21.00 OGR

EMANUELE CISI ROBERTA GAMBARINI ‘NO EYES’

Produzione originale TJF

Giovedì 24 giugno

Ore 17.30 e ore 21.00 OGR

BIRÉLI LAGRÈNE & CHARLIER SOURISSE MULTIQUARIUM BIG BAND

‘REMEMBER JACO PASTORIUS’

Prima Italiana

 

Venerdì 25 giugno

Ore 17.30 e ore 21.00 OGR

DONNY MCCASLIN QUARTET – GUEST GAIL ANN DORSEY ‘BOWIE’S BLACKSTAR’

Produzione originale TJF

 

Sabato 26 giugno

Ore 11.30 e ore 15.00 Teatro Vittoria

NATE WOOD ‘fOUR’

Prima italiana

Ore 17.30 OGR

ARTO LINDSAY AND BAND

Unica data italiana

 

Ore 21.00 OGR

ZIG ZAG POWER TRIO, FT. VERNON REID, WILL CALHOUN, & MELVIN GIBBS ARTO LINDSAY AND BAND

Domenica 27 giugno

Ore 11.30 e ore 16.00 – Teatro Vittoria

ROBERTO DANI ‘SOLO’

 

Ore 17.30 e ore 21.00 OGR

SALIF KEITA ‘UN AUTRE BLANC’ – OPENING KORABEAT

Unica data italiana

 

JAZZ TALKS

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria.

È possibile prenotare gli incontri su torinojazzfestival.it.

Quelli del 20 e 21 giugno a partire da giovedì 17 giugno ore 10. Quelli del 26 e 27 giugno a partire da giovedì 24 giugno ore 10. Tutti i jazz talks saranno registrati e messi a disposizione sul canale Youtube del festival www.youtube.com/user/torinojazzfestival

 

20 giugno

Ore 17.00 Oratorio di San Filippo Neri

L’umanità, una sinfonia di minoranze – Incontro con Telmo Pievani

I gruppi umani attraversano confini da sempre. Siamo migranti da due milioni di anni. Come migranti, siamo partiti sempre dall’Africa, a più riprese, per disseminarci nel mondo, forti delle nostre unicità: un’infanzia prolungata, il gioco, la sperimentazione, l’improvvisazione, la perfezione creativa, l’immaginazione, la socialità. Da una prima piccola popolazione di pionieri africani – dai quali tutti noi discendiamo– si è aperto un ventaglio straordinario di culture, di lingue, di storie, di meticciati. Linguaggi universali umani, come la musica e la scienza, in sempre nuove declinazioni. Affronta questi temi il filosofo ed esperto di teoria dell’evoluzione Telmo Pievani.

 

21 giugno

Ore 15.00 CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – Sala Gymnasium

Esplorare il futuro del passato. Lavorare oggi con tecnologie di ieri

Robert Henke dialoga con l’artista e sound designer Giorgio Sancristoforo.

Henke tiene corsi universitari e conferenze dove spiega la commistione tra intelligenza artificiale e composizione musicale, dove racconta la necessità estetica e filosofica di riportare in vita computer obsoleti. Ha detto in più occasioni: “i vecchi computer emanano un proprio groove”. Questa visione consente a Henke di tracciare un collegamento tra il suo modo di pensare la performance e il jazz: “queste tecnologie superate richiedono un notevole lavoro di interazione manuale del mixer con i computer collegati e in questo intervento si concretizza la magia del momento e ci ritroviamo in un terreno comune”.

26 giugno

Ore 16.00 – CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – Sala Gymnasium

Art Kane Harlem 1958

Guido Harari dialoga con Stefano Salis, giornalista del Sole 24 Ore.

Il libro ‘Art Kane. Harlem 1958’ (Wall Of Sound Editions) a cura di Jonathan Kane e Guido Harari, uscito per celebrare lo scatto di Kane ‘Harlem 1958’immortala 57 musicisti jazz, tutti presenti alle 10 di mattina tra la Quinta e Madison Avenue, ad Harlem. Il gruppo comprendeva, tra gli altri, Dizzy Gillespie, Thelonious Monk, Gerry Mulligan. Il volume, con prefazioni di Quincy Jones e Benny Golson, omaggia un periodo cruciale della storia americana e del jazz. Guido Harari ha fotografato tanti miti musicali. Ha detto Lou Reed: “sono sempre felice di farmi fotografare da Guido. So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e sentimento”. L’incontro trova la sua logica collocazione negli spazi di CAMERA Centro Italiano per la Fotografia, in contemporanea alla mostra dedicata a Lisette Model.

27 giugno

Ore 15.00 Circolo dei lettori

Yardbird Suite: viaggio nella musica di Charlie Parker

Incontro con Stefano Zenni.

A cento anni dalla morte, la figura di Charlie Parker (1920-1955) si staglia in tutta la sua tormentata e frenetica genialità. In una manciata di anni di carriera, insieme a musicisti come Dizzy Gillespie e Thelonious Monk, Parker ha cambiato la direzione del jazz, ne ha trasformato definitivamente il linguaggio, ha alzato l’asticella del virtuosismo strumentale e, soprattutto, ha imposto una nuova logica dell’improvvisazione. Considerato oggi un classico, Parker è ancora un artista irriducibile, di cui va recuperata l’ampiezza di vedute musicali, la potenza creativa, la tellurica varietà espressiva.

Stefano Zenni. Musicologo, docente. È stato direttore del TJF per 4 edizioni.

 

 

TORINO JAZZ MEETING 2021 – III EDIZIONE

Convegni sul jazz e concerti/vetrine del jazz piemontese

Torino Jazz Meetings nasce nel 2018 con l’obiettivo di sviluppare il network delle realtà che promuovono il jazz a livello regionale, nazionale e internazionale e come occasione di incontro-vetrina per le eccellenze del jazz piemontese. L’edizione 2021 è stata ideata tenendo conto della situazione emergenziale e delle misure di sicurezza vigenti. La partecipazione del pubblico avverrà in streaming sulle piattaforme indicate. Location incontri (solo per gli accreditati): Best Western Plus Executive Hotel and Suites – via Nizza, 28, Torino.

 

26 giugno

JAZZ IN ITALY dalle 14.30 alle 16.30

Apertura Assemblea nazionale di I-Jazz e forum: ‘Jazz in Italy’

L’Assemblea nazionale di I-Jazz, Associazione che raccoglie diversi tra i più conosciuti e seguiti festival jazz italiani, ospita, all’inizio dei lavori, un prezioso momento di confronto tra i soci, aperto al pubblico in streaming.

Si tratta di un incontro-dibattito tra le realtà che promuovono il jazz italiano, con l’obiettivo di consolidarlo e diffonderlo sempre più. Alle 16.30 termina la parte dei lavori in forma di convegno aperto al pubblico e l’Assemblea prosegue con i soli soci per le attività istituzionali. Convegno in streaming sulla piattaforma www.italiajazz.it

27 giugno

TORINO JAZZ FESTIVAL PIEMONTE ore 10.00

Il programma del Torino Jazz Festival Piemonte 2021.

Incontro divulgativo a cura del direttivo di Piemonte Jazz e degli operatori jazz locali coinvolti nella rassegna.

A seguire Torino Jazz Festival Piemonte: il network delle eccellenze territoriali. Convegno

Le realtà del jazz del Piemonte si sono aggregate creando un brand che costituisce uno tra i principali network italiani dedicati a questa musica. Il 2019 ha visto la nascita del Torino Jazz Festival Piemonte, frutto della collaborazione tra Piemonte Jazz, TJF e Fondazione Piemonte dal Vivo. Il Torino Jazz Meeting rappresenta un’occasione di presentazione dell’iniziativa, che quest’anno avrà luogo tra luglio e ottobre, e di dibattito tra gli operatori regionali del settore, aperti a un confronto con rappresentanti delle istituzioni e del mondo produttivo della regione. I due appuntamenti sono in streaming sulla piattaforma di Piemonte jazz www.piemontejazz.it. Torino Jazz Meetings è un progetto del Consorzio Piemonte Jazz realizzato in collaborazione con il Torino Jazz Festival.

 

IL JAZZ È RICERCA

UN PROGETTO FOTOGRAFICO PER UNA BUONA CAUSA

Torino Jazz Festival Fondazione Ricerca Molinette presentano Jazz è Ricerca, una mostra fotografica a scopo benefico che si propone di esplorare il legame esistente tra i mondi solo apparentemente distanti della musica jazz e della ricerca scientifica. Il Torino Jazz Festival è un evento profondamente legato al tessuto urbano, così come lo è Fondazione Ricerca Molinette, impegnata da 20 anni nel sostegno alla ricerca medico – scientifica all’interno di Città della Salute. Jazz è Ricerca: i musicisti suonano con una continua tensione al cambiamento, proprio come fanno i ricercatori scientifici che, sperimentando senza sosta, si impegnano a trasferire i risultati ottenuti in laboratorio all’ambito clinico, per sviluppare nuove terapie contro le malattie del nostro tempo. Al torinese Massimo Forchino va il merito di aver pensato di far dialogare questi mondi. Attivo dagli anni Settanta come reporter per importanti quotidiani e riviste, fotografo di scena, autore di copertine per dischi, Forchino ha selezionato 7 immagini-simbolo del Torino Jazz Festival.

La Fondazione Ricerca Molinette ha accolto con grande piacere la possibilità di collaborare con il Torino Jazz Festival – dichiara il Presidente, Dott. Massimo Segre – Attraverso questo abbinamento originale porteremo la Ricerca nei luoghi torinesi della musica e all’interno della metropolitana, ribadendo ancora una volta l’importanza di sostenerla, per trovare nuove cure alle malattie del nostro tempo, grazie all’impegno dei gruppi di ricerca che operano nel più grande ospedale cittadino”.

Jazz è Ricerca’ espone nelle stazioni della metropolitana le fotografie di grandi jazzisti immortalati durante il festival. Gli scatti rappresentano il primo passo di un progetto dinamico, frutto di un lavoro in team, che il TJF segue anche online e durante i concerti. Il progetto fotografico contribuisce a sostenere Fondazione Ricerca Molinette sia promuovendo la campagna di devoluzione del 5 x 1000 della Onlus torinese sia rendendo disponibili, in cambio di donazioni per la Ricerca, le immagini di Massimo Forchino in diversi formati.

Fondazione Ricerca Molinette: Ente senza scopo di lucro, nato nel 2001 per sviluppare la ricerca scientifica all’interno dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria ‘Città della Salute e della Scienza’ di Torino. La Fondazione si impegna a sostenere in particolare la ricerca traslazionale, volta a trasferire in ambito clinico i risultati della ricerca di laboratorio, attraverso lo sviluppo di nuovi farmaci e terapie. I progetti che la Fondazione predilige sono un ponte tra scienza e medicina, rispondono ad esigenze reali e mettono al centro il paziente e il suo benessere. La Fondazione sostiene anche l’Ospedale Molinette, nel quotidiano e durante le emergenze.

Come seguire e sostenere jazz è ricerca: la mostra sarà visibile dall’1 al 14 giugno nelle stazioni della metropolitana di Torino. Informazioni: www.torinojazzfestival.it | www.massimoforchino.com. Per sostenere il progetto e per maggiori informazioni sulla Fondazione Ricerca Molinette: www.fondazionericercamolinette.it

 

BIGLIETTERIA PUNTI VENDITA

C/O URBAN LAB: piazza Palazzo di Città 8/F – tel. 01101124777 tjftickets@comune.torino.it

Giorni e orari di apertura da mercoledì 26 maggio: lunedì/sabato 10.30/18.30 chiusa mercoledì 2 giugno aperta tutti i giorni da lunedì 14 a domenica 27 giugno

Informazioni e accesso disabili: tel. 01101124777 nei giorni e negli orari di apertura della biglietteria.

INTERNET: www.torinojazzfestival.it – www.vivaticket.it – Il costo del servizio di acquisto è pari al 12% del prezzo del biglietto, con un minimo di € 1.

OGR – Officine Grandi Riparazioni Posto unico numerato € 10,00

Arto Lindsay and Band e Zig Zag Power Trio: entrambi i concerti acquistati insieme € 16,00

Gianluigi Trovesi/Filarmonica TRT/Fabrizio Bosso: prova aperta € 3,00

All’ingresso saranno effettuati controlli di sicurezza

Conservatorio Giuseppe Verdi – Posto unico numerato sabato 19 e domenica 20 giugno € 5,00 mercoledì 23 giugno € 10,00

Teatro Vittoria Posto unico numerato € 5,00

Per i nati dal 2007 biglietti per tutti i concerti € 5,00

Se ancora disponibili i biglietti saranno posti in vendita 45 minuti prima dell’inizio dei concerti

Non è previsto servizio di guardaroba

 

 

Norme di sicurezza

  • l’assegnazione dei posti garantirà il necessario distanziamento
  • all’ingresso sarà misurata la temperatura e non sarà consentito l’accesso alle persone con temperatura superiore ai 37.4° C
  • tutti gli spettatori dovranno indossare la mascherina anche durante lo spettacolo (per i bambini valgono le norme di legge vigenti); non è ammessa la mascherina comunitaria
  • verrà assicurata regolare igienizzazione delle sedi di concerto

 

 

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La Giunta: “ToBike non abbandona il bikesharing”

DA PALAZZO CIVICO  L’assessora Maria Lapietra ha fornito in consiglio comunale nella seduta di ieri comunicazioni relative alla questione ToBike.

Lapietra ha ricordato come, nei giorni scorsi, un quotidiano cittadino avesse annunciato il ritiro dal mercato di ToBike, che fornisce il il servizio di bike sharing.

L’assessora ha specificato che l’articolo non corrisponde al vero ed è stata chiesta una rettifica a oggi non ancora pubblicata.

L’articolo è grave perché crea danno al servizio del ToBike, sul piano degli abbonamenti e sul piano dell’acquisto degli spazi pubblicitari.

Probabilmente, ha spiegato Lapietra, il giornalista ha usato il pretesto del nuovo bando della Città sul servizio di free floating, arrivando ad una conclusione personale. ToBike ha una convenzione in essere con la Città che dura da anni e che dovrebbe concludersi nel 2021 ma che la Città si sta prodigando per prorogarla a causa della pandemia.

L’articolo, aggiunge l’assessora, cita aspetti sbagliati: paragona e confonde il ToBike con il free floating, sostiene che il Comune abbia rispedito al mittente la proposta di proroga della convenzione, che ToBike rinunci a rinnovare il parco bici, mentre invece To Bike ha rinnovato 30 stazioni e messo in servizio 200 biciclette (obiettivo 1000 per l’estate).

Mi spiace per i cittadini di Torino che sono indotti a pensare cose inesatte”.

Dopo l’intervento dell’assessora, si è aperto il dibattito.

Maria Grazia Grippo (PD): Ringrazio l’assessora, ma mi aspettavo qualche notizia in più. Il tema è molto sentito e sarebbe stato utile fornire qualche dato sul funzionamento del servizio.

Roberto Malanca (M5S): L’allarme era ingiustificato e rischia di danneggiare un servizio pubblico molto importante per la nostra città e la cittadinanza. Non si può mettere a rischio un servizio del genere a causa di notizie di stampa improvvide.

Federico Mensio (M5S): La notizia de La Stampa non trova riscontro nella realtà e mi auguro si proceda al più presto alla rettifica per tutelare la Città di Torino e gli altri Comuni che usufruiscono del servizio ToBike.

Chiara Foglietta (PD): Sono stupita da queste comunicazioni: non ci sono state fornite nuove informazioni sul bando o sui miglioramenti del servizio, ora in estrema difficoltà. Vorremmo qualche rassicurazione su un servizio necessario, su cui questa Amministrazione ha puntato molto.

Federica Scanderebech (Forza Italia): Anche io sono stupita da queste comunicazioni! Sarebbe stato più utile una discussione in Commissione per capire se il cronoprogramma del servizio ToBike viene rispettato. Dobbiamo rassicurare la cittadinanza invece di attaccare gli organi di stampa che denunciano l’abbandono in cui versa il servizio!

Aldo Curatella (Misto di Minoranza – Azione): Mi sarei aspettato che l’assessora ci fornisse dei dati sul servizio! Quante stazioni e quante biciclette sono ancora operative? Molte stazioni sono danneggiate o senza bici. La mancanza di informazioni e di azioni di manutenzione rischia di creare ulteriori allarmismi.

Tentano la truffa dello specchietto sotto gli occhi della polizia

Arrestata una coppia dalle Pegaso della Squadra Volante

Non avrebbero potuto scegliere momento peggiore per tentare la truffa. Giovedì mattina una pattuglia delle Pegaso percorrendo via Ivrea nota che il traffico è parzialmente bloccato per un’auto in sosta in doppia fila che costringe le altre auto ad allargare la traiettoria per poter proseguire.

Ad un certo punto gli agenti vedono una persona ergersi dal finestrino dell’auto e colpire con un oggetto un’auto in transito che viene poi invitata a fermarsi. Vista la scena, i motociclisti della Squadra Volante bloccano l’auto e una volta scoperti, i due occupanti del veicolo cercano di occultare l’oggetto con il quale era stata colpa la macchina in transito.

Dagli accertamenti è emerso che entrambi, un uomo e una donna, rispettivamente di 26 e 22 anni, avevano a cario precedenti specifici. La coppia è stata tratta in arresto per tentata truffa.

Gli artigiani chiedono le riforme : semplificazioni, fisco più leggero, codice appalti, giustizia civile

Confartigianato Imprese Piemonte: “Il DL Sostegni bis insieme al Dl ‘Anticipo riaperture’, è un primo segnale per far ripartire le imprese.”

“Chiediamo  la rapida attuazione dei progetti del PNRR anche a misura di micro e piccole imprese.”

 

 “Il DL Sostegni bis insieme al DL ‘Anticipo riaperture’, è un primo segnale per far ripartire le imprese in questa delicata fase che potrebbe vedere la chiusura definitiva di intere filiere messe in ginocchio dall’emergenza sanitaria. Ora però chiediamo che al più presto ci si adoperi per l’avvio delle riforme (semplificazioni, fisco più leggero, codice appalti, giustizia civile) e la rapida attuazione dei progetti del PNRR anche a misura di micro e piccole imprese.” E’ il commento del Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Giorgio Felici sul provvedimento varato dal Governo.

Il Presidente Felici valuta positivamente i nuovi criteri per il riconoscimento di un ulteriore contributo a fondo perduto con un impegno di oltre 15 miliardi di risorse. In particolare, apprezza anche la possibilità di poter recuperare ‘a conguaglio’ parte del minor risultato d’esercizio conseguito nel 2020 rispetto al 2019 che riconosce le situazioni imprenditoriali con maggiori costi fissi.

Anche se quest’ultimo aiuto si prevede sia erogato non subito, visto che sono necessari dati rilevabili dalla dichiarazione dei redditi 2020, da presentare necessariamente entro settembre 2021. Positivo il riconoscimento per i primi 7 mesi del 2021 del credito imposta sugli affitti commerciali, così come la possibilità, più volte sollecitata da Confartigianato, di poter recuperare l’IVA immediatamente all’apertura delle procedure concorsuali e non dover attendere, come avviene oggi, la loro chiusura spesso a distanza di parecchi anni.

Sul fronte del sostegno alla liquidità per le imprese, Confartigianato Imprese Piemonte apprezza la proroga della moratoria legale fino al 31 dicembre 2021. Positivo anche il giudizio sulla proroga al 31 dicembre 2021 della garanzia pubblica del Fondo Centrale di Garanzia, seppure con una lieve riduzione della percentuale di garanzia dello Stato (che si è limitata ad una limatura dal 100% al 90% per i crediti sotto i 30 mila euro e dal 90 all’80% per quelle sopra).

“Accogliamo positivamente – continua Felici – la rimodulazione degli ammortizzatori che vanno in parallelo al blocco dei licenziamenti. Qui è importante ribadire la necessità di veloci procedure per l’assegnazione dei finanziamenti per il pagamento dei periodi di ammortizzatore ancora scoperti. E positivo anche il blocco del decalage della Naspi, perché comunque attutisce l’impatto negativo dei licenziamenti.”

Confartigianato Imprese Piemonte valuta altresì positivamente la volontà del Governo di incentivare la ripresa dell’occupazione con una riduzione del costo del lavoro utilizzando il contratto di rioccupazione, accompagnato da uno sgravio contributivo totale per la durata di 6 mesi.

“Si tratta – sostiene Felici – di una misura sperimentale. Ma per uscire da una logica emergenziale, va introdotta una soluzione di carattere strutturale che permetta alle imprese di programmare i nuovi ingressi in un’ottica più lungimirante.”

Secondo Confartigianato Imprese Piemonte, inoltre, con la misura che prevede il progetto individuale di inserimento volto a garantire l’adeguamento delle competenze del lavoratore, si riconosce l’importanza della formazione per rafforzare la competitività e la produttività del sistema economico e sostenere i livelli di occupazione.

 Positivo, come già detto recentemente, il differimento dei termini dei versamenti contributivi dei soggetti iscritti alle gestioni autonome speciali degli artigiani e commercianti.

Confartigianato Imprese Piemonte vede, infine, con favore l’istituzione di un Fondo dedicato alla creazione di “Scuole dei mestieri” a livello territoriale. Auspica che il decreto attuativo del Ministero del Lavoro, nell’individuare i criteri e le modalità di applicazione e di utilizzo delle risorse, tenga conto delle specificità proprie delle imprese artigiane e delle micro e piccole imprese diffuse sul territorio, tradizionalmente vocate a formare i mestieri del made in Italy.

“Siamo invece insoddisfatti – prosegue Felici – per la mancata proroga al 2023 del Super Bonus, introdotto con il decreto rilancio di maggio 2020 ma operativo da agosto. Anche se l’incentivo ha interessato più le abitazioni singole che i condomini, dove le assemblee per approvare i lavori sono state rese più complicate a causa del Covid-19, e anche se le procedure troppo complesse ne hanno frenato il decollo.”

“Quello della ripartenza – conclude Felici – è un treno che le imprese del Piemonte tentano di agganciare. Una ripartenza che sarà condizionata dall’andamento del piano vaccinale, dalla velocità con la quale il Governo saprà avviare le riforme necessarie e la capacità di mettere in campo progetti a misura di piccole imprese e che comunque richiederà ancora tempi lunghissimi per riportare l’economia allo stato pre pandemico.”