ilTorinese

“Fuori. Storie dal manicomio”

Una drammatica pagina di storia nazionale rivive sul palco dell’ex ospedale psichiatrico di Collegno. Martedì 6 luglio

Fra le più importanti strutture manicomiali d’Italia, quello che fu il “Regio Manicomio” di Collegno (costruito nel 1852 e gestito dall’Ordine Certosino fino al 1890, per poi passare all’Opera Pia come nuovo ente gestore autonomo per effetto delle Leggi Crispine) rivive e racconta la sua storia sul grande palco montato nel cortile della Lavanderia dell’ex-struttura psichiatrica, attraverso lo spettacolo teatrale “Fuori.

Storie dal manicomio”, firmato e prodotto da “Lab22” nella seconda serata del “Flowers Festival”. L’appuntamento, messo in scena in un luogo fortemente simbolico, è per martedì 6 luglio, a partire dalle 21. Dentro quei terribili muri di cinta, costruiti su progetto dell’inegner Luigi Fenoglio e che separavano totalmente il mondo dei “matti” dalla realtà del paese che viveva tutt’intorno, all’esterno, prende corpo una pagina orribile e disumana di storia locale e nazionale, insieme alle vite di chi – adulto o bambino – fu rinchiuso e cancellato come essere umano in quei tetri corridoi, sottoposto a crudeli terapie sperimentali e a punizioni e costrizioni vergognose, sotto l’aspetto psicologico e corporale. Il testo è stato scritto da Serena Ferrari partendo dalle inchieste dei giornalisti Alberto Papuzzi e Alberto Gaino e dal libro di Bruna Bertolo “Donne e follia in Piemonte”, ma anche dalle vite dei protagonisti del tempo, come lo spregiucato professor Giorgio Coda, vice direttore dell’Ospedale psichiatrico, processato nel 1970-1974 per “maltrattamenti” con relativa condanna a cinque anni di detenzione, al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dalla professione medica per cinque anni. Ma la storia intreccia anche l’amore nei versi di Alda Merini e in quelli cantati da Simone Cristicchi e da Franco Battiato. Racconta quel mondo e la battaglia che nacque al suo interno e condusse, poi, nel 1978, alla promulgazione della legge n. 180 relativa agli “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, comunemente nota come Legge Basaglia, che portò alla chiusura dei manicomi. Già l’anno precedente l’Amministrazione Comunale di Collegno aveva fatto abbattere il primo tratto del muro di cinta che circondava il Manicomio, precorrendo la coraggiosa misura legislativa che decretò il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici, con una conseguente e rinnovata sensibilità nei confronti del disagio psichico. Serena Ferrari, insieme a Fabrizio Rizzolo, firma anche la regia di “Fuori. Storie dal manicomio” che conta su un cast numerosissimo, fatto di attori professionisti, ballerini ma anche di un’orchestra che realizza dal vivo, sul palco, tutte le musiche di accompagnamento. “Negli ultimi anni abbiamo creato degli spettacoli su temi d’impegno civile. Ne abbiamo firmato uno sulle morti bianche e sui morti della Thyssen Krupp di Torino, uno per contrastare la violenza sulle donne, uno sulla scomparsa del ragazzo collegnese Fabrizio Catalano» spiega il presidente di “Lab 22”, Claudio Ferrari. Nessuno ha però ottenuto il riscontro di “Fuori”, che ha inanellato, dalla sua prima messa in scena, 15 repliche e 15 sold out. Uno spettacolo forte, che “urla” come suggerisce la slide che viene proiettata prima dell’inizio della pièce. Al centro storie di abusi e violenze. Di speranze e di poesia. Di muri costruiti e non più abbattuti. Di esclusione del diverso. “A tratti un pugno allo stomaco, a tratti una musica che unisce amori e storie. Uno spettacolo intenso che mescola movimento e parole, ricordi e il messaggio che escludere non porta mai a nulla”.

Biglietti in vendita al link: http://bit.ly/FUORI_STORIE_DAL_MANICOMIO

Costo 20 euro più prevendita.

g. m.

 

Città dell’Aerospazio e altri progetti per il futuro di Torino

Dal PRRI a MTCC / Presentato presso la Sala Trasparenza della Regione Piemonte Il Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI) dell’Area di Sviluppo complessa di Torino e lo stato di avanzamento lavori dei progetti MTCC e Città dell’Aerospazio.

Nel corso della conferenza stampa sono stati illustrati gli obiettivi principali del PRRI, con la promozione del rilancio di due settori strategici per il territorio, l’Automotive e l’Aerospazio e le modalità con cui è stato elaborato, che hanno visto un approccio partecipato con diversi attori presenti sul territorio.

Per raggiungere gli obiettivi dichiarati il PRRI prevede i seguenti strumenti: la creazione di un Polo di eccellenza per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel settore automotive e di un Polo di eccellenza per la ricerca l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel settore aerospazio. La Riqualificazione delle competenze, tramite l’Offerta formativa ordinamentale da parte di Atenei, ITS, Scuola secondaria superiore. Formazione professionale per occupati/disoccupati. Misure a sostegno della filiera produttiva, sia riguardo agli investimenti produttivi che alle attività di R&I.

 

Per sostenere gli investimenti produttivi il Mise ha stanziato 50 M€ per l’attuazione di un bando sullo strumento della L.181/89. Tale Bando sarà tarato sulle esigenze del sistema produttivo e degli obiettivi del PRRI. In ambito RS&I la Regione ha invece previsto 50 M€ per sostenere progetti collaborativi in R&S, per supportate la crescita delle start up, per sostenere grandi progetti di investimento sia in ambito produttivo che in ambito di ricerca e trasferimento tecnologico e altri 10 M€ destinati a strumenti di supporto alla formazione e riqualificazione delle competenze.

Lettera aperta al Presidente dell’Anci Antonio Decaro

Giorgio La Pira, il “Sindaco santo”che l’Anci dovrebbe onorare in vista  del Consiglio Nazionale del 7 luglio. Vale sempre di più riconoscersi nella testimonianza di grandi figure legate al mondo delle autonomie locali

In prossimità del 70°anniversario della elezione di Giorgio La Pira a Sindaco di Firenze, Giorgio Merlo, Sindaco di Pragelato e membro del Consiglio Nazionale dell’Anci, sollecita il “parlamentino”dell’Associazione dei Comuni, che ebbe Luigi Sturzo autorevole Vice Presidente nel periodo 1916-1923, a ricordare una figura straordinaria ( anche di amministratore locale) della politica italiana del Novecento.
Caro Presidente Decaro,
Giorgio La Pira, indimenticabile esponente del cattolicesimo politico, sociale e democratico italiano, viene eletto per la prima volta Sindaco di Firenze il 6 luglio 1951. Incarico che poi venne rinnovato nel 1961. Il prossimo 7 luglio è stato convocato a Roma il Consiglio Nazionale dell’Anci per discutere temi importanti e forse decisivi per salvaguardare il ruolo, la funzione e la qualità degli amministratori locali nel nostro paese. In particolare, e nello specifico, la figura del Sindaco oggi bistrattata e a rischio su più fronti.
Ora, caro Presioddente, sarebbe altresì importante prendere spunto da questo ricordo storico anche, e soprattutto, per rinfrescare e rilanciare la “mission” concreta del Sindaco nella società contemporanea e, al contempo, ridare lustro culturale ed ideale alle autonomie locali che hanno trovato proprio nel magistero concreto di moltissimi “primi cittadini” la loro ragion d’essere.
Al riguardo, il magistero istituzionale, la figura politica e l’operato amministrativo di Giorgio La Pira come Sindaco di Firenze restano scolpiti nella memoria e nella storia politica del nostro paese. E ricordare questa data e questo Sindaco al prossimo Consiglio Nazionale dell’Anci, peraltro importante per difendere ed esaltare questo ruolo amministrativo nello scacchiere istituzionale del nostro paese, ci offrirebbe anche l’opportunità per recuperare un retroterra – quello del cattolicesimo popolare – che resta costitutivo se non addirittura decisivo per la stessa credibilità ed autorevolezza dell’autonomismo locale nel nostro paese. Del resto, ricordare La Pira significa anche riscoprire la figura dei grandi Sindaci che hanno saputo, in periodi storici difficili e complessi, dare un respiro politico e culturale al loro operato. E chi, sotto questo versante, meglio di La Pira ha saputo fare di Firenze per molti anni il faro che illuminava una visione mondiale e globale della politica? Partendo, appunto, dall’ormai celebre “agire locale” e “pensare mondiale”.
Ecco perchè, caro Presidente, forse è giunto anche il momento che l’Anci a livello nazionale esca dalla continua logica della emergenza e riscopra, sino in fondo, quelle ragioni politico e culturali capaci di individuare nei Comuni e in chi li guida pro tempore uno snodo decisivo e fondamentale della qualità della nostra democrazia e del nostro vivere civile. Ma per centrare questi obiettivi è necessaria recuperare cultura politica e respiro ideale. E ricordare il magistero politico ed amministrativo di Giorgio La Pira al prossimo Consiglio nazionale dell’Anci, sotto questo versante, ci offre anche la concreta possibilità per rilanciare il ruolo delle autonomie locali partendo dalla figura e dalla funzione del Sindaco.
Cordialmente

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci.

Via le bottiglie di plastica dai laghetti della Falchera

Ieri  presso il Parco dei Laghetti di Falchera, volontari e volontarie hanno svolto la pulizia del piazzale Volgograd e dei laghetti dai rifiuti e catalogato le diverse tipologie di materiali raccolti, con un occhio particolare per le bottiglie di plastica, uno degli oggetti in cui è più facile imbattersi tra quelli dispersi nell’ambiente.

«L’Italia è uno dei maggiori consumatori globali di bottiglie di plastica per le acque minerali e le bevande, e ogni anno fino a 7 miliardi di queste bottiglie rischiano di finire disperse nell’ambiente», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

«Nonostante questi numeri impietosi, le grandi aziende continuano a immettere sul mercato enormi quantitativi di bottiglie di plastica, non assumendosi alcuna responsabilità riguardo il corretto riciclo e il recupero. Se vogliamo ridurre l’inquinamento da plastica nei nostri mari e mettere da parte la dipendenza da petrolio e gas fossile, è necessario che le grandi aziende promuovano subito l’impiego di contenitori riutilizzabili e prendano le distanze dallo sfruttamento dei combustibili fossili», conclude Ungherese.

In base ai dati diffusi di recente nel rapporto di Greenpeace “L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica”, ogni anno finiscono sul mercato italiano più di 11 miliardi di bottiglie in plastica: più del 60 per cento non viene riciclato, rischiando così di essere disperso nell’ambiente e nei mari.

Questi imballaggi generano inoltre 850 mila tonnellate di CO2 equivalenti, peggiorando la crisi climatica in atto. “Le aziende che nel nostro Paese continuano a fare enormi profitti con questo business inquinante sono San Benedetto, Nestlé-San Pellegrino e Sant’Anna per le acque minerali e Coca Cola, San Benedetto e Nestlé-San Pellegrino per il mercato delle bibite”, dicono a Greenpeace.

Renato Rascel, torinese “per caso” 

Trent’anni fa, il 2 gennaio del 1991, moriva dopo una lunga malattia Renato Rascel, nome d’arte di Renato Ranucci. Artista incredibilmente versatile, indimenticabile protagonista del teatro leggero italiano, nella sua lunga carriera di attore, comico, cantautore e ballerino si cimentò in moltissimi ruoli.

In molti, tra i non più giovanissimi, lo ricorderanno protagonista di moltissimi spettacoli dalla rivista alla commedia musicale, dall’intrattenimento televisivo e radiofonico all’operetta e al teatro. Non tutti sanno però che nacque “casualmente” a Torino il 27 aprile 1912, durante una tournée della compagnia di cui facevano parte i suoi genitori, il cantante di operetta Cesare Ranucci e la ballerina classica Paola Massa, artisti di opera comica che lavorarono anche con il grande Ettore Petrolini. Il piccolo Renato passò così i primi giorni di vita in una cesta dietro le quinte dove i genitori, a turno, si prendevano cura di lui tra una scena e l’altra. Venne poi battezzato  a Roma, nella basilica di San Pietro per volontà del padre “che volle confermare la sua romanità risalente a sette generazioni”. Nascendo in una famiglia d’artisti fu normale che anche Renato sentisse il richiamo della scena e così, fin  da piccolo, si ritrovò a calcare i palcoscenici di compagnie filodrammatiche e teatrali. L’esperienza lo portò a inventare un suo personaggio che lo rese riconoscibile al grande pubblico. La bassa statura e il fisico esile gli suggerirono la celebre, esilarante e surreale  interpretazione del Corazziere. Elaborò sketch e canzoni diventate pietre miliari della rivista, al fianco di attori e autori come Garinei e Giovannini. I ragazzini della mia generazione lo ricordano in televisione con la veste talare del protagonista de “I racconti di padre Brown”, sceneggiato prodotto e messo in onda dalla Rai nel 1970. Risale a quello stesso anno la sua ultima  interpretazione in una commedia musicale di Garinei e Giovannini (Alleluja brava gente) dove Rascel ebbe l’onere di sostituire all’ultimo istante il famosissimo  Domenico Modugno con un giovane Gigi Proietti, pressoché sconosciuto al pubblico.

Marco Travaglini

La regione punta sull’infermiere di famiglia e di comunità per migliorare le prestazioni sul territorio

SANITA’ PIEMONTE, LA REGIONE APPROVA LE LINEE DI INDIRIZZO PER GLI INFERMIERI DI FAMIGLIA E DI COMUNITA’. L’ASSESSORE ALLA SANITA’, LUIGI ICARDI: «NUOVA SPINTA ALL’ASSISTENZA SUL TERRITORIO E A DOMICILIO»

Su proposta dell’assessore alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, la Giunta regionale ha approvato le linee di indirizzo in materia di infermiere di famiglia e di comunità.

«Coerentemente con la nuova strategia di potenziamento dell’assistenza territoriale e domiciliare – spiega l’assessore Icardi -, l’implementazione della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità mira a promuovere modelli organizzativi integrati, attività di prevenzione e promozione della salute, percorsi di presa in carico della cronicità, in stretta correlazione con il Piano nazionale della cronicità e il Piano nazionale della prevenzione. Attraverso gli infermieri di famiglia e di comunità, l’obiettivo è migliorare l’appropriatezza delle prestazioni e l’integrazione territorio-ospedale-territorio, ridurre gli accessi impropri (codice bianco) al Pronto soccorso, ridurre la riammissione in ospedale a 30 giorni dopo la dimissione al domicilio, incrementare la partecipazione dell’utenza ai programmi di screening… Il sistema sanitario è chiamato ad anticipare i bisogni dei pazienti e a seguirli in maniera continuativa lungo tutto il percorso assistenziale, secondo una sanità di iniziativa integrata con i servizi sociali. Tutto ciò, tenendo in particolare conto il progressivo invecchiamento della popolazione, l’incremento di persone con almeno una patologia cronica (40,8% della popolazione), le condizioni di co-morbidità in soggetti over settantacinquenni (66,6%) e la progressiva semplificazione della dimensione e composizione delle famiglie, con il 29,6% delle persone over sessantacinquenni che vivono sole».

Il documento di indirizzo approvato dalla Regione scaturisce dallo specifico gruppo di lavoro costituito dalla Direzione Sanità regionale, con il coordinamento dei Settori Sistemi organizzativi e Risorse umane del Servizio sanitario regionale e del Settore Programmazione sanitaria e socio-sanitaria, la partecipazione degli Ordini delle professioni infermieristiche, delle Università di Torino e del Piemonte Orientale, dell’Associazione infermieri di famiglia e di comunità (AIFeC) e di alcune Asl che in via sperimentale avevano già inserito tali professionisti sul campo.

L’Infermiere di famiglia e comunità (IFeC) ha come focus di interesse l’individuo, la famiglia, la comunità e la casa come ambiente in cui i membri della famiglia possono farsi carico dei problemi di salute.

Si tratta di una risorsa professionale che opera all’interno del Distretto socio-sanitario e si inserisce nell’organizzazione territoriale aziendale quale ulteriore tassello di integrazione dei setting territoriali.

Opera in stretta sinergia con i medici di medicina generale e tutti gli altri professionisti coinvolti nella gestione della sanità territoriale, specie per quei casi in cui si rende necessaria la presa in carico negli ambulatori della cronicità a livello distrettuale o nelle Case della Salute o negli ambulatori associati.

L’azione dell’Infermiere di famiglia e comunità è articolata su più livelli:

– ambito distrettuale, attraverso azioni ed interventi all’interno della rete assistenziale del distretto in integrazione con gli altri professionisti;

– ambito individuale e familiare, attraverso interventi diretti e indiretti che hanno la persona e la famiglia come destinatari, con l’obiettivo di favorire la promozione e il mantenimento della salute della persona attraverso il rafforzamento della sua autonomia e il mantenimento della persona al proprio domicilio evitando il ricorso alle strutture di ricovero;

– ambito comunitario, attraverso azioni rivolte alle comunità, all’interno di una rete di relazioni e connessioni formali e informali, con l’obiettivo di favorire l’attivazione e l’integrazione tra i vari operatori sanitari e sociali e le possibili risorse formali e informali presenti sul territorio utili a risolvere problematiche inerenti i bisogni di salute.

Il titolo preferenziale per l’acquisizione delle competenze in questo ambito è il master universitario di primo livello in Infermieristica di famiglia e di Comunità.

Per coloro che non sono in possesso del master, saranno previsti dei percorsi formativi specifici di tipo regionale, progettati in collaborazione con gli atenei piemontesi, necessari per l’acquisizione delle competenze minime. A tal proposito, sarà costituito un comitato scientifico che coinvolgerà rappresentanti della Regione Piemonte, delle Università degli Studi di Torino e degli Studi del Piemonte Orientale e delle Aziende sanitarie per la formazione dei professionisti e per assicurare l’adeguatezza e la coerenza dei contenuti e delle metodologie del corso regionale.

Sorpreso nel bar con 10 involucri di eroina

Arrestato trentaduenne senegalese

I poliziotti del Comm.to Barriera Milano, transitando lo scorso giovedì sera davanti a un bar di corso Emilia, hanno notato un cittadino straniero che alla vista della Volante si è alzato dai tavolini esterni e si è introdotto all’interno del locale. Gli agenti hanno dunque fermato la marcia del veicolo per appurare il motivo di tale comportamento; una volta nel bar, hanno sorpreso l’uomo, un senegalese di 32 anni, all’interno di una saletta sul retro, intento a disfarsi goffamente di un fazzoletto di carta. Recuperato il fazzoletto, hanno rinvenuto al suo interno 10 involucri termosaldati di eroina, per un peso di 4 grammi. L’uomo, irregolare sul Territorio Nazionale, è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

Spaccata e fuga

Arrestato per tentato furto dagli agenti della Squadra Volante


Nei giorni scorsi intorno alle 6.30, gli agenti della Squadra Volante intervengono in via Cavour per una segnalazione di danneggiamento. Un uomo con un grosso sasso ha infranto la vetrina di un esercizio commerciale ma dopo essere stato notato si è dato alla fuga su una bici.

Giunti nei pressi, i poliziotti intercettano l’uomo trovandolo nascosto tra le auto in sosta in via Doria e lo arrestano per tentato furto e resistenza. Il reo, infatti, durante le fasi del segnalamento è andato in escandescenze per evitare la procedura. Nella circostanza, ha anche minacciato e ingiuriato i poliziotti. Per lo straniero, un cittadino marocchino, è scattata la denuncia per ingiurie e per il possesso di una chiave inglese della quale è stato trovato in possesso.

Banda ultralarga nei Comuni montani: “Tempi biblici”

I Sindaci di Comuni montani e Presidenti di Unioni montane piemontesi hanno rappresentato al Presidente Uncem Roberto Colombero molte difficoltà rispetto all’attuazione dei Piano Banda ultralarga.

“I Comuni, i Sindaci, non hanno certezza sui tempi dei lavori, dall’inizio al collaudo, non hanno informazioni rispetto al collaudo dove i lavori si sono apparentemente conclusi, non hanno informazioni relative a ‘come stanno insieme’ FWA e fibra, non hanno info da dare ai cittadini relative a costi e a chi, quale operatore attiverà il servizio, non sanno perché la fibra arriva in un tombino sotto casa e come da lì si può fare richiesta affinché entri in casa, non sanno cosa dire agli Amministratori di condominio, non riescono a comprendere come si evolvono i Piani e i lavori lungo una stessa asta di valle – sottolinea Colombero – Molti Comuni hanno ricevuto proposte non certo “offerte”, da operatori telco, per portare la fibra negli uffici pubblici e nelle sedi della PA anche con 180 euro di costo mensile (per ogni sede) di abbonamento. Un po’ troppo direi. Un Comune in particolare avrebbe ricevuto una proposta con costo di attivazione della BUL negli uffici vicino ai mille euro una tantum. Aggiungo a questo i forti e permanenti malumori rispetto allo stato delle strade ove sono state scavate le minitrincee. Un problema non certo residuale”.
Uncem chiede alla Cabina di regia regionale piemontese di capire dove si è arrivati con l’attuale Piano e dove si dovrà arrivare con il nuovo Piano. Quello cioé del PNRR che, come scrive la scheda della Componente, raggiungerà le “case sparse”. E dovrà essere attuato parallelamente al 5G con oltre 6,3 miliardi di euro disponibili. “Non nascondo che i Sindaci difficilmente si orientano in mezzo a queste situazioni – prosegue il Presidente Uncem – tra carenza di informazioni e oggettiva difficoltà a capire termini, piani, scelte e poi a trasferirle ai cittadini e ai turisti che bussano alla loro porta. Non possiamo in alcun modo lasciarli con il cerino in mano”.
Uncem ribadisce che occorre intrecciare le vicende legate alla telefonia mobile, al Piano BUL per i dati, alla TV che non si vede in troppi territori e che avrà il cambio di frequenze, pericolosissimo nelle Valli, ma di cui nessuno finora parla. “Con tutte le risorse pubbliche, nostre, investite dal Piano BUL, nessuno può permettere e consentire che questo fallisca – sottolinea Roberto Colombero – Ci crediamo fortemente e dobbiamo agevolare il lavoro, le conoscenze, le consapevolezze dei Sindaci. Serve urgente chiarezza, da fare nella cabina di regia piemontese”.

La ripresa incomincia a sentirsi, balzo dell’export

La ripresa economica inizia a sentirsi e  coinvolge settori e territori che nei mesi scorsi avevano registrato difficoltà

L’indagine congiunturale trimestrale realizzata a giugno da Confindustria Piemonte e dall’Unione Industriale di Torino fa ben sperare.

Tutti gli indicatori registrano il segno più sia nel manifatturiero sia nel terziario.

Sono  1.200 le imprese del campione  e tutte si attendono, per i prossimi mesi, una crescita di attività e ordini. I saldi complessivi riferiti a produzione e ordinativi migliorano di oltre 10 punti percentuali, dopo i 17-18 punti guadagnati a marzo. L’export, in particolare, accelera dopo un lungo periodo di difficoltà. Diminuisce il ricorso alla cassa integrazione, che sta tornando a livelli fisiologici. Crescono le imprese che hanno in programma investimenti significativi. Aumenta anche l’ utilizzo di impianti e risorse, oggi sui valori medi di lungo periodo. Ottimistiche  anche le attese delle imprese sotto i 50 addetti), seppur con  indicatori  meno positivi.