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PerTravel: il box che dà più “valore” al trasporto d’organi

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Al via la campagna di crowdfunding per accelerarne la realizzazione. Dona anche tu,  bit.ly/PerTravel_pdb 

 

Parte il 20 settembre sulla piattaforma Produzioni dal Basso il crowdfunding, la raccolta fondi dedicata al progetto PerTravel, un contenitore all’avanguardia in grado di trasportare organi, tessuti e cellule: garantendo sicurezza, maggiore tracciabilità dell’organo (o del materiale biologico) lungo tutto il percorso, dal prelievo dal soggetto donatore al trapianto nel ricevente. Un progetto importante che sottolinea la vocazione di Fondazione D.O.T. (Donazione Organi Trapianti Onlus): fare, promuovere e sostenere la ricerca in ambito trapiantologico.

 

Il valore del box non si lega soltanto alla novità dell’impiego dei materiali, ma acquista rilevanza per la sua finalità. Superare le attuali criticità del trasporto d’organi, posti in sacchetti o contenitori di plastica, circondati da ghiaccio con rischi di alterazione della temperatura tali da poter contaminare la salute dell’organo fino a renderlo inutilizzabile, offrendo una soluzione che consente di ottimizzare la temperatura intorno ai 4-8° a seconda della tipologia d’organo trasportata, preservandola costante nel tempo, anche fino a 24 ore. Valore che si traduce in più sicurezza per il paziente e garanzia di miglior successo del trapianto.

 

Il progetto vede il coinvolgimento di più enti promotori e partner: Fondazione D.O.T. , capofila dello studio di ricerca, e il Politecnico di Torino, supportati dall’azienda Aferetica SRL, impresa innovativa con esperienza nel settore dell’intensive care, della cardiologia e dei dispositivi medici in genere, e dal Centro Regionale Trapianti del Piemonte – Valle d’Aosta, ente di riferimento per il sistema di donazione e trapianto con funzione di coordinamento del trasporto dei campioni biologici, delle équipe sanitarie e degli organi e dei tessuti nel territorio di competenza. Insieme alleati per proteggere la vita di chi è in attesa di un trapianto. Per donare: bit.ly/PerTravel_pdb

 

La ricerca e la felicità

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

 

Nei giorni scorsi il National Bureau of Statistics of China, l’omologo del nostro ISTAT, insieme al ministero della scienza e a quello delle finanze, ha pubblicato il “Communiqué on National Expenditures on Science and Technology in 2020”.

 

Si tratta di un dettagliato rapporto sull’andamento della spesa nazionale in ricerca e sviluppo.

 

La crescita, superiore al 10%, ha ancora una volta superato quella dell’economia cinese, portando gli investimenti in ricerca al 2,4% del PIL.

 

In valore assoluto i cinesi investono oggi nella ricerca il doppio dei giapponesi, più di due volte e mezzo dei tedeschi e la metà degli americani.

 

Le cifre assumono una dimensione ancora più significativa (ed esprimono più correttamente l’impegno finanziario) se aggiustate per il loro potere di acquisto (con la stessa somma si possono acquistare quantità diverse degli stessi beni, a seconda del loro prezzo, nei diversi Paesi): emerge così che le somme investite dalla Cina eguagliano ormai quelle degli USA, sono 3 volte il Giappone e 5 volte la Germania.

 

Non a caso lo stesso giorno il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese ha pubblicato il piano strategico quindicennale per trasformare la Cina in una superpotenza nella proprietà intellettuale.

 

La cosa può apparire sorprendente viste le cruente battaglie combattute per anni tra le aziende occidentali e le autorità di Pechino per ottenere il riconoscimento dei brevetti, violati o copiati dalle imprese cinesi.

 

Si tratta di un altro segnale del cambiamento di marcia della politica economica sotto la guida di Xi Jinping.

 

Dopo la stretta sulle multinazionali private e quella sul settore immobiliare (che sta portando al fallimento controllato del colosso nazionale China Evergrande) appare sempre più chiaro che il timone della corazzata cinese stia puntando con decisione sull’innovazione di Stato e sulla riduzione della speculazione e della corruzione.

Il settore immobiliare costituisce più di un quarto del PIL cinese (negli USA è intorno al 6-7%) ed è stato uno dei motori che ne hanno maggiormente sostenuto la crescita negli ultimi 30 anni ma questo ha generato una bolla fatta di prezzi elevatissimi, debiti esorbitanti ed enormi investimenti improduttivi (intere città create e rimaste desolatamente disabitate).

 

Basti pensare che per acquistare un appartamento in una grande capitale occidentale servono tra le 13 (a San Francisco) e le 22 volte il reddito medio annuo mentre a Pechino occorre destinare all’acquisto l’equivalente di 50 stipendi.

 

Anche la ulteriore stretta appena annunciata dal governo cinese, sull’utilizzo delle criptovalute per i pagamenti, può essere ricondotta alla campagna di riduzione delle operazioni speculative, di un maggiore controllo dei flussi finanziari e, di non trascurabile importanza, del contenimento delle emissioni inquinanti.

 

La Cina sta da tempo cercando di proporsi come paladina delle energie rinnovabili (è la sede dei maggiori produttori di impianti fotovoltaici) con l’obiettivo di uscire dalla lista dei Paesi più inquinanti del pianeta.

 

La produzione dei bitcoin comporta, infatti, enormi consumi di energia che in estate è fornita, a basso costo, dai molti impianti idroelettrici che, foraggiati dalle abbondanti piogge, hanno un eccesso di produzione, ma che nella stagione secca fanno ricorso a inefficienti, inquinanti e spesso abusive e pericolose, miniere di carbone ancora presenti in tutta la Cina centrale.

 

A questo proposito va sottolineato come sin dalla prima violenta presa di posizione del Comitato del Partito, lo scorso maggio, i grandi “minatori” stanno spostando i loro attrezzi (enormi computer, trasportati da altrettanto imponenti autotreni) verso Paesi più accoglienti ed il Texas sta diventando una delle destinazioni preferite.

 

Ad inizio anno i tre quarti dell’“estrazione” complessiva di bitcoin veniva fatta nel celeste impero e si stima che oggi si sia più che dimezzata.

Più in generale, il ruolo del mercato privato in Cina rimarrà importante ma circoscritto alle aree non ritenute strategiche e funzionali alla crescita del benessere nazionale.

 

Lo standard, il livello di innovazione, richiesto per competere nei mercati internazionali sta crescendo con sempre maggiore rapidità e rimanere indietro oggi vorrà dire trovarsi soli, nel deserto, senza viveri né acqua, domani.

 

L’ Italia investe in ricerca e sviluppo circa l’1,47% del Pil (di cui lo 0,93% da parte delle imprese private, dati ISTAT 2019): la Germania e gli Stati Uniti quasi il 3% e la media dei primi 40 Paesi l’ 1,75%.

 

La buona notizia per la nostra regione è che il Piemonte si trova (secondo il rapporto ISTAT pubblicato un anno fa) al vertice con il un il 2,17% del PIL speso in ricerca.

 

C’è un lungo cammino da percorrere ma prima bisognerà costruire strade sicure (come le infrastrutture digitali) che ci possano consentire di tornare a correre.

 

Le nostre nuove generazioni di imprenditori stanno mostrando, con le loro “startup”, una grande vivacità come testimoniato nella, appena terminata a Torino, seconda edizione della Italian Tech Week.

 

Questo importante evento (che merita un prossimo “Puntaspilli” ad hoc) ha riunito nella nostra città innovatori di tutto il mondo, lanciando importanti segnali sulle opportunità che ci vengono offerte dalle nuove tecnologie.

 

Risulta perciò chiaro come nella “ricerca della felicità” (economica) la parola chiave potrebbe proprio essere la prima.

 

La speranza in un futuro dove le grandi potenzialità del nostro Paese possano tornare a dare i loro frutti ha quindi tutti gli elementi per essere alimentata.

 

D’altronde, come ha ricordato l’ospite d’ onore della kermesse torinese, Elon Musk, è sempre meglio essere ottimisti e sbagliare qualche volta che essere pessimisti ed avere sempre ragione.

 

 

Salvini in Barriera di Milano a Torino

Riceviamo e pubblichiamo i comunicati stampa e i taccuini elettorali delle forze politiche, delle liste e dei candidati alle elezioni comunali: scrivere a redazioneweb@iltorinese.it

Mercoledì 29 settembre Matteo Salvini e Riccardo Molinari alle ore 18 a Torino e alle ore 21 a Novara a sostegno dei candidati sindaco Damilano e Canelli

 

Mercoledì 29 settembre alle ore 18  il Segretario Federale della Lega, sen. Matteo Salvini, accompagnato dall’on. Riccardo Molinari, Presidente dei Deputati della Lega in Parlamento, e Segretario della Lega Piemonte, ritorna a Torino per un incontro con i cittadini in Barriera (Corso Palermo, angolo via Sesia) per chiedere un voto per la Lega alle prossime elezioni comunali del 3 e 4 ottobre, a sostegno del candidato sindaco del centro destra Paolo Damilano.

Successivamente, alle ore 21 sempre di mercoledì 29 settembre, Matteo Salvini e Riccardo Molinari saranno a Novara (Piazza delle Erbe) a sostegno del sindaco di Novara, Alessandro Canelli, che si ricandida alla guida della città, appoggiato da tutto lo schieramento di centro destra.

Vaccini, terza dose: “Gli infermieri italiani sono tutti a rischio”

Nursing Up De Palma: «Gli infermieri italiani sono tutti a rischio. Riservare la priorità nella somministrazione della terza dose solo ad alcune categorie di operatori sanitari potrebbe funzionare se esistessero piani di prevenzione omogenei e di massa, con screening finalizzati alla previa valutazione dell’assetto immunologico di tutti gli operatori sanitari ai fini della loro successiva collocazione o meno nelle categorie prioritarie».

Il Presidente del Sindacato: «Se il CTS ha deciso che deve esserci la terza dose, allora terza dose sia! E’ sacrosanto dare la priorità a quegli infermieri, a quei medici e a quegli OSS che presentano gravi patologie pregresse, ma nessuno dimentichi che tutti gli infermieri sono a rischio, e che anche chi non lamenta patologie pregresse conclamate può presentare un quadro immunologico delicato e potrebbe infettarsi di nuovo». 

«Se terza dose deve essere, anche per gli operatori sanitari, terza dose sia. Prendiamo atto del via libera del CTS. Prima di tutto, non entriamo nel merito della decisione del Comitato Tecnico Scientifico, che di concerto con il Ministero della Salute, ha stabilito nelle ultime ore, dando il suo assenso, questo emerge dalle parole del portavoce Brusaferro, di sottoporre alla terza dose, da subito, anche quegli operatori sanitari ritenuti a rischio, al pari di ottantenni e cittadini immuno-depressi.

Ben venga ed è sacrosanto che venga data priorità a quegli infermieri, a quei medici, a quegli Oss, che presentano gravi patologie pregresse. 

Ma non possiamo “gettare nel dimenticatoio” tutti gli altri, cioè quelli  che si sono spezzati la schiena nei turni massacranti dell’emergenza sanitaria, e che ogni giorno, da mesi, sono a rischio più di qualunque altra categoria di lavoratori.

Chiediamo pertanto ulteriori approfondimenti dedicati proprio a loro, indagini accurate, per comprendere, in breve tempo, se è scientificamente consigliabile o meno di allargare la terza dose a tutti gli operatori sanitari. Insomma, qualcuno ci dica, finalmente, numeri dell’evidenza scientifica alla mano, se e in quale percentuale decresce la copertura vaccinale nel tempo. E soprattutto, quali livelli percentuali di copertura i vaccini riescono a garantire contro la variante Delta, notoriamente più pervasiva di quella Alfa, dalla quale tutto ebbe inizio.

Per quanto ne sanno molti di noi, nei pronto soccorso pieni zeppi di ricoveri, alle prese con croniche carenze di personale, nelle centrali operative, nei reparti nevralgici degli ospedali, all’interno di strutture vetuste, i colleghi vaccinati nei primi mesi del nuovo anno, potrebbero oggi essere interessati ad una riduzione della propria immunità. 

Chi si prenderà la responsabilità di vagliare caso per caso?

E se qualcuna di queste indagini arrivasse in ritardo, o se un infermiere già vaccinato, di servizio in un pronto soccorso, di base in buona salute, ma con un livello anticorpale basso, diventasse, una volta infettato, dal momento che è a costante contatto con decine di persone ogni giorno, veicolo di contagio per un collega, un paziente o un suo stesso familiare a sua volta immuno-depresso, non ancora sottoposto a terza dose, mettendo a rischio  l’incolumità di quest’ultimo?

Ogni giorno quegli infermieri eventualmente soggetti ad un  abbattimento dei loro livelli di immunità, potrebbero diventare veicolo inconsapevole di infezione per altri malati, per i colleghi, per i loro stessi familiari.

Anche chi non presenta patologie pregresse conclamate, ma possiede un quadro immunologico più delicato potrebbe infettarsi di nuovo. I recenti dati ISS lo confermano, con la media di 47/48 infermieri al giorno già vaccinati che si re-infettano. In definitiva, anche se questi numeri non hanno le caratteristiche preoccupanti del passato, sono un segnale che dovrebbe spingere le autorità sanitarie ad ulteriori approfondimenti. Bisogna capire soprattutto in che condizioni immunologiche si trova la maggior parte degli operatori vaccinati tra  gennaio e febbraio.

Occorrono indagini, che fino a questo momento nessuno ci ha confermato di aver effettuato: quando si esaurisce effettivamente l’immunità del vaccino? Nessuno mai ha risposto in modo preciso a questo nostro quesito chiave».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Da mesi abbiamo chiesto, al Ministero della Salute, pubblicamente,   uno studio accurato sull’efficacia del vaccino in relazione alle nuove varianti. 

Continuiamo a sollecitare pubblicamente  tutte le aziende sanitarie a monitorare, con screening costanti, le condizioni di salute degli operatori sanitari già vaccinati da mesi. E’ necessario  aspettare di re-infettarsi,  prima di sapere, finalmente, se gli effetti del vaccino si sono ridotti dopo sei/otto mesi?

Indagini accurate, regolamentazione precisa, prevenzione, controlli a tappeto sulla salute di tutti gli operatori sanitari del SSN. Non si può prescindere da tutto questo.

In riferimento a tutto ciò, non possiamo che stigmatizzare il comportamento di certe aziende, e parliamo di datori di lavoro responsabili della salute dei dipendenti del SSN, che si ricordano di effettuare tamponi di massa e dosaggi anticorpali solo nel momento in cui esplode un focolaio. Ricordiamoci, da ultimo  cosa è accaduto di recente nel Lazio, in Sicilia e in ordine di tempo in Campania, con nuovi casi di infermieri già vaccinati e contagiati. 

Non è nostra competenza entrare nel merito della decisione dell’approvazione della terza dose, ma chiediamo chiarimenti definitivi da parte della comunità scientifica sull’effettiva durata dell’immunità per coloro che si sono già vaccinati da mesi, tutto questo vale per gli operatori sanitari, così come per i cittadini.

Per come la vediamo noi, gli infermieri italiani sono tutti a rischio. Riservare la priorità nella somministrazione della terza dose solo ad alcune categorie di operatori sanitari potrebbe funzionare se esistessero piani di prevenzione omogenei e di massa, con screening finalizzati alla previa valutazione dell’assetto immunologico di tutti gli operatori sanitari ai fini della loro successiva collocazione o meno  nelle categorie prioritarie.

Alle Ogr una collettiva per riflettere sulla trasformazione del lavoro nel contesto post-industriale e digitale

Dal 25 settembre 2021 al 16 gennaio 2022 OGR Torino presenta Vogliamo tutto. Una mostra sul lavoro, tra disillusione e riscatto, a cura di Samuele Piazza con Nicola Ricciardi: una collettiva per riflettere sulla trasformazione del lavoro nel contesto post-industriale e digitale, tra coscienza e disillusione, precarietà e riscatto.

In OGR Torino, luogo simbolo della transizione verso nuovi modelli di produttività, le installazioni, le sculture, i video e le performance di tredici artisti invitano a osservare i resti di un recente passato industriale e le ambivalenze di nuove condizioni lavorative.

Vogliamo tutto prende il titolo da un romanzo dell’artista e scrittore Nanni Balestrini pubblicato nel 1971. Il libro racconta l’autunno caldo della Torino del 1969, in una lettura animata e partecipe dei cambiamenti della società italiana di quegli anni. La mostra indaga la condizione contemporanea, senza proporre soluzioni definitive ma invitando i visitatori a un ripensamento della propria posizione nello scenario lavorativo contemporaneo.

Due filoni discorsivi attraversano idealmente il percorso espositivo. Le opere esposte al Binario 1 si concentrano sulla transizione dalla società industriale a quella post-industriale, e sulla necessità di re-immaginare un futuro che si faccia carico dei lasciti materiali, sociali e ambientali di quel modello. Tra questi, il video di Kevin Jerome Everson, Century, che riprende la demolizione dell’omonimo modello di automobile, l’indagine sociale di LaToya Ruby Frazier, The Last Cruze, che testimonia le conseguenze della chiusura di uno stabilimento automobilistico sulla comunità di Lordstown, Ohio, e la monumentale installazione di Mike Nelson, The Asset Stripper, in cui materiali recuperati da industrie dismesse paiono fantasmi di un’epoca passata.

Al Binario 2 l’indagine prosegue focalizzandosi sul lavoro digitale e su come il suo avvento abbia cambiato, radicalizzato o, in alcuni casi, lasciato invariate alcune questioni del mondo del lavoro. Come, ad esempio, in Technologies of Care di Elisa Giardina Papa, una raccolta di interviste a operatrici online di servizi di cura alla persona, rappresentanti di una forza lavoro invisibile, o nelle xilografie The Manual Labor Series di Sidsel Meineche Hansen, che pongono l’attenzione sulla falsa ideologia della scomparsa del lavoro fisico. E ancora nell’installazione video In Real Life di Liz Magic Laser che, in forma di reality show, svela il labile confine tra lavoro e tempo libero grazie al coinvolgimento di cinque gig-worker alla ricerca di un nuovo equilibrio.

Come in un invito alla consapevolezza, alla ricerca di nuove possibilità e di alternative al sistema attuale, il percorso espositivo si chiude con opere che richiamano rivendicazioni del passato: A Call to Arms: Building a Fem Army di Andrea Bowers, su cui campeggiano tre figure femminili in un ideale manifesto per la lotta femminista intersezionale, e Vogliamo Tutto Brickbat di Claire Fontaine, in cui la copertina dell’omonimo libro di Balestrini avvolge un mattone simbolo di protesta e scardinamento.

Vogliamo tutto era una dichiarazione massimalista e concisa, che rifletteva le aspirazioni di una classe operaia in sciopero contro lo sfruttamento e implicava migliori condizioni di lavoro, salari commisurati allo sforzo, tempo libero e il diritto a un reddito estraneo al lavoro salariato. A cinquant’anni dalla pubblicazione, si può dire che molte delle questioni sollevate nel libro siano cambiate senza una vera soluzione, rendendo solo più complesso identificare cause e modi di affrontare una nuova precarietà in un contesto globale.

Nel mondo occidentale di oggi – che si sta allontanando dalla produzione industriale e dall’idea del posto di lavoro tradizionale – come sono state riformate le lotte e le richieste degli anni Settanta?

In che modo il lavoro e la sua deregolamentazione all’interno delle dinamiche neoliberiste hanno influenzato la capacità di lottare per i diritti?

In una società in cui il lavoro e il tempo libero spesso non hanno più distinzioni, e dove la pandemia di Covid-19 aggiunge ulteriori sfide ogni giorno, ha ancora senso volere tutto?

Artisti in mostra: Andrea Bowers, Pablo Bronstein, Claire Fontaine, Tyler Coburn, Jeremy Deller, Kevin Jerome Everson, LaToya Ruby Frazier, Elisa Giardina Papa, Liz Magic Laser, Adam Linder, Sidsel Meineche Hansen, Mike Nelson, Charlotte Posenenske.

Calendario performace di Adam Linder | Duomo di OGR, dalle ore 14 alle 20

– 25-26 settembre 2021 | Service No. 1

– 2-3 ottobre 2021 | Service No. 1 + Service No. 5

– 30-31 ottobre 2021 | Service No. 1

– 5-7 novembre 2021 | Service No. 1 + Service No. 5

– 15-16 gennaio 2022 | Service No. 1

Le performance sono eseguite da Delphine Gaborit, Service No. 1 e Leah Katz, Justin Francis Kennedy, Robert Fredrik Stanley Malmborg, Noha Ramadam, Stephen Clifford Thompson, Anna Lea von Glasenapp, Service No. 5

OGR Public Program

– Martedì 28 settembre h 18.30 | Come tutto finì (e anche un poco perchè)

– Sabato 2 ottobre h 18.30 | The Last Cruze, a Torino Una conversazione tra LaToya Ruby Frazier e Samuele Piazza

Attività educative

Vogliamo tutto, e di più: attività in mostra e dintorni

Calendario completo

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ORARI DI APERTURA E INFO

giovedì e venerdì dalle 12 alle 20

sabato e domenica dalle 10 alle 20

Ingresso gratuito Prenotazione necessaria per laboratorio e visite guidate su sito www.ogrtorino.it

In ottemperanza al D.L. del 23 luglio 2021, n. 105, per accedere in mostra è necessario presentare il Green Pass

Trasporti, ambiente, economia in vista del Vtm

Martedì 28 settembresi terrà una giornata di approfondimento in avvicinamento all’edizione 2022 di VTM Torino – Vehicle & Transportation Technology Innovation Meetings (30-31 marzo), business convention che riunisce la comunità industriale della mobilità: produttori di veicoli, fornitori di componenti, istituzioni, società di ingegneria e fornitori di servizi.

L’evento, sostenuto da Regione Piemonte e Camera di commercio di Torino ed organizzato dalla società internazionale specializzata abe – advanced business events in collaborazione con Ceipiemonte, avrà luogo presso il Centro Internazionale di Formazione dell’ILO, in viale Maestri del Lavoro 10 a Torino, e potrà essere seguito anche online previa iscrizione su https://italy.vehiclemeetings.com/september-28-2021

Dopo i saluti dell’assessore all’Internazionalizzazione della Regione Piemonte e dei presidenti della Camera di commercio di Torino, Confindustria Piemonte e Ceipiemonte, la comunità internazionale della mobilità e dei trasporti terrestri si confronterà sulle tematiche industriali di maggiore interesse, e in particolare sui temi della guida autonoma, della connettività e della cyber security, dell’elettrificazione dei veicoli e delle batterie, dell’idrogeno, dei sistemi di propulsione sostenibili e dell’innovative manufacturing. In particolare, alcuni tra i principali stakeholder del settore approfondiranno le sfide e le opportunità per la crescita del business focalizzandosi su argomenti come veicoli elettrici, ibridi e a idrogeno, software-defined vehicles ADAS, connettività, sicurezza informatica, micromobilità, produzione avanzata e molto altro.

Venezia-Torino 1-1, Aramu risponde a Brekalo

Sesta giornata di campionato

Un punto a testa che fa classifica per entrambe le compagini.
All’iniziale vantaggio di Brekalo (56′) ha risposto Mattia Aramu su calcio di rigore al 78′. Granata in dieci nel finale per l’espulsione di Djidji che ha causato il rigore,come contro la Lazio,stesso identico punteggio,con i granata in vantaggio in entrambe le gare e così
Venezia e Torino si spartiscono la posta in palio al termine di una gara che si è infiammata nel secondo tempo.I granata di Juric, trovano il vantaggio al 56′ grazie a Brekalo, bravo a segnare  su assist di uno scatenato Singo.L’episodio che cambia ancora il volto del match e decide il pari vede protagonista in negativo,il centrale del Torino Koffi Djidji – ammonito appena tre minuti prima – stende in area di rigore Okereke ed incassa la seconda ammonizione con conseguente espulsione.Dal dischetto va l’ex granata Mattia Aramu che batte Milinkovic-Savic e regala il pareggio ai lagunari di Zanetti,anche lui ex granata.Il Torino raggiunge la Juve a quota 8 punti verso un tranquillo centroclassifica e sabato sarà un gran bel derby:alle ore 18 Torino-Juventus.

Vincenzo Grassano

Vaccini over 60, le Asl scriveranno una lettera per cercare di convincere gli indecisi

 LA REGIONE HA DATO INDICAZIONE ALLE ASL DI CONVOCARE I 158 MILA CHE NON HANNO ANCORA ADERITO

Nella consueta riunione del lunedì dell’Unità di Crisi, alla presenza del Presidente della Regione, si è nuovamente affrontato il tema degli over 60 non ancora vaccinati. Al momento in Piemonte, su una popolazione di oltre 1,4 milioni rientranti in questa classe di età, ha già aderito il 90% e di questi oltre il 95% ha già completato il ciclo vaccinale. Ne mancano all’appello ancora 158 mila, inclusi 6 mila che hanno contratto il Covid negli ultimi 6 mesi. Come ulteriore tentativo per convincere gli indecisi, la Regione ha dato indicazione alle Asl di competenza di inviare a ciascuno di loro una lettera a casa, con una prenotazione (data, ora e luogo) per essere vaccinati, specificando che, pur non esistendo un obbligo, la vaccinazione rappresenta uno strumento di prevenzione fondamentale. Lo confermano i dati sui ricoveri in terapia intensiva che attualmente in Piemonte interessano per il 74% persone non vaccinate. L’iniziativa spiegano il Presidente e l’Assessore alla Sanità va ad aggiungersi alle altre che la Regione ha già messo in campo negli ultimi mesi (dagli accessi diretti alla scelta del vaccino) per ampliare il più possibile la platea degli over 60, la più esposta alle forme gravi della malattia.

La vicequestora che si ribella e un green pass mal applicato

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

L’attacco frontale e pregiudiziale al green pass e alla stessa vaccinazione di massa ha raggiunto dei punti intollerabili perché gli assembramenti non vanno permessi, avvalendosi dei poteri di prefetti e questori. Non si tratta di restrizione della libertà, ma di tutela della salute dei cittadini.

Il fatto che una vicequestora di Roma non abbia esitato a partecipare ed a parlare ad una manifestazione no green pass  rappresenta un fatto di inaudita gravità perché’ un funzionario di  polizia deve rimanere sempre sub lege e non  può esprimersi   contra legem. Il fatto che molti anni fa la  Polizia sia stata smilitarizzata nel clima demagogico degli anni 70 è una delle cause di questa  situazione che, ad esempio, un carabiniere con le stellette non si sognerebbe mai neppure di pensare. Ma il fatto di non avere le stellette non giustifica atti di insubordinazione che vanno sanzionati disciplinarmente e denunciati alla Magistratura che forse  in certi casi dovrebbe agire d’ufficio. Il rifiuto a priori del green pass ha impedito una critica meditata  al decreto votato alla Camera che noi abbiamo subito avanzato per ciò che riguarda un’applicazione lacunosa e  contraddittoria dell’obbligo del green pass, ad esempio nei tribunali e nelle stesse scuole.
Ma ci sono due vistose incongruenze che vengono alla luce solo in questi giorni: il fatto che il green pass non sia richiesto nei luoghi di culto ed invece venga preteso nelle sale- conferenze. Una discriminazione ingiustificabile, se il fine è la tutela della salute che deve riguardare credenti e non credenti  indifferentemente. Le elezioni amministrative avranno modalità diverse sul non uso del green pass per il primo turno del 3 e 4  ottobre dove non ci sarà nessun controllo, mentre per il ballottaggio verrà imposto il green pass. Un modo assurdo di procedere che fa perdere oggettivamente di credibilità al green pass stesso. Un voto sicuro o più sicuro possibile deve essere garantito  fin dal primo turno . Aver messo l’entrata in vigore del decreto il 15 ottobre è una furbata piuttosto vistosa che va denunciata. La tutela della salute va garantita sempre e non nei modi in cui il bizantinismo levantino  dei legulei si sostituisce alla capacità di decidere di chi governa. Draghi e Mattarella non possono consentire queste ambiguità.
La colpa di questi veri pasticci sono attribuibili soprattutto  ai sabotatori interni al governo rappresentati  soprattutto dalla Lega e alla pressione esterna dell’opposizione. L’Italia ha bisogno di gente seria e capace e vorrei sentire cosa pensa il generale Figliuolo di questi provvedimenti . Il generale è persona seria che non parla, ma agisce in silenzio come si addice ad un militare  ,tra tanti pagliacci che pontificano in modo sempre più intollerabile . Gli Italiani dovranno sanzionare con il voto amministrativo anche chi si sta rivelando irresponsabile. E’ un nostro diritto andare a votare in sicurezza. Altrimenti molti come minimo staranno a casa. Ci pensino i vari candidati sindaci che sul tema non vogliono esprimersi per non perdere voti. La realtà potrebbe rivelarsi esattamente opposta .

Un “Abito” per la musica classica contemporanea

I tanti appuntamenti del “EstOvestFestival” dal 4 ottobre al 19 dicembre

Torna “EstOvest Festival”, il più importante appuntamento dellautunno per la musica classica

contemporanea. Dal 4 ottobre al 19 dicembre si terrà la ventesima edizione, promossa

dallAssociazione EstOvest Festival, a Torino e in diversi luoghi del Piemonte, con più di 20 eventi.

Sono attesi ospiti da tutto il mondo, dal violoncellista finlandese Anssi Karttunen al violinista

polacco Rafal Zambrzycki-Payne, e al violoncellista tedesco Lucas Fels, oltre a talenti italiani di

livello internazionale come Francesco Dillon e il Quartetto Maurice. Ci saranno poi la violinista Eilís Cranitch, presidente onorario del festival, ed Elizabeth Wilson, fondatrici del festival e dello Xenia Ensemble, nucleo artistico da cui è nata la manifestazione. La crescita di EstOvest ha portato alla contaminazione fra diverse arti, aspetto che questanno sarà declinato non solo attraverso lalto numero di collaborazioni, ma con il contributo di grafici, video editor e persino macchine. Il 4 ottobre, alle ore 18, lAula Magna del Politecnico di Torino ospiterà “Intelligenze”, evento in cui una macchina, Sally, «dipingerà» dei quadri «lasciandosi ispirare» dalle musiche di Arnold Schoenberg, Enno Poppe, Jörg Widmann, Bernd Alois Zimmermann e Friedrich Gulda.

Nei progetti innovativi proposti da “EstOvest” rientra “Inhubita”, al Polo del 900 per tutta la durata

della manifestazione, creato da Andrea Gerratana e Riccardo Perugini. Fra elementi videoludici

e musica, lobiettivo è indagare, con quattro installazioni, il rapporto fra esseri umani e case. A proposito di contaminazioni, molta attenzione sarà riservata al rapporto fra arte musicale e

fotografia. Claudio Pasceri, musicista e direttore artistico di “EstOvest”, lavorerà con il fotografo Luca Del Pia per trasformare in immagini un preciso numero di lemmi che rappresentano la musica classica contemporanea. L’ultima novità è la creazione di un evento interamente dedicato al repertorio contemporaneo del violoncello. Nasce a Torino la Contemporary Cello Week, che dal 21 al 24 ottobre porterà incittà importanti violoncellisti a livello internazionale. Sarà offerto uno spaccato della sconfinata produzione realizzata per questo strumento, con esibizioni affiancate da tavole rotonde e masterclass, organizzate al Camplus Bernini con il Conservatorio G.Verdidi Torino. Sono rivolte a compositori e giovani di talento da tutta Europa, ma anche il pubblico potrà accedere. Il calendario concertistico, poi, coinvolge anche Politecnico, Circolo dei lettori e Museo Ettore Fico.

“Il ventesimo anno di EstOvest Festival – dichiara Adrian Pinzaru, presidente dell’Associazione

EstOvest Festival – ci porta a proiettare lo sguardo sul percorso intrapreso. Dagli esordi nel 2001,

grazie all’impegno costante del gruppo di lavoro e al sostegno e accompagnamento dei

finanziatori, “EstOvest” è cresciuto anno dopo anno in termini quantitativi, di eventi, e qualitativi, nella proposta artistica. Vent’anni di continue trasformazioni e rimodulazioni”. “Il tema è da sempre caro alla manifestazione – commenta Claudio Pasceri, direttore artistico di EstOvest Festival – e il luogo della musica e dei musicisti nella comunità è in questa edizione assolutamente centrale. Il titolo del 2021, “Abito”, intende le molte declinazioni e i suggestivi e sfaccettati significati del concetto di abitare. Leghiamo la presenza di artisti giovani a quella di musicisti riconosciuti a livello internazionale, cercando di mettere tutto sempre sullo stesso piano. Intendiamo così creare nel pubblico che frequenta il festival l’habitus, l’abitudine, a una proposta rilevante sul piano musicale, ma innanzitutto inclusiva e omogenea”.