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ilTorinese

L’isola del libro

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RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Chiara Marchelli “La figlia di lui” -Feltrinelli- euro 18,00

Bella, brava, scrittrice e saggista di notevole caratura. Davvero complimenti a Chiara Marchelli, valdostana, trapiantata da anni nella Grande Mela, dove è docente alla New York University.

La figlia di lui” è il suo ultimo romanzo, scritto magnificamente, senza sbavature, puntando dritta all’essenziale e con il pregio di non indulgere in inutili orpelli. La trama cerca di rispondere a una domanda che credo non sia ancora mai stata sollevata e sviscerata così bene in un libro.

Come comportarsi se ci si innamora di un uomo che, purtroppo, ha una pecca di un certo rilievo?

Una figlia insopportabile e urticante all’inverosimile!

E’ quello che accade a Livia, 40enne italiana che vive a New York da anni, donna indipendente grazie al suo lavoro di editor e traduttrice.

Pienamente realizzata, non ha nessuna particolare propensione per i bambini, tantomeno è presa dal ticchettio dell’orologio biologico connesso al desiderio di maternità.

Poi conosce -e si innamora- dell’americano Arno, analista informatico di successo …e fin qui tutto bene. Ma lui si porta appresso un bagaglio di quelli che pesano parecchio; Emma, insopportabile figlia di 5 anni, che fin dal primo incontro entra in rotta di collisione con Livia. Una bimba maleducata e capricciosa in modo esasperante.

Arno ha mantenuto un ottimo rapporto con la ex moglie, si spartiscono il tempo di Emma armoniosamente, ma entrambi sembrano mancare di polso nell’educarla. Loro non lo vedono, ma Livia si, e mal sopporta l’accondiscendenza di Arno verso la figlia. Inutile dire che quando Emma sta con loro la convivenza del trio è una complicazione dopo l’altra.

Crescendo l’atteggiamento pestilenziale della piccola non farà che peggiorare; scavallando infanzia, preadolescenza e adolescenza, fino a traghettarla in una giovane di 21 anni.

Nel frattempo, preparatevi a scenette al limite del tollerabile, in cui persino voi avrete l’impulso di prendere a sberle la ragazzina infingarda e insolente che si rigira il padre come vuole; con continui tentativi di scavare fossati che per Livia siano sempre più difficilie da saltare per raggiungere il compagno.

Per fortuna la protagonista è una donna equilibrata e intelligente che cerca di tenere tutto insieme. Arriva a mettere in discussione se stessa nella faticosa ricerca di un ruolo nuovo e complesso, tutto ancora da delineare, che non aveva previsto.

Ma niente sarà scontato, tantomeno facile, perché vanno mantenuti in equilibrio tre sensibilità, esigenze e caratteri diversi tra loro.

L’autrice segue la storia adottando il punto di vista di Livia e la segue per 15 anni nel corso dell’evoluzione del legame con Arno; tra New York e la casa di famiglia nell’astigiano che lei ha ristrutturato e nella quale è andata a vivere per stare anche più vicina agli anziani genitori.

E’ lì che Arno la raggiunge appassionandosi all’orticoltura; mentre Emma trova la sua strada in America ed instaura un grande feeling con il secondo marito della madre.

Uno dei tanti pregi di questo romanzo è raccontare la realtà oggi sempre più diffusa della famiglia allargata, rappresentando più possibile le posizioni dei protagonisti.

Chiara Marchelli riesce a dare voce a tutti, cogliendone le sfumature con sensibilità. Arno ha le sue ragioni, Livia pure e sa esprimere la rabbia e mettere uno stop quando è in tempo per salvare un legame.

Anche Emma, diventata giovane donna, affronterà Livia: «Ero una bambina…ma tu niente….sempre lì con la bacchetta da maestrina..».

Il finale è a sorpresa e direi aperto a più interpretazioni

 

 

Chiara Marchelli “Le notti blu” -Giulio Perrone Editore- euro 15,00

Dopo aver letto l’ultimo romanzo di questa scrittrice ho pensato di approfondire, ed ecco un’altra sua opera che è stata tra i candidati al premio Strega 2017. Una storia decisamente tosta, narrata con delicatezza.

Affronta due temi impegnativi. Primo: la morte di un figlio.

Secondo: la verità che può celarsi dietro l’apparenza, dunque l’impossibilità di conoscere davvero fino in fondo le persone che ci stanno vicino.

Michele e Larissa sono una coppia di quasi 70enni, stanno insieme da 30 anni, da molto tempo si sono trasferiti negli Stati Uniti e vivono a New York. Hanno avuto un solo figlio, Mirko, che dopo gli studi ha percorso l’itinerario a ritroso ed ha eletto l’Italia come luogo in cui vivere.

A Genova ha conosciuto Caterina, se n’è innamorato e l’ha sposata, nonostante i genitori non avessero fatto salti di gioia. Poi, un giorno, Mirko ha ingoiato una dose massiccia di farmaci e si è lasciato morire. Nessuno ha mai capito perché.

Marchelli affronta il dolore più grande che possa esser inflitto ad un essere umano, la perdita di un figlio, per la quale è impossibile trovare consolazione e pace. In queste pagine scorrono le reazioni dei personaggi, vissute in modi diversi, se non addirittura opposti. Forse l’unico tratto comune è l’essere scivolati in una sorta di dolorosa “vita-non vita”.

A 5 anni dalla scomparsa di Mirko, arriva la telefonata della nuora Caterina che ha trovato la lettera di un avvocato per conto di una donna che chiedeva a Mirko il riconoscimento della paternità di suo figlio.

E’ una bomba che deflagra su tre anime già spezzate dal dolore. Ora non sanno neanche più bene chi fosse realmente quel ragazzo che tanto avevano amato.

Anche di fronte a questo rebus divergono le reazioni dei personaggi che, attoniti, si interrogano sulla reale possibilità che Mirko avesse nascosto a tutti loro una relazione extraconiugale dalla quale era nato un bambino. Inoltre, questo potrebbe essere in qualche modo il motivo del suicidio?

Larissa elabora dolore e dubbi non riuscendo a credere che il figlio potesse averle tenuto nascosto un segreto di tali proporzioni. Rifiuta del tutto l’idea e abbraccia l’ipotesi che sia stata solo un’invenzione di quella donna, che chissà cosa voleva da Mirko.

Michele, invece, pensa che se quel bambino esiste -ed è davvero suo nipote- allora è un’opportunità da cogliere. Vorrebbe dire che qualche preziosissima oncia di Mirko scorre nelle vene di quella creatura ed è la sua vita che continua oltre la sua morte.

 

Paul Murray “Il giorno dell’ape” -Einaudi- euro 22,00

E’ uno dei romanzi tanto osannati dalla critica e in cima alle classifiche di vendite. Forse un tantino sopravvalutato, comunque parte di quel fenomeno per cui se alcune testate o nomi prestigiosi ne parlano bene, praticamente il gioco è fatto e gli altri vanno al seguito. Sicuramente, una sforbiciata alla lunghezza delle circa 600 pagine male non avrebbe fatto.

E’ il quarto romanzo dello scrittore irlandese ed è la storia di una famiglia tradizionale che vive in una bella casa ai margini di un bosco, in un paese a due ore da Dublino. Sono i Barnes e, attraverso le loro vicende, Murray racconta quelle che in linea di massima sono le oscillazioni della vita in generale, fatta di successi e cadute, splendori e miserie.

I Barnes sono tra i più in vista e benestanti della zona, proprietari di una concessionaria d’auto tra le più quotate del circondario, ereditata dal padre. Proprietario è Dickie, sposato con la bellissima Imelda, accumulatrice di beni di lusso e griffati.

Il quadro è completato da due rampolli.

La primogenita Cass: appassionata di letteratura e della quale, scopriremo, strada leggendo, altre predilezioni consone alla fase adolescenziale.

Il fratello minore, Pj: geniale, nerd, ossessivo, alquanto rompiscatole, grande osservatore, dotato di abbondante spirito critico.

Poi la crisi e il crollo dei mercati assestano il colpo di grazia al declino che era già iniziato per l’attività di Dickie. La caduta dei Barnes risaliva a molto tempo prima, come scoprirete –nel fatidico giorno dell’ape che ha segnato la famiglia-. Poi lo scivolone sociale era stato inarrestabile e la rovina economica precipitosa.

Tutto improvvisamente cambia.

I Barnes, dal piedistallo, finiscono sul fondo. Nella contea, ora, tutti li guardano con occhi diversi; peggio, vengono stravolti completamente anche i rapporti tra i 4 membri della famiglia. Fino al baratro finale per cui non si rivolgeranno neanche più la parola.

In mezzo c’è il particolareggiato affresco corale della vulnerabilità degli individui, dei rapporti che intessono. L’approfondimento psicologico delle loro personalità e anche uno sguardo allarmato sulla fragilità dell’ecosistema che regge il mondo. E non anticipo altro….

 

Martta Kaukonen “Butterfly” -Longanesi-

Euro 18,60

E’ il romanzo di esordio della scrittrice e giornalista finlandese 49enne che è anche un importante critico cinematografico, e il suo aspetto sorridente e rassicurante non farebbe pensare a una fantasia tanto diabolica.

Il suo thriller arriva direttamente dai ghiacci finlandesi e in patria è diventato subito bestseller.

Al centro una serial killer che uccide a sangue freddo uomini malvagi. Si chiama Ira, e già il nome sembra implicare la sua natura più profonda; lei organizza accuratamente la tessitura della ragnatela nella quale cattura le sue prede, ovvero maschi spregevoli.

Quello di Ira è un disturbo ossessivo compulsivo che arriva da lontano e risale a quando era bambina ed era stata rapita e abusata sessualmente da un uomo. Un marchio di sofferenza abissale che vorrebbe curare con l’aiuto di un valido specialista.

Sceglie di affidarsi alla terapeuta Clarissa Virtaten, 50enne grondante fascino e fama, sempre in prima fila in tv e sui giornali. E anche lei con qualche scheletruccio rintanato e occultato nell’armadio, lì dove è meglio che continui a rimanere.

Aspettatevi continui colpi di scena, intrighi e azione; tutto condito da ironia e condotto spesso come sofisticato gioco.

 

 

Al Museo MIIT di Guido Folco Akshita Lad e Fadilja Kajosevic

Al  Museo MIIT di corso Cairoli 4 si tiene una doppia mostra dal 12 giugno al 4 luglio prossimo, la prima dal titolo “Akshida  Lad- Soft Impressions”, la seconda dedicata all’artista Fadilja Kajosevic.

“La mostra personale di Akshita  Lad al museo MIIT di Torino- afferma il curatore e direttore del MIIT, Guido Folco – prosegue il percorso internazionale dell’artista che l’ha vista protagonista in Italia e all’estero in numerosi eventi prestigiosi  svoltisi in questi  ultimi anni all’insegna della sua arte e del suo pensiero. Le opere di Akshita Lad si inseriscono, infatti, perfettamente in una visione virtuosa della natura, del mondo, dello spirito dell’uomo. Il suo è un invito rivolto a tutti a rallentare la frenesia dell’esistenza moderna per mettersi in contatto con se stessi e il pianeta. È come se si trattasse di una pittura meditativa, quasi una autoanalisi incentrata sulla propria energia vitale, sul senso ultimo della vita, su quanto sia importante connettersi con la natura per recepire la bellezza e la purezza. Si tratta di una rinascita che l’artista intende proporci attraverso la sua pittura soffusa, che vive di trasparenze e intimità espressiva, sospesa in un universo onirico e metafisico, ma al contempo molto reale, tangibile, perché comunque sempre ispirato al reale.

Akshita Lad lavora sui toni, sui colori, sulle trasparenze cromatiche, sulle velature dei pigmenti che sulla tela siano impalpabili, leggeri, lievi, effimeri come lo scorrere del tempo,

Spazio e tempo sono, in effetti, elementi fondamentali della sua arte, di cui il primo viene declinato attraverso forme solo suggerite, abbozzate, immaginate, mentre il secondo scandisce i giorni, le stagioni, le diverse atmosfere del sentire intimo dell’artista.

Questo tempo immaginifico di luoghi inventati diventa metafora dello spirito in cui immergersi per ritrovare un’osmosi profonda con la natura e con il creato”.

Akshita Lad vive  e lavora a Dubai. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali.

“La mia arte – afferma Akshita Lad – è un riflesso della bellezza e della ricchezza emotiva intessute nei momenti di quiete della vita.

Attraverso pennellate morbide, sfumature di colore trasparenti e composizioni senza tempo, cerco di evocare serenità, gioia e un senso di interconnessione. Il mutare delle stagioni, l’effimera danza della luce e la forza silenziosa della natura mi ispirano continuamente. Ogni dipinto invita l’osservatore a fermarsi, respirare e riconnettersi con l’energia silenziosa che ci circonda e vive dentro di noi. L’arte, per me, è una dolce preghiera, una celebrazione delle silenziose meraviglie della vita”.

La mostra personale di Fadilja Kajosevic al Museo MIIT di Torino narra l’avventura di una donna artista internazionale che, nel mondo femminile, ha trovato l’ispirazione per la sua ricerca e sperimentazione.  Ella interpreta l’essere e il Creato come un tutt’uno perfettamente in simbiosi, simbolicamente fuse in un unico afflato verso la purezza e la sacralità.  Angeli, Lune, Soli, presenze silenti abitano i suoi dipinti accesi da vibranti cromatismi e bagliori di luce, sempre equilibrati nella composizione e nella dinamica del percorso esistenziale e interiore. Una pittura intimista, universale, in cui il tema dell’armonia domina ogni scena, quasi si trattasse di scenografie teatrali dai mille personaggi. L’artista incarna un’originale presenza contemporanea nel mondo della creatività.

Mara Martellotta

Uncem: “autostrada A10 senza segnale telefonico”

È sconvolgente più delle interruzioni dei lavori la mancanza di segnale telefonico lungo una delle principali direttrici battute in queste ore in questi giorni, ovvero la A10 Genova-Ventimiglia piuttosto che il tratto da Altare fino al confine con la Francia.
“Quel tratto appenninico oggi non ha segnali adeguati e dunque vi è un problema di sicurezza in primis, ma qualsiasi automobilista o camionista che percorre quella strada soffre per l’impossibilità di una banale telefonata di più di un minuto, non solo per colpa delle gallerie, dove crediamo che il concessionario debba intervenire tramite celle che rimbalzano i segnali”, evidenzia Marco Bussone, Presidente Uncem.
Non è impossibile, come lo sta facendo Trenitalia con il Ministero sulle gallerie dell’alta velocità, altro scandalo dopo 15 anni, rimaste senza segnali. Finalmente vi è una svolta. Ma anche nelle autostrade, i concessionari devono urgentemente intervenire.
Uncem lo chiede Perché sul divario digitale stiamo lavorando da tempo. è un problema di sperequazioni territoriali, anche di accesso, di diritti, di opportunità che rallentano la competitività e sono un grande problema per tutti i cittadini che devono poter telefonare e mandare un messaggio. 500mila euro di investimenti del concessionario, con nuovi ripetitori, sarebbero un bel “segnale”.
UNCEM PIEMONTE

Musica nel Parco del Gran Paradiso

Nel salone ducale del municipio della città di Aosta, si è tenuta la conferenza stampa del primo festival congiunto nelle due regioni territoriali del gran paradiso”Musica nel Parco del Gran Paradiso”
Un programma di musica che si svolgerà dal 21 giugno al 7 settembre su il territorio del parco coinvolgendo due regioni Piemonte e Valle d Aosta, n.15 comuni e oltre  30 artisti.
Il programma che allieterà l’ estate a chi sceglierà le valli alpine per trascorrere del tempo al fresco a contatto con la natura e all’ insegna di buona musica.
Con il patrocinio del Ministero all’ Ambiente, delle regioni Valle d Aosta e Piemonte,  voluto dalla presidenza del Parco del Gran Paradiso un vero festival di musica dal vivo che coinvolgerà gli amanti di molti generi abbracciando più linguaggi musicali, il Parco del Gran Paradiso, primo parco nazionale sarà anche il primo ad avere un suo inno, musicato dal M.o Fulvio Creux respirando il cielo- Gran Paradiso è stato presentato in anteprima nel concerto del 2 giugno al teatro Spendor di Aosta. La direzione artistica è affidata ad Alessandro Valoti, in locandina il calendario dei momenti musicali e le località.
Tutti gli spettacoli sono ad ingresso libero senza necessità di prenotazione.
Segnatevi le date in agenda ed organizzatevi giornate alla scoperta della biodiversità nel Parco del Gran Paradiso,un importante polmone di verde a pochi kilometri dalla città.

GABRIELLA DAGHERO

Paesaggi da sogno. Le 53 stazioni della Tokaido

Il MAO propone la prima selezione dell’omonima serie di stampe di Hiroshige che ci trasporta sulla leggendaria Via del Mare Orientale, fra l’antica capitale imperiale Kyoto ed Edo, l’odierna Tokyo.

 

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

Fino al 3 agosto 2025

Nell’ambito del riallestimento della galleria dedicata all’arte giapponese, il MAO presenta la prima di tre selezioni dedicate alla celebre serie Le 53 stazioni della Tōkaidō di Utagawa Hiroshige, uno dei capolavori assoluti dell’arte giapponese dell’Ottocento, di proprietà di UniCredit. Questa prima selezione prevede l’esposizione di 19 stampe, a cui seguiranno nei prossimi mesi altri due rotazioni di 18 xilografie ciascuna.

Il progetto si inserisce nel programma di rotazioni e interventi dinamici delle collezioni del MAO e, in questa configurazione, propone una lettura inedita della serie Le 53 stazioni della Tōkaidō di Hiroshige. Frutto della collaborazione con il Museo di Belle Arti di Montréal (MMFA), l’esposizione adotta un approccio ecologicamente sostenibile alla progettazione espositiva, in linea con l’orientamento che il MAO sviluppa da alcuni anni, volto a valorizzare il pensiero curatoriale e il contributo scientifico per un uso consapevole delle risorse museali. La serie conservata al MAO è infatti identica a quella presente nelle collezioni del MMFA: questo consente di realizzare una mostra in cui non siano le opere a viaggiare, ma la visione curatoriale e l’apparato educativo che la accompagnano.

Il progetto è curato da Laura Vigo, conservatrice di arte asiatica presso il MMFA, e si avvale dei contenuti didattici sviluppati dal museo canadese in occasione della presentazione della serie nel 2024, proposta allora con la medesima chiave interpretativa.

Installation view, “Paesaggi da sogno. Le 53 stazioni della Tokaido”. Foto: Studio Gonella

Realizzata per la prima volta nel 1833 e pubblicata dalla casa editrice Hōeidō di Takenouchi Magohachi, la serie riscosse un successo immediato, rivoluzionando il panorama degli ukiyo-e, le celebri xilografie a blocchi di legno. Stampata in oltre 15.000 copie, la Tōkaidō divenne un vero e proprio bestseller dell’epoca Edoaccessibile a tutti: le singole stampe costavano quanto una ciotola di ramen e venivano comprate, appese, spesso dimenticate, per poi essere riscoperte e consacrate come opere d’arte in Occidente solo nella seconda metà del XIX secolo.

Ma perché questa serie è così speciale rispetto a quelle che l’hanno preceduta? Hiroshige, artista proveniente da una famiglia samurai, ebbe l’intuizione di trasformare un tema allora già molto frequentato – il viaggio lungo la Tōkaidō, la strada di 490 km che collegava Edo (l’odierna Tokyo) a Kyoto – in un racconto visivo capace di mescolare realtà e immaginazione. Con un linguaggio accessibile e modernissimoispirato all’arte tradizionale giapponese ma con profonde suggestioni occidentali (come la prospettiva centrale, l’ombreggiatura, il formato orizzontale e l’uso del blu sintetico), Hiroshige non si limitò a rappresentare il paesaggio, ma lo reinventò. Ogni stampa è una scena onirica, atmosferica, capace di evocare sogni di viaggio e avventura.

Queste immagini non nascevano come opere d’arte da museo, ma come prodotti editoriali di largo consumo. Eppure, proprio per questo furono rivoluzionarie. Il lavoro editoriale di Takenouchi Magohachi fu cruciale: non solo nella stampa e distribuzione, ma anche nel concept narrativo e visivo dell’intera seriecostruita come una sorta di storyboard ante litteram, pensato per catturare l’attenzione di un pubblico ampio e alfabetizzato, assetato di immaginazione e novità.

La Tōkaidō era una delle cinque grandi arterie del Giappone Tokugawa, istituita nel 1601 e percorsa da daimyo, pellegrini e, col tempo, da mercanti e viaggiatori comuni. Ogni stazione di posta offriva alloggi, cibo, servizi (anche sessuali) e prodotti tipici. Hiroshige restituì tutto questo, e molto di più: trasmise il senso del movimento, la varietà degli incontri, il fascino di un paese in trasformazione. Le sue stampe trasformarono l’ordinario in straordinario, aprendo al pubblico giapponese – e in seguito anche a quello occidentale – un mondo sospeso tra realtà e sogno.

Accesso incluso nel biglietto delle collezioni permanenti.

MAO Museo d’Arte Orientale

Via San Domenico, 11, Torino

ORARI

martedì – domenica: 10 – 18. Lunedì chiuso.

La biglietteria chiude un’ora prima. Ultimo ingresso ore 17.

+Europa: Primarie di centrosinistra per il futuro della città

Con l’avvicinarsi della prossima scadenza amministrativa, si apre per Torino una fase di riflessione e rilancio. La costruzione di un progetto solido, ampio e partecipato per il futuro della città richiede anche la capacità di interpretare i cambiamenti in atto nella società torinese.
Negli ultimi mesi, abbiamo assistito alla nascita di iniziative civiche e nuove aggregazioni che dimostrano vivacità e fermento nel campo del centrosinistra, ma anche la mancanza di visioni diverse rispetto a quella oggi rappresentata. Segnali che però, indifferentemente da tutto, indicano la necessità di un confronto aperto e trasparente, capace di generare una visione nuova e condivisa per Torino.
In un momento in cui Torino ha bisogno di visione, credibilità e slancio, serve il coraggio di superare automatismi e rendite di posizione, archiviare ciò che appartiene al passato e rimettere al centro idee, programmi e capacità. Riconosciamo dunque la buona amministrazione attuale ma crediamo che la Torino dei prossimi anni necessiti di una visione più radicale e soprattutto di una maggiore capacità di incidere.
Riteniamo che per raggiungere questo obiettivo un passaggio democratico, partecipato e orientato al merito – come quello delle primarie – possa rappresentare non solo lo strumento più efficace per selezionare la proposta politica e il profilo migliore per guidare la città nei prossimi anni, ma anche il modo più Democratico per aprire una nuova fase.
Il nostro auspicio è che tutte le forze del campo sappiano raccogliere questa sfida, guardando avanti con responsabilità e spirito unitario.
Andrea Turi e Marco Cavaletto – Segretario metropolitano e Presidente +Europa Torino

Succulenti cannelloni al gorgonzola in crosticina dorata

Una ricetta gustosa adatta ad ogni occasione. Crosticina dorata, ripieno morbido e vellutato, un primo piatto delicato, facile da realizzare e super veloce.

Ingredienti

Pasta fresca per lasagne (tipo Rana) 12 sfoglie
300gr.di ricotta morbida
300gr.di gorgonzola dolce e cremoso
1 uovo intero
Latte fresco q.b.
50gr. di grana grattugiato
Sale, pepe, noce moscata q.b.
Granella pistacchi  (facoltativo)

Mescolare la ricotta con il gorgonzola, 30gr.di formaggio grana grattugiato, sale, pepe e noce moscata, aggiungere l’uovo intero e diluire con poco latte sino ad ottenere una crema densa.
Ungere una pirofila da forno.
Stendere l’impasto su ogni sfoglia di pasta e arrotolare a ” cannellone”, sistemare nella teglia, versare sulla superficie la crema rimasta, diluita con altro latte, cospargere con il rimanente grana e infornare a 200 gradi per 20 minuti coperto con un foglio di alluminio poi, 5 minuti sotto il grill. Servire a piacere con granella di pistacchi

Paperita Patty

Gli omini mini di Anja e le Teste di legno di Benny

Informazione promozionale

Nello spazio Open Ada di Torre Pellice la mostra inaugura il 22 giugno

La pittrice bavarese Anja Langst fa ritorno al suo pubblico amato con una mostra umoristica di quadri, disegni e sagome dal titolo “Gli omini mini di Anja e le Teste di legno di Benny”, a Torre Pellice, presso lo spazio Open Ada, in via della Repubblica 6. L’esposizione prenderà avvio il 22 giugno per concludersi il 27 luglio prossimo.

Qui espone l’artista bavarese che è  stata dagli anni Settanta a Torino, si è trasferita a Ginevra , quindi ha allestito un suo atelier a Bardonecchia dal 1993 e che ha chiuso quest’anno dopo 32 anni di attività, quindi è  anche approdata a Genova, sempre dedicandosi all’ umorismo, all’illustrazione e alla decorazione.

Nella mostra i suoi disegni sono accompagnati dalle “teste di legno”, dipinte e sagomate di Vip di suo marito Benny Naselli, fumettista e umorista, caricaturista, ritrattista e “uno che scrive”, come lui amava definirsi, e che ci ha lasciato nel 2023.

 

Davanti alla porta d’ingresso della mostra compare una sagoma di legno, una Bavaresina con il suo cappello, che invita il pubblico ad entrare.

“Il mio mondo è pieno e bello, perché è  vario” è  il motto di Anja. Così narrano le  tavole di disegno, che raffigurano un’umanità gioiosa, gaia, qualche volta ironica, dove i personaggi di Anja convivono uno accanto all’altro. Dal cappello del Cappellaio magico esce il fumo e si fa ammirare dai suoi fan; il Bacioso fa vedere ai suoi conoscenti e non conoscenti di essere baciato dalla dea Fortuna, come nel Piccolo Principe di Saint Exupery.

Alla scampagnata succede di tutto, un barbuto con l’aspirapolvere  è a caccia di mosche in un campo di grano, l’incallito pescatore pesca nella bacinella sull’erba, dal seno di una Rossa prosperosa esce un nanetto disorientato …. Meglio mettersi gli occhiali o venire con una lente di ingrandimento!

Degli ometti si snodano fino al primo piano, passando per l’angolo del drago e draghetto e maghetto e salendo per le scale, e arrampicandosi persino sulla vetrina.

Qui anche sulle tele dipinte con colori acrilici folleggiano i suoi mini mini.

In centro Anja dai capelli rossi ( colore che aveva dei capelli un tempo) una farfalla con “I colori vivono in me” vola ad ali spiegate, multicolori e scintillanti.

Intorno domina il colore blu, quello preferito da Anja. C’è la processione degli omini, ognuno a modo suo, sempre più in alto, il Baffone, Mr Muscolo  che fa danzare la ballerina sul palmo della sua mano, la donna fatale, il Pesce innamorato, la donna-gatta della porta accanto … di là il mondo, la luna blu, è proprio piena.

Ma non con formichine  anonime, ma con ometti, donnine, nonnine, bambinoni, stregoni con in mezzo un bel cammello, ognuno con la propria personalità, viso, con la sua attività.  Tutti insieme formano un  grande disegno.

Sull’altra parete ci sono alcuni quadri con lo sfondo rosso “ Rosso di sera, buon umore si spera”, tutto da scoprire. Una parete al primo piano, con tracce di tinteggiature passate in  verde e rosa, fa da sfondo  all’opera intitolata “Ninfe, rane, ranocchi  e persone strane”. Spuntano gli omini di Anja, le ninfee alla Monet e le rane sono rannicchiate per terra.

In questa mostra singolare c’è  tutto il piccolo mondo di Anja da scoprire, le sue favole, i suoi sogni. Un sogno che si è  verificato è  stato a Gallarate, in una mostra sull’umorismo l’incontro con Benny, il loro matrimonio,  l’unione di vita e arte. Realizzano quadri insieme, mostre, viaggi. Anja incoraggia il consorte a scrivere i suoi quattro libri, quello di poesie, di comic-strips, racconti e la sua autobiografia, e a disegnare ritratti e caricature in pubblico.

Qui alla mostra, intorno al proiettore antico di film, lo spazio è  dedicato alle Teste di legno di Benny, che sono soprattutto visi o figure di attori dipinti su legno e sagomate da Anja, alcuni sono ritratti , altre caricature. Benny è stato molto attratto dal mondo scintillante del cinema. Qui troviamo raffigurazioni di volti molto noti quali quelli degli attori John Wayne,  Marilyn  Monroe, Brigitte Bardot, Johnny Depp e altri.

Quindi si incontra un grande ‘albero della vita’ in blu, con dei ‘fiori viso’ da disegnare  e una piccola scelta  di  caricature di “Anja vista da Benny”, che ne ha fatte più di cento.

Tra tutta la gente che conosciamo,  che incontriamo trovare l’anima gemella è una cosa miracolosa, due artisti umoristi e ottimisti che creano, espongono, sorridono ( anche se uno dall’alto) con il loro messaggio “Sorridi alla vita e la vita ti sorriderà”.

Gli omini mini di Anja e le teste di legno di Benny

Inaugurazione domenica 22 giugno ore 15.

Spazio Open Ada, via Repubblica 6 Torre Pellice.

Orari ven 15-18

Sabato 10-13, 15- 18,

Domenica 10-13, 15- 18

Tel Anja 3491256344

Mara Martellotta

A Torino la Settimana dei Diritti

 

Nella Sala Congregazioni di Palazzo Civico, è stata ufficialmente presentata la Settimana Internazionale Diritti, Ambiente e Culture 2025, un’iniziativa promossa dall’Associazione Mosaico – Azioni per i Rifugiati e patrocinata dalla Città di Torino in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno.

Alla conferenza hanno partecipato Maria Grazia Grippo, Presidente del Consiglio Comunale, Jacopo Rosatelli, Assessore alle Politiche Sociali, Diritti e Pari Opportunità, Abdullahi Ahmed Abdullahi, Presidente della Commissione Consiliare per il Contrasto ai Fenomeni di Intolleranza e Razzismo, Massimo Gnone in rappresentanza dell’UNHCR, e Berthin Nzonza, Direttore di Mosaico.

Durante la presentazione è stato illustrato il programma della manifestazione, che si svolgerà fino al 21 giugno coinvolgendo tutta la città con mostre, laboratori, performance artistiche, incontri e proiezioni. Al centro dell’evento vi sarà il protagonismo diretto delle persone rifugiate, che hanno contribuito attivamente alla progettazione e alla conduzione delle attività.

Il momento principale della programmazione sarà l’appuntamento del 20 giugno nella Sala Rossa di Palazzo Civico, con la commemorazione istituzionale della Giornata Mondiale del Rifugiato, che celebra l’approvazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1951 a Ginevra, della Convenzione sullo status dei rifugiati.

«Dall’inizio del mandato, per il quarto anno consecutivo, ospitiamo in Sala Rossa la celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato, venerdì 20 giugno – dichiara Maria Grazia Grippo, Presidente del Consiglio Comunale di Torino –. Si tratta di una scelta che non è semplicemente simbolica, bensì culturale oltre che, nel senso più alto del termine, politica, perché rappresenta un’esplicita condivisione di valori e un impegno pubblico. Viviamo in un tempo difficile, in cui il tema delle migrazioni è stato eletto come spazio retorico in cui giocarsi la partita del consenso. Anche il recente esito del quesito referendario sulla cittadinanza ha mostrato quanto sia fragile questo terreno; eppure a renderlo fragile davvero non sono le sfide dell’accoglienza ma le politiche di esclusione. Su questo le amministrazioni locali devono tenere la barra dritta, continuando a costruire coesione e momenti di partecipazione».

«La Giornata del rifugiato ci ricorda l’importanza del sistema internazionale di tutele e garanzie adottato dopo la Seconda guerra mondiale, oggi messo in discussione da molti governi – afferma Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali e Diritti della Città di Torino –. Dobbiamo ricordare che ciò che questi attacchi mettono in pericolo è la nostra umanità. All’inizio del nostro mandato amministrativo abbiamo sottoscritto la Carta per l’integrazione dei rifugiati proposta da UNHCR. Le abbiamo dato attuazione, sia con l’esperienza dello Spazio comune, lo sportello multifunzionale attivo presso il Servizio stranieri, sia attraverso una delibera, cofirmata col collega Tresso, che innova le modalità per l’iscrizione anagrafica delle persone rifugiate, garantendo il diritto d’accesso alle misure di welfare locale. Abbiamo anche costituito il Coordinamento Torino Antirazzista e Plurale e promosso un percorso di coprogrammazione del Sistema di accoglienza e integrazione cittadino, che ci ha permesso di disegnare in modo partecipativo il futuro delle nostre politiche di accoglienza. Tutte azioni concrete per migliorare la vita di tutti, perché se stanno bene le persone straniere e rifugiate, sta meglio tutta la società».

La Settimana si sviluppa intorno a tre temi fondamentali: la promozione dei diritti umani e della protezione internazionale, le connessioni tra crisi ambientali e migrazioni forzate, e la cultura come leva di coesione sociale e cittadinanza attiva.

Con questa iniziativa, Torino si conferma punto di riferimento nazionale per la promozione di una cultura dei diritti, dell’inclusione e della partecipazione attiva, in una prospettiva che intreccia migrazioni, sostenibilità ambientale e cittadinanza culturale.

PROGRAMMA

Lunedì 16 giugno

Visita guidata e workshop sui cambiamenti climatici
Museo “A come Ambiente” (Corso Umbria 90) | 17:00–18:30
Attività dedicata a famiglie con background migratorio, con laboratori partecipativi per approfondire temi ambientali. Prenotazione obbligatoria.

Mercoledì 18 giugno

Laboratorio sul benessere psicologico per studenti rifugiati
Salone Casa Valdese (Corso Vittorio Emanuele II 23) | 17:00–19:00
Sessione di condivisione rivolta a studentə rifugiatə e internazionali, in collaborazione con Università di Torino, Politecnico, UNHCR e altre realtà.

Giovedì 19 giugno

Proiezione del film “Into Paradiso”
Sa Lolla (Corso Umbria 28) | 21:30
Evento gratuito con la presenza della regista Paola Randi, che introdurrà il film.

Venerdì 20 giugno

Commemorazione istituzionale della Giornata Mondiale del Rifugiato
Sala Rossa Comune di Torino (Piazza Palazzo di Città 1) | 11:00–13:00
Interventi di rappresentanti istituzionali, associazioni e studenti rifugiati. Prenotazione obbligatoria.

Masterclass sul cinema documentario e proiezione “Oltre la valle”
InformaGiovani Il Punto (Via Fagnano 30/2) | 18:00–22:00
Dalle 18:00 masterclass con la regista Virginia Bellizzi, seguita dalla proiezione del film (80’).

Evento “Io sono Benvenuto”
Museo Egizio (Via Accademia delle Scienze 6) | dalle 19:00
Stand informativo di Mosaico e musica per un’atmosfera multiculturale.

Sabato 21 giugno

Mostra artistica, spettacolo musicale e cena sociale “Sentirsi a casa”
Centro Culturale Dar al Hikma (Via Gianfrancesco Fiochetto 15) | dalle 17:00
Inaugurazione della mostra con opere di artistə rifugiatə, esibizione del coro “Gli Abbaini” e cena sociale condivisa. Saluti istituzionali e informazioni sul programma “Community Matching”. Prenotazione obbligatoria per la cena.

Maggiori dettagli sono disponibili su https://mosaicorefugees.org/gmr_2025

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Uomo investito da un treno alla stazione Lingotto

Nel pomeriggio verso le 15 un uomo è stato investito alla stazione Lingotto di Torino. Non sarebbe in pericolo di vita. È stato sottoposto a intervento chirurgico al Cto. La circolazione ferroviaria è stata sospesa per un paio d’ore.