“Siamo riusciti a lungo a mantenere la nostra regione in zona bianca grazie allo sforzo collettivo e all’effetto dei vaccini – spiegano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi -. Il passaggio in zona gialla è frutto della crescita del contagio che si sta registrando a livello globale, ma testimonia anche come i numeri delle ospedalizzazioni in Piemonte siano ancora contenuti e, anche questo, è merito dei vaccini. Per cui, ora più che mai, ci appelliamo a chi ha ancora dei dubbi, perché il vaccino è la nostra unica arma per salvare la vita e le nostre comunità. Il grazie va a chi, nel nostro intero sistema sanitario, anche in questi giorni di festa sta continuando con noi a correre per somministrare le terze dosi, rendendo ancora una volta il Piemonte una delle regioni più efficienti nella campagna vaccinale, tre punti sopra la media nazionale. In queste ore è arrivato il nuovo anno e proprio in un momento in cui desideriamo tutti ritrovarci e stare insieme, non devono calare la prudenza e l’attenzione. Il Governo ha introdotto misure che riteniamo di buonsenso, perché avevamo chiesto che non fossero le persone vaccinate a pagare eventuali nuove restrizioni e così è stato. Ma ognuno di noi deve continuare a fare la propria parte per non mettere a repentaglio la propria sicurezza e quella dei propri cari. Prendetevi cura di voi”.
L’idea nasce in occasione della mostra “Animals”. Una sessantina di scatti a firma del gigante della fotografia, l’americano di Philadelphia Steve McCurry, realizzati nel 1991, in giro per tutti e sei i continenti del Pianeta, e ospitati fino al prossimo primo maggio – per la prima volta in Piemonte – nelle antiche cucine della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Luogo ideale per una simil mostra. Gli animali e la Palazzina juvarriana rappresentano infatti, da sempre, un binomio indissoluble, se si pensa che la residenza sabauda (proclamata nel 1997 dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”) fu eretta fra il 1729 ed il 1733 proprio per per essere adibita alla pratica tanto amata dai Savoia dell’attività venatoria. Cosa di meglio dunque che abbinare alla visita della mostra di McCurry, i primi appuntamenti family friendly del nuovo anno, alla scoperta di animali quali soggetti di decorazione pittorica propria da secoli della Palazzina o quali mirabilia ambientali da osservare con tanto di illustrazione scientifica in un’apposita passeggiata birdwatching che non mancherà di interessare grandi e piccini? Due gli appuntamenti: giovedì 6 gennaio “Ma quanti sono? Fritz, il cervo e tutti gli altri”, visita guidata sul mondo animale fortemente presente nelle decorazioni della Palazzina, e domenica 30 gennaio “Birdwatching, in Palazzina!” una passeggiata con laboratorio di birdwatching, guidata da un ornitologo, alla scoperta degli uccelli, dei loro canti e dei loro habitat. Ma andiamo con ordine.
Il primo appuntamento è, dunque, per giovedì 6 gennaio, ore 15,45, con “Ma quanti sono? Fritz, il cervo e tutti gli altri”. Ripercorrendo le immagini classiche di cervi, cani e cavalli, ci si accosterà a storie di terre lontane e si troveranno simpatiche scimmiette e uccelli dai piumaggi variopinti. Senza dimenticare che alla Palazzina di Stupinigi nel 1820 circa fu costruito il “Serraglio delle Belve” destinato ad ospitare una gran varietà di animali esotici, molti dei quali mai visti prima a Torino. Una sorta di giardino zoologico ante-litteram in cui trovò posto anche Fritz, l’elefante indiano regalo del viceré d’Egitto al re Carlo Felice, la cui storia a corte è ricca di aneddoti.
A fine mese, domenica 30 gennaio, sempre alle ore 15,45, sarà la volta di “Birdwatching, in palazzina!”, visita guidata realizzata in collaborazione con l’“Ente Parco” e un ornitologo alla scoperta degli uccelli, dei loro canti e dei loro habitat, negli apparati decorativi del percorso di visita.
Interessante è anche ricordare che la Palazzina di Caccia di Stupinigi ha aderito al progetto “Nati con la cultura” per distribuire ad ogni nuovo nato il “passaporto culturale” che permette un ingresso libero al Museo aderente al progetto al bambino/a con il nucleo famigliare (fino a 2 accompagnatori) fino al compimento del suo primo anno d’età.
Info: entrambe le attività costano 5 euro. In dettaglio: fino a 6 anni e possessori di “Abbonamento Musei”: 5 euro (biglietto d’ingresso al Museo gratuito); da 6 a 18 e maggiori di 65 anni: 5 euro + 5 euro (biglietto d’ingresso al museo ridotto); adulti: 5 euro + 8 euro (biglietto d’ingresso al museo ridotto). E’ consigliata la prenotazione della visita: tel. 011/6200634 o www.ordinemauriziano.it /biglietteria.stupinigi@ordinemauriziano.it
lunedì 3 gennaio, ripartono le vaccinazioni al maxi-hub del Valentino. Alle ore 10 è previsto un punto stampa con il Presidente della Regione, Alberto Cirio, e con l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi.
FOCUS SULLE DOSI DISPONIBILI NEL MESE DI GENNAIO
In Piemonte per il mese di gennaio è prevista una disponibilità complessiva di circa 1.400.000 vaccini, sommando la disponibilità attuale di circa 700.000 dosi agli arrivi previsti entro fine mese.
Calcolando però l’uso di Moderna doppio, dal momento che per la terza dose di questo vaccino si utilizza la mezza fiala, la disponibilità reale è di circa 1.600.000 vaccini: un quantitativo più che sufficiente per coprire il target medio quotidiano fissato dal Commissario straordinario generale Figliuolo sia quello che la Regione si è posta autonomamente, di circa 50.000 somministrazioni al giorno.
In ogni caso, la struttura commissariale si è già resa disponibile, qualora necessario, a venire in supporto integrando le dosi.
A questi quantitativi si sommano poi anche 84.500 dosi di Pfizer pediatrico: nelle prossime settimane ne sono attese altre 216.000.
Il target complessivo potenziale in Piemonte dei 5-11enni è di 246 mila bambini. Al momento hanno aderito in 47 mila e ne sono stati già vaccinati quasi 15 mila.
L’obiettivo è completare tutti quelli che hanno aderito prima che ricominci la scuola dopo le feste
Covid-19 aumento esponenziale quarantene tra i poliziotti. Indispensabile rispetto norme di prevenzione e dotazione mascherine Ffp2
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Elisabetta Rasy “Le indiscrete” -Mondadori- euro 20,00
La Rasy è maestra nel raccontare le vite di donne artiste e –dopo “Le disobbedienti” (del 2019) dedicato a 6 pittrici– ora si concentra su 5 grandi fotografe il cui sguardo dietro l’obiettivo ha cambiato l’immagine del mondo.
Tina Modotti, Dorothea Lange, Lee Miller, Diane Arbus e Francesca Woodman sono le straordinarie indiscrete – diversissime tra loro per carattere, traiettoria di vita e destino– che seppero invadere in senso positivo le altrui riservatezze e immortalarle con un linguaggio nuovo e personalissimo. La Rasyè riuscita a raccontarle concentrando in poco più di 200 pagine il vissuto, gli affetti e come si sono destreggiate tra carriera e vita privata.
Tina Modotti era figlia di operai e a 12 anni già lavorava in fabbrica a Udine. Poi la famiglia emigra in California dove Tina viene notata dall’industria del cinema per la sua bellezza; però quello che le interessa non è essere raccontata, piuttosto è lei a voler raccontare il mondo. E’ quello che farà nel Messico post rivoluzionario, scegliendosi una vita avventurosissima, ma anche drammatica.
Dorothea Lange era figlia di immigrati tedeschi, a 7 anni si ammala e rimane segnata dalla zoppia per tutta la vita. Negli anni 30 è colei che immortala la povertà e la depressione di quel difficile periodo storico. La sua carriera è avviata, ma molla tutto per sposarsi e diventare madre.
Poi torna dietro l’obiettivo e instancabile va alla ricerca dei suoi soggetti, quelli di cui sente forte il richiamo. Sono le vittime della grande depressione interna americana; di fatto i personaggi di cui scriveva Steinbeck, alle prese con fame, mancanza di lavoro, vita stentata alle soglie della miseria più nera, i nuovi straccioni.
Famiglie intere, bambini e madri, come quella fotografata nel 1956 in California “Migrant mother” di una bellezza struggente e tra le sue opere più famose.
Lee Miller è lo splendore che occhieggia dalla copertina del libro;donna bellissima, piena di fascino e coraggio. Fin da bambina la sua avvenenza sembra condannarla ad essere un trofeo da esposizione; a 8 anni subisce l’abuso di un familiare e viene spinta sulle passerelle delle sfilate.
A 22 anni vola a Parigi dove diventa l’idolo, la modella e musa prediletta dei surrealisti. Man Ray se ne innamora perdutamente e la ritrae quasi ossessivamente.
Ma a Lee va stretto il ruolo di top model; osserva il lavoro dell’amante e mira a passare dietro l’obiettivo che vuole puntare come un mirino sul mondo. Nel 1932 sbarcando a New York, ai giornalisti in attesa risponde con freddezza «Non voglio essere una fotografia, voglio fare una fotografia».
Diventa una delle più famose e intraprendenti fotografe di guerra, la prima ad entrare in un campo di concentramento e a fissare per sempre immagini devastanti. Famosa la sua foto –che ha allestito come un set– in cui fa il bagno nella vasca di quella che era la casa di Hitler.
Anche la sua vita affettiva sarà avventurosa; un po’ di stabilità arriverà con Roland Penrose nella loro grande fattoria nel Sussex e la nascita del figlio Anthony. Ma le esperienze l’hanno profondamente segnata nel fisico sempre più dolorante, nei nervi e nell’anima che cerca di tenere a bada con sonniferi e psicofarmaci. A 39 anni della modella più bella del mondo è rimasto ben poco…sembra sepolta sotto il peso della guerra.
Diane Arbus nasce in una ricca famiglia di ebrei russi emigrati in America, che ha fatto fortuna aprendo grandi magazzini di abbigliamento femminile, ed è a quel lavoro che Diane viene avviata. Ma ad appena 15 anni si innamora di Allan Arbus, giovanotto dipendente dei magazzini; si impunta e quando compie 18 anni lo sposa. Con lui inizia a lavorare come fotografa di moda; è tecnicamente bravissima, ma si sente insoddisfatta perché la sua vocazione è un’altra. Indifferente al lusso che la circonda,avverte profondamente “l’imperfezione umana” anche dentro di sé. Ecco la sua via: immortalare creature altamente imperfette e difettose che normalmente si preferisce non vedere. Lei invece gli dà voce, è alla ricerca costante di fenomeni da baraccone, barboni, nudisti con brutti corpi, figure al margine non solo della società, ma anche dello sguardo. Li cristallizza nelle foto con un’empatia fuori dal comune e che in un certo senso la divora. Negli 11 anni della sua carriera fotografa anche personaggi famosi, come Norman Mailer. Gli anni 60 sono per lei una stagione ininterrotta di successi, ma anche separazioni, la più dolorosa è quella dal marito. La sua fine è tragica; viene trovata morta nella vasca da bagno dove si è tagliata le vene dopo aver inghiottito dosi massicce di barbiturici.
Francesca Woodman oggi è considerata un genio della fotografia del 900, anche perché ha saputo guardare il corpo umano, nello specifico il suo, in modo assolutamente inedito. Nata in una famiglia con il culto dell’arte, fin da piccola viene trascinata dai genitori per musei, dove scorrazza per ore tra i quadri. Arte è sinonimo di Italia, dove la famiglia soggiorna nei pressi di Firenze ogni estate, mentre il resto dell’anno vive in Colorado.
Francesca ha un forte legame con il bel paese; nel 1977 ottiene una borsa di studio a Roma ed è lì che scatta le sue foto migliori. Ritrae sempre e solo se stessa. A chi le chiedeva spiegazioni,rispondeva con somma ironia «E’ una questione di convenienza….io sono sempre a disposizione».
Prepara ogni immagine con estrema cura; in bianco e nero, per sottrazione, nascondendo all’obiettivo parti di sé, incarnando la bellezza fragile del corpo femminile che si sottrae allo sguardo. Dimolteplici scatti ne sceglie solo uno e distrugge tutti gli altri.
Quando torna a New York si scopre sempre più estranea alla città delle 1000 luci e delle donne in carriera; non trova accoglienza, né attenzione e nemmeno concentrazione. Diventa l’emblema della solitudine dell’artista, una serie di eventi le rema contro e per un po’ cerca rimedio nei psicofarmaci. A soli 23 anni
pone fine alla sua vita buttandosi nel vuoto da un palazzo di New York. Un angelo caduto che otterrà riconoscimento e successo postumo.
La fotografia agli albori del 900 aveva il vantaggio di essere un’arte nuova, un mestiere che non doveva scrollarsi di dosso il predominio maschile e che vide l’affacciarsi di molte donne, alcune grandissime come quelle che ci racconta la Rasy.
Shirley Jackson “La meridiana” -Adelphi- euro 19,00
E’ esilarante questo piccolo gioiello forgiato dalla genialità di Shirley Jackson –nata a San Francisco nel 1916 e morta nel Vermont nel 1965 a soli 48 anni– autrice magistrale nell’imbastire storie gotiche.
Scrisse la maggior parte dei suoi racconti dell’orrore (che pare abbiano influenzato anche Stephen King) negli anni Cinquanta/Sessanta del 900. Eppure conquistò la notorietà come moglie del critico letterario Stanley Edgar Bennigton, e per gli articoli di economia domestica e di vita familiare pubblicati su riviste femminili. Era affetta da agorafobia e raramente metteva il naso fuori di casa, ed ecco perché le dimore sono centrali nelle sue opere, che la casa editrice Adelphi sta riproponendo.
In questo romanzo la Jackson è riuscita a legare insieme –e senza sbagliare un colpo– commedia brillante e paura; facendo scendere in campo due ossessioni ricorrenti nei suoi scritti, la casa stregata e lo scetticismo di chi non crede ai fantasmi.
Scenario è una vecchia villa costruita da un antenato smanioso di sfoggiare la sua ricchezza. E’ circondata da un alto muro che la separa dai comuni mortali; è di un’opulenza ridondante tra pareti affrescate e materiali di pregio come oro, argento e madreperla.
Nel giardino c’è la meridiana del titolo fatta costruire dal fondatore e con incisa una massima peculiare «Che cos’è questo mondo?».
La gotica magione è abitata da una famiglia che definire disfunzionale non rende neanche lontanamente le sue bizzarrie. Su tutto tira un’aria sinistra che prelude a una vicina fine del mondo,mentre i personaggi trasudano veleno l’uno contro l’altro.
Il romanzo inizia con il ritorno della famiglia dal funerale del padrone di casa, Lionel Halloran, deceduto in seguito a una rovinosa caduta dallo scalone di casa.
Secondo sua moglie Maryjane sarebbe stato ucciso dalla madre di lui; la dispotica Orianna Halloran che l’avrebbe fatto per impossessarsi della casa e poter comandare su tutti. Lei che avevasposato l’erede Richard solo per i soldi e la villa, ed ora si ritrova il marito in sedia a rotelle.
A pensarla come Maryjane è anche la sua figlioletta Fancy, viziatissima bambina che odia cordialmente la nonna Orianna.
Poi a complicare le cose ci si mette pure Fanny, sorella di Richard, che nella nebbia si perde nel giardino e si sente chiamare niente meno che dal padre defunto da tempo, che le annuncia «Dal cielo, dalla terra e dal mare c’è pericolo, dillo a quelli che sono in casa. Ci saranno fuoco nero e acqua rossa e la terra si rivolterà urlando…».
E come ci si prepara alla fine del mondo? Intanto cambiandosi abito per cena per presentarsi nel nuovo mondo in modo armonioso e non sfigurare. Ecco un assaggio dell’ironia dirompente di questo romanzo in cui si avvicendano altri personaggi strampalati; dalla servitù all’incontro con una setta, quella dei Veri Credenti. Un romanzo che è una chicca tutta da scoprire.
Piero Armenti “Se ami New York” -Mondadori- euro 18,00
Piero Armenti ha 35 anni, ed è uno degli italiani che a New Yorkha trovato e saputo cogliere la sua occasione. Arrivato subito dopo l’università è rimasto folgorato dalla Grande Mela dove se ti dai da fare tutto sembra possibile. Lui l’idea vincente l’ha avuta; ha iniziato a raccontare le sue avventure, bellezze, stravaganze, curiosità e angoli particolari di New York con divertenti filmati sui social, che ci permettono di entrare più a fondo nella dimensione Big Apple. E’ diventato il giornalista urban explorerpiù famoso e seguito del web, ed è pure un imprenditore di successo con “Il mio viaggio a New York” tour operator che offre esperienze uniche e inedite nella Grande Mela.
Gli inizi nella città unica al mondo li ha raccontati nel suo libro precedente “Una notte ho sognato New York”, ora ci regala questo romanzo in cui c’è lui a tutto tondo. Oggi è proprietario di un bellissimo appartamento a Manhattan, guadagna bene …ma nel romanzo avverte una certa precarietà. Perché in fondo nella città che non dorme mai, quando tutto sembra andarti bene….lei ti spiazza e rimescola le carte.
Il protagonista sta attraversando una fase un po’ apatica, un periodo di disagio esistenziale, e la mancanza di entusiasmo e di un piano B nel caso le cose non andassero più tanto bene. Perché a New York il successo non concede stalli o momenti di pausa. Tuttavia è la città dove tutto è possibile, soprattutto quando hai messo insieme un bel carnet di conoscenze. Piero approda a lavorare per un po’ nella galleria d’arte dell’amico Rocco e lì ecco che il destino gli fa incontrare Elena, aspirante pittrice spagnola dal talento ancora in erba. E la vita del protagonista sta per prendere una certa piega ………in cui entrano amore, convivenza e scelte definitive su dove stare e come proseguire. Piero cosa sceglierà?
Lydia Sandgren “La famiglia Berg” -Mondadori- euro 25,00
E’ il romanzo di esordio della psicologa svedese Lydia Sandgrened ha vinto due premi letterari.
Siamo nella Svezia degli anni settanta /ottanta e al centro del libro si avvicendano 3 personaggi principali di cui l’autrice racconta le vite, con continui salti nel tempo, un mistero da svelare e una famiglia tutta da conoscere.
Protagonista è Martin Berg proprietario ed editore di una piccola casa editrice di Göteborg che sta subendo la crisi del settore. Alla soglia dei 50 anni, fin dalle prime pagine, Martin annaspa in una fase di bilanci e smarrimento.
Da giovane sognava di scrivere una grande romanzo; poi la vita l’ha spinto a più miti consigli e comunque continua a pensare a un poderoso saggio su uno scrittore poco noto, William Wallace, che lui reputa all’altezza di Hemingway e F. Scott Fitzgerald.
Il romanzo ricostruisce la sua crescita ed evoluzione nell’arco degli anni, incluso un periodo bohemien a Parigi in gioventù, insieme all’amico del cuore Gustav Becker, genio introverso diventato un pittore affermato.
Ora Martin è un uomo a metà percorso ed è riuscito a portare a casa i suoi successi, a partire da un’azienda tutta sua. Ha formato una famiglia con due figli ma …anche un grande vuoto….
E già perché un bel giorno di anni prima sua moglie Cecilia se n’era andata, lasciandosi alle spalle anche i figli Rackel, che all’epoca aveva 12 anni, e Elis di 3.
Una fuga improvvisa e inspiegabile quando aveva 32 anni ed era stata la fanciulla più brillante della scuola, autrice di saggi e traduzioni visto che parlava la bellezza di 5 lingue. Era la migliore amica di Gustav, la sua musa e al centro dei suoi quadri più riusciti e famosi.
Poi sullo sfondo ci sono le famiglie di origine, gli amici, gli anni di gioventù tra notti brave e feste; una vita sregolata in cui sguazza ancora allegramente Gustav.
Invece Martin e Cecilia avevano dovuto affrontare un’inaspettata gravidanza, ed ecco che Martin aveva dovuto mettere da parte sogni velleitari e trasformarsi in marito, padre, editore responsabile e adulto.
Ora la figlia maggiore Rackel è avviata a una carriera di studiosa sulle orme di quella materna, ma non ha mai metabolizzato la scomparsa della madre e pensa di averne trovato traccia in un romanzo tedesco che sta traducendo per la casa editrice di famiglia.
Inoltre è in programma un’importante retrospettiva in omaggio al grande pittore Gustav Becker e le strade della cittadina sono tappezzate da manifesti in cui una giovanissima Cecilia campeggia al centro delle tele.
Poco più di 800 pagine che narrano una complessa storia familiare, per vari aspetti misteriosa e originale, attraverso il dibattersi due generazioni. E non mancano colti riferimenti a letterature, arte e filosofia.
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La classica luna di miele concessa ai neo eletti volge al termine ma i primi interventi stentano ad avviarsi. Anche i buoni proponimenti per il 2022 sono di una modestia quasi imbarazzante…
… continua a leggere:
Il Cortile del Maglio a Torino, triste e grigio in attesa di un briciolo di fantasia
Gli azzurri, tra i quali è stato protagonista il pinerolese Simone Gonin (Aeronautica Militare), hanno battuto per 6-5 la Repubblica Ceca ai playoff, ottenendo la seconda qualificazione consecutiva dopo Pyeongchang 2018 e la terza assoluta considerando l’edizione da Paese ospitante di Torino 2006. Gonin e i compagni – ovvero Joel Retornaz, Sebastiano Arman e Amos Mosaner, agli ordini del coach Claudio Pescia – hanno vinto otto partite su nove sul ghiaccio olandese, sfruttando il primo match point dopo aver concluso al secondo posto il round robin. E chiudendo così in bellezza un 2021 che li aveva già visti salire su uno storico podio ai recenti Campionati Europei. «Siamo davvero felici per questa qualificazione olimpica, che significa tantissimo: sapevamo di meritarcela, perché arriviamo da tanti mesi in cui giochiamo bene ed è il giusto riconoscimento di un lungo percorso», il commento dello skip azzurro Retornaz.
Pur lottando fino all’ultimo match e superando ogni aspettativa della vigilia, invece, ha dovuto salutare le ambizioni olimpiche la Nazionale femminile, che ha terminato il Torneo Preolimpico al quinto posto e, dunque, ai piedi della zona playoff. Le azzurre, con le piemontesi Angela Romei (Fiamme Oro) in pista ed Elena Dami (Mole 2020 Ice Skating) in qualità di alternate, hanno comunque confermato la costante crescita della formazione, dalla salvezza ai Campionati Europei fino alla qualificazione per il prossimo Mondiale, passando per le buone prestazioni offerte a Leeuwarden.
LA SITUAZIONE DEI CONTAGI
Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 4.583 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 13.660 dopo test antigenico), pari all’11,2% di 41.025 tamponi eseguiti, di cui 35.284 antigenici. Dei 4.583 nuovi casi gli asintomatici sono 3.641 (79,4%).
I casi sono così ripartiti: 3474 screening, 873 contatti di caso, 236 con indagine in corso.
Il totale dei casi positivi diventa 513.449, così suddivisi su base provinciale: 43.089 Alessandria, 24.601 Asti, 17.253 Biella, 72.553 Cuneo, 39.991 Novara, 268.371 Torino, 17.784 Vercelli, 18.799 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 2.331 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 8.677 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.354 (+60 rispetto a ieri).
I ricoverati in terapia intensiva sono 112 (+3 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento domiciliare sono 81.995
I tamponi diagnostici finora processati sono 11.887.535 (+41.025 rispetto a ieri), di cui 2.749.547 risultati negativi.
I DECESSI DIVENTANO 12.072
Sono 7, nessuno di oggi, i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).
Il totale diventa quindi 12.072 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.601 Alessandria, 731 Asti, 449 Biella, 1.488 Cuneo, 968 Novara, 5.779 Torino, 556 Vercelli, 384 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 116 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.
417.916 GUARITI
I pazienti guariti diventano complessivamente 417.916 (+1.206 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 33.478 Alessandria, 20.417 Asti, 13.643 Biella, 59.304 Cuneo, 33.297 Novara, 222.215 Torino, 14.981 Vercelli, 15.690 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.629 extraregione e 3.262 in fase di definizione.