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A Chieri il “Giorno della Memoria”

Come sempre, Chieri è fra i Comuni torinesi in prima fila a fare memoria e ad onorare le vittime della “Shoah”, contro la “vergogna delle leggi razziali”

Lunedì 27 gennaio, dalle ore 10,30

Chieri (Torino)

Il 27 gennaio, il ‘Giorno della Memoria’, è una delle date fondamentali del nostro calendario civile. È il Giorno in cui ricordiamo la ‘Shoah’, la vergogna delle leggi razziali, le colpe e le complicità del nostro Paese che si alleò con i nazisti. È il Giorno in cui commemoriamo e onoriamo le vittime dei lager, scomparse a milioni nel buco nero più profondo della Storia. Ma il 27 gennaio è anche il Giorno in cui ricordiamo quali sono le nostre radici, perché l’Europa è nata dal ripudio dell’antisemitismo, del razzismo, del fascismo, del nazismo e di tutte le autocrazie”. Con queste parole, Alessandro Sicchiero e Antonella Giordano, rispettivamente sindaco e assessore alla “Cultura” di Chieri, motivano le varie iniziative organizzate, come da tradizione, in vista della cerimonia commemorativa istituzionale, in programma il prossimo lunedì 27 gennaioa partire dalle ore 10,30, per ricordare la ricorrenza internazionale del “Giorno della Memoria”. Ricorrenza internazionale, come definito dalla “risoluzione” dell’“Assemblea Generale delle Nazioni Unite” del 1° novembre 2005, in base alla quale venne stabilito quale “Giorno” dedicato alle vittime dei lager nazisti, proprio il 27 gennaio di ogni anno, poiché in quel giorno del 1945 le truppe dell’“Armata Rossa” (impegnate nell’operazione Vistola – Oder in direzione della Germania) liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, vasto complesso di oltre 40 lager, dove, si calcola, trovarono la morte 1,1milioni di persone su 1,3 milioni di prigionieri totali, rendendolo il principale luogo simbolo della “Shoah”, del “Porrajmos” (genocidio di rom e sinti), dello sterminio degli oppositori politici e di altre categorie considerate ostili o di razza inferiore ai nazisti, oltre che dell’ “Olocausto” in generale.

Quali, dunque, le iniziative  già in agenda per le celebrazioni chieresi?

Lunedì 27 gennaioalle 10,30, si terrà la commemorazione ufficiale presso la “Stele”, al civico 43 di via Nostra Signora della Scala, alla presenza del sindaco Alessandro Sicchiero e del vice presidente  del “Consiglio Comunale”, Livio Vezzoso.

La “Stele”, opera dell’artista chierese Silvio Vigliaturo, vuole ricordare il secondo “cimitero ebraico” di Chieri, che restò in funzione dal 1830 al 1878 circa.

Sempre lunedì 27 gennaio, ma alle ore 17,30, la Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone” (Via Vittorio Emanuele II, 1), ospiterà la presentazione del libro “Storie di Lucette” (“Neos Edizioni”, 2024) di Franca Rizzi Martini. A moderare l’incontro, la giornalista de “La Stampa”, Antonella Torra. L’ingresso è libero.

Il libro racconta l’avventurosa storia di Lucette Golberg, oggi novantenne, che riuscì a salvarsi dalla deportazione, vivendo sotto mentite spoglie insieme al fratello Alex in un paesino delle Ardenne, mentre ben diciassette persone della sua famiglia vennero deportate ad Auschwitz, da dove non fecero più ritorno.

Suzanne e Albert Didier, i coniugi che li accolsero nella loro “caffè-pensione”, sono stati riconosciuti, nel 2012, “Giusti fra le Nazioni” da “Yad Vashem”, l’“Ente nazionale per la Memoria della Shoah” di Gerusalemme, che fino al 1° gennaio 2022 ha riconosciuto nel mondo 28.217 persone, fra cui 776 italiani, come “Giusti fra le Nazioni”, ovvero non ebrei che, durante l’Olocausto, si sono impegnati a rischio della loro vita a soccorrere gli Ebrei perseguitati. E anche per loro è stata pensata dal “Parlamento di Strasburgo” una “Giornata Europea” di ringraziamento e memoria, identificata dal “Gariwo la Foresta dei Giusti” (“Garden of the Righteous Worldwide”), “Onlus” fondata a Milano nel 1999, nel 6 marzo di ogni anno, anniversario della morte di Moshe Bejski, che per 25 anni è stato presidente della “Commissione dei Giusti” di “Yad Vashem”.

Le iniziative chieresi si concluderanno mercoledì 29 gennaio, alle 21, presso la Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone” (Via Vittorio Emanuele II, 1), che ospiterà la conferenza di Alberto Cavaglion, storico e saggista, dal titolo “Come astri spenti. Scrivere dopo Auschwitz”. L’incontro, organizzato da “Istoreto”, affronterà il tema di come raccontare l’esperienza dei campi di sterminio dopo il 1945: “si deve scrivere, ma non si può più scrivere come prima”.

Partendo da “La tregua” di Primo Levi, l’evento si propone di esplorare le diverse vie che la “letteratura concentrazionaria” ha percorso in Italia e in Europa. Ingresso libero.

Da segnalare inoltre che domenica 26 gennaio, alle ore 15,30, l’Organizzazione di volontariato culturale “Carreum Potentia” (nata nel ’93, con l’obiettivo di favorire la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio artistico-culturale di Chieri e del Chierese) organizza la “Visita alla Chieri Ebraica”,  con partenza dalla piazza Umberto I.

Gianni Milani

Nelle foto: Locandina “Giorno della Memoria”; la “Stele” chierese; Cover “Storie di Lucette” di Franca Rizzi Martini

Al Regio i Carota Boys in festa per Sinner

Il Watch Party organizzato dai Carota Boys e dedicato alla finale degli Australian Open 2025, con la storica vittoria di Jannik Sinner, è stato un vero successo. Oltre mille persone hanno affollato il Teatro Regio di Torino per assistere alla proiezione della partita e celebrare insieme il trionfo del tennista numero uno al mondo.

Sinner ha conquistato il titolo per la seconda volta, con una vittoria schiacciante che ha emozionato tutti i presenti. L’iniziativa ha unito la città di Torino in un’occasione unica, trasformando il Teatro Regio in un simbolico tempio del tennis.

I Carota Boys hanno condiviso il loro entusiasmo per questa straordinaria iniziativa, che ha coinvolto tifosi e appassionati in un clima di festa e passione per il tennis.

 

Utilizziamo al meglio il nostro tempo

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Parte 3

Per raggiungere sul serio l’obiettivo di utilizzare al meglio il nostro tempo occorre avere la voglia e il coraggio di organizzarlo in modo un po’ più razionale, utilizzando una parola che, soprattutto nel vocabolario dell’italiano medio, risulta solitamente ostica e antipatica: Programmazione.

Senza per questo ridurre la nostra vita a una rigida e ridicola serie di impegni. Partendo da due componenti fondamentali, ciò che dobbiamo fare e ciò che vogliamo fare. Possiamo anche suddividere queste componenti in più tipologie (ad esempio lavoro, impegni vari, attività personali, ecc.).

E riportiamo quindi gli impegni su una agenda, cartacea o (sarebbe meglio perché più agevole nelle modificazioni) elettronica (va benissimo anche quella già inserita nei cellulari). Utilizzare bene l’agenda ci permette, oltre a organizzare molto meglio il tempo, di liberare la mente, senza dover fare affidamento solo sulla memoria.

Non ci dimenticheremo impegni e appuntamenti, ma avremo sempre un quadro chiaro del tempo a disposizione per fare qualsiasi altra cosa non abbiamo già previsto di fare, semplicemente visualizzando l’agenda. Parlo per esperienza personale, in quanto da molti anni utilizzo con risultati eccellenti questo metodo.

Se smetteremo di farci spaventare dalla parola “pianificazione” e ne metteremo in pratica il metodo, grazie ad essa potremo facilmente programmare tutti i nostri impegni, rispettando senza ansia e stress le scadenze, e riusciremo così a gestire in maniera efficiente il nostro tempo, senza trascurare le cose, le attività e le persone che amiamo.

Cerchiamo infine di eliminare le azioni non necessarie, quelle cioè che sono frutto di abitudini spesso inutili, e che ci fanno perdere tempo. Ognuno di noi ne ripete qualcuna. Finiamo con lo spendere molti minuti delle nostre giornate in attività ripetitive e di routine senza mai domandarci se quelle azioni hanno ancora un senso e una effettiva funzione.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della terza e ultima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Giorno della Memoria con Guareschi al “Pannunzio”

Lettura di “Diario Clandestino”

Lunedì 27 gennaio, ore 17,30, giorno della Memoria, Ornella Pozzi al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35h a Torino leggerà pagine di  “Diario clandestino” di Guareschi internato militare in Germania (43 /45) . “Dedicheremo la nostra memoria oltre alla Shoah agli 800 mila IMI sempre dimenticati e sconosciuti”, commenta il presidente del Pannunzio Pier Franco Quaglieni.
Il creatore di Don Camillo stupirà i partecipanti con il suo racconto dell’internamento in Germania.

Alle Molinette salvata bimba di 8 mesi con il trapianto del fegato di un bimbo di 5 mesi 

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Nei giorni scorsi presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino è stato eseguito un eccezionale trapianto di fegato pediatrico tra piccoli ‘infanti’ (ovvero tra bambini di età inferiore ad 1 anno che non hanno ancora acquisito l’uso della parola). La ricevente una bimba torinese di soli 8 mesi di età. Nata affetta da una grave malformazione, nota come atresia delle vie biliari, la piccola era stata sottoposta nel mese di luglio scorso (a 2 mesi di vita) all’intervento ad intento riparativo di porto-entero-anastomosi secondo Kasai, presso la Chirurgia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita di Torino (diretta dal dottor Fabrizio Gennari). Come purtroppo accade in circa un terzo dei casi dopo questo tipo di intervento, il flusso della bile dal fegato verso l’intestino non è ripreso ed il fegato della bambina è andato inesorabilmente incontro all’evoluzione in cirrosi epatica. Rapida è stata la comparsa di scompenso epatico, con sviluppo di versamento di liquido ascitico in addome e di stato di ittero severo. Seguita dal punto di vista medico presso il reparto di Gastroenterologia pediatrica (diretto dal dottor Pierluigi Calvo), la piccola è stata inserita in lista d’attesa nazionale pediatrica per trapianto epatico nel mese di novembre scorso da parte del professor Renato Romagnoli (Direttore del Dipartimento Trapianti e del Centro Trapianto Fegato adulto e pediatrico dell’ospedale Molinette di Torino).

La ricerca di un donatore deceduto compatibile non ha dato esito per sei settimane, nonostante il progressivo aggravamento delle condizioni della bambina. A questo punto il suo papà ha dichiarato la volontà di donare alla figlia la parte sinistra del suo fegato per salvarle la vita con un trapianto da vivente. Le valutazioni sul potenziale donatore hanno dato esito favorevole e l’intervento era stato programmato per la metà di questo mese di gennaio. A meno di 72 ore dall’avvio del trapianto da vivente, il Centro Nazionale Trapianti operativo (diretto dal dottor Giuseppe Feltrin) ha segnalato al Centro Regionale Trapianti del Piemonte e Valle d’Aosta (diretto dal dottor Federico Genzano) la presenza di un particolare donatore di organi compatibile con la piccola candidata torinese del peso di meno di 8 kg. Si trattava di un piccolo di 5 mesi di vita, di 6 kg di peso, deceduto in un’altra regione italiana per una grave patologia congenita encefalica non controindicante la donazione degli organi. Per quanto molto rischiosa come offerta di fegato (a causa delle piccolissime dimensioni del donatore), il professor Romagnoli ha immediatamente accettato, tenuto conto delle gravi condizioni cliniche della candidata, del perfetto accoppiamento dimensionale tra donatore e ricevente e della possibilità di evitare l’intervento chirurgico sul papà a scopo di donazione. Il prelievo del fegato del piccolissimo donatore è stato eseguito dal dottor Paolo Strignano dell’équipe del Centro Trapianto Fegato di Torino e, 48 ore prima del previsto trapianto da vivente, la piccola ricevente è stata condotta in sala operatoria per il trapianto da cadavere. Il complesso intervento chirurgico (il numero 4200 nella storia del Centro torinese) è stato eseguito presso l’ospedale Molinette dal professor Romagnoli e dalla sua équipe, coadiuvati dal dottor Angelo Panio e dai colleghi dell’Anestesia e Rianimazione 2 del Dipartimento di Anestesia (diretto dal dottor Maurizio Berardino). L’intervento è durato 11 ore ed è tecnicamente riuscito. Il fegato trapiantato ha ripreso immediatamente la sua funzione e la bambina è stata risvegliata ed estubata a meno di 12 ore dalla conclusione dell’operazione. La regressione dell’importante stato di ittero è stata rapidissima e la bimba è ora stata trasferita presso il reparto di Gastroenterologia dell’ospedale Infantile Regina Margherita per un periodo di riabilitazione. “La Sanità piemontese si conferma un punto di riferimento di eccellenza per la sanità italiana, soprattutto nel campo dei trapianti. Un grande applauso ai nostri professionisti ed ai genitori del piccolo donatore che, con un grande gesto, hanno permesso di salvare la vita della piccola paziente” dichiara Federico Riboldi (Assessore alla Sanità della Regione Piemonte). “Ancora una volta la nostra Azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute di Torino è riuscita a dare una risposta efficace ad un così grave problema di salute di una piccola paziente grazie ad un trapianto di rara difficoltà” dichiarano Beatrice Borghese (Direttore generale facente funzioni della Città della Salute di Torino) ed Emanuele Ciotti (Direttore sanitario Città della Salute di Torino).

Rock Jazz e dintorni a Torino. Il trio Tavolazzi-Zirilli-Di Gennaro e Daddy G

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Alle OGR il trio Tavolazzi-Zirilli-Di Gennaro. Al Blah Blah il progetto Rome+Guest TBA.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona il quartetto di Federico Ponzano. A Eataly Lingotto si esibisce Leo Pari.

Giovedì. Alla Divina Commedia sono di scena i Soul Time Band. Al Cafè Neruda suona Simona Palumbo Latin Quartet. Il trombonista Gianluca Petrella è di scena al Banco. All’Off Topic Didie Cara presenta: Canzoni al telefono.

Venerdì. Alla Divina Commedia si esibisce la Marconi Blues Band. Al Folk Club è di scena Dalen. Al Magazzino sul Po si esibisce Ella Nadì. Al Blah Blah suonano gli Extrema.

Sabato. Al Magazzino sul Po sono di scena i Dub Pigeon. Al Blah Blah suonano i Game Over+ Damnation. Allo Ziggy si esibiscono i Witchunter+Axeblade. Alle OGR è di scena Daddy G.

Pier Luigi Fuggetta

Raccolta differenziata, si amplia il porta a porta nel centro storico

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A partire da metà febbraio verrà introdotto progressivamente per altre 11.500 utenze

 

 È stata avviata in questi giorni la terza fase di trasformazione del servizio di raccolta rifiuti nel centro storico di Torino, con la progressiva attivazione del porta a porta per tutte le frazioni.

Il nuovo servizio coinvolgerà parte del centro storico e del Quadrilatero Romano fino all’area di Porta Susa, per un totale di circa 11.500 utenze, fra domestiche e attività commerciali, comprese nell’area tra corso Regina Margherita, via della Consolata, Piazza Savoia, Piazza Arbarello, via Cernaia, Piazza Solferino, Corso Re Umberto, Corso Vittorio Emanuele II, Corso Inghilterra e Corso Principe Oddone.

Il sistema prevede la rimozione degli attuali contenitori stradali e la realizzazione della raccolta domiciliare per i rifiuti differenziati (carta e cartone, imballaggi in plastica, vetro e metalli, rifiuti organici) e non recuperabili, attraverso l’installazione di appositi contenitori che verranno collocati all’interno di spazi condominiali.

La progettazione del sistema di raccolta è stata preceduta da una puntuale attività di rilievo che ha portato alla definizione di soluzioni ad hoc per ottenere i migliori risultati di raccolta.

La progressiva attivazione del nuovo sistema di porta a porta si svilupperà in stretta correlazione con le attività di comunicazione. A partire dalla settimana corrente, quindi, i cittadini e le attività commerciali presenti nella zona riceveranno, a cura degli incaricati Amiat Gruppo Iren, le prime informazioni in merito al nuovo servizio. A seguire, gli addetti consegneranno gratuitamente a ogni utenza il kit per la raccolta domiciliare (biopattumiera e prima dotazione di sacchi per i rifiuti organici e sacchi per la raccolta della plastica) oltre al materiale informativo di supporto. In un secondo momento, in ogni edificio o condominio verranno collocati i nuovi contenitori preposti per la raccolta.

Infine, per chiarire i dubbi dei cittadini e permettere agli utenti non trovati e/o non identificati durante il passaggio porta a porta di ritirare lo starter kit, dal 30 gennaio al 3 maggio verrà attivato un Punto info distributivo presso il “Lab Oratorio” della Chiesa di San Filippo Neri, con ingresso da via Maria Vittoria 7/A, e attivo il giovedì e il venerdì dalle 16.00 alle 20.00 e il sabato dalle 9.30 alle 13.00.

Per qualsiasi necessità sarà possibile, inoltre, consultare il sito internet Amiat www.amiat.it , seguire la pagina Facebook «Raccolta Differenziata Torino», scaricare la nuova app Iren Ambiente, contattare il Servizio di Customer Care Ambientale, chiamando il numero verde 800 017277 (attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 17.00), o scrivendo ad amiat@gruppoiren.it.

Il vecchietto dove lo metto?

Tra i molti cambiamenti intervenuti nella nostra società negli ultimi decenni vi è anche l’aumento della vita media; non è infatti difficile ormai trovare persone che hanno compiuto 90 anni ed oltre, specie nei Comuni di montagna.

All’aumento dell’età, però, non sempre corrisponde una qualità della vita accettabile: patologie degenerative sempre più frequenti, solitudine, problemi deambulatori costringono gli anziani al ricovero presso le strutture dedicate, le “Residenze Sanitarie Assistenziali”.

Se da un lato questi ricoveri mostrano che la società si è organizzata per sistemare gli anziani non autosufficienti, dall’altro denota il forte mutamento nelle abitudini sociali cominciato una ventina di anni fa almeno e tutt’ora in forte espansione.

Pensate soltanto a quanti anziani conosciamo, degenti presso queste strutture perché i figli sono entrambi occupati con il lavoro o impossibilitati ad occuparsi di loro per altre ragioni.

Un primo dubbio da sollevare è il rapporto tra stipendio percepito e costo della degenza in RSA: a fronte di uno stipendio (buono) di 2000 euro al mese, va considerato che un mese in RSA ha un costo che si aggira tra i 2500 ed i 3000 euro + IVA al mese.

Vale dunque la pena lavorare e, per questo motivo, dover spendere circa 1000 euro al mese in più di quanti ne guadagniamo, nella migliore delle ipotesi? Certo, qualcuno sosterrà che in tal modo si crea occupazione perché in una RSA trovano impiego OSS, infermieri, medici, cuochi e cucinieri, tecnici, giardinieri, ecc, ma pensando unicamente all’aspetto occupazionale arriveremo a perdere di vista ogni valore umano, a catalogare le persone in base a quanto contribuiscano all’aumento del PIL e non in base agli affetti o alla relazione di parentela.

Se tornassimo ad occuparci dei nostri ascendenti, come loro si sono occupati di noi quando le parti erano invertite? In una società i più grandi hanno il compito di allevare ed educare i più giovani fin quando questi siano in grado di badare a se stessi; dopo, però, non vanno buttati via perché inutili ma, anzi, aiutati perché non più in grado di essere autonomi, in una sorta di patto sinallagmatico tra le generazioni.

Spesso sembra che le persone vengano paragonate agli oggetti di uso quotidiano: fino a qualche anno fa portavamo a riparare la TV, la radio o l’elettrodomestico guasti, chiamavamo il tecnico per frigo, lavatrice o forno quando si guastavano e il falegname quando i mobili mostravano segni di usura nello scorrimento dei cassetti, le maniglie non chiudevano più correttamente e così via.

Ora, complice la tecnologia che rende obsoleti oggetti di 3 anni, appena qualcosa si guasta valutiamo se sia di una classe energetica superiore, se la garanzia aggiuntiva sia scaduta e 90 volte su 100 decidiamo di buttare via l’oggetto per acquistarne uno nuovo; con quello che abbiamo speso, il risparmio energetico derivante alla nuova classe energetica si manifesterà dopo almeno 4 anni, quando probabilmente cambieremo nuovamente l’elettrodomestico.

Con gli anziani rischiamo di fare la stessa cosa: quando non ci servono più e diventano impegnativi meglio destinarli ad una struttura che li accudisca per noi, anche se non è la scelta economica migliore, pur di non modificare le nostre abitudini, non rinunciare alla nostra libertà, non sacrificarci in nome dell’amore parentale.

Ma è una ruota che gira: quando toccherà a noi preferiremmo avere uno dei nostri congiunti, anche solo qualche ora, a casa ad alternarsi ad una badante o essere scaricati in una struttura dove saremo poco più che numeri e vedere i nostri cari quando si liberano?

Se la ricerca scientifica puntasse davvero sul migliorare la qualità della vita anziché prolungarla soltanto? Se coinvolgessimo gli anziani in tutti i livelli della nostra società, anziché esautorarli quando non sono più attivi, quando diventano un peso? Non dimentichiamo che gli anziani rappresentano la nostra memoria storica e la loro esperienza può aiutarci ad evitare il ripetersi di errori.

Pensiamoci, potrebbe toccare a noi.

Sergio Motta

Merlo: Acea cessione ramo d’azione, debolezza politica pinerolese indebolisce territorio

“Senza mettere affatto in discussione il ruolo e le iniziative intraprese dai vari Sindaci ed
amministratori locali, è indubbio che sul complicato e complesso tema della ‘cessione del ramo
d’azienda’ e del futuro dell’Acea è mancata del tutto una vera e propria regia politica del territorio.
Ognuno, come ovvio e legittimo, aveva ricette diverse sul come affrontare e risolvere un problema
che lasciava pochi margini di azione. Ma la profonda divisione tra gli amministratori locali e i
Sindaci, e quindi dei vari territori che rappresentano, ha certificato la sostanziale impossibilità di
arrivare ad un risultato convincente e capace di incidere sull’esito finale dell’intricata vicenda.
Ora, si tratta di una partita che ha evidenziato due elementi di fondo.
Innanzitutto la mancanza radicale di un coordinamento politico territoriale frutto e conseguenza
dell’ormai assenza dei partiti come strumenti capaci di rappresentare e di farsi carico delle istanze
importanti che emergono dal territorio. E, al contempo, la sostanziale assenza di esponenti
amministrativi che vengono riconosciuti come ‘riferimento’ politico per tutto il territorio.
In secondo luogo, e giunti a questo punto, le uniche due garanzie che non possono essere
sacrificate sull’altare dell’assenza di una qualsivoglia guida politica, sono la certezza che per il
cittadino utente non ci sia alcun danno e che, dall’altro, i singoli Comuni non vengano indeboliti o
mortificati.
Tutto il resto è secondario. Purtroppo, però, non possiamo non registrare che a volte l’assenza di
un riconosciuto e autorevole coordinamento politico del territorio finisce per danneggiare
irreversibilmente la credibilità e la forza di un intero comprensorio. Nello specifico, il territorio
pinerolese”.

Giorgio Merlo, già parlamentare e amministratore locale.

Torino fa ripartire le lancette dei suoi orologi storici

Per decenni hanno accompagnato la vita quotidiana dei torinesi, scandendo con precisione i momenti della giornata. Con l’avvento del digitale e dei dispositivi mobili hanno perso progressivamente centralità, e la scarsa manutenzione li ha resi silenziosi testimoni del tempo che scorre. Ora, nella città che un tempo indicava l’ora esatta a tutta Italia grazie al segnale emesso dall’Istituto Galileo Ferraris, le lancette degli orologi pubblici torneranno a muoversi.

Nell’ambito del progetto EfficienTo – il piano di efficientamento energetico degli edifici comunali sviluppato dalla Città di Torino e dato in concessione a Iren Smart Solutions – è stato infatti avviato un intervento dedicato al controllo, alla riattivazione e alla futura manutenzione dei circa 60 orologi storici pubblici presenti in città, dislocati in diverse vie e piazze sia in centro che in periferia.

Nei giorni scorsi, sulla facciata dell’ex dazio in corso Moncalieri 80 sede di un distaccamento dei Vigili del Fuoco, è stato riposizionato e riattivato il primo orologio che è stato oggetto di un attento intervento di restauro e manutenzione. Nei prossimi mesi saranno messi in funzione progressivamente tutti gli orologi, e questi elementi inconfondibili dell’arredo urbano torinese torneranno a segnare l’ora esatta dopo anni di inattività.

“In un’epoca dominata dal digitale, ci piace l’idea che i torinesi possano tornare a guardare all’insù per consultare l’ora, ritrovando quei punti di riferimento che da decenni caratterizzano facciate, incroci e scorci della nostra città. Le lancette di un orologio in movimento simboleggiano una città viva e in movimento – commenta l’assessore alla Cura della città, Francesco Tresso – e inoltre, con questa iniziativa vogliamo anche rendere omaggio alla storia di una città che è stata all’avanguardia anche in questo campo. Dal 1979, infatti, il segnale di ora esatta trasmesso dalla Rai partiva proprio da Torino, accompagnando per oltre trent’anni la quotidianità di milioni di italiani”.

TORINO CLICK