Un treno della linea Vercelli-Mortara, all’altezza di Palestro si è trovato di fronte una bobina di cavi di rame sui binari e si è dovuto fermare per alcune ore. La circolazione è stata sospesa, con disagi per l’utenza. Non si è trattato di sabotaggio: la grossa bobina era sui binari per un tentativo di furto. I ladri non sono riusciti a farla rotolare oltre le rotaie.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
Gli appuntamenti martedì e giovedì
Nelle sale della galleria Fogliato, sino al 22 febbraio
L’attimo d’ispirazione è l’immagine fotografica, il paesaggio urbano colto nell’imprimersi di un momento, d’una occasione: poi quella stessa immagine è posta sulla tela, ulteriormente sfocata, frammentata, dissezionata, nella ricerca continua di nuovi movimenti, nell’avventurarsi in percorsi che non lasciano nulla di definito, di stabile nel tempo che viviamo. Tempo di tangibile trasformazione, di accelerazione che non lascia più spazio ad un fermo “hic et nunc”, che si porta appresso la legge del “panta rei” della nostra quotidianità. Siamo travolti, come se continue folate di un vento impetuoso ci avvolgessero e ci trascinassero, come se la natura ci avesse escluso la possibilità di trovare un riparo o un appiglio di salvezza.
Impressioni, suggestioni, ricordi, squarci di vita di un Boccioni modernissimo, pagine scritte da Marco Longo – pressoché settantenne, diplomato al Liceo Artistico e frequenza all’Accademia Albertina torinese, diploma presso la “Scuola Internazionale di Grafica” a Venezia, numerose personali e collettive all’attivo in Italia e all’estero – in questa sua presenza nelle sale della galleria Fogliato (via Mazzini 9, sino a sabato 22 febbraio, da martedì a sabato 10,30 – 12,30 / 16 – 19) che ha per titolo “Direzioni pittoriche”, con la cura di Giovanni Cordero. Una trentina di oli, di differenti dimensioni, suddivisi sotto un triplice sguardo, “My City” e “Manhattan” e “Interior Space”, la Torino di oggi e l’altrove, l’avveniristico e l’antico.
Scrive Cordero nella presentazione in catalogo: “Sono registrati sulla tela momenti effimeri, inafferrabili e fluttuanti che riportano atmosfere sfuggenti perché la manipolazione dell’immagine crea nuovi mondi che non esistono nella realtà ma solo nella nostra percezione psichica.” Una inafferrabilità che trova ospitalità nelle nostre menti e che vive nello scattare di un attimo ma che si fa presenza concreta e realissima sulla tela. E in quell’attimo c’è lo spazio e il tempo di sempre. Non soltanto, dentro i confini di una città ovattata, le nebbie e i vapori che salgono dal fiume (lo scorcio del ponte di piazza Vittorio e gli alberi e la gran massa della Gran Madre sullo sfondo, “My City 1”) o gli asfalti lucidi di pioggia appena caduta, non soltanto le luci riverberate sui marciapiedi o dentro le vetrine che costeggiano le strade, magari esplose fortissime sui corsi della città attraversati da binari o costeggiati da cassonetti e dehors (è lo sguardo che occupa “My City 15”, significativo esempio di bellezza pittorica dalle ragguardevoli dimensioni, cm. 141 x 80,5), non soltanto le lunghissime scie entro cui trova posto lo scorrere incessante e anonimo delle auto, con i fanalini di coda a punteggiare quel buio reso con maestria attraverso la pacatezza del colore, quegli angoli indifferenti di vita in grigio, non soltanto gli innumerevoli punti di sguardo: ogni cosa sembra fuggire, dileguarsi, come a voler lasciare nient’altro che un ricordo di sé dietro i pennelli dell’artista. Ogni cosa sembra farsi sogno e quasi mistero, laddove la presenza umana è annullata e scompare. Città buttate nell’avvenire, in un simbolico vuoto dove s’aggirano fantasmi e rumori che Longo lascia intuire nel suo mare di silenzi.
Un’urbanizzazione dei nostri anni, delle tante costruzioni e delle sfide, delle metropoli e delle periferie, del loro disordine e della loro bellezza, nel loro avventurarsi verso l’alto e nel rimanere chiuse nei tanti quanto insuperabili agglomerati. La direzione “verticale” prende forma tra le costruzioni della Grande Mela – pare d’avventurarsi tra lo sconvolgimento delle architetture inventato da Christopher Nolan in “Inception”, anche se nell’occasione il regista ci portava in terra di Francia -, sguardi soprattutto dall’alto, grazie a quello che un tempo veniva definito “a volo d’uccello”, in un compito di cui si sono appropriati i tanti droni, a dare tutta la vertiginosità e il modernismo, “la metropoli americana come specchio che riflette gli istantanei cambiamenti della società odierna, scena di un palcoscenico instabile, in perenne trasformazione”, uno sguardo che va ben oltre “My City”, perché al suo interno tutto è labirintico, privo di contatti e relazioni, avvolto nel caos frenetico. Longo usa il termine “disorientamento” chiarendo anche quelle non relazioni che scavano nella incomunicabilità e raggelano le personali relazioni con se stessi, che paiono definitivamente annullate.
Ecco che tutto si fa ricordo in “Interior Space”, quale terza prospettiva, un mondo che appare sommerso e come riscoperto da uno Schliemann dei giorni nostri, “quasi pietrificato”, archeologia d’ambiente, tempo antico nelle ampiezze delle fabbriche dismesse e spazi desolatamente vuoti e angosciosi, quasi surreali, specchio di abbandono o di sopravvivenza ormai lasciata alla deriva, un immobilismo che chiude la porta ad un’ultima speranza. Non un’immagine che faccia ogni sforzo per portare con sé un che di positivo: un’immagine bensì di attesa e di incertezza, di gravosa solitudine, di scommessa sul come sarà il nostro futuro. Chiarisce in punta di penna Cordero: “In queste opere aleggia un sentimento di attesa e di sospensione temporale dove l’incertezza del luogo rende tutto misterioso e in questa solitudine esistenziale il vuoto dentro il tutto ci procura confusione e smarrimento.”
Elio Rabbione
Nelle immagini, alcune delle opere di Marco Longo presentate nella mostra “Direzioni pittoriche”.
Informazione promozionale
Sanguinosi scontri e cruente battaglie si susseguono, fino a sancire la sconfitta dei Salassi. I Romani riprendono la loro inarrestabile conquista e il compito di vigilare sui territori viene affidato a Lucio Valerio Fausto, centurione dotato di grande coraggio e forza d’animo
IL LIBRO
Durante il principato dell’imperatore Augusto, nel 25 avanti Cristo, le legioni avanzano lungo la Via delle Gallie agli ordini del console Aulo Terenzio Varrone Murena. Il Princeps Augusto gli ha ordinato di giungere fino ai valichi alpini e di sottomettere tutti i barbari lungo il suo cammino. I Salassi, un popolo celto-ligure, non hanno scelta: combattere per la propria libertà o soccombere. Sanguinosi scontri e cruente battaglie si susseguono, fino alla caduta di Cordelia, la loro capitale, al giorno d’oggi ormai dimenticata. Dalle sue rovine sorgerà Augusta Pretoria Salassorum, l’odierna Aosta. I Romani riprendono la loro inarrestabile conquista e il compito di vigilare sui territori viene affidato a Lucio Valerio Fausto, centurione dotato di grande coraggio e forza d’animo, ormai prossimo al congedo. La calma che ora regna nella valle e lungo i valichi alpini, però, è solo apparente: in gran segreto, i Salassi e i loro alleati stanno formando un grande esercito
L’AUTORE
Fabio Lucchetta nasce a Milano il 3 dicembre 1961. Vive con la compagna a Gassino Torinese, non troppo distante dai luoghi in cui è ambientato il libro. Ha un diploma di Perito Tecnico in Arti Grafiche e dall’età di 18 anni si è sempre occupato di stampa, svolgendo incarichi di responsabile commerciale per il mercato estero.
Appassionato di Storia, è un avido lettore di libri del genere. Il suo sogno è sempre stato quello di rinascere legionario agli ordini di Giulio Cesare, durante l’assedio di Alesia. Da poco in pensione, ha trovato il tempo per scrivere il romanzo che avrebbe sempre voluto leggere.
“L’Ultimo Re” di Fabio Lucchetta è disponibile su Amazon e in libreria
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LINK DELL’EDITORE
Il calendario civile da sempre rappresenta per il Polo del ‘900 e per i suoi Enti partner un momento importante per affermare il proprio ruolo di presidio civile; in questa ottica si inserisce Liberazioni, il programma di eventi ed iniziative coordinato dalla Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, sviluppato in occasione dell’Ottantesimo anniversario della Liberazione: dal Giorno della Memoria, passando per il 25 Aprile e ampliando lo sguardo a scala europea, il progetto ripercorre le diverse tappe del calendario civile con le liberazioni dei campi di concentramento, le strade della Resistenza partigiana e costruzione dell’Italia democratica.
Sono molte le iniziative in programma in occasione del Giorno della Memoria, sviluppate dal Polo del ‘900, insieme agli Enti partner della Fondazione, la Città di Torino e con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte.
Dichiarano Davide Nicco, presidente del Consiglio regionale del Piemonte, e Domenico Ravetti, vicepresidente del Consiglio e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione: “Su una lapide del cimitero monumentale di Torino sono incisi i nomi dei 495 ebrei che non fecero ritorno, inghiottiti dal buco nero della Shoah, la più imponente macchina di morte mai costruita. Il 27 gennaio è il Giorno in cui abbiamo il dovere di fare Memoria. Fare Memoria di quei luoghi di crimini efferati e di torbide aberrazioni che furono i campi di sterminio, dove vennero reclusi migliaia di italiani (ebrei, internati militari, partigiani ed antifascisti di diverso credo politico). Fare Memoria dei tredici milioni di esseri umani che vennero uccisi tra l’estate del 1939 e il maggio del 1945. Fare Memoria dell’infamia delle leggi razziali del 1938, che resero l’Italia complice dello sterminio. Fare Memoria, perché i testimoni diretti della Shoah e della Resistenza ci stanno lasciando e non possiamo permettere che prevalga l’oblio, dimenticando, o peggio cancellando, il passato. Un impegno che come Comitato Resistenza e Costituzione portiamo avanti anche quest’anno, sostenendo il ricco calendario di iniziative organizzate dal Polo del ‘900 e dai vari Enti, che siamo certi riusciranno a interessare anche le generazioni più giovani”.
LE PRINCIPALI ATTIVITÀ IN PROGRAMMA
Il 23 gennaio sono state posate a Torino altre 6 Pietre di Inciampo dedicate a deportati politici e razziali. Stolpersteine (Pietre d’Inciampo) è un monumento diffuso e partecipato dell’artista tedesco Gunter Demnig. Per ricordare le singole vittime del nazionalsocialismo, l’artista produce piccole targhe di ottone poste su cubetti di pietra che sono poi incastonati nel selciato davanti
all’ultima abitazione scelta liberamente dalla vittima. Le Pietre di Inciampo restituiscono la storia personale e ridanno nome a chi ne fu privato per via dell’applicazione dell’ideologia nazifascista.
Il 25 gennaio, si è tenuta al Salone Concerti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, “La Musica dei Giusti: altri ritratti musicali”: “Chi salva una vita salva il mondo intero” così recita un verso del Talmud. Parole che sono il simbolo delle azioni di donne e uomini non ebrei che, durante la Seconda guerra mondiale, salvando la vita anche a un solo ebreo, sono stati riconosciuti Righteous Among the Nations (Giusti tra le nazioni) dallo Yad Vashem di Gerusalemme. Il Concerto del 25 gennaio 2025 ricorderà nuovamente Raoul Wallenberg, già celebrato nel Concerto del 2018, e altri personaggi; in particolare, verranno realizzati ritratti musicali di due diplomatici che hanno agito nella Lituania dei terribili anni successivi all’invasione tedesca: Chiune Sugihara e Jan Zwartendijk.
Il 27 gennaio, al Polo del ‘900, si terrà l’inaugurazione di “Tornare; Mangiare; Raccontare. 1945: Primo Levi e la liberazione di Auschwitz”, suggestiva installazione multimediale visitabile fi no al 15 febbraio, che guida il visitatore a incrociare lo sguardo dei liberatori e dei liberati, a incontrare sul proprio cammino chi non ha fatto ritorno, a misurarsi con l’urgenza di testimoniare dei superstiti. Elementi testuali e visuali, insieme agli oggetti esposti – la casacca di un prigioniero, dono di Primo Levi all’ANED; il dattiloscritto autografo di Storia di dieci giorni, poi diventato l’ultimo capitolo di Se questo è un uomo – offrono un simbolico percorso di rifl essione per “Non dimenticare”.
Sempre il 27 gennaio, Rai Radio 3 realizza – in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi e con il Polo del ‘900 – una lettura di “Storia di dieci giorni”, ultimo capitolo di “Se questo è un uomo: Fuori dello spazio e del tempo. Primo Levi, Storia di dieci giorni: Auschwitz 18-27 gennaio 1945”. Sono le pagine in cui Primo Levi fa la cronaca dei suoi “dieci giorni fuori del mondo e del tempo”, tra la fuga dei nazisti e l’arrivo dell’Armata Rossa ai cancelli del Lager. Le letture sono affi date a Gabriele Vacis, con la scenofonia di Roberto Tarasco, e il commento di Fabio Levi, Domenico Scarpa e Roberta Mori. La serata, aperta al pubblico, sarà trasmessa in diretta radiofonica per il programma Radio 3 Suite.
Infine, il 27 gennaio, al Polo del ‘900 un ricordo di Furio Colombo, promotore e primo fi rmatario della legge con la quale il Parlamento italiano nel 2000 fissò la data del Giorno della Memoria nel nostro calendario civile. Cinque anni dopo l’Assemblea delle Nazioni Unite ne fece una ricorrenza internazionale. Durante l’evento verrà proiettata l’intervista a Furio Colombo, curata da Alberto Saibene ed Enrico Morteo nell’ambito di un progetto realizzato dall’Archivio Nazionale Cinema Impresa nel 2009, che ha raccolto le testimonianze di 20 collaboratori di Adriano Olivetti. Prima della proiezione, rivedremo insieme sette minuti dell’intervista con la quale il Polo del ‘900 aprì il concerto del Giorno della Memoria nel 2023. Con Paolo Borgna, Valentino Castellani, Franco Debenedetti, Fabio Levi. L’evento è patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.
Il 29 gennaio, “Del coraggio silenzioso”: in anteprima a Torino, reading teatrale di e con Marco Baliani, padre del teatro di narrazione, con musiche dal vivo eseguite da Roberto Izzo. Sulle note di un violino, prende forma il rifi uto di Rosa Parks a cedere il posto a un bianco sul bus, l’arresto a Lampedusa del pescatore tunisino Zenzeri Abdelbasset, salvatore di immigrati, l’archeologo Khaled alAsaad massacrato a Palmira, la poetessa Ilse Weber assassinata a Auschwitz, la resistenza del monaco tibetano Palden Gyatso.
Il 6 febbraio “L’eredità della guerra. L’esodo giuliano dalmata e altri esodi”. Nel seminario si presenteranno il Portale Atlante dei campi di assistenza per profughi istriani-giuliani-dalmati, dell’Istituto Parri, dedicato al tema dell’accoglienza degli esuli, sullo sfondo del dopoguerra italiano; il volume di G. Spinelli, Dopo l’esodo: da profughi a cittadini (Brescia 2024) sul processo di integrazione di giuliani e dalmati a Brescia alla presenza dell’autore; le esperienze didattiche condotte con i materiali dell’applicazione Istoreto L’esodo istriano-fi umano-dalmata in Piemonte; la traduzione delle interviste degli Esuli della Prussia orientale, parte del progetto Voci di tedeschi in fuga del Dipartimento di Lingue dell’UniTO.
Infine il 7 febbraio, il seminario “Nodi storici del conflitto israelo-palestinese. Memorie, diritti e speranze per una pace giusta”. Vi sono libri che divengono rapidamente essenziali punti di riferimento per l’analisi e la ricerca di soluzioni a problemi all’apparenza irrisolvibili nella loro drammaticità. A tale descrizione corrisponde la questione israelo-palestinese a cui Anna Foa dedica pagine illuminanti ne Il suicidio di Israele (Bari-Roma 2024). È intorno ai quesiti e alle proposte che vi ritroviamo contenute che si terrà un seminario di studi con la partecipazione dell’autrice e di autorevoli esperti appartenenti a campi diversi: giuristi, magistrati, storici e giornalisti che analizzeranno i temi proposti alla luce delle loro specifi che competenze, a partire da questa domanda: come conciliare le memorie del passato e la giustizia alla ricerca di una pace giusta e durevole?
Torna per i commercialisti il “Forum Aldo Milanese”
Torna a poco più di cinque anni di distanza il “Forum Aldo Milanese”, l’evento organizzato dall’Ordine dei Commercialisti di Torino che coinvolge il mondo delle professioni, dell’industria, dell’università, della finanza, della cultura, del giornalismo. E’ un momento di dialogo, riflessione e proposta per la città e per il Paese. Tema di questo secondo Forum:
LE RELAZIONI CREANO VALORE…
E LE DIVERSITÀ CONTRIBUISCONO AD EVITARE OMOLOGAZIONI
Centro Congressi Lingotto
Via Nizza 280, TORINO
27 GENNAIO- ore 15-18
“Dopo il primo Forum Aldo Milanese – dice Luca Asvisio, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Torino – riproponiamo un confronto ad ampio spettro, fedeli a quel “Modello Torino” che caratterizza il nostro Ordine e che vuole valorizzare le competenze e le specificità di tutti gli attori per puntare sulla capacità della società di aggregarsi sulla base di obiettivi condivisi. Abbiamo chiesto agli Ordini dei Consulenti del Lavoro, degli Ingegneri, degli Avvocati e dei Notai di essere al nostro fianco convinti che le nostre professioni costituiscono un patrimonio di competenze e di capacità al servizio della città e delle giovani generazioni. Ma, soprattutto, abbiamo invitato le Fondazioni Bancarie, le Università, imprenditori di successo, rappresentanti di associazioni datoriali e di enti che operano in settori innovativi, opinion maker per chiedere loro idee e proposte. Torino vive ancora un non facile momento di transizione. Non si deve piangere addosso, ma aprirsi a un mondo in rapida trasformazione e coglierne tutte le opportunità per un nuovo Rinascimento”.
Conduce Andrea Bignami, caporedattore Economia e Impresa Sky tg24.Tre le tavole rotonde, introdotte dallo scrittore Alessandro Baricco, dal giornalista Federico Buffa e dall’ex Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti, Claudio Siciliotti.
Sono previstigli interventi di
Alberto CIRIO, Presidente Regione Piemonte
Stefano LO RUSSO, Sindaco di Torino
Dario GALLINA, Presidente Camera di Commercio di Torino
Fabio PAMMOLLI, Presidente AI4I (Fondazione per l’Intelligenza Artificiale)
Luca DAL FABBRO, Presidente Iren,
Bernardino CHIAIA, Presidente Infra.to
Stefano GEUNA, Rettore Università
Filippo MOLINARI, Vicerettore Politecnico per il Piano Strategico
Marco GILLI, Presidente Compagnia di San Paolo
Anna Maria POGGI, Presidente Fondazione CRT
Giuseppe BUONOCORE, Presidente UGDCEC
Alessandro SALLUSTI, Direttore Il Giornale
Marco GAY, Presidente Unione Industriali di Torino
Fabrizio CELLINO, Presidente API Torino
Serena LANCIONE, Amministratrice Delegata GTT
Stefano BUONO, Amministratore Delegato Newcleo
Dario PEIRONE, Presidente Ceipiemonte
Enrico PISINO, Amministratore Delegato CIM 4.0
Dimitri BUZIO, Presidente Legacoop
Luca ASVISIO, Presidente Ordine Dottori Commercialisti ed
Esperti Contabili
Fabrizio BONTEMPO, Presidente Ordine Consulenti del Lavoro
Giuseppe Andrea FERRO, Presidente Ordine Ingegneri
Simona GRABBI, Presidente Ordine Avvocati
Alessandro SCILABRA, Presidente Ordine Notai
L’isola del libro
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Annie Ernaux con Frédéric Yves Jeannet “La scrittura come un coltello” -L’orma Editore- euro 18,00
Questo è un libro-intervista che Frédéric Yves Jeannet (scrittore e docente di Letteratura comparata) dedica al Premio Nobel 2022 Annie Ernaux; un lungo dialogo nel corso del quale emerge il rapporto dell’autrice francese con la scrittura, la memoria e la realtà.
Di fatto uno smilzo, ma denso, viaggio nella vita della Ernaux: le sue opere, la realtà, la memoria e le riflessioni sulla vita connessa alla sua poetica che diventa strumento di verità.
L’impellenza di scrivere e trasformare il vissuto in letteratura è iniziata a 16 anni; quando nel negozio materno ha preso in mano un quaderno, segnato la data ed iniziato ad affidargli pensieri, emozioni, il dolore che era di natura amorosa e soprattutto sociale.
Il concetto di scrittura dell’autrice francese è profondamente radicato nella realtà, lontano dal principio di evasione: più che altro è una sorta di indagine che analizza ogni evento, lo viviseziona, cataloga e rielabora. Scrittrice che da sempre sfida le convenzioni sociali con una prosa asciutta che è anche atto politico. In questa intervista- memoir sono infinite le riflessioni più profonde sull’esistenza, sempre molto complessa e piena di spunti.
Mario Fortunato “Il giardino di Bloomsbury” -Bompiani- euro 20,00
E’ affascinante e coinvolgente questo affresco del famoso gruppo di intellettuali che prese il nome dal quartiere in cui nacque, Bloomsbury. In queste pagine, il critico Mario Fortunato concentra l’attenzione soprattutto sulla casa di campagna a Charleston, poco distante da Londra, di Vanessa Bell, sorella di Virginia Woolf.
E’ la sede bucolica acquistata nel 1916 (i restauri si conclusero almeno in parte nel 1941, l’anno del suicidio della Woolf), immersa nel verde, dove si riunivano alcune delle menti più brillanti dell’epoca.
Un’enclave composta da 16 intellettuali, che segnarono un’epoca.
Tra i nomi di spicco: Leonard Woolf (marito di Virginia); Vanessa –Nessa- Bell; l’autore di “Camera con vista” e “Passaggio in India” E.M. Foster; il biografo di “Eminenti vittoriani” Lytton Strachey; l’inventore degli “Omega Workshop” Roger Fray; l’economista J.M.Keynes; il poeta T.S. Eliot.
Il libro ripercorre i rapporti di questa comunità libera dalle convenzioni dell’epoca vittoriana, incasellati tra le due guerre mondiali. Charleston è il rifugio campagnolo di Bloomsbury e corrisponde al periodo migliore delle vite dei protagonisti che erano soprattutto amici.
Lì sperimentano, sciorinano cultura, giocano, s’innamorano, litigano e discutono, si allontanano ma poi tornano sempre a condividere cene e feste nelle quali se qualcosa va storto, alla fine se ne ride insieme.
Una sorta di salotto e giardino informali in cui -tra discorsi banali, ma anche elevatissimi- vanno in scena legami complessi che veleggiano tra amicizia, innamoramenti e amore, i cui confini spessi si elidono.
Catherine Bardon “Flor de oro” -edizioni e/o- euro 19,50
Flor de oro è il nome -delicato e portatore di armoniosa bellezza- che le diede suo padre; Rafael Trujillo, sanguinario dittatore di Santo Domingo, detto anche il Jefe, “l’Orco dei Caraibi”, che dominò l’isola per oltre un trentennio, dal 1930 al 61.
Un nome che pareva foriero di amore e cure paterne. Invece tutta la vita di Flor fu dominata da quel padre ingombrante, che le condizionò l’esistenza, determinandone scelte errate, dipendenza affettiva ed economica costante, tonnellate di dolore condite da depressioni e solitudine profonda. Una vita che partiva carica di promesse e poi si trasformò quasi in una Via Crucis.
Il primo trauma di Flor era stato il forzato allontanamento dall’adorata madre; la prima moglie del Jefe sposata in chiesa, poi messa da parte e soppiantata da altre consorti inanellate con rito civile, più una nutrita schiera di amanti che avrebbero partorito figli illegittimi.
Il padre -che dalla figlia pretendeva standard elevati- la spedì ancora bambina a studiare in un collegio francese, dove Flor patì l’isolamento e il disprezzo per quella goccia di sangue nero ereditata dal Jefe.
Tornata in patria a 17 anni Flor inizia la sua vita da feuilleton. Convola a nozze con ben 9 mariti; il primo a 17 anni (in parte per sfuggire al padre-padrone) fu un colpo di fulmine e l’unico vero amore della sua vita.
Era Porfirio Rubirosa: affascinante playboy, militare di scarso valore, giocatore di polo, diplomatico e spia, che finirà per schiantarsi con la sua Ferrari contro un albero del Bois de Boulogne, dopo l’ennesima notte di bagordi. Flor sapeva dei suoi continui tradimenti e stravizi dissoluti; eppure, anche dopo un doloroso divorzio, lei continuò ad amarlo fino all’ultimo.
Dopo di lui una carneficina di matrimoni, dietro i quali c’era sempre il padre che la manipolava, condannandola a una sudditanza dalla quale Flor tentò inutilmente di emanciparsi. L’unico affetto positivo fu quello del solo uomo da cui non divorziò: un medico che l’aveva guarita dalla dipendenza da alcol e droghe e dai disturbi alimentari. Ma il destino fu comunque impietoso perché lui morì in un incendio.
Un romanzo che ripercorre la tormentata esistenza di Flor, e che non lascia certo indifferenti.
Amor Towles “Eve a Hollywood” -Neri Pozza- euro 19,00
Questo romanzo è più cose: uno spaccato del mondo di Hollywood in piena esplosione, i suoi retroscena scabrosi, poi anche una sorta di thriller. Siamo nel 1938 e la giovane Evelyn Ross è sul treno che dovrebbe portarla da Chicago a New York dove l’attendono i genitori. Non ci arriverà mai perché durante il viaggio conosce l’ex poliziotto Charles Granger e decide di proseguire fino in California, dando una svolta al suo destino.
A Los Angeles prende una suite nel famoso Beverly Hills Hotel, affollato di personaggi attratti dalla Mecca del Cinema e dal miraggio di successo e fama. E’ lì che Evelyn incontra un vecchio attore in piena discesa della china, Prentice Symmons, vanesio ed elegante, ma totalmente disilluso.
Nella città degli angeli si muovono celebri produttori, padroni delle grandi case cinematografiche, del calibro di Warner e Selznick. Poi attori in cerca di notorietà, e quelli che invece nella gloria stanno già sguazzando; da Bette Davis, Jean Harlow e Katherine Hepburn a Clark Gable e Spencer Tracy.
Il caso vuole che la nostra intraprendente protagonista incontri la giovane e casta Olivia De Havilland, in lizza per diventare una delle interpreti del colossal “Via col vento”. Tra Olivia ed Evelyn è simpatia immediata, e l’inizio di una serie di colpi di scena continui che ci portano dietro le quinte del mondo Hollywoodiano nei luccicanti Anni Trenta.
A dare il via alla trama che sconfina nel thriller è una busta anonima recapitata a Olivia; contiene una serie di foto che la immortalano nuda sullo sfondo di un paesaggio tropicale. Evelyn decide di aiutare l’amica che con quelle immagini rubate sta rischiando tutto. E mette insieme una squadra investigativa che include anche l’ex poliziotto incontrato nel viaggio. Cosa succederà?
ESCP Business School e Fondazione Collegio Carlo Alberto celebrano oggi la loro partnership strategica con un evento che segna l’inizio di una fruttuosa collaborazione accademica e di ricerca.
“Attraverso la sinergia tra le nostre istituzioni, creiamo un ecosistema fertile per lo sviluppo di idee e progetti che possano affrontare con approcci nuovi le sfide del mondo accademico e manageriale. La collaborazione con il Collegio Carlo Alberto rappresenta un esempio tangibile di come la creazione di una massa critica di ricercatori altamente qualificati sia fondamentale per generare innovazione,” – afferma la Prof.ssa Alberta Di Giuli, Direttrice di ESCP Business School Torino Campus.
“Siamo molto fieri di questa collaborazione con ESCP, una delle migliori business school europee, che rafforza le attività del Collegio rivolte alla formazione manageriale e al mondo delle imprese, favorendo la costruzione di programmi per il nostro territorio alla frontiera internazionale della didattica e della ricerca” afferma il Prof. Giorgio Barba Navaretti, Presidente della Fondazione Collegio Carlo Alberto.
L’evento coinvolge rappresentanti delle due istituzioni, membri del corpo docente e studenti della prima edizione della specializzazione in “Managerial Economics and Business Strategy” del Master in Management, erogata a partire da gennaio 2025. Questo percorso altamente innovativo mira a fornire agli studenti strumenti avanzati di analisi economica e strategica per affrontare le sfide sempre più complesse del mondo degli affari. Il programma, caratterizzato da un curriculum rigoroso e un approccio pratico, integra lezioni teoriche con casi studio e progetti applicati. Tra le tematiche trattate, spiccano Firm Strategic Behaviour, Behavioural Economics and Strategy, Business Analytics for Strategic Decisions, Empirical Methods, e Macroeconomics for Managerial Decisions, con l’obiettivo di formare leader capaci di prendere decisioni strategiche basate su dati e modelli analitici.
Questa collaborazione sancisce un importante passo avanti nella promozione di programmi accademici di alto livello e nello sviluppo di competenze innovative nel campo della strategia manageriale e dell’economia aziendale. Le attività congiunte previste riflettono una visione comune basata sull’eccellenza nella formazione e sulla produzione di conoscenze all’avanguardia, con ricadute significative per gli studenti, i ricercatori e il mondo delle imprese.
Un altro importante asse di collaborazione è rappresentato dai seminari di ricerca congiunti, un ciclo di oltre dieci incontri accademici che vedrà protagonisti studiosi di fama internazionale. Questi seminari rappresentano una piattaforma di dialogo di eccellenza, in cui i ricercatori presenteranno e discuteranno progetti innovativi, con particolare attenzione a nuove prospettive teoriche e metodologiche. Alcuni seminari si svolgeranno presso la sede torinese di ESCP, altri presso il Collegio Carlo Alberto, favorendo un’interazione continua tra le due istituzioni. Oltre a promuovere lo scambio di idee, i seminari puntano a consolidare una comunità accademica dinamica e a stimolare il networking tra esperti e studenti.
Infine, un workshop di ricerca annuale, la cui prima edizione è prevista per il 5 e il 6 giugno 2025, rappresenterà un momento chiave per il consolidamento della collaborazione. Questo evento di alto profilo vedrà la partecipazione di accademici e professionisti da tutto il mondo che illustreranno le ultime tendenze e risultati nel campo degli intermediari finanziari e della finanza aziendale.
Il Collegio Carlo Alberto, riconosciuto per il suo prestigio nell’ambito della ricerca economica e sociale, rappresenta quindi un partner di grande valore per ESCP Business School. La collaborazione si inserisce in un contesto di eccellenza condivisa, con l’obiettivo di contribuire in modo significativo al progresso della conoscenza e alla formazione di una nuova generazione di leader capaci di innovare e competere a livello globale.