ilTorinese

Addio a Roberta, una vita dedicata all’avvocatura

DAL PIEMONTE


È deceduta ad Alessandria in seguito ad una grave malattia l’avvocato Roberta Canoria

Aveva  68 anni, era moglie dell’avvocato Giuseppe Lanzavecchia. La passione per la professione di legale fu ereditata dal padre Luciano, magistrato e presidente del Tribunale di Tortona.

Laureata con lode presso l’Università degli Studi di Torino, patrocinante in Corte di Cassazione,  era fondatrice dello studio legale con il marito. Operò soprattutto in campo  penalistico in procedimenti in Corte d’Assise, passando al Diritto Civile, negli ambiti del diritto di famiglia e delle successioni. Vasto cordoglio in città, dove era molto conosciuta.

 

È morto Maurizio Zamparini

Una triste notizia s’abbatte nel mondo del calcio:si è spento il vulcanico Presidente Maurizio Zamparini, all’età di 80 anni, all’ospedale Cotignola di Ravenna dove era stato ricoverato per l’aggravarsi delle sue condizioni. Presidente di Venezia e poi del Palermo, con i rosanero era arrivato in Europa costruendo una squadra che negli anni ha avuto tra i suoi calciatori Cavani, Pastore, Dybala e lo stesso Gallo Belotti, poi approdato al Torino. A dicembre l’intervento chirurgico dal quale pareva essersi ripreso, poi negli ultimo giorni il nuovo peggioramento.Grande dirigente,poi presidente.Esperto e profondo conoscitore di calcio,scopritore di grandi talenti ha esonerato tanti allenatori nel corso della sua lunga carriera,proprio perché aveva grandi competenze e non gradiva che nessun tecnico mettesse in dubbio il suo sapere calcistico.

Enzo Grassano

Revisionismo storico,  Grimaldi: “Quella locandina non è il fumetto del 2018”

“Chi sostiene a vario titolo che la locandina che assomiglia a un manifesto di propaganda di regime sia estrapolata dal fumetto originale commissionato dal Consiglio regionale del Piemonte quattro anni fa dice una cosa non vera e fa un torto soprattutto a chi di quel fumetto fu promotore, chi ne curò l’opera dal punto di vista storico e di chi la realizzò”

Così Marco Grimaldi, capigruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

“Se vi è stata una frammentaria conoscenza della nostra storia, i progetti atti a far luce sul contesto istriano sono meritori. Ma davvero pensate sia accettabile che un’istituzione nasconda le atrocità commesse dagli eserciti italiani e tedeschi durante la guerra? – prosegue Grimaldi. “La verità invece è che l’Assessore all’emigrazione che brama la cultura, Marrone, aveva già tentato di ristampare quell’opera cambiandone prefazione e contesto storico-culturale ma, registrata la contrarietà di Istoreto e di molti altri soggetti coinvolti nell’edizione del fumetto del 2018, ha deciso di commissionare una nuova locandina. Perché questo nuovo manifesto non è una tavola del fumetto che allora piacque al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, anzi, decontestualizza ciò che nel lavoro originale altro non erano che figure nate dagli incubi di una bambina. Evidentemente – conclude Grimaldi – all’estrema destra in Regione non piace mistificare solo la storia, ma si diletta a farlo anche con il presente”.

Passione asciugamani: li ruba dal barbiere. Ventenne arrestato (anche per droga)

Sabato pomeriggio personale della Squadra Volanti raggiunge il salone di un parrucchiere in zona Aurora dove il titolare aveva segnalato poco prima il furto di alcuni asciugamani.

L’uomo racconta ai poliziotti di essere solito stenderli su uno stendino posizionato nel cortile interno dello stabile, e di aver già subito un furto degli stessi nei mesi precedenti. Il titolare, inoltre, riferisce di alcuni screzi avuti precedentemente con un cittadino italiano di 20 anni, residente nel palazzo.

Gli operatori raggiungono l’appartamento del ventenne e, una volta all’interno, notano nel bagno un asciugamano del tutto identico a quelli di proprietà del parrucchiere. Nel controllare anche la camera da letto, vengono rinvenuti altri 2 asciugamani del coiffeur e 4 barattoli contenenti oltre 2 etti di sostanza stupefacente, tra marijuana ed hashish. Inoltre, all’interno di un armadio, i poliziotti scoprono una scatola recante sul retro la scritta “contabilità” dove erano custoditi oltre 6000 euro, ed un bilancino di precisione.

Il soggetto è stato tratto in arresto per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e denunciato per tentato furto.

“Il tempo sospeso”, quando scrittura e pittura si fondono

Al Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35/h, a Torino, e’ stato presentato il libro  “Il tempo sospeso”, scritto dalla giornalista torinese Mara Martellotta insieme all’artista fiorentino Andrea Granchi. Con l’autrice sono intervenuti il giornalista Andrea Donna e l’editore Gian Giacomo della Porta

L’arte pittorica e la scrittura, un binomio che potrebbe sembrare apparentemente lontano, mostrano, invece, un sottile fil rouge nel potere salvifico che entrambe possiedono di fronte ad eventi epocali come è stata ed è la pandemia da Covid 19. Alla luce di ciò, il volume intitolato “Il Tempo Sospeso”, edito da Gian Giacomo Della Porta Editore, accosta le riflessioni elaborate in questi due ultimi anni dalla giornalista Mara Martellotta alle opere pittoriche dell’artista fiorentino Andrea Granchi, nato a Firenze nel ’47, già docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, vincitore del premio Stibbert per la pittura nel ‘71 e proveniente da una famiglia di antica tradizione artistica e nel campo del restauro.

La contemporaneità dei temi trattati, quali il cambiamento della società e dei rapporti interpersonali, la comparsa di nuove angosce e dubbi, hanno trovato un perfetto parallelismo sia nella scrittura dell’autrice, sia nella pittura di Andrea Granchi, indicando e tracciando una possibile via di ancoraggio e salvezza, in questo “tempo sospeso”, nell’arte.

“Agli scritti di Mara Martellotta – spiega il professor Pier Franco Quaglieni, che ha scritto la prefazione del libro  – ci rivelano che nel grande naufragio c’è gente che ha salvato la sua anima attraverso la cultura, l’arte e la fiducia in una vita animata da valori che sembrano appannati. Questi scritti sono destinati a testimoniare il coraggio e l’intelligenza di chi ha saputo passare attraverso il fuoco senza bruciarsi, come diceva il mio amico Mario Soldati”

Dove c’è poltrona c’è casa. Ed il centrodestra morto a Roma rinasce in Piemonte

“Il centrodestra non c’è più”, proclama Giorgia Meloni dall’interno del Grande raccordo anulare di Roma.

Dunque, se le parole avessero un briciolo di rapporto con la realtà, dovremmo attenderci in tempi brevissimi l’uscita delle delegazioni meloniane dalla giunta regionale della Liguria e dalla maggioranza del comune di Venezia, per rimarcare la rottura con i traditori Toti e Brugnaro. E poi toccherebbe alla Regione Piemonte, guidata da Alberto Cirio esponente di Forza Italia, ossia del partito che ha orchestrato il tradimento

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Il Siulp: “No alle strumentalizzazioni sulla polizia”

Rassicuriamo tutti se mai ce ne fosse bisogno: i poliziotti non hanno desideri reconditi di manganellare i cittadini che manifestano legittimamente, basta con le strumentalizzazioni!!!

Siamo d’accordissimo con il Sindaco di Torino Lo  Russo e anche noi, come lui, vorremmo una città dove non volino sempre i manganelli, come ha dichiarato sul giornale La Repubblica; peccato che il primo cittadino dimentica di aggiungere che per arrivare a questo grande risultato è necessario che le manifestazioni non vengano gestite, condizionate o indirizzate  da esponenti infiltrati di alcune aree antagoniste,  il cui scopo è esclusivamente quello di andare contro le forze dell’ordine, com’è successo nella manifestazione studentesca  di venerdì scorso. Come non aiutano le dichiarazioni di alcuni esponenti politici che senza conoscere i fatti nel dettaglio, anziché prediligere l’obiettività’ , sentono il dovere di schierarsi con i manifestanti a prescindere, e condannare le forze dell’ordine. 

Ricordiamo solo che un poliziotto è stato ferito con un pugno sul volto all’inizio degli scontri di piazza. 

La verità è che il diritto di manifestare legittimamente è sacrosanto, ma le infiltrazioni di elementi perturbatori nelle manifestazioni il cui scopo non è la rivendicazione, ma ingenerare scompiglio, tumulti, disordini e feriti, richiede da parte degli organizzatori di manifestazioni una inevitabile scelta di campo, impedendo che individui di questo tipo si aggreghino alle loro legittime manifestazioni finanche capeggiandole,  e denunciare eventuali atti di violenza. 

Se non si comincia con il rispetto delle regole e di chi le fa osservare come i tutori dell’ordine, ma lo “sport” più praticato è quello di aggredire, offendere e contestarle sempre e comunque è difficile che tutto questo possa essere consentito nel nome della democrazia o della libertà di manifestare poiché significherebbe trasformare le manifestazioni in inevitabili tumulti di piazza, con aree urbane alla mercé di violenze sfrenate.

A queste violenze e violazioni di legge le forze dell’ordine devono necessariamente rispondere per ripristinare la pacifica convivenza e se necessario con l’uso della forza prevista per legge dallo Stato.

Il Segretario Generale del Siulp di Torino Eugenio Bravo

InCollato

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

 

La conferma del Presidente Mattarella mette fine alle incertezze legate alla permanenza dell’attuale governo alla guida del Paese per il prossimo anno, almeno fino alla prossima tornata elettorale (le elezioni parlamentari della primavera del 2023).

Si può tornare a pensare all’economia del nostro Paese e all’implementazione di quanto occorre per potere ricevere (e poi ben utilizzare) le risorse che ci spettano nell’ambito del Next Generation Plan.

Quest’anno saranno circa 40 i miliardi di euro messi sul piatto (pari al 2,2% del Pil italiano) e pronti per essere investiti.

Si tratta di una consistente tranche di un massiccio piano (il PNRR) che comprende 68,9 miliardi di aiuti a fondo perduto e 122,6 di prestiti agevolati (da restituire nei prossimi anni).

Dopo avere ricevuto i primi 24,9 miliardi nel 2021 i prossimi fondi sono subordinati al raggiungimento di una serie di obiettivi concordati con la commissione europea.

I primi 51 obiettivi fissati nel PNRR sono stati raggiunti prima di Natale e nel prossimo mese si dovrebbero rendere disponibili, pronti per essere investiti, altri 24,1 miliardi di euro.

Quest’anno gli obiettivi da raggiungere raddoppiano a 102: 66 di questi saranno costituiti da riforme che dovranno essere approvate dal Parlamento.

E’ davvero difficile sottovalutare l’importanza di mantenere una guida solida e credibile in presenza di variabili esterne (le pressioni provenienti dalle rinate pressioni inflazionistiche e da una graduale normalizzazione, dopo anni molto generosi, delle politiche monetarie in tutto il mondo ed il mutevole riassetto degli equilibri geopolitici tra Stati Uniti, Cina e Russia) ed interne (la gestione della pandemia e della coesione del governo) assai difficili da prevedere ed amministrare.

I mercati finanziari stanno attraversando, con qualche sussulto ed una malcelata preoccupazione, la transizione da una lunga epoca di tassi di interesse bassissimi, banche centrali benevole e totale assenza di inflazione (e modesta crescita economica) ad una fase di accelerazione economica (dopo la brevissima ma violenta recessione del 2020) messa però a rischio da un fortissimo aumento dei prezzi delle materie prime (e dei prezzi al consumo di prodotti e servizi).

La stabilità è la migliore ricetta (qualunque sia il giudizio sul governo in carica) per fronteggiare una simile situazione; per poterla affrontare nel modo migliore, il Presidente Mattarella ha accettato di rimanere “incollato” al colle dal quale si apprestava a traslocare.

Con 759 voti su 983 votanti (pari al 77%) il riconfermato capo dello Stato diventa così il secondo più votato della nostra storia repubblicana (dopo Sandro Pertini eletto con 832 voti) e c’è da auspicarsi che un simile plebiscito possa essere di buon auspicio.

I prossimi sette anni potrebbero davvero traghettare il nostro Paese in una nuova era caratterizzata da una forte spinta alla sua modernizzazione (attraverso gli investimenti previsti nel PNRR per la digitalizzazione, le riforme in cantiere e le infrastrutture che ne miglioreranno la logistica).

Il rischio, se non sapremo fare tesoro di queste enormi potenzialità, è di non avere una seconda occasione per fare ricredere coloro che sono da sempre scettici sul Bel Paese e che condividono quanto scriveva Indro Montanelli: “Strano Paese il nostro: punisce i venditori di sigarette ma premia i venditori di fumo”.

Manca il personale nella ristorazione. Ne parliamo con lo chef Nicola Batavia

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DEL RISTORANTE “ ‘L BIRICHIN “ DI TORINO

Il problema è ormai davanti agli occhi di tutti, soprattutto per gli operatori del settore gastronomico e della ristorazione : manca personale competente nelle brigate di sala e di cucina.

Le motivazioni sono varie,non solo economiche, non solo derivanti dalla pandemia, sia da una parte che dall’altra. I primi rilevano un’incapacità del governo a fornire adeguate misure assistenziali per agevolare le assunzioni e perfezionare i contratti con stipendi adeguati, i secondi – ” coccolati ” , nella maggior parte delle situazioni, dal reddito di cittadinanza e da altre misure di sostegno alla disoccupazione, non trovano motivazioni a rimettersi in gioco per una professione che prevede molta fatica fisica e mentale. Ma anche tanta passione. E forse è proprio questa che manca.

Ho chiesto quale fosse la reale situazione, per ciò che rileva nel suo ristorante, ‘L BIRICHIN a Torino, a uno chef di lungo corso nella ristorazione torinese, nazionale ed europea, Nicola Batavia, definito dai più lo “chef internazionale” proprio per questo suo bagaglio culturale eno gastronomico proveniente da più parti del mondo e che esprime nei suoi ristoranti. Il suo punto di vista, paragonandolo anche con il modello inglese che conosce bene, l’ho ascoltato con interesse.

 

1.Da quanto tempo il ristorante è aperto?

Il 4 marzo sono ben ventinove anni. Sono stati anni di grandi soddisfazioni personali ma anche della clientela soprattutto. Il mio modo di fare cucina nel tempo si è adeguato alle loro esigenze che, inevitabilmente, si sono modificate. In questo processo, le mie attività di consulenza in numerose attività ristorative in giro per il mondo, mi hanno aiutato molto nella diversificazione delle mie proposte culinarie. 

2.Quanto ricambio di personale ha subito la sala e la cucina?

Poco. Le figure responsabili, soprattutto in cucina, tendenzialmente rimanevano per cinque o sei anni. In sala, per almeno quattro anni, ho fatto crescere parecchi ragazzi.

In un ristorante ” gastronomico ” come il mio, dove i piatti che propongo partono da una base di studio e di approfondimento della materia che si trova nel piatto, non ho – ad esempio – bisogno di un sommellier: colui che gestisce la sala si attiva anche in quel ruolo. In sala, le persone che rispettano i turni del pranzo e della cena sono due, più qualche figura extra che richiedo quando il weekend è particolarmente impegnativo. In cucina,invece, siamo quattro comprensivo di uno stagista: io stesso sono molto presente in cucina e spesso mi occupo anche della sala. Le modalità nel godersi la sosta al ristorante è cambiata molto, il cliente ama trascorrere più ore seduto, essendo limitate numerose attività per il dopo cena. E così mi piace chiacchierare coi clienti e spiegare loro cosa stanno mangiando. Loro apprezzano e io vengo ripagato dalle fatiche, non solo in termini economici ….

3.Che tipo di caratteristiche deve avere, al di là della qualifica che ricerchi, il personale che ricerchi?

Sicuramente deve avere esperienze nelle tipologie di ristorante come il mio. Non svaluto in alcun modo i curricula che descrivono precedenti lavorativi nelle pizzerie, anzi, ascolto sempre tutti i candidati volentieri e, spesso trovo skills interessanti ma quasi mai in linea con ciò che ricerco. Ad esempio, io ricerco persone che si sappiano rivolgere al cliente in maniera elegante e che sappia spiegare in maniera pulita e tranquilla le portate. Diversamente, snaturo tutto il lavoro che c’è dietro ogni preparazione.

E’ molto difficile la selezione, soprattutto di questi tempi, perchè mi accorgo, leggendo le candidature ( centinaia al giorno,numero molto emblematico della situazione lavorativa attuale) che il problema maggiore per i ragazzi è leggere attentamente gli annunci di lavoro e rendersi conto se si è davvero in grado di proporsi o se si ha voglia di rimettersi in gioco.

4.Quali sarebbero le soluzioni principali da adottare per migliorare la situazione?

Bisognerebbe partire proprio dalle basi che ci proiettano nel mondo del lavoro, e cioè la scuola. Sarebbe utile rivedere tutto il sistema di organizzazione di inserimento lavorativo post diploma fin dal quarto anno e trovare un modus operandi efficace fra presidi, mondo della gastronomia e della ristorazione; così da da attivare stages formativi e tirocini in grado di capire sin da subito se vi siano le potenzialità o meno. E, per quelli selezionati, creare dei percorsi privilegiati.

Ad oggi, in questo particolare momento storico ed economico, ritengo non vi sia interesse, nonostante abbiamo creato le basi per diventare il reparto lavorativo che più alimenta la ricettività turistica e l’attenzione dei media e ha dimostrato di avere le potenzialità alla creazione di nuovi posti di lavoro, non abbiamo un vero e proprio inquadramento legislativo; con tutte le tutele che spetterebbero, sia agli uni che agli altri, ovviamente.

Troppe volte i ragazzi che seleziono mi chiedono in quali orari dovrebbero svolgere l’attività: per me è impensabile inserire negli annunci part time. Il lavoro nella ristorazione è full time, 6 ore al mattino e 6 ore la sera. Gli straordinari – se richiesti, io di solito non ne chiedo mai se non in occasioni particolari – sono regolarmente pagate, come da contratto. Per altro, il part time che intendiamo noi , in Gran Bretagna- ad esempio- non è contemplato.

La questione degli orari è legittima, ma penso che, se all’inizio della carriera di commis o di cuoco, non viene fatto un minimo di investimento su sé stessi, la famosa ” gavetta” di cui io stesso ne vado fiero, di questo mestiere non si avrà mai più passione, ma sarà considerato come un modo per “arrotondare” per arrivare a fine mese.

E anche il grido di allarme innalzato soprattutto dai candidati, rappresentato dagli stipendi inadeguati è sacrosanto; però c’è anche da dire che ogni salario dev’essere commisurato al grado di esperienza e all’ambiente in cui ci si propone. Ma è così non solo nel mio ristorante, ma anche in quello di livello superiore.

5.Perchè un ragazzo dovrebbe essere convincersi a mandare il curriculum al Birichin?

Semplicemente perchè, percentualmente, chi ha avuto esperienze lavorative da me, ha una probabilità maggiore di essere assunto o, per lo meno, di fa sì che il suo cv venga messo in cima alla lista di quelli pervenuti.

Nel mio ristorante si respira serietà, eleganza – quella giusta, senza eccessi che poi ” spaventa” gli ospiti – e amore per il cibo. Una volta percepite e fatte proprie queste caratteristiche che ogni figura lavorativa nell’ambiente della ristorazione di un certo tipo è richiesta, si è maturi per questa professione.

Io consiglio sempre, agli aspiranti commis o chef, di fare sempre qualche anno di esperienza all’estero:le difficoltà di carattere anzitutto linguistico e poi di adattamento ai diversi stili di vita, creano una ” corazza” che difficilmente, una volta rientrati in Italia, non potrà essere notata.

Chiara Vannini

Gallo, Pd: “Cirio, due anni e mezzo di parole”

 “GLI ATTACCHI AL SINDACO LO RUSSO DA RISPEDIRE AL MITTENTE”

“Rispediamo al mittente gli attacchi di alcuni esponenti della Giunta Cirio usciti  sui giornali.  E’ davvero sorprendente che l’Assessore al Bilancio Tronzano non trovi di meglio per replicare alle accuse, peraltro motivate e legittime, di Lo Russo, in merito all’isolamento da parte della Regione della città di Torino, di una fantomatica “guerra tra bande” interna alla sinistra. Tronzano, parlando di spaccature interne, tentativi di evitare crisi politiche e litigi continui non fa altro che descrivere la situazione nella quale versa la sua maggioranza fin dall’inizio della legislatura. Un esempio? L’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale avrebbe dovuto essere rinnovato nella seconda metà del dicembre scorso. Si trattava di una procedura normale che, nelle legislature passate, non aveva mai creato problemi. La votazione, a causa delle fratture interne del centrodestra, è stata rinviata tre volte e, ad oggi, non c’è stato alcun rinnovo. Questo episodio è soltanto l’ultimo in ordine di tempo. Possiamo citare, per fare un altro esempio, le continue discussioni interne di Lega e FdI sulla modifica della legge sul Gioco d’Azzardo Patologico, peraltro una legge giusta che aveva dato ottimi risultati” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“In due anni e mezzo – afferma Raffaele Gallo – Cirio ci ha abituati a slogan e annunci, parole in libertà e nessun risultato concreto. La lotta al Covid è stata contraddistinta dalla disorganizzazione più totale. Non parlo della prima ondata, inaspettata e difficile da gestire: su questa non esprimo giudizi. Ma le successive recrudescenze sono state affrontate in modo sconnesso e confuso sia nel tracciamento dei contagi che nella somministrazione dei vaccini. Pensiamo alle terze dosi e alla vaccinazione rallentata a bambini e ragazzi. La sanità, che dovrebbe essere riformata nel suo complesso con la riscrittura di un Piano sociosanitario moderno e adeguato ai tempi, viene, invece, cambiata con provvedimenti spezzatino come Azienda Zero. Il personale della sanità, da due anni impegnato senza sosta in prima linea, continua a chiedere aumenti salariali e contratti stabili senza ricevere risposta. Tutto questo dimostra il fallimento della politica del centrodestra, di Cirio e della sua Giunta, mentre la città di Torino e il suo Sindaco stanno faticosamente cercando di raddrizzare la città e di porre le basi per il suo sviluppo”.