ilTorinese

Riforma della Giustizia: pro e contro

PERCHÉ DICO NO

Di Enzo Grassano *

No alla separazione delle carriere: il PM deve restare libero
La proposta di separare le carriere tra magistrati giudicanti e pubblici ministeri è pericolosa per la giustizia e per la democrazia. Oggi il pubblico ministero è un magistrato indipendente, libero di indagare ovunque ci siano ipotesi di reato, senza pressioni politiche. Separare le carriere significa avvicinare il PM al potere esecutivo, trasformandolo in un “avvocato dell’accusa”, indebolendo la sua autonomia.
La Costituzione italiana garantisce l’unità della magistratura proprio per assicurare un sistema giudiziario libero e imparziale. Modificare questo equilibrio, come propone il referendum confermativo, rischia di compromettere la libertà delle indagini e la giustizia per tutti.
Per questo diciamo con forza: no alla separazione delle carriere, no al referendum. Il PM deve restare libero.

* Già membro del Partito Democratico

PERCHÉ DICO SI’

Di Nicola Carlone *

Mentre il Parlamento affronta una delle riforme costituzionali più rilevanti degli ultimi decenni, quella dell’ordinamento giudiziario, non mancano le polemiche, spesso strumentali. Alcuni settori della sinistra, infatti, si sono lanciati in accuse pretestuose, parlando di sottomissione della magistratura al potere esecutivo e di un presunto attacco allo Stato di diritto. Scene da commedia, più che da confronto parlamentare.
La verità, tuttavia, è sotto gli occhi di chiunque voglia leggere il testo della riforma: O si preferisce non
affrontarne il merito per meri calcoli politici, oppure vi è chi difende uno status quo che da tempo mostra crepe evidenti.
Ed è legittimo porsi una domanda: queste resistenze derivano forse dalla volontà di tutelare interessi consolidati all’interno della magistratura, che la Costituzione, peraltro, vieta di organizzare in correnti politiche?
Al contrario di quanto sostenuto da alcuni, la riforma non introduce alcuna subordinazione della magistratura al Governo. Al contrario, interviene per rafforzarne l’autonomia concreta, rimuovendo quei meccanismi di cooptazione interna e spartizione delle nomine che hanno indebolito la fiducia dei cittadini nella giustizia.
I contenuti tecnici della riforma (fonte Adnkronos)
Il testo della riforma costituzionale interviene su punti cruciali dell’ordinamento giudiziario, introducendo due principi fondamentali:
La separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti;
La creazione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura, ciascuno autonomo, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica.
La composizione di tali Consigli è costruita su criteri di trasparenza e imparzialità:
Un terzo dei componenti sarà estratto a sorte da un elenco di professori ordinari di materie giuridiche e avvocati con almeno 15 anni di attività, selezionati dal Parlamento in seduta comune;
I restanti due terzi saranno estratti a sorte tra i magistrati delle rispettive categorie (giudicanti o requirenti), in modo da impedire concentrazioni di potere e logiche correntizie.
Ciascun Consiglio eleggerà il proprio vicepresidente, sempre tra i componenti non togati. I mandati avranno durata quadriennale e non saranno rinnovabili. Durante l’incarico, i membri non potranno esercitare attività professionali né ricoprire cariche politiche.
Tra le altre novità, si prevede l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare, competente per i procedimenti a carico dei magistrati. Sarà composta da 15 membri con composizione mista, anche in questo caso scelta in parte per sorteggio e in parte per nomina, sempre tra soggetti dotati di qualificazione giuridica elevata.
Questa riforma non è una provocazione né un’azione punitiva nei confronti della magistratura, ma una risposta concreta a criticità note e denunciate da tempo. Le degenerazioni correntizie emerse clamorosamente nel caso Palamara sono solo l’ultima evidenza di un sistema autoreferenziale, che rischia di trasformare l’autonomia della magistratura in una forma di irresponsabilità.
La separazione delle carriere garantirà una equidistanza tra il giudice e l’accusa \ difesa. Questo eviterà che i rapporti lavorativi e personali nati in un ambiente di lavoro unitario, possano compromettere il corso di un processo.
Vale la pena ricordare che alcune delle soluzioni oggi proposte, proprio come la distinzione delle carriere furono già suggerite da Giovanni Falcone, il quale metteva in guardia dai pericoli di una magistratura chiusa, poco trasparente e refrattaria a ogni forma di controllo.
La previsione di un organo disciplinare realmente indipendente, in grado di giudicare anche gli errori gravi dei magistrati, risponde a un’esigenza profonda di giustizia ed equità. Troppe volte nel passato abbiamo assistito a sentenze sbagliate, carcerazioni ingiuste, vite spezzate da decisioni affrettate e mai rimesse in discussione. Una giurisdizione che non risponde dei propri errori mina la fiducia stessa nelle istituzioni.
È giunto il momento di valutare questa riforma per ciò che realmente è: un passo avanti verso una giustizia più imparziale, più responsabile e più vicina ai cittadini. Le polemiche ideologiche e gli allarmismi infondati servono solo a difendere un sistema bloccato, dove il potere si conserva nel silenzio e nell’opacità.
L’appello che rivolgo è semplice: non fermatevi ai titoli o agli slogan. Leggete i testi, informatevi, giudicate nel merito. Solo così potremo davvero contribuire a costruire uno Stato più giusto, dove l’equilibrio tra i poteri sia garantito non solo a parole, ma nei fatti.
Riformare la giustizia non è un atto di ostilità, ma un atto di responsabilità. Verso i cittadini, verso le vittime di errori giudiziari, e verso quei principi di legalità e trasparenza che devono rimanere il fondamento della nostra democrazia.

 

«Il processo accusatorio presuppone che accusa e giudice non siano in alcun modo assimilabili. Occorre avere il coraggio di riconoscere che le due funzioni sono e devono essere distinte, e che questa distinzione deve riflettersi anche sul piano ordinamentale»
(Giovanni Falcone, dichiarazioni del 1991 – tratte da “Cose di Cosa Nostra”, conversazioni con Marcelle Padovani)

* Coordinatore del circolo Fratelli d’Italia Rivoli

 

Ripristinato il percorso ciclo-pedonale nel parco del Fioccardo

 

È nuovamente percorribile il percorso ciclo-pedonale lungo la sponda destra del Po, nel parco del Fioccardo, in prossimità del confine con il comune di Moncalieri. Ieri pomeriggio si è tenuta la presentazione degli interventi realizzati, alla presenza dell’assessore Francesco Tresso e del presidente della Circoscrizione Otto, Massimiliano Miano, con il varo della nuova passerella sul Rio Sappone.

“La nuova passerella sul Rio Sappone è un tassello importante per la mobilità dolce lungo la sponda destra del Po, in un tratto particolarmente fragile in cui abbiamo realizzato importanti interventi di messa in sicurezza – commenta l’assessore Francesco Tresso -. Una volta completati anche i cantieri in corso tra i ponti Balbis e Isabella e presso il Molino di Cavoretto, sarà finalmente possibile percorrere in continuità la sponda collinare del Po, da Moncalieri a San Mauro, a piedi o in bicicletta. Un sistema di interventi coordinati che restituirà alla città un’infrastruttura verde strategica, rafforzando il legame tra Torino e il suo fiume”.

Lunga 150 metri, la nuova passerella è in acciaio corten con impalcato in doghe lignee, materiali che ne garantiscono una maggiore durabilità. In linea con le direttive del piano alluvioni, il piano di calpestio originario è stato rialzato di circa 2,8 metri rispetto alla quota originaria, per garantire una maggiore sicurezza in caso di piena. Per raccordare la nuova quota alla ciclopista esistente sono state realizzate due rampe di raccordo.

Oltre alla passerella, l’intervento ha previsto anche importanti opere di consolidamento della sponda orografica destra del Po, soggetta a fenomeni erosivi, con il ripristino del tratto di ciclopista tra il Rio Sappone e il confine comunale con Moncalieri. I lavori, eseguiti anche con tecniche di ingegneria naturalistica, si sono resi necessari a seguito dei danni provocati dall’alluvione del 2016 e da successivi episodi di piena.

Il costo complessivo dell’intervento è stato di circa 800mila euro, finanziato in parte con un contributo del Ministero dell’Interno e in parte da fondi residui di un mutuo della Città.

TORINO CLICK

“Senti”… e lasciati guidare dai sensi

Una domenica trascorsa a “Casa Lajolo” per una curiosa “passeggiata sensoriale” all’interno del magnifico “giardino all’italiana”

Domenica 27 luglio, ore 16

Piossasco (Torino)

Alberi secolari, come il cedro e il pino, muretti e aiuole, il piazzale in ghiaia con la collezione di agrumi in vasi, le sculture in bosso, il boschetto all’inglese delimitato da sette “Taxus baccata” (pianta definita anche “albero della morte”, per l’alta tossicità di tutte le sue componenti, eccezion fatta per gli “arilli”, la parte carnosa che circonda il seme, ottimo e innocuo pasto per gli uccelli)  e poi, più in giù, ulivi e alberi da frutto, l’“orto-giardino” e il frutteto. Un vero “tesoro”, frutto della natura e della cura secolare dell’uomo. Parliamo dello storico “Giardino all’italiana”, articolato su tre piani, della settecentesca “Casa Lajolo”, villa di campagna sita nel borgo di San Vito a Piossasco (Torino), ereditata dai Conti Lajolo di Cossano, antica famiglia di origine astigiana, dai cugini Ambrosio, Conti di Chialamberto. Luogo stupendo che invita alle visite, tanto più in occasione delle molte iniziative ideate e promosse in loco dall’omonima “Fondazione”, nata nel 2016.

La stessa che, per domenica prossima 27 luglio, alle 16, con replica domenica 28 settembre alla stessa ora, organizza “Senti”, passeggiata sensoriale che offre un modo nuovo, curioso e più profondo per esplorare il “Giardino” della dimora storica. “Questo percorso di visita è stato ideato – sottolineano gli organizzatori – per permettere ai partecipanti di scoprire e vivere la bellezza dello spazio verde ‘con altri occhi’, risvegliando i propri sensi e immergendosi in un ambiente naturale accogliente e ricco di stimoli”.

Tecnicamente, detto in soldoni, che s’avrà dunque da fare?

La risposta: “Si cammina bendati, tra suoni rilassanti, scoprendo piante attraverso il tatto, inebriandosi di profumi inattesi e assaporando gusti sorprendenti: un momento di benessere, un’opportunità per riappropriarsi del piacere di un’esplorazione lenta, attenta e paziente, lontano dalla frenesia e dal chiasso della vita quotidiana”.

Aspetto fondamentale e di lodevole impronta etico-sociale dell’iniziativa è la collaborazione da tempo consolidata con l’“Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Torino”. Collaborazione che mira a creare un percorso inclusivo e accogliente per tutti. I “volontari” dell’Associazione accompagneranno i visitatori, guidandoli alla scoperta di consistenze e profumi. Condivideranno, con la loro sensibilità e il proprio vissuto, come sia possibile conoscere e riconoscere un luogo senza l’ausilio della vista, affidandosi a sensi diversi e all’immaginazione.

Le passeggiate sono aperte a tutti, vedenti e non vedenti. Chi non vuole avere gli occhi bendati, può partecipare senza “copri occhi”. Ogni percorso avrà una durata di circa un’ora e mezza.

Il costo di partecipazione è di 10 euro a persona.

Iscrizione obbligatoria https://www.casalajolo.it/prenota/

Per ulteriori info: “Casa Lajolo”, via San Vito 23, Piossasco (Torino); tel. 333/3270586 o www.casalajolo.it

g.m.

Nelle foto: “Casa Lajolo” e parte del “Giardino; “Senti” immagini di repertorio

Il TorinoFilmLab alla Mostra del Cinema di Venezia con tre film

La selezione dell’ottantaduesima Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia , che si terrà dal 27 agosto al 6 settembre prossimo, accoglie tre film sviluppati da Torinofilmlab, che dal 2008 supporta autrici e autori nella realizzazione delle proprie opere. Fuori concorso figura “Landmarks” (Nuestra Terra), primo lungo documentario della regista Lucrecia Martel, argentina, vincitrice nel 2020 del TFL Co-Production Fund e già Presidente della giuria della Biennale Cinema del 2019.

In concorso nella sezione Orizzonti  il film intitolato “Grand Ciel” del giapponese Akihiro Hata, che ha lavorato al film all’interno del programma TFL ScriptLab 2018 e “ Milk Teeth” ( Dinti de lapte) del rumeno Mihai Mincan, che torna a Venezia dopo il debutto del suo lungo d’esordio intitolato “To the North” del 2022. Mincan ha preso parte al programma FeatureLab 2023, insieme al produttore connazionale Radu Stancu e ha ottenuto il TFL Production Award. Sound designer del film ora in concorso il Premio Oscar Nicolas Becker.
Presenti anche tre nuovi film di alumni  TFL. In concorso ufficiale “Duse” di Pietro Marcello, che aveva partecipato a ScriptLab nel 2014 e vinto il TFF nel 2009, e “Orphan” dell’ungherese Lászĺó Nemes, alumnus ScriptLab nel 2012 e FeatureLab nel 2015.
È stato selezionato per Orizzonti  anche il film dal titolo “Un anno di scuola” di Laura Samani, già  regista di ”Piccolo Corpo”, sviluppato nei programmi ScriptLab 2017 e FeatureLab 2018.

Il Torino FilmLab è organizzato dal Museo Nazionale del Cinema, con il supporto di Creative Europe, sottoprogramma Media dell’Unione Europea.

Mara Martellotta

Nitto Atp Finals, il Trophy Tour parte dalle Gallerie d’Italia

L’iconico trofeo delle Nitto Atp Finals, conquistato nel 2024 dall’azzurro Jannick Sinner, inizia il suo tour nelle sedi degli sponsor e dei partner del torneo che dal 9 al 16 novembre porterà nuovamente i più grandi campioni del tennis a Torino.

Gallerie d’Italia – la sede museale di Intesa Sanpaolo, host partner dell’evento – è la prima tappa della sfilata del trofeo, pensata per alimentare la passione dei tifosi e proiettare l’immagine delle Finals e di Torino nel mondo. Nella seconda parte del Tour, infatti, sono previste anche tappe all’estero: dalla Germania al Giappone.

Gli appassionati potranno ammirare il trofeo da oggi, 23 luglio, fino al primo agosto, quando mancheranno 100 giorni al primo punto delle Nitto Atp Finals 2025. Il trofeo, intitolato all’ex presidente dell’Atp, Brad Drewett, sarà esposto nella Sala Turinetti, affacciata su Piazza San Carlo, al piano nobile del palazzo di origini seicentesche sede delle Gallerie d’Italia. La visita al trofeo, negli orari di apertura del museo, è gratuita

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Palazzo Madama torna al Guangdong Museum di Guangzhou

Il Guangdong Museum di Guangzhou – tra le prime tre istituzioni museali della Repubblica Popolare Cinese, con oltre sette milioni di visitatori annui – ha inaugurato la seconda grande esposizione dell’anno promossa da Palazzo Madama di Torino in Asia.

Dopo il successo della mostra al Museum of Wu di Suzhou, che ha attratto oltre 180.000 visitatori, la nuova esposizione “Crown of Elegance. Court Life and Art of Savoy in the 18th Century” celebraTorino capitale, la sua storica Corona di Delizie e il sistema delle Residenze Reali sabaude, all’interno di un progetto culturale di assoluta eccezionalità.

Accolta con entusiasmo da pubblico e critica, la mostra ha già superato i 25.000 visitatori paganti nei primi cinque giorni di apertura, ed è considerata uno degli eventi espositivi più rilevanti dell’anno in Cina, tanto da concorrere al riconoscimento di “migliore mostra 2025”.

La mostra offre al pubblico  l’opportunità di scoprire la Torino del XVIII secolo, ormai affermata come una delle capitali più raffinate d’Europa, caratterizzata da eleganti vie porticate e da “places royales” che ancora oggi incantano i visitatori quando fulcro della vita di corte erano i Palazzi Reali, scenari di cerimonie solenni, feste, spettacoli e concerti, mentre le foreste che circondavano la città ospitavano il rituale della caccia reale, secondo un modello condiviso dalle grandi corti europee dell’epoca.

Attraverso la sua straordinaria collezione di arti applicate – una delle più importanti d’Europa per ampiezza, qualità e varietà tipologica – Palazzo Madama ha dato infatti vita, in dialogo con il Guangdong Museum, a un’esposizione originale, capace di raccontare con profondità e suggestione quasi due secoli di vita quotidiana, cerimoniale e simbolica della corte dei Savoia. Un percorso che intreccia saperi artigianali, gusto decorativo e codici di rappresentazione del potere, restituendo al pubblico internazionale la raffinatezza di una delle più longeve dinastie europee attraverso oggetti d’uso e di rappresentanza, espressione concreta di una cultura materiale che fonde arte, funzione e identità politica.

Il pubblico cinese può ammirare in mostra oltre 160 opere, tra preziose oreficerie, bronzi, vetri dorati, dipinti, tessuti, maioliche, porcellane, rilegature, mobili e intarsi: un corpus che attraversa le principali arti applicate e restituisce l’identità culturale di una corte e di un’epoca.

Il progetto, sviluppato in una stretta collaborazione tra i curatori del Guangdong Museum e quelli di Palazzo Madama, coordinati nell’occasione da Clelia Arnaldi di Balme e Paola Ruffino insieme alla responsabile dell’internazionalizzazione Angela Benotto, ruota attorno al concetto del “mestiere delle arti”: quel sapere artigianale capace di fondere tecnica e bellezza, funzionalità e valore simbolico. Un patrimonio immateriale incarnato dal lavoro di orafi, vetrai, ebanisti e tessitori, le cui creazioni affondano le radici in tradizioni secolari che nemmeno la rivoluzione industriale è riuscita a cancellare. Proprio da questa visione prende forma il cuore tematico della mostra: il “Saper fare”, ovvero il segreto alla base della creatività e del genio italiano. Quella qualità straordinaria della manifattura che ha generato capolavori capaci di attraversare i secoli e affascinare generazioni, e che ha reso l’artigiano-artista non solo custode di bellezza, ma protagonista di un modello economico e culturale sostenibile, capace di coniugare ricchezza materiale e spirituale, attenzione sociale, giustizia e affermazione del merito attraverso il valore della qualità.

In questo intreccio tra arte e competenza tecnica, la mostra diventa non solo un percorso estetico, ma anche un messaggio universale sulla dignità del lavoro creativo, sulla trasmissione dei saperi e sull’attualità di una cultura produttiva che continua a ispirare il mondo.

Tra i pezzi più significativi, spiccano le opere d’arte cinese realizzate per la corte sabauda, testimonianze concrete del gusto per l’Oriente che pervadeva l’Europa del XVIII secolo e che trovò in Torino una delle sue espressioni più colte.

Per dare conto della complessità di queste relazioni internazionali, la mostra presenta anchecapolavori di rara importanza storica. Tra questi, un eccezionale dono diplomatico: un servizio in porcellana della celebre manifattura di Meissen, inviato nel 1725 da Augusto il Forte, re di Polonia ed elettore di Sassonia, a un sovrano europeo. Il cuore del servizio è l’unica opera documentata diJohann Gregorius Höroldt, massimo pittore della storia della porcellana europea. Le sue scene, inventate di fantasia e non tratte da modelli preesistenti, introducono per la prima volta il “mondo cinese” nella porcellana occidentale, con uno stile minuzioso, brillante e fiabesco che segna una svolta nell’arte della decorazione.

Il dono – composto da circa 300 pezzi suddivisi in dodici casse – giunse a Torino nel novembre del 1725, esattamente trecento anni fa. Una ricorrenza che si affianca al 250° anniversario della morte di Höroldt, rendendo la presenza di queste opere in mostra ancora più simbolica e attuale.

Grazie alla collaborazione con il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, che ha messo a disposizione un ricco repertorio di materiali video e fotografici, la mostra offre al pubblico cinese l’opportunità di scoprire l’intero patrimonio storico-artistico del Piemonte, esaltando la raffinatezza architettonica delle residenze, l’eleganza dei loro interni e l’armonia scenografica di parchi e giardini.

Il percorso espositivo si apre con un portale immersivo, dove uno slideshow ad alta definizionecelebra il logo e l’imponenza estetica delle Residenze Sabaude, proiettando il visitatore in un viaggio visivo e simbolico che parte da Palazzo Madama e Palazzo Reale per estendersi sull’intero territorio piemontese, in un continuum di arte, paesaggio e storia.

Ne nasce un racconto per immagini potente e coinvolgente, che restituisce la bellezza e il valore di un sistema culturale unico al mondo, riconosciuto dall’UNESCO come sito seriale, e oggi considerato uno degli asset identitari più autorevoli per la promozione internazionale del Piemonte e dell’Italia.

La mostra darà origine a una straordinaria serie di iniziative rivolte al pubblico cinese: dagli approfondimenti scientifici che verranno pubblicati al termine dell’esposizione a un ricco programma di attività collaterali, tra cui incontri, conferenze e visite didattiche quotidiane pensate per tutte le fasce d’età. Il progetto prevede anche originali operazioni di marketing e merchandising, tra cui unacrociera tematica, la creazione di dolci al cucchiaio ispirati ai Savoia, bevande e profumi dedicati alla corte torinese, e molte altre.

A completare l’esperienza immersiva offerta in mostra, un ruolo strategico è svolto dalla comunicazione digitale: per tutta la durata dell’esposizione, il Guangdong Museum ha attivato un canale dedicato su WeChat, una delle piattaforme digitali più diffuse e influenti in Cina, con oltre un miliardo di utenti attivi. All’interno di questo spazio esclusivo, verranno pubblicati regolarmentecontenuti multimediali di alta qualità appositamente curati per il pubblico cinese.

Questa azione mirata consente di rafforzare la visibilità del patrimonio piemontese e di intercettare un pubblico vasto e profilato, attento alla cultura e al turismo di qualità, moltiplicando l’impatto comunicativo della mostra anche al di fuori degli spazi espositivi fisici. Un esempio virtuoso di come la cooperazione internazionale possa unire contenuti culturali e strumenti digitali per amplificare la conoscenza e l’attrattività del patrimonio italiano nel mondo.

“La mostra in corso a Guangzhou rappresenta uno dei risultati più rilevanti del percorso di internazionalizzazione avviato in questi anni da Fondazione Torino Musei con l’attuazione del proprio Piano Strategico, che ha previsto la creazione di una funzione interna dedicata allo sviluppo delle relazioni culturali internazionali, con l’obiettivo di strutturare un’attività continuativa e coordinata di promozione all’estero del patrimonio civico torinese e piemontese – sottolinea Massimo Broccio, Presidente della Fondazione Torino Musei – Attraverso questo nuovo assetto, la Fondazione ha saputo attivare una importante rete di relazioni istituzionali e progettuali con musei, enti e operatori culturali di rilievo internazionale, dando vita a mostre itineranti, co-progettazioni espositive, iniziative di formazione e azioni congiunte di comunicazione e posizionamento strategico. L’esposizione prende avvio dalle collezioni di Palazzo Madama, luogo fondativo della città, il cui straordinario valore simbolico e architettonico – con oltre duemila anni di storia – rappresenta il punto di partenza per un racconto più ampio sulla cultura di corte, le arti decorative e il sistema delle Residenze Reali del Piemonte. Va inoltre ricordato che Palazzo Madama ha recentemente siglato un importante accordo quadro con il Nanjing Museum, il secondo museo della Repubblica Popolare Cinese: si tratta del primo accordo ufficiale mai sottoscritto tra un museo statale cinese e un museo italiano. Un’intesa storica che ha già dato avvio a una serie di progetti scientifici congiunti, in cui direttori, conservatori e curatori delle due istituzioni lavorano fianco a fianco per sviluppare interpretazioni comuni e condivise del patrimonio culturale. Questa mostra, dunque, non è solo un’esposizione temporanea, ma uno delle tante azioni concrete di diplomazia culturale che conferma il ruolo di Fondazione Torino Musei come modello di riferimento per l’innovazione, la cooperazione internazionale e la valorizzazione del patrimonio culturale italiano nel mondo, capace di costruire ponti tra storie, competenze e visioni, nel segno della qualità, del dialogo e della bellezza condivisa.”

“In questi anni Palazzo Madama si è fatto promotore di un progetto culturale di respiro internazionale, nato da un insieme di collaborazioni scientifiche fondate sulla stima reciproca, sul confronto e sulla strutturazione di una ampia riflessione sugli archetipi che, fin dall’epoca antica, hanno attraversato e posto in dialogo le culture. Quella appena inaugurata è una mostra generata da una precisa riflessione tra direzioni e conservatorie museali, strutturata con rigore e nella definizione di visioni condivise in un confronto tra istituzioni che condividono valori e responsabilità.

In occasione del 55° anniversario delle Relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, questo progetto si caratterizza quale un esempio virtuoso di diplomazia culturale, capace di rafforzare il ruolo dei musei come luoghi di soft power, pensiero critico e cooperazione internazionale. Un progetto tramite cui Palazzo Madama conferma la propria funzione strategica all’interno del sistema culturale internazionale: custode di un patrimonio materiale e immateriale che si fa costruttore di ponti in un presente che sulla coscienza del passato possa definire i tasselli essenziali di un futuro consapevole”, dichiara Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama

“Siamo orgogliosi di contribuire a questa straordinaria operazione culturale internazionale, che consente di far conoscere al pubblico cinese non solo la bellezza delle singole Residenze Reali, ma l’unità e la forza del sistema che le connette, riconosciuto dall’UNESCO come sito seriale” – dichiara Michele Briamonte, Presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. “Questa sinergia con Fondazione Torino Musei rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni culturali piemontesi” – prosegue Chiara Teolato, Direttrice del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude – “capaci di operare insieme per la valorizzazione e la promozione all’estero di un patrimonio condiviso, ricco di storia, arte e paesaggio, e sempre più riconosciuto come una risorsa strategica per il posizionamento culturale e turistico del nostro territorio a livello globale”.

Arte Liberata al castello di Ivrea

Al Castello di Ivrea, è stata inaugurata la mostra Arte liberata, un progetto espositivo curato da Elisabetta Tolosano che fa dialogare tre protagonisti dell’arte contemporanea: Riccardo Cordero, scultore di fama internazionale e figura centrale dell’arte plastica italiana e il duo composto da Elizabeth Aro, artista argentina di rilievo internazionale specializzata in arte tessile, scultura e installazione e Luisa Valentini, voce autorevole della scultura italiana contemporanea, che spazia nell’uso di diversi materiali, in dialogo con “Natura condivisa”. Le opere, allestite negli spazi interni ed esterni del Castello, daranno vita ad un confronto riuscito tra passato e presente, in cui le architetture storiche incontrano con efficacia le creazioni
degli artisti. Arte liberata è un’iniziativa promossa da Kalatà, con il sostegno della Città di Ivrea e la collaborazione della Regione Piemonte. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 28 settembre e sarà visitabile esclusivamente nell’ambito del percorso di visita al Castello con i seguenti orari: venerdì alle ore 17 – 18; sabato, domenica e festivi alle ore 10.30 – 11.30 – 15 – 16 – 17.
www.kalata.it

Icardi (Lega): il Piemonte snodo logistico per gli insediamenti produttivi del Nord-Ovest

 

“Come consigliere regionale e cittadino piemontese, sono molto soddisfatto per l’obiettivo conseguito a Genova dal Comitato d’Indirizzo della Zona Logistica Semplificata ” Porto e Retro Porto di Genova ” al quale partecipa la Regione Piemonte. Con la deliberazione di 12 nuovi Comuni piemontesi nella Zona Logistica Semplificata del sistema retroportuale del Nord-Ovest, si compie un passo significativo nel consolidamento del sistema logistico e industriale piemontese”. È il commento di Luigi Genesio Icardi, Presidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale alla notizia dell’annessione di ulteriori 12 comuni, oltre a quelli deliberati nel 2021 dalla precedente Giunta.
I nuovi Comuni piemontesi annessi sono: Asti, Basaluzzo (AL), Borghetto Borbera (AL), Casale Monferrato (AL), Castelletto Monferrato (AL), Castelnuovo Scrivia (AL), Mondovì (CN), Pozzolo Formigaro (AL), Serravalle Scrivia (AL), Silvano d’Orba (AL), Tortona (AL) e Villanova d’Asti (AT), a cui si aggiungono gli interporti di SITO (Orbassano – TO) e CIM (Novara).
” E’ un traguardo importante per il Piemonte che lo pone all’interno di uno degli strumenti strategici più rilevanti per lo sviluppo delle attività produttive del Nord-Ovest. Iter autorizzativi semplificati e Sportelli Unici per le Attività Produttive, dedicati agli investitori sono i primi obiettivi da realizzare nei comuni annessi già a fine anno. Gli Sportelli Unici
gestiscono, infatti, in forma semplificata le autorizzazioni legate a insediamenti produttivi e attività logistiche al fine di consentire alle imprese interessate di insediarsi con un percorso agevolato, che dimezza le tempistiche burocratiche e rende più attrattivo il nostro territorio per nuovi investimenti, soprattutto in ambito logistico e industriale.
“Il Piemonte si conferma quale hub logistico europeo di significativa centralita’- conclude Icardi- anche grazie ai collegamenti con la rete transeuropea dei trasporti, il Terzo Valico dei Giovi e la futura Torino-Lione. La Regione intende creare condizioni favorevoli alla crescita sostenibile, all’attrazione di capitali e allo sviluppo occupazionale nei territori coinvolti, attraverso un modello amministrativo snello e competitivo su scala internazionale “.

Zona Logistica Semplificata: 12 nuovi Comuni piemontesi

Il Comitato di Indirizzo della Zona Logistica Semplificata (ZLS) “Porto e Retroporto di Genova”, che si è riunito a Genova il 22 luglio, ha approvato l’ingresso di 12 nuovi Comuni piemontesi: Asti, Basaluzzo (AL), Borghetto Borbera (AL), Casale Monferrato (AL), Castelletto Monferrato (AL), Castelnuovo Scrivia (AL), Mondovì (CN), Pozzolo Formigaro (AL), Serravalle Scrivia (AL), Silvano d’Orba (AL), Tortona (AL) e Villanova d’Asti (AT), a cui si aggiungono gli interporti di SITO (Orbassano – TO) e CIM (Novara).

Il passaggio successivo sarà la trasmissione della delibera alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che dovrà approvare con DPCM l’inserimento ufficiale delle nuove aree nella ZLS entro 60 giorni. “Grazie a questa iniziativa si amplia significativamente la presenza del Piemonte all’interno di uno degli strumenti strategici più rilevanti per lo sviluppo logistico e industriale del Nord-Ovest – dichiarano il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio e l’assessore alle Infrastrutture strategiche e Logistica, Enrico Bussalino –. Con la riunione odierna, abbiamo deliberato l’ingresso di ulteriori 12 Comuni individuati dalla Regione Piemonte già nel 2021. Entro fine anno anche questi territori potranno contare su iter autorizzativi semplificati e Sportelli Unici dedicati agli investitori”.

Il primo nucleo ZLS, composto da sette Comuni dell’Alessandrino (Rivalta Scrivia, Arquata Scrivia, Novi Ligure, Alessandria, Castellazzo Bormida, Ovada e Belforte Monferrato), era già stato deliberato il 18 aprile scorso, ed è oggi operativo con l’attivazione di uno Sportello Unico per le Attività Produttive (SUAP) dedicato, che gestisce in forma semplificata le autorizzazioni legate a insediamenti produttivi e attività logistiche.

“Grazie alla presenza dello Sportello Unico semplificato – aggiunge l’assessore Bussalino – le imprese interessate a insediarsi potranno contare su un percorso agevolato, che dimezza le tempistiche burocratiche e rende più attrattivo il nostro territorio per nuovi investimenti, soprattutto in ambito logistico e industriale”.

La ZLS “Porto e Retroporto di Genova” comprende oltre 3.600 ettari, di cui 2.141 in Piemonte, distribuiti tra il porto di Genova e i principali retroporti del Nord-Ovest. Il Piemonte si conferma così snodo logistico essenziale, anche grazie ai collegamenti con la rete transeuropea dei trasporti (TEN-T), il Terzo Valico dei Giovi e la futura Torino-Lione.

L’obiettivo è creare condizioni favorevoli allo sviluppo sostenibile, all’attrazione di capitali e alla crescita occupazionale nei territori coinvolti, attraverso un modello amministrativo snello e competitivo su scala europea.

Torino nella Storia: Risorgimento e Resistenza

SCOPRI – TO  Alla scoperta di Torino

Torino è una città che ha avuto un ruolo fondamentale nel Risorgimento italiano, un periodo storico che ha segnato la nascita della nazione unita. Sebbene oggi sia famosa per la sua cultura, i suoi musei e la gastronomia, Torino conserva al suo interno molti luoghi che raccontano questa epoca cruciale. Passeggiando per la città, è possibile scoprire angoli e monumenti che testimoniano l’impegno dei torinesi nella lotta per l’indipendenza e l’unità del paese. La città è un vero e proprio scrigno di storia, che invita a esplorare oltre le sue bellezze più conosciute, in un viaggio che riporta indietro nel tempo, ai momenti che hanno cambiato il corso della nazione.
Il cuore del Risorgimento torinese si trova in Piazza Castello, che ha ospitato eventi determinanti come le Cinque Giornate di Torino nel 1848, quando la città si sollevò contro l’occupazione austriaca. In questa piazza si affacciano alcuni dei palazzi storici più importanti della città, come Palazzo Madama, che oggi ospita il Museo Civico d’Arte Antica, ma che nel 1848 fu teatro di scontri tra soldati e cittadini. Non lontano da lì, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, situato in Palazzo Carignano, è uno dei luoghi più significativi per comprendere le fasi cruciali dell’unità d’Italia. Qui fu proclamato il primo Parlamento italiano nel 1861, e oggi il museo custodisce testimonianze preziose dei protagonisti di quei giorni. Al di là dei monumenti più noti, Torino conserva molte tracce del Risorgimento nei suoi angoli meno frequentati. In alcune zone della città, come il quartiere di San Salvario, si possono ancora notare le tracce di una città che ha vissuto il fermento di quegli anni, tra fermento culturale e lotte politiche.
La Resistenza e le tracce di una lotta quotidiana
Nel Risorgimento torinese non si sono distinti solo i grandi personaggi storici, ma anche un’intera popolazione che ha contribuito alla causa della libertà. Tra le vie del centro e nei quartieri più popolari, come la Crocetta o le Vallette, si è vissuto uno spirito di resistenza che non sempre ha trovato voce nei libri di storia. Qui giovani patrioti e cittadini comuni si sono uniti nella lotta per la libertà, spesso agendo nell’ombra e in modo clandestino. Molti di questi luoghi, come il Liceo Cavour, che un tempo ospitava giovani rivoluzionari, sono ancora oggi punti di riferimento per la città. Le scuole, le piazze e le vie di Torino sono stati luoghi di confronto, dove i valori della libertà e dell’unità italiana venivano insegnati e vissuti ogni giorno. La città, dunque, non è solo un museo di edifici storici, ma un palcoscenico che ha visto la lotta quotidiana di uomini e donne che hanno dato vita a una nuova nazione. Le tracce di questa storia sono ancora visibili nelle strade e negli edifici, testimoniando un passato che ha forgiato l’identità della città e della nazione. Ogni angolo di Torino racconta una storia, e ogni edificio, con le sue mura, conserva la memoria di chi ha lottato per un ideale di libertà che si è trasformato in realtà.
Oggi, Torino non è solo una capitale culturale e gastronomica, ma anche un custode della memoria storica del Risorgimento. I luoghi che hanno fatto la storia d’Italia sono vivi e raccontano continuamente la lotta di chi ha creduto nell’unità del paese. Passeggiando per Torino, si può avvertire il legame con quella storia, e ogni angolo della città sembra sussurrare i racconti di un’epoca che non può essere dimenticata. La Torino del Risorgimento è una città che continua a vivere nel cuore dei suoi abitanti, una città che ha saputo trasformare la lotta e la resistenza in un patrimonio culturale che dura ancora oggi. Le nuove generazioni, pur vivendo in una città profondamente diversa, sono chiamate a preservare questo legame con il passato, per non perdere mai il senso di ciò che Torino rappresenta nella storia dell’Italia.
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NOEMI GARIANO