ilTorinese

Il conte Cozio e il mito di Stradivari. Capolavori in Piemonte tra ‘700 e ‘800

A cura di Giovanni Accornero e Duane Rosengard

Palazzo Madama

Corte Medievale

Piazza Castello – Torino

 

19 settembre – 23 novembre 2025

 

Immagini a uso stampa a QUESTO LINK

Il conte Cozio e il mito di Stradivari. Palazzo Madama Torino ph. Studio Gonella

Ricercare, interpretare ed esporre il patrimonio culturale, materiale e immateriale, con la partecipazione della comunità è uno dei ruoli essenziali di un Museo. E più che mai di un Museo Civico. Su queste basi Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino dedica una grande mostra a una straordinaria, ma ancora poco conosciuta, storia di eccellenza piemontese.

In occasione della celebrazione dei 270 anni dalla nascita del conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue, gli spazi della Corte Medievale ospitano una mostra organizzata insieme all’Associazione Il Salabue e curata da Giovanni Accornero e Duane Rosengard, che intende promuovere e divulgare al grande pubblico la figura di questo singolarissimo protagonista piemontese, nato a Casale Monferrato il 14 marzo 1755.

Il Conte Cozio fu il più importante tra i collezionisti e gli appassionati di strumenti ad arco del passato, affermandosi in seguito come il primo studioso capace di comprendere il valore della liuteria classica italiana – in particolare quella cremonese – e l’importanza dei segreti del “saper fare con le mani”, un patrimonio che già all’epoca stava gradualmente scomparendo. A differenza di altri collezionisti del tempo, mossi da principi puramente estetici, Cozio si distinse per un approccio consapevole e sistematico, ispirato da criteri di ricerca storica e scientifica. Il conte non si limitò, infatti, a raccogliere strumenti pregiati: egli ne indagò la provenienza, ne studiò le caratteristiche costruttive, confrontò le scuole liutarie, annotò osservazioni sulle tecniche degli autori, contribuendo alla definizione di un sapere che anticipa, in qualche modo, l’approccio organologico moderno.

La mostra si sviluppa attraverso l’affascinante, avventurosa e per certi versi incredibilmente “moderna” biografia del nobile e lungimirante collezionista, attraverso la selezione di 20 strumenti ad arco, tra violini e viole di eccezionale rilevanza storica, di cui 12 appartenuti al conte Cozio e molti dei quali esposti per la prima volta al pubblico.

Gli strumenti provengono, per la maggior parte, da collezioni e istituzioni private, quindi difficilmente accessibili al pubblico, affiancati da altri strumenti, non solo ad arco, che arricchiscono il corpus principale delle opere esposte, offrendo al visitatore una prospettiva più ampia sul contesto storico, culturale e musicale dell’epoca.

Il conte Cozio e il mito di Stradivari. Palazzo Madama Torino ph. Studio Gonella

La mostra

Per la prima volta nella storia giungono a Torino due importanti violini appartenuti ai virtuosi del Teatro Regio: il violino Antonio Stradivari costruito a Cremona nel 1718 (che Cozio descrisse nei suoi carteggi) appartenuto a Giovanni Battista Viotti e il violino Giuseppe Guarneri “del Gesù”, realizzato a Cremona nel 1736, appartenuto a Gaetano Pugnani. Entrambi sono presentati con le rispettive custodie originali e accompagnati dai ritratti dei due celebri violinisti. Tra questi spicca lo straordinario ritratto di Viotti eseguito dalla nota ritrattista francese Élisabeth Vigée Le Brun, considerato disperso nei primi anni del Novecento e recentemente riapparso sul mercato antiquario, per questa ragione esposto per la prima volta al pubblico.

La sezione più significativa della mostra è dedicata all’esposizione di dodici strumenti appartenuti al conte Coziosei violini e due viole di Guadagnini realizzati tra il 1773 e il 1776, il violino “Ames” di Antonio Stradivari (1734) e il celebre “Salabue” del figlio Francesco (1742), un violino di Nicolò Amati (1668) appartenuto a Carlo Francesco Cozio, padre del conte, e da lui ereditato, e infine il magnifico violino di Carlo Bergonzi, noto oggi come “Cozio-Tarisio”, realizzato a Cremona nel 1733, lo strumento preferito dal conte tra i cinque esemplari di Bergonzi in suo possesso.

Completano l’esposizione due violini dei fratelli Celoniato (Giovanni Francesco e Giovanni Giuseppe), quattro violini di Chiaffredo Cappa, una viola di Giacomo Rivoltatre mandolini e una chitarra realizzati dai figli di Guadagnini: Giuseppe, Carlo e Andrea.

Il percorso espositivo è arricchito da un’installazione 3D interattiva intitolata “La forma del suono”, che consente ai visitatori di esplorare in dettaglio ogni componente del celebre violino “Salabue-Berta”, costruito da Giovanni Battista Guadagnini a Torino nel 1774 e presente in mostra. Grazie alle annotazioni organologiche redatte dallo stesso Cozio, sarà possibile entrare nel cuore della liuteria storica e comprendere a fondo le caratteristiche tecniche di questo iconico strumento.

In mostra anche oggetti e attrezzi provenienti dal “Fondo Stradivariano” e documenti originali d’archivio provenienti dal “Carteggio Cozio” che approfondiranno aspetti poco noti della figura del nobiluomo piemontese e dell’ambiente musicale in cui visse e sviluppò la sua passione per gli strumenti ad arco.

Bernardo Morera, Ritratto del Conte Ignazio Alessandro Cozio di Salabue, 1831. Ph. Studio Gonella

Il Conte Cozio di Salabue

L’attività di Cozio rappresenta uno dei primi casi in cui il collezionismo abbia assunto un’elevata dimensione culturale, fondata su criteri di selezione e conservazione, coerenti con una visione storicamente informata e scientificamente orientata. La sua passione, coinvolgente e intensa, fu vissuta e sviluppata in parallelo ad un’attività frenetica di commercio di strumenti ad arco, legata inscindibilmente ad una fitta rete di relazioni con mercanti, musicisti, studiosi e liutai dell’epoca, tra questi ultimi, principalmente, Giovanni Battista Guadagnini di cui Cozio fu il mecenate. Per avere una chiara dimensione della statura e dell’importanza di questo personaggio, è emblematico il fatto che nella sua collezione, tra i numerosi violini di Antonio Stradivari, fosse presente il celebre e leggendario “Messia”. Realizzato a Cremona nel 1716, questo straordinario strumento, oggi custodito presso l’Ashmolean Museum di Oxford, è tuttora considerato uno dei capolavori più celebri e meglio conservati del grande Maestro cremonese.

Sotto il profilo organologico, Cozio si rivelò un autentico visionario per l’epoca. Nel 1775, a soli vent’anni, acquistò da Paolo Stradivari, figlio di Antonio, l’intero fondo della bottega: un patrimonio di inestimabile valore che comprendeva le forme, gli attrezzi, i cartoni e i disegni preparatori utilizzati da Stradivari per costruire i suoi strumenti. Questo prezioso patrimonio di informazioni, si rivelò indispensabile per i suoi studi, contribuendo a preservare una parte fondamentale della memoria storica della tradizione liutaria cremonese. Grazie alla lungimiranza del conte Cozio questo patrimonio è oggi custodito presso il Museo del Violino di Cremona.

A Torino spopola il brunch: moda o abitudine ormai consolidata?

/
SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
Nel cuore di Torino la domenica mattina assume un sapore diverso: non più solo calma, ma anche profumo di pancakes, uova strapazzate e toast con avocado. Il fenomeno del brunch ha preso piede negli ultimi anni e non sembra più soltanto una moda passeggera. Ma cos’è esattamente il brunch, perché piace così tanto ai torinesi e dove provarlo?
Cos’è il brunch e perché piace ai torinesi
Il termine brunch nasce in Inghilterra alla fine dell’Ottocento, dalla fusione di breakfast e lunch. Era un modo per unire colazione e pranzo in un unico momento rilassato, soprattutto la domenica, dopo una lunga dormita. Col tempo il rito è approdato negli Stati Uniti, dove ha trovato la sua consacrazione e negli ultimi anni ha conquistato anche l’Italia.
A Torino, città con una solida tradizione culinaria, il brunch si è integrato perfettamente. È diventato un’occasione per rallentare, ritrovarsi con gli amici o la famiglia e sperimentare una cucina che mescola dolce e salato, tradizione e modernità. Se durante la settimana il ritmo è serrato, la domenica i torinesi scelgono locali accoglienti e curati dove prendersi il tempo per gustare piatti abbondanti e variegati.
I locali più amati in città
L’offerta torinese è ormai ampia. In centro, Sweet Lab è una certezza per chi ama i pancakes soffici e i bagel farciti da accompagnare a caffè americano o spremute fresche. A San Salvario, Adonis Crêperie porta un tocco francese con crepes dolci o salate e galettes ricche di ingredienti. Sempre nello stesso quartiere, Teapot Tisaneria con cucina propone un brunch più raccolto e intimo, con piatti salati che cambiano ogni settimana affiancati da dolci casalinghi.
Per chi cerca un’esperienza più ampia, Casa Fedora organizza una domenica al mese un buffet che spazia dalle torte salate allo yogurt con frutta, dalle pannocchie alle colazioni all’inglese. Fuori dal centro, Casa Goffi in corso Casale offre nei weekend un brunch d’ispirazione anglosassone con uova strapazzate, club sandwich e patatine, il tutto in un’atmosfera conviviale. E per chi vuole il marchio della qualità gastronomica, Eataly Lingotto propone il brunch con un ricco buffet che unisce specialità dolci e salate, dalle focacce alle torte, fino a proposte vegetariane.
Una moda che diventa abitudine
Se all’inizio il brunch sembrava un fenomeno modaiolo, quasi da “Instagram”, oggi a Torino appare come una consuetudine vera e propria. Lo dimostra il numero crescente di locali che lo propongono stabilmente e la varietà delle proposte: dal brunch gourmet a quello più accessibile, dalle versioni vegane a quelle tradizionali. Certo, ci sono anche i lati meno piacevoli, come i prezzi talvolta elevati o le code nei locali più in voga, ma l’impressione è che il brunch abbia ormai trovato casa a Torino.
Per molti torinesi è diventato il modo perfetto per vivere la domenica: un tempo lento, conviviale e gustoso, in cui la città unisce la sua vocazione gastronomica con un’abitudine internazionale che, ormai, si può considerare consolidata.
La tradizione di Torino è sempre stata la “marenda sinòira” oggi conosciuta come “apericena” con i suoi tantissimi e gustosi stuzzichini, oggi si aggiunge anche il brunch, che per molti torinesi è diventato il modo preferito per vivere un tempo lento, conviviale e gustoso, in cui la città unisce la sua vocazione gastronomica con un’abitudine internazionale che, ormai, si può considerare consolidata.
NOEMI GARIANO

Nel cuore di Torino, con Ernest Hemingway

Un giovane Hemingway a spasso in centro, in via Pietro Micca, piazza Castello, piazza Solferino e poi a Superga per entrare nella grande Basilica di Filippo Juvarra. Cosa faceva lo scrittore americano (1899-1961), premio Nobel per la letteratura nel 1954, sotto la Mole all’inizio del Novecento? È il 1918, Ernest parte da Parigi diretto a Milano. L’amore lo porta a Torino dove si ferma per vedere Bianca, la fidanzatina, e si innamora anche della città “ per la sua eleganza austera e il suo spirito operoso” che all’epoca contava mezzo milione di abitanti e in cui tornerà nel 1922. Una città in piena trasformazione e in fermento dopo la Grande Guerra, immersa nello splendore del Liberty, tra eleganti vie e storici caffè. Fa la corte a Bianca Bellìa, figlia di un magnate delle costruzioni e proprio dai rapporti con la famiglia Bellìa e da via Pietro Micca, dove i costruttori abitavano, parte l’itinerario alla scoperta di piazze, palazzi, bar, hotel, e monumenti che hanno fatto la storia di Torino e che ancora oggi parlano della presenza di Hemingway. Grazie alla storia d’amore tra Ernest e Bianca, Francesco Nugnes e Angelo Toppino hanno tracciato il passaggio di Hemingway in città e lo hanno descritto nel libro “ Hemingway a Torino, sulle tracce di Ernest per le vie della città, Gondour edizioni.
Una ricerca dettagliata e ricca di illustrazioni, condotta attraverso articoli, racconti, biografie, cartoline d’epoca e ricordi, anche se gli autori invitano i lettori a “rivedere con gli occhi della fantasia” la Torino che si presentò al giovane Ernest. Come detto, nel 1918 il romanziere passò da Porta Nuova prima di arrivare a Milano mentre nel 1922, all’età di 23 anni, soggiornò a Torino lasciando tracce di sé in via Pietro Micca e in collina. Visse una relazione sentimentale durante un periodo di convalescenza a Stresa dopo essere stato ferito sul fronte italiano nella Grande Guerra e lì, nelle corsie dell’ospedale, conobbe Bianca Bellìa, infermiera volontaria e la sua famiglia, molto nota a Torino. Scoppiò l’amore, lui volle sposarla, ma la famiglia di lei si oppose. Troppa fretta e poi la differenza sociale, lei ricca mentre lui non era ancora diventato famoso come scrittore e premio Nobel. Non se ne fece nulla e qualche anno dopo Hemingway sposò Hadley Richardson, la prima delle sue quattro mogli, ma tornando in Piemonte nel 1948 e nel 1954 attraversò le vie di Torino insieme al suo biografo ricordando quel suo passato amore torinese. L’amicizia con i Bellìa non finì, anzi proseguì negli anni successivi tramite corrispondenza e visite nella nostra regione. È davvero godibile la passeggiata nel cuore della città sabauda insieme ad Ernest descritta da Nugnes e Toppino. Il passaggio nella prima capitale d’Italia del turista Hemingway è dunque segnato dal legame con Bianca Bellìa e con lei avrà certamente passeggiato mano nella mano in piazza Castello, piazza Solferino, piazza San Carlo, in mezzo a negozi, bar, birrerie, chiese e palazzi. Possiamo immaginare lo stupore di Hemingway davanti a Palazzo Reale e a Palazzo Madama con Bianca che gli racconta la storia di queste residenze reali oppure sotto i portici di via Pietro Micca 4, al 1 piano, insieme a Ernest, alla sartoria Fratelli Cavallo, e ancora al Ristorante degli Specchi al numero 18 di via Pietro Micca anche se non sappiamo se Ernest pranzò qui ma era comunque il classico ristorante del centro molto frequentato da scrittori, giornalisti e nobili famiglie. Non è esclusa una pausa dello scrittore al bar Norman mentre sicuramente è entrato al Bicerin in piazza della Consolata che era, secondo lui, “tra le cento cose da salvare al mondo”. Poi la visita alla Basilica di Superga che lo scrittore dell’Illinois visitò accompagnato dal conte di Torino Vittorio Emanuele, fratello del duca d’Aosta. Si recò inoltre, come riportano i giornali dell’epoca, al Grand Hotel delle Isole Borromee e alla pasticceria Arione in piazza Galimberti a Cuneo, aperta da pochi anni, dove ordinò un whisky e mangiò i leggendari cuneesi al rhum.       Filippo Re

In Piazza Palazzo di Città a Torino arriva ARTIFLOR

Domenica 21 settembre (dalle 9.30 alle 19) in Piazza Palazzo di Città a Torino arriva ARTIFLOR, il piccolo mercatino dell’artigianato creativo e del verde organizzato da Orticola del Piemonte.

 

Un format che unisce natura, creatività e gusto per una giornata intera all’insegna dell’artigianalità autentica grazie alla presenza di piccoli artigiani, designer e produttori agricoli che “metteranno in piazza” le loro creazioni e i loro prodotti.

Saranno circa una ventina gli espositori che trasformeranno la deliziosa Piazza Palazzo di Città in un elegante salotto dove poter scoprire piccoli gioielli artistici come ceramiche, quadri, candele, pochette, vassoi in vetroresina ma anche cuscini, grembiuli, borse e piccoli accessori per la casa e dove poter assaporare alcune tipicità agroalimentari del territorio

I visitatori interessati potranno inoltre cimentarsi in un laboratorio d’argilla organizzato dall’artista ceramista Chu Hands: attraverso la tecnica del picking sarà possibile creare piccoli vasi per le proprie piantine e altri manufatti per abbellire i propri appartamenti.

“La speranza è una radice” al Festival dell’Accoglienza di Torino

Proseguirà fino al 31 ottobre con un fitto programma di appuntamenti

Con il concerto inaugurale di giovedì 18 settembre, che ha visto protagonisti nove musicisti da tutto il mondo, ha preso ufficialmente il via la quinta edizione del Festival dell’Accoglienza, entrando nel vivo delle prime settimane della programmazione che terminerà il 31 ottobre prossimo. In questo arco temporale il Festival dell’Accoglienza proporrà oltre 100 eventi diffusi con più di 150 ospiti intorno al tema “La speranza è una radice”, per approfondire attraverso più voci i temi della comunità, della mobilità umana e della multiculturalità.
Organizzato dalla Pastorale Migranti della Diocesi di Torino e dall’Associazione Generazioni Migranti, il festival è un appuntamento aperto alla riflessione, un luogo di dialogo ed esperienze che propone al pubblico e al territorio un’occasione per comprendere le sfumature del verbo accogliere, inteso come scelta di costruzione, comunità, giustizia e fraternità.
fino al 30 settembre 2025, sono in programma più di venti appuntamenti, tra incontri, panel, presentazioni di libri, spettacoli teatrali, eventi dentro e fuori la città, che coinvolgeranno ospiti di rilievo, tra i quali il Cardinale Matteo Maria Zuppi, l’attivista israeliana Irit Hakim e l’attivista palestinese Aisha Khatib, entrambe dell’associazione Combatants for Peace, l’autrice Paola Cereda, il giornalista Luca Attanasio, l’On. Sandra Zampa, in collegamento da remoto, il musicologo e divulgatore Giovanni Bietti e Alice Turra, responsabile del Centro Interculturale della Città di Torino. Numerosi gli appuntamenti aperti al pubblico, all’insegna dell’arte, della musica e dell’interculturalità, come lo spettacolo di danze folkloriche romene  a cura del Centro di cultura e tradizioni italo-romena e Ansanbul Folkloric Carpatica Torino, il festival dei cori interculturali a cura di BabeleBab, che invaderanno pacificamente la città, e i laboratori per ragazzi e adulti in occasione  della festa cinese della Luna, tra attività culinarie, giochi e osservazioni astronomiche, in collaborazione con l’associazione Zhisong e l’Istituto Nazionale di Astrofisica.

Venerdì 19 settembre, alle ore 18, presso il Sermig, a cura del festival della Missione, si è parlato di conquistare la pace e organizzare la speranza. Come si costruisce la pace in tempo di guerra e come si organizza concretamente la speranza. Si è tenuto un dialogo tra il Cardinale Zuppi e Dario Fabbri, introdotto da Agostino Rigon e Lucia Capuzzi, moderato da Francesca Caferri.
Sabato 20 settembre, dalle ore 15, si terrà “Il tesoro degli avi”, flashmob di danze internazionali rumene. In piazza San Carlo, attraverso via Garibaldi con arrivo alle ore 17 in piazza Statuto, ci sarà una parata di costumi tradizionali romeni. Intervengono Cosmin Dumitrescu, Maurizio Marrone, Iulian Herciu, Anca Manole ed Elisabeta Cioata-Burduja.

Domenica 21 settembre, dalle ore 15 al teatro Gioiello, in via Colombo 31, si terrà lo spettacolo di chiusura e premiazione del festival di danze floklorche e romene “Il tesoro degli avi”. Un progetto finanziato dal Departamentul Pentru Romanii de Pretutindeni. Alle 16.30, a partire dal Santuario della Consolata di via Maria Adelaide 2, in collaborazione con Azione Cattolica Diocesana di Torino, si terrà il ‘Frassa-Tour’ sui passi di Pier Giorgio Frassati. Una visita guidata sui luoghi frequentati dal Santo per raccontare la sua figura e il suo messaggio d’accoglienza nella vita quotidiana. Accompagna il tour Giovanni Belingardi. Dalle 17 alle 19 l’appuntamento è con “C’era una volta un rifugio diffuso”, presentazione della ricerca e il progetto Rifugio Diffuso, pratiche e reti d’accoglienza della Pastorale Migranti in via Cottolengo 24 bis. In collaborazione con FIERI e Famiglie Accoglienti.

Sono previsti i saluti dell’Assessore al Welfare, Diritti e Pari Opportunità Jacopo Rosatelli e Sergio Durando. Intervengono i ricercatori Magda Bolzoni e Davide Donatiello. In collegamento l’On Sandra Zampa. Dalle ore 16 prenderà il via l’appuntamento “La città che si prende cura-viaggio nel distretto Barolo + rassegna Mondi di Musica” presso il Giardino della Magnolia di via Cottolengo 24 A. Sarà una visita alla scoperta della cittadella del welfare nel cuore di Torino con le guide di Associazione Migranti. Il progetto è a cura di Mariia Shatailo e Maria Teresa Stella. A seguire un doppio concerto alla fisarmonica con Antonio Zappavigna, che propone arie della tradizione  mediterranea e La Pleamar, quartetto che porta in scena i suoni e le tradizioni dell’America latina, con brani originali e perle della tradizione. Presenta Lea Palmulli.

Per informazioni dettagliate sui numerosi eventi che si svolgeranno fino al 31 ottobre, è possibile consultare il sito del Festival dell’Accoglienza https://festivalaccoglienzatorino.it

Mara Martellotta

Nella foto di Igino Macagno: Olivero, Zuppi, Fabbri

Nuove opportunità per i giovani a Mirafiori sud

Riceviamo e pubblichiamo un programma di nuove iniziative rivolte ai giovani

Documentario: uno strumento per raccontare la comunità

Dal 13 al 17 ottobre 2025 si terrà il workshop residenziale, pratico e teorico, sul documentario a soggetto sociale e antropologico, condotto dai tutor di YEPP Italia APS.

Tra le attività che verranno svolte sono previste: definizione dell’idea narrativa, identificazione e interviste dei protagonisti, strutturazione dello storytelling, scelta dello stile visivo, riprese video e audio, montaggio, organizzazione della restituzione alla comunità. Un’esperienza di storytelling che avrà come prodotto finale un doc sul nuovo progetto Mirafiori dopo il Mito | Arte sulla valorizzazione di Mirafiori sud attraverso l’arte internazionale in connessione con la natura, il patrimonio storico e i temi della rigenerazione urbana.

Possono candidarsi ragazzi/e maggiorenni che hanno interesse per il documentario a carattere sociale e antropologico.

Partecipazione a pagamento: 50 – la quota comprende lezioni, vitto, apparecchiature professionali per la pratica (per chi viene da fuori Torino: alloggio e trasporti locali).

La quota non comprende viaggi di andata e ritorno per Torino.

Sono disponibili borse di sostegno alla quota di partecipazione, per chi fosse interessato/a a partecipare ma in difficoltà sul pagamento della quota. Per informazioni sul sostegno, scrivere a info@fondazionemirafiori.it

ISCRIZIONE compilando il form online entro il 30 settembre – Posti limitati.

Verrà rilasciato a tutti un certificato di partecipazione

INFORMAZIONI: Andrea Serafini andrea@yepp.it

MAGGIORI INFORMAZIONI: fondazionemirafiori.it/doc-mdm-arte

Giovani: diteci la vostra!

Entro il 30 settembre è possibile partecipare all’indagine rivolta a giovani dai 16 ai 30 anni che frequentano Torino, per migliorare le attività delle Case del Quartiere e progettare iniziative più vicine agli interessi di giovani come te.

Rispondi al breve questionario relativo alla Casa nel Parco – Casa del Quartiere di Mirafiori sud per aiutarci a raccogliere opinioni, bisogni e proposte: bit.ly/3VHoy33

Diventa Youth Banker!

Entro il 31 ottobre è possibile candidarsi per entrare a far parte della YOUTH BANK della Fondazione della Comunità di Mirafiori. Il gruppo di giovani che verrà selezionato, tra i 19 e i 25 anni, avrà l’occasione di mettersi in gioco per fare la differenza all’interno della comunità, decidendo come utilizzare il fondo erogato da Fondazione Mirafiori per sostenere progetti di coetanei e migliorare il territorio di Mirafiori Sud.

Con Youth Bank si intende un nuovo modello di leadership giovanile, in cui sono i giovani a prendere le decisioni su come utilizzare fondi volti al sostegno di progetti ideati dai propri coetanei. Un’opportunità per i giovani di partecipare allo sviluppo del territorio, e di essere protagonisti del cambiamento attraverso progetti strutturati.

Cosa farai all’interno della Youth Bank?

  • Avrai il compito di ascoltare i bisogni e le idee dei tuoi coetanei

  • Entrerai a far parte di un team di giovani con cui crescere e confrontarti, prendendo insieme decisioni

  • Frequenterai un corso di formazione gratuito sui temi della progettazione sociale, gestione di fondi e analisi dei bisogni della comunità locale

  • Progetterai e scriverai il bando rivolto ad altri giovani e ti occuperai della promozione e del lancio del bando

  • Deciderai insieme agli altri YouthBanker quali progetti sostenere e finanziare 

  • Seguirai l’andamento e la visibilità dei progetti selezionati 

  • Verificherai i risultati e l’impatto sul territorio

ISCRIZIONE compilando il form online entro il 31 ottobre

INFORMAZIONI: Giulia Serracchioli g.serracchioli@fondazionemirafiori.it | 011 6825390

MAGGIORI INFORMAZIONI: fondazionemirafiori.it/youth-bank-2025

La Youth Bank di Mirafiori è un progetto sostenuto e promosso da Fondazione Mirafiori in collaborazione con YEPP Italia APS.

 

Massimo Coda Spuetta direttore del Museo Diffuso della Resistenza

Il Consiglio di amministrazione del Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà ha nominato all’unanimità Massimo Coda Spuetta nuovo Direttore dell’istituzione.

Coda Spuetta è entrato in carica al termine di un lungo percorso professionale che lo ha visto per quasi vent’anni dirigente della Compagnia di San Paolo, dove si è occupato in particolare di scuola e di coordinamento delle aree erogative. Ha contribuito in modo determinante alla nascita del Polo del ’900, di cui è stato consigliere dal 2016 al 2022.

La sua carriera lo ha portato a ricoprire incarichi di primo piano in importanti istituzioni culturali e accademiche: è stato Coordinatore Generale della Biennale di Venezia, Direttore Amministrativo dell’Università IUAV di Venezia, Presidente del Museo del Territorio Biellese, nonché docente presso la SDA Bocconi di Milano e la Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università di Torino.

Laureato in Filosofia a Torino e con un diploma MBA conseguito alla SDA-Bocconi, Massimo Coda Spuetta guiderà il Museo Diffuso in una nuova fase del suo percorso, confermandone il ruolo di luogo vivo di memoria, di ricerca e di dialogo sui valori democratici, i diritti e le libertà.

https://museodiffusotorino.it

Merlo: Centro, c’è chi lo rilancia e chi lo affossa. Adesso si deve scegliere

“Quando si parla di un’area o di un progetto politico di Centro, riformista e di governo, non
possiamo non dire che oggi c’è chi cerca di rilanciarlo ed attualizzarlo e chi, al contrario, punta ad
annacquarlo prima e a liquidarlo poi. Nel primo campo ci sono indubbiamente Azione di Calenda
e Forza Italia di Tajani attraverso la declinazione concreta di una vera e credibile ‘politica di
centro’. Nel secondo, invece, troneggia Renzi con il suo partito Italia Viva. L’alleanza con i
populisti e gli estremisti da un lato e la costruzione a tavolino con il Pd della Schlein dall’altro di
un fantomatico soggetto centrista – l’ormai famosa ‘tenda’ di Bettini – segnala e conferma la
definitiva irrilevanza del Centro nell’alleanza di sinistra e progressista. Cioè la futura ‘gioiosa
macchina da guerra’.
Per queste ragioni chi crede nel futuro di un Centro riformista e di governo sa oggi dove guardare
e dove, invece, non approdare”.

On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.

Comunicare l’agricoltura: due borse di studio

 Promosse da eVISO, Regione Piemonte e Fondazione Agrion

 Nel corso di Cheese 2025, la manifestazione organizzata da Slow Food e dal Comune di Bra, è stato annunciato il lancio del bando di concorso per l’assegnazione di due borse di studio in memoria di Azio Citi, attore, artista, animatore culturale e cofondatore di Slow Food, scomparso nel 2023.

Le borse, di 1.000 euro ciascuna sono finanziate da eVISO S.p.A. in collaborazione con la Regione Piemonte e Agrion – Fondazione per la ricerca l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese.

Il bando è rivolto a studenti e studentesse iscritti a corsi di laurea triennale o magistrale o universitari che discuteranno la tesi nel periodo tra il 1° dicembre 2025 e il 30 giugno 2026. Le aree coinvolte sono: Comunicazione, Agraria, Economia con indirizzo marketing e comunicazione, Agritech, Ingegneria Gestionale e Scienze e culture Gastronomiche.

L’iniziativa intende offrire ai giovani strumenti pratici di ricerca ed esperienze dirette nel settore agricolo, con l’obiettivo di integrare la formazione universitaria con l’esperienza sul campo e, al tempo stesso, sostenere nuove idee e visioni che possano valorizzare il lavoro degli agricoltori, promuovere pratiche sostenibili e contribuire allo sviluppo di un’agricoltura più innovativa e consapevole.

Un sostegno mirato che permette agli studenti di approfondire tematiche fondamentali per il settore:

  • Come comunicare l’agricoltura ai consumatori, valorizzando il ruolo dell’agricoltore e promuovendo un consumo più consapevole;

  • Come comunicare con gli imprenditori agricoli, trasferendo conoscenze e strumenti per un’agricoltura sempre più innovativa e sostenibile.

La domanda di partecipazione dovrà essere inviata entro e non oltre il 31/10/2025 tramite PEC. La selezione sarà poi effettuata da una specifica commissione. Conclusa la selezione e ricevuti gli elaborati finali, la Fondazione Agrion e Regione Piemonte valuteranno l’opportunità di offrire ai due vincitori un’esperienza di tirocinio presso le proprie strutture, come ulteriore occasione di crescita e applicazione pratica delle competenze acquisite nel percorso di studi.

Questo accordo rappresenta un vero e proprio investimento sul futuro dei giovani e dell’agricoltura e offre la possibilità di mettere in pratica quelle che sono le conoscenze universitarie, e dunque dare concretezza alla formazione.” dichiara il Presidente di Fondazione Agrion, Giacomo Ballari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sottolinea l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni: “L’agricoltura piemontese ha bisogno di nuove energie, idee e strumenti per affrontare le future sfide del settore agricolo e la Regione Piemonte è convinta che i giovani possano rappresentare quel valore aggiunto e portare innovazione. Proprio per questo, con eVISO e Fondazione Agrion offriamo queste due borse di studio che non solo sosterranno il percorso universitario ma che offriranno anche la possibilità di svolgere un tirocinio presso le sedi di Regione Piemonte e Fondazione Agrion. Un’opportunità che permetterà ai giovani di diventare protagonisti del futuro dell’agricoltura.”

Questo progetto mette al centro la formazione e il comparto agricolo: due parole che – a proposito di comunicazione – sono fondanti per eVISO. La formazione è per eVISO il motore che genera conoscenza e crescita, mentre l’agricoltura rappresenta il comparto da cui siamo partiti e a cui continuiamo a guardare con attenzione e rispetto. Presentarlo a Cheese, con il riconoscimento del valore di Slow Food, rafforza ancora di più il legame con il territorio e la volontà di generare valore sia all’interno della nostra comunità che verso l’esterno, supportando la filiera agricola e favorendo uno sviluppo sostenibile per tutti.” – ha dichiarato Roberta Celia, per l’Ufficio Marketing e Comunicazione di eVISO.

Presentare l’iniziativa a Cheese assume un valore importante: la manifestazione internazionale dedicata ai formaggi e alla cultura alimentare rappresenta uno dei luoghi più significativi per dare voce ai temi della sostenibilità e dell’innovazione agricola. Un contesto che riconosce il ruolo di Slow Food come catalizzatore culturale e sociale e che rende naturale l’idea di intitolare le borse ad Azio Citi, figura che ha contribuito in prima persona a fondarne i valori.