Premio Sviluppo Sostenibile 2024, Torino premiata
Torino è tra le Amministrazioni che hanno saputo fare della qualità ambientale il loro punto di forza: il riconoscimento arriva con il ‘Premio Sviluppo Sostenibile 2024’ assegnato alla Città nella categoria ‘Neutralità climatica e soluzioni Nature Positive’ premiata per gli oltre 300 interventi, con obiettivi sfidanti di riduzione di gas serra, previsti nel PAESC, nel PUMS, nel Climate City Contract, in Torino Cambia e in EfficienTO.
La cerimonia di assegnazione del Premio si è svolta a Rimini, nel corso di Ecomondo. A ritirare il premio l’assessora alla Transizione Ecologica e Digitale Chiara Foglietta.
“Siamo onorati del riconoscimento della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile che premia l’intenso lavoro che ci ha visto interagire con numerosi attori in un processo inclusivo e collaborativo per definire, sviluppare e attuare azioni strategiche di ampio respiro in grado di incidere significativamente sul sistema urbano complessivo, determinando effetti rilevanti sul bilancio delle emissioni di Torino – commenta l’assessora Foglietta -. Il nostro obiettivo è una riduzione di oltre l’80% delle emissioni di CO2 per il 2030 rispetto ai valori del 2019 attraverso misure che avranno anche un effetto strutturale sulla riduzione dell’inquinamento e sul miglioramento della qualità dell’aria”.
“Il Premio Sviluppo sostenibile – ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile – anche quest’anno ha avuto un’ampia partecipazione, con tanti progetti interessanti e innovativi. E’ stato difficile scegliere solo un gruppo ristretto di vincitori. Questi progetti testimoniano come le sfide della transizione ecologica possano essere, e siano, una formidabile spinta all’innovazione, verso nuove tecniche, nuovi processi, nuovi prodotti e nuovi servizi”.
Istituito per il quattordicesimo anno dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da Italian Exhibition Group, con il Patrocinio del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, Il Premio Sviluppo sostenibile è destinato a imprese, startup e Amministrazioni locali che si siano distinte per eco-innovazione, efficacia dei risultati ambientali ed economici e del loro potenziale di diffusione. La sezione ‘Neutralità climatica e soluzioni Nature Positive’ è organizzata in collaborazione con in collaborazione con Green City Network, Italy for Climate, GSE – Gestore Servizi Energetici.
TORINO CLICK
Emanuele Luzzati tra Fiaba e Fantasia
Nelle sale di “Palazzo Salmatoris” a Cherasco, si ricorda, con un’esaustiva retrospettiva, l’eclettico artista genovese
Dal 9 novembre al 23 febbraio 2025
Cherasco (Cuneo)
Di fronte alle oltre 80 opere a firma di Emanuele Luzzati, presentate da sabato 9 novembre a domenica 23 febbraio 2025 nel seicentesco “Palazzo Salmatoris” di Cherasco (Cuneo), i torinesi, soprattutto, non potranno non andare subito, con occhi cuore e memoria, al magico fiabesco “Presepe” – abitato dai Santi, dagli Angeli e dai personaggi della tradizione mescolati a colorati vivaci protagonisti delle fiabe, dipinti su tavole di legno e adornati con pezzi di stoffa – che dal 1997 (fu allora la prima delle “Luci d’Artista” volute dall’indimenticato assessore comunale alla “Cultura”, Fiorenzo Alfieri) inaugura le subalpine feste natalizie in alcuni delle più iconiche location della Città, a partire, solo per citarne alcune, dal “Giardino Sambuy” di piazza Carlo Felice fino al “Borgo Medievale” e agli interni ed esterni del “Teatro Regio” in piazza Castello, dopo aver traslocato per un anno nella Capitale.
Luzzati, dunque, e il suo magnifico, unico e fantastico, “Presepe”. Ma Emanuele (Lele) Luzzati, nato nel 1921 in “quella Genova – scriveva – dove si entra dai tetti delle case … labirintica come un bosco, la mia migliore musa” e a Genova scomparso, nel 2007, fra le mura di quella casa di via Caffaro dove ha abitato quasi tutta la vita, è stato nel mondo dell’arte tante e tante e tante altre “cose”. Così tante da rendere comprensibilmente non poco impegnativo e faticoso un adeguato allestimento espositivo come quello realizzata dalla Città di Cherascoin collaboborazione con l’“Associazione Cherasco Eventi”, sotto la curatela di Cinzia Tesio e Rino Tacchella. Artista in ogni settore dell’arte applicata e fedele “portatore sano” di uno stile personalissimo, “solo apparentemente ‘bambinesco’ – si è scritto – ma partecipe di una cultura figurativa vastissima” (in cui possono ravvisarsi riferimenti al surrealismo di Ghagall o al “Cavaliere Azzurro” di Kandinsky fino alla coinvolgente emozionalità di certo “espressionismo tedesco”), Luzzati, attraverso tecniche le più diverse (dalla terracotta allo smalto, dall’intreccio di lane per arazzi all’incisione su supporti vari, fino ai collage di carte e tessuti), è stato infatti un abile scenografo e costumista teatrale (più di 500 le scenografie realizzate per Prosa, Lirica e Danza nei principali teatri italiani e stranieri), ha illustrato libri per bambini (fra cui le “Fiabe Italiane” di Calvino) e storie per adulti, con regolarità ha prodotto opere in ceramica, sculture e pannelli di grandi dimensioni, ha progettato e prodotto film d’animazione (fra cui “La Gazza Ladra” e “Pulcinella” che gli valsero due nominations agli “Oscar”), ha progettato e decorato interni di case e chiese, ha reinventato graficamente i “mezzari” genovesi, fino a ridisegnare giocosi parchi per bimbi e adulti.
Infinito dunque il materiale a disposizione – proveniente da Collezioni private, dal “Centro Studi Teatro Stabile” di Torino e dalle Gallerie “Il Bostrico” di Albisola e “Il Vicolo” di Genova – che ha indotto gli organizzatori dell’attuale retrospettiva cheraschese ad articolare lo spazio espositivo in tre sezioni tematiche.
La prima dedicata a “ceramica” e scultura” dove sono raccolti dipinti su ceramica e sculture ritagliate nel legno o plasmate con l’argilla o, ancora, vasi inutilizzabili perché bucati con porte o finestre da cui si affacciano i suoi personaggi. A seguire, la sezione dedicata al “teatro”, con progetti di scenografie, costumi dei personaggi disegnati a pastello o costruiti a collage e alcuni esempi di “manifesti” teatrali, come quello realizzato per lo “Stabile” di Torino, datato ’63 e annunciante la messa in scena de “Il bugiardo” di Goldoni. Terza sezione, infine, le “illustrazioni dei libri”, quasi tutte eseguite con la tecnica del collage utilizzata per l’abbigliamento dei personaggi, mentre gli arti e i volti, estremamente espressivi, sono realizzati con pastelli a cera. In questa sezione, si potranno anche ammirare i “lavori grafici” realizzati con la “tecnica dell’acquaforte” che hanno come caratteristica la lastra non quadrata o rettangolare, ma ritagliata secondo il profilo del personaggio.
Ovunque, e in ogni modo, “racconti” mandati, mano nella mano, con “sogni” improbabili e un’infinita, poetica “fantasia”. A comporli quel “surrealismo dei padri del surrealismo”, come scriveva su “L’Unità” (22 aprile 1979) Edoardo Sanguineti. Racconti, eh sì, perché “la memoria – scriveva Luzzati – è una cosa fredda. Il racconto invece è caldo: è tutta la vita che racconto, io che sono così avaro di parole”.
Gianni Milani
“Emanuele Luzzati tra Fiaba e Fantasia”
Palazzo Salmatoris, via Vittorio Emanuele 31, Cherasco (Cuneo); tel. 0172/427050
Fino al 23 febbraio 2025
Orari:dal merc. al ven. 14,30/18,30; sab. dom. e festivi 9,30/12,30 e 14,30/18,30
Nelle foto: Emanuele Luzzati “Il viaggio (verso il Castello), pastelli su cera, 1997; “Pinocchio e la Fata Turchina”, pastelli a cera su carta, anni ’80; “La casa con sette persone”, scultura in ceramica, 1968; “Il bugiardo”, manifesto originale, 1963
Il Natale d’altri tempi
Caro Gesù Bambino,
Quest’anno sono stata buona mi piacerebbe trovare sotto l ‘albero..
Più o meno iniziavano sempre così le letterine che i genitori ti spingevano a scrivere per creare quell’atmosfera di Natale che iniziava il 1 dicembre con l’apertura della prima casellina del calendario dell’Avvento, l’8 dicembre si allestivano albero di Natale e presepe…
Altri tempi, e’ difficile spiegare ai bambini di oggi com’era il nostro Natale, raro era vedere al Carosello le pubblicità di giocattoli e tanto meno
si avevano cataloghi di giochi da sfogliare..così come è inverosimile per loro credere che la TV era in bianco nero e che il telefono era attaccato al muro e che dovevi comportanti bene tutto l’ anno per poter richiedere un regalo a Natale..A scuola si preparava la recita e si portava i giochi per i bambini dell’ orfanotrofio.
È complicato spiegare la magia che si viveva in famiglia senza decorazioni sfarzose o luci colorate ovunque, ma una semplicità che rendeva tutto speciale, dai profumi dei dolci fatti in casa ai pochi pacchetti sotto l’ albero che si aprivano rigorosamente la mezzanotte del 24 e non contenevano cose costose, ma il valore di essersi meritato il regalo .
Era più importante stare insieme, giocare e cantare canzoni di Natale tutti intorno alla tavola con la famiglia
Anche della Messa di mezzanotte, un evento atteso e rispettato, che tutta la comunità sentiva profondamente. Dopo la Messa, si tornava a casa per continuare i festeggiamenti, spesso con una cioccolata calda o un bicchiere di vino per i più grandi e poi si potevano aprire i pacchi,
non era importante la quantità di cose che si aveva, ma l’amore e il senso di appartenenza che si condivideva in famiglia. Ed è proprio quell’amore e quell atmosfera che oggi riempie di nostalgia il cuore ogni volta che arriva Natale e il pensiero a chi non è più con noi.
GABRIELLA DAGHERO
Rubrica Torino Over
“Il rischio è la cessazione industriale”, è stato detto. “Il comparto dell’automotive in Italia è arrivato a un drammatico livello di criticità, assistiamo al disimpegno di Stellantis e alle difficoltà della Germania: tutto sembra concorrere alla sua scomparsa. È un settore strategico per il Paese, che ancora oggi rappresenta l’undici per cento del Pil nazionale e che nel solo Piemonte conta circa 56 mila occupati, a cui vanno aggiunti anche i lavoratori dell’intera filiera”.
I rappresentanti sindacali – sono intervenuti Valter Vergnano e Edmondo Lazzi (Fiom Cgil), Gianfranco Verdini e Luigi Paone (Uilm Uil), Rocco Cutrì (Fim Cisl), Tania Basso (Fismic Confsal), Silvia Marchetti (Uglm Ugl), Fabrizio Amante e Marco Massucco (Quadri e capi Fiat), Paolo Parodi (Filctem Cgil), Gabriella Pessione (Felmca Cisl), Alessandro Casellato (Uiltec), Francesco Citraro (Failc Confail Fismic) – hanno spiegato come la situazione italiana s’inserisca in un contesto continentale complicato e come non ci siano garanzie sulle produzioni future, complici le sempre più frequenti delocalizzazioni.
“E anche laddove ci sono annunci, l’avvio delle nuove produzioni è continuamente spostato in avanti, come sull’elettrico. Chiediamo un confronto urgente con il Governo e Stellantis” hanno sollecitato i rappresentanti sindacali.
A preoccupare è soprattutto la situazione dell’ex Fiat, con la produzione nel 2024 in forte calo: l’utilizzo degli ammortizzatori sociali sta crescendo e prosegue la strategia di riduzione del numero di dipendenti attraverso lo strumento degli incentivi all’esodo.
I sindacati chiedono a Stellantis un piano industriale con un pacchetto straordinario di investimenti. Quest’anno, nonostante i 950 milioni di investimenti pubblici nei bonus, c’è il rischio di andare sotto le 300 mila vetture prodotte, malgrado sconti e bonus c’è un calo del venti per cento delle vendite.
Per i sindacati non è pensabile che la transizione energetica si faccia a scapito dei lavoratori, “le transizioni vanno accompagnate da investimenti in innovazione, digitalizzazione, formazione e tutele sociali”.
“La cassa integrazione dimostra ancora una volta la crisi di un settore su cui abbiamo sentito tante chiacchiere, la realtà è che i lavoratori perdono il salario e perdono i posti di lavoro” hanno ribadito.
Dalle sigle sindacali è poi stata manifestata perplessità, soprattutto in riferimento ai dazi, sul recente annuncio di voler attrarre un produttore di auto dalla Cina.
Per delucidazioni sono intervenuti nell’ordine: Monica Canalis (Pd), Alice Ravinale (Avs), Sarah Disabato (M5s), Roberto Ravello (Fdi), Gianna Pentenero (Pd), Alberto Avetta (Pd), Annalisa Beccaria (Fi), Emanuela Verzella (Pd) e Alberto Unia (M5s).
Maison Ruinart riapre al pubblico
Dopo tre anni di lavori di ristrutturazione, l’emblematico indirizzo della Maison Ruinart si è trasformato, 4 di Rue des Crayères è diventato un luogo contemporaneo che stimola la conversazione
Nel cuore di una regione rinomata per la sua eccellenza enologica, Maison Ruinart, al civico 4 di rue des Crayères, è aperto da varie generazioni, plasmato dalle diverse influenze che la regione Champagne e il mondo. A questo indirizzo di Reims, la creatività, il sapere e la tradizione culturale della più antica Maison de Champagne al mondo hanno messo radici e sono fioriti con la natura.
Con l’obiettivo di portare in vita questa metamorfosi, l’architetto giapponese Sou Fujimoto, l’interiore design Gwenael Nicolas e il paesaggista Christophe Gautrand hanno fuso i loro talenti per interpretare e condividere la visione di Nicholas Ruinart, che fondò la prima Maison Champagne a Reims trecento anni fa.
Oggi di fronte agli edifici secolari, sorge un padiglione contemporaneo realizzato in pietra e vetro, circondato da un giardino di sculture liberamente accessibile e progettato come rifugio per la biodiversità locale. Il 4 rue des Crayères permette ai visitatori di immergersi nel mondo sensoriale e stimolante dello Champagne.
In occasione dell’Art Week Tokyo, in collaborazione con Art Basel, Maison Ruinart presenta il progetto 4 Rue des Crayères presso l’Okura Museum of Art di Tokyo. L’indirizzo storico della Maison a Reims rappresenta la quintessenza di Riunart e ha riaperto al pubblico dopo 3 anni di lavori di ristrutturazione.
Nell’Ottocento la famiglia Ruinart acquistò una proprietà di 2,9 ettari in una delle aree più alte di Reims per costruire la nuova sede legata alla produzione di Champagne. L’elemento più caratteristico del sito era la sua parte sotterranea, con tre livelli di gallerie scavate nel gesso, un labirinto sotterraneo risalente al Duecento. Proseguite nel Medio Evo, per diversi secoli, le gallerie furono utilizzate per estrarre il gesso e il calcare necessari per costruire le mura intorno alla città di Reims. Nel corso di due decenni la famiglia ha rinforzato e puntellato la struttura in modo da poter utilizzare le spettacolari cave in gesso, profonde fino a 35 metri, come cantine refrigerate per proteggere lo Champagne dal calore della luce e il civico 4 di Rue des Crayères rende omaggio alla magia di questo mondo sotterraneo, che è stato quasi subito aperto ai visitatori per visite guidate. Porta l’impronta di questa magia anche il sentiero che dalla strada conduce all’ingresso del padiglione Nicolas Ruinart, all’interno del fascino della Maison.
Le pareti minerali del paesaggio riproducono il bianco immacolato delle cave di una volta, riportando i segni degli utensili incisi, nel corso del tempo, nella pietra. Si tratta di una rappresentazione dell’inizio del paesaggio scenografico progettato da Christophe Gautrand. Il Chemin des Crayères, scolpito a mano per riprodurre gesti ancestrali, collega i diversi ambiti temporali che contraddistinguono la Maison, i ricordi del passato e una visione contemporanea che guarda al domani. Dal 2015 le Crayères sono state inserite nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco.
Nei giardini incontriamo la natura e creiamo una connessione con lei. Qui la storia di Ruinart e della regione Champagne si riflette in ogni dettaglio del paesaggio. Gli spazi esterni formano un percorso scenografico che risveglia i sensi e genera emozioni.
L’arte è onnipresente in molteplici forme. A partire dall’impronta culturale di Ruinart, l’arte plasma l’architettura, lo spirito e il ritmo di questo ambiente. Più che a un semplice momento di contemplazione i visitatori sono invitati a condividere una presa di coscienza collettiva. Il dialogo di Maison Ruinart con l’arte nasce dalla convinzione che l’arte abbia il potere di trasformare, illuminare e connetterci con gli altri e con noi stessi. Fin dalla sua fondazione, nel periodo dell’illuminismo, Maison Ruinart ha osservato la natura attraverso l’arte dello Champagne, influenzata dagli artisti che la Maison stessa sostiene e promuove.
Nel 1896 Ruinart commissionò ad Alfonso Mucha un manifesto per promuovere una delle sue cuvée, una novità assoluta per una maison du Champagne.
Oggi questo luogo, trasformato nel tempo, ospita i contributi di tanti artisti internazionali che condividono i valori ambientali di Ruinart. Le opere d’arte esposte illustrano la visione di Ruinart, dalla profondità delle cave di gesso ai terreni paesaggistici, dal cortile principale alle sale storiche.
Da sempre Ruinart produce vini elegantemente strutturati e armoniosi che, fin dagli anni Cinquanta, esaltano il vitigno Chardonnay simbolo della Maison. L’ultimo discendente della famiglia fondatrice, Bertrand Mure, era solito dire che “lo champagne è più di un semplice momento di degustazione”. Quando era alla guida della Maison, ha scelto di enfatizzare l’elegante semplicità e la freschezza aromatica delle uve Chardonnay per rivolgersi a una nuova generazione. Da allora gli chef de Caves della Maison hanno perfezionato la semplicità complessa che ancora oggi contraddistingue gli Champagne Ruinart, un equilibrio armonioso ottenuto con un preciso assemblaggio. Nel 2023, in una continua ricerca di un’evoluzione del sapere, la Maison ha presentato per la prima volta in vent’anni una nuova cuvée, Ruinart Blanc Singulier, che evidenzia come la più antica maison de Champagne del mondo abbia adattato il suo savoir fare all’impatto del cambiamento climatico sull’espressione aromatica dello Chardonnay.
Maison Ruinart lavora a stretto contatto con alcuni chef selezionati che nei loro ristoranti realizzano abbinamenti per ciascuno Champagne, invitando a nuove scoperte.
Nel corso dell’anno vengono organizzati numerosi eventi , dalle cene con partner di lunga data e lo chef pluristellato Arnaud Donckele, alle esperienze bistronomiche incentrate su Champagne specifici come il Ruinart Blanc Singulier. Questi momenti di condivisione sono anche un’occasione per rendere omaggio alle date fondamentali della maison, ma anche momenti conviviali quotidiani, come il pranzo del weekend, che reinterpreta il popolare brunch di Ruinart.
Da oltre vent’anni inoltre Ruinart si impegna per promuovere uno stile di vita sempre più sostenibile. Viticoltori e enologi di Ruinart sono stati testimoni in prima persona di un cambiamento climatico sempre più rapido. Le uve, raccolte anticipatamente, sono più dolci e meno acide. L’osservazione di queste caratteristiche ha portato la Maison a adattare il suo approccio, si sono rafforzati i legami con la viticoltura, anche adottando pratiche vitiforestali.
Nello storico vigneto di 40 ettari di Taissy, sulle montagne di Reims, sono stati piantati oltre 14 mila alberi su 4,4 km di siepi e 800 mq. di isolotti boscosi. Nel 2020 Maison Ruinart ha lanciato un’innovazione, un packaging di carta “second skin” dal design ecologico, nove volte più leggero delle confezioni precedenti.
Per celebrare la metamorfosi del sito è stata creata una versione Second Skin in edizione limitata per il 4 de Rue des Crayères, disponibile solo a Reims. Per la prima volta in venti anni la Maison ha presentato una nuova cuvée, basata su un savoir fare adattato all’impatto del cambiamento climatico sul profilo aromatico dell’uva. Ruinart Blanc Singulier è la singolare espressione dello Chardonnay rivelata dal cambiamento climatico.
Mara Martellotta
Nell’attesa di un serio piano industriale nazionale, stanno mancando precisi interventi della Regione.
7.11.2024 – A margine delle audizioni delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative delle lavoratrici e dei lavoratori del settore metalmeccanico e del settore della chimica per un approfondimento sul tema relativo alla crisi del settore dell’automotive, tenutesi oggi in Commissione Attività Produttive del Consiglio regionale, è doveroso fare alcune considerazioni.
Una slavina si sta abbattendo sull’automotive piemontese, spazzando via posti di lavoro e competenze stratificate nel tempo. Non solo Stellantis, ma anche le altre case produttrici sono in sofferenza, condizione che si riverbera su tutta la componentistica.
In Piemonte ci sono 56.000 lavoratori impegnati direttamente nell’automotive e c’è il 50% della componentistica automotive italiana. La diversificazione della committenza non mette al riparo dalla crisi, visto che anche l’industria automobilistica tedesca è in affanno.
Nell’attesa di un vero piano industriale nazionale, che ancora non prende forma, occorre mettere in campo interventi urgenti di respiro regionale, quali il sostegno ai distretti di filiera per sopperire alla frammentazione dell’indotto, il sostegno a tecnologie integrative rispetto all’elettrico, come l’idrogeno e i bio-carburanti, il sostegno alle competenze per garantire upskilling e reskilling.
Non bastano gli incentivi all’acquisto di nuove auto e l’esenzione del bollo auto: servono interventi più strutturali, che poggino sulle leve tipiche della Regione, cioè la formazione professionale, lo sviluppo delle attività produttive e l’attrazione degli investimenti.
Temiamo che la Giunta Cirio assista al drammatico processo in atto senza intervenire preventivamente, ma solo ex post nella gestione delle crisi aziendali.
Non dobbiamo trasformarci in commissari liquidatori della nostra prima vocazione produttiva regionale, che è l’industria! Occorre agire in fretta.
Monica CANALIS – vice presidente commissione industria Consiglio regionale
Al via a Torino la stagione teatrale allo “Spazio Kairòs”, nell’ex fabbrica tra “Aurora” e “Barriera di Milano”
Dal 9 novembre
In scena il Collettivo napoletano di “Generazione Disagio”, con il trio Luca Mammoli, Enrico Pittaluga e Graziano Siressi, impegnati nella commedia “Art” scritta dalla drammaturga francese (e tradotta in circa trenta lingue) Yasmina Reza. Si apre, sabato 9 novembre, con questa pièce “crudele e divertente sull’amicizia”, la nuova stagione teatrale, dal titolo “Interferenze”, organizzata dalla Compagnia torinese “Onda Larsen” (con il contributo di “Fondazione CRT”, “Compagnia di San Paolo” e “Regione Piemonte”) allo “Spazio Kairòs”, ex fabbrica convertita in teatro, situata in via Mottalciata 7, tra “Barriera di Milano” ed “Aurora”. “Interferenze”, perché questo titolo? “Abbiamo chiamato così la nostra stagione – spiega Riccardo De Leo, vicepresidente di ‘Onda Larsen’ – perché vogliamo distinguerci come qualcosa di positivo che va a interferire, appunto, nella routine quotidiana delle persone. L’interferenza è vista come un cambiamento positivo che spezza i meccanismi di tutti i giorni, una bellezza inaspettata che coinvolge tutti, dai bambini agli adulti. Ma l’interferenza è intesa anche come sovrapposizione, perché noi entriamo nelle vite delle persone grazie al teatro e, senza accorgercene, creiamo bellezza, tutti insieme. Questa è una stagione diversa dalle altre con proposte inaspettate”.
La rassegna di quest’anno, infatti, proporrà, fino a sabato 10 maggio, ben 15 titoli di qualità, mescolando monologhi e commedie, testi sull’attualità e spettacoli musicali. Una stagione che è frutto di una ricerca di spettacoli provenienti da tante regioni italiane con particolare attenzione, laddove possibile, a ospitare “Compagnie” che promuovano spettacoli innovativi, con linguaggi attuali e alte capacità di intrattenimento. Genova,Parma, Cagliari, Modena, Livorno, Roma, Trento eBrescia: queste sono le città da cui arriva il settanta per cento delle “Compagnie” coinvolte, attraverso una scelta fatta mediante lunghe selezioni e in prima persona, cercando spettacoli in linea con l’idea di “Interferenza” di “Onda Larsen”.
Due le anteprime nazionali, “Tekken drama”per adulti e “Animal perfezione?” per i bambini. “Abbiamo poi riproposto – spiega Lia Tomatis di ‘Onda Larsen’ – un ‘format’ molto inclusivo della scorsa stagione che è unospettacolo ‘al buio’ dove viene presentato un grande classico del teatro per una capienza ridotta di spettatori che possono assistere bendati alla ‘performance’. La sensibilizzazione su un tema così delicato è un argomento che ci sta molto a cuore ma che esalta soprattutto un grande classico diShakespeare attraverso una compagnia giovane, ‘under 35’. In questo caso parliamo davvero di innovazione e tradizione. L’interferenza sta in ciò che non si vede”. Naturalmente, nel ricco programma in agenda, non mancherà “Onda Larsen” con le sue produzioni “Resti Umani”, “Io, me e Lupin” e “Il sogno di Bottom”.
Ultimo aspetto: i “Generi”. “Ospitiamo – continua Tomatis – dal drammatico alla commedia, passando per la ‘stand up comedy’ e chiudendo con i ‘Moderni’, il concerto di una ‘band’ rinomata del torinese composta da artisti che hanno avuto anche un piccolo successo nazionale grazie ad ‘X Factor’”. Insomma “abbiamo cercato di spaziare su tutto per non avere etichette precise ma solo dare la certezza che a ‘Spazio Kairòs’ il tempo sarà sempre ben speso perché come dice il nome, Kairòs, la nostra è la casa del tempo di qualità”.
Per info sul programma dettagliato: tel. 351/4607575 o biglietteria@ondalarsen.org
g.m.
Nelle foto: Generazione Disagio in “Art”; Immagine guida della Rassegna; Onda Larsen in “Il sogno di Bottom”
Sino a domenica 10, all’Astra
La malinconia. Qualcuno ci costruisce attorno una vita o tanti momenti o una parte di essa, “è uno di quei giorni che ti prende la malinconia” prende a cantare l’Ornella, già molto prima dei novanta, quelli con l’aspirazione sempiterna del bicchierino di whiskey serale e della cannetta, là sullo schermo, sul palcoscenico dell’Astra, alle spalle del protagonista. Il teatro come un viaggio, come la summa delle emozioni e del periodo buio che si è trascorso, dei dolori che per due anni ti hanno completamente chiuso in casa, i segni evidenti di un logoramento, la depressione feroce e le manciate di antidepressivi, la morte di Bobò che avevi tirato fuori dal manicomio di Aversa e che da anni lavorava con te, lui capace di buttare all’aria soltanto mugolii sconnessi e di ballare ma anche di riempire la scena, per te padre e fratello e maestro, la scomparsa di Bobò come un dolore fortissimo, per cui per cinque lunghi anni “non ho più potuto sentire la sua voce, non ho più potuto vedere una sua immagine”; e il ragazzo afgano e un innamoramento finito e la scomparsa della grande Pina Bausch che a lui e a Bobò era tanto affezionata.
Poi i ricordi e la solitudine si ampliano, “sette anni chiuso in un frigidaire” e la strada che s’incammina verso la vecchiaia, disseminata di Covid e di guerre alle porte di casa che quasi non interessano più perché c’è “la mia guerra” che mi assorbe e mi sconvolge.
Pippo Delbono, seduto al centro del palcoscenico vuoto, una landa beckettiana quasi, è il punto di contatto con il suo “Risveglio” tra il Festival delle Colline e la stagione del TPE – Fondazione Teatro Piemonte Europa. Per alcuni tratti, alle sue spalle, struggente sempre, il violoncello di Giovanni Ricciardi. Parla, racconta, rivive momenti, anche storie antiche come una fuga in moto nei Settanta per andare a sentire il concerto dei Who in Svizzera portandosi dietro un tomo “alto cosi” per preparare diritto privato a Legge, mentre la voce di Roger Daltrey – ricordate il Tommy di Ken Russell? – intona “See me Feel me” e lui, oggi, segue con i movimenti spezzati del corpo, muovendosi, ballando. “La vecchiaia” si potrebbe intitolare lo spettacolo, ma con un gran guizzo felice è diventato “Il risveglio”, legato invisibilmente al precedente “Amore” dove nel finale l’uomo andava a sdraiarsi sotto un albero secco che improvvisamente s’era ricoperto di fiori. Un dormire, quel dormire, che anticipava la chiusura, il quasi annientamento all’interno di un luogo fisico. Quella fuga, dentro gli anni Settanta, dove si facevano le rivoluzioni, liberi e innovativi, dice Delbono, dove si costruivano credo, “mi ricordo una volta”, mentre ora “sono solo canzonette”, inutili, eguali, piatte.
C’è il tempo che passa, c’è la malattia, c’è la vecchiaia che corre intorno e che tutti coinvolge, c’è l’io e la collettività, c’è la paura sempre più forte (“ho paura della vita, dell’amore, di restare senza amore, la paura di restare solo”) che si può combattere con un solo grido, “voglio gente! I want People!”. Perché la morte ha preso a circondarci, i compagni di scena – Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo e Grazia Spinella – portano in scena sacchi e rovesciano sabbia e ne fanno mucchi che prolungheranno ombre scure e che accoglieranno croci. “Quando passerà il tempo di soffrire?” si chiede Delbono, laddove con più convinzione Eduardo diceva che la “nuttata” – ma a un certo punto anche lui ci buttò dietro un punto interrogativo, a ripensarci – doveva prima o poi passare. “Voglio la pace”, ripete, mentre si ascolta ancora il crepitìo delle armi: e quella pace non può che passare attraverso l’abbraccio dei suoi attori, dei suoi compagni di lavoro, di quella che è la sua famiglia. Forse soltanto così il viaggio intrapreso potrà continuare. Perché in fondo la vita è “en rose” e ci si può mettere ancora una volta ad accennare passi di danza. Come sta facendo Bobò, ormai (da) lontano, sullo schermo. “È passato il tempo di soffrire, ora aspetto il tempo di rinascere senza più paura, come un’aquila che sta a lungo nel nido e poi spicca il volo”.
Uno spettacolo coinvolgente, un prima persona che può espandersi attimo dopo attimo anche all’intero pubblico, una poesia alta fatta delle cose normali dell’esistenza, l’umanità e il dolore e la gioia, il risveglio che accomuna dopo un sonno troppo lungo. “Il risveglio” è struggente, è bello anche nei suoi gesti scomposti, imperfetti, è intriso di ricordi e di suggestioni, di lampi che potrebbero portare in mille altre direzioni, sciogliersi e ricomporsi, senza mai perdersi di forza. E di bellezza. Da vedere.
In occasione dello spettacolo, il Cinema Massimo organizza un ciclo dei film di Pippo Delbono: “Guerra” (8 novembre ore 21), “Grido” (9, ore 21), “Amore carne” e “Vangelo” (domenica 10 ore 18,45 e ore 20,30, con introduzione in sala dell’autore).
Elio Rabbione
Sette vittorie per Eridano Di Celle
Con la vittoria di martedì a Napoli, sono arrivale a sette le vittorie consecutive per Eridano Di Celle.
Da Victor Giò e Martina Grif, il pupillo della Regina Horse allenato da Lucio Colletti, guidato da Antonio Velotti e allevato dall’Azienda Agricola di Celle, sta pian piano stabilendo un nuovo primato.
Record di 1.11.1 sulla breve e 1.12.7. sui 2.100 metri. Cavallo stimato da sempre, purtroppo il carattere ne ha condizionato le prestazioni, che oggi con l’ottimo lavoro di Lucio Colletti, sembra aver trovato la giusta soluzione.
“Lucio ha fatto e sta facendo un ottimo lavoro- le parole di Antonio Velotti- da quando è arrivato nel centro di allenamento di Ardea, Eridano è cambiato totalmente. Lucio sta lavorando più che altro sul carattere, cercando di farlo stare tranquillo tanto da farlo vivere in paddock insieme ad una femmina. Ed infatti il cavallo si sta tranquillizzando ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo sempre saputo le sue grandi potenzialità, ma sfortunatamente mai messe veramente in atto. Ci siamo resi conto di che cosa era quando a Taranto dopo l’errore, ha fatto da squalificato 55 gli ultimi 800. Per ora ha un unico schema, quello di correre in testa e lasciarlo tranquillo. Questo lo rende ancora un po’ vulnerabile sul doppio km, ma sul miglio come avete visto alla penultima ha fatto 11 praticamente a mani ferme, anche perchè è un cavallo che non devi fargli vedere la frusta. Rispetto ad una volta ora entra in pista da solo, senza essere accompagnato e senza troppe storie. Ha una grande dote, di essere un cavallo che ha più parziali, lui sa partire ed arrivare e questo non è da tutti. Sono sicuro che non potrà far altro che migliorare, perchè Lucio ed anche io, abbiamo una grande fiducia in lui.”
Foto di Domenico Zizzi.
eb – Ippodromo di Vinovo