ilTorinese

La rinascita e la riscossa dell’Esercito Italiano in mostra al “Mastio della Cittadella” a Torino

“1943-1945. Dai Gruppi di Combattimento al nuovo Esercito Italiano”

Fino al 1° maggio

Mostra assolutamente doverosa, a cavallo di quel 25 aprileFesta Nazionale della Liberazione, che dopo circa ottant’anni, ancora non è riuscita (con l’indispensabile neutralità critica) a mettere in piena luce il ruolo determinante del “Regio Esercito” ai fini della Liberazione dell’Italia a fianco delle Armate anglo-americane. Organizzata dall’“ANARTI-Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia” in collaborazione con il “Museo Storico Nazionale d’Artiglieria”, la rassegna “1943-1945. Dai Gruppi di Combattimento al nuovo Esercito Italiano” vuole essere un racconto per immagini, testi, curiosità varie e reperti d’epoca di un importante capitolo della nostra Storia, dal 25 luglio 1943 al maggio 1945, per il quale ancora manca una valutazione storica corretta rispetto al generoso impegno delle nostre Forze Armate che, dopo l’Armistizio di Badoglio dell’8 settembre e per 19 lunghi mesi di guerra, diedero prova di grande coraggio e amor patrio “da protagonisti e non da gregari” combattendo a fianco degli Alleati contro i tedeschi fino alla Liberazione del Paese. Inaugurata il 22 aprile scorso (relatori gli storici Gianni Oliva e Pier Franco Quaglieni), la mostra è ospitata, fino alla prossima domenica 1° maggio, presso il “Mastio della Cittadella” di corso Galileo Ferraris ed è curata dal giornalista Pier Carlo Sommo. Dall’armistizio badogliano fino al contributo delle Forze Armate alle formazioni partigiane e a quello prestato dai soldati prigionieri negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, l’iter espositivo racconta di guerre, di sacrifici umani e atti eroici, spesso ancora oggi trascurati e molto poco conosciuti. Oltre ai significativi fatti – si è sottolineato – della difesa di Roma e di Cefalonia, ve ne furono molti altri, in Italia e all’estero, che sono stati dimenticati, come la cacciata dei tedeschi dalla Corsica rivendicata dai francesi, nonostante il loro ruolo marginale”“L’8 settembre 1943 fu una tragedia nazionale– hanno ribadito i relatori – ma anche, e principalmente, un punto di svolta in una situazione bellico – politica disastrosa che, per l’Italia, proseguendo invariata, avrebbe portato ad un disastro materiale e istituzionale totale come quello poi subito nel 1945 da Germania e Giappone”. E ancora: “Molto si è discusso sul trasferimento del Re e del governo a Brindisi. È doveroso dire che sul piano politico fu una scelta corretta, in quanto preservare l’operatività del governo legittimo era politicamente giusto, ma il tutto fu fatto in modo maldestro, senza coordinamento né nel lasciare Roma né nell’insediarsi a Brindisi. Il principe ereditario Umberto con coraggio personale e consapevolezza delle proprie responsabilità istituzionali richiese al padre di lasciarlo a Roma per organizzare la resistenza. Vanamente. Questo fatto lese la sua immagine poi spesso collegata a eventi negativi che fu costretto a subire, nonostante il suo coraggioso impegno con l’Esercito che risalì la penisola”. E le immagini raccolte al “Mastio” ben testimoniano lo sforzo incredibile dei soldati italiani nella Campagna d’Italia, a Montelungo, a Monte Marrone, a Filottrano o lungo la “Linea Gustav” (o Linea Invernale”), organizzati – proprio per  il loro coraggio – in sei “Gruppi di Combattimento” attrezzati con armi e divise inglesi e in otto “Divisioni Ausiliarie” e tre di “Sicurezza Interna”, che divennero – con ingenti tributi umani- essenziali quando sette Divisioni (tre statunitensi e quattro francesi) furono rimosse dalla penisola per partecipare, il 15 agosto del ’44, allo sbarco nella Francia meridionale. Di rilievo anche la partecipazione dei militari nelle missioni speciali nel Nord Italia. Circa 80mila militari operarono nelle unità partigiane. In totale furono oltre 500mila i militari di tutte le armi e gradi che parteciparono alla Lotta di Liberazione. “Al termine della guerra – ricorda Pier Carlo Sommo – quel rinnovato ‘Regio Esercito’ fu il nucleo fondante dell’ ‘Esercito Italiano’ che abbiamo oggi”“La Guerra di Liberazione fu un momento di aggregazione intorno al ricostituito Esercito e riflettere sul sacrificio dei soldati che combatterono per la libertà del Paese con risorse limitate ed un futuro di incognite ha da essere oggi di stimolo a operare con tenacia e al meglio per il bene del Paese”. Così insegna la Storia. La Buona Storia. Spesso inarrivabile alle ottuse orecchie del Potere. A ingresso libero, la mostra ospiterà sabato prossimo 30 aprile un dibattito finale tenuto dallo storico Aldo Alessandro Mola e dai generali Giorgio Blais e Antonio Zerrillo.

Gianni Milani

“1943-1945. Dai Gruppi di Combattimento al nuovo Esercito Italiano”

Mastio della Cittadella, corso Galileo Ferraris 0, Torino, tel. 011/8170560 o www.anartitorino.blogspot.com

Fino al 1° maggio

Orari: ingresso libero dalle 14 alle 19

Nelle foto:

–       Figuranti in divise storiche con Pier Carlo Sommo, curatore della mostra

–       Montelungo:artiglieri e trattori XI Reggimento

–       Presenzano: il Principe di Piemonte in visita alla 210^ divisione

–       Maggio 1944: Linea Gustav, i marinai del Battaglione Bafile

Giachino: un 25 aprile pensando al lavoro e al futuro

Lettera aperta al Sindaco, al Presidente della Regione e all’Arcivescovo.
Carissimi,
Per chi ha la responsabilità politica di guidare le Amministrazioni , le  commemorazioni sono importanti per ricordare i valori politici e comunitari da cui nasciamo ma anche per fare un esame di coscienza sulle condizioni di vita dei nostri concittadini dopo le grandissime speranze di quel 25 Aprile di 77 anni fa. Ho avuto la fortuna di avere genitori che hanno vissuto quegli anni e , quando a casa non c’era la TV, raccontavano a me e i miei due fratelli cos’erano stati quegli anni e le loro speranze finita la guerra che hanno sublimato nel voto a De Gasperi il 18 aprile del 48. Un voto che ha rilanciato il nostro Paese sino a portarlo ad essere una delle prime economie mondiali.
Da oltre 20 anni Torino e il Piemonte hanno perso la spinta propulsiva che le vedevano trainare la economia del Paese e questo costa molte sofferenze nella nostra Città.
Lo ricordo perché il ricordo di quelli che persero la vita per la nostra libertà deve spingerci a fare le scelte per ridare slancio alla nostra economia e al lavoro .
Il lavoro è il primo problema per Torino e il Piemonte. Senza lavoro gli altri diritti valgono di meno.
Secondo l’ultimo rapporto di Eurostat nella classifica delle 240 Regioni d’Europa per tasso di occupazione solo tre regioni italiane sono sopra la media , Bolzano (76a), Emilia (122) e Trento. Il Piemonte è solo 180a mentre l’Estonia è 55a, Varsavia 20a. Torino sta ancora peggio perché sappiamo che da noi è altissima la disoccupazione giovanile così come quella degli ultracinquantenni espulsi dal processo produttivo.
Se a questo aggiungiamo che chi ha problemi di lavoro vive nella maggioranza dei casi nelle Periferie dimenticate senza servizi e senza sicurezza dovremmo dare una svolta decisa ai programmi e al piglio amministrativo che sovente appare distante dai gravi problemi sociali della Città . Si profilano altri anni difficili perché la TAV , che abbiamo dovuto salvare noi con le nostre piazze , arriverà tra dieci anni, e le iniziative nei nuovi settori sono lente nel produrre effetti mentre la scelta di puntare solo sull’auto elettrica creerà grossi problemi nell’indotto auto con altri gravi problemi occupazionali.
Io conto molto sul cambio di linea del Governo che , dopo le nostre proteste per una Finanziaria che aveva dimenticato il settore auto, ha stanziato 8,7 miliardi nei prossimi anni. Dobbiamo coinvolgere Politecnico e Centri di ricerca nello studiare alternative che consentano di avere auto meno inquinanti, meno costose e salvare i posti di lavoro nel settore che ha più ricadute sulla nostra economia .
Ho esteso la mail anche all’Arcivescovo NOSIGLIA perché negli ultimi dieci anni la Sua voce si è levata alta a difesa del lavoro e della dignità dell’uomo .
Buona Festa e grazie della attenzione,
Mino GIACHINO 
SILAVORO

Corriere, Gazzetta, La 7: gli oligarchi/avvoltoi aspettano il 4 maggio per divorare Cairo

Per i tifosi di calcio del Torino, il 4 maggio è una data-simbolo: è il giorno dello schianto a Superga dell’aereo con a bordo gli Invincibili del Grande Torino.

 

Ma quest’anno il 4 maggio sarà una data particolare non solo per i tifosi granata ma anche per tutto il Sistema Italia, la consorteria di oligarchi che ha rovinato il Bel Paese. Sarà infatti il giorno in cui, negli Usa, si riapre il confronto in tribunale tra il fondo Blackstone ed Urbano Cairo. Con il primo che ha chiesto una montagna di soldi, per danni, al patron del Toro ma anche del Corriere della sera (ed annessi, a partire dalla Gazzetta dello sport) e de La 7.

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Notti della movida torinese, locali controllati e multati

Nella notte fra sabato e domenica, personale della Polizia di Stato ha coordinato un servizio straordinario interforze disposto con ordinanza del Questore nelle zone del centro cittadino maggiormente interessate dalla movida, in particolare nell’area di Piazza Santa Giulia, San Salvario, Piazza Vittorio Veneto e via Matteo Pescatore.

 

Complessivamente sono stati controllati 25 esercizi commerciali e un centinaio di persone. Nel corso dell’attività sono state diverse le sanzioni. In via Rossini un locale è stato sanzionato per la vendita di alcolici oltre l’orario consentito, un secondo in piazza Santa Giulia per la violazione di diverse norme amministrative. Due sanzioni anche in via Matteo Pescatore per violazione del regolamento di polizia urbana.

Scontro sulla tangenziale, due feriti

Sulla  tangenziale di Torino, nel comune di Rivoli, sull’interscambio direzione nord-Milano nelle scorse ore si sono scontrate due auto.

Feriti lievemente i  conducenti, trasportati  in codice verde all’ospedale di Rivoli.

Il personale Ativa è intervenuto con la  polizia stradale per i  rilievi e per sbloccare il traffico.

“La Leggenda del ragazzino campione”

La serata è dedicata alla più accesa passione sportiva per commemorare la storica figura del campione degli slalom gigante e speciale Leonardo David

Strambino (TO) – località Crotte

Venerdì 29 aprile 2022, h. 20:30

presso il Ristorante BISTRÒ

 

Il Panathlon Ivrea e Canavese, presieduto da Francesco Rao, si ritrova nella sede sociale di Crotte di Strambino, presso il ristorante “Bistrot”, venerdì 29 aprile alle ore 20,30 per la presentazione in anteprima del libro Leonardo David, “La Leggenda del ragazzino campione” di Riccardo Crovetti.

 

La serata è dedicata alla più accesa passione sportiva per commemorare la storica figura del campione degli slalom gigante e speciale Leonardo David, stroncato nel 1979 da due incidenti sulle piste e finito in coma irreversibile dopo aver comunque superato il traguardo. A questo eroe dello sport, Riccardo Crovetti consacra un’appassionante biografia, edita da Mursia, che sarà presentata con l’intervento di ospiti d’eccezione, quali la sorella del compianto Leonardo, Daniela David, Max Comune e Malloquin Sergio.

 

La serata è aperta anche ai non soci previo prenotazione entro mercoledì 27 al n 349 5591345

 

 

Il 25 aprile e la sinistra irriconoscibile

Io questa sinistra proprio non la capisco più. Nel migliore dei casi vive di ricordi, nel peggiore dei casi è arrogante.  

 Ora pure l’Anpi è totalmente schizofrenica.  La media dei presidenti regionali e provinciali si è dissociata dalle deliranti dichiarazioni al loro congresso nazionale. Del resto non è una novità che in questa grande organizzazione non ci sono più i veri partigiani ma almeno in parte “ciarpame” rappresentato da gruppettari ed anarcoidi di vario genere.  E poi,  in altro contesto, questo  prof. Orsini che semplicemente dice che bastava fare arrendere gli ucraini e la pace si sarebbe fatta, tanto Putin sta vincendo. Cosa falsa ma a loro nulla importa, vivendo nella menzogna più assoluta.  Gli piaccia o non piaccia i nuovi partigiani sono gli Ucraini e i nuovi nazi-fasci sono i Russi. Tutto ciò rende più amaro vedere cosa accadrà nella settima dal 25 aprile al primo maggio. Qui, purtroppo vivo io di ricordi.  Fino a trent’anni fa era un altra cosa… poi questa sinistra , dopo lo strappo Occhettiano , in una sorta di colpevole vendetta ha preso il sopravvento.  Vivo di ricordi a tal punto che ogni anno mi rivedo i documentari primi anni 70 in bianco e nero sul 25 Aprile. Regolarmente.  Ogni volta conoscendo fotogramma per fotogramma Torino, Genova, Milano fino a Venezia. Senza nulla togliere al 1944 di Roma come Firenze e Bologna.  Allora era possibile: interviste ai protagonisti   Sandro Pertini a Milano, Taviani a Genova e per Torino, li conoscevo tutti: Gianni Dolino e Piero Cordone.  Il primo grande capo della Resistenza nelle valli di Lanzo ed il secondo della seconda generazione dei gappisti torinesi. Dante Di Nanni e tutti i suoi compagni uccisi. Tranne il capo Giovanni Pesce trasferito a Milano perché bruciato. Giovanni Pesce capo dei gap prima a Torino poi a Milano.  A 17 anni si arruolo’ nelle Brigate Internazionali a difesa della Repubblica Spagnola.  Menti’ sull’età perché bisognava essere maggiorenni.  Dopo la guerra fu chiamato , dopo l’attentato a Togliatti,  da Botteghe Oscure per riorganizzare il servizio d’ ordine.  Soldati senza uniforme. Fu il primo libro di memorie letto a 13 anni. Giovanni Pesce per me è un assoluto mito,  la sua prima azione da gappista fu in piazza  Vittorio. Doveva ammazzare un colonnello della Milizia tristemente famoso per la sua ferocia. Tutti i giorni andava da un parrucchiere per farsi fare la barba. Pesce il primo giorno non ebbe il coraggio di sparargli.  Lo fece il giorno dopo, dopo una notte insonne. La pietà del 15enne Dino San Lorenzo che assistette all impiccagione del Federale di Torino Solano.  Ora può essere incredibile parlare di umana compassione durante la guerra. Incredibile ma possibile. Bene fanno i radicali nel partecipare alla fiaccolata con le bandiere dell’Ucraina. Sia chiaro, a chiare lettere: sono nato antifascista e morirò antifascista.  Proprio per questo desidero, anzi, voglio che questo 25 aprile sia dedicato alle donne ed agli uomini ucraini che lottano per la libertà.  Ed ovviamente Buon 25 Aprile a Tutti.  Per la libertà di tutti i popoli oppressi.  E per la nostra liberta’.
Patrizio Tosetto

Prc: “No alla guerra alla faccia degli esibizionisti e dei provocatori di turno”

Locatelli e Cristofari (Prc-Se): W la Resistenza

 

Le provocazioni alla Silvio Viale non vanno raccolte ma semplicemente compatite, commiserate.

Il consigliere comunale radicale di Torino dopo aver annunciato di volersi presentare al corteo per il 25 aprile di Torino con le bandiere Nato – va ricordato che il Presidente partigiano Sandro Pertini il 27 marzo 1949 votò contro la Nato in quanto “strumento di guerra” – ha deciso di proseguire nelle sue miserande esibizioni.

A Rifondazione Comunista che ha detto di una provocazione inaccettabile questo signore ha risposto così: ”non mi faccio intimidire dagli amichetti di Putin”.

Come tutti sanno Rifondazione Comunista da settimane è presente in tutte le piazze contro Putin e contro la Nato, contro l’invasione dell’Ucraina e contro tutte le guerre fomentate dalle superpotenze mondiali in competizione tra di loro.

Solo degli stupidi o delle persone in malafede possono distorcere il senso di queste posizioni e il significato del 25 aprile che è in tutta Italia giornata di Liberazione dal fascismo e dalla guerra, da ogni forma di oppressione e ingiustizia, per una società di liberi e uguali. Questi signori sono gli stessi che in questi anni hanno denigrato la Resistenza mettendo sullo stesso piano fascisti e antifascisti, sono gli stessi che hanno attaccato la Costituzione, gli stessi che oggi attaccano forsennatamente l’Anpi di cui ci onoriamo di essere iscritti. Le loro esibizioni sono semplicemente patetiche.

W il 25 aprile! Ora e sempre Resistenza!

Fausto Cristofari, Segretario Prc-Se Torino                                                                            

Ezio Locatelli, Segreteria nazionale Prc-Se

Lo Russo: “Il 25 aprile ci chiede ancora una volta da che parte stare”

Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo ha detto che “Il 25 aprile è sempre stata una data molto sentita dai torinesi, legata alla carne viva delle famiglie dei tanti partigiani che hanno lottato e dato la vita per una libertà mai scontata. Ma quest’anno la giornata ha un valore in più di riflessione, perché ci chiede ancora una volta da che parte stare”.

Il primo cittadino ha aggiunto: “per quanto sta accadendo in Ucraina è difficile trovare una posizione esente da controindicazioni,  tutti vogliamo la pace, e non è facile trovare le strade giuste per arrivarci. Per questo vedo nel 25 aprile una grande opportunità di riflessione sulla nostra storia e di unione sui nostri valori fondanti”.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Maurizio de Giovanni “L’equazione del cuore” -Mondadori- euro 19,00
Questo è il libro che de Giovanni voleva scrivere da tempo, con un personaggio nuovo sospeso tra logica ferrea e un’umanità seminascosta. E’ il professore di matematica in pensione Massimo De Gaudio, vedovo un po’ misantropo, taciturno e solitario. Vive a Solchiaro “un’isola nell’isola”, in una casa appartata a Procida, nel Golfo di Napoli, che ama soprattutto in inverno quando scompaiono i fastidiosi turisti. Ama godersi la bellezza del mare, pescare in santa pace, vivere con i suoi ricordi e pensieri. Ha un’unica figlia, Cristina, sposata ad un ricco imprenditore del nord; tra il padre e la donna qualche veloce telefonata e spizzichi di vacanze condivise quando lei lo raggiunge con il figlio di 9 anni, Francesco detto Checco. Momenti preziosi in cui il nonno diventa l’eroe del nipotino, al quale insegna a pescare spiegandogli i dettagli della lotta tra preda e predatore. A spezzare i ritmi abitudinari di Massimo è la notizia che figlia e genero sono morti sul colpo in un incidente d’auto; a bordo c’era anche Checco, ora ricoverato in ospedale, operato d’urgenza, in coma e sospeso tra vita e morte. Addio tranquillità e ordine, Massimo lascia il suo rifugio -spera solo temporaneamente-, sale al nord ed affronta la dura realtà.
E come riesce a farlo? Ricorrendo al solo ordine che conosce, quello dei numeri, ai quali ricorre per arginare anche le emozioni; lui che delle tovaglie dell’osteria conta i quadretti e posiziona il bicchiere sempre in un punto calcolato e preciso. Mentre il nipote lotta per sopravvivere nel reparto di terapia intensiva, il nonno nutre dubbi sull’inspiegabile dinamica dell’incidente. Soprattutto scopre di essersi perso gran parte della vita della figlia; una distanza emotiva prima ancora che fisica.
Deve anche fare i conti con il fatto che il bimbo sia l’unico erede di una colossale fortuna dalla quale dipende il benessere dell’intera zona. I medici non sono in grado di fare previsioni in merito alla sopravvivenza di Checco, tantomeno sulle condizioni in cui potrebbe risvegliarsi. De Gaudio, che sogna di tornarsene al mare quanto prima, potrebbe diventare il tutore del nipote e deve confrontarsi con una serie di personaggi legati all’azienda del genero e alle opere umanitarie della figlia. Con persone come la baby sitter del nipote –la protettiva affezionata Alba- e la migliore amica della figlia. E pagina dopo pagina emergono segreti e correnti sotterranee che spiegano molte cose……

 

Karina Sainz Borgo “La custode” -Einaudi- euro 18,00
E’ il secondo romanzo della giornalista e scrittrice venezuelana, nata a Caracas nel 1982, che vive in Spagna da 12 anni. Ed è di una struggente bellezza, che ha a che fare con la pietà verso i morti, ambientato in una sanguinosa terra di confine tra Colombia e Venezuela.
La storia ruota intorno a una donna che a Mezquite si fa carico di seppellire i cadaveri abbandonati dei migranti. E’ Visitación Salazar, della quale Karina Sainz Borgo apprese l’esistenza leggendo un reportage; decise di rintracciarla e ci riuscì grazie all’aiuto di un amico che aveva lavorato per la Croce Rossa in quella zona.
La raggiunge e trascorre del tempo con lei, ne scopre la natura profonda e magnifica, la missione che diventa il suo motivo di vita: dare sepoltura a chi non ha terra, con una compassione rara nelle storie di “los caminantes”, intrise di disumanizzazione lungo le frontiere dove sei un fuggitivo o un cadavere. Visitación si oppone a tutto questo ed è la custode del raffazzonato cimitero illegale il Terzo Paese, nel quale consegna corpi e ossa all’eterno riposo in nicchie di blocchi che lei stessa cementa in modo rudimentale o sotto palate di terra, poco più che fosse comuni, ma con l’aggiunta di indicazioni per segnare dove sono i resti dei disperati. I primi capitoli del romanzo sono folgoranti. Angustias, voce narrante, è una giovane donna alla quale sono morti tra le braccia due gemellini nati da poco: «Lasciarono questo mondo nello stesso ordine in cui c’erano arrivati. Prima Higinio, poi Salustio…Li avvolgemmo negli asciugamani e li trasportammo così finché non rimediammo delle scatole. Erano talmente piccoli che ne sarebbe bastata una». Angustias, con il suo carico di morte, va alla ricerca della donna che avrebbe seppellito i suoi figli e le avrebbe insegnato a sotterrare quelli degli altri. Non è solo finzione letteraria perché la Sainz Borgo è stata testimone di quanto avveniva e tutt’ora accade alla frontiera. Ha partecipato lei stessa alla sepoltura di cadaveri abbandonati ed ha visto davvero una giovane che portava con sé i suoi gemelli nati prematuri e chiusi in una scatola da scarpe. Da lei nasce la protagonista Angustias, che abbandonata dal marito -in questo libro gli uomini sono spesso codardi- decide di restare con Visitacion, aiutarla nella sua missione di custode dei morti, di essere sua alleata contro i soprusi del possidente più ricco della zona e del suo pericoloso braccio destro….

 

Enrico Rotelli “L’America è un esperimento” -La nave di Teseo- euro 18,00

Giornalista e scrittore, Enrico Rotelli, è stato assistente di Fernanda Pivano, della quale ha anche curato i volumi dei diari, inoltre è coautore di libri autobiografici di grandi nomi come Valentina Cortese, ed ha seguito svariati progetti editoriali. Il sottotitolo “Scrittori e storie degli Stati Uniti” anticipa le pagine che seguono, nelle quali scopriamo come si raccontano alcuni grandi autori nelle interviste concesse al giornalista tra 2015 e 2020. Gran parte è stata pubblicata su “La lettura” del Corriere della Sera, ed ora Rotelli le ha raccolte in 200 pagine.
Una carrellata che incanterà gli amanti della letteratura nordamericana; ma di notevole interesse anche per chi vuole riflettere sui grandi temi di attualità (o pure antichi) insieme ad attenti autori contemporanei. Rotelli ha dialogato con 23 scrittori a stelle e strisce tra i più interessanti, da Premi Pulitzer famosi ad altri meno noti oltreoceano: tutti però con un occhio particolarmente sensibile ed acuto che mette a fuoco svariate realtà. Il giornalista ha avuto la fortuna di lavorare per 5 anni (fino al 2009 anno in cui è morta) al fianco dell’immensa Fernanda Pivano che è stata l’artefice della scoperta in Italia di grandi scrittori americani, prima quasi ignoti da noi e mai tradotti. Insieme a lei ha percorso in lungo e in largo New York, ed ha incontrato molti protagonisti della scena culturale. Non perdetevi l’introduzione di questo libro dedicato “a Nanda” in cui Rotelli racconta il loro incontro e l’avvio dell’entusiasmante avventura come suo assistente, trascinato nella coinvolgente scoperta delle firme più prestigiose e dei loro pensieri sulla vita, sulla letteratura e sul mondo.
Tra gli intervistati nomi del calibro di Erika Jong, Lawrence Ferlinghetti, Michael Cunningham, Andrew Sean Greer. E ancora Dave Eggers, Richard Powers e Jill Eisenstad, ovvero la rossa del Literary Brat Pack: il gruppo di 4 ventenni –oltre a lei Bret Easton Ellis, Jay McInerney e Tama Janowitz- che negli anni ottanta raccontavano le vicissitudini dei giovani americani disillusi.
Alcuni li ha incontrati personalmente, raggiungendoli anche sulla costa ovest degli Usa; altri li ha interpellati telefonicamente o per email.
Sono tanti dialoghi diversi e indipendenti, con voci della scena letteraria americana, ma anche provenienti da culture diverse: come la cinese Yiyun Li, Ayelet Waldman nata a Gerusalemme, Maaza Mengiste nata nel 1971 ad Addis Abeba o ancora, tra gli latri, Elif Batuman nata in New Jersey da genitori turchi.
Tante analisi e prospettive sul lavoro dello scrittore, sulle difficoltà che si possono incontrare nell’analizzare e narrare il proprio tempo, sulle esperienze personali, sul futuro della letteratura e della situazione politico-sociale. Un composito mosaico di voci che ci portano nel cuore della letteratura americana contemporanea.

 

Ana Bågstam “Testimone oculare” -Marsilio- euro 18,00

E’ il primo appuntamento di una serie che l’avvocato svedese Ana Bågstam ha in mente di scrivere, con al centro il personaggio della giovane criminologa Harriet Vesterberg.
Un ‘eroina dalle molte sfaccettature: preparata, ma a tratti insicura, forte e determinata, eppure delicata al contempo. Ha 30 anni ed è specializzata in criminologia, figlia di Eugen docente universitario in pensione, sorella di Paul sposato e padre di famiglia. Dopo una delusione amorosa, Harriet decide di lasciare Stoccolma e cercare una nuova partenza nel piccolo paesino sulla costa della Scania, Lerviken, dove è solita trascorrere le vacanze estive e dove vive il padre.
Assunta come criminologa nella stazione di polizia locale si trova a dover affrontare la diffidenza della capa e dei colleghi, e il suo battesimo lavorativo è particolarmente cruento. Nel tranquillo villaggio di pescatori, dove tutto sembra scorrere in modo tranquillo, avviene un efferato delitto.
In un capannone viene trovato il cadavere straziato di Laura Andersson: ha la bocca e il mento coperti di nastro adesivo telato, lo stesso con cui qualcuno le ha fissato le palpebre aperte, ed una mortale ferita di arma da taglio alla testa. E’ in un bagno di sangue, sotto un trattore e in una posizione innaturale. E’ la moglie 53enne del ricchissimo finanziere Douglas Andersson di 72 anni. Una coppia senza figli né altri parenti, proprietari di una vasta tenuta che era appartenuta ad una famiglia dell’aristocrazia locale.
Laura, molto più giovane del marito «…lunghi capelli rossi e la grazia di una star del cinema. Bellissima, enigmatica e misteriosa. Però camminava in modo strano, zoppicando, come se le facesse male una gamba». Era lo strascico della polio ed ultimamente era peggiorata tanto da muoversi solo in sedia a rotelle.
Il marito – che in un primo tempo non si trova- risulta essere stato condannato due volte per maltrattamenti nei confronti della moglie. Poco dopo però è proprio Harriet a scoprire Douglas gravemente ferito e chiuso in un container. Dunque l’assassino da dove arriva?
Poco a poco le indagini proseguono e convertono su alcuni individui, con risvolti anche tragici: testamenti cambiati all’ultimo, gemelli problematici, moventi economici, vendetta per violenze passate…. Senza anticipare troppo, va però detto che questo è un godibilissimo giallo dalla tipica struttura investigativa, in cui fondamentale è la sequenza: crimine, indagini condotte tra ragionamento, indizi da valutare, suspence, colpi di scena e deduzioni che trascinano il lettore alla scoperta della dinamica del delitto e del colpevole….o colpevoli? Gustatevi le imprese di Harriet, giovane dall’intuito notevole, alle prese con un ambito lavorativo in cui deve farsi strada con unghie e denti; le sue ansie, delusioni e aspettative ce la rendono particolarmente vicina e simpatica.
Oltre alle indagini, c’è anche molta vita privata di Harriet che aiuta a delineare meglio il personaggio. Tra padre anziano e smemorato, fratello sfuggente, vicina di casa con qualche segreto, e forse un nuovo amore all’orizzonte, godiamoci queste 387 pagine che corrono via accattivanti più che mai. E diamo il benvenuto a una nuova stella del firmamento del giallo nordico.