ilTorinese

Toro seduto! Torino-Napoli 0-1

36esima giornata serie A

Fabian Ruiz(N)

È tornato il Toro seduto di 1 mese fa,confuso e con l’idea che,raggiunta la salvezza si può pensare alla vacanze!
Non è questo il pensiero di una squadra cresciuta tanto quest’anno sotto tutti i punti di vista grazie,soprattutto,allo straordinario lavoro del tecnico granata Juric e del suo staff.Oggi un passo indietro dal punto di vista della prestazione e dell’intensità specie nell’aggredire gli avversari uno contro uno.
Ha vinto di misura il Napoli che vola a +4 sulla Juventus e blinda il terzo posto a due gare dalla fine.Grande merito a  Fabian Ruiz che, al 73′, ruba palla a Pobega, si invola verso l’area granata e trafigge Berisha con un gran gol. In precedenza, Insigne si era fatto parare un calcio di rigore dal portiere albanese. Invece si ferma a quota sei gare la striscia positiva del Torino.
I granata rimangono,comunque,decimi in classifica a quota 47 punti, meno cinque dal Verona,nono in classifica,che ha però una gara in meno.
Sabato prossimo VeronaTorino e poi l’ultima gara della stagione in casa contro la Roma: obiettivo comune fare il massimo dei punti per poi preparare al meglio la prossima stagione.

Enzo Grassano

Torino ha il nuovo arcivescovo Si insedia monsignor Repole

A cura di lineaitaliapiemonte.it

L’ordinazione, in questo pomeriggio di sabato 7 maggio, sul sagrato della cattedrale di San Giovanni Battista. Ad anticiparla un breve benvenuto del Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, a nome di tutte le autorità civili della Città. A seguire, domenica 8, l’ingresso ufficiale nella diocesi di Susa, nella Cattedrale di San Giusto. Il motto che campeggia sullo stemma del nuovo Arcivescovo di Torino, tratto dalla lettera di Paolo ai Galati: “Cristo ha dato se stesso per me”

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https://www.lineaitaliapiemonte.it/2022/05/07/mobile/leggi-notizia/argomenti/lineaitaliapiemonteit/articolo/roberto-repole-prende-possesso-dellarcidiocesi-di-torino-a-noi-cristiani-spetta-essere-sentin.html

Per motivi sentimentali 30enne tenta di gettarsi sotto un treno

Un trentenne ha cercato di suicidarsi gettandosi sotto a un treno. Fortunatamente due agenti di polizia lo hanno rincorso e bloccato  prima che compisse il drammatico gesto. E’ successo a Novara dove gli agenti della Polfer sono intervenuti, sul terzo binario della stazione, quando l’uomo era già sulle rotaie. Una volta salvato, il giovane, che era in stato confusionale,  ha spiegato le ragioni del suo tentativo di suicidio.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

 

Il futuro di Torino passa anche dalla transizione energetica

CITTÀ, POLITECNICO, UNIVERSITÀ E ESCP BUSINESS SCHOOL INSIEME

Firmato un Protocollo d’Intesa per delineare le strategie e supportare le politiche locali sulla decarbonizzazione 

Come tutti possiamo toccare con mano in questo periodo di crisi energetica, l’energia rappresenta oggi un bene essenziale per la sopravvivenza delle nostre economie e per la qualità della nostra vita. D’altra parte, non è più praticabile uno sviluppo energetico che prescinda dai criteri dettati dalla transizione ecologica. Dovrà necessariamente realizzarsi, quindi, una transizione energetica verso la decarbonizzazione, con il passaggio da un sistema basato sulle fonti fossili a uno fondato sulle fonti rinnovabili.

Per la Città di Torino si tratta di una sfida da cogliere, considerato che nel 2019 gas e prodotti petroliferi hanno rappresentato il 56.4% del consumo energetico finale dei settori municipale, terziario, residenziale, dell’illuminazione pubblica e dei trasporti in città, come testimonia il terzo rapporto di monitoraggio (2021) di TAPE – Turin Action Plan for Energy.

Il Protocollo d’Intesa presentato oggi all’Energy Center del Politecnico tra la Città di Torino – rappresentata dal Sindaco Stefano Lo Russo, il Politecnico e l’Università degli Studi di Torino, rappresentati rispettivamente dai Rettori Guido Saracco e Stefano Geuna ed ESCP Business School – il cui Presidente Francesco Profumo era collegato on line – vuole contribuire a una pianificazione energetica integrata e multi-dimensionale per Torino, che consenta il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica.

I soggetti firmatari convengono sulla necessità di fare sistema sulla frontiera della ricerca e del supporto al processo di decisione politica attraverso lo sviluppo di metodologie e strumenti innovativi e condivisi e collaborando, ciascuno nell’ambito della propria missione, per guidare il processo di transizione energetica urbano.

A tal fine verranno definite, attraverso una strategia condivisa coordinata dal Laboratorio Energy Security Transition EST@energycenter, le aree funzionali in cui è necessario operare e delineare le strutture, gli strumenti e le azioni per implementare e seguire operativamente questi obiettivi, unitamente all’indicazione dei costi operativi, per individuare un approccio inter-disciplinare che interagisca con le altre transizioni, ovvero quella digitale e informatica, la transizione socio-culturale e quella economico-produttiva.

L’ambizione è quella di creare un vero e proprio “modello Torino” di supporto science-based al processo di decisione politica per l’energia, sviluppando “tecnologie” (gestione dati, modellazione fruibile e interrogabile, cataloghi di azioni/policy) per la Città e riproducibili in altri contesti nazionali e internazionali.

Il processo mira a creare competenze condivise, costruire una visione comune, definire una strategia operativa e sviluppare strumenti di supporto, allo scopo di implementare azioni concrete e misurabili e di accompagnare la Città lungo le traiettorie delle transizioni, con riferimento a energia e sostenibilità.

Tra gli obiettivi specifici dell’accordo, quindi, ci saranno: l’acquisizione dei dati per mappare costantemente il sistema energetico della città; la creazione di modelli, alimentati dai dati in grado di offrire una stima scientifica e quantitativa dei possibili impatti di scelte alternative; lo sviluppo di strumenti integrati e innovativi (database, piattaforme web interattive, decision theatre) a supporto del decisore e la creazione di un processo partecipativo e un dialogo diretto e costruttivo tra Amministrazione e popolazione attorno ai temi dell’energia e della sostenibilità.

Il Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco ha commentato: “Il Politecnico ha aderito con entusiasmo alla chiamata della Città, perché il nostro sistema è estremamente complesso e per affrontarlo è necessario fare “massa critica”, mettere a sistema le nostre competenze a servizio dei decisori politici e fare in modo che le loro scelte siano indirizzate al meglio. I nostri Atenei a Torino collaborano da tempo sui temi della sostenibilità, per affrontare in modo sinergico le sfide del nostro tempo: lo abbiamo già fatto per il Governo italiano, e ora siamo più che disponibili a supportare la Città di Torino”.

No al bipolarismo selvaggio

L’attuale bipolarismo non può essere la prospettiva della politica italiana.

Veniamo da una stagione contrassegnata da un bipolarismo che ha un solo ed esclusivo obiettivo: la sostanziale distruzione e delegittimazione dell’avversario/nemico. Una distruzione non solo politica ma soprattutto morale. Non a caso, soprattutto nel campo della sinistra, la coalizione del centro destra viene spesso e volutamente confusa ed interpretata come una sorta di coalizione sovversiva, illiberale e con una difficoltà a rinnegare un passato oscuro ed autoritario. Un ritornello ormai ridicolo e stantio che però, puntualmente, riemerge alla vigilia di ogni consultazione elettorale con l’altrettanto puntuale accompagnamento e sostegno dello stuolo di giornalisti e conduttori al servizio della “causa”. Un dèjà vu persin troppo collaudato per essere ulteriormente descritto ed approfondito. Sull’altro versante la solita solfa sul “ritorno della sinistra comunista” che, con l’avallo del populismo grillino, si presta ancor più a questa interpretazione. Ma anche questo è un tasto ormai noioso e ripetitivo che non offre alcunchè di costruttivo e di politicamente rilevante.
Insomma, si tratta di un impianto politico che non regge più alle sfide importanti ed inedite della politica contemporanea. Perchè è una risposta politica sbagliata e non più corrispondente alle dinamiche e alle attese della società italiana. Soprattutto dopo la pandemia sanitaria e quella sociale in pieno svolgimento e le ricadute pesantissime che ci saranno con la guerra russo/ ucraina. Una situazione che non può più tollerare pregiudiziali ideologiche, contrasti dello scorso secolo e contrapposizioni frontali attorno a tematiche e temi ormai del tutto archiviati e già consegnati agli archivi. Sarebbe curioso, al riguardo, assistere dopo le vacanze natalizie – e puntualmente alla vigilia delle prossime elezioni generali – all’eterno duello tra gli intramontabili “post fascisti” e i tardo “ex comunisti”.
Ecco perchè è giunto il momento di voltare pagina. Certo, molto se non tutto dipende dal futuro sistema elettorale. Ma anche su questo versante – e anche alla luce della deriva trasformistica ed opportunistica di questa legislatura caratterizzata dalla presenza dei populisti – occorre essere chiari perchè le regole si possono sempre aggirare. Come, ripeto, ci hanno confermato le vicende politiche di questi ultimi quattro anni che dovevano “rivoluzionare” la politica italiana archiviando definitivamente il passato e tutto ciò che lo aveva contraddistinto. Tutti sappiamo, invece, com’è finita questa cosiddetta e ridicola “rivoluzione” politica. Un sistematico e scientifico rinnegamento di tutto ciò che era stato solennemente promesso e giurato nelle piazze italiane. Ma, al di là di questa sceneggiata che, purtroppo, ha convinto ed affascinato quasi la metà di chi si era recato al voto nel marzo del 2108, forse è giunto il momento anche per cambiare il sistema elettorale prendendo atto che questo bipolarismo è ormai fuori luogo e fuori tempo e che, di conseguenza, l’unico elemento che può smuovere le acque – oltrechè essere utile e forse anche indispensabile – è il ritorno di un sistema proporzionale. Un sistema, cioè, che permetta a tutte le forze politiche di valorizzare la propria ricetta di governo da un lato e che, dall’altro, faccia decollare una coalizione che non è più imprigionata da regole astruse e coercitive estranee ed esterne a ogni riferimento politico, culturale e minimamente programmatico. Un sistema, detto in altri termini, che restituisca alla politica il suo ruolo, la sua funzione e la sua “mission” al di là dei populismi, dei sovranismi e del “nulla della politica” per dirla con l’indimenticabile Mino Martinazzoli.
Ed è proprio in questo contesto che si impone la presenza di un “centro” politico, riformista, democratico e liberale. Un partito e un progetto politico di “centro” che metta definitivamente in discussione quel “bipolarismo selvaggio” e ormai finto che resta all’origine del crisi della politica contemporanea, della scarsa credibilità dei partiti e dello stesso fallimento dell’azione di governo. Al punto che è stato necessario ricorrere ai “tecnocrati”, e quindi alla sostanziale sospensione della politica, per poter dare un governo degno di cronaca al nostro paese. Una situazione, comunque sia, che non può essere definita normale anche perchè, prima o poi, la politica deve riprendere il ruolo che le spetta. Cioè contribuire al governo del paese attraverso il ruolo e la funzione dei suoi attori principali, ovvero i partiti.
Per questi semplici motivi è giunto il momento di liquidare definitivamente ed irreversibilmente questo “bipolarismo selvaggio”. Con la precisa consapevolezza che siamo anche alla vigilia di una nuova fase della politica italiana. Che non va più affrontata con strumenti e metodologie vecchie, desuete e ormai inservibili.

Giorgio Merlo

Addio allo storico libraio Nanni Fogola

La libreria Fogola di piazza Carlo Felice, a Torino  è stata punto di riferimento per generazioni intere di appassionati di libri. Chiuse nel 2014 dopo circa un secolo di attività. Nanni Fogola, che la gestiva con il fratello Mimmo era malato da tempo. E’ deceduto ieri a 81 anni. Lascia la figlia Alessandra e i due nipoti Edoardo e Federico.

Gianni Alasia e la storia dei lavoratori delle Officine Savigliano

Nell’area che un tempo ospitava a Torino la SNOS, la Società Nazionale Officine di Savigliano, una delle più antiche realtà dell’industria metallurgica piemontese ora c’è un centro commerciale, ci sono palestre e ampi spazi.

 

Dove oggi i clienti e i curiosi passeggiano, affollano negozi, guidano i carrelli della spesa e s’incolonnano davanti alle casse generazioni di operai si affannarono davanti ai macchinari per la costruzione di materiale rotabile, la realizzazione di macchinari elettrici, costruzioni impiantistiche e carpenteria metallica. Nel 1881, un solo anno dopo la fondazione, l’azienda assorbì la torinese Società Anonima Italiana Ausiliare di strade ferrate, tramvie e lavori pubblici, ereditandone sia gli immobili che le maestranze. Da quel momento in poi la SNOS affiancò alla tradizionale produzione di materiale rotabile quella di macchinari elettrici e altre attività che le consentirono una rapida crescita e a un incremento della manodopera che trent’anni dopo sfiorava le mille unità. Durante la prima guerra mondiale l’azienda modificò le proprie strategie produttive dedicandosi alla costruzione di materiale bellico. Terminato il conflitto il Regio governo affidò alle Officine di Savigliano la costruzione di locomotori e, negli anni successivi, la realizzazione di opere infrastrutturali e impianti idroelettrici. All’alba del secondo conflitto mondiale, la SNOS fu nuovamente chiamata a sostenere lo sforzo bellico con le produzioni di guerra ma vide anche una parte importante dei suoi lavoratori, composti da 300 impiegati e 1300 operai, attivi nella resistenza antifascista. Come ricordano le memorie raccolte all’Istituto storico della Resistenza torinese le mine tedesche e gli scontri insurrezionali danneggiarono i reparti, che ripresero comunque l’attività già nel maggio 1945. Tra molte difficoltà e vicissitudini,  controllata negli anni dalla Fiat e della Cogne, la SNOS ripartì all’insegna delle radio Savigliano, del trattore Ciclope e della locomotiva E444. A partire dagli anni ‘60 l’azienda cedette alla Fiat il comparto ferroviario, abbandonando le lavorazioni edilizie e quelle dei grandi complessi meccanici. A metà degli anni ’70 venne acquisita dalla General Electric e trent’anni dopo, nel 2005, con una manodopera ormai ridotta ad una ottantina di dipendenti, chiuse definitivamente i battenti. Resta solo la storia, la memoria di una classe operaia capace di pensare e produrre, di fare “i barbis alle musche”, i baffi alle mosche. Una storia che Gianni Alasia, indimenticato sindacalista e dirigente politico della sinistra subalpina, scomparso a Torino il primo luglio del 2015 a 88 anni, raccontò in più lavori e in un libro importante dedicato all’esperienza del Consiglio di gestione di quella storica azienda, intitolato “Chi e cos’erano i Consigli di gestione? La SNOS di Torino e Savigliano: una concreta esperienza di fabbrica (1949-1952)”. Era una realtà che conosceva bene perché Alasia, dopo aver partecipato giovanissimo alla Resistenza nelle formazioni partigiane Matteotti, prendendo parte alla liberazione di Torino con il nome di battaglia “Astro”, venne assunto nel dopoguerra presso le Officine Savigliano come impiegato, entrando a far parte del Consiglio di gestione, partecipando a lotte importanti per migliorare le condizioni di lavoro che si conclusero con una sconfitta. Nel 1951 Gianni Alasia fu tra i licenziati. Con lui c’era Bruno Fernex, anch’esso ex partigiano e quadro sindacale, in seguito con Bruno Trentin nella segreteria nazionale della FIOM. Questo testo di Alasia non solo rappresenta una testimonianza  importante ma è uno strumento di grande utilità per ricostruire una interessante vicenda che vide misurarsi i lavoratori di quella realtà con le politiche partecipative e di controllo sul ciclo produttivo. Ovviamente, a oltre settant’anni di distanza quella formula non è ovviamente riproponibile (lo rimarcava lo stesso autore commentando il suo libro, edito nel 2006) ma è interessante l’approccio ormai storicizzato di quell’esperienza che vide i lavoratori misurarsi sul tema del governo della produzione, dello sforzo di intervenire sui temi delle politiche legate all’economia anticipando argomenti che nei decenni successivi sono entrati a far parte a pieno diritto dell’orizzonte dell’iniziativa contrattuale del sindacato. In quelle pagine si ritrovato una parte della storia di una classe operaia matura, capace di offrire un punto di vista proprio sull’organizzazione del lavoro e della produzione. La battaglia della SNOS fu su quel versante piuttosto emblematica, nonostante l’esito infausto e doloroso. La frase di Gramsci con cui chiude il suo diario il segretario  del Consiglio dì gestione della SNOS ne riassume la consapevolezza e l’orgoglio: “Non c’è vergogna nella sconfitta degli operai”. Quelle di Alasia sono pagine che restituiscono lo spirito del tempo, il tratto di forte solidarismo e coscienza di classe, rammentando senza enfasi ma con forte dignità la grande nobiltà dei valori che animarono quell’esperienza. Un filo d’acciaio che non si può spezzare e che aiuta, sotto il profilo storico e sociale, a tener conto di cosa abbia significato per l’economia, la società e la politica di Torino e del Piemonte quell’esperienza e tante altre che furono per molti versi simili.

Marco Travaglini

“La Via dell’Amore” di Alessandro Del Vescovo: le tappe del percorso umano

Informazione promozionale

 

La Via dell’Amore” di Alessandro Del Vescovo è un libro che nasce dall’esigenza di racchiudere in un unico volume tutte le tappe del percorso umano, in modo da porsi come punto di riferimento per chi sente la necessità del cambiamento e si sente chiamato a dare il suo contributo in questo momento storico cruciale per l’umanità. 

 

Il libro prova a spiegare in cosa consiste questo contributo e quali sono gli ostacoli che ci separano dalla realizzazione di noi stessi, ma descrive anche gli strumenti a nostra disposizione per vincere le battaglie più importanti. All’interno del libro c’è infatti un intero capitolo che descrive la tecnica della meditazione e la disciplina del Raja Yoga come strumenti necessari per il cambiamento interiore e il raggiungimento della liberazione.

 

La Via dell’Amore”, fornisce importanti informazioni sulla coscienza umana e sui mondi interiori, con un intero capitolo dedicato alla struttura e alle dinamiche della coscienza umana e alle leggi universali. Ma è soprattutto un “manuale di sopravvivenza” per i tempi che stiamo vivendo, dove l’umanità è sempre più ingannata e disorientata da forze che ostacolano il suo percorso evolutivo.

 

Il libro è un ottimo supporto per chi volesse intraprendere un percorso spirituale o per chi semplicemente volesse comprendere le dinamiche della vita soprattutto in questi tempi così difficili. Educa all’importanza della conoscenza interiore, dona consapevolezza nella possibilità di cambiare se stessi e il mondo per il bene comune, per la costruzione di un nuovo mondo basato sull’unione, la condivisione e l’inclusione. 

 

Per maggiori informazioni: www.yogameditazione.net/la-via-dell-amore

 

L’autore

Alessandro Del Vescovo è laureato in Geografia all’Università degli Studi La Sapienza di Roma e si occupa di studi esoterici e di pratica di discipline olistiche. È terapeuta esoterico e insegnante di Raja Yoga e meditazione, diplomato presso la Scuola Energheia, la prima scuola italiana per terapeuti esoterici.

La sua produzione letteraria è incentrata su tematiche spirituali ed è finalizzata al miglioramento dell’uomo nel suo complesso attraverso l’ascolto di sé e la diffusione di discipline e tecniche come lo yoga e la meditazione.

È un insegnante Atman, associazione presente in tutta Italia che, grazie ad insegnanti formati alla scuola Energheia, propone la pratica del Raja Yoga attraverso corsi di meditazione guidata a più livelli. 

 

Sito web: www.yogameditazione.net

Pagina Facebook: www.facebook.com/yogameditazione.net

 

Dove acquistare “La Via dell’Amore”

 

https://www.amazon.it/dellamore-Come-realizzare-scintilla-divina/dp/8899280118/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=alessandro+del+vescovo&qid=1631681336&sr=8-1

 

https://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-via-dell-amore-alessandro-del-vescovo.php

 

https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__via-amore-alessandro-del-vescovo-libro.php?id=195373

 

https://www.mondadoristore.it/via-dell-amore-Come-Alessandro-Del-Vescovo/eai978889928011/

 

La scheda del libro

 

Titolo: La Via dell’Amore

Sottotitolo: Come realizzare la scintilla divina che è in noi

Autore: Alessandro Del Vescovo

Editore: Edizioni Alvorada

Collana: Schegge d’Argento

Finito di stampare: agosto 2021

ISBN: 978-88-99280-11-6

Pagine: 124

Brossura fresata: 15×21

Prezzo di copertina: € 12,00

Perché non va dimenticato il professor Giuseppe Calligaris

E’ possibile che l’essere umano, in determinate condizioni, possa riuscire a collegare la propria coscienza con una dimensione superiore, una coscienza universale in cui è contenuta tutta la Conoscenza, potendo avere in tale modo l’accesso a capacità che ai nostri occhi potrebbero apparire miracolose?

E se questa ipotesi fosse semplicemente il frutto di fantasie infantili? Il sospetto è legittimo, eppure tale capacità è riferita in antichi manuali ormai rintracciabili in alcune polverose biblioteche, testi in cui sono contenute indicazioni per raggiungere aperture mentali che potrebbero avvalorare una simile ipotesi. Eppure sappiamo di personaggi visionari che hanno saputo mostrarci una via con le loro intuizioni, menti avanzate capaci, sembrerebbe, di anticipare il futuro come Leonardo da Vinci, per citare uno scienziato universalmente conosciuto che, in unepoca ormai molto lontana da noi, aveva in qualche modo “visto” apparecchi volanti, il paracadute, carri semoventi e terribili macchine da guerra. Si può affermare che, in qualche modo, sia stato in grado di osservare e descrivere il futuro ai suoi contemporanei. In tempi assai più recenti, altri scienziati le cui vite sono altrettanto ben documentate, hanno lasciato studi da cui si evince che forse,all’uomo, sono date possibilità tali da consentirgli di travalicare l’ordinario e limitato stato di coscienza in cui trascorriamo la nostra vita.

In realtà queste affermazioni non sono concetti privi di fondamento, ma rappresentano quanto si desume dagli studi di un medico, il dottor Giuseppe Calligaris, nato nel 1876 e laureatosi a Bologna nel 1901 con una tesi innovativa il cui titolo: “Il pensiero che guarisce”, già a quell’epoca, aveva destato grande meraviglia in più di un cattedratico. Dopo aver ottenuto a sua volta la libera docenza, nel 1909 venne nominato segretario del primo Congresso di Neurologia e con il padre fondò una clinica privata a Udine. Fu anche capitano medico durante la prima Guerra mondiale.

In seguito ai suoi studi e alle sue pubblicazioni acquisì fama mondiale con un lavoro fondamentale per gli studiosi di fisiologia, riguardante il sistema motorio extrapiramidale. Un lavoro talmente innovativo al punto che il suo maestro, il professor Mingozzini, celebre neurologo, gli propose la cattedra di neurofisiologia a Roma, che il Calligaris rifiutò, probabilmente estraneo ai giochi di potere dell’università, teneva troppo ai suoi studi che aveva intenzione di coltivare ed approfondire.

Le sue osservazioni l’avevano infatti portato a accorgersi che il corpo umano è percorso da un fitto reticolo costituito da linee longitudinali sempre rettilinee, sia longitudinali sia trasversali, che si incrociano ad angolo retto determinando la possibilità di individuare punti ben precisi sulla cute, con una suggestiva analogia con le mappe cutanee utilizzate in agopuntura.

Secondo le sue osservazioni questo loro incrociarsi al pari di assi cartesiani, offrirebbe la possibilità di individuare punti la cui stimolazione determina effetti differenti, come aree di anestesia e iperestesia nell’organismo. Le linee, secondo Calligaris, sonoidentificabili con facilità. Per trovarle si deve utilizzare  uno spillo innestato a un conduttore percorso da una leggera corrente d’induzione, utilizzando di nuovo un sistema simile a quello in uso nell’agopuntura cinese, pur essendo diversi i punti che debbono essere stimolati. Ma non basta. Il Calligaris cominciò ad accorgersi, emozionandosi non poco, che la stimolazione di determinate aree, da lui definite placche, dava luogo a strane sensazioni che più di un paziente cominciò a riferirgli. Una donna in cura da lui gli disse che la stimolazione di una determinata placca su cui stava agendo il medico, le causava la visione di scene a distanza. Costei si comportava dunque da chiaroveggente, riferendo di vedere ad occhi chiusi alcuni eventi che si stavano verificando ben lontano dal luogo in cui si trovava, e di cui non poteva essere a conoscenza. Non solo: alcuni pazienti riferirono di acquisire la capacità di captare gli altrui pensieri; una telepatia a comando, ottenibile con la stimolazione di alcuni punti cutanei ben precisi. In pratica Calligaris cominciò ad affermare di avere scoperto la possibilità che ogni individuo, trattato secondo il suo metodo di stimolazione delle placche cutanee, avrebbe potuto disporre di poteri paranormali.

Parlò di “Autoscopia”, ovvero della capacità di autodiagnosticare malattie con visione paranormale degli organi malati e degli agenti patogeni, e di “Eteroscopia”, descrivendo la possibilità di fare diagnosi con i medesimi criteri, al di là di ogni distanza. Sostenne di avere la possibilità di sviluppare facoltà telepatiche assai marcate, ovvero la capacità di collegarsi con persone lontane e osservare cosa succede in una stanza, senza essere presenti, parlò anche della capacità, da parte del soggetto “trattato”, di vedere l’aura.

Una scoperta simile avrebbe aperto strade nuove riguardo la conoscenza delle infinite possibilità offerte all’uomo, la medicina stessa ne sarebbe stata completamente rivoluzionata. Ecco che allora sarebbero giustificate le cronache che parlano degli oracoli dei secoli passati di grandi veggenti, dotati di capacità fuoridell’ordinario.

Calligaris aveva scoperto che, con una continua e leggerapressione su diversi punti del corpo umano, si generavano non solo le familiari sensazioni fisiche come il caldo/freddo, il solletico, il prurito, la salivazione, i dolori e altre sensazioni, ma anche alcune sensazioni emotive e era possibile sperimentare fenomeni di pertinenza della metafisica, tra questi la distorsione del tempo e lo spostamento nello spazio in dimensioni cosmiche.

Questo spinse al massimo il suo entusiasmo. Annunciò le sue scoperte nel corso di alcuni convegni, convinto di trovare ampi consensi e suscitare entusiasmo di fronte a tanta meraviglia.  Fece numerosi tentativi volti a incuriosire la classe medica, pubblicizzando come meglio poteva le sue osservazioni.

Purtroppo, male gliene incolse. La delusione cui andò incontro fu tremenda. Convinto di essere gratificato dalla condivisione della sua scoperta, si trovò di fronte allo scetticismo dei colleghi che dapprima minimizzarono, poi alcuni illustri personaggi del mondo medico cominciarono pubblicamente a respingere le sue teorie.  In un primo tempo i detrattori tennero un basso profilo, poi presero ad accusarlo sempre più apertamente di essere un ciarlatano, di voler affermare solo bizzarrie, macchiandosi della grave colpa di voler confutare la scienza medica da loro ritenuta collaudata e esatta, senza possibilità alcuna di essere modificata nei suoiassunti  principali.

Gli venne così intimato di rientrare nel più breve tempo possibile nei ranghi. Gli fu chiesto di abiurare pubblicamente le sue affermazioni, cosa che Calligaris non fece mai. Non volle, fino all’ultimo dei suoi giorni, piegarsi all’aggressiva ignoranza che rifiutava qualsivoglia forma di dialogo e respingeva le numerose richieste di tentare almeno una sperimentazione. Isolato al punto di dover abbandonare ogni incarico, ridotto in gravi difficoltà economiche, sopraffatto dal dolore causato dalla ferocia di un ambiente in cui credeva, il 31 Marzo del 1944,all’età di 68 anni,  morì lasciando le conclusioni frutto del suo genio in un gran numero di libri, snobbati dal sedicente colto ambiente accademico, evidentemente turbato da risultati talmente clamorosi che fecero sorgere il dubbio in superficiali esaminatori che il ricercatore non fosse più mentalmente integro.

Perché parlare oggi di Giuseppe Calligaris? Perché è un esempio di quanto poco lungimirante possa essere una certa categoria di studiosi, che rifiuta la novità fosse anche solo per partito preso, incapace di aprirsi al nuovo, al “diverso” inteso nel senso più ampio del termine, perché incapace di capirlo.  

Giuseppe Calligaris fu un medico, uno studioso che dedicò la sua vita allo studio delle misteriose placche presenti nella pelle dell’uomo, una barriera da lui descritta come un vero e proprio confine tra il corpo fisico e i corpi sottili. Una separazione tra la dimensione materiale e i mondi metafisici. Calligaris descrisse, primo fra i medici dell’epoca moderna, particolari canali energetici utili per la scoperta delle facoltà latenti di ogni individuo, come la telepatia e la premonizione. Un uomo di scienza, un cittadino italiano dei primi anni del Novecento che pagò carissima la sua fame di conoscenza e di cui, purtroppo si parla poco, ma del quale non se ne è persa la memoria

Le opere del professor Calligaris, per nostra fortuna, non sono andate perdute. Sono tutt’ora studiate profondamente da parte di scienziati stranieri di ben più larghe vedute, soprattutto appartenenti alla scuola russa e a quella americana. Costoro si dimostrano desiderosi di sperimentare l’eventuale affidabilità delle sue teorie e delle sue esperienze oggi di nuovo recuperate anche da noi e che, in taluni casi, alcune di queste hanno dovuto essere tradotte di nuovo nella nostra lingua per evitare che un potenziale patrimonio di idee innovative, per lo meno fino a prova contraria, potesse essere sepolto da una ingiustificata indifferenza.

È possibile che l’uomo possegga, ancora ben occultati, un’infinità di poteri di cui ad oggi non conosce i limiti. Questi non sono un patrocinio per pochi fortunati a cui sono stati offerti, ma forse davvero accessibili con gli opportuni accorgimenti e tecniche. Il rifiutare a priori simili possibilità è filosoficamente errato. Fino a quando si avrà timore di studiare a fondo materie non convenzionali, forse l’uomo sarà impossibilitato a vedere oltre la barriera imposta da sistemi ottusi e ripiegati su se stessi, che impediscono agli individui volenterosi di progredire e evolvere in maniera più rapida.

Rodolfo Alessandro Neri

Iren e gli Eugenio in Via Di Gioia per Torino   La musica si prende le strade della città

 Una “invasione musicale” guidata dal gruppo torinese

 

 Nei giorni dell’Eurovision Song Contest, che vedrà Torino al centro della scena musicale europea, Iren fa squadra con il gruppo torinese Eugenio in Via Di Gioia per trasformare i quartieri della città in un palco a cielo aperto.

L’iniziativa “Musica ovunque”, realizzata nell’ambito della campagna “Torino, che spettacolo” e in collaborazione con la Città di Torino, mette al centro la musica di strada e le vie e piazze della città, intese come spazi creativi e luoghi d’elezione di una cultura diffusa capace di accorciare le distanze tra musicisti e pubblico così come tra centro e periferie. L’obiettivo è far sì che il potere della musica, al centro delle iniziative organizzate dalla Città, arrivi a quante più persone possibili, in tutti i quartieri.

Il progetto traduce in azioni i principi di circolarità e attenzione all’ambiente che uniscono Iren e gli Eugenio in Via Di Gioia: da una parte l’obiettivo del Gruppo di realizzare una crescita sostenibile per il futuro dei territori, con l’80% dei propri investimenti al 2030 dedicati alla transizione ecologica e alla sostenibilità; dall’altra il forte impegno sociale e culturale della band, che ha realizzato numerose iniziative e azioni virali per sensibilizzare il pubblico sui temi ambientali, non ultimo la grande scritta “Ti amo ancora” in piazza San Carlo, dedicata alla Terra.

Quella che si esprimerà nelle piazze e nelle strade sarà quindi un’energia “leggera” per concerti leggeri, realizzati senza palchi e con la minima amplificazione autoalimentata e punti temporanei di ricarica a libero accesso, per una città piena di musica.

Da sabato 7 maggio la band realizzerà un vero e proprio tour della città, con incursioni musicali e brevi esibizioni nei luoghi più iconici di Torino così come in spazi non convenzionali: un’occasione per venire sorpresi dalla musica e dall’energia degli Eugenio in Via Di Gioia, ma anche una call to action aperta a tutti coloro che volessero unirsi ai blitz che animeranno la città, fedeli allo spirito informale e spontaneo proprio del busking e da sempre parte del DNA del gruppo.

Le giornate clou dell’iniziativa saranno martedì 10 maggio, quando lo stand mobile di Iren presente in via Lagrange, dedicato alla mobilità elettrica, ospiterà nel pomeriggio performance di band emergenti, e giovedì 12 maggio, con un’intera giornata dedicata alla musica in ogni luogo, che vedrà gli Eugenio in Via Di Gioia impegnati negli spazi più disparati, tra simboli culturali e di eccellenza, luoghi del mondo Iren, location immaginifiche e fuori dal comune.

Oltre alle azioni in strada, il progetto avrà vita anche sui profili social della band e del Gruppo Iren: uno strumento in più per coinvolgere fan, torinesi e i tanti visitatori che in quei giorni saranno presenti in città.

Abbiamo un’idea! Scendere in strada e suonare, imbracciare gli strumenti e far rimbombare le strade di Torino – commentano gli Eugenio in Via Di Gioia -. È un intento oltre che un invito a tutti gli artisti soprattutto musicali, ma non solo. Insieme possiamo colmare uno spazio che appartiene anche all’arte, all’espressione sociale e all’ascolto. La strada è stata il nostro primo teatro e ci ha portati a calcare tanti palchi ‘veri’, da quelli dei piccoli circoli culturali, fino ai club di musica live e i grandi festival. Ci auguriamo che nella settimana ufficiale della musica internazionale tutto questo possa verificarsi in larga scala a Torino e che le strade zeppe di musica stimolino più persone possibile a raggiungere la vasta programmazione culturale della nostra città, dal centro alle periferie”.

Con “Musica Ovunque” Torino diventa un grande palco diffuso e ad accesso libero, con un’azione volta a promuovere il protagonismo della città e di tutte le sue anime: il progetto, in piena coerenza con gli obiettivi di Iren, traduce l’impegno quotidiano del Gruppo per lo sviluppo dei territori, che si traduce anche nella promozione di attività capaci di coinvolgere la cittadinanza.

Una collaborazione, quella con gli Eugenio in Via Di Gioia, che vedrà Iren ancora a fianco della band durante tutta l’estate con il loro nuovo album, “Amore e rivoluzione”, in uscita il 20 maggio.

 

Qui link al videoclip della canzone “Eurovision in Turin”: https://youtu.be/_cpI0kBULZc