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Le “fiestas patrias“ peruviane a Torino

Conclusi nel capoluogo piemontese i festeggiamenti per il 201° anniversario dell’indipendenza del Perù

Si è appena conclusa a Torino la settimana dei festeggiamenti che ha visto protagonista il Perù in occasione del 201° anniversario dell’indipendenza dalla dominazione spagnola, festeggiamenti giunti al termine domenica 31 Luglio nella Basilica di Maria Ausiliatrice per il Te Deum di ringraziamento in una toccante e partecipata funzione religiosa e culminati il 28 Luglio,  giorno in cui  in tutto il mondo  le comunità peruviane hanno ricordato, come avviene ogni anno, il momento della dichiarazione di indipendenza proclamata da Josè de San Martin nel 1821. Sono le “ fiestas patrias ” di questo Paese fiero delle sue tradizioni, delle sue bellezze naturali, della sua storia, delle sue risorse. Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore l’emozione della Mole Antonelliana vestita ed illuminata con i colori rosso e bianco della bandiera peruviana in occasione dei festeggiamenti del 2021 che hanno sancito due secoli di indipendenza, un percorso importante per i peruviani che vivono in patria come per quanti hanno scelto di andare a vivere e lavorare in ogni parte del mondo.

 

E’ una popolazione quella peruviana molto solidale, molto unita e molto  attenta alle proprie tradizioni, che porta nel cuore sempre la passione ardente per la Terra patria che li unisce e li sostiene. Per questa edizione torinese 2022, nei saloni aulici del Circolo della Stampa di Palazzo Ceriana Mayneri, il palazzo ottocentesco opera di  Carlo Ceppi, il Consolato Generale del Perù a Torino ha organizzato una serata commemorativa, un evento fortemente voluto dal Console generale César Jordàn Palomino con la consorte Donna Consuelo che, da alcuni anni, stanno portando avanti con determinazione ed entusiasmo, capacità e passione un avvincente percorso di incontro tra secoli di storia di queste due importanti terre, il Perù e l’Italia. Hanno fatto gli onori di casa per un brindisi dal sapore peruviano alla presenza degli ospiti e delle autorità. Accanto al Console, nel suo discorso di apertura, il Prefetto di Torino Raffaele Ruberto ed in rappresentanza del sindaco di Torino Stefano Lo Russo vi era la consigliera Nadia Conticelli, oltre ad esponenti di alte cariche militari. Immancabile la degustazione dei cocktail a base di Pisco, il distillato bandiera del Perù, antico di secoli che negli ultimi anni sta incontrando sempre più favori e successo anche nel nostro Paese. Declinato nelle sue varie preparazioni, il famoso Pisco Sour ed il Capitan, ha accompagnato i gustosi assaggi della gastronomia di tradizione peruviana, proposti dallo chef  Norka Avila del ristorante peruviano in Torino, Revolucion  Caliente con l’impeccabile allestimento di Andrea  Mosconi, direttore del Circolo, luogo di eventi di prestigio, per celebrare insieme il vasto universo della cucina peruviana che ha in sé secoli di storia tramandati saggiamente nel corso del tempo.

I festeggiamenti sono proseguiti nella serata successiva in casa Pepino, la nota sede di piazza Carignano nel cuore della Torino storica, famosa per i suoi gelati dal 1884 quando un gelataio napoletano, Domenico Pepino,  decise di tentare l’avventura al nord Italia e scelse Torino,  da sempre città di antiche e forti tradizioni.

 

Anche quest’anno, come già nella passata edizione, lo storico marchio ha partecipato attivamente alle celebrazioni peruviane con una serata nel dehor del locale sulla bellissima piazza barocca, con l’intervento di numerosi ospiti, tra degustazioni della cucina andina accompagnate dall’immancabile Pisco nel marchio Lunas, tanta musica e danze peruviane folcloristiche. Presenti, in una sinergia collaborativa nata ormai da alcuni anni, il Console César Jordàn Palomino ed il Presidente di Gelati Pepino 1884, Edoardo Cavagnino. “ Siamo grati a Pepino – ha detto il Console generale del Perù in Torino – che rappresenta l’attenzione che gli imprenditori italiani hanno per il Perù, per l’appoggio e la collaborazione che ci sta offrendo nei festeggiamenti per questa storica ricorrenza del nostro Paese. La storia del nostro popolo è antica, ha oltre 5000 anni e spesso ci sono stati momenti di scambio e integrazione tra peruviani e italiani.

Oggi la comunità peruviana conta oltre 35.000 persone tra Piemonte e Valle d’Aosta, di cui circa 10.000 vivono a Torino. Siamo una grande comunità e molti svolgono lavori accanto alle famiglie ed alla cura dei bambini e degli anziani. E’ una comunità che merita questi festeggiamenti per i quali vogliamo esprimere il nostro ringraziamento a Pepino ed alla Città di Torino.”

                                                                                                                                            Patrizia Foresto

Askatasuna, esposto di Montaruli e Marrone per danno erariale

“Presenteremo un esposto alla Corte dei Conti per chiedere se la mancata denuncia di occupazione dell’immobile comunale sito in C.so Regina Margherita 47, che da 26 anni ospita il Centro sociale Askatasuna, possa rappresentare un danno erariale per il Comune di Torino” a dichiararlo sono la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e l’assessore della Regione Piemonte Maurizio Marrone, che proseguono: “Alla richiesta formale di accesso agli atti di FDI sulla denuncia/querela dell’amministrazione comunale relativa all’occupazione abusiva/invasione dell’immobile di proprietà comunale sito in Torino, corso Regina Margherita 47, gli uffici comunali hanno infatti risposto che “da verifiche effettuate presso i nostri uffici e presso l’Avvocatura comunale, non risulta la documentazione richiesta”. Abbiamo fatto quanto potevamo per sensibilizzare la giunta Lo Russo a rimediare a tanti anni di ingiustificato immobilismo, ma le violenze antagoniste continuano, soprattutto in Val Susa, i sindacati di polizia restano inascoltati e da palazzo civico tutto tace: errare è umano, perseverare diabolico. Ora saranno i giudici a stabilire se il comportamento da parte dell’amministrazione comunale sia stato normale o meno. Da parte nostra resta la valutazione politica: è inaccettabile che in 26 anni di occupazione abusiva le giunte di centrosinistra e pentastellate non abbiano mai provveduto a formalizzare una denuncia-querela contro l’invasione dell’immobile comunale, trasformato impunemente dagli antagonisti in centro sociale occupato e base per tante violenze politiche. Uno spazio strappato all’utilizzo dei cittadini torinesi, del quale qualcuno dovrà rendere conto”.

Appuntamento a Vinovo prima della pausa estiva

Mercoledì 3 agosto l’Ippodromo di Vinovo dà appuntamento a tutti per l’ultima serale prima della breve pausa estiva con il trotto a Torino. Una serata nobilitata dalla Tris Quarte Quinte, il Premio Selleria Artigiana Gavioli, un doppio km con i cavalli sui tre nastri da 2.060 a 2.100 metri. Tanti i possibili favoriti, sia per la vittoria che per la combinazione degli scommettitori. Come Be Pop Ferm, allievo di Erik Bondo affidato a Federico Esposito e reduce da una fresca vittoria. Ma anche Vicino Mec con il nuovo training dei Gocciadoro (qui lo interpreterà Alessandro) e lo svedese  Attack Diablo insieme ad Andrea Guzzinati. Francesco Di Stefano sarà alle guide di Amarcord e poi ci sono i due di Mollo: Versus All con la guida di Simone e Ugolinast affidato a suo padre, Santino per un bel derby in famiglia. Accanto a lei Becoming, allievo del binomio Baroncini-Farolfi.

Il resto del programma vede una buona presenza di partenti nelle otto corse: bella e complicata quella per i due anni mentre nella Gentleman i favori del pronostico saranno per Castore Lux e Marco Castaldo, recente vincitore ad Albenga del Trofeo Sulky d’Oro, che si dovrà scontrare con Filippo Monti e Camionst. Al solito ingresso libero per tutti, aperta l’Hippo-Trattoria sulla terrazza panoramica.

Il trotto a Vinovo tornerà poi sabato 27 agosto e mercoledì 31.

100 milioni al Gruppo Iren per gli obiettivi di sostenibilità

BPER Banca, attraverso la divisione Corporate & Investment Banking guidata da Marco Mandelli, e il Gruppo Iren hanno sottoscritto in data odierna una Linea di Credito Term Loan pari a 100 milioni di euro, della durata di 6 anni, a supporto degli investimenti correlati ad obiettivi di sostenibilità, contribuendo al rafforzamento della solidità finanziaria del Gruppo.

Il finanziamento, di tipo Sustainability Linked, è destinato a sostenere il piano di investimenti previsti nella strategia al 2030 del Gruppo Iren perseguendo gli obiettivi di riduzione dell’intensità carbonica, della riduzione delle perdite di rete idrica, nonché un uso più razionale delle risorse e la progressiva crescita nella produzione di energie rinnovabili.

L’operazione si inserisce nel contesto del rafforzamento della struttura di liquidità del Gruppo adeguata agli attuali livelli di rating e con condizioni di tasso e durata allineate agli standard di Iren. Un’ulteriore operazione che evidenzia la completa integrazione tra gli obiettivi industriali e di sostenibilità e che coniuga questi due aspetti attraverso il meccanismo premio/penalità legato al raggiungimento dei target prefissati.

Marco Mandelli, Responsabile della Direzione Corporate & Investment Banking di BPER Banca, dichiara: “La diffusione della cultura ESG interna ed esterna alla Banca è tra gli obiettivi principali del recente Piano Industriale 2022-2025, che vede un’importante previsione di spesa, tra le altre cose, nell’erogazione del credito green. La linea di credito sottoscritta con un Gruppo importante come Iren ci consente una condivisione di valori importanti, uno su tutti il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, tema fondamentale per entrambe le realtà.”

Anna Tanganelli, CFO del Gruppo Iren ha inoltre commentato: “La sottoscrizione di questa nuova linea di credito con BPER Banca, evidenzia la capacità del gruppo di diversificazione delle fonti di finanziamento supportata dal solido merito di credito riconosciuto dal mercato oltre che dalle consolidate relazioni bancarie anche in ambito territoriale. Al contempo viene rafforzato il ruolo della Finanza come strumento di completo allineamento agli obiettivi di sostenibilità del Gruppo”.

Miss mamma Italiana è di Orbassano

Lo scorso fine settimana, a Parma, si è svolta la 29° Finale Nazionale di “Miss Mamma Italiana GOLD 2022”.

Miss Mamma Italiana” è il primo concorso nazionale di bellezza e simpatia, con marchio registrato, dedicato alla figura della mamma, una produzione di esclusiva nazionale della Società Te.Ma Spettacoli di Paolo Teti.

Il concorso è riservato a tutte le mamme italiane ed è suddiviso in tre categorie: fascia di età 25/45 anni (le cui Fasi Finali si è svolgeranno dal 5 al 10 settembre a Bellaria – Riviera Romagnola), la fascia “Gold”, per le mamme aventi un’età tra i 46 ed i 55 anni e la fascia “Evergreen”, per le mamme con più di 56 anni.

Il concorso, giunto quest’anno alla sua 29° edizione non vuole premiare solo la bellezza ma intende valorizzare il ruolo della mamma come donna impegnata in famiglia, nel lavoro e nella società.

“Miss Mamma Italiana” sostiene Arianne, Associazione Onlus per la lotta all’Endometriosi, una malattia progressiva ed invalidante, ancora poco conosciuta, che colpisce 4 milioni di donne italiane in età fertile.

 

Le mamme finaliste, provenienti da diverse regioni italiane, hanno sfilato prima in abito elegante, poi in costume da bagno, tutte hanno sostenuto una prova di abilità come cantare, ballare, cimentarsi in esercizi ginnici e in varie prove creative o sportive.

La giuria ha proclamato vincitrice, con la fascia, la corona ed il trofeo di “Miss Mamma Italiana GOLD 2022” ELENA CERCHIARO, 51 anni, casalinga, di Noventa Padovana (Padova), sposata con Stefano e mamma di Tommaso e Sebastiano, di 20 e 17 anni.

“Miss Mamma Italiana GOLD 2022” è una bellissima donna con i capelli castani e gli occhi verdi, dolce, solare e simpatica, con la passione per il ballo.

 

Altre fasce sono state assegnate dalla giuria:

“Miss Mamma Italiana GOLD DAMIGELLA D’ONORE” ELENA TASSINARI, 53 anni, cuoca, di Castrocaro Terme (Forlì), mamma di Francesco e Michelangelo, di 30 e 20 anni;

 “Miss Mamma Italiana GOLD SPORTIVA” ILARIA DANIELI, 48 anni, titolare di una palestra, di Montecchio Precalcino (Vicenza), mamma di Nicolò di 18 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD FASHION” EMANUELA LOCATELLI, 46 anni, agente di viaggio, di Corbetta (Milano), mamma di Riccardo di 5 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD GLAMOUR” VALERIA FONTANA, 50 anni, titolare di un centro danza e fitness, di Caldogno (Vicenza), mamma di Leonardo e Beatrice, di 18 e 15 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD IN GAMBE” ROSA FUNARO, 47 anni, avvocato, di Napoli, mamma di Angelo di 10 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD DOLCEZZA” SOLIDEA BRAMANTE, 50 anni, assistente di cura, di Maccagno (Varese), mamma di Melissa, Bruno ed Angelica, di 23, 16 e 12 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SPRINT” SANDRA CAPELLO, 50 anni, imprenditrice, di Ferrere d’Asti (Asti), mamma di Alessio e Francesca, di 13 e 9 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SORRISO” ENRICA BONAMICI, 55 anni, estetista, di Porto Viro (Rovigo), mamma di Sebastian di 29 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD RADIOSA” LORETTA LICCIARDI, 50 anni, impiegata, di Orbassano (Torino), mamma di Martina di 20 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD ROMANTICA” SILVIA TULIANI, 54 anni, impiegata amministrativa, di Siena, mamma di Sofia di 21 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SOLARE” VALENTINA NIOI, 47 anni, barista, di Assemini (Cagliari), mamma di Martina di 13 anni;

“Miss Mamma Italiana GOLD SPONSOR TOP” a pari merito, MARINA DI LUZIO, 55 anni, cuoca, di Ravenna, mamma di Alex e Manuel, di 36 e 27 anni e CHIARA DI DONATO, 49 anni, casalinga, di Firenze, mamma di Alessio ed Alberto, di 15 e 10 anni.

 

Elena Cerchiaro e le altre mamme vincitrici di questa edizione saranno protagoniste del Calendario “Miss Mamma Italiana GOLD 2023”, giunto quest’anno alla sua 20° edizione.

L’evento è stato presentato da Barbara Semeraro e da Barbara Petrella. Nel corso della serata, la Società Te.Ma Spettacoli, ha assegnato il Premio alla Bellezza legato alla figura della Mamma e della Donna ad Angelika Schmid, con questa motivazione: “Ad Angelika Schmid, il riconoscimento Premio alla Bellezza, per le sue doti umane e imprenditoriali profuse da oltre 30 anni nella gestione di quell’angolo di paradiso terrestre che è Villa Eden The Leading Park Retreat di Merano (Bolzano). Caratteristica che è valsa a Villa Eden numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali e l’apprezzamento incondizionato della stampa italiana ed estera”.

 

Già da sabato 06 agosto, la Te.Ma Spettacoli, tornerà “in pista” con le nuove selezioni per l’edizione 2023. Le iscrizioni al Concorso sono gratuite, maggiori informazioni si possono ottenere contattando la segreteria di “Miss Mamma Italiana” al numero 0541 344300 o consultando il sito www.missmammaitaliana.it

 

La strage di Bologna e la ricerca della verità

Sono passati quarantadue anni dal 2 agosto 1980.

Quel giorno, alle  10.25 di un caldo mattino di sabato, avvenne uno degli atti terroristici più
gravi del secondo dopoguerra, il più sanguinoso e criminale degli anni
della strategia della tensione. Nella sala d’aspetto di seconda classe
della stazione ferroviaria di Bologna Centrale esplose un ordigno a
tempo, nascosto in una valigia abbandonata. Ottantacinque persone
persero la vita e oltre duecento riportarono ferite molto serie. La
violenta esplosione venne avvertita nel raggio di parecchi chilometri.
Un’intera ala della stazione crollò come un castello di carta,
investendo il treno Ancona-Chiasso che sostava sul primo binario e il
parcheggio dei taxi antistante l’edificio. Tra le ottantacinque vite
innocenti che furono spezzate quel giorno quattro erano piemontesi.
Mauro Alganon, 22 anni, era di Asti e viveva in casa con i genitori
pensionati. Ultimo di tre figli lavorava come commesso in una libreria
ed era appassionato di fotografia. Era partito molto presto quella
mattina con un amico per andare a Venezia. A Bologna dovevano cambiare
treno, ma, a causa di un ritardo, persero la coincidenza. Faceva caldo
e
cercarono ristoro nella sala d’aspetto, uscendo a turno a prendere un
poco d’aria. L’esplosione lo uccise mentre stava leggendo un giornale.
L’amico che era uscito dalla stazione riuscì a salvarsi. Rossella
Marceddu aveva 19 anni e viveva con i genitori e la sorella a Prarolo,
piccolo comune a sud di Vercelli. Studiava per diventare assistente
sociale e aveva appena trascorso alcuni giorni di vacanza con il padre
e
la sorella al Lido degli Estensi. Stava rientrando a casa per
raggiungere il fidanzato. Inizialmente, con l’amica che l’accompagnava,
avevano pensato di fare il viaggio in moto, poi scelsero il treno
ritenendolo più sicuro. Quella mattina si trovavano sul marciapiede del
quarto binario in attesa del treno diretto a Milano. L’aria era afosa e
così decise di andare a prendere qualcosa da bere. La bomba scoppiò
mentre la ragazza stava andando al bar e la uccise. L’amica rimasta sul
quarto binario si salvò. Il cinquantaquattrenne Amorveno Marzagalli
viveva ad Omegna sul lago d’Orta, con la moglie Maria e il figlio
Marco.
Lavorava come dirigente in una ditta produttrice di macchine da caffè.
In quell’estate dell’ottanta aveva accompagnato la famiglia al Lido
degli Estensi, in provincia di Ravenna e, poi, avrebbe dovuto
raggiungere il fratello a Cremona con il quale aveva programmato una
gita sul Po. Erano dieci anni che il fratello lo invitava, ma solo
quella volta Amorveno acconsentì, anche per non lasciarlo solo dopo la
morte della madre avvenuta in giugno. La mattina del 2 agosto si fece
accompagnare alla stazione di Ravenna e di lì, dopo vent’anni che non
saliva su un treno, si mise in viaggio alla volta di Bologna dove lo
attendeva una coincidenza in partenza alle 11.05 che però non riuscì
mai a prendere. La quarta vittima aveva 33 anni, si chiamava Mirco
Castellaro ed era nato a Frossasco in provincia di Torino. Nel paese a
due passi da Pinerolo, dove il padre Ilario era stato sindaco, aveva
vissuto a lungo per poi trasferirsi a Ferrara dove risiedeva con la
moglie e il figlio di sei anni. Capoufficio presso la ditta Vortex
Hidra
a Fossalta di Copparo, nel ferrarese, aveva da poco acquistato
un’imbarcazione in società con un amico, accarezzando il progetto di
avviare una attività rivolta ai turisti. In quell’estate del 1980
l’obiettivo era di sistemare il natante ormeggiato in Sicilia e di fare
alcuni piccoli viaggi di rodaggio. Una serie di imprevisti costrinse
Mirco a ritardare la partenza. E l’appuntamento con il destino lo colse
quel maledetto sabato di agosto alla stazione di Bologna.
L’individuazione delle responsabilità della strage di Bologna
rappresenta una delle vicende giudiziarie più complicate, lente e
discusse della storia contemporanea del nostro Paese. Una vicenda che
ha
conosciuto tentativi di depistaggio e che, viceversa, nella ricerca
della verità, ha visto l’impegno dell’associazione tra i familiari
delle vittime della strage, costituitasi il 1° giugno dell’81. Dopo
vari gradi di giudizio si giunse a una sentenza definitiva di
Cassazione
solo quindici anni dopo la strage, il 23 novembre 1995: vennero
condannati all’ergastolo come esecutori dell’attentato i neofascisti
dei
NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (che si sono sempre
dichiarati innocenti, pur avendo apertamente rivendicato vari altri
omicidi di quegli anni). Per i depistaggi delle indagini furono
condannati l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del Sismi
Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro
Musumeci e Giuseppe Belmonte. Il 9 giugno del 2000 la Corte d’Assise di
Bologna emise nuove condanne per depistaggio e sette anni più tardi
venne condannato a trent’anni per l’esecuzione della strage anche Luigi
Ciavardini (minorenne all’epoca dei fatti). Altri due imputati,
Massimiliano Fachini (anch’esso legato agli ambienti dell’estrema
destra
ed esperto di timer e inneschi) e Sergio Picciafuoco (criminale comune,
presente quel giorno alla stazione di Bologna, per sua stessa
ammissione), vennero condannati in primo grado, ma poi assolti in via
definitiva, rispettivamente nel 1994 e nel 1996. Nel 2017 venne
rinviato
a giudizio per concorso nella strage di Bologna l’ex terrorista dei Nar
Gilberto Cavallini. Nell’ambito di questo procedimento venne richiesta
una nuova perizia sui reperti della stazione ancora conservati. La
perizia segnalò il ritrovamento di quello che poteva essere
l’interruttore che fece esplodere l’ordigno. Nuovi e recenti scenari si
aprirono due anni fa: il 9 gennaio del 2020 Cavallini, sulle cui spalle
pesavano già otto ergastoli, fu condannato con sentenza di primo grado,
per concorso nella strage. A maggio la Procura generale del capoluogo
emiliano chiese il rinvio a giudizio dell’ex militante di Avanguardia
nazionale Paolo Bellini, in quanto esecutore dell’attentato alla
stazione mettendo in rilievo che avrebbe agito in concorso con Licio
Gelli, con l’ex capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale
Federico
Umberto D’Amato, con l’imprenditore e finanziere piduista Umberto
Ortolani e col giornalista Mario Tedeschi, tutti morti nel frattempo e
tutti coinvolti come possibili mandanti o finanziatori dell’eccidio.
“_La giustizia non ha fine_”, disse un giorno Paolo Bolognesi,
presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime del 2 Agosto.
Ma in questo 2022, esattamente nell’aprile scorso, una parola fine
almeno per quanto riguarda il nuovo processo della strage alla stazione
è arrivata, 42 anni dopo: ergastolo per Paolo Bellini, ex di
Avanguardia Nazionale accusato di concorso nella strage, con un anno di
isolamento diurno. Quello che venne definito come ‘”_l’uomo nero_”, è
stato riconosciuto da questa sentenza come il quinto attentatore, in
concorso con i Nar condannati in definitiva, Giusva Fioravanti,
Francesca Mambro e Luigi Ciavardini e, in primo grado, Gilberto
Cavallini. Si è giunti finalmente a gettare luce sui mandanti? E’ stata
messa la parola fine a questa interminabile vicenda? E’ augurabile che
sia così per dare finalmente dei volti e dei nomi a chi decise di
colpire al cuore la nazione, stroncando la vita e i sogni di tanti
innocenti e delle loro famiglie.

Marco Travaglini

“Ludovico detto Vico”, il secondo romanzo di Alberto Magatti

Informazione promozionale

Nelle librerie e sulle piattaforme on line  

E’ disponibile dal 25 luglio  nelle librerie e sulle piattaforme on line “Ludovico detto Vico”, il secondo romanzo di Alberto  Magatti, scrittore ed imprenditore mandellese già autore di “Dado e le farfalle silenti” (Tam edizioni), un piccolo caso letterario con oltre 5.000 copie vendute grazie ad una storia avvincente e al passaparola.

“Ludovico detto Vico” è in qualche misura un romanzo di formazione. Si svolge tra la Sicilia ed un paese  “inventato ma non troppo” del lago di Como, dalla fine degli anni 50 ai giorni nostri. Racconta le vicende di  Anna, una ragazza siciliana orfana di madre e che perde il padre nella tragedia di Marcinelle ed è costretta a fuggire dalla sua casa a causa di una violenza sessuale. Riparerà a Palermo nell’orfanotrofio dei Cento Scalini,  dove incontrerà il suo destino che ha il volto di due fratelli, Ludovico e Sofia con cui sarà nuovamente  costretta alla fuga.

Sullo sfondo delle vite dei protagonisti scorre la storia del nostro Paese, di un’Italia che  abbiamo dimenticato: quella dell’emigrazione, dei matrimoni riparatori, delle Fiat Seicento e del boom economico.

Un romanzo che testimonia l’evoluzione del Magatti scrittore che ha affrontato questa seconda prova con  maggior consapevolezza, anche attraverso lo studio dei personaggi; un libro che ancora una volta parla al  cuore e accompagna il lettore “dentro” l’anima stessa dei protagonisti, con uno stile narrativo immediato, quasi visivo e come sempre personalissimo.

Ancora una volta sono molti i temi affrontati nel romanzo, destinato a colpire per l’intensità della narrazione e la singolarità delle vicende.

“È  stato un lungo cammino, intenso e profondo – dichiara Magatti – ed è proprio vero che alla fine ci si innamora davvero dei propri personaggi. Dentro a “Ludovico detto Vico” ho potuto affrontare le questioni che più mi stanno a cuore, quelle a cui il più delle volte è difficile dare delle spiegazioni logiche: l’amore incontenibile che lega le persone e la difficile scelta di lasciare andare chi si ama per davvero, la maternità del cuore e non del corpo, quella che sancisce affetti particolari tra figli adottivi e i propri genitori; la straordinaria sensazione nel provare a stringere la mano ad una persona con un dono speciale e una luce vivida nello sguardo. Insomma, mi sono fatto un sacco di domande alle quali ognuno di voi, tra le righe, troverà le sue risposte. Ma la cosa più importante per me è rimanere sempre  dalla parte di più deboli, dove mi piace stare”.

Il terreno su cui si avventura Magatti con questo romanzo non è semplice: i temi che affronta colpiscono  duro, ma non mancano la terrenezza dello sguardo incantato sull’amore e la sua capacità di leggere i  “piccoli spostamenti del cuore” che restituiscono intensità alla vita.

 E poi c’è Vico, il protagonista: un irresistibile “ragazzino” a cui la vita ha chiesto e dato molto.

Un romanzo “senza pelle”: da leggere d’un fiato.

Alberto è alla sua seconda prova letteraria, il secondo romanzo, ma aveva già dato alle stampe “Dall’officina alla cucina”: un “diario culinario” in cui spiegava che non c’è poi molta differenza tra “tornire un pezzo” e realizzare un piatto: passione e precisione sono sempre gli ingredienti principali.

Il cinquantasettenne mandellese è inoltre da alcuni anni alla guida di una cooperativa sociale, la cooperativa Incontro che si occupa di inserimento lavorativo di disabili e persone con fragilità.” “Un’esperienza molto formativa – conferma – troppo spesso si crede di fare queste attività per essere utili agli altri, ma poi la vita ci dimostra che sono gli altri ad essere utili a noi: in coop ho imparato tantissimo, sulle persone, certamente, ma soprattutto su me stesso”.

Il suo rapporto con la scrittura è autentico e intenso: “E’ terapeutica, l’ho incontrata nel lockdown ed è stata la mia medicina più preziosa. Mi piace pensarmi come un esploratore: la “mia terra misteriosa” sono i sentimenti, le emozioni che le storie sanno suscitare”.

Ultimo saluto a una donna emblema dell’imprenditoria

E’ deceduta l’imprenditrice e dirigente di Confcommercio Aurelia Della Torre, di 72 anni. Era ricoverata all’ospedale Santa Croce di Cuneo.
Nata il 6 aprile 1950, aveva conseguito la maturità classica e compiuto studi di giurisprudenza. Divento’  una protagonista dell’imprenditoria femminile nelle associazioni di categoria. Suo il negozio Giocagiò di via Cavallotti. Fu anche  vicepresidente dell’Associazione Commercianti di Cuneo. Vasto cordoglio in città e nella provincia Granda.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Per il Banco del Sorriso ancora solidarietà grazie a Lions e Fondazione Ulaop – Crt

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Dall’inizio della collaborazione nel 2015 sono stati raccolti oltre 365 mila prodotti per la cura e l’igiene della persona. Da quest’anno il Distretto 108 Ia1 metterà anche in campo un programma di screening oculistici e laboratori educativi e di sensibilizzazione sulla cura di sé e sull’igiene personale.

È stata rinnovata ufficialmente la partnership che coinvolge i Lions Club di Torino e cintura e la Fondazione ULAOP-CRT Onlus per il progetto “Il Banco del Sorriso”. La convenzione ha l’obiettivo di integrare la fornitura di generi di prima necessità con prodotti specifici per l’infanzia (pannolini, prodotti per l’igiene, materiale scolastico, ecc.) e proposte di carattere culturale ed educativo.
Nata nel 2015, la collaborazione tra Lions Club e Fondazione ULAOP, continua quindi con un nuovo accordo che si integra con il Mercato Solidale della Consulta per le Persone in Difficoltà all’interno della Rete Torino Solidale. Sono 65 gli enti destinatari coinvolti, tra cui parrocchie, centri di ascolto, Sermig, Cottolengo, e altre realtà dell’area metropolitana di Torino, di Collegno e Rivoli, per un totale di circa 2.700 famiglie beneficiarie e 3.000 bambini nella fascia d’età 0-12 anni.
“Dall’inizio della partnership, nel 2015, sono stati donati dai Club Lions del Distretto 108 Ia1 alle famiglie beneficiarie 362.284 pannolini, 2.400 pacchetti di salviette, 1.080 bagnoschiuma” dice il neo Governatore Carlo Ferraris. “Tutto è stato possibile grazie alla disponibilità di privati come Fondazione Torino Musei e Chiesa del Santo Volto, che hanno messo a disposizione i loro spazi e collaborato agli allestimenti in occasione dei concerti di raccolta fondi, grazie alla collaborazione con alcune farmacie di Torino e con ITA Giolitti, alle raccolte dirette nei supermercati, all’organizzazione di eventi di raccolta fondi come concerti al pubblico e spettacoli di magia per bambini”, aggiunge Giovanna Sereni, Coordinatrice Service “Bambini Nuovi Poveri” e membro Commissione Multidistrettuale Attività di Service.

Si uccide con un colpo alla testa davanti agli impianti sportivi

Ieri uomo di 72 anni si è tolto la vita nel parcheggio dei campi sportivi di Piscina, nel Torinese. Il suicida è un pensionato, che viveva da solo a Piossasco. Si è ucciso sulla sua auto, una Fiat Stilo. Sul posto i carabinieri della stazione di Cumiana, il 118 e il medico legale che ne ha constatato la morte.
(Foto archivio)