Decolla nel primo semestre 2022, secondo il Monitor dei Distretti del Piemonte realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, l’export dei distretti piemontesi: è stato pari a 5,9 miliardi di euro con un aumento del 14,6% rispetto al primo semestre 2021 (753 milioni di euro in più) e del 5,4% rispetto al primo semestre 2019 (più 300 milioni di euro). Positivo l’andamento delle esportazioni piemontesi verso i mercati maturi (+16,4% rispetto al primo semestre 2021), trainati dai Paesi europei tra cui spiccano Francia, Germania e Svizzera e dall’America del Nord (Stati Uniti e Canada), e anche verso i nuovi mercati (+10,9%) con Turchia, Romania e Corea del Sud in testa.
Nuova apertura straordinaria dell’ufficio passaporti
Per agevolare i cittadini residenti nella provincia di Torino è stata disposta la quinta apertura straordinaria dello sportello dell’Ufficio Passaporti della Questura, sito in Piazza Cesare Augusto 5, per la giornata di martedì 8 novembre p.v. orario 15-18, dedicata anche alla presentazione dell’istanza per il rilascio del passaporto di coloro che non sono riusciti a richiedere un appuntamento sull’Agenda on line e devono partire entro il 15 dicembre 2022.
Si specifica che non saranno ricevute le istanze di coloro che devono partire oltre il 15 dicembre 2022.
In questa giornata l’utente può presentare l’istanza senza prenotazione dell’appuntamento sull’Agenda online del sito istituzionale della Polizia di Stato, recandosi presso l’Ufficio portando con sé tutta la documentazione richiesta consultabile sul sito della Polizia di Stato all’indirizzo www.poliziadistato.it.
L’iniziativa è replicata per le stesse motivazioni evidenziate quando sono state pubblicizzate le precedenti aperture straordinarie: aumento esigenze dell’utenza di ottenere o rinnovare il passaporto – fenomeno che ha interessato l’intero territorio nazionale – determinato, in particolare, dal rinnovato desiderio di trascorrere vacanze all’estero dopo le restrizioni determinate dalla pandemia da covid-19, nonché dalla necessità di munirsi del documento per l’espatrio anche per recarsi nel Regno Unito imposto dalla “Brexit”.
Il rilascio del passaporto avverrà secondo tempistica ordinaria, con facoltà, al momento di presentazione dell’istanza, di delegare una persona di fiducia per il ritiro o di chiederne la spedizione al proprio domicilio tramite assicurata postale.
Nei casi di dimostrata urgente necessità, riconducibile ai soli motivi di salute, di lavoro o studio, la gentile utenza è invitata a consegnare al momento della presentazione dell’istanza la documentazione che attesti l’urgente necessità.
“Da oltre 20 anni si ripete la magia del Natale all’asilo steineriano di Torino, in via Cavour 45:
sabato 26 e domenica 27 novembre sarà possibile immergersi nell’atmosfera natalizia con una calorosa accoglienza da parte dell’Associazione Sostenitori della Scuola Rudolf Steiner di Torino. Manufatti, giochi in legno, abbigliamento naturale, libri e originali decorazioni natalizie saranno in vendita a partire dalle 10 fino alle 18 per finanziare e sostenere le attività culturali dell’asilo.
Inoltre, sabato 26 novembre al mattino e al pomeriggio sarà possibile (previa prenotazione) partecipare a tre laboratori per decorare la vostra casa durante le feste: la creazione della corona dell’Avvento, la realizzazione di trasparenti Waldorf e di lanterne a stella. Sabato e domenica sarà possibile pranzare in asilo (su prenotazione) e assistere domenica pomeriggio allo spettacolo di marionette tratto dalla fiaba Tremotino dei fratelli Grimm. Lo spettacolo sarà replicato alle dalle 14 alle 17 ogni ora (prenotazione obbligatoria). Per prenotare gli appuntamenti del bazar e per info 011883550 oppure info@asilowaldorftorino.it.
La scuola aperta nel 1986 accoglie bambini a partire dai 3 anni. Le attività in asilo si fondano sulla pedagogia di Rudolf Steiner: il gioco spontaneo, i girotondi, insieme a diverse attività guidate come euritmia, panificazione e pittura, sono alcune delle giornate che caratterizzano la giornata in asilo, rivolte alla cura del ritmo e dello sviluppo sensoriale del bambino. La scuola offre inoltre consulenze e percorsi culturali nell’ambito della pedagogia steineriana dedicati ad adulti e ai bambini. E’ possibile scaricare dal sito www.asilowaldorftorino.it il programma culturale”
Il Centro Medico Diagnostico (CeMeDi) e il Centro Medico Chiros di Torino, strutture del gruppo sanitario Lifenet Healthcare, propongono un’iniziativa per prevenire le malattie urologiche. Per tutto il mese di novembre sarà possibile sottoporsi a una visita urologica gratuita: basta prenotare qui.
L’iniziativa è rivolta a tutte le persone fumatrici adulte/anziane (uomini e donne dai 45 anni in su) perché, contrariamente al comune sentire, l’urologo non è solo il medico specialista di riferimento per il benessere maschile ma anche un medico che si occupa di urologia al femminile. Mentre prostatite, infertilità, tumore della prostata, disfunzione erettile, ipertrofia prostatica benigna sono alcune delle patologie che interessano l’apparato genitale maschile; cistite, incontinenza urinaria, calcolosi renale, tumore alla vescica sono patologie che interessano anche individui di sesso femminile e di solito sono a decorso cronico che alla lunga può diventare pericoloso anche per altre parti del corpo.
“Con questa campagna vogliamo contribuire a diffondere l’importanza di una cultura della prevenzione delle malattie urologiche – sottolinea Franco Perona, amministratore delegato di CeMeDi e Chiros – Un italiano su sei è colpito da un problema urologico serio. La prevenzione è lo strumento più utile alla diagnosi precoce e questa iniziativa rappresenta una preziosa opportunità per i cittadini”.
Tre dei primi sei tumori maschili più diffusi nel nostro paese riguardano l’apparato urinario (prostata, rene, vescica). In particolare il tumore alla prostata – seconda causa oncologica di decesso maschile – registra ogni anno 36mila nuovi casi e 7 mila morti. Il tumore della vescica è il secondo tumore urologico per frequenza, dopo quello della prostata, e registra 100mila nuove diagnosi e 6mila morti ogni 12 mesi. Seguono il cancro ai reni e al testicolo.
Per quanto riguarda le donne, la cistite colpisce quasi metà delle italiane (40%) mentre l’incontinenza urinaria riguarda circa il 20% delle pazienti con 45-50 anni, poi con l’aumentare dell’età il divario con gli uomini diminuisce fino a scomparire. Il tumore della vescica conta nelle donne 5mila nuovi casi ogni anno, con più di 1200 decessi, la calcolosi colpisce il 5% delle italiane.
Quanto più precocemente ci si affida alla prevenzione, che spesso passa anche da piccoli interventi nello stile di vita, tanto migliori saranno i risultati e le cure da adottare per contrastare un’eventuale patologia.
A Torino il 18 e il 19 novembre, al Teatro Cardinal Massaia
Tutto sommato faccio l’insegnante da poco tempo, ogni settembre finora è stato per me – come per tantissimi altri precari- un terno al Lotto, una pesca miracolosa per scoprire tra curiosità ed angoscia dove il novello dio Algoritmo vorrà inserirmi, con tutto ciò che ne consegue:
nuovi colleghi, nuovi “modus operandi” tipici di ogni sede, nuove metodologie, nuove moli burocratiche di documenti da compilare la cui scadenza viene puntualmente resa nota la notte precedente rispetto all’ultima possibilità di invio, e, soprattutto, nuovi ragazzi con cui imparare a entrare in relazione, a cui proporre un personale approccio didattico sicuramente molto diverso rispetto a quello utilizzato dal collega che mi ha preceduto, classi che mi guardano come si guarda una meteora, come qualcuno che è lì per un po’ ma poi scomparirà negli abissi della notte e delle loro memorie.
Situazioni che noi precari accettiamo con ironica rassegnazione, scambiandoci sguardi e sorrisi di comprensione mentre i primi di settembre ci si ritrova in coda per firmare i contratti, e poi le prime chiacchiere, i primi caffè con quei colleghi “porzione singola” – per chi sa cogliere la citazione – che hanno il sapore dolceamaro dell’ennesimo PTOF da leggere per avere un’idea di dove si è finiti.
Un mondo a sé, quello della scuola, un universo parallelo che puòcapire solo chi lo vive nel quotidiano, chi effettivamente passeggia tra i banchi, requisendo righelli utilizzati come armi improprie, “beccando” chi copia i compiti celato dietro barricate di portapenne e diari, ridacchiando con le studentesse dei primi amori mentre i maschietti giocano a rincorrere palloni posticci di carta di recupero e nastro adesivo.
L’insegnante, quel mestiere che “si vede che quello è un professore”: occhiali, zaino o cartella, sacche di stoffa strabordanti di libri e fogli d’appunti, sguardo stralunato di chi combatte ogni giorno contro l’ignoranza a suon di Dante, Michelangelo, Pitagora, accenti a “chapeau”, “word lists” e chi più ne ha più ne metta.
E poi ci sono le aule, anfratti angusti, sovraffollati di banchi incisi dalla noia, odorosi di adolescenza, con pavimenti ricoperti di bigliettini, ritagli, frammenti di litigate e ridarole e le ormai due lavagne, una antica perennemente sporca di gesso, l’altra ipermoderna, scarabocchiata anch’essa, solo che in digitale.
Quanto ci sarebbe da dire di e su questa “benedetta” scuola italiana! Che tanto non va mai bene, una volta troppo nuova, una volta troppo vecchia, un po’ “senza zaino”, un po’ con i libri digitali, un po’ con i programmi da tagliare, con i progetti da portare a termine, e poi le competenze chiave, e poi, e poi, e poi…
La verità è che chi spesso parla di scuola, a scuola pare non averci mai messo piede.
Ma non è questa la sede per puntare il dito verso i grandi critici, i “dottoroni” della didattica, della pedagogia, verso chi fa tutt’altro e si permette di giudicare il mestiere altrui, verso i teorici dei CFU.
La verità è che di scuola dovrebbe poter parlare solo chi tutti i giorni calca i corridoi e le classi di questi edifici vetusti e tutti i giorni affronta, dopo un’ora di sudatissima lezione, l’inevitabile domanda esistenziale: “Prof, posso andare in bagno?”
Credo sia anche per questo che Filippo Caccamo, attore teatrale e cinematografico, comico e anche autore nel 2019 di un romanzo “Vai tranquillo”, edito Mondadori, ha riscosso tutto questo – meritatissimo- successo. Perché lui il professore lo ha fatto davvero, e con delicata e intelligente ironia ha dato voce sincera a una realtà che è davvero difficile da raccontare senza banalizzarla o criticarla a vuoto. Con l’atteggiamento di chi è abituato a spiegare, attraverso la semplicità di una maglietta in testa o una borsetta a bauletto sotto braccio, Filippo restituisce attraverso i suoi brillanti personaggi “la vita del professore comune”, e tra PDP, segreterie didattiche mai a disposizione, Collegi docenti on line o in presenza e cambi d’ora scoppiettanti è davvero difficile non ritrovarsi.
Ebbene sì, sono anche io una delle tante fans torinesi di Filippo Caccamo e in più, in qualità di insegnante, non posso che ammettere di rivedermi in molte delle situazioni che il comico di Lodi propone nei brevi e numerosi schetc visionabili su instagram. È stato proprio questo particolare senso dell’umorismo, pungente e preciso, mai esagerato o volgare, così vicino alla realtà e capace nel contempo di trasformare singoli individui in tipi stereotipati a convincermi a contattarlo per chiedergli qualcosa di più riguardo a tale arguta trovata.
È nato tutto da un banale messaggio su instagram, per una volta i social hanno risposto alla loro utilità.
Ci diamo un appuntamento telefonico, lo disturbo durante l’ora di colazione, tra un cappuccio e brioche Filippo risponde alle mie numerose domande, alterniamo questioni leggere a riflessioni per cui servirebbero giorni di discussione, parliamo di scuola, delle sue scelte di carriera e di vita. Mi dà l’idea di una persona genuina, percepisco la sua voglia di fare e di mettersi in gioco, noto che conosce a fondo gli argomenti che poi mette in scena.
Infatti il nostro comico, la voce di noi precari e di noi insegnanti spiantati, ha tutte le carte in regola per brillare sotto i riflettori e farci ridere di quelle cose che forse affrontiamo con eccessiva drammaticità.
Si laurea prima in Scienze dei Beni Culturali presso l’Università di Milano, in seguito ottiene la laurea magistrale in Storia e Critica dell’arte, sempre a Milano, intanto persegue la passione per il teatro, la comicità ed il cinema: a partire dal 2014 partecipa ad alcune pellicole cinematografiche (“Senza lasciare traccia”, di G. Cappai; “Rido perchéti amo”, di P.Ruffini) e si esibisce a teatro con spettacoli da lui ideati e recitati quali “Mai una laurea” (2017), “Le mille e una laurea” (2018), “Apprendista con esperienza” (2019) fino all’odierno “Tel chi Filippo”(2022).
Sono principalmente tre i filoni discorsivi a cui Filippo si ispira, i genitori, la vita dopo i trent’anni e il mondo della scuola. Dalla prima tematica nascono ad esempio i personaggi tipo della mamma e del papà, la prima perennemente arrabbiata, il secondo che tenta goffamente di “fare il giovane”; dalla seconda invece viene fuori il tempo che passa inesorabile, si ride e si scherza su questo effettivo momento di passaggio, i trent’anni, in bilico tra la giovinezza piena e l’inizio di una nuova fase di vita, fatta di impegni, stanchezza, lavoro e dormite alle dieci sera che soppiantano malinconicamente le serate in discoteca. Infine, la scuola: qui incontriamo La Carla, la professoressa dalla lamentela perenne, non le va mai bene niente, ma alla fine èquella che aiuta sempre tutti, poi c’è “La vecchia”, quella che agogna la pensione e risolve sempre con un fatidico “ai miei tempi era tutto diverso”, e poi La Preside, che con voce squillante dirige allegra il Collegio docenti, e infine Mimmo, il tecnico tutto fare che tra uno sbuffo e l’altro è un pilastro dell’istituzione scolastica, “dulcis in fundo” la MAD, la personificazione della speranza appesa a un filo, in eterna attesa di una malattia o di qualcuno “incinto”.
Cari lettori, se non lo conoscete, andate a sbirciare sul web, cercate i suoi canali social e concedetevi qualche pausa di sacrosante risate, perché Filippo si merita la vostra attenzione e noi tutti ci meritiamo di prenderci un po’ meno sul serio.
Ecco la gradevole chiacchierata che ho avuto il piacere di portare avanti.
Alessia: come ti è venuta questa brillante idea di parlare del mondo della scuola?
Filippo: Questa è una bella domanda! Io non sono un grande battutista, più che altro faccio situazioni, quando ero in universitàprendevo in giro gli universitari, poi sono diventato grande per l’università e ho iniziato a parlare della scuola. Poi la scuola un po’ si presta da sola, tu entri in una sala insegnanti e dici: “bene un comico non deve neanche lavorare perché è già a posto così”. Quando mi sono trovato ad insegnare mi sono detto: ci sono alcune situazioni, alcuni personaggi alcune cose che devo per forza ricreare. E credo, dalla risposta che ho avuto, che gli insegnanti avessero proprio bisogno di una loro pagina web, di un punto di riferimento, di un loro comico. Ed effettivamente poi è andata bene, ma è stata cosa davvero molto naturale.
Alessia: Come ti è capitato? E’ successo qualcosa che ti ha fatto scatenare la comicità in questo ambito?
Filippo: Sì, la conoscenza di alcuni colleghi e l’osservazione di atteggiamenti e di parole.
La scintilla è stata conoscere la vera Carla, sentire parlare due colleghi e dire “no va beh, non ci credo”. È l’osservazione, l’osservazione della realtà. Il punto di forza è proprio questo: si tratta di personaggi reali.
Alessia: Anch’io – che sono una docente -mi ritrovo molto in quello che dici, mi ci rivedo, e mi piace il taglio che hai deciso di dare alla tua comicità, è questo che fa parte della tua “vis comica” ed è la tua specifica particolarità, sei sottile, ironico, i tuoi personaggi partono da modelli e situazioni reali che tu sai rimodellare, senza offendere nessuno, con estrema raffinatezza.
Alessia: C’è qualcuno che ti ha sostenuto in questo tuo percorso?
Filippo: No nessuno – ride- I miei followers e fine! Io abito a Lodi, ho sempre continuato ad abitare a Lodi, ho casa qui, gli amici qui, tutto qui. È vero i numeri sono alti, i teatri sono pieni in pochi minuti, certo, ed è molto facile partire per la tangente. Io volutamente rimango in una realtà che non mi sostiene. Certo, c’è il conforto che arriva dalla parte web, ma è importante anche per me avere una normalità. Ad esempio quando mi esibivo in teatro ed ero giàconosciuto non mi è mai venuto in mente di lasciare l’università o di non insegnare.
Alessia: Tu insegni ancora?
Filippo: Purtroppo non posso più. Per un anno ho insegnato e basta, perché non avevo ancora una grande attività web, poi l’anno successivo ho seguito entrambi i percorsi e poi non sono più riuscito a reggere un ritmo così intenso, andando continuamente in tour non posso farcela, e i ragazzi come fanno? Avrebbero bisogno del supplente del supplente, ma per loro è necessario avere stabilità. Io d’altro canto ho bisogno di un progetto da portare avanti, in cui credere fino in fondo mentre i ragazzi devono avere un docente presente. Mi sono detto, io quest’anno me la gioco così, sono giovane, vediamo come va… tanto a scuola purtroppo o per fortuna c’è sempre posto!
Alessia: La scuola ti manca come realtà?
Filippo: Sì mi manca e mi mancano i ragazzi. Infatti per avere a che fare con i ragazzi ora tengo un corso di comicità in una scuola qui a Lodi, nella scuola dove insegnavo prima invece faccio un corso di cinematografia. Certo mi manca e faccio di tutto per tenermi in contatto con queste realtà, semplicemente non tutti i giorni alle otto del mattino.
Alessia: Tu insegnavi alla scuola media? I ragazzi si ricordano di te? Ti contattano?
Filippo: Sì certo! Devo essere sincero, i miei alunni sono sempre venuti ai miei spettacoli, alle serate, mi commentano i video, sono molto affettuosi, anche quando ho detto che avrei tenuto questi corsi di comicità, me li sono ritrovati lì a scuola. Davvero meravigliosi.
Alessia: Tra i tuoi personaggi ce n’è qualcuno a cui sei piùaffezionato?
Filippo: Sì certo “la Carla”, che è anche un po’ il personaggio tra virgolette più comune, perché il puntiglioso c’è una volta, quella che vuole andare in pensione anche, ma “la Carla” siamo proprio un po’tutti. È quella che quando c’è il collegio docenti è di là che fa la torta salata, quando arriva una circolare non ha voglia di leggerla, ma ovviamente poi la legge, tentenna, ma lei c’è sempre. Si lamenterà dal mattino alla sera ma è quella che arriva prima, è quella che poi la torta salata la condivide con i colleghi. “La Carla” è il simbolo degli insegnanti, a metà tra l’analogico e il digitale, con quell’interesse romantico che deve poi avere a che fare con la LIM che non funziona e tutto il resto, ma “la Carla” è la vera combattente.
Alessia: Anch’io condivido, la burocrazia è tremenda. Parlando di altre questioni che in effetti rubano diverso tempo parliamo dei social. Che cosa ne pensi?
Filippo: Io li detesto, li uso perché sono obbligato, fine. I social sono da fuori di testa, è un mondo di matti. È un mondo nel quale ogni persona può dire la sua, anche se non ha nulla a che fare con l’argomento trattato. Ad esempio, ho realizzato un video sui PDP, che sono cosa serissima e importantissima io lo so bene, ma l’insegnante ci impiega davvero tantissimo tempo a compilarli, ricontrollarli ecc. Faccio quindi un video prendendo in giro questa burocrazia assurda e diverse persone mi hanno redarguito sulla serietà della questione. Ho dovuto poi mettere un commento per gente che non sa, sottolineando che io prendo in giro la burocrazia, non l’importanza o la finalità del PDP. Quando ero all’università giocavo a prendere in giro alcune materie, ma mai l’utilità della laurea. E poi è anche attraverso la comicità, il prendersi in giro che diamo valore al nostro lavoro e alle nostre cose. I social sono quella cosa in cui devi centellinare determinate parole, non per chissà chi, ma per gente normalissima che semplicemente non sa. E in più ci vuole attenzione perché la comicitàè fortemente in difficoltà in questo periodo, quello che dicevano alcuni comici un po’ di tempo fa non lo possiamo più dire noi oggi, ci chiuderebbero tutti i profili. Non saprei definire il mio rapporto con i social. Cioè ogni giorno apro il profilo e mi chiedo: “Cosa posso fare? Cos’è che non dà fastidio?” Detto questo, la mia è una linea molto pulita, è ironia pulita, non offendo mai nessuno. Io farei tutta la vita teatro e basta, però dall’altra parte questi “sold out” in sette minuti vengono proprio dai social, quindi devi farlo.
Alessia: Condivido, anche per i ragazzi è deleterio usare in modo indiscriminato i social.
Filippo: Io ho fatto delle lezioni sull’uso consapevole dei social, e sono piaciute moltissimo.
Penso che sia un argomento da sostenere e da affrontare proprio con i ragazzi, insegnare loro la differenza tra un utilizzo passivo e uno attivo, attraverso il quale magari si può proporre qualcosa, e via discorrendo. Bisogna insegnare loro a servirsene in modo critico.
Alessia: Condivido, anch’io insegno, la mia materia è arte, ho frequentato l’ Accademia di Belle Arti, e mi sono laureata in Decorazione, arte contemporanea, e ritengo che l’uso indiscriminato dei social sia deleterio. E anche io nel mio piccolo provo a riflettere con i miei studenti su quanto influiscano i social network sulla vita di tutti i giorni, quali siano gli aspetti positivi e quali quelli negativi.
Ti rivolgo ancora alcune domande, magari un po’ impegnative. Ad esempio che cosa pensi della scuola italiana? Dimmi pregi e difetti.
Filippo: Certo. Guarda io ti rispondo con la mia frase storica: “tolta la LIM, siamo nel 1970”.
Davvero, se togliamo la LIM, rimangono i quaderni, le penne, i fogli protocollo, i voti, la paura per l’interrogazione. La domanda dopo è“qual è la soluzione?”, beh purtroppo quella non la so! Non ho le competenze, non ho lo studio specifico, non ho la debita conoscenza culturale per dare una risposta. A mio parere un problema grosso riguarda la lentezza, la scuola italiana è troppo lenta, è stantia e poi oggi c’è la demotivazione da parte dei docenti, dovuta all’impossibilità del docente di fare qualsiasi cosa: non può mettere la nota, non può mettere un 4 ecc. Cioè prima di mettere un 4 devi rifletterci mille volte, ah quell’alunno ha il pdp, quindi non si può fare niente, anzi ormai bisogna far passare ogni studente per forza. Perchése poi vuoi fermare qualcuno arriva la preside, arriva la circolare, la famiglia e comunque non si risolve nulla. E poi ci sono i docenti piùanziani che non vedono l’ora di andare in pensione, i docenti piùgiovani che non sanno che fare. Per fortuna ci sono anche i docenti appassionati, e non è vero che sono pochi, perché poi si dice sempre anche questa cosa, che c’è sempre un solo paladino della giustizia che sguaina la spada, non è vero, gli insegnanti appassionati sono tantissimi, io nel mio piccolo l’ho visto, nella mia scuola ne ho incontrati molti, che magari ti inseguono nei corridoi per un’idea, un progetto, che magari alla domenica pensano ai propri allievi e ai loro problemi, e si preoccupano per cercare soluzioni didattiche adeguate.
Alessia: Si ecco, la scuola è proprio un mondo a se stante, se uno non la vive non riesce a comprenderla a pieno. È un mondo complesso e bellissimo allo stesso tempo. E tu sei riuscito a raccontare quello che succede all’interno della scuola a chi della scuola in realtà non sa nulla. Per concludere: altre hit dopo “Giovani supplenti”?
Filippo: Una bella domanda. In realtà io adoro fare le canzoni, quindi altre canzoni sì, arriveranno. Però ecco serve una hit, non voglio fare una canzone da zero perché io insomma faccio ridere, canto, faccio la parodia ma non ho la presunzione di scrivere un testo su una musica nuova, quella roba lì la lascio fare a chi è capace.
Alessia: Allora aspetto un video sul docente di arte.
Filippo: Sì, sì arriverà anche quello. Sto lavorando su una serie di video su “tutti i docenti di…” poi ho in mente una serie che sto scrivendo che credo potrà essere molto carina, vediamo insomma cosa succede, piano piano.
“Tempus fugit”, per lui e per me, che devo entrare in classe.
Ancora un personale grazie e un personale complimento a chi èriuscito a dare voce a questo universo sgangherato che è quello della scuola, nello specifico della scuola media, quell’anfratto di vita “di serie B”, sdegnato e allontanato da tutti, quel qualcosa che passa inosservato e volutamente non visto. Ma, cari lettori, ricordate: “l’essenziale è invisibile agli occhi” (“Le Petit Prince” Antoine De Saint-Exupery).
ALESSI CAGNOTTO
Controlli di polizia a San Salvario e Piazza Bengasi
Con centinaia di persone identificate
Nella scorsa notte, hanno avuto luogo, come di consueto, i controlli congiunti della Polizia di Stato e delle altre forze di polizia (Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza) nelle aree cittadine interessate dal fenomeno della cosiddetta “movida”, quali Piazza Vittorio, i Murazzi del Po, il quartiere San Salvario e la zona di Piazza Santa Giulia.
L’attività, espletata tramite pattuglie appiedate e presidii fissi svolti, per quanto riguarda la Polizia di Stato, da personale del Comm.to di P.S. Barriera Nizza, del Reparto Mobile di Torino, delle Volanti dell’UPGSP e dell’unita cinofila, ha consentito, soltanto questa notte, l’identificazione di 130 persone e il controllo e di 4 attività commerciali. E’ stata anche sequestrata una modica quantità di sostanza stupefacente ed elevata una sanzione amministrativa in merito.
Sempre personale del Comm.to di P.S. Barriera Nizza, nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, ha coordinato 4 servizi di controllo straordinario del territorio nella zona di Piazza Bengasi, in particolare nell’area parcheggi e in corrispondenza dell’uscita della metropolitana, identificando, con l’ausilio del personale del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte, 270 persone. 20 le attività commerciali sottoposte a controllo. Complessivamente, dall’inizio del mese, l’attività espletata della Polizia di Stato in questa zona ha condotto al controllo di 600 persone.
I servizi di polizia nelle aree sopra menzionate continueranno con cadenza regolare.
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Ruffino (Azione): cinismo e bandiera identitaria
Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):
Il canovaccio è ormai ben conosciuto: all’inizio si impediscono le operazioni di sbarco degli immigrati raccolti in acque internazionali dalla flottiglia delle Ong. Poi si accorda il permesso di sbarco ad anziani, donne e bambini e si lasciano gli adulti a mollo sotto il sole. Si aprono le trattative, ci scappa qualche morto tra i disgraziati in fuga, e allora scendono tutti gli altri. Tanto cinismo, al solo scopo di far sventolare la bandiera identitaria della destra, a chi è utile? Perché tutte le persone ragionevoli sono indignate di fronte al commercio di carne umana su cui si arricchiscono gli scafisti con l’ausilio, immagino, della criminalità organizzata italiana. A nessuno piace vedere in giro per le nostre città torme di clandestini arrivati da chissà dove e lasciati allo sbando.
Le autorità pubbliche e i ministri competenti sono inadempienti rispetto a una politica di accoglienza seria, ben organizzata: il primo modo per colpire le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei clandestini è tagliare l’erba sotto i loro piedi. Come? Ad esempio concedendo un alloggio agli immigrati che arrivano provvisti di documenti personali e sanitari, e dividerli da quelli che si affidano invece alla criminalità. Mettere gli immigrati in conflitto con i loro sfruttatori. È un’idea che a mio giudizio va esplorata con molta cautela. Ne parlerò con il mio gruppo per assumere eventualmente un’iniziativa legislativa.
Torino città del cinema, con ricadute positive sull’economia. Sono state più di trenta le produzioni da inizio anno a Torino: 18 film e 13 serie tv. Tanti gli attori, registi e professionisti che hanno soggiornato in per oltre 100 settimane di riprese e altrettante di preparazione. La spesa per i pernottamenti a fine anno supererà i tre milioni di euro. Si pensi che solo la produzione di Fast X, decimo episodio della serie Fast & Furious, ha garantito agli hotel piemontesi spese alberghiere pari a 1.109.000 euro. Soddisfazione da Film Commission Torino Piemonte e Federalberghi Torino che hanno in programma di potenziare la collaborazione avviata nel 2021 con la sigla di un protocollo di intesa per promuovere Torino come location ideale per le produzioni cinematografiche.
È grande Juve!
13esima giornata
Juventus-Inter 2-0
Rabiot
Fagioli
Con un grandissimo secondo tempo la Juventus, vince lo scontro diretto contro l’Inter, è la prima volta in questa stagione che accadde contro una diretta concorrente, scavalca in un colpo solo Inter e Roma, salendo al quinto posto e raggiungendo quota 25.
L’inter resta a quota 24 e scende al settimo posto, perdendo la quinta partita su 13 giocate.Più pericolosi i nerazzurri nel primo tempo (occasioni per Dzeko e Dumfries), ma è Rabiot a sbloccare la gara all’ inizio della ripresa. Poi una rete annullata a Danilo, un’occasione per Lautaro per il pari, palo di Kostic ed il secondo gol di Fagioli, sempre su assist di uno scatenato Kostic. Allegri sale a quota 25 punti, resta a 24 Inzaghi. Nel secondo tempo tornano Chiesa (già rientrato in Champions) e Brozovic.Dopo questa vittoria la Juve entra in una stanza piena di luce, l’Inter in un’altra dove viene, momentaneamente, spenta.
Enzo Grassano
CINQUEMILA SOSTENITORI IN PIAZZA NELLA SUA CHIVASSO
Francesco Pecco Bagnaia, giovane pilota originario di Chivasso, ha vinto il titolo mondiale della MotoGp, classe regina del motociclismo.
Al Gp di Valencia il pilota della Ducati si è piazzato nono alla fine della ventesima e ultima gara in calendario vinta da Alex Rins su Suzuki davanti alla Ktm di Brad Binder e alla Pramac di Jorge Martin.
Quarto è arrivato Fabio Quartararo che aveva bisogno della vittoria per difendere il titolo vinto nel 2021 in caso di caduta di Bagnaia o un piazzamento del pilota torinese oltre il 14mo posto. Grande festa a Chivasso per questo prestigioso successo sportivo mondiale: sono scesi in piazza in cinquemila.
“È stata la gara più dura della mia vita e della mia carriera. Volevo arrivare tra i primi cinque, ma ho sofferto tanto, la moto era impossibile da controllare. Ma l’importante è che sono campione, è una giornata incredibile. Sono davvero felice”, ha commentato Bagnaia.