ilTorinese

Entrano nel vivo i campionati di tennis in carrozzina

TESTE DI SERIE AVANTI

CON IL “GRANDE RITORNO” DI FABIAN MAZZEI NEL SINGOLARE OPEN MASCHILE

Il cinque volte paralimpico raggiunge la semifinale insieme a Scalvini, Zeni e Cippo.

In attesa della n° 1 Lauro, nel singolare Open femminile la prima finalista è Morotti

Entrano nel vivo i Campionati Italiani di Tennis in Carrozzina, in corso di svolgimento presso il Centro Sisport Mirafiori di Via Pier Domenico Olivero 40 a Torino con l’organizzazione di Sportdipiù. Nessuna sorpresa dopo le prime due giornate di gare, con le teste di serie che avanzano senza particolari problemi alle fasi finali con il “grande ritorno” di Fabian Mazzei nel singolare della categoria Open (atleti con disabilità agli arti inferiori) maschile.

L’atleta bolognese del Tennis Club Budrio, cinque volte paralimpico, già numero 1 del ranking italiano e tra i primi 20 di quello internazionale, ha infatti ottenuto l’accesso alla semifinale insieme a Edgar Scalvini (Active Sport Brescia), Antonio Cippo (CUS Torino, ultimo piemontese in gara) e Giovanni Zeni (Canottieri Baldesio). Stesso discorso anche per quanto riguarda il singolare della categoria Open Femminile dove, in attesa che scenda in campo la n° 1 Marianna Lauro(ASDC Sardinia Open), la prima finalista è la testa di serie n° 2Silvia Morotti (SBS Bergamo).

Nella scalata verso il titolo tricolore, Mazzei ha superato nel 1° turno la testa di serie n° 5 Marco Pincella per 6-3 6-1, nel 2° turno Marco Colombo per 6-1 6-0 e ai quarti di finale la testa di serie n° 4 Luca Spano per 6-2 6-2. La testa di serie n° 1 Scalvini (direttamente qualificato al 2° turno) ha superato Andrea Rinaldini per 6-1 6-0 e la testa di serie n° 6 Erik Trovesi per 6-1 6-3. La testa di serie n° 2 Cippo ha sconfitto Alessandro Paulon per 6-0 6-1, il compagno di squadra Luca Paiardi per 6-2 6-2 e Mario Cabras per 6-4 6-1. Infine, la testa di serie n° 3 Zeni ha battuto Umberto Patermo per 6-4 6-2, Alessandro Ferrecchi per 6-1 6-1 e il giovanissimo Francesco Felici per 6-3 6-2.

Dopo aver superato la compagna di squadra e testa di serie n° 3 Vanessa Ricci per 6-1 6-4, Morotti ha raggiunto direttamente la finale a causa del ritiro di Monica Quassinti in semifinale. Lauro, invece, domani si giocherà l’accesso alla partita più importante affrontando Roberta Faccoli della Active Sport Brescia.

Il trend non si è invertito nemmeno nel singolare della categoria Quad (atleti con disabilità agli arti inferiori e disabilità ad almeno un arto superiore, uomini e donne insieme). Anche qui, i semifinalisti saranno le prime quattro teste di serie(tutte hanno saltato il 1° turno perché direttamente qualificate): Alberto Saja (Active Sport Brescia) ha superato Vincenzo Trojlo per 6-2 6-2. Alfredo Di Cosmo (Tennis Club Insubria Bregnano) ha sconfitto Massimo Girardello con lo stesso punteggio. Ivano Boriva (Active Sport Brescia) ha battuto Maria Grazia Lumini per 6-2 7-5. Davide Giozet (Tennis Club Sedico Belluno), infine, ha avuto la meglio su Katja Scherilloper 6-1 6-3. Sono iniziate, nel frattempo, anche le partite di doppio Open e Quad, oltre ai tornei di consolazione per gli atleti e le atlete eliminate nei turni precedenti.

IL PROGRAMMA DELLE SEMIFINALI – SABATO 8 OTTOBRE – ORE 9

Singolare Open maschile

Edgar Scalvini – Fabian Mazzei

Giovanni Zeni – Antonio Cippo

Singolare Open femminile

Marianna Lauro – Roberta Faccoli

Singolare Quad

Alberto Saja – Davide Giozet

Ivano Boriva – Alfredo Di Cosmo

Doppio Open

Doppio Quad

Consolazione Open maschile

Consolazione Open femminile

I Campionati Italiani di Tennis in Carrozzina sono realizzati con il patrocinio della Regione Piemonte, della Città Metropolitana di Torino, della Città di Torino, del Comitato Italiano Paralimpico e della Federazione Italiana Tennis e sono inclusi nel programma di Piemonte Regione Europea dello Sport 2022. La loro organizzazione da parte di Sportipiù non sarebbe possibile senza il fondamentale contributo degli sponsor: oltre ai sostenitori istituzionali Reply, Beneficentia Stiftung, Vigel, Angelini, Barricalla, Megadyne e Gruppo Ver Plast, vanno ad aggiungersi Dondi Salotti, Expo Srl, TeleFlex, Reale Group e Lauretana. Immancabile, come sempre, anche il supporto dei partner ISCOG, Volo2006, Lab 3.11, CPD Consulta Persone in Difficoltà e Autocarrozzeria Nuovo Jolly.

Per gli aggiornamenti su tabelloni e risultati consultare il sito www.sportdipiu.it alla sezione News; l’accesso ai Campionati è libero e gratuito previo accredito presso il desk segreteria.

Schianto all’alba: muore ragazza di 21 anni

Un incidente mortale si è verificato questa mattina, intorno alle 6 a Bellinzago, nel Novarese, sulla strada per Cameri. Un’auto si è schiantata contro un muretto di recinzione. La vittima è una ragazza  di 21 anni di cui ancora non si conoscono le generalità. Due i feriti ma non sono in pericolo di vita. In fase di accertamento la dinamica dell’incidente.

Floreal a Stupinigi nel segno della sostenibilità e del rapporto tra piante e uomo

Ha preso il via ieri mattina alla Palazzina di Caccia di Stupinigi la seconda edizione di FLOReal,  Festival di tre giorni ( da venerdì 7 a domenica 9 ottobre) nel segno della sostenibilità e del rapporto tra piante e uomo, in cui la mostra mercato florovivaistica fa da colorata cornice a un ricco palinsesto culturale e di spettacoli che mette al centro la Natura in tutte le sue forme: presentazioni di libri e conferenze, proiezioni di cortometraggi e documentari, performance teatrali, mostre, laboratori, senza dimenticare un ampio spazio dedicato alla gastronomia, in compagnia delle eccellenze del gusto del territorio.

Pd: “Da Alba parte l’avviso di sfratto per Cirio”

Il Gruppo Pd si è incontrato  per una giornata di studio e programmazione dei prossimi mesi. 

Ieri, a Guarene, nel Roero, alle porte di Alba, il Gruppo Consiliare del Partito Democratico si è incontrato per una giornata di studio e di riflessione alla luce delle recenti elezioni politiche e della prima fase del “tour dem”, conclusasi in regione poche settimane fa.
“Stare tra la gente e far percepire la propria posizione” si conferma la carta dei consiglieri regionali del PD che, da marzo a settembre, grazie al format del “tour dem” ha organizzato 15 incontri sul territorio con 2000 chilometri percorsi in tutte le province.

Nel corso della riunione si sono evidenziati i temi su cui il gruppo lavorerà nei prossimi mesi sia in consiglio che nei territori. Temi già oggetto di grandi battaglie da parte del Pd regionale, Sanità e Salute, Sociale, Lotta al Gioco d’Azzardo Patologico e contrasto al progetto di legge Allontanamento Zero che sono stati accolti con interesse dai piemontesi.
L’orizzonte è quello delle elezioni regionali del 2024 dove il Pd con i suoi alleati si presenterà come alternativa credibile e forte al governo di Cirio e delle destre fatto di tanti annunci e scarsi risultati.

“Guardiamo ai problemi dei piemontesi. Avviamo la fase 2 del nostro tour per il Piemonte con un percorso di ascolto e proposta e smaschereremo anche le tante promesse mancate della Giunta Cirio” – dichiara il capogruppo PD Raffaele Gallo.

“Dal territorio di Langhe e Roero, dove oggi ci siamo incontrati , parte un percorso di proposte per dare al Piemonte nel 2024 un governo all’altezza delle sfide del nostro tempo. La serietà vuole contraddistinguere il nostro modo di lavorare per il bene comune, per il bene dei cittadini, delle famiglie, delle imprese piemontesi. Meno annunci e più fatti”; così ha concluso il consigliere regionale cuneese ed ex sindaco di Alba Maurizio Marello.

Rabarama e Severino Del Bono, un connubio vincente alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia

Grande successo di pubblico giovedì 6 ottobre scorso per l’inaugurazione della mostra personale su Rabarama e Severino del Bono, intitolata “Il luogo dell’anima”, aperta fino al 15 ottobre prossimo presso la galleria Malinpensa by Telaccia.

Rabarama, alias Paola Epifani, nasce a Roma nel 1969 e lavora a Padova. È figlia d’arte perché il padre è pittore e scultore e la madre ceramista e lei, fin da piccola, ha mostrato un naturale talento per la scultura. La sua formazione è avvenuta presso la Scuola d’Arte di Treviso e, in seguito, l’Accademia di Belle Arti di Venezia.
In mostra la sua personale è affiancata all’esposizione dei lavori, tele e sculture, dell’artista bresciano Severino del Bono.
Rabarama crea sculture e dipinti contraddistinti da uomini, donne e creature ibride, la cui pelle è decorata con simboli, lettere e geroglifici, accanto a altre figure dalle forme mutevoli. Nel corso del tempo l’artista ha sperimentato e realizzato opere in diversi materiali. Le prime erano in terracotta, in seguito ha scelto i più conosciuti bronzi dipinti e i pezzi unici in marmo, vetro e pietre rare, monotoni in resina siliconica, gioielli d’artista, serigrafie.
Il suo percorso artistico è stato costellato di successi, fino a essere presente alla 54esima Biennale di Venezia, con un’opera dal titolo “Abbandono”, completamente realizzata in marmo di Carrara. Le sue opere sono state esposte anche nelle più grandi capitali europee e non, quali Parigi, Firenze, Cannes, Miami e Shanghai.
Le opere di Rabarama esposte in mostra sono sia in edizione limitata sia non.
Il suo percorso artistico risulta costellato di successi, a partire dalle gigantesche sculture in metallo, realizzate in bronzo, alluminio, gomma e marmo, raffiguranti figure umane. L’artista ha dimostrato attraverso queste opere una posa raccolta e introspettiva, che si rivela nella varietà dei pattern e dei disegni utilizzati per la decorazione.
L’arte di Rabarama ha la capacità di trasmettere all’osservatore una tematica di forte valenza simbolica, psicologica e sociale, in cui ogni personaggio vive attraverso una dinamicità di interpretazione che va oltre l’aspetto puramente estetico.
Si tratta di un linguaggio di straordinaria energia vitale che, impreziosito da una interiorità profonda, emana un significato della vita umana davvero straordinario.
La ricerca da parte di Rabarama è stata influenzata dai suoi viaggi in Oriente e dalla filosofia di questo universo, così totalmente diversa da quello occidentale e contraddistinto da una maggiore spiritualità.
Lo stesso nome ‘Raba-rama’, scelto dall’artista all’inizio degli anni Novanta, è di origine sanscrita e deriva da un motivo personale, privato, che l’artista raramente divulga. Nel corso degli anni è giunta a conoscenza del fatto che “Raba” in sanscrito significa “segno”, mentre Rama si collega alla divinità. L’artista ha considerato una coincidenza fortuita che lo pseudonimo scelto potesse essere una sorta di ‘segno divino’, in relazione all’energia universale di cui tutti facciamo parte.
Proprio la cultura millenaria orientale ha spinto Rabarama verso la ricerca di una via di fuga dalla predeterminazione. Rabarama risulta affascinata dalla Cina, che ha avuto occasione di visitare più volte, e dal Giappone, che l’affascina come l’India.
Dalle loro consuetudini e costumi ha cercato di ampliare la sua conoscenza e approfondire la sua ricerca artistica. Il senso del viaggiare per Rabarama si arricchisce di alcune caratteristiche, quali la passione, l’istinto, la razionalità, la conoscenza, ma anche l’irrazionalità. Sono tutte peculiarità che l’artista associa a delle modalità di viaggio, un viaggio che anche quello della vita. Quello da lei compiuto per primo risale a quando aveva 17 anni ed era partita per il Messico.
La Cina è stata da lei visitata più volte e rappresenta un Paese in cui tradizioni, paesaggi e contraddizioni le sono rimaste impresse nel cuore e nella mente.
L’essere umano diventa una pura espressione di stati d’animo e di sensazioni.
Severino Del Bono, di origine bresciana, cresce in un ambito familiare in cui risulta molto vivo l’amore per l’arte. Si avvicina e apprende i metodi della tecnica pittorica grazie al fratello maggiore, pittore amatoriale.
E proprio questa esperienza lo guiderà nella scelta stilistica sulla quale deciderà di focalizzarsi a partire dai primi anni Novanta, prediligendo la figurazione e concentrandosi sulla trasfigurazione intellettuale dell’anatomia umana, percorsa, tuttavia, da una vena imperialista.
La sua ricerca si concentra tutta sul rapporto tra natura umana e artificio tecnico, sulla perdita di identità causata dalle metamorfosi bioniche cui sottopone visi e corpi, rese con acromie acide che veicolano un senso di irrealtà sinistra.
I soggetti prediletti dall’artista sono, soprattutto, volti di giovani donne, ritratte nella immobilità ieratica di un realismo algido, ammantate dalla luce della grazia divina, capaci di emanare un’aura di temporalità immanente che richiama la perfezione estetica delle divinità classiche. Del Bono definisce i tratti fisiologici scandendo i livelli di luce e ombra, definiti modulando i colori con un’abilità tecnica che, nel tempo, si è acuita. In seguito li priva della profondità dello sguardo che rappresenta il primo strumento di introspezione, coprendolo con oggetti in genere in bilico tra iconografia pop, straniamento surreale e un’ironia tautologia che è tutta riferita all’atto del vedere. Ne emergono animo, psiche e tensione emotiva, dettate dalle piccole alterazioni dell’espressione, quali labbra e solchi che corrugano la pelle.
Una seconda sezione, accanto a quella dei dipinti, che per l’artista rappresentano un ritorno all’infanzia, è costituita da sculture a forma di supposta, realizzate da un marmista vicino a Brescia. Alcune sono realizzate in marmo Botticino, estratto nelle cave di Botticino, Nuvolento, Nuvolera e altri centri del Bresciano.
Un esempio in mostra è stato realizzato in marmo rosa del Portogallo e un secondo in marmo bianco Lincoln. Sempre alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia è presente un bozzetto della supposta alta 5 metri e 10, che sarà collocata a Brescia.

Mara Martellotta

Expocasa: la casa del futuro comincia qui

Cosa amano della propria abitazione i visitatori di Expocasa? Cosa cercano al salone dell’arredamento?

Se l’ambiente preferito è il soggiorno, l’attenzione del pubblico non si limita agli arredi, ma abbraccia tutti i temi del salone, compreso il design più sofisticato – che ad esempio propone le piastre a induzione che si appendono – e si allarga alla cura della dimora nel suo insieme, puntando sul risparmio energetico.

 

Torino, 6 ottobre 2022 – Il soggiorno è l’ambiente preferito dai visitatori di Expocasa, l’immenso show room dell’arredamento all’Oval Lingotto Fiere fino al 9 ottobre. Nell’indagine realizzata da GL events Italia, tra i visitatori che hanno scaricato l’accredito finora, in 35.000 lo hanno messo al primo posto, seguito da cucina, studio e bagno. Il pubblico di Expocasa si lascia sedurre dalle sofisticate soluzioni di design che guardano al futuro, però è qui anche per imparare e chiedere consigli su come affrontare la ristrutturazione della propria casa. La domanda più gettonata: come riqualificare la casa per raggiungere l’indipendenza energetica?

Il soggiorno è amato perché è il più versatile e il più vissuto, seguendo la tendenza che lo vede sconfinare ed entrare in cucina, integrandola in un ambiente unico, con soluzioni mimetiche, soprattutto quando lo spazio è limitato. Ma la cucina living piace anche nelle grandi metrature, per amplificare appunto la vivibilità della sala. Lo studio è un’esigenza crescente, legata all’esperienza dello smart working. Anch’esso può essere ritagliato nel soggiorno, ma è ambita la possibilità, metri quadri permettendo, di avere una stanza dedicata. Infine cresce la tendenza a trasformare i bagni in piccoli salotti, deputati al relax, dove impiegare anche le carte da parati, con risultati sorprendenti.

A Expocasa il pubblico cerca anche idee e consigli per ristrutturare, per il risparmio energetico, oltreché per pulizia sicurezza. A confermarlo sono i numeri dei primi 3 giorni: 350 soluzioni tecnologiche per la pulizia vendute, presi d’assalto gli stand che propongono sistemi di sicurezza per la casa. Anche l’Agenzia delle Entrate è presente a Expocasa con il servizio di assistenza gratuito “Incontra l’esperto” che nei primi giorni della manifestazione ha già accolto circa 100 persone. Tra i temi più richiesti: la differenza tra manutenzione ordinaria e straordinaria, la sostituzione di caldaia, i titoli abilitativi per il rilascio delle asseverazioni, il calcolo dell’Iva e le modalità di pagamento per usufruire delle diverse agevolazioni.

Affluenza oltre ogni aspettativa, nel primo week end, ma anche durante la settimana, negli stand dal taglio più tecnico consulenziale per il risparmio energetico, dove impianto fotovoltaico e pompa di calore sono le soluzioni più richieste, inseguendo l’obiettivo di eliminare il gas e raggiungere l’indipendenza. E la Ventilazione Meccanica Controllata (VMC)? Poca o nulla la conoscenza di questo sistema che consente il ricambio continuo e la purificazione dell’aria in un ambiente confinato, senza spalancare le finestre. Una soluzione strategica in termini di energia e fondamentale per respirare aria pulita in casa, dove l’inquinamento è fino a 5 volte più elevato rispetto all’esterno. «Expocasa infatti è anche l’occasione per diffondere la cultura su tecnologie ancora poco note al grande pubblico, ma fondamentali per il benessere dell’ambiente in cui viviamo e del nostro portafoglio» spiega Fulvia Ramello, project manager della manifestazione.

A tutto questo si intreccia il design, quello iconico, con pezzi d’autore come la Panton Chair, disegnata dal designer Verner Panton nel 1960, a prodotti, prototipi, progetti che hanno ricevuto il Compasso d’Oro. Quello sperimentale di 6 giovanissimi designer che hanno presentato prototipi unici. Ma soprattutto il design industriale contemporaneo che si proietta verso il futuro, dove estetica, tecnologia e funzionalità si integrano lavorando su materiali e finiture. Ad esempio il sistema Quokker è un rubinetto che fa tutto: acqua bollente a 100° e un secondo dopo acqua frizzante fredda. Poi ci sono soluzioni salvaspazio per ambienti che si trasformano, come le piastre a induzione che si possono appendere, ma anche quelle invisibili, realizzate su un piano in gres porcellanato dove soli 4 piccoli segni fanno intendere dove posizionare le pentole per cucinare.

Perché, come è stato sottolineato nel convegno di apertura: il design evolve in funzione dei cambiamenti culturali della società in cui vive. Non a caso a Expocasa si parla anche di design for all con soluzioni per case e ambienti per persone che necessitano di maggiore attenzione. «In questa edizione il nostro obiettivo è stato anche di stimolare le aziende a sviluppare una nuova attenzione sull’accessibilità e sulla disabilità, non come limite, ma come opportunità per progettare e sperimentare soluzioni innovative – aggiunge Ramello-. Realizzare ambienti inclusivi non è più solo un’opzione, ma è la mission richiesta a tutti i grandi player del settore casa».

Tra gli ultimi appuntamenti in arrivo:

 

 sabato 8 due incontri: alle 10.30 sulla VMC per vivere in una casa più sana e alle 18.00 sull’efficacia dei sistemi di VMC per la sicurezza ed il benessere di studenti e personale scolastico nelle scuole.

Argomento clou degli eventi di domenica 9, ultimo giorno del salone, è il risparmio energetico. Si parte alle 12.00 con suggerimenti su Come ristrutturare casa tra stile, tecnologie e risparmio energetico. Si continua alle 15.00 con le istruzioni per risparmiare energia elettrica e gas attraverso ricette e metodi di cottura, ricorrendo quindi alla chimica degli alimenti, come il succo di limone e l’aceto che oltre a bilanciare sapori e aromi di un piatto grazie all’acidità, inducono una sorta di “cottura”.

Non solo arredamento dunque, ma anche suggestioni, stimoli e informazioni pratiche attraverso numerosi eventi. Qui il programma completo: Calendario Eventi – Expocasa

L’Alfieri e il Gioiello cambiano abito: ma sempre con la stessa passione e lo stesso impegno

Poco più di una settimana fa, la “abituale” presentazione di una stagione teatrale.

Ti accomodi in poltrona e tutto ti pare eguale a tutte le altre simili serate delle passate stagioni. Gli attori amici, le strette di mano e gli abbracci, i sorrisi, “mi raccomando, vieni allo spettacolo”, “certo, verrò”, ancora i sorrisi e l’attesa di un lungo elenco di titoli. Poi una maschera passa a metterti in mano un fascicolo di carta, pinzato, carta rosata, tranquillizzante nella pacatezza del suo colore, undici fogli stampati bianca e volta, una grande foto in prima, il vecchio titolo “Scatola dei sogni”, la scritta “teatro alfieri”, le maiuscole abolite, a ricordarci dove siamo, quel che andremo a vedere. Poi la memoria ti dice che gli anni scorsi, nelle medesime occasioni, il fascicolo s’apriva in maniera diversa, c’era “la buona abitudine di andare a teatro”, c’era il saluto cordiale, affettuoso, il ben ritrovati prima di Germana Erba e poi di Irene Mesturino. Cominci a scorrere le prime righe ed ecco la bomba, per chi segue il teatro da sempre, credo per il pubblico in sala, per lo sconosciuto affezionato che seduto accanto a te prende a farsi delle domande, a imbastire commenti. Insomma una burrasca teatrale. Cominci a leggere parole come “passaggio del testimone”, “gestione” accanto a nomi diversi da quelli che sempre hai accomunato alla sala di piazza Solferino: e sei obbligato a renderti conto che nel corso dell’estate qualcosa di grosso, di teatralmente importante è accaduto sui palcoscenici torinesi.

Termina un’epoca, l’espressione d’obbligo era “i teatri di Erba”. E adesso? Sessant’anni gloriosi, cesellati di lavoro e di passione, prima il Commendatore, poi la figlia vulcano inarrestabile d’idee, fino a ieri la nipote, perennemente in ufficio, lontano dalle luci. Arretrato di un passo, Gian, il corpulento marito e padre, pronto a organizzare, a riempire di scenografie un palcoscenico vuoto. Ma allora che è successo? “Abbiamo incrociato l’opportunità giusta”, confessa Irene Mesturino, “ripeto l’esempio che faccio spesso, la sala del Gioiello di via Colombo. La sala era un cinema chiuso, credo da più di dieci anni, tutte le volte che le passavo davanti mi ripetevo che peccato! uno spazio simile inutilizzato, abbandonato. Nello stesso momento, si stava pensando agli spettacoli a lunga tenitura ed ecco che è scattato il momento giusto, l’idea ha incontrato il luogo come il luogo ha fatto sua l’idea. Allo stesso modo, anche per l’Alfieri – in compagnia proprio del Gioiello – c’è stato il momento giusto, l’incontro tra due gruppi che hanno la stessa visione del teatro.”

Il testimone passa a Fabrizio Di Fiore Entertainment – che a riassumere il tutto produce Roma City Musical, la nuova compagnia di musical che ha come base Art Village, polo culturale a Roma tra i più grandi d’Europa con 4500 mq, 16 sale, un auditorium, sale di registrazione e campus per artisti e studenti fuori sede -, con la direzione artistica del maestro Luciano Cannito, grande personaggio dello spettacolo e coreografo e regista dalla grande esperienza e dall’apprezzamento internazionale, e la direzione musicale di Beppe Vessicchio, gran vecchio della musica con il suo pizzo televisivo, lui che non ha certo bisogno di presentazioni, per il calendario di quest’anno la preparazione è ancora stata fatta insieme, il mutamento vero e proprio lo si vedrà appieno con la prossima stagione. “Condivisione, stessa passione, la prospettiva di ampio respiro, l’idea portante che tutto sia basato sulla formazione, la promessa “di continuare quella politica di coccolamento verso il pubblico, il proprio pubblico, che noi abbiamo fatta nostra sin dall’inizio”, rivendica ancora Irene. “in questa visuale di intenti comuni, mi piace la naturalezza dell’operazione, la voglia di mantenere il metodo di lavoro di Torino Spettacoli e di portare in palcoscenico la bellezza con i tempi giusti, senza cancellare i cambiamenti necessari e le novità che inevitabilmente i nostro lavoro comporta e ancora comporterà. Mi è piaciuto soprattutto il rispetto, è questa la parola cardine di questo cambiamento, il guardare ai lunghi anni della nostra attività con la lungimiranza di impresari preparati e seri, le intenzioni piene del lavoro altrui.”

Il teatro Erba è il teatro di casa, la sigla di famiglia, la sala da 500 posti reinventata dal nonno Giuseppe, il gioiello prezioso intoccabile. E l’attività continua, sotto la grande ala di Torino Spettacoli. “Bollono in pentola altri progetti, abbiamo nuove idee e interessanti, vogliamo far collaborare la Compagnia Torino Spettacoli con il vivaio del Germana Erba’s Talents, i giovani che arrivano dal Liceo coreutico teatrale che da poco ha la sua nuova sede in corso Moncalieri, tra il teatro e il ponte Isabella: lasciando la vecchia sede si era anche pensato a delle soluzioni fuori città, poi, ecco ancora la giusta opportunità, l’incontro insperato, si è offerta questa possibilità e l’abbiamo presa al volo.” Ecco allora riempita la sala precollinare, con la “Grande Prosa”, il ritorno dopo il successo dello scorso anno di Gianluca Ferrato con “Tutto sua madre”, “L’ospite inatteso” dell’ormai onnipresente Agatha Christie, Piero Nuti ancora con “Finestre sul Po”, Giorgio Lupano, già applaudito al festival di Borgio Verezzi, con “La vita al contrario”, dal testo di Scott Fitzgerald “Il curioso caso di Benjamin Button”, già film con Brad Pitt, Lorenzo Balducci in “Fake”, che va a curiosare tra gossip e ironia e vellutata cattiveria nel mondo dello spettacolo, “gli onnipresenti, i raccomandati, i ‘cani’, i caratteristi, i sopravvalutati, gli egomaniaci” e via riflettendo e divertendo. Senza dimenticare il 24° Festival di Cultura Classica (“quando abbiamo iniziato, ogni spettatore pensava ad un mondo di professori parrucconi e di noia, adesso la sala è sempre piena, affascinata e interessata”) che prende il via l’11 ottobre con “Ciò che uno ama – Poeti lirici dell’antica Grecia in scena”, con Piero Nuti e Luciano Caratto.

E l’Alfieri, e il Gioiello? Musical e prosa, dall’”Caffè nero per Poirot” ancora a firma Agatha Christie a “Sette spose per sette fratelli”, regia e coreografia di Luciano Cannito, con Diana del Bufalo e Baz, da Katia Ricciarelli che porta in scena il divertente “Riunione di famiglia” al ritorno di Veronica Pivetti, dalla ripresa di “Grease” a “Van Gogh café”, ovvero l’autore dei “Girasoli” in commedia musicale con musiche dal vivo, dal fregolismo di Brachetti con “Solo” al “Casanova” visto da Red Canzian, spettacolo imperdibile, gran successo della scorsa stagione. Finalmente arriva a Torino “Don Chisciotte” con Alessio Boni e con Serra Yilmaz, l’attrice turca cara a Ozpetek, Milena Vukotic e Pino Micol nel pirandelliano “Così è (se vi pare)”, Carlo Buccirosso, “La finta ammalata”, un raro Goldoni con Franco Oppini e Miriam Mesturino, Margherita Fumero in “Sherlock Holmes e il mistero di Lady Margaret”, l’eterno “Forbici Follia”, l’immancabile Festival dell’operetta per tutti gli appassionati, i tre Gala dei Germana Erba’s Talents da segnare in agenda alle date 20 dicembre, 30 marzo e 10 giugno. Un calendario teatrale “dai mille colori” lo definisce Irene Mesturino, “perché il teatro è di tutti.”

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: scene da “7 spose per 7 fratelli”, prodotto da FDF Entertainment, “Casanova”, il musical ideato da Red Canzian; “Solo”, one man show dell’impareggiabile trasformista; Milena Vukotic e Pino Micol in “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello.

All’ippodromo di Vinovo in pista il futuro del trotto italiano

Il futuro del trotto italiano? É già oggi e lo dimostreranno i puledri impegnati sabato 8 ottobre all’Ippodromo di Vinovo nei Criteria Torinesi, una corsa riservata ai maschi e un’altra alle femmine. Saranno 9 i maschi e 7 le femmine, con evidenti favoriti anche se in realtà per alcuni di loro gli impegni in pista sono stati pochi.

Tra le femmine certamente l’italo-francese Etsic’Etaitvrai, sinora imbattuta. La sorella di un altri fenomeno come Callmethebreeze (già vincitore del Criterium Torinese edizione 2020) con Andrea Guzzinati funziona a meraviglia e dopo il ritiro di Elen Degli Ulivi partirà con il 6. Al suo fianco la più temibile delle avversarie, almeno sulla carta, Elisa interpretata da Santo Mollo. Ma occhio anche ad Eleonora Wind con Pietro Gubellini e ben posizionata e El Alamein insieme ad Andrea Farolfi, altri due che conoscono molto bene la pista torinese.

Nei maschi favorito il poderoso Ernesto Roc alla ricerca della terza vittoria a fila insieme al suo proprietario e allenatore Filippo Rocca. Da vedere anche Edy Girifalco Gio (con V.P. Dell’Annunziata), Ecram che è stato cresciuto da Marco Smorgon e Eagle Stone insieme ancora a Farolfi, in grande crescita.

Molto belle anche le due corse di contorno. Una sul doppio km con due nastri per i tre anni ed avrà in Diego Pan il favorito su Daphne Jcp e l’altra riservata ai cavalli anziani, con nomi come Ugolinast, Aber Dell’Olmo e Velodrome. La corsa riservata ai Gentlemen aprirà invece il programma alle ore 14,55: Matteo Zaccherini e Duchessa Bfc ma anche Michele Bechis e Dayak le coppie da tenere d’occhio.

Porte aperte sin dalla mattina e possibilità di pranzare presso l’Hippo-Trattoria con un menù a 20€ (antipasto, primo e secondo) o 10€ per la la singola portata.

Come sempre ingresso gratuito.

Ora serve la sinistra sociale

Non si deve vivere di nostalgia e nè, tantomeno, si può replicare banalmente il passato. Anche se nobile e glorioso

Ma è indubbio che di fronte ad una crescente e sempre più inquietante
disuguaglianza sociale e ad un tasso di povertà insopportabile per una società che si definisce
evoluta come la nostra, la politica non può fare la fine dello struzzo, cioè nascondere la testa nella
sabbia. Che, nel caso specifico, significa voltarsi dall’altra parte fingendo che il problema non
esiste. Ora, per molto tempo questo disagio sociale è stato intercettato e affrontato da alcuni
partiti politici. O meglio, all’interno di alcuni grandi partiti popolari e di massa da quelle
componenti che venivano comunemente definite come “sinistra sociale”. Su tutti spiccava la
sinistra sociale di ispirazione cristiana all’interno della Dc con la storica corrente di Carlo Donat Cattin, Forze Nuove.

Ma in quel partito, comunque, c’erano molti altri esponenti che su questo
versante apportarono negli anni un contributo di grande spessore e levatura politica ed
intellettuale: dal Ermanno Gorrieri a Tina Anselmi, da Franco Marini a Tiziano Treu a moltissimi altri
politici. Certo, anche in altri partiti popolari non mancava questa sensibilità politica e culturale. Ma
era meno accentuata e forse anche politicamente meno caratterizzata.

Comunque sia, al di là delle vicende del passato recente e meno recente, oggi quasi si impone la
presenza politica e culturale di una “sinistra sociale”. Di ispirazione cristiana o meno che sia, la
“sinistra sociale” è necessaria per ridare qualità alla nostra democrazia e credibilità alla stessa
azione politica. Una “sinistra sociale” che, nella desertificazione delle culture politiche che ha
segnato in profondità la decadenza della politica italiana in epoca di marcato populismo e
qualunquismo, si rende necessaria per incrociare le istanze e le domande sempre più impellenti
dei ceti popolari e dello stesso ceto medio impoverito. Domande a cui, adesso, va data una
risposta politica e legislativa senza attendere la prossima scomposizione e la ricomposizione della
geografia politica italiana. Si tratta, cioè, di far sì, come diceva Donat-Cattin appena insediatosi al
Ministero del Lavoro sulla fine degli anni ‘60, che “il dato politico nuovo deve consistere nel dare
alla politica sociale complessiva un ruolo non più subalterno ma primario per la vita dello Stato,
anche nella sua espressione politico/amministrativa”. Insomma, per Donat-Cattin, come per la
miglior cultura cristiano sociale, l’istanza sociale doveva “farsi Stato”. Trovare, cioè, piena ed
irreversibile cittadinanza ad ogni livello dell’organizzazione amministrativa e della gestione della
cosa pubblica.

Una concezione politica, cioè, che faceva del dato sociale, e quindi della “questione sociale”, il
nodo centrale di ogni progetto politico e soprattutto di governo. Una concezione, come ovvio e
scontato, che non individua nell’assistenzialismo becero dei populisti dei 5 stelle la soluzione più
credibile per una rinnovata e drammatica questione sociale scoppiata dopo la doppia emergenza
sanitaria e bellica. Ma, al contrario, una strategia di aiuto e di promozione concreta dei ceti
popolari e di una vera e propria inclusione nello Stato di diritto e nel pianeta produttivo. Per questi
motivi, oggi, serve di nuovo la “sinistra sociale” che abbia, però, una grande e feconda ricaduta
politica e legislativa. Non, quindi, una semplice testimonianza impolitica e puramente culturale ed
accademica ma un progetto politico e di governo che parte dai bisogni dei ceti popolari e sappia
tradursi in scelte concrete, reali e tangibili.

Giorgio Merlo

Il decluttering tra ambiente e psicologia

Il termine decluttering (letteralmente eliminare ciò che ingombra) è salito alla cronaca rapidamente negli ultimi due anni, quando le persone, costrette a stare in casa, hanno avuto modo e tempo di accorgersi di quanti oggetti inutili si circondino quotidianamente, quanti di questi potrebbero essere rimodernati o non usiamo più perché sono mutate le nostre esigenze e, in generale, quanto poco spazio rimanga dopo aver comprato ogni genere di cose.

Ed ecco che, parallelamente, si assiste ad un proliferare di mercatini delle pulci, quasi caduti nel dimenticatoio durante gli anni del boom economico.
Quasi ogni Comune ha un proprio mercatino del c’era una volta, dove trovare modernariato, antiquariato o semplicemente oggetti e effetti usati.
Dalle tovaglie ricamate al vasellame, dai libri antichi o semplicemente usati, dall’abbigliamento vintage all’arredamento antico e moderno, gli oggetti usati coniugano le esigenze di chi se ne disfa e di chi vuole acquistare oggetti talvolta unici, sicuramente insoliti, ad un prezzo inferiore al nuovo; i collezionisti, inoltre, possono aggiungere elementi alle loro collezioni magari trovando un articolo atteso per anni.
Il mercato dell’usato, del c’era una volta, delle pulci o come lo vogliamo chiamare, ha un indubbio vantaggio: con il passaggio di un oggetto da chi se ne disfa a chi lo acquista si salvaguarda l’ambiente, si riduce il conferimento di rifiuti in discarica, si evita il taglio di nuovi alberi o l’estrazione di materie prime per produrne di nuovi, si riduce il consumo di energia elettrica e la produzione di CO2.
Ma il mercato dell’usato ha altri due aspetti importanti, non meno della salvaguardia ambientale.
Un primo aspetto è la storia che ogni oggetto porta con sé, una storia che può essere lunga decenni se non secoli e che viene perpetuata con il suo passaggio di mano in mano.
Tempo addietro ho trovato su una bancarella il libro “La Cittadella” di A. Cronin edito subito prima della seconda guerra mondiale; non so a chi sia appartenuto, sicuramente è stato conservato con cura e dopo di me passerà (spero) a qualcuno che ne prorogherà la vita: è come se quel libro conservasse l’energia di chi lo ha tenuto fra le mani; d’altronde, perché acquistarlo nuovo se posso utilizzarne uno usato?
Conoscendo questa mia passione i miei amici e conoscenti, quando devono sgomberare un appartamento dopo un lutto, mi chiamano volentieri perché sanno che adoro recuperare qualche oggetto anche senza valore apparente, come una menorah (candelabro) proveniente da Gerusalemme, un set da trasporto di coltelli da cucina appartenuto a qualche chef e così via oppure di valore, sottostimato da chi se ne disfa, come un’anfora disegnata da Giò Ponti negli anni Trenta.
L’altro aspetto, che spesso non consideriamo, è quello psicologico: fare pulizia intorno a sé.
Quante volte conserviamo, in modo quasi maniacale, ogni oggetto che ci è stato donato o che abbiamo acquistato, anche se appartiene ad un periodo da dimenticare o non serve più a nulla? Senza arrivare ad essere accumulatori seriali, molti di noi conservano in soffitta, in cantina o, semplicemente, in casa oggetti non funzionanti, donati da un o una ex. Potremmo recuperarlo, donarlo, venderlo e, invece, no, lo conserviamo con cura per un semplicissimo motivo: non vogliamo disfarci dei ricordi legati a quell’oggetto perché per noi rappresentano un pezzo di vita importante.
Vivere nel passato, senza proiettarci nel futuro, occupa inutilmente la nostra mente, ci impedisce di sfruttare ogni nuova possibilità si presenti, ci costringe a vivere con ricordi spesso dolorosi.
Siamo passati da un‘epoca in cui si riciclavano i vestiti (da un figlio ad un altro), si riparavano gli elettrodomestici perché durassero il più possibile (TV, ferri da stiro, ecc) e si risuolavano le scarpe più volte ad un’epoca in cui gli oggetti di valore appena guasti vengono rottamati, ma si conservano oggetti inutili, privi di valore economico e, spesso, dannosi dal punto di vista emotivo.
Nel libro L’arte di buttare, Nagisa Tatsumi paragona accumulare oggetti agli eccessi di cibo a tavola. Così come è nocivo mangiare più del necessario e, soprattutto, in modo errato, allo stesso modo lo è per la psiche circondarsi di troppi oggetti perché, se da un lato potremmo iniziare a provare sensazioni ostili nei loro confronti, dall’altro potremmo non riuscire a liberarcene.
Non è necessario buttarli; possiamo destinarli a qualcuno che ne abbia bisogno o conferirli a qualche mercatino di beneficienza: anche questa è una applicazione dell’economia circolare.
L’importante è disfarsi di quegli oggetti e lasciarsi alle spalle i ricordi, specie se dolorosi.

 

Sergio Motta