Claudio Desirò, Italia Liberale e Popolare interviene sul carcere di Torino

Ascoltare le parole dell’Avvocato Roberto Capra, Presidente della Camera Penale Vittorio Chiusano, durante l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, a proposito del Carcere di Torino, definito ‘indegno per un Paese civile‘, risulta un pugno nello stomaco per chi crede nello Stato di Diritto, nella Carta Costituzionale e nel Sistema Carcerario, come istituto di recupero dell’individuo alla società.
“Il Sistema Carcerario Italiano ha vissuto un 2022 da incubo, durante il quale si sono registrati 82 suicidi, di cui 4 nel penitenziario torinese. Numeri che dovrebbero fare indignare e riflettere sulle condizioni in cui versano le strutture, tra fatiscenza, sovraffollamento e carenza di personale e di attività di recupero”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la relazione sulle condizioni carcerarie.
La struttura torinese arriva da anni di difficoltà assoluta, durante i quali è stata individuata come quella più critica a livello nazionale. Dopo la chiusura del Sestante sembrava che fosse stata intrapresa la via per un miglioramento generale, ma evidentemente così non è stato. I quattro suicidi occorsi nel 2022, le continue denunce relative alle pessime condizioni igienico sanitarie e la cronica carenza di personale, testimoniano una condizione di vita, per i carcerati, e lavorativa, per il personale, al limite del sopportabile”, aggiunge Desirò.
Se da un lato bisogna assicurare al Paese la certezza della pena per chi commette reato, dall’altro bisogna assicurare una pena giusta e che permetta un recupero sociale a chi ha sbagliato: oggi, il sistema carcerario italiano, a partire dal carcere Lorusso-Cutugno di Torino, non è in grado di recitare il ruolo che la Costituzione gli assegna.
“Una situazione che richiede interventi rapidi, come l’assunzione delle 15 mila unità ad oggi mancanti alle forze di Polizia Penitenziaria a livello nazionale e l’implementazione del personale addetto al recupero sociale, ed altri strutturali, tra il maggior utilizzo di forme di esecuzione pena alternativa alla detenzione e la riduzione dell’abuso della carcerazione preventiva”, conclude Desirò.
Il carcere, oggi luogo di vita e lavorativo disumano, fucina di nuova criminalità, deve tornare ad essere un presidio dello Stato da cui l’individuo che ha sbagliato ne possa uscire migliore e reinserito nella società.
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