ilTorinese

La vita spezzata di Gigi Meroni, l’ultimo beat

Giorno maledetto quel 15 ottobre del 1967 quando, cinquantacinque anni   fa, moriva travolto da un’ auto Gigi Meroni. Era domenica e a Torino era
scesa la sera.

 

Il Torino aveva disputato in casa la quarta giornata del campionato di serie A, vincendo per 4 a 2 contro i blucerchiati della Sampdoria. Una partita vivace, bella. Meroni, la “farfalla granata” non
segnò ma diede il suo contributo con le giocate di classe che ne avevano fatto un idolo della curva granata. A gonfiare la rete dei liguri ci pensarono Nestor Combin, autore di una tripletta, e
Giambattista Moschino. Quel giorno, nelle file del Torino, esordiva anche un giovane Aldo Agroppi, che confezionò l’assist per il 4-2
finale di Combin.

Alcune ore dopo Meroni, in compagnia dell’altro granata Fabrizio Poletti, stava attraversando il corso Re Umberto, all’altezza del civico 46. Gigi voleva raggiungere il bar che solitamente frequentava per
telefonare a Cristiana, la sua ragazza.Lei era fuori e lui era senza chiavi perché , di solito, la domenica sera i granata dormivano in ritiro, ma per una volta venne fatta un’eccezione. I due erano a metà
della carreggiata quando un’auto che viaggiava a tutta velocità li indusse a fare un passo indietro. Una vettura in arrivo dalla parte opposta sfiorò Poletti e urtò in pieno Meroni che, sbalzato sull’altra
corsia, venne investito da una Fiat 124 Coupé che lo trascinò per più di cinquanta metri sull’asfalto. Portato all’ospedale Mauriziano, morì
poche ore dopo, alle 22.40. Se ne andava così Gigi Meroni, a soli ventiquattro anni. La farfalla granata non volò più. Colmo del destino, l’automobile che lo investì era guidata da un suo tifoso
diciannovenne che si chiamava Attilio Romero e che diventò, nel duemila, presidente del Torino. Un cognome e un destino, quello di Meroni, già tragicamente comparso nella storia granata, al tempo della tragedia di Superga. Si chiamava, infatti, Pierluigi Meroni il comandante del trimotore Fiat che si schiantò sulla collina della
basilica il 4 maggio del 1949. Gigi Meroni, nato e cresciuto calcisticamente a Como, dopo aver vestito la maglia lariana e quella del Genoa, approdò nel 1964 a Torino, nella parte granata della città
dell’auto.

Agli ordini del Paròn Nereo Rocco, l’ala numero sette incantò tutti con le sue giocate, i dribbling ubriacanti e quei suoi goal che,
pur non molti (con la maglia del Toro ne insaccherà 24), spesso finirono nelle cineteche del calcio per la bellezza del gesto atletico che li accompagnava, rendendo possibile ciò che ai più pareva
impossibile. Era lui il “calciatore-beat” , quello che non amava i tiri da fermo e men che meno i rigori ma sentiva il bisogno dell’azione,
della lotta per conquistarsi la palla, dell’invenzione artistica del gol. I difensori impazzivano e spesso non trovavano alternative ai mezzi più bruschi per fermarlo, mettendolo giù senza tanti complimenti. I
compagni ne sfruttavano le doti quando l’ala destra dai capelli lunghi e dai basettoni passava loro la palla al momento giusto, con il gesto generoso e altruista di chi concede agli altri l’onore di gonfiare la rete alle spalle del portiere avversario. Anche lui, come Gorge Best, il suo “gemello-diverso”, andava controcorrente. Quando Edmondo Fabbri lo
chiamò in nazionale gli impose una condizione: tagliarsi i capelli. Lui, con l’animo dell’artista che si disegnava da solo i vestiti da indossare,prendendo a modello quelli dei Beatles, e lo spirito trasgressivo che lo portava a passeggiare per le vie di Como portandosi al guinzaglio una gallina, non rinnegò se stesso e rifiutò la convocazione. Era amatissimo dai suoi tifosi, Luigi Meroni. L’ipotesi del suo passaggio alla Juventus, nell’estate del 1967, provocò una
sollevazione dei tifosi del Toro, mandando a gambe all’aria l’operazione. Era l’idolo non solo dei granata ma di tutti coloro che amavano il bel calcio, la fantasia e l’improvvisazione di quest’artista
che sapeva trattare con incredibile abilità la sfera di cuoio.

Ai suoi funerali parteciparono più di ventimila persone e l’intera città trattenne il fiato. L’emozione fu grande e toccò tutti, compresi alcuni detenuti delle Nuove che fecero una colletta per mandare dei
fiori. Solo la Diocesi di Torino si oppose al funerale religioso di quel “peccatore pubblico” e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino, che lo celebrò comunque. Meroni conviveva con Cristiana Uderstadt e la sua ragazza – di origine polacca e figlia di giostrai – era ancora sposata, in attesa di poter divorziare. Un peccato, all’epoca, da non perdonare anche da morto a quel ragazzo che,
come scrisse Gianni Brera “era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni”.

Marco Travaglini

Esauriti i fondi per i buoni-viaggio taxi per over 65 e altre categorie

Nella giornata di oggi, sabato 15 ottobre, si prevede che verrà esaurita la somma trasferita dallo Stato alla Città di Torino per il 2022 che, in continuità con l’anno precedente, permetteva di utilizzare – a partire dal 1 aprile di quest’anno e fino a esaurimento della stessa – i ‘buoni viaggio’ per taxi (da non confondersi con i buoni taxi riservati a soggetti disabili).

Nostro malgrado – dichiara l’Assessore al Commercio del Comune di Torino, Paolo Chiavarino – viene meno, dunque, la possibilità, di usufruire, della riduzione pari al 50 per cento della spesa sostenuta e, comunque, in misura non superiore a euro 20 per ciascun viaggio, riservata ad alcune categorie di cittadini, over 65 e categorie fragili, residenti nella Città di Torino. Auspico – prosegue l’Assessore –  che vi sia una proroga da parte del Governo e del Parlamento di questa importante opportunità a servizio dei cittadini torinesi”

15 ottobre 1967: muore Gigi Meroni

Accadde oggi

Gigi Meroni è stato un calciatore del Torino, fuoriclasse italiano, di ruolo ala destra. Morì a ventiquattro anni, poco dopo la fine di una partita tra i granata e la Sampdoria, investito da un’auto mentre attraversava Corso Re Umberto a Torino insieme con il suo grande amico e compagno di squadra Fabrizio Poletti(che rimase illeso).Era il 15 ottobre 1967. Più di 20.000 persone parteciparono ai funerali di Meroni e il lutto scosse tutta quanta la città. La settimana dopo il funerale, il Torino affrontò la Juventus nel derby della Mole che vide i granata vincitori per 4-0,con un tripletta dello scatenato centravanti Nestor Combin,grande amico del defunto Gigi.Nel silenzio di entrambe le tifoserie, un elicottero inondò il campo di fiori, che furono raccolti sulla fascia destra, dove giocava Gigi Meroni. 55 anni dopo è ancora oggi vivissimo il suo ricordo come quello del Grande Torino.

Enzo Grassano

Gigi Meroni, un anniversario che non tramonta

Era il 15 ottobre 1967. Muore in un incidente stradale, a sera inoltrata e in una giornata piovosa, nel centralissimo corso Re Umberto, Gigi Meroni, il George Best del calcio italiano.

Un calciatore singolare, originale, estroso e straordinario. Un idolo del “popolo granata”, ma soprattutto una persona, un giovane ragazzo che ha saputo anticipare le dinamiche di una società in perenne evoluzione e in continuo cambiamento. Gigi Meroni è scomparso ad appena 24 anni e, per tutti, resta la famosa ala destra dal numero 7, i calzettoni abbassati, i capelli lunghi con baffi folti che abita in una soffitta di piazza Vittorio Veneto a Torino, che convive con una donna già sposata e che, soprattutto, entusiasma gli stadi di tutta Italia con i suoi dribbling inconfondibili e le sue fantasie inimitabili sul campo. Un ragazzo corretto in campo che non litiga mai con i difensori, anche quelli che lo marcano duro perchè non riescono a fermarlo nè sulle ali e nè, tantomeno, al centro del terreno di gioco. Eppure Gigi Meroni, anche nella sua trasparenza e correttezza di comportamento, è un “segno dei tempi”. Anticipa, forse inconsapevolmente, il ‘68. Con la sua personalità negli stadi, con il suo stile di vita – mai ostentato – nella dimensione privata e, soprattutto, con il suo modo d’essere nella società di quel tempo. Meroni, per fare un solo esempio, non gioca granché in Nazionale – pur avendone, come ovvio, il talento e le capacità – perchè la sua “capigliatura” è incompatibile con il clichè di quella stagione. E lo stesso Avvocato Gianni Agnelli, recita la leggenda, – ma non solo – rinuncia all’acquisto della mitica “farfalla granata” per ben 600 milioni di lire nel 1966 perchè le avvisaglie parlano già di una rivolta degli operai “granata” della Fiat se quella operazione dovesse andare in porto. E anche l’Avvocato, straordinario conoscitore dei talenti calcistici, si dovette fermare….
Ma Gigi Meroni si ferma per sempre in quella brutta, fredda e piovosa serata del 15 ottobre 1967. È ormai inutile raccontare le dinamiche di quell’incredibile incidente stradale e le ore che lo hanno preceduto. Si spiega solo con quel “destino” crudele e spietato a cui non ci si può ribellare. Ma da quella drammatica serata il “mito” di Gigi Meroni non solo è entrato per sempre nella leggenda granata ma è destinato a segnare la stessa storia del calcio italiano. Perchè oggi, come ieri e come ieri l’altro, quando si parla di Gigi Meroni il pensiero corre subito, e senza esitazioni, lungo la strada del talento calcistico, della capacità di stupire, dell’anticonformismo vissuto e non urlato e della sua voglia di fantasia creativa e non replicabile. E noi, tifosi “granata” ma anche e soprattutto amanti del calcio, ogni qualvolta corriamo lungo corso Re Umberto non possiamo non volgere lo sguardo o a destra o a sinistra – a seconda della direzione di marcia – per continuare a salutare Gigi ricordato da una targa, un pallone e quel suo sguardo triste, genuino e pulito. Uno sguardo identico a quello che lo vede uscire dal prato verde dello stadio “Comunale” di Torino nel tardo pomeriggio di quel 15 ottobre 1967 dopo aver contribuito, con la consueta maestria, a battere la Sampdoria per 4 a 2. In attesa del derby con la Juventus della domenica successiva che vincemmo con un sonante 4 a 0 ma dove Gigi Meroni lo seguì già in compagnia dei “campioni” del Grande Torino di Valentino Mazzola.
Giorgio Merlo

 

Trasparenza nelle opere pubbliche del Pnrr. Intesa tra Città di Torino e Guardia di Finanza

La Città di Torino e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza con la sottoscrizione del Protocollo firmato  a Palazzo Civico intendono definire la reciproca collaborazione, nell’ambito dei rispettivi fini istituzionali, allo scopo di consolidare le azioni a tutela della legalità e della trasparenza, rafforzando il sistema di monitoraggio e vigilanza con particolare riguardo all’esecuzione di opere pubbliche o di servizi connessi alla realizzazione del PNRR, in modo da prevenire e contrastare ogni condotta illecita lesiva degli interessi economici e finanziari pubblici.

E’ interesse comune delle Parti firmatarie attivare un tempestivo flusso informativo a favore della Guardia di Finanza, quale forza di polizia economica- finanziaria specializzata nella tutela della spesa pubblica nazionale ed europea, al fine di prevenire e contrastare tentativi di utilizzo irregolare e/o fraudolente delle risorse erogate.

Con la Guardia di Finanza avviamo un metodo di lavoro di collaborazione finalizzata alla prevenzione e al contrasto alla criminalità in vista dei lavori che si avvieranno con le risorse del Pnrr. – ha sottolineato il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo – Costituire questo gruppo di lavoro coinvolge la Segreteria generale del Comune di Torino e i settori contratti e appalti e quello dei fondi strutturali, sono gli uffici tecnici che concretamente seguiranno questi appalti. Sappiamo che grandi risorse pubbliche attirano anche la criminalità, per questo abbiamo voluto avviare uno scambio di informazioni che vuole ridurre il rischio e dare un nuovo metodo di lavoro innovativo”.

In particolare il Protocollo impegna la Città a fornire alla Guardia di Finanza dati, notizie, informazioni utili relativamente all’affidamento di lavori, servizi, forniture rientranti nelle progettualità finanziate con fondi stanziati dal PNRR e a segnalare, ove venga riscontrata, la ricorrenza di possibili anomalie di carattere economico-finanziario.

La Guardia di Finanza vuole porsi al fianco delle Amministrazioni locali che saranno impegnate nei prossimi mesi in attività complesse e delicate connesse all’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. – ha evidenziato il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Gen. B. Luigi Vinciguerra – L’odierna intesa si prefigge l’obiettivo di assicurare il corretto impiego delle risorse finanziarie destinate a Torino attraverso un flusso di dati e informazioni utili nei confronti del Corpo nel momento in cui dovessero emergere dei sospetti circa il corretto impiego di queste provvidenze. Si tratta, quindi, di un partenariato che mira a rafforzare la collaborazione con il Comune di Torino, al fine di prevenire e contrastare qualsiasi violazione connessa all’utilizzo di tali provviste, nel quadro delle rispettive competenze”.

Allo scopo di consolidare azioni comuni verranno promossi e organizzati incontri formativi e riunioni tra i responsabili delle istruttorie amministrative e i rappresentanti dei reparti operativi della Guardia di Finanza competenti per territorio per favorire lo scambio di esperienze maturate nei vari settori interessati.

“Complimenti, prof.! Lei non cambia mai!”

Diario minimo urbano…vedere e ascoltare per credere

Gianni Milani

Mi capita spesso. E, devo essere sincero, per un verso mi rallegra e mi fa il “pieno” di narcisistico piacere. Per un altro, però… però però. Mi dà anche un po’ di fastidio. Eh, la fate semplice voi. Perché? Ve lo dico subito. Perché mi costringe, qualche minuto dopo l’avvenuto “complimento” a fare i conti con la nuda e cruda verità. Il tempo passa e, per chi è vissuto ben bene a cavallo fra la metà del secolo breve e il terzo millennio  in corso, con i piedi ormai saldamente piantati a molte miglia dalla giovinezza e, in numero considerevole, dalla mezza età (non quella dantesca del mezzo del cammin di nostra vita che ai tempi del Sommo Poeta equivaleva pressappoco alle trentacinque primavere)  il conto degli anni sul groppone si fa un tantinino pesante. Di solito rispondo ma quindi ero già vecchio allora! Dai, a quanti di voi sarà capitato. E per voi mi riferisco a quelli che si ritrovano a par mio nello spazio temporale problematico (per vari motivi che vi lascio immaginare) di cui prima parlavo. Però, complimenti! Li porta proprio bene i suoi anni! In tanti ce lo siamo, almeno una volta nella vita (confessatelo!) sentito dire all’esplicita dichiarazione della nostra età. E, perbacco, l’ho detto, fa pure piacere. Ma significa anche quanto sei vecchio! E questo, confessiamocelo, fa un po’ meno sorridere. Diciamo pure pane al pane e vino al vino! Qualche mattina fa l’ennesima riprova. Solita sgranchiatina di gambe per rodare e oliare le giunture. Il giardino a due passi da casa. Imbocco via Rosta (che ancora oggi lo scemotto che l’ha trasformata con un geniale colpo di pennello in “via Crosta” non s’è ancora deciso – o chi per lui – a cancellare), allungo, si fa per dire, il passo fino al solito bar per il solito caffè, quand’ecco, all’angolo con via Bianzé, un ciuffo scatenato di capelli ricci affrontare su una vecchia (anche lei!) due ruote la curva – direzione corso Francia con la grinta e l’abilità di uno spavaldo trapezista voleggiante e pienamente a suo agio a dieci metri d’altezza. Manco fosse Top Gun – Filippo Ganna da Verbania. Ci guardiamo. Gli occhi si cercano nella memoria. Una frazione di tre, dico, tre secondi. Martina, gridacchio (grido e ridacchio). Prof., ma allora mi ha riconosciuta! Battuta ben comprensibile. Sarà passata una ventina abbondante d’anni, dall’ultima volta che ci eravamo visti. Terza (non ricordo più la sezione) alla media “Pascoli” di piazza Bernini. Allora lei avrà avuto un tredici anni, oggi ne ha trentasei. Insegna per una cooperativa che si occupa (mi pare d’aver capito) di disagio minorile alla vicina media “Nigra”. Bravissima alunna, intelligente, socievole, sveglia, perspicace. Ottimo elemento. Sarà anche, non ne ho dubbi, un’ottima insegnante. Salutoni, baci (io con tanto di fedele mascherina al naso) e abbracci. E mamma? E il fratellone? Gira che ti rigira si arriva al (solito) dunque. Ma, prof., sa che lei è sempre uguale! Non dimostra proprio i suoi anni! E solita, amara risposta. Sarà che già vent’anni fa dimostravo più anni di quelli che avevo! Grazie, comunque, Martina. E’ stato bello rivederti. E bello anche l’immediato riconoscerci a vicenda. Al primo colpo d’occhio. Oggi i miei primissimi alunni, se conto anche quelli delle prime supplenze ante-laurea, saranno tutti fra i 40 abbondanti e i 50. Quelli della “Pascoli” li vedo abbastanza di frequente. Compresi i loro genitori, più o meno miei coetanei. Abitiamo tutti in zona. Un abbraccio ancora e poi Martina scappa, vola, sempre alla Top Gun – Filippo Ganna da Verbania. Deve correre a lezione. Io mi avvio per il solito caffè. Mi sento felice. Felice di aver visto Martina. Felice, penso, di aver seminato per strada, negli anni, parole e parole che hanno in fondo lasciato buoni segni. Certo, rimane il doppio rimbombo nel cuore di quel solito “complimento” – “avvertimento”. Complimenti, prof., lei proprio non dimostra la sua età! Ma quanti anni sono passati? Quanti ne porto sulle spalle! Hai un bel dire – a parte i soliti inghippi alla schiena, alle spalle, alle gambe che quando mi alzo da una sedia ci vanno dieci minuti per fargli riprendere il giro – mi sento ancora lo spirito dei ven’anni! Lo spirito, sì! Ma tutto il resto? E via! Mi vengono in mente le parole del caro vecchio Mark Twain La vita sarebbe infinitamente più felice se potessimo nascere all’età di ottant’anni e gradualmente avvicinarci ai diciotto. Non male. Ma a queste preferisco pur sempre la bizzarra genialità di quelle della grandissima Alda Merini  Ci sono adolescenze che si innescano a novant’anni. Mitica Alda! Lo volesse il Cielo!

Gianni Milani

Controllo straordinario in Crocetta Interessata la linea 4 GTT

Ieri sera, personale del Commissariato San Secondo con l’ausilio di 3 equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine e dell’unità cinofila, e in collaborazione con verificatori GTT, ha coordinato un controllo straordinario del territorio in zona Crocetta.

L’attività è stata effettuata presso la fermata GTT “Pastrengo”. Sono state controllate 13 vetture della linea e 508 passeggeri, 107 dei quali sono tati trovati sprovvisti di regolare titolo di viaggio. Complessivamente sono state emesse e regolarizzate sul posto sanzioni per 2240 euro. Due le persone denunciate, due i passeggeri sanzionati amministrativamente

Tornano le Giornate Fai d’autunno

Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022

Visite a contributo libero in 700 luoghi inaccessibili o poco valorizzati di 350 città italiane. Alla scoperta di un patrimonio sorprendente e inaspettato, che è in ogni angolo del Paese

Elenco dei luoghi visitabili e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it

TANTI LUOGHI APERTI IN PIEMONTE

 

Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022 tornano, per l’undicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, il grande evento di piazza che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno, d’autunno, al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, con la partecipazione di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture diffusi e attivi in tutta Italia.

I Delegati e Volontari della Fondazione, come ogni anno, metteranno a disposizione energia, creatività ed entusiasmo per svelare agli italianila ricchezza e la varietà del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo di questo Paese, sorprendente e inaspettato, e che non consiste solo nei grandi monumenti o nei musei, ma anche in edifici e paesaggi inediti e sconosciuti, luoghi speciali che custodiscono e testimoniano piccole e grandi storie, culture e tradizioni, che sono a pieno titolo “il nostro patrimonio”, e che perciò tutti siamo chiamati a curare e a proteggere per le generazioni presenti e future, com’è nella missione del FAI, cominciando innanzitutto a conoscerli, per scoprirne il valore.

Sono oltre 700 le proposte in 350 città d’Italia, in tutte le regioni: meraviglie da scoprire, nascoste in luoghi poco conosciuti e solitamente inaccessibili, che raccontano storia e natura dell’Italia, spaziando dall’archeologia all’architettura, dall’arte all’artigianato, dalla tradizione alla memoria, dall’antico al moderno, dalla città alla campagna. Dai palazzi delle istituzioni alle architetture civili ospedali, carceri, scuole e università, e perfino porti da chiese e conventi a dimore private, ville e castelli, da siti archeologici a moderni centri di ricerca, dai borghi immersi nella natura a parchi, giardini e orti in città, dai villaggi operai ai laboratori artigianali e alle industrie del made in Italy: tutto questo, e molto altro, è il patrimonio culturale dell’Italia che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento e sensibilizzazione.

Ai partecipanti verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del FAI (l’elenco dei luoghi aperti e le modalità di partecipazione all’evento sono consultabili sul sito www.giornatefai.it). Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente il FAI con contributi di importo maggiore oppure con l’iscrizione annuale, sottoscrivibile online o in piazza in occasione dell’evento (box sotto per dettagli).

Le Giornate FAI d’Autunno si svolgono nell’ambito della campagna di raccolta fondi “Ricordiamoci di salvare l’Italia” che il FAI organizza nel mese di ottobre e si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Sarà possibile inoltre sostenere la Fondazione con l’iscrizione annuale, online o in piazza in occasione dell’evento, un gesto concreto in difesa del patrimonio d’arte e natura italiano. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà in occasione dell’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutte le aperture e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali.

Per l’elenco completo dei luoghi visitabili e le modalità di partecipazione consultare il sito www.giornatefai.it.

Con le Giornate FAI dAutunno 2022 si avvia la collaborazione tra FAI e ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani nell’ambito di un Accordo recentemente firmato, volto a sviluppare e diffondere buone pratiche e a sensibilizzare i Comuni Italiani sulla salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano.

Tra le aperture e gli itinerari più interessanti proposti in PIEMONTE:

TORINO

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno verranno aperti 5 luoghi che custodiscono importanti biblioteche:

Campus Einaudi e la sua biblioteca storico-economico-giuridica

Il Campus Luigi Einaudi dell’Università degli Studi di Torino, progettato dall’archistar Norman Foster, è stato inaugurato nel 2012 e inserito dalla CNN tra i 10 edifici moderni più spettacolari del mondo.Ospita la biblioteca Norberto Bobbio, la seconda più grande del Piemonte e una delle più importanti in Italia in ambito accademico, nata dalla fusione di 4 grandi biblioteche: Ruffini, Patetta, Solari e Cognetti. A questo nucleo storico si è aggiunta nel 2016 la biblioteca europea Gianni Merlini. È collocata su 4 piani e le collezioni sono interamente a scaffale aperto, salvo i libri antichi e rari conservati in 8 stanze climatizzate; possiede più di 28.000 libri antichi e numerosi fondi di persona.

Curia Maxima con la sua biblioteca storico-giuridica

Fin dal 1879 il Comune di Torino, proprietario del complesso della Curia Maxima, ha concesso locali a titolo gratuito per la sede del Consiglio dell’Ordine Avvocati e per la costituenda biblioteca. Negli anni il piccolo nucleo librario iniziale è stato ampliato grazie a lasciti e donazioni di enti e autorità e grazie all’impegno del Consiglio che lo ha implementato con collane, riviste giuridiche e monografie. La proposta del FAI verrà completata dalla visita alle aule già sedi delle Assise che ospitarono storici processi come quello per i Martiri del Martinetto e quello alle Brigate Rosse.

Accademia di Agricoltura con la sua biblioteca storico-naturalistica

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Antica dimora nell’Ottocento di Eleonora dei conti Massel, il palazzo è stato ceduto da Sofia di Cacherano di Bricherasio, ultima erede, all’Istituto Salesiano per le Missioni, il quale ne vendette una parte nel 1951 all’Accademia di Agricoltura. La sua biblioteca possiede circa 6.000 volumi, 20.000 opuscoli e 900 testate di periodici, delle quali 50 ancora correnti, di argomenti che spaziano dalle scienze agrarie e naturali alla veterinaria, all’economia, alla giurisprudenza, alla meccanica agraria, etc. e che provengono da varie donazioni e collezioni raccolte nel tempo, oltre a circa 500 libri antichi, di cui 8 cinquecentine.

Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione con la sua biblioteca storico-militare

Il Palazzo Arsenale è uno dei più imponenti edifici torinesi e ospita oggi il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. La biblioteca del Comando, nonché Biblioteca militare del Presidio di Torino, su determinazione dello Stato Maggiore dell’Esercito, trae le sue origini da quella sorta presso la Reale Accademia Militare di Torino, nata nel 1678 per volere di Madama Maria Giovanna Battista di Savoia–Nemours. Il suo patrimonio librario comprende un fondo antico (1483 – 1829) e uno più moderno (1830 – nostri giorni). È presente, anche, una cospicua dotazione di materiale archivistico legato all’attività della Regia Accademia Militare, dal 1816 al 1943, tra cui alcune pagelle dell’Allievo Camillo Benso Conte di Cavour.

Biblioteca “Silvio Curto” del Museo Egizio

Il primo nucleo librario da cui ebbe origine la Biblioteca risale al 1824 in concomitanza con la nascita del Museo stesso; si tratta però di poche opere anche se di gran pregio, come la Description de l’Egypte della spedizione Napoleonica, i Denkmaeler di Lepsius e i Monumenti dell’Egitto e della Nubia del Rosellini. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento grazie a doni da parte di studiosi, ma soprattutto a una massiccia campagna di acquisti, la Biblioteca divenne un importantissimo e imprescindibile strumento di lavoro per tutti coloro che studiavano la collezione museale, nonché una delle uniche biblioteche egittologiche in Italia. La collezione è specialistica e tratta argomenti quali egittologia, papirologia, museologia e studi più approfonditi sul patrimonio culturale in generale.

CIRIÈ (TO)

Cappella di Robaronzino

Tra le molte cascine sorte nei secoli scorsi nelle campagne che circondano il centro abitato di Devesi (frazione di Ciriè), quella di Robaronzino è una delle più antiche e delle più belle. La struttura originale del complesso, che ancora oggi è circondato su tre lati dall’antico muro di cinta in pietra e mattoni, risale al XVII secolo. I primi documenti che citano Robaronzino come cascina risalgono a fineSeicento, ma questo complesso visse le più importanti vicende della sua storia nella prima metà del Settecento, quando il banchiere Antonio Faccio di Carignano ne acquisì la proprietà (1735) e costituì una cappellania presso la chiesa della cascina (1741). La Cappella, che all’esterno si presenta semplice e lineare, è all’interno un vero gioiello barocco: l’altare, attribuibile a Bernardo Vittone, è coronato da candelabri e putti lignei; pregevolissimi stucchi di maestri luganesi ornano la chiesa; l’abside è decorata da una tela che raffigura l’Immacolata Concezione; le pareti laterali presentano quattro grandi tele, opera del pittore Pietro Francesco Guala.

RUBIANA (TO)

Pinacoteca Comunale Francesco Tabusso

Allestita nel 2016 nelle sue forme attuali, la Pinacoteca Comunale sorge nel centro di Rubiana. Nei locali dell’antica cappella di ciò che fu un convento di suore, oggi l’arte contemporanea fornisce una lettura unica del territorio della Valle di Susa attraverso le opere dei più rilevanti artisti contemporanei piemontesi. La visita darà modo di approfondire la conoscenza dell’opera del pittore Francesco Tabusso e leggerla in dialogo con molti altri artisti che con il Maestro hanno condiviso importanti percorsi comuni.

Villa Tabusso

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Villa Tabusso sorge in una borgata del Comune di Rubiana, sulle pendici del Colle del Lys. Circondata da un bel parco, è ancora oggi luogo di villeggiatura della famiglia del pittore Francesco Tabusso, che qui trascorse gli anni della sua adolescenza, iniziando a dipingere nello studio dell’ultimo piano. L’edificio di tre piani, progettato nel 1906, è un tipico esempio di Liberty alpino di inizio Novecento. Acquistata da Alfredo Tabusso – nonno del Maestro – nel 1927 è sempre stata luogo di riferimento della famiglia, che qui sfollò durante la guerra. La villa, normalmente chiusa al pubblico, verrà aperta in occasione delle Giornate FAI d’Autunno con un percorso che comprende gli spazi pubblici e lo studio del terzo piano, nel quale l’artista iniziò il proprio cammino artistico.

ALESSANDRIA

Casa del Mutilato

La Casa del Mutilato della Provincia di Alessandria è stata progettata dall’Architetto Venanzio Guerci e commissionata dall’allora presidente dell’associazione Vittorio Nicola. I lavori presero avvio nel 1938 e venne inaugurato nel 1940. Si tratta di un esempio assai rappresentativo di arte razionalista dell’epoca; le finestre della facciata, in particolare, sono squadrate nel pieno rispetto dei canoni dello stile allora in voga, ma alleggeriscono la visuale le tre finestre della balconata con arco a tutto sesto. Il modernismo dell’edificio è evidente soprattutto nell’illuminazione della scala interna, assai imponente, ricoperta all’interno di marmo bianco di Carrara. Nel complesso il progetto riflette la solennità, la grandiosità e la commistione tra funzionalità e magnificenza tipici dell’edilizia pubblica di quel periodo. Di grande pregio la decorazione della sala delle adunate nella cui abside compare una grande pittura murale dedicata al sacrificio dei mutilati ad opera di Alberto Caffassi. All’interno del bene, solitamente chiuso al pubblico, si potrà ammirare anche una mostra dal titolo NATURA MIRABILE.

Chiesa di San Giacomo della Vittoria

La Chiesa di San Giacomo della Vittoria è un gioiello storico-artistico, simbolo architettonico per la città di Alessandria dell’epoca rinascimentale. L’edificio primitivo, iniziato nel 1392, venne dato agli agostiniani nel 1405 dopo breve officiatura dei preti secolari. Agli agostiniani si devono i lavori di riplasmazione architettonica e ridecorazione eseguiti fra i secoli XVIII-XIX. La chiesa oggi si presenta ad aula unica con volta a botte e abside poligonale, mentre le pareti perimetrali sono scandite da tre archi per lato; il rivestimento marmoreo dei pilastri è riconducibile a un intervento novecentesco. La volta presenta motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni ’50-’60 dell’Ottocento. Degno di particolare nota è ciò che rimane dell’originaria decorazione trecentesca ad affresco: la Madonna del latte del 1395 attribuito al pittore lodigiano detto ‘Maestro di Ada Negri’.

MORANO SUL PO (AL)

La Grangia di Pobietto e il Museo della Civiltà risicola

Frutto di aggregazioni e rifacimenti che si sovrappongono nell’arco dei secoli, la grangia di Pobietto, fondata nel 1185, è una grande tenuta agricola organizzata secondo il modello delle grange monastiche. Storicamente parte di un sistema di tenute dipendenti dall’Abbazia di Lucedio, è un organismo in continua evoluzione e nel corso dei secoli ha subito modificazioni e ampliamenti determinati dall’evoluzione delle tecniche e dei processi agricoli. Aveva una struttura a corte chiusa fortificata, protetta da un alto muro perimetrale con l’ingresso difeso da una torre-porta. Il complesso posto al centro delle aree coltivate, era formato da una serie di edifici che comprendevano le stalle, le officine, i magazzini, il mulino, la cappella e l’abitazione del “grangerius”. Nel Novecento, quando il riso diventò la coltivazione principale, furono costruiti fuori dalla corte i dormitori che ospitavano le mondine e i lavoratori stagionali delle risaie, dove oggi è collocato il Museo della Civiltà risicola e dell’ambiente di pianura, che contiene una ricca collezione di attrezzi e macchine relativi alla coltivazione e al trattamento del riso, iniziata nel 1989 già a cura del comune di Morano sul Po, e successivamente implementata dalla famiglia Canepa, tuttora affittuaria.

MASIO (AL)

Castello di Redabue

Posto in una zona teatro per secoli di lotte per il possesso del Monferrato, il Castello di Redabue venne edificato nel XIII secolo. Oggetto di scontri e saccheggi tra le famiglie dei Paleologo e dei Visconti, nel 1440 fu distrutto da Facino Cane, assoldato da Teodoro II di Monferrato. Nuovamente nel Seicento il castello costituì uno dei punti nevralgici durante due guerre di successione del Monferrato provocate dalle ambizioni dei Savoia. Più volte perduto e ripreso dagli spagnoli contro i franco savoiardi di Vittorio Amedeo II, subì grossi danneggiamenti fino al Settecento quando il Monferrato divenne di casa Savoia. Oggi al suo interno rimangono, alcuni archi di tufo alternati a mattoni databili intorno al XIII secolo, le torri merlate e una torre quadrata scostata dal corpo principale. Dal 1830 l’edificio e tutta la tenuta vennero acquistati dalla famiglia Doria Lamba che vi stabilì la sua residenza estiva. Completamente restaurato all’inizio dell’Ottocento e solitamente non visitabile, è ricco di spazi particolarmente scenografici: quelli completamente ristrutturati dell’antica cantina, l’adiacente chiesa disegnata dallo Juvarra, alcuni saloni del Castello, il giardino antistante, il bellissimo parco di circa dieci ettari caratterizzato da lunghi viali e grandi prati.

OVADA (AL)

Palazzo Spinola e Chiesa Santa Maria delle Grazie

Palazzo Spinola, costruito nella seconda metà del XVII secolo, è parte di una grande struttura che comprende un’area delimitata da via San Paolo, Piazza San Domenico, Vico Oratorio e via Ripa. In quest’area, oltre al palazzo signorile, si trovano cortili, porticati, locali di servizio, scuderie e cantine. L’ingresso all’edificio immette in spaziosi locali di rappresentanza da cui si sale al piano nobile, dove si trovano ambienti luminosi dai soffitti decorati. La Chiesa Santa Maria delle Grazie, oggi San Domenico (più conosciuta come Chiesa dei padri Scolopi), realizzata nel 1481 sulla struttura di una precedente chiesa romanica a sua volta eretta sui resti di un nucleo protocristiano, subì diversi interventi di restauro al termine dei quali vennero riportate a vista le originali strutture romaniche. All’interno diverse tele, tra cui una attribuita al Fiasella. L’imponente austerità del palazzo unitamente alla facciata della chiesa formano una spettacolare e scenografica quinta alla piazza su cui si affacciano.

FRINCO (AT)

Castello di Frinco

L’abitato di Frinco ha origini probabilmente nel IX secolo a seguito dell’invasione dei Franchi prima dell’anno 800, ma è documentato solo dal 1117 mentre il castello dal 1288. Dopo diverse vicissitudini storiche e passaggi di proprietà, intorno al 1960 inizia il degrado del castello,quando viene acquistato da un’azienda agricola che vi impianta un allevamento di pollame. Conseguente al suo fallimento, l’edificio viene sequestrato, posto all’asta e acquistato da privati nel 1992. Inizia così un travagliato iter di investimenti mancati e speculazioni che ritardano fondamentali lavori di restauro. Nel 2011 una frana ne mette a rischio la sicurezza e a febbraio 2014 si verifica il crollo di una porzione significativa dell’edificio che precipitata sull’abitato. Nel 2019 viene acquistato dal Comune che nel 2020 inizia i lavori di ripristino. In occasione delle Giornate FAI si visiteranno diverse aree e sale messe in sicurezza dopo i primi restauri e la collaborazione con il Politecnico di Torino, che ha dato una svolta per il rilancio del castello.

SOSTEGNO (BI)

Percorso tra le chiese

In occasione delle Giornate FAI d’Autunno verrà proposta una passeggiata, con partenza dal Municipio, alla scoperta di cinque importanti chiese e oratori del borgo di Sostegno, di epoche differenti e con caratteristiche particolari. Tra questi, la Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo, con impianto delle chiese barocche, a un’unica navata e con cappelle e altari laterali, in cui l’altare maggiore è dedicato a San Lorenzo, patrono del paese. La sua cupola subì un parziale cedimento strutturale nel 1923: ciò determinò il suo rifacimento qualche anno dopo e affrescata dal pittore Giuseppe Ferrero, che già aveva decorato la precedente. Sono rappresentati momenti della vita di San Lorenzo: i personaggi sono stati raffigurati traendo spunto da alcuni abitanti di Sostegno.

ROSAZZA (BI)

Alla scoperta del borgo di Rosazza

In occasione delle Giornate FAI verrà proposta una camminata durante la quale si potranno ammirare le bellezze di Rosazza, definito da molti il borgo più misterioso d’Italia, che sorge lungo una stretta striscia di terra tra la Valle del Lys e la Valsesia, circondata dalle Alpi Pennine. Ciò che colpisce di questo borgo sono le sue eccentriche strutture, prima fra tutte il Castello, fatto erigere dal Senatore Federico Rosazza. Questo luogo, oltre le singolari apparenze, è custode di tradizioni e mestieri legati alla vita della valle, usanze che vanno via via scomparendo.

Municipio e Torre Ghibellina, Castello e Casa Natale di Federico Rosazza

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Gli iscritti FAI potranno visitare le due torri, del Castello e civica, e la stanza natale del senatore Federico Rosazza. Progettato da Giuseppe Maffei, il Municipio spicca per il colonnato che arricchisce il portico antistante l’edificio. Le colonne, trattate con acido nitrico, si alternano, formando una pregevole bicromia, a quelle costruite in sienite grigia. Il campanile della vecchia chiesa fu trasformato in torre civica con l’aggiunta di una merlatura ghibellina e di un terrazzino circolare. Il Castello, anch’esso progettato da Giuseppe Maffei e oggi di proprietà privata, ha chiari riferimenti all’Esoterismo e alla Massoneria. Colonne, architravi e statue richiamano gli antichi templi di Paestum. Alcuni di questi manufatti furono travolti dall’alluvione del 1916, portati a valle dalle acque del torrente e posizionati in seguito nel Parco Comunale. La torre, a pianta circolare, è sormontata da una merlatura guelfa e una scala di 100 gradini in pietra conduce alla cima. Nella casa natale di Federico Rosazza sarà visitabile la sua stanza da letto con l’affresco che rappresenta la volta stellata in cui una stella è stata dipinta al contrario come da tradizione legata alla Massoneria.

GARESSIO (CN)

Laboratorio personale di Giorgetto Giugiaro

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Visita eccezionale, riservata agli iscritti FAI, della bottega-laboratorio personale di Giorgetto Giugiaro – mai aperta al pubblico – dove il noto designer di auto ha iniziato a disegnare, apprendendo i segreti dell’arte dell’affresco dal padre. Il luogo è inserito nel cuore di Garessio, suo paese natale e splendido borgo medievale, tutto da scoprire.

ALBA (CN)

Chiesa S.S. Cosma e Damiano

Ingresso dedicato agli iscritti FAI

Costruita su resti di mura e pavimentazioni romane, la Chiesa barocca dei Santissimi Cosma e Damiano (due medici fratelli vissuti tra III e IV secolo d.C.) è di origine molto antica e la si trova già menzionata in documenti del XII secolo. Verrà poi completamente ricostruita nel Settecento a partire dalle fondamenta e verrà aggiunto negli stessi anni il campanile. Il corpo della chiesa presenta un planimetrico schema longitudinale a unica navata, intervallato simmetricamente da due cappelle laterali. L’altare maggiore presenta solo parte delle sua conformazione settecentesca, in marmi policromi a colori tenui, essendo stato smembrato. In questo periodo l’edificio è chiuso per lavori di restauro; in occasione delle Giornate d’Autunno gli iscritti FAI potranno eccezionalmente visitare, su prenotazione, i lavori di cantiere, in fase di ultimazione, con la guida di esperti.

SALUZZO (CN)

Storie di sogni e sognatori al cimitero di Saluzzo
Il percorso cimiteriale proposto dalla Delegazione FAI di Saluzzo trova le sue origini nel passato del territorio del marchesato di Saluzzo. Infatti, nella città quattrocentesca, nell’attuale Chiesa della Consolata è ancora visibile un affresco dell’antica Danza della Morte, soggetto iconografico ricorrente nella decorazione dei luoghi di sepoltura. In un vortice inarrestabile, gli scheletri dei trapassati trascinano con sé vescovi, sovrani, dame, nobili, guerrieri, mercanti, prelati, contadini, artigiani, bambini, ciascuno con i segni distintivi della propria condizione umana. La storia della civiltà ha però insegnato un modo diverso per superare la tragicità della danza: la visione del futuro tramite l’arte, la medicina, la musica, la filantropia, in poche parole la condivisione dell’esperienza maturata. Per ricordare alcune figure di uomini e donne eccezionali, i luoghi del loro ultimo riposo sono stati abbelliti con vere e proprie opere d’arte, solitamente trascurate dai visitatori. Con la regia di Anna Maria Faloppa riscopriremo la bellezza di un’arte commissionata a raccontare un sogno oltre la vita, con la visita a una serie di tombe monumentali/semplici sul filo del recupero della cultura otto/novecentesca.

NOVARA

Scurolo della Basilica di San Gaudenzio

Lo scurolo di San Gaudenzio si trova nell’omonima Basilica, al di sotto della nota Cupola antonelliana. Non vi sono elementi per connettere il progetto della Basilica di Pellegrino Pellegrini (anni 60 del Cinquecento) con qualche idea di cripta o altro. Per la realizzazione dello scurolo si attesero circa 100 anni e dopo diverse proposte progettuali si giunse dal 1673 al 1692 al completamento della costruzione e della splendida decorazione pittorica di Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino. Si hanno due scale di accesso ai lati, utili per un più regolato flusso dei devoti, ma anche spettacolari nell’impianto spaziale. La soluzione in alzato, garantisce una visibilità maggiore della custodia del santo lasciando inalterato lo spazio della liturgia nella chiesa. Le visite proposte durante le Giornate FAIpermetteranno di ammirare un ambiente eccezionale, solitamente interdetto al pubblico. Lo scurolo con la sua pianta ottagonale dominata dal marmo nero e dal marmo giallo costituisce infatti una vera e propria eccellenza artistica del territorio, che colpisce non solo per il suo grande apparato scenico, ma anche per la grande solennità di cui è permeato.

BORGOSESIA (VC)

Industrie Toscanini

Immerse tra i boschi e i torrenti della Valsesia, l’Industria Toscanini, fondata nel lontano 1920, era una piccola azienda che produceva coltelli dai manici in legno destinati a essere venduti nei mercati locali. A questo primo prodotto si aggiunsero col tempo: assi da bucato, spazzole, taglieri, sedie e, infine, i portabiti che determinarono la prima vera svolta produttiva e creativa. L’industria si ampliò, l’innovazione dei macchinari si accompagnò con l’evoluzione dei materiali e il concetto di un moderno design alla ricerca della perfezione estetica nella funzionalità del prodotto. Oggi nello stabilimento situato nella piccola frazione Isolella di Borgosesia si producono portabiti in legno e plexiglass – frutto di anni di studio, brevetti e di accurata esecuzione – per i più importanti nomi della moda globale. In occasione delle Giornate FAI d’Autunno i visitatori avranno l’eccezionale possibilità di visitarne l’interno e assistere al modernissimo ciclo produttivo realizzato con macchinari di ultima generazione.

Elenco completo dei luoghi aperti in PIEMONTE,

giorni e orari di visita e modalità di partecipazione su:

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-autunno/i-luoghi-aperti/?regione=PIEMONTE

IMPORTANTE: Verificare sul sito eventuali variazioni di programma in caso di condizioni meteo avverse

La Giornata nazionale dell’Afasia

Sabato 15 ottobre 2022

Promossa da
Fondazione Carlo Molo onlus, Torino
ALICe Nazionale e A.IT.A. Piemonte ODV
Con il patrocinio di
 

Con la collaborazione di
   

Come ogni anno la Fondazione Carlo Molo onlus, assieme ai partner istituzionali, promuove la Giornata Nazionale dell’Afasia giunta alla sua XV edizione.
Alcune azioni sono partite dai primi di ottobre. Si rinnova la collaborazione con GTT e il nuovo spot “L’Afasia ti lascia senza parole” è diffuso sino al 15 ottobre sui monitor delle linee di superficie e su quelle della Metropolitana.
Torna, dopo il periodo COVID, la proiezione dello stesso spot nei maggior cinema torinesi: Ambrosio, Romano, Nazionale, Eliseo, Greenwhich, Empire, Lux (e circuito MoviePlanet), Centrale, Due Giardini, F.lli Marx e CineTeatro Baretti. Grazie al circuito MoviePlanet lo spot verrà lanciato sul territorio ragionale con uscite anche in alcune province lombarde. Il CineTeatro Baretti si è aggiunto al circuito.
Il clou degli eventi, grazie alla collaborazione con i Musei Reali di Torino, si svolge anche quest’anno a Palazzo Reale. Sabato 15 ottobre sono previsti due appuntamenti: alle ore 15 (Sala Conferenze Museo d’Antichità – Corso Regina Margherita 105) un incontro dal titolo Musica e Cervello svilupperà il tema facendo riferimento alle attività di musicoterapia e danzaterapia organizzate da AITA ormai da alcuni anni. A seguire alle ore 16.00 ai Giardini Reali (tempo permettendo, altrimenti si continua in Sala Conferenze) – ingresso da Piazza Castello, performance del Coro “La voce dell’Afasia. Quest’anno è prevista la presenza anche del coro di Biella. Le attività sono a ingresso gratuito. Dalla mattina sarà possibile contribuire alle attività di AITA con l’acquisto di una piantina di erica (simbolo dell’Afasia)
Infine prosegue la galoppata italiana di “Luci per l’Afasia. I monumenti simbolo di alcune città si illuminano di rosso (colore dell’afasia). Oltre Torino con la Mole Antonelliana le città sono: Livorno (2 sedi), Firenze, Perugia, Aosta, Genova, Terni, Torino, e le new entry di Volterra, Bologna Ascoli Piceno, Candelo (Biella).

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Lode della manualità

Non sono un nostalgico dei tempi andati, ma spesso nel confronto tra ieri e oggi quest’ultimo esce perdente su molti aspetti.

Uno di questi sono gli effetti del periodo del boom economico, del benessere degli anni ’60 che ci hanno portato ad uno stile di vita al quale non eravamo preparati, con il risultato che ora non siamo più abituati alle restrizioni attuali.

Mi riferisco, per esempio, alle riparazioni domestiche sia intese come interventi su impianto elettrico ed idraulico, serrande e serramenti, sia come riparazione di elettrodomestici o mobili e tinteggiatura.

Un tempo era molto più comune di ora mettere le mani quando qualcosa non andava, salvo chiamare l’artigiano se proprio era un problema irrisolvibile da noi: nella mia famiglia, sia da parte di mamma che di papà, tutti tinteggiavano le pareti di casa, sostituivano un interruttore, montavano un lampadario o sostituivano lo scarico del lavandino. E se proprio non potevano (assenza, impedimento fisico, urgenza) c’era, comunque, qualcuno degli amici in grado di farlo. Non parliamo poi di traslochi: si noleggiava un furgone (e prima ancora lo si chiedeva al fruttivendolo o al meccanico) e ci si organizzava, magari impiegandoci il triplo del tempo.

L’avvento dell’elettronica nelle automobili (che rende impossibile il 90% delle riparazioni se non sei un ingegnere e soprattutto se non hai le apparecchiature adatte), la costruzione di elettrodomestici che non si riparano più (provate ad aprire un TV attuale), le norme che quasi ogni anno rendono le apparecchiature in tuo possesso energeticamente obsolete (fra un po’ dovranno allungare le etichette per farci stare tutte i + della lettera A) hanno reso le riparazioni domestiche una pratica per pochi addetti ai lavori. Per le riparazioni che ancora potremmo fare, invece, non abbiamo più tempo perché tra ufficio, prendere i figli a scuola, andare in palestra e poi il calcetto alla sera siamo stravolti. Tanto c’è l’artigiano che, entro 15-20 giorni arriverà.

Ma la manualità porta con sé due importantissimi fattori: da un lato realizzare o aggiustare qualcosa (che ci appartenga o no) contribuisce ad aumentare la propria stima ed aumenta la creatività. Quanti di noi si lamentano perché il proprio lavoro non è tangibile? Immaginate un informatico che crea pagine web, programmi per PC o app, ma fisicamente non c’è traccia del suo impegno. Certo, riceverà la giusta ricompensa (o, almeno, dovrebbe) per il lavoro svolto ma presto il suo lavoro verrà sostituito da nuove versioni, da upgrade, o abbandonato.

Altro fattore non meno importante è il contatto con l’oggetto creato, la scelta del materiale, la rifinitura, la colorazione: pensate alla Pietà del Bernini, o al Davide di Michelangelo o al Perseo che decapita Medusa del Cellini o, molto più modestamente ma non per questo immeritatamente, ai lavori di ebanisteria che il falegname in paese realizza su richiesta.

Personalmente sono convinto che trasporre in un oggetto ciò che si sente, ciò che si vuole comunicare predisponga l’individuo verso toni più dolci, verso disposizioni d’animo migliori. Concentrarsi per trasformare un pensiero, un concetto in un oggetto aiuta a migliorare anche se stessi, in un gesto quasi catartico.

Lasciare una traccia, piccola o grande che sia, del proprio passaggio in questo mondo, da una casa realizzata bene ad una scultura che testimonia a distanza di secoli le fattezze di un eroe, da una cassapanca intarsiata alla riparazione della carrozzeria di un’automobile sono, ognuno a modo suo, piccoli gesti che migliorano un po’ il nostro mondo.

Non è insolito vedere persone fragili migliorare il proprio handicap se adibiti a lavori creativi manuali, dalla riparazione di biciclette alla costruzione di bambole, dal restauro di mobili e oggetti antichi e moderni alla pittura su vetro, ceramica o altro materiale ma è altrettanto vero che negli ultimi anni più di prima cerchiamo tutti un passatempo, un hobby per quando andremo in pensione o per i momenti di stress: dal bricolage, al giardinaggio, al collezionismo vedere crescere sotto i nostri occhi ciò che abbiamo contribuito, giorno dopo giorno, a creare è una soddisfazione impareggiabile.

Se, in più, abbiamo risolto subito il problema senza aspettare per giorni che l’artigiano fosse libero ed abbiamo risparmiato cifre non indifferenti abbiamo quasi raggiunto il nostro ikigai.

Sergio Motta