Io speriamo che me la cavo. E speriamo che se la cavino le persone a me care tra parenti, amici ed amiche. Che altro dire?
Siamo in guerra tra di noi e con altri e manco ce ne accorgiamo. La natura è in guerra con noi. Non ne può più e si ribella. La burocrazia italiana ci odia e ci considera dei sudditi e non dei cittadini. Ora grazie ad uno studio emerito dell’Università di Torvergata a Roma si scopre che gli sprechi nella pubblica amministrazione non sono figli della corruzione della politica. Ma per il 75% della burocrazia inetta ed incapace. Tra tasse, alcune volte chieste ingiustamente, e magari inutili protocolli in sanità, che mettono a dura prova il nostro equilibrio mentale. Siamo stanchi, fin troppo stanchi ed esasperati. Mancano i medici di base. Non solo nelle vallate montane ma anche nelle città come Torino.
Il perché è molto semplice: chi va in pensione non viene sostituito. Colpevolmente mi sono dimenticato di parlare della violenza sulle donne. Violenza degli uomini sulle donne. Come se fossero le uniche responsabili dei nostri fallimenti. O anche le morti sul lavoro, tipico di un paese non civile. Qui la tragedia non è diventata farsa, bensì disastro, solo un angosciante disastro. La politica che fa ? I politici che fanno? Direi poco o nulla.
Si, assolutamente dopo il disastro o le morti bianche tante parole di esecrazione. Dopo, il ritorno al più totale oblio. Mi sa che per Torino è ancora peggio. Ora pure le dimissioni di tutto il cda Juventus. Difatto un’ammissione di colpa o certamente la consapevolezza di un radicale fallimento.
Eppure prima di Ronaldo era un gioiellino come squadra e società. Vincevano scudetti e soprattutto, in qualche modo i conti economici tornavano. Ma che c’entra Torino?
Oramai l’immagine di una Torino vincente si è offuscata, deteriorata. Sembra proprio che tutto tra burocrazia e politica, passando per gli imprenditori e i loro dirigenti, si siano dati l’appuntamento per sancire il fallimento del paese. Con la più totale incoerenza e negazione della realtà. Si produce una falsa coscienza della realtà diventando solo ed esclusivamente ideologia. Ad esempio basta cambiare ruolo per cambiare opinione sulla realtà e sul suo perché. Emblematica la politica. Se dall’opposizione passi ad essere forza di governo diventi un altra cosa. Come chi passa all’opposizione al governo dice oggi cose che in passato non avrebbe mai detto. Anche qui mi sembra un gioco delle parti. Un Pd arroccato nel suo marasma di congresso. Dovrebbe essere un congresso rifondativo. Vedo tanti che si candidano e poca discussione sui contenuti del proprio essere. Una delle poche al di fuori del coro è Anna Rossomando. Continua a fare la spola tra Roma e Torino, tra le istituzioni, vice presidente del Senato ed il Nazareno.
Ultimamente molto presente in Barriera di Milano. Galvanizzare questo “corpo” atrofizzato è difficile, se non impossibile, ma Anna Rossomando ci prova con tutte le sue forze. Decisamente encomiabile.
La Frediani passa con Potere al Popolo.
I vecchi amori non si scordano mai e l’Appendino è… oramai sempre a Roma.
Per i pentastellati il territorio è zero.
Fratelli d’Italia appaiono inebetiti nel loro ruolo di governo. Ma non rinunciano alle polemiche e giochini politici con gli alleati leghisti. Leghisti boccheggianti. Unico in palla è Giorgetti: lui è Giorgia Meloni sono diventati gli ultimi moicani di Mario Draghi.
Aspettate , aspettate ci sono anch’io: Pichetto da Biella. Dopo tanti sacrifici ministro a tutti gli effetti. Nessuno pensava che questo ministro avesse la verve di volere mandare in galera i sindaci che hanno permesso l’abusivismo. Poi ha coretto il tiro. Espressione decisamente molto forte, ma sostanzialmente corretta. Subito Salvini che replica tra i sindaci ed i burocrati , manderei i burocrati in galera. Va beh, sceneggiate.
Tanto sia i politici come i burocrati non pagheranno mai per gli errori compiuti. Anche per questo ” io speriamo che me la cavo ” .
E non ci resta che piangere. Giusto per finire in bellezza . Con lo scetticismo d’obbligo.
Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Sappe
(foto di repertorio)
Protestano i detenuti nella Casa circondariale di Vercelli per le precarie condizioni delle celle. E’ successo l’altra sera, ed ha interessato una parte dei ristretti del secondo piano, lato E. Mario Corvino, vicesegretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, spiega cosa è accaduto nel tardo pomeriggio di martedì nella Casa circondariale: “All’ora di rientro dei detenuti dalle celle, in molti si sono rifiutati di rientrare lamentando le pessime condizioni delle celle e del piano. Pareti e soffitti con muffa, ragnatele, finestre che non si chiudono regolarmente e quindi lasciano entrare spifferi glaciali, locale docce con difficoltà di smaltimento acqua e quindi con un ristagno pericoloso. La situazione è stata sempre sotto il controllo della Polizia Penitenziaria, anche se la tensione è stata sempre più crescente ma gestita al meglio dal Sottufficiale di Sorveglianza generale. Nella tarda serata, poi, una parte di detenuti è comunque rientrata nelle proprie celle ma altri hanno proseguito nella protesta, che ha poi portato alla decisione di spostare i detenuti in un’area più confortevole della sezione. Io credo che la Polizia Penitenziaria di Vercelli, che ha pure dimostrato grande professionalità e senso del dovere, non debba pagare le tensioni legate ad una situazione di interventi di edilizia penitenziaria urgenti e non più rinviabili, ma nemmeno deve essere messa nelle condizioni di vivere situazioni di alta tensione sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine per i ricatti di alcuni ristretti violenti che evidentemente pensano di stare in un albergo e non in un carcere“.
Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri, esprime solidarietà ai poliziotti penitenziari del Reparto di Vercelli e contesta la scelta del Governo che, nella legge di Bilancio, ha previsto il taglio di 36 milioni di euro per i prossimi tre anni per l’amministrazione delle carceri italiane: “una scelta senza senso, paradossale se si considera lo stato di emergenza vissuto che vivono le carceri: da inizio anno, 80 detenuti si sono tolti la vita, la cifra più alta nella storia repubblicana. Oltre mille sono stati i tentativi di suicidio sventati grazie all’intervento degli agenti di polizia penitenziaria. E servono decine e decine di milioni di interventi per l’edilizia penitenziaria, come dimostrano le ragioni a base della protesta avvenuta nel carcere di Vercelli. Altro che, come il Premier Meloni e tutti gli esponenti del centrodestra hanno sempre detto, porre l’emergenza carceraria tra le “priorità” dell’azione dell’esecutivo: la legge di Bilancio sembra cancellare in un colpo solo tutti i buoni propositi e per questi auspichiamo che in sede di Parlamento quei tagli verranno soppressi”.
“Ma a nostro avviso”, conclude Capece, “c”è grande bisogno di cambiamenti, c’è grande bisogno di aria nuova al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dove negli ultimi anni la classe dirigente ha fallito con scelte gestionali discutibili e pericolose come ad esempio l’introduzione e il mantenimento della vigilanza dinamica dei detenuti, che è alla base dell’altissimo numero di eventi critici che accadono ogni giorno nelle Sezioni detentive, il depotenziamento del Corpo di polizia penitenziaria, sotto organico di 4mila unità, i cui appartenenti sono stati lasciati da soli e senza mezzi a fronteggiare l’inaccettabile violenza di una parte consistente di ristretti, a cui sono state chiuse Centrali Operative, Basi Navali, Provveditorati regionali e altri Uffici operativi sul territorio e ancora senza chiare ‘regole di ingaggio’ e di una efficace organizzazione del lavoro”, conclude Capece. Il SAPPE si rivolge quindi “al Guardasigilli Carlo Nordio di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari di Vercelli, di tutto il Piemonte e dell’intero Paese. Servono interventi concreti, non i tagli ipotizzati in Finanziaria per il sistema carcere”
Nuovo ciclo di Pomeriggi nei Borghi Monferrini
Appuntamento giovedì 8 dicembre ore 15 a Conzano
Da Fubine a Conzano, prosegue la rassegna “Genius Loci – Pomeriggi nei Borghi Monferrini” – promossa dalla Fondazione Ecomuseo della Pietra da Cantoni, in collaborazione con Comuni monferrini associati, e guidata dall’ideatrice Anna Maria Bruno.
Appuntamento a Conzano giovedì 8 dicembre (ore 15) in piazza Australia, da dove prenderà il via della narrazione e vista del borgo monferrino.
Ad accogliere i visitatori, ci sarà il sindaco Emanuele Demaria, il quale, dopo una breve passeggiata guidata lungo le vie del centro storico, introdurrà la Mostra dei Presepi d’Autore allestita a Villa Vidua, nonché il nuovo allestimento “Racconti di viaggio di Carlo Vidua conte di Conzano, viaggiatore e collezionista”.
Tra le opere presepiali in esposizione, una nuova sezione della ricca collezione personale del primo cittadino Demaria, quelle liguri della prestigiosa Bottega di Marcello Mannuzza e quella della tradizione napoletana firmato da Luciano Testa. Non mancheranno, inoltre, interpretazioni contemporanee come quelle di Emiliano Cavalli e del maestro Emanuele Luzzati.
Una seconda tappa sarà dedicata all’Oratorio di San Biagio, già sede della Confraternita dei Batù, situata nel punto più elevato del paese, ai piedi della medioevale torre civica. Per l’occasione le porte di San Biagio si apriranno per la prima volta al pubblico, dopo l’intervento di restauro che, per le decorazioni interne, ha visto protagonista Federico Borgogni, restauratore monferrino, assurto agli onori delle cronache internazionali per il suo intervento di stacco del graffito “Achoo” di Banksy a Bristol. Garantita anche la presenza dello stesso Borgogni.
La terza tappa sarà nel Cantinone del Palazzo Comunale, all’ascolto del dicitore Giorgio Milani che intratterrà sui versi di an Piemonteis, brano dedicato a Carlo Vidua, tratto da “Dalle Alpi alle Piramidi. Piccole storie di piemontesi illustri”, promosso dal Museo Egizio in collaborazione con il Centro Studi Piemontesi.
Il pomeriggio si concluderà con la degustazione di una calda tazza di tea, abbinata alla torta con spezie delle Molucche, prodotta da Stefano Miglietta del ristorante Terre Rosse di San Maurizio di Conzano. Partecipazione libera e gratuita. Info: 348 2211219 o scrivere a chebisa@virgilio.it .
Per consentire un intervento di manutenzione straordinaria sulla linea, sabato 3 dicembre il servizio della metro è terminato alle ore 22.00 (ultime partenze dai capolinea di Fermi e Bengasi alle ore 21.30) e riprenderà domenica 4 dicembre al termine dei lavori previsto entro le ore 12.30.
Nel periodo in cui la metro resterà chiusa, da Bengasi a Fermi sarà operativo il servizio sostitutivo bus M1S.
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Sino a domenica 4 dicembre, sul palcoscenico del Gioiello
Chi l’ha detto che non si può, per un attimo, nell’esistenza dell’intramontabile Sherlock Holmes, tralasciare gli spazi chiusi e drammatici dello “Studio in rosso” o le distese oscure e nebbiose del “Mastino dei Baskerville”, per addentrarsi nelle strade più semplici, ma per questo non meno insidiose, del divertimento e della comicità, rigirando il famoso detective in un alter ego che stia a metà tra la dabbenaggine dell’ispettore Clouseau e le punte schizofreniche del Kranz del televisivo Paolo Villaggio?
È quel che hanno fatto Valerio Di Piramo e Cristian Messina (in triplice veste, aggiungendovi pure quella di veloce regista e interprete di uno spassosissimo Joseph Lastrada, più o meno capace di risolvere ogni intrigo, quanto presuntuoso, nelle sue vesti di Vice ispettore capo aggiunto di Scotland Yard) nel costruire i due atti di “Sherlock Holmes e il mistero di Lady Margaret”, sino a domani pomeriggio sul palcoscenico del Gioiello, con una raffica di tutti esauriti.
Negli ultimi mesi del 1899, il detective e il suo fidato assistente Watson sono stati chiamati a Old Artist, non lontano da Londra, un luogo di soggiorno per artisti a riposo, dalla proprietaria Miss Elizabeth, al fine di garantire la sicurezza di Miss Margaret Flower, carattere esuberante e imperioso, possessiva nei confronti della povera Scarlet, sua preziosa collaboratrice, invitata a trascorrere là alcuni giorni. Una sicurezza rivolta sì alla sua persona, quanto più alla preziosissima collana di smeraldi, di inestimabile valore, regalatale dalla regina Vittoria personalmente, che la grande attrice porta sempre con sé. Alloggiano a Old Artist pure sir Henry, vecchio attore, e Oliver Plum, vanaglorioso cantante lirico, ambedue in un passato ormai piuttosto lontano frequentatori delle scene e della vita e delle stanze della diva, con gli antagonismi necessariamente d’obbligo. A cui s’aggiungono quelli di Clarissa Glimmer, eterna rivale in più di una occasione. Lettere anonime, flaconi di medicine, perlustrazioni notturne, smemoratezze, piccoli indizi sparsi qua e là in bella costruzione, soluzioni a portata di mano e improvvise sorprese, morti annunciate e rinascite inspiegabili, travestimenti per mescolare meglio le acque. Chiaramente, nella divertente scrittura, pronta a tener d’occhio uno humour tutto britannico, battute glaciali immancabili ma ben piazzate, la soluzione finale è assicurata e il divertimento per il pubblico ricco di applausi non può non mancare.
Certo non è soltanto l’impianto a farti trascorrere quel paio d’ore allegre di cui il pubblico oggi sente il sacrosanto bisogno, lasciando a casa i problemi di vario tipo. Gli attori tutti, negli eleganti abiti di Linda Lingham e nella scena fissa d’antan di Monica Cafiero, macinano divertimento, dall’eccellente Holmes di Mauro Villata al Watson di Mario Bois, dal trio pettegolo e vendicativo Alfonso Rinaldi, Angelo Chionna (sue anche le spiritose musiche dello spettacolo) e Anna Cuculo, viperina antica collega che sa mettere un bel po’ d’esperienza nella sua Clarissa, Maria Occhiogrosso, direttrice dell’Old Artist in cattive acque finanziarie. Last but not least Margherita Fumero (un fan all’uscita continuava a ripeterle “grande grande grande”, quasi le cantasse Mina) che sa benissimo come si fa ad appropriarsi di un personaggio, a metterlo in primo piano, a far suo l’intero pubblico, a guardare negli angoli di lady Margaret per scoprirne appieno tutte le risorse di spessore e allegria.
Elio Rabbione
Nelle immagini di Nicola Casale, alcuni momenti di “Sherlock Holmes e il misteri di lady Margaret: Margherita Fumero con Gina Perrucci e Maria Occhiogrosso; Mauro Villata e Mario Bois; Maria Occhiogrosso e Mauro Villata.
Buon compleanno Toro!
I granata compiono 116 anni.
Una squadra gloriosa del calcio italiano, nata nel 1906 dalla fusione tra il Torinese e alcuni ex soci della Foot-Ball Club Juventus.In bacheca
7 scudetti e 5 Coppe Italia. Tra il ’43 e il ’49,nasce il mito del ‘Grande Torino’, una squadra invincibile ed imbattibile:5 scudetti di fila ed una Coppa Italia nel ’43, risultando la prima italiana a centrare la doppietta Scudetto-Coppa Italia nella stessa stagione.
Visto che nessuno potè sconfiggere quella squadra meravigliosa,ci pensò il fato.4 maggio 1949….di ritorno da Lisbona,dopo aver disputato un’amichevole contro il Benfica, l’intera squadra perì nell’impatto aereo contro la basilica di Superga.Nacquero così la leggenda ed il mito del Grande Torino.
Una nuova tragedia sconvolse il mondo granata, nel ’67, con la tragica morte di Meroni,il calciatore fuoriclasse investito mentre stava attraversando la strada di notte in corso Re Umberto a Torino.Dopo tanta tristezza, arrivò nel ’76 il settimo Scudetto della storia torinese, a 27 anni dalla strage di Superga.
Dopo vari cambi di presidenza nel 1993 il Toro vinse la coppa Italia nel 1993.In Europa nessun trofeo ma ricordiamo la magica finale persa contro l’Ajax nel 1992,dove solo tre pali impedirono ai granata di portare a casa il trofeo.
Seguirono anni bui con retrocessioni e risalite,quasi immediate,in serie A.Arriviamo al fallimento del 2005 e la rinascita grazie all’attuale presidente Urbano Cairo che ha garantito e tutt’ora garante di una tranquillità economica e presenza fissa in serie A della leggendaria squadra granata.
Enzo Grassano
Allievo del grande illustratore Emanuele Luzzati e influenzato dal fumetto di denuncia sociale di Andrea Pazienza, anche lui suo maestro, dopo un breve esordio come scenografo, la passione totalizzante per il fumetto lo porta a Bologna, alla scuola di Vittorio Giardino, Marcello Jori e dello stesso Pazienza ‘enfant prodige’ del fumetto italiano dalla breve vita, dissipata e geniale:
questa la formazione artistica e intellettuale di Andrea Ferraris, genovese, mio amico da una vita. Eclettico, levantino giramondo, mette a frutto questa esperienza didattica nelle storie ideate e illustrate per il Topolino della Disney, in quindici anni di attività professionale, svolta in lunghe permanenze lavorative a Parigi e a Barcellona, scelte come città cosmopolite e d’ispirazione artistica e ideale.
Mantenendo ferma questa sua fonte principale di reddito (oggi per l’azienda americana collabora soprattutto per i paesi del nord europa) da alcuni anni a questa parte si è dedicato in parallelo alla realizzazione di graphic novels. In frequente collaborazione con la moglie Daniela, anche lei cartoonist, soggettista e inchiostratrice. Divenuto per questa via, forte innovatore sul piano della creatività narrativa, sperimentatore nel disegno, sul piano del contenuto espressivo. Entrambi attualmente insegnano l’arte seriale del fumetto all’Accademia Albertina di Belle Arti qui a Torino, ultimo loro approdo di vita e lavoro e dove la figlia adottiva Sarvari ha studiato al Liceo Gioberti. Andrea Ferraris ha così iniziato la sua attività di graphic noveler, raccontando in balloons, con la consulenza dell’ etnologo e giornalista Giacomo Revelli, la vita agonistica del ciclista italiano dei primi novecento Ottavio Bottecchia. Muratore in Francia e dissidente durante la dittatura racconta anche della sua misteriosa morte, avvenuta durante il ventennio, si disse proprio per mano di squadristi fascisti. Fu ritrovato cadavere accanto alla sua bicicletta, nei pressi di una strada sterrata, nelle sue campagne friulane nel 1927. Il mistero sulla reale causa della sua scomparsa permane ancora oggi. ( Andrea Ferraris – Giacomo Revelli ”Bottecchia” edizioni Tunuè, €. 12 in libreria e online ). L’ ipotesi del decesso per un pestaggio subito che fu fatta in quegli anni tra le molte altre, mai trovò conferma ufficiale, certa e definitiva. Ma fu ventilata negli anni recenti, anche da giornalisti specializzati nella storia del ciclismo, come il noto e compianto Gianni Mura di Repubblica, che scrisse su quel caso di «morto scomodo» al regime mussoliniano. Successivamente spinto dal suo impegno sociale, politico e culturale mai appagato, il fumettista ligure, si è recato sul campo con il regista cinematografico e sceneggiatore Renato Chiocca durante l’estate di alcuni anni fa, al confine tra lo stato del Messico e quello del Texas. Ne trasse un reportage a fumetti vissuto dall’interno e descritto come in ‘presa diretta’ sulla condizione sociale e di vita dei migranti messicani. Costretti dalla fame e dagli stenti e a rischio della vita a scavalcare il muro di cemento e filo spinato innalzato dagli americani tra i due paesi. Moltitudini in cerca di lavoro e opportunità di sopravvivenza, al seguito delle famiglie e del sogno americano, divenuto un vero e proprio incubo e una tragedia umanitaria.Demonizzati e vilipesi dalle politiche autarchiche trumpiane, divenuti reietti e pretesti politici, anche per larga parte delle opinioni pubbliche liberal delle nostre opulente, egoiste e indifferenti democrazie occidentali. ( Andrea Ferraris – Renato Chiocca, ” La cicatrice” , edizioni Oblomov € 9.35 in libreria e disponibile su Amazon).
Concludo citando l’ ultima fatica di Andrea Ferraris: ” Una zanzara nell’ orecchio, Storia di Sarvari’’ ( Einaudi, Super ET 2021, 128 pgg. € 14.50). Fumetto autobiografico della felice vicenda di adozione, integrazione e paternità della figlia Sarvari. Costruzione famigliare condivisa con la moglie Daniela da Mumbai in India all’Italia, in un arco temporale molto ampio. Storia dell’ ottenimento dell’ adozione attraverso viaggi, intoppi burocratici e difficoltà di ogni genere. La lingua universale dell’ amore si conclude idealmente con l’ultima strip del testo. Ma prosegue anche nel qui e ora del nostro accidentato, caotico e avventuroso presente.
Aldo Colonna
In collina arriva la prima neve
Pioggia a Torino e prime nevicate a quote collinari sul basso Piemonte. È allerta gialla in Val Tanaro. Queste le previsioni meteo di sabato 3 dicembre. Le temperature sono in calo per l’aria fredda in arrivo da est-nordest. La quota neve inizialmente sui 6-700 metri scenderà a 4-500 metri in corrispondenza delle precipitazioni più intense. A nord del Po, neve sopra gli 800-1.000 metri, con precipitazioni deboli al mattino più intense nella seconda parte della giornata. Maltempo fino a domenica con precipitazioni più sparse e un progressivo innalzamento della quota neve.
Mondiali È finita la fase a gironi
Brasile e Portogallo agli ottavi, con la Svizzera e la Corea del Sud, fuori l’Uruguay!
Con un po’ di sorprese è finita ieri l’emozionante fase a gironi dei Mondiali, dopo le ultime quattro partite.Sono scesi in campo i Gruppi G e H:il Portogallo e la sorprendente Corea del Sud si sono qualificate agli ottavi nel gruppo H, mentre l’Uruguay è stato, clamorosamente, eliminato nonostante la vittoria contro il Ghana. Nel gruppo G invece passano il Brasile, nonostante la sconfitta contro il Camerun, e la sorpresa Svizzera che ha superato per 3 a 2 una deludente Serbia: alla vigilia del Mondiale era addirittura accreditata semifinalista,vista la qualità della squadra.Gli ottavi di finale sono in calendario per il 3, 4, 5 e 6 dicembre.
Ecco il calendario
Sabato 3 dicembre
16:00 – Olanda-Stati Uniti (Ottavo 1)
20:00 – Argentina-Australia (Ottavo 2)
Domenica 4 dicembre
16:00 – Francia-Polonia (Ottavo 3)
20:00 – Inghilterra-Senegal (Ottavo 4)
Lunedì 5 dicembre
16:00 – Giappone-Croazia (Ottavo 5)
20:00 – Brasile-Corea del Sud (Ottavo 6)
Martedì 6 dicembre
16:00 – Marocco-Spagna (Ottavo 7)
20:00 – Portogallo-Svizzera (Ottavo 8)
Enzo Grassano