ilTorinese

“Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti” Al “Museo della Montagna” di Torino

David Smart presenta il suo libro dedicato al grande alpinista triestino

Martedì 7 marzo, ore 18,30

Fra i più grandi alpinisti del Novecento, non solo d’Italia ma dell’intero panorama internazionale, cui si deve l’apertura di circa 200 nuove “vie” fra Dolomiti e Alpi Giulie, Leonardo Emilio Comici (Trieste, 1901 – Selva di Val Gardena, 1940), sarà ricordato martedì 7 marzo (ore 18,30) al “Museo Nazionale della Montagna” di Piazzale Monte dei Cappuccini 7, a Torino, attraverso la presentazione del libro “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti” (Solferino) a lui dedicato dall’alpinista statunitense David Smart, intervistato, per l’occasione, dallo scrittore giornalista e alpinista torinese Enrico Camanni, all’interno della rassegna “Leggere le montagne”. Vincitore del “Banff Mountain Book Competition 2020” (per la categoria “Climbing Literature”), il libro di Smart é libro di narrazione, ma anche di sottile introspezione, teso ad indagare l’indubbia e particolare “complessità” di Comici, non solo fermandosi all’innegabile talento e alle molte “prime volte” che gli si possono attribuire, ma anche frugando in “quella sua personalità sfaccettata – si è scritto – interprete delle tensioni di un’epoca in cui spinte conservatrici e culto della modernità s’intrecciavano strettamente, anche quando si trattava di scalare”. A renderlo unico, per molti il miglior scalatore in assoluto negli anni compresi fra le due guerre mondiali, erano la “purezza di stile” e la quasi “mistica” ricerca della “linea esteticamente più pulita” da seguire per l’ascesa in vetta. “Folle ed eroico”: così il giornalista e scrittore Giorgio Ballario ebbe a definire nel suo libro “Fuori dal coro. Eretici, irregolari, scorretti” (Eclettica Edizioni), il gesto di scalare – com’era solito fare Comici – una parete con la tecnica della “goccia d’acqua”, cioè scegliendo sempre la via più dritta, a prescindere dalle difficoltà tecniche. E, del resto, scriveva lo stesso Comici nel suo “Alpinismo eroico”– pubblicato postumo da “Hoepli” nel ’42 – ricordando la conquista nel ’37 (da solo e senza corde) della “Cima Grande di Lavaredo”: “Da che cosa ero pervaso io? Da una forma di pazzia o di sadismo alpinistico, forse? Non so, ero ebbro, sì, ma cosciente: perché mi sentivo la forza fisica di superare lo strapiombo e la sicurezza morale di dominare il vuoto. Riconosco a priori che l’arrampicamento solitario su pareti difficili è la cosa più pericolosa che si possa fare … Ma ciò che si prova in quel momento è talmente sublime che vale il rischio”. Imprese rese possibili da un coraggio e da capacità fuori dal comune, che più volte avrebbero potuto mettere (e forse misero) a serio rischio la vita di Comici, il quale (tragica fatalità!) morì invece, il 19 ottobre del 1940, per un banale incidente – la rottura di un cordino di cui stava provando la tenuta – sporgendosi da una cengia nella palestra di roccia di Vallunga, a Selva di Val Gardena. Tradito, per sua leggerezza, da quella montagna che fu per lui “vita” a tutto tondo. E di cui si parlerà con ampiezza di racconti nella presentazione del libro di David Smart, dove pur anche emergono, però, i capitoli fondamentali della sua breve esistenza terrena: l’estrazione proletaria, la devozione per la famiglia, fino alle sue turbolente (pare) relazioni con l’universo femminile.

L’incontro al “Museo Nazionale della Montagna” è organizzato dalla casa editrice “Solferino” in collaborazione con il Museo di piazzale Monte dei Cappuccini, la Biblioteca Nazionale del “Club Alpino Italiano”, il “Salone Internazionale del libro” di Torino, “MontagnaLibri | Trento Film Festival” e “Premio ITAS del Libro di montagna”.

Bookshop a cura di “Libreria della montagna”.

Info: tel. 011/6604104 o posta@museomontagna.org

g. m.

Nelle foto:

–       Cover “Emilio Comici. L’Angelo delle Dolomiti”

–       David Smart

Anche per il 2023 il Financial Times premia uBroker

Per il quotidiano economico internazionale l’azienda italiana leader nel risparmio in bolletta
cresce con una percentuale del +67%.
‘uBroker’ fa il bis. Anche per il 2023 nella lista delle
1000 aziende europee a maggior tasso
di crescita stilata annualmente dal ‘Financial Times’ compare il nome del prestigioso brand italiano
che ogni giorno contribuisce ad azzerare le bollette di luce e gas di privati e aziende.
L’Italia è il Paese più rappresentato con ben 260 imprese in graduatoria, seguito da Germania (217) e Regno Unito (155). La classifica del Financial Times, fra i maggiori indicatori economici europei, tiene conto di imprese operanti in differenti settori che nell’ultimo triennio hanno saputo moltiplicare risultati, performances e investimenti, raggiungendo un livello di patrimonializzazione e solidità  decisamente superiore alla media.
Per accedere al ranking, infatti, oltre al fatturato, occorre dimostrare di possedere una
tipologia di business scalabile e adatto all’internazionalizzazione, capacità di rispondere in misura innovativa alle esigenze tradizionali ed emergenti delle comunità, resilienza e modelli snelli di strutturazione interna.
Il rinomato organo d’informazione quotidiana internazionale esamina, infatti, oltre
20.000.000 di aziende dell’area UE per selezionarne solo lo 0,005%: il vero fiore
all’occhiello dell’economia europea. ‘uBroker Spa’ , ideatore del progetto ZERO , è il solo
player piemontese a far parte di questo
prestigioso elenco. Distintosi proprio per il suo modello di business unico, si attesta alla posizione
n° 487 con un poderoso balzo in avanti rispetto all’
elenco 2022 grazie a un tasso di crescita pari a
ben il 67% in più.
In un contesto storico di transizione contrassegnato da ripetute crisi energetiche e aumenti
dei prezzi sempre più evidenti , la propensione al risparmio in controtendenza rispetto ai gestori
energetici tradizionali ha, infatti, portato la
multiutility company torinese ad impiegare ogni giorno, in soli 7 anni, oltre 50 dipendenti diretti, più di 1.000 fra consulenti e rete vendita e a generare un volume d’affari di oltre 100 milioni di euro di fatturato aggregato distribuito su più di 160mila
clienti sparsi in tutta Italia.
“Crescere consapevolmente e in modo sostenibile è da sempre principio-cardine alla base dell’evoluzione costante di ‘uBroker Spa’. L’ennesima, gradita menzione da parte di realtà
autorevoli e di primo piano come il ‘Financial Times’ è la riprova della correttezza di un percorso
intrapreso su basi solide e rigorose che ci gratifica moltissimo, offrendoci nuovo slancio per
migliorare ulteriormente” , dichiara Cristiano Bilucaglia , Ceo e Presidente dell’impresa fondata con l’emiliano Fabio Spallanzani.
“La crescente attenzione degli enti accreditati e della stampa specializzata è il coronamento
di una politica aziendale che punta tutto sugli utenti finali. A loro va il nostro grazie più grande per
averci scelto, sperimentato e consigliato a una platea sempre crescente. Parliamo di clienti
soddisfatti che, in un momento di dichiarata difficoltà diffusa, vedono in noi la soluzione concreta per tutelare al meglio risparmio e budget senza rinunciare in alcun modo alle comodità quotidiane che derivano dall’impiego costante delle utilities”, afferma entusiasta il Presidente di ‘uBroker Spa’.

Il paracadute non si apre. Muore avvocato – scrittore

Tragedia a Cumiana dove in un incidente con il paracadute è morto Giampiero Pani, di 63 anni, avvocato di Torino patrocinante in Cassazione e scrittore.

Sabato durante un lancio nella scuola di paracadutismo di Cumiana, dove si trovava con gli amici, il paracadute non si è aperto.

Le indagini sono affidate ai carabinieri.

Il fumo tra piacere e salute. I divieti in arrivo

IL COMMENTO Di Pier Franco Quaglieni
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In una intervista sul “Corriere della Sera “Patty Pravo racconta che a dieci anni fumo’ la prima sigaretta e che non ha mai smesso. Aggiunge testualmente: “Mi davano 50 lire per la gondola, io andavo a scuola a piedi e le spendevo per le Nazionali Super, poi sono passata alle Marlboro rosse. A quattordici anni anziché  a scuola sono stata a far l’amore ( …), mi è piaciuto tanto“ . Il pomeriggio torno’ a farlo. Oggi Patty ha 75 anni e fuma ancora e dichiara di aver provato anche tutte le doghe  leggere e pesanti, salvo la cocaina.
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Pravo che deriva  il nome dalle dantesche “anime prave” dell’Inferno fu il mito della trasgressivita’ già a metà  degli Anni 60. Ricordo il Piper di via XX Settembre a Torino. Anche lì si fumava in modo quasi sfrenato. Ricordo Maria Grazia, una mia compagna di liceo, che già a diciassette anni arrivava al pacchetto giornaliero, per  non dire della mia amica Luisa che una volta mi disse con una certa  spavalderia  è quasi con orgoglio che mai avrebbe rinunciato alle Marlboro rosse . “A  casa mia -aggiunse  – potrebbe non esserci il pane, ma mai almeno una stecca di sigarette”. Fumava  quasi disperatamente anche negli ultimi anni,  malgrado una delicata operazione che avrebbe imposto l’assoluta astinenza dal fumo.
“Le Marlboro rosse – mi diceva Luisa – sono una passione a cui non posso resistere da quando provai ad aspirare avidamente il fumo all’età di 14, un piacere a cui non potrò mai rinunciare“.
Ho voluto citare qualche esempio di  alcune tabagiste perché le donne sono fumatrici molto più accanite.  Ci sono persino donne che hanno bisogno della sigaretta quando fanno l’amore,  per  poter aggiungere ad un piacere un altro piacere.
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La sigaretta ha rappresentato un simbolo  trasgressivo per molte generazioni e molte donne fumavano in passato per manifestare anche  una parità con gli uomini. Oggi si fuma per piacere o perché non più in grado di liberarsi dal vizio contratto in età sempre più giovane. Si ha un bel dire che il fumo fa male, ma aspirare una sigaretta per molti diventa qualcosa di irrinunciabile.Basta vedere la frenesia con cui i viaggiatori in stazione escono dai vagoni già con la sigaretta in bocca per poter fumare anche solo mezzo minuto, aspirando  con tiri lunghissimi in modo da consumare quasi tutta la sigaretta in pochissimo tempo .
Io ricordo le difficoltà con cui venne accolta la normativa che vietava di fumare nei locali cinematografici e nelle scuole.  Ricordo che tante professoresse non riuscivano ad adattarsi e ricorrevano a sotterfugi,  pur di fumare. La legge Sirchia ha dato più sistematicità ai divieti anche nei ristoranti e in altri luoghi . Sirchia è stato davvero un ministro della Sanità che non è arretrato di fronte alle proteste.Oggi si vuole estendere il divieto di fumare  ai tavoli esterni dei ristoranti, alle fermate  all’aperto di bus, metro, treni e traghetti e persino, sembra, nei parchi.
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Il fumo a me oggi da’  fastidio, dopo aver fumato con piacere decine d’anni . Quando accesi la prima sigaretta, riuscendo finalmente ad aspirare il fumo nei polmoni,  fu una gioia immensa. Prima compravo qualche volta le sigarette, ma non le apprezzavo.  Dopo la prima volta presi subito  il vizio a cui dovetti rinunciare per ragioni di salute lo scorso decennio . Altrimenti, avrei sicuramente  continuato  perché il fumo era qualcosa di speciale, come diceva  Mario Soldati che ha continuato a fumare anche in tardissima età. Montanelli continuo ‘ a fumare due sigarette al giorno dopo i pasti quando aveva più di ottant’anni .
Oggi mi da’ fastidio il fumo, ma non ho  dimenticato  il piacere del fumo e quindi capisco e in qualche modo invidio chi fuma.  Se qualcuno mi tentasse, magari farei volentieri un tiro. La via dei divieti può essere un modo per ridurre il fumo? Certo è modo per tutelare i non fumatori dal fumo passivo che non so, in verità,  se faccia così male,  abituati come siamo all’aria inquinata delle grandi città. Certamente  bisogna trovare il modo di dissuadere ad iniziare a fumare,  ma ho i miei dubbi circa i risultati. Nelle scuole e nelle università ragazzi e soprattutto ragazze fumano in gran numero.
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Ricordo di una mia allieva che usciva  da lezione per andare a fumare.  Quando, chiacchierando con alcuni  studenti,   stavo fumando in loro compagnia e   dissi che io mi limitavo alle sigarette, notai un certo stupore   in quei giovani che forse erano abituati anche alle canne. Questo è un tema che ci porterebbe distanti perché oggi le canne sono quasi una consuetudine  non solo giovanile e presto si arriverà alla loro legalizzazione in totale  controtendenza con il proibizionismo nei confronti del tabacco. Le campagne contro il fumo forse non bastano, forse  occorrono i divieti e le sanzioni per indurre almeno a ridurre il fumo.
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O forse i divieti potrebbero rendere persino più attrattivo il fumo. Il proibizionismo negli Stati Uniti non ridusse gli alcoolisti. Questa è storia.
Lo Stato ha il dovere di tutelare la salute pubblica e i non fumatori, ma è giusto proibire a chi vuole fumare di poter di fatto fumare, se non a casa o sul balcone , ammesso che non ci siano vicini che protestano? E’ una vecchia questione  quella secondo cui lo Stato non dovrebbe proibire le scelte sbagliate dei cittadini. Ma quando queste scelte danneggiano altri lo Stato deve provvedere a tutelare gli  altri.  Anche le sigarette elettroniche sono comprese nei divieti e nessuno finora sta stabilito in modo chiaro e definitivo se siano così dannose come le sigarette vere. Conosco fumatori che non hanno mai abbandonato le sigarette per quelle elettroniche che non li soddisfano affatto. Su Facebook c’è un club delle fumatrici che è fermo a qualche anno fa e che esalta il fumo addirittura per le donne in gravidanza: una vera farneticazione.
Personalmente  ritengo che i divieti non basteranno a frenare il vizio del fumo che dura da secoli.  Neppure l’alto prezzo dei pacchetti riesce a frenare la corsa dal tabaccaio.
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Forse l’unico modo per rallentarla sarebbe quello di costringere i fumatori a pagare dei ticket  aggiuntivi sui servizi sanitari a cui ricorrono. Non so come si possa procedere  su questo terreno e forse è una idea non percorribile  perché la salute e ‘ un diritto costituzionale. In ogni caso il fumo resta un tema divisivo, malgrado la scienza medica abbia dimostrato i gravi danni che provoca.

Cade la Juve! Roma-Juventus 1-0

25esima giornata serie A

Mancini

Cade la Juve dopo un filotto di quattro vittorie consecutive in campionato, la squadra di Allegri perde 1-0 all’Olimpico e scivola a -12 dal 4° posto,ultimo utile per qualificarsi in Champions League, occupato proprio dalla Roma e dal Milan. Primo tempo bloccato: palo di Rabiot dopo la deviazione di Rui Patricio.Sblocca la gara il giallorosso Mancini con un gran destro dalla distanza, Cuadrado poi con un bel tiro scheggia il palo. Pericolosi Smalling e Di Maria, terzo pslo della Juve con Mancini che sfiora l’autogol.Alla fine una follia dell’attaccante bianconero Kean che viene espulso con un cartellino rosso diretto a per una spropositata reazione sul giallorosso Mancini.

Enzo Grassano

Sanitari e volontari piemontesi in Turchia, un aiuto concreto ai terremotati

 IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CIRIO E L’ASSESSORE ALLA SANITA’ ICARDI: «GIA’ ASSISTITE OLTRE TREMILA PERSONE, LA NOTTE SCORSA IL VENTITREESIMO PARTO»

 

«Il Piemonte non può che essere orgoglioso dello straordinario lavoro dei suoi sanitari e volontari della Protezione civile impegnati nell’ospedale da campo Emergency medical team type 2 (Emt2) della Regione Piemonte ad Antiochia. Nella cerimonia di consegna dell’ospedale alla Turchia, l’ambasciatore e i rappresentanti del governo turchi, così come il capo Dipartimento della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio hanno avuto espressioni di estrema gratitudine e stima per il team piemontese coordinato da Mario Raviolo. Molti cittadini sono venuti personalmente ad abbracciare i sanitari che li hanno curati. Sono stati momenti di grande commozione. In queste prime settimane, l’ospedale da campo ha prestato assistenza a più di tremila persone, con una media di 200 accessi giornalieri al Pronto soccorso, alla pari di un DEA di secondo livello, come Cuneo o Alessandria. Un risultato straordinario, ottenuto in condizioni di massima emergenza. Adesso, il nostro personale è impegnato nell’attività di integrazione dei sanitari turchi che prenderanno in carico l’ospedale. Contiamo di rimanere in Turchia ancora un paio di settimane, ma se sarà necessario non avremmo difficoltà a reintegrare nuovamente l’organico».

 

Cosi l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, al rientro dalla missione ad Antiochia, dove sabato sera il presidente della Regione Alberto Cirio ha siglato con le autorità turche l’intesa per la cessione dell’ospedale da campo Emt2 della Regione Piemonte che l’Italia ha donato alla Turchia.

«La scorsa notte, poco dopo la nostra partenza, al nostro ospedale da campo è nato il ventitreesimo bambino: un segnale di luce e speranza in una terra duramente colpita dal terremoto. Insieme a quello degli americani il nostro è l’unico ospedale attivo nella zona di Antiochia. I volontari della protezione civile, i medici e gli infermieri del Piemonte sono stati i primi ad arrivare in Turchia e questo deve inorgoglire tutti i piemontesi», spiega il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che durante la visita all’ospedale ha incontrato, oltre al personale sanitario e i volontari della protezione civile, anche i pazienti in cura e i rappresentanti delle istituzioni locali, portando la vicinanza di tutta la Giunta regionale e dell’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi.

 

«Il Piemonte – prosegue Cirio – ha buona memoria: quando ha avuto bisogno, e penso all’alluvione del 1994, e ai mesi più duri della pandemia Covid, siamo stati aiutati e quindi facciamo la nostra parte, aiutando la popolazione turca, ma l’avremmo fatto e lo faremo in qualsiasi posto del mondo perché la forza di una comunità sta nella sua capacità di essere solidale».

La delegazione istituzionale della Regione era accompagnata dal coordinatore della missione Mario Raviolo e da Giuseppe Guerra, direttore generale dell’Asl Cn1 presso la quale è formalmente “incardinato” l’Emt2. Con loro hanno viaggiato 60 sanitari e 9 addetti alla logistica che sono andati a dare il cambio ai loro colleghi operativi nell’ospedale da campo, a loro volta rientrati in Piemonte domenica mattina.

I Bizantini a Palazzo Madama?

Dopo la Regina Margherita arrivano i Bizantini a Palazzo Madama?

La voce circola nelle sedi museali ma nulla è ancora confermato. Si deve trovare una rassegna per “riempire” la primavera quando, a Pasqua, calerà il sipario sull’attuale mostra “Le chiavi della Città”. Intanto al Mann di Napoli, il Museo archeologico nazionale, prosegue la mostra “Bizantini, un impero millenario” prorogata di due mesi, fino al 10 aprile, per il grande successo di pubblico. La prossima tappa di questa rassegna potrebbe essere proprio Torino. Cosa c’entra Bisanzio con la nostra città? C’entra molto anche se il capoluogo subalpino non può certo competere con città come Ravenna, Venezia e la stessa Napoli che fu legata a Bisanzio per molto tempo.
Eppure il vessillo di Bisanzio sventolò per secoli sulle terre del Monferrato e proprio a Palazzo Madama si trovano tesori bizantini tra i quali gioielli e fibule d’oro e d’argento, alcuni dei quali sono stati prestati alla mostra di Napoli che racconta il mondo affascinante dell’Impero d’Oriente mettendo in vetrina mosaici, sculture, affreschi, monete, ceramiche, smalti, suppellettili d’argento, oreficerie e sigilli. Sono oltre 400 le opere allestite al Mann di Napoli che fu città “bizantina” per sei secoli dopo la conquista del generale Belisario nel 536 dopo Cristo. Torino fece parte, anche se per pochi anni, nel VI secolo, dell’impero bizantino e lo stemma attuale del Monferrato riprende il vessillo del Marchesato del Monferrato (967-1574), con l’aquila bicipite d’oro dell’Impero bizantino e lo stemma del Paleologo con quattro “B greche”. Non solo ma c’è anche una bella e interessante storia che parte proprio dal Piemonte. Una ragazza alessandrina sposò, otto secoli fa, nientemeno che l’imperatore di Bisanzio. Ecco perché è importante una mostra sui Bizantini a Torino. La giovane in questione si chiamava Violante del Monferrato, nota anche come Jolanda degli Aleramici, nacque nel 1273, probabilmente a Casale Monferrato, e morì nella città sul Bosforo nel 1317. Fu un personaggio femminile di notevole prestigio per la storia del Monferrato. Era figlia del marchese Guglielmo VII di Monferrato e di Beatrice di Castiglia. Dal Monferrato al trono di Bisanzio, è questa la storia di Violante e Andronico II Paleologo, il basileus bizantino. Un tal giorno la giovanissima principessa Violante salpò da Genova a bordo di una galea e dopo un lungo viaggio raggiunse Costantinopoli insieme ad un’ambasceria. Non tornò mai più nel suo Monferrato. Nella capitale imperiale sposò Andronico. Lei, divenuta imperatrice d’Oriente, aveva solo 12 anni, lui ventitré e già vedovo con due figli. Dall’unione con l’imperatore nacquero sette figli, tre dei quali morirono poco dopo la nascita. Lei visse in una delle corti più splendenti e sfarzose del Medioevo ma non fu una vita felice, fu un matrimonio combinato, come si usava a quell’epoca, per rendere più saldi e forti i rapporti, già secolari, che legavano la dinastia degli Aleramici a Bisanzio e all’Oriente, niente di più. Dopo la nascita del primo figlio Violante divenne imperatrice con il nome greco di Irene di Bisanzio. Il figlio più importante fu il secondo, Teodoro I.
Principe greco, il giovane Teodoro Paleologo si trasferì in Piemonte nel 1306, divenne signore del Monferrato e diede inizio in terra piemontese alla nuova dinastia dei Paleologi del Monferrato che continuò fino alla prima metà del Cinquecento. E come annotano gli storici, l’influenza della corte bizantina nel periodo di Teodoro si fece sentire con molto vigore nelle terre dei marchesi. Tra Violante e Andronico l’unione non fu felice, come detto, i rapporti della coppia imperiale divennero sempre più complicati per contrasti di natura politica. Violante andò a vivere nel vecchio regno aleramico di Tessalonica, ceduto dopo le nozze ad Andronico, ma per poco tempo. Si ammalò e morì nel 1317.
Filippo Re
nelle foto:
mostra “Bizantini, un impero millenario” al Mann di Napoli
imperatore Andronico II
Stemma del Monferrato

Torino riscopre Alberto Moravia

In una retrospettiva dal 12 al 28 marzo e in una mostra prevista dal 12 marzo al 31 maggio al Cinema Massimo

 

In occasione del corposo omaggio che la Fondazione Circolo dei Lettori, insieme alla Gam, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e al Museo Nazionale del Cinema dedicano a Alberto Moravia, il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo una rassegna di quattro tra i film più noti tratti dalle opere dello scrittore.

Dal 12 al 28 marzo prossimi sarà possibile rivedere sul grande schermo  capolavori realizzati da alcuni maestri del cinema del Novecento, tra cui “Il conformista” di Bernardo Bertolucci, “Il disprezzo” di Jean-Luc Godard, “La Ciociara” di Vittorio De Sica e “Gli indifferenti” di Citto Maselli.

A completamento di questo omaggio, dal 12 al 31 maggio 2023 il foyer del Cinema Massimo ospiterà  una raccolta di tredici immagini di grande formato realizzate da Angelo Frontoni, il grande fotografo delle dive a Capri, durante le riprese del film “Il disprezzo” di Jean Luc Godard, ha realizzato scatti unici e preziosi che sono stati messi in mostra a sessant’anni dall’uscita del film tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, pubblicato nel 1954.

‘Le mepris’ ( Il disprezzo) di Jean Luc Godard, tratto dall’omonimo romanzo  di Alberto Moravia del 1954, usciva nelle sale cinematografiche.  Controverso è stato il rapporto tra regista e scrittore, definito dallo stesso Moravia come una “non relazione”.

“Godard è  un uomo brillante che ha rivoluzionato la cinematografia ma è  una persona con la quale risulta difficile o quasi impossibile comunicare”- dichiarò lo scrittore Alberto Moravia. A questo film appartengono le fotografie di Angelo Frontoni,  scattate durante le riprese a Capri nel 1963. Queste si concentrano sulla regia del film piuttosto che sul film stesso, come si nota nelle inquadrature di Godard mentre studia un’inquadraturao fornisce indicazioni agli attori

Le fotografie esposte provengono dall’Archivio di Angelo Frontoni (1929-2002), acquisito nel 2004 dal Museo Nazionale del Cinema e dal Centro Sperimentale di Cinematografia- Cineteca Nazionale. Si tratta di un’acquisizione nata dalla volontà delle due istituzioni di garantire l’integrità e la conservazione di un patrimonio di oltre 546 mila immagini capaci di testimoniare la memoria del cinema e del costume italiani.

MARA MARTELLOTTA

 

Retrospettiva 12-28 marzo 2023

Mostra 12 marzo -31 maggio 2023

 

Desirò (Lib-Pop): “Violenza anarchica indegna per un Paese civile”

“Quanto accaduto sabato nel Centro di Torino, durante la manifestazione organizzata dai soliti facinorosi dei centri sociali, a partire dal collettivo Askatasuna, rappresenta quanto di peggio possa accadere in un Paese che si ritiene civile ed un danno per coloro che, eventualmente, credono in una riforma dell’articolo 41-bis“, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta quanto accaduto a Torino durante la manifestazione organizzata riguardo il caso Cospito.
“Chi utilizza la violenza passa automaticamente dalla parte del torto, senza distinguo. Devastare una città, la proprietà privata, le vetrine di negozi, le auto di cittadini inermi, evidenzia l’incapacità di portare avanti i propri temi attraverso il confronto, unita alla precisa volontà di destabilizzare la società“, aggiunge Desirò.
“Un clima di minacce che poco ha a che fare con la volontà di portare avanti una battaglia sulla base del diritto e che viene utilizzato al solo scopo di esacerbare i toni, in modo inqualificabile ed ingiustificabile e che andrebbe condannato in modo trasversale, a prescindere dal colore politico di appartenenza”, continua Desirò.
“Per l’ennesima volta, Torino ed il suo Centro, vengono devastati da personaggi che utilizzano qualsiasi tema per sfogare impunemente la propria violenza. Le Istituzioni non possono arretrare davanti a delinquenti di questa portata ed i responsabili, a partire da chi ne muove le fila dietro le quinte, devono essere contrastati con ogni mezzo. Non ci può più essere tolleranza nei confronti dei centri sociali torinesi. Anzi, è durata anche troppo”, conclude Desirò.