ilTorinese

Il ragioniere di Baveno

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“Ragioniere, buongiorno. Anche oggi, il solito?”. Così lo salutava ogni mattina, dal lunedì al sabato, il signor Alfredo. All’anagrafe Alfredo Tichetti, di professione bigliettaio addetto allo scalo della Navigazione Lago Maggiore, in servizio all’imbarcadero di Baveno.

E il “solito” non era una consumazione al bar ma semplicemente il biglietto del battello che da Baveno lo portava in giro per il lago. A volte verso Intra dove, dopo gli scali all’Isola Madre, a Pallanza e a  Villa Taranto ( ma solo d’estate), aveva a disposizione un quarto d’ora scarso per imbarcarsi sul traghetto che faceva la spola con Laveno, sulla sponda lombarda del Verbano. A volte verso le isole Pescatori e Bella, Stresa, Santa Caterina del Sasso e la parte bassa del Maggiore, verso Angera e Arona. Il ragioniere era Teobaldo Lucciconi di anni sessantasei, celibe. Per quelli che lo conoscevano era semplicemente “il ragioniere”, tant’è che il suo nome non lo usava più nessuno e, se non fosse scritto sui registri del municipio, avrebbe potuto anche pensare di cancellarlo. Lucciconi era stato ragioniere contabile, impiegato alla filiale bavenese della Banca d’Intra al n. 5 di corso Giuseppe Garibaldi, a pochi passi dal piazzale dell’imbarcadero e dei moli d’attracco dei battelli e dei motoscafi. Aveva passato più di trent’anni dietro a quello sportello, intento a contare i soldi degli altri, a darne e riceverne. In tutto quel tempo gli sono passati davanti agli occhi i fatti privati e pubblici, le gioie e le tristezze di diverse generazioni. Altro che il confessionale del prete, su alla parrocchiale! Era in banca che ci si scambiava un saluto e si ricevevano confidenze, dovendo anche dare – se richiesto – qualche utile consiglio. Ma giunto al tempo della pensione, non ci pensò un minuto di troppo. Si levò le mezze maniche e, sempre con garbo (il che non guasta mai), salutò tutti e se ne andò senza rimorsi. Non che stesse male, anzi: aveva degli amici sinceri lì, e in fondo era stata la sua famiglia per tanto tempo. Vivendo da solo si era affezionato a quell’ambiente ma, come in tutte le cose, cercava di non vivere di ricordi e malinconie. Così aveva pensato che, dopo tanti anni passati tra casa e ufficio, ufficio e casa, era venuto il momento di prendere un poco d’aria fresca, guardandosi intorno. E sul lago di cose da vedere ce n’erano davvero tante. Così, a volte a piedi e altre utilizzando i mezzi pubblici (dal treno alla corriera passando, ovviamente, dal battello), iniziò a girare i paesi del lago su entrambe le sponde, la piemontese e la lombarda senza tralasciare la parte più a nord, in territorio elvetico, dedicandosi a frequentare le amicizie e a ripercorrere, con la memoria, le tante storie dei tipi originali con cui ha avuto a che fare. E vi possiamo assicurare che sono tanti che nemmeno vi immaginate. Ma soprattutto ebbe occasione e tempo per riscorire Baveno e le sue frazioni. ” Ma guarda tu”, pensava “E chi l’avrebbe mai detto che vivevo in un posto così bello e non ci avevo quasi mai fatto caso”. Era una delle sue riflessioni ricorrenti da quando era andato in pensione. Per tanti, troppi anni era stato “preso” dal lavoro e non alzava quasi mai lo sguardo sopra lo sportello. Arrivava in banca al mattino presto, portandosi da casa la “schisceta”. Eh, sì. Voi come la chiamate? Baracchino, pietanziera, gamelin, gavetta, gamella? Da noi quella pentolina di metallo a strati, con un coperchio ben chiuso per evitare perdite, indispensabile per scaldare su un termosifone un poco di pasta avanzata del giorno prima, una minestra di verdura o una fetta di carne, era la schisceta. Del resto da single, come si usa dire al giorno d’oggi, cosa andava a casa a fare? Non aveva nessuno ad aspettarlo o che cucinasse per lui e allora gli avanzi della sera prima erano più che sufficienti per mettere insieme un pasto economico da consumare sul posto di lavoro. Usciva di casa che era buio e ritornava a sera inoltrata perché spesso si fermava a dare una mano al direttore nel disbrigo dei conti e delle chiusure di cassa. Eh, un tempo non si guardava mica l’orologio. Prima il lavoro, poi il lavoro e poi ancora la famiglia. E lui che era praticamente tutta la sua famiglia quando andava a casa si fermava qualche minuto ad accarezzare il gatto della signora Maria, la vecchia lavandaia che abitava in cima a quel rione che chiamavano “il baeton”. Si faceva accarezzare perché gli dava sempre qualche pelle di salame, crosta di formaggio e cotiche avanzate. Il Tigre (si chiamava così per il pelo rosso striato di grigio e non certo per il carattere intraprendente visto che stava sempre sdraiato al sole, sullo zerbino di casa, a ronfare) manifestava la sua riconoscenza sfregandosi alle gambe con un sonoro ron-ron. Le giornate del ragioniere scorrevano così, senza troppe emozioni e senza andar di fretta. Poteva permetterselo, facendo una vita tanto regolare da far invidia a un orologiaio svizzero. Ogni giorno gli capitava di veder gente correre qua e là, sempre indaffarata, quasi avessero addosso tutti l’argento vivo. E lui? Niente. Si era guadagnato il diritto alla flemma. Gli capitava, come accade a tutti, qualche episodio dove la frenesia prendeva il sopravvento e bisognava darsi da fare ma erano, per fortuna, momenti piuttosto rari. Così, pur non mancando ai suoi doveri, cercava di tenere un passo che fosse, come dire, il più lento e ragionato possibile. E, bene o male, ci riusciva. Al Circolo Operaio bavenese ci andava soprattutto il lunedì mattina, giorno di mercato, dopo aver bighellonato tra le bancarelle. Gli piaceva quel brulicare di persone che chiacchieravano e contrattavano le merci esposte con un vociare che metteva allegria. Quando c’erano i turisti, dalla tarda primavera alla fine dell’estate, era una vera e propria babele di lingue. Sarà stato perché pativa la solitudine o perché gli piaceva iniziare una nuova settimana con un poco di movimento dopo l’ozio domenicale, ma far due passi al mercato era proprio divertente. Non che ci andasse per comprare qualcosa. Gli capitava raramente e solo per alcuni capi di vestiario. Per i generi alimentari andava in uno dei due piccoli supermercati.

Anzi, per non far torto a nessuno, stava ben attento a fare la spesa sia in uno che nell’altro. Così, pensava, nessuno ne avrà a male. Tanto più che al giorno d’oggi i prezzi sono più o meno uguali e anche la qualità non si discosta di molto. Ma, compere a parte, il mercato lo metteva di buon umore. Confessava che rimpiangeva quando era in centro, occupando la piazzetta tra le scuole elementari, il retro del municipio e pure la via principale che costeggiava la scalinata della chiesa. In seguito, per non intralciare il traffico e agevolare la viabilità, venne spostato sul viale del ponte che attraversava il torrente Selvaspessa tra Baveno e Oltrefiume, piò meno all’altezza del punto dove in passato c’era la vecchia passerella. Era sì più funzionale al traffico ma anche più decentrato e, quindi, un po’ più scomodo. Comunque, ora che era in pensione, quella passeggiata era piacevole e, terminato il giro verso le dieci e mezza, si avviava pigramente alla volta del Circolo. Passava sotto il ponte della ferrovia, svoltando a destra sul viale alberato e scendeva a fianco della stazione ferroviaria proprio davanti all’entrata dell’imponente Casa del Popolo. Fuori, nella bella stagione, c’era sempre qualcuno che si sfidava sui campi da bocce, mentre gli altri avventori si dividevano tra coloro che sbirciavano la partita, leggevano il giornale commentando i fatti del paese o si lasciavano prendere la mano dal turbinio delle carte da ramino o da scopa. E lui, il ragioniere, dopo aver chiesto un bicchiere di spuma o, più raramente, una cedrata, rispondeva di buon grado ai quesiti di natura finanziaria che gli venivano posti. Del resto, come gli aveva detto il cavalier Borloni dandogli una pacca sulla schiena, anche se a riposo “si è sempre ragionieri, no?”.

Marco Travaglini

La Disney non ne azzecca più una. Perché?

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THE PASSWORD Torino oltre gli asterischi

Per la rubrica “The Password: Torino oltre gli asterischi”, in collaborazione con Il Torinese, Alice Musto analizza le ragioni del declino creativo della Disney, che da tempo si rifugia nella produzione di live action sempre meno convincenti per la critica e per il pubblico della nostra città.

Con la recente uscita di Biancaneve, la Disney si aggiudica l’ennesimo flop al botteghino, con una perdita stimata di circa 115 milioni di dollari e una serie di polemiche che lo hanno accompagnato dagli inizi della sua produzione. Risultati tanto negativi da influire anche sulla nascita del live action di Rapunzel, che per ora è stata bloccata.
Sono ormai anni che le produzioni Disney sembrano non soddisfare, per un motivo o per un altro, le aspettative del pubblico internazionale. Da
Peter Pan e Wendy a Mulan, da La sirenetta a Mufasa: ciascuno di questi titoli è stato o al centro di polemiche o è risultato in qualche modo “mediocre”.

La Disney rivoluzionaria

Che il fondo sia stato toccato proprio con Biancaneve è quasi ironico. L’originale del 1937, infatti, oltre a essere stato il primo “classico” Disney, fu rivoluzionario in quanto primo lungometraggio della storia del cinema realizzato interamente con la tecnica del disegno animato. In quegli anni fu un enorme successo a livello di critica e popolarità e, ancora oggi, tenendo conto dell’inflazione, resta primo in classifica come film d’animazione con più guadagni del Nord America.

Una delusione molto simile era già arrivata con La Sirenetta nel 2023: in questo caso l’utilizzo massiccio della CGI, piuttosto che aggiungere particolarità ai personaggi e alle ambientazioni, ha avuto l’effetto opposto, rendendo il tutto “irrealistico” e “poco fluido”, incidendo, così, negativamente sull’animazione. Al contrario, il suo omonimo del 1989, aveva rappresentato il grande ritorno della Disney dopo un periodo di produzioni no, proprio grazie all’investimento in nuove tecniche digitali, che avevano dato una spinta verso la modernizzazione dell’intera struttura produttiva dello studio d’animazione.


Da
Mickey Mouse e Cenerentola, passando per Frozen e Inside Out, Walt Disney ha creato, ormai più di 100 anni fa, quello che oggi è un mondo fatto di personaggi, storie, parchi tematici, gadget da collezione, piattaforme streaming e un net worth di circa 163.21 miliardi di dollari. Alle ultime uscite della Disney, però, sembra mancare quel “qualcosa”, quel pizzico di magia che anni fa la rese il colosso internazionale che è oggi.

Perché i live action non funzionano?

Se alcune delle prime live action sono state un vero e proprio successo al botteghino e per la critica — possiamo citare a tal proposito Alice in Wonderland, Maleficent e Cenerentola — i remake più recenti sono invece stati poco apprezzati da entrambi. Polemiche sul politically correct a parte, sembra che le ultime produzioni vengano realizzate con sempre meno cura per i dettagli, e costumi e ambientazioni passano troppo spesso in secondo piano, privandoci di quella tanto amata “estetica disneyiana” che li rende magici.


Un altro tasto dolente è la frequente
tendenza al voler modernizzare storie classiche, alle quali milioni di persone, provenienti da tutto il mondo, sono molto affezionate. Le principesse “woke”, le girlboss dal carattere forte, sono tanto fondamentali per alcune storyline, ad esempio in Mulan, quanto deleterie per altre, come nel caso di Biancaneve, in cui finiscono per oscurarne i punti forti.
Infine, non possiamo che sottolineare come
spesso si lasci che siano le polemiche a fare parlare del film, non investendo su un press tour ampio e ben pensato per fare buona pubblicità. Il risultato? Le attrici protagoniste finiscono alla gogna, mentre il colosso dell’animazione ritira incassi facili.

E le storie originali?

La situazione dei film d’animazione originali non è delle migliori: di fatto, possiamo dire che le ultime uscite di spicco siano state Frozen nel 2013 e Inside Out nel 2015. In un mondo in cui sono ormai le piattaforme streaming il centro del mondo cinematografico, che ci inonda ogni giorno di contenuti nuovi, le più recenti storie originali firmate The Walt Disney Company sono risultate deboli e di scarso impatto.
Negli ultimi anni, non è un caso che il colosso americano abbia puntato prevalentemente sulla produzione di remake live action dei grandi classici, che garantiscono una fetta di pubblico già fidelizzata.

L’ultima uscita in casa Disney è Lilo & Stitch, arrivato nei cinema italiani questo 21 maggio e che pare stia riscuotendo, al contrario degli altri titoli di cui abbiamo precedentemente parlato, un discreto successo: ha già superato gli incassi di Cenerentola, La Bella e la Bestia, Biancaneve, Mufasa – Il Re Leone, Aladdin e Biancaneve. Anche quest’ultima pellicola non è stata esente da critiche e polemiche, certo, ma queste ultime non hanno inciso più di tanto sul parere del pubblico, che in media ha apprezzato il film. A livello cinematografico non parliamo comunque di una rimonta di spicco, a livello tecnico o contenutistico.

Che si tratti di mancanza di creatività o sia soltanto sintomo di un problema molto più ampio, legato a un mondo dell’intrattenimento sempre più saturo e veloce, oggi alla Disney manca quell’unicità che ha conquistato i cuori di tutto il mondo.

Alice Musto

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Gronda sulla collina, Ravinale AVS: “un controsenso”

Abbiamo chiesto all’assessore Gabusi già mesi fa, con un’interrogazione, cosa stesse facendo la Regione per quanto riguarda la Gronda: ci è stato risposto a marzo che, a parte i 750.000 Euro per la fase di studio, si attenderà il 30 giugno 2026, termine entro il quale Città Metropolitana potrà presentare un documento sulle alternative progettuali che tenga in considerazione anche la viabilità necessaria al nuovo ospedale di Cambiano. Siamo ancora insomma, nonostante si parli da decenni di quest’opera, in una fase ampiamente preliminare. Preoccupa però che l’assessore riporti in auge un coinvolgimento di Autostrade, anche in vista del rinnovo delle concessioni: la valutazione deve partire dalle esigenze del territorio, non certo dagli interessi del concessionario.

Per noi, il punto resta chiaro: anche se in troppo pochi lo sanno, la collina torinese è patrimonio dell’UNESCO e un intervento del genere è completamente anacronistico, un controsenso in termini ambientali e anche di sviluppo del territorio, che danneggerebbe in maniera irreversibile un paesaggio di pregio.
Non solo: continuano a non esserci dati sui passaggi di veicoli che giustifichino una simile infrastruttura, che avrebbe l’effetto di aumentare il traffico e non certo di renderlo più fluido.

La nuova stima dei costi, anche prendendo le cifre più al ribasso, pare comunque una pietra tombale sull’opera: ricordo che solo a Torino e cintura manca circa 1 miliardo di Euro per completare le opere di trasporto pubblico già previste (662 milioni per la tratta della metro 2 già programmata, 145 milioni per l’acquisto dei treni necessari per il funzionamento della linea 1 della metro dopo l’allungamento a Cascine Vica, 330 milioni per l’estensione della metro 1 fino a Rivoli, 53 milioni per la realizzazione della linea del tram 12 a Torino). Sono queste le opere che vanno urgentemente finanziate a livello nazionale e che migliorerebbero sensibilmente la vita alla cittadinanza, riducendo il traffico e migliorando la qualità dell’aria.

Le vostre foto, Torino stile Liberty

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La lettrice Alessandra Macario ci invia una foto dell’interno di Via Susa 33 a Torino.

‘Il cortile del Palazzo Ansaldi, situato in via Susa, è stato progettato dal Carrera all’inizio del ‘900 in un suggestivo ed elegante stile liberty. Sullo sfondo, la splendida Torre Westminster.’

Design, tessile, food: “giovani cervelli” protagonisti grazie alle Città creative Unesco

 AL VIA IL PIANO DELLA REGIONE PIEMONTE «GIOVANI, CREATIVITA’ E INNOVAZIONE» RIVOLTO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI

L’assessore Chiarelli: «Un progetto che valorizza il protagonismo delle nuove generazioni»

Le Città Creative UNESCO del Piemonte – Torino, Alba e Biella – coinvolgeranno gli studenti delle scuole superiori in mini start-up, con l’obiettivo di sviluppare progetti innovativi che si sfideranno in un contest finale che decreterà le idee migliori. È questo il cuore del progetto «Giovani, creatività, innovazione: un processo di capacity building in Piemonte»approvato ieri dalla giunta regionale su proposta dell’assessore alla Cultura e alle Politiche giovanili del Piemonte Marina Chiarelli.

Il percorso è partito sotto l’impulso della Regione, che ha invitato le tre città riconosciute dall’Unesco a unire le forze, per sviluppare un progetto condiviso, con impatto diretto sul territorio. Dopo una fase di lavoro e confronto, il piano è stato riformulato in tre tappe principali: una prima fase di formazione nelle scuole (maggio-settembre 2025), la creazione delle mini start-up a scopo educativo (dicembre 2025-maggio 2026), e un contest conclusivo che premierà i tre progetti migliori, con la successiva rendicontazione delle attività (giugno-dicembre 2026).

Ogni città svilupperà un percorso legato al proprio settore di eccellenza:

  • Torino, con il progetto «La creatività si fa strada», coinvolgerà le classi del triennio degli istituti tecnici/professionali legati al design.
  • Alba si concentrerà sull’enogastronomia, in collaborazione con gli istituti specializzati in enologia e arte culinaria.
  • Biella, con «Creatività & futuro», punterà sull’ambito tessile, coinvolgendo gli studenti del terzo e quarto anno delle scuole superiori locali.

«Con questo progetto vogliamo dare ai giovani del Piemonte un’occasione concreta per mettersi in gioco e sviluppare la loro creatività culturale, partendo dai settori identitari e d’eccellenza del nostro territorio, per cui siamo riconosciuti in tutto il mondo – dichiarano l’assessore Chiarelli, il presidente del Piemonte Alberto Cirio e il vicepresidente della Regione Elena Chiorino –. Le Città creative Unesco del Piemonte uniranno forze e competenze per accompagnare gli studenti in un percorso concreto e stimolante, che mette insieme formazione, idee e territori. La cultura diventa così un motore reale di crescita e partecipazione attiva per le nuove generazioni».

Merlo: Centro, in Italia non si è mai nascosto in una ‘tenda’

“Il progetto politico del Centro, da solo o in un’alleanza, ha un ruolo e una funzione solo se è
politicamente protagonista. Se, invece, si riduce ad essere una ‘tenda’, come pensa e spera l’ex
comunista Bettini o un semplice orpello da esibire, è destinato ad essere del tutto irrilevante e
marginale. Il compito e il ruolo dei cattolici popolari e dei cattolici sociali è, oggi, proprio quello di
rafforzare ‘la politica di centro’ da un lato e di far sì che quel progetto sia nuovamente
determinante all’interno delle coalizioni o in un percorso autonomo. Il Centro, nel nostro paese,
non appartiene alla cultura della ‘tenda’ o del rifugio. Non a caso chi lo sostiene arriva, e del tutto
legittimamente, dalla tradizione comunista e di sinistra”.

On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.
Roma 22 7 2025

E’ di scena MOV Summer Festival 2025

Musica, spettacolo e cultura: ritornano le grandi serate estive di “Mondovicino Outlet Village”

Dal 24 luglio al 14 agosto

Mondovì (Cuneo)

Segnatevi ben bene la data: giovedì 24 luglio (ore 21, stesso orario per tutti gli spettacoli con ingresso gratuito), piazza Centrale di “Mondovicino Outlet Village” a Mondovì (Cuneo). Sarà la grande Ivana Spagna (da Valeggio sul Mincio, in passato “Spagna” e basta) ad aprire la rassegna del “MOV Summer Festival” che da giovedì 24 luglio a giovedì 14 agosto tornerà a trasformare  “Mondovicino” in un palcoscenico a cielo aperto con cinque serate dedicate alla musica italiana e al più vario intrattenimento, con ospiti di rilievo e un programma fatto su misura per tutte le generazioni.

Icona intramontabile della “musica pop” italiana e internazionale, con oltre 30milioni di dischi venduti e una carriera che l’ha portata dalle “piste dance” europee alle “colonne sonore Disney”, Spagna è certamente una delle cantanti più versatili e amate dal pubblico più eterogeneo. Non poteva esserci dunque scelta migliore dell’affidare a lei il testimone della lunga “staffetta” che, anche quest’anno, impegnerà il monregalese “Mondovicino” nel clou della stagione estiva. Dopo il successo planetario di “Easy Lady” e “Call Me”, che l’ha consacrata anche nel mercato anglosassone, Ivana Spagna ha saputo reinventarsi “in italiano” con hit emozionanti come “Gente come noi” e “Siamo in due”. E forse pochi sanno che ha perfino scritto ed interpretato l’inno della squadra del cuore, il “ChievoVerona Calcio”. Lo show a Mondovicino sarà, come sempre, un viaggio musicale tra energia e sentimento, per cantare e ballare sulle note che hanno segnato un’epoca.

Classe 2006, fra le voci emergenti del panorama canoro nazionale e vincitrice dell’edizione 2024 di “Amici”, sarà invece la vigevanese Sarah Toscano a salire sul palco, nella serata di giovedì 31 luglio. Il suo primo EP ha subito scalato le classifiche, grazie anche ai singoli “Touché” e “Sexy Magica” , mentre la sua partecipazione al “Festival di Sanremo 2025” con “Amarcord” (classificatosi al 17° posto e in seguito al 19° della classifica “Top Singoli” fino alla certificazione di “disco d’oro”) l’ha ufficialmente consacrata tra i nuovi talenti della musica italiana. A Mondovì porterà l’energia del suo primo tour, già sold out nelle principali città.

A seguire. Dalla musica allo spettacolo più vario e spassoso. Ecco allora, venerdì 1° agosto un appuntamento originale e sorprendente: ParalleleBipedi a confronto” , il talk show condotto dal mitico comico cabarettista cantautore attore e scrittore spezzino Dario Vergassola , talk giunto alla sua quarta edizione. Nessun dubbio: sarà una serata tutta fuori dagli schemi, un mix di ironia, pensiero e spettacolo, ispirata – con spirito giocoso – all’imprevedibilità e al “trionfo dell’irregolarità” delle “bocce quadre”, tradizione ludica locale che a Mondovì attira centinaia di persone a giocare sotto i portici del centro. Vedere per credere. E per ridere!

E dopo il Vergassola? Udite, udite: giovedì 7 agosto sarà la volta di un vero personaggio cult della storia della musica e dell’intrattenimento italiano, il leggendario (anche lui non aspetta più i settanta!) Claudio Cecchetto . Produttore discografico, dj, conduttore radiofonico e televisivo (inventore di “Radio Deejay” e più volte conduttore del “Festival di Sanremo”), nonché scopritore di artisti come Gerry Scotti, Jovanotti, Fiorello, Max Pezzali e Amadeus, Cecchetto torna dietro alla consolle con il suo “Deejay Show” , uno spettacolo in cui musica, immagini e aneddoti si fondono in un racconto travolgente attraverso quarant’anni di “cultura pop”. Dagli Anni ‘70 alla “Dance 2000”, passando per momenti cult come “Gioca Jouer” , il pubblico sarà invitato a cantare, ballare e rivivere le stagioni più esuberanti della musica italiana. Dimenticando che intanto gli anni (quelli “più esuberanti”) per molti, purtroppo, se ne sono andati.

Ed eccoci, al “gran finale”. Giovedì 14 agosto sarà una serata tutta dedicata alla comicità targata Zelig” . Tre volti storici del celebre cabaret televisivo saliranno sul palco del “MOV Summer Festival” per un Ferragosto all’insegna delle risate: Gianluca Fubelli , in arte “Scintilla”, con il suo umorismo grottesco e surreale, Franco Neri , torinese doc e “calabrese nell’anima”, e Marco Marzocca , maestro del “nonsense” e della parodia, il celebre “Ariel” di “Zelig”, collaboratore domestico filippino di Claudio Bisio. Un mix esplosivo di sketch e battute per concludere il festival con leggerezza e allegria.

Si ricorda ancora che, durante le serate, i negozi e i punti food di “Mondovicino” resteranno aperti per permettere ai visitatori di vivere il “Villaggio” anche dopo lo spettacolo, tra shopping, musica e convivialità.

g.m.

Nelle foto: Ivana Spagna; Dario Vergassola; Claudio Cecchetto (Ph.Giovanni Gastel)

Lavori in corso Sebastopoli fino a fine agosto

La carreggiata Sud di corso Sebastopoli, da corso Siracusa a via Lima, sarà chiusa  martedì 22 luglio e fino alla fine del mese di agosto, per consentire lo svolgimento in sicurezza dei lavori di rinnovo della rete di teleriscaldamento da parte di Iren.

Su ambo i lati del medesimo tratto di corso Sebastopoli, tra corso Siracusa e via Lima, sarà in vigore il divieto di sosta con rimozione forzata dei veicoli.
Da via Lima al civico 253 di corso Sebastopoli sarà istituito un doppio senso alternato per residenti e fruitori di passi carrai.
I veicoli provenienti da Nord non potranno svoltare a sinistra dalla carreggiata Ovest di corso Siracusa verso corso Sebastopoli, così come non sarà possibile la svolta a destra in corso Sebastopoli dalla carreggiata Est e dal controviale Est di corso Siracusa. Chi percorrerà corso Sebastopoli in direzione Est dovrà obbligatoriamente svoltare a destra o a sinistra prima del tratto interessato dai lavori.

Durante l’esecuzione dei lavori le linee 17 – 55 – 62 – 1442 – 1085 del trasporto pubblico verranno deviate.  Per le variazioni di percorso è possibile consultare il sito di GTT all’indirizzo https://www.gtt.to.it/cms/percorari/urbano .

Musei Reali, un cantiere di cultura. Investiti oltre 28 milioni per i restauri

INTERVENTI DI  RIQUALIFICAZIONE, ACCESSIBILITÀ E INNOVAZIONE

Presentato lo stato di avanzamento dei cantieri 

Nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale si è svolto un incontro dedicato all’aggiornamento sullo stato di avanzamento dei numerosi cantieri attivi e in fase di avvio all’interno dei Musei Reali. Gli interventi spaziano dal restauro e dalla messa in sicurezza degli edifici storici alla riqualificazione degli spazi esterni, includendo la cancellata di Piazzetta Reale, la Corte d’Onore, la facciata nord di Palazzo Reale, il Bastion Verde nei Giardini Reali, le volte del Teatro Romano e le sale di rappresentanza della residenza sabauda.

I lavori, sostenuti da un investimento complessivo superiore a 28 milioni di euro, sono finanziati dal Ministero della Cultura, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), da fondazioni bancarie e da iniziative Art Bonus.

Mario Turetta, Direttore delegato dei Musei Reali di Torino, ha dichiarato:
“Questi interventi non rappresentano solo un investimento nel patrimonio culturale, ma un impegno verso la comunità, l’accessibilità, la sostenibilità e l’innovazione. Il 2025 è un anno di grande trasformazione per i Musei Reali, con cantieri visibili e partecipati, all’insegna della trasparenza e del coinvolgimento del pubblico. Grazie alla sinergia tra fondi pubblici e sostegno privato, restituiamo alla città e al Paese uno dei complessi museali più estesi e significativi d’Europa, pronto ad accogliere cittadini, turisti e nuove generazioni”.

Restauri e riqualificazioni in corso

Gli interventi interessano quasi l’intero complesso museale, dal Palazzo Reale ai Giardini, seguendo un itinerario che include spazi esterni, aree di accoglienza e percorsi di visita.

Il punto di partenza ideale è la storica cancellata di Pelagio Palagi, oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria da 400.000 euro, con rilievo tridimensionale, diagnosi dello stato di conservazione, consolidamento e restauro delle statue equestri dei Dioscuri.

La Corte d’Onore è oggetto di lavori da oltre 800.000 euro per la chiusura del porticato e la riqualificazione delle aree di accesso. Gli interventi, ispirati ai disegni ottocenteschi delle vetrate oggi scomparse, migliorano il comfort e l’accoglienza dei visitatori. L’area è coinvolta anche in un ampio progetto che ha già riguardato biglietteria, bookshop e servizi.

La facciata nord di Palazzo Reale, rivolta verso il Giardino Ducale, ha beneficiato di un primo intervento da oltre 1 milione di euro. I nuovi fondi (oltre 1 milione) permetteranno il completamento del restauro dei torrioni laterali.

Nei Giardini Reali è in programma la rifunzionalizzazione del Bastion Verde, un’antica struttura cinquecentesca. Finanziato da più enti, l’intervento prevede il restauro, l’adeguamento per l’accessibilità e la destinazione dell’edificio a centro informativo, spazio per eventi, laboratori e bookshop a tema giardini.

Biblioteca Reale, Armeria, Galleria Sabauda e Appartamenti Reali

Alla Biblioteca Reale, i lavori (500.000 euro dal PNRR) sono volti all’accessibilità, con l’eliminazione delle barriere architettoniche e un nuovo accesso ai caveaux sotterranei che custodiscono, tra gli altri, i disegni di Leonardo da Vinci. Parte dei fondi è destinata alla digitalizzazione del patrimonio librario (oltre 90.000 immagini).

Il rifacimento del sistema fognario nei depositi e la sistemazione esterna nel Giardino di Levante sono sostenuti da ulteriori finanziamenti, completando l’intervento con il ripristino delle scaffalature.

L’Armeria Reale, grazie a 900.000 euro del PNRR, è interessata da un progetto di efficientamento energetico, miglioramento climatico e valorizzazione dell’illuminazione. Due locali nella Torre Ormea ospiteranno parte della collezione in deposito, con arredi specializzati per una migliore conservazione.

Nella Sala degli Staffieri dell’Appartamento di rappresentanza, a partire dall’autunno inizierà un intervento integrale finanziato dalla Legge 190/2014: restauro di soffitti, fregi, arredi, parati e del lampadario centrale. Gli arazzi raffiguranti le “Storie di Enea” saranno restaurati in un cantiere aperto al pubblico.

Grazie al progetto “Adotta un ritratto”, si sono conclusi i lavori su pavimenti e lampadari della Galleria del Daniel. Il programma “Take Care” ha invece interessato gli appartamenti nobiliari con interventi conservativi su decorazioni, lampadari e marmi della terrazza Birago. Proseguiranno i lavori su Bastioni, Giardini Bassi, Scalone d’Onore e Cappella Regia.

Alla Galleria Sabauda si stanno completando i riallestimenti iniziati nel 2023, con nuove didascalie e restauri. In occasione del quattrocentesimo anniversario della morte del Moncalvo, saranno esposte due sue grandi tele acquisite nel 2025 con fondi ministeriali.

Area Archeologica e Serre Reali

Il grande successo di pubblico seguito all’apertura dell’area archeologica della Basilica del Salvatore ha motivato l’avvio di un nuovo progetto: collegare con un percorso museale continuo i resti del Teatro Romano alla Manica Nuova, trasformando ambienti sotterranei finora inaccessibili in spazi visitabili con impiantistica moderna e allestimenti dedicati, incluso un omaggio ad Alfredo D’Andrade.

È inoltre in corso il ripristino parziale della copertura del Padiglione Territorio del Museo di Antichità (55.000 euro) e si sta valutando un piano di efficientamento energetico.

Con un investimento ministeriale straordinario da 1.450.000 euro, sono partiti lavori su impianti elettrici, informatici, antincendio e videosorveglianza, con la razionalizzazione delle sale controllo.

Le Serre Reali: un nuovo polo per servizi e cultura

Tra le operazioni più strategiche spicca il cantiere delle Serre Reali. I padiglioni dei Giardini Reali inferiori, un tempo sede del Museo di Antichità, saranno trasformati in un nuovo centro polifunzionale per il pubblico e le attività interne. Grazie ai fondi CIPE (12 milioni) e al contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo (880.000 euro), le Serre saranno rinnovate architettonicamente e tecnologicamente, per ospitare spazi espositivi, depositi climatizzati, laboratori, sale eventi, aule didattiche e aree dedicate al verde.

foto di copertina Giuliano Berti

Marcello Soleri a 80 anni dalla morte

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Ottant’anni fa moriva a Torino Marcello Soleri, ministro del tesoro in carica dal 4 giugno 1944. Era già stato ministro delle Finanze e della Guerra, parlamentare liberale vicino a Giolitti fino al 1928 quando il fascismo lo dichiarò decaduto. Ho ripubblicato le sue memorie nelle edizioni di “Libro aperto”  di Antonio Patuelli,  stampato con prefazione di Luigi Einaudi nel  1949 dall’editore Einaudi che non rimise  più in circolazione il libro.
Soleri è stato ricordato oggi a Cuneo e verrà ricordato da chi scrive in settembre ed ottobre a Torino, a Cuneo e a Roma insieme alla pronipote Olimpia Soleri e a Enrico Morbelli, presidente della Famija Piemonteisa della Capitale. Nel 1945 se la malattia non lo avesse stroncato a 63 anni, era considerato il vero leader del rifondato Pli. Lui non aveva ceduto al fascismo come tanti liberali e vide anche i limiti dell’ Aventino. Soleri ministro della Guerra aveva predisposto il decreto dello stato di assedio per impedire manu militari la Marcia su Roma. Il re non firmò, anzi chiamò al governo Mussolini che cercò in tutti i modi di circuire inutilmente  Soleri che riconosceva come valoroso combattente nella Grande Guerra, ufficiale volontario nel corpo degli Alpini, decorato di medaglia d’argento al Valor  Militare. Esiste a Cuneo il  suo diario di guerra su cui scrisse Umberto Levra tanti anni fa un bel saggio. Perché Soleri è stato dimenticato innanzi tutto dal partito liberale che dal 1976 eleggeva a Cuneo il ministro Raffaele Costa? Non ci vuole molta fantasia per rispondere. Ma anche i vari  Altissimo e Zanone non hanno mosso un dito per lui. Qualche discorso celebrativo a Cuneo lasciandolo schiacciato dalla figura di Giolitti. Le scorribande pseudo storiche del preside di  Saluzzo hanno fatto il resto per relegare Soleri ad epigono di Giolitti. Tutti gli antigiolittiani hanno riservato oblio a Soleri perché lo statista piemontese per il suo rigore morale contraddiceva alla vulgata salveminiana del “ministro della mala vita”.
Soleri concluse la sua vita, lanciando il prestito nazionale del 1945 che salvò  la lira. Nel 1945 Soleri era ministro ed Einaudi venne da lui nominato governatore della Banca d’ Italia.
Oggi questi ricordi sono appannati, ma il Centro “Pannunzio” farà in modo che gli studiati silenzi e i meditati  oblii, come disse il mio amico Prunas, siano superati e venga garantita adeguata giustizia storica ad un grande piemontese che ebbe il rigore di Sella e di Lanza, ma anche la lungimiranza di Cavour.