ilTorinese

Perché pedonalizzare piazza Maria Ausiliatrice?

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IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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Non ho nulla in linea di principio contro le pedonalizzazioni così come non ho nulla, sempre in linea di principio, contro l’uso dell’auto.
Il lavoro fatto in piazza Maria Ausiliatrice liberata dall’asfalto e arricchita dal porfido (tipico dei cortili salesiani) è una pregevole riqualificazione urbana  di una zona di Torino quasi morta per ragioni che sarebbe  troppo lungo spiegare.
Il centro di tutto resta però la basilica di Maria Ausiliatrice e ciò che resta di quella che fu la casa madre dei Salesiani, trasferita a Roma da molti decenni. Oggi lo stesso Ordine salesiano si è da tempo internazionalizzato nelle figure dei successori di Don Bosco.  I tempi di don Rua, don Rinaldi, don Ziggiotti sono preistoria. Ci sono istituti salesiani  storici come quello di Alassio in cui non ci sono più salesiani e le scuole sono gestite da laici. Anche i Salesiani hanno subito la crisi delle vocazioni e ciò porta a un baricentro dell’Ordine sempre più extra europeo, anzi  terzomondista.
Mi sono soffermato su queste osservazioni per domandarmi il senso di un’area pedonale in zona periferica della città non abitata perché tutti gli edifici della piazza sono o sono stati  dei Salesiani e, da quanto mi risulta, non utilizzati come abitazioni. Persino le edizioni salesiane della Sei non ci sono più. Non ci sono più neppure i negozi di oggettistica religiosa e di libri del passato. La piazza è quasi un deserto. Chi andrà a sedersi sulle nuove panchine? Chi utilizzerà la piazza per il passeggio? Chi transiterà per quella piazza diretto alla Basilica si troverà oggi impedito di andarci in auto che non saprà dove parcheggiare. C’è anche sulla destra della piazza una chiesa minore dove si svolgono i funerali ( “Maria Ausilistrice” è anche parrocchia). Con la zona pedonale ai funerali in chiesa  bisognerà accedere a piedi, anche gli anziani dovranno soggiacere alle nuove regole.
Ma soprattutto un’isola pedonale ha un senso se ci sono elementi attrattivi che portino a viverla. Li’ faccio difficoltà a vederli. L’isola non favorirà l’accesso alla basilica voluta da don Bosco e non farà rivivere di nuova vita Valdocco. C’è da sperare che a nessuno venga in mente di aprire nella piazza dei locali che magari possano favorire la movida.  Sarebbe davvero il massimo vedere snaturato un angolo di Torino decaduto perché la religiosità si è con il tempo smarrita. Mi piacerebbe sapere il pensiero del Sindaco di Torino che è un ex allievo salesiano credo abbastanza legato a quel mondo dì don Bosco che non fu solo un santo “sociale” , come oggi si vorrebbe far intendere.
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P. S. Riqualificare piazza Maria Ausiliatrice può  anche avere un senso di per sé  che a me sfugge, ma se  guardiamo le buche in tutte le vie e i  marciapiedi della città, forse c’è da domandarsi se la vera priorità non sia quella di rattoppare le vie e i corsi di Torino per tutelare la sicurezza dei cittadini.

Foto Mihai Bursuc

Askatasuna, misure cautelari per i ferimenti di poliziotti e carabinieri

Questa mattina la Digos di Torino sta eseguendo 8 misure cautelari per “resistenza aggravata a pubblico ufficiale” nei confronti di militanti  del centro sociale Askatasuna. I provvedimenti si riferiscono a  episodi di violenza avvenuti nei mesi scorsi durante manifestazioni, come l’assalto a un commissariato, in cui sono rimasti feriti quattro agenti del reparto mobile e un carabiniere. Le misure riguardano arresti domiciliari e obblighi di firma.

“Il seggio del peccato”, presentazione a Santhià venerdì 4 aprile

“L’unico rovello consisteva nel trovare un’occupazione che rendesse meno noiose quelle ore e qui il maresciallo calò l’asso: una bella merenda sinoira, sfruttando la vicinanza dell’osteria che era fornita di ogni ben di Dio e di una cuoca di indubbia (e positiva!) fama. L’idea venne approvata all’unanimità e, una volta coinvolto anche l’oste del Passero, messa in pratica. Spostata l’urna in un angolo, il tavolo venne coperto con una grande tovaglia a quadretti bianchi e rossi e, come d’incanto, comparirono le vivande: pane, salame, formaggio e frittate; carne e zucchine in carpione, acciughe al verde e al rosso, vitello tonnato, insalata russa e capricciosa, tomini elettrici, tome da accompagnare con il miele o la cugna”. Marco Travaglini nel nuovo libro dal titolo “Il seggio del peccato. Vite e dicerie di strapaese tra laghi, monti e vigne” da cui abbiamo tratto il brano sopra riportato, ci porta a conoscere il Piemonte, dalle valli al confine con la Svizzera ai laghi, dal Canavese fino a Torino, con la sua gente laboriosa, i suoi ambienti, le atmosfere e le tradizioni, come ad esempio la merenda sinoira di cui abbiamo appena letto. Per conoscere altre storie e curiosità legate al Piemonte segnaliamo l’incontro con l’autore, in dialogo con Simona Paonessa, che si terrà venerdì 4 aprileSANTHIA’ (VC), presso la biblioteca civica di via Dante alle ore 17,30.

Marco Travaglini

Aggressione con il machete, chiesti 14 anni per il “Conte”

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Il caso aveva destato grande clamore a Torino: la procura ha richiesto ieri una condanna a 14 anni di reclusione per il conte Pietro Costanzia di Costigliole, esponente di un’antica famiglia nobile piemontese. È accusato di tentato omicidio con un machete nel capoluogo piemontese ai danni di un “rivale in amore” che lo aveva fatto ingelosire. E così il  18 novembre del 2023 con un machete  tranciò una gamba in via Panizza al giovane Oreste BorelliI pubblici ministeri lo descrivono come «un personaggio di alta caratura delinquenziale». Invece suo fratello Rocco, è ritenuto dall’accusa pienamente coinvolto sue scelte: per lui sono stati  chiesti 9 anni di carcere.

Strana idea! Voglia di “libertà” in pieno centro urbano

Alla Torinese “Domus Lascaris”, il “Gruppo Building” presenta sei visionari, ipnotici dipinti di Daniela Balbiano

Fino al 20 maggio

Titolo, “Oltre le Gabbie: Libertà immaginata”. Spezzoni di umane esistenze che si muovono fra architetture soffocanti, geometrie di nitida ma ingabbiante trappola quotidiana, oltre le quali figure scomposte, silhouttes dalle vivide trame cromatiche, marciano serrate, alzando occhi e mani al cielo per guadagnare spazi, all’apparenza impossibili, di nuove agognate libertà.  E il luogo è sicuramente il meno adatto per vincere l’improba impresa. Siamo infatti nel pieno centro storico di Torino, dove gira che ti rigiri, guarda a terra o all’insù, vie di fuga dall’oppressione della più moderna o architettonicamente e perfettamente inserita e miscelata in “plastici” di antica storicità, non ti lascia vie di fuga da “gabbie” urbane che ti assediano, quasi ti tengono prigioniero in spazi, pur di magnifica concezione narrativa, ma privi di salvifiche vie di uscita verso voli di libera poetica immaginata “libertà”. Di pensiero. Di movimento. Di nuovi approcci all’umana convivenza. Ecco allora il perché del titolo, “Oltre le Gabbie: Libertà immaginata”, dato alla rassegna espositiva che negli spazi di “Domus Lascaris”, il “Gruppo Building” dedica, fino a martedì 20 maggio, all’artista pavese, natali a Voghera, Daniela Balbiano. Mostra, per così dire, en plein air. Sei dipinti a tecnica mista, “ciascuno – è scritto in presentazione – testimone di quel delicato equilibrio tra oppressione e libertà che caratterizza la condizione umana”. Terra e terra e cemento contro voglia, voglia tanta, di cielo. Di spazi liberi al volo di sogni e fantasie, le più visionarie ed immaginifiche. Libere di correre oltre gli spazi delimitati del reale.

Mostra “en plein air”, si diceva. Le opere sono infatti visibili dall’esterno di “Domus Lascaris” (a una manciata di passi da piazza Solferino, realizzata nel 2013 come risultato della trasformazione di una palazzina razionalista di metà Novecento in un condominio di lusso dalle eleganti linee contemporanee) attraverso le ampie vetrate che si affacciano all’intersezione delle vie Lascaris e Dellala, in un dialogo tra spazio privato e dimensione collettiva che invita oggi i passanti a riflettere sulle “gabbie invisibili” della Balbiano, su chi siamo e chi potremmo essere.

Quella dell’artista vogherese è pittura di gran classe, in grado di giocarsi con esiti assolutamente positivi “il gesto che sfida la linea”, quella che l’artista definisce “la danza fragile tra oppressione e libertà”, la riconosciuta volontà di non trasgredire alle regole del gioco, ma anche la convinzione di poter sfuggire ai più desueti canoni scolastici per creare in astratte narrazioni di luce e colore spiragli nuovi oltre i quali immaginare nuovi destini e nuove vie di fuga alla banale, imponente  e gravosa quotidianità del vivere comune. In tal senso, “i soggetti rappresentati si trovano sospesi in una sorta di dimensione liminare tra accettazione e ribellione, tra il peso delle consuetudini e la vertigine del cambiamento, mentre il linguaggio figurativo cattura la tensione dinamica di corpi che resistono , oscillano , si lasciano trascinare o tentano la fuga”.

Buona pittura e curiosi obiettivi. Ancor di più se si considera la prestigiosa location pensata ad ospitare la mostra; location così partecipe e invischiata in un contesto cittadino tanto “chiuso” nella sua moderna (eppur storica) e perfetta architettura urbana da lasciare pochi “vuoti” al rimbalzo delle sensazioni e dell’onirico. Doppio plauso, dunque, all’organizzazione del “Gruppo Building” (specializzato in alti interventi di progettazione architettonica e studi di fattibilità, interior design e ristrutturazione edilizia, nonché al sostegno dell’arte contemporanea) e al “coraggio” della brava Daniela Balbiano, voce libera di gridare ovunque la sua incontestabile voglia di assoluta “libertà”.

Doveroso anche ricordare, a proposito del torinese “Gruppo Building” (nato nel 1983) la sua ingegnosa volontà di fare della Galleria al piano terra di “Domus Lascaris” proprio un vero punto d’incontro fra arte ed architettura, in grado di ospitare ciclicamente mostre di arte pubblica (e in libera visione degli stessi passanti) dedicate ad artisti del territorio, e non. E poi che dire? Non dimentichiamo che proprio al Gruppo guidato da Piero Boffa (e allo studio nato al suo interno “BP+P”) si deve, fra le tante, la realizzazione di “The Number 6”“la casa più bella del mondo”, trasformazione in condominio contemporaneo di una gemma del Barocco a due passi da Piazza San Carlo, premiato da “ArchDaily” come “Building of the Year 2015” per la categoria restauro. I punti d’interesse ci sono tutti per fare un salto e fermarsi lì, proprio davanti alle “vetrine” di “Domus Lascaris”.

Gianni Milani

“Oltre le Gabbie: Libertà immaginata”

Domus Lascaris, via Lascaris 7, Torino; tel. 011/5581711 o www.domuslascaris.it

Fino al 20 maggio

Nelle foto: immagini della mostra di Daniela Balbiano 

Bretella Avigliana-Orbassano: “scelta discutibile in emergenza infrastrutturale”

I Sindaci dei Comuni coinvolti nella realizzazione di una nuova linea in variante di tracciato della TAV in Valsusa, insieme al Sindaco di Rivoli Alessandro Errigo, esprimono forti perplessità sulla destinazione di 3 miliardi di euro alla realizzazione della bretella Avigliana-Orbassano. Se da un lato accolgono con favore l’attenzione verso le infrastrutture di trasporto, dall’altro si chiedono se questa sia davvero la priorità per un territorio che da anni attende il completamento di opere più urgenti e utili ai cittadini.

Il nodo della questione non è la contrarietà pregiudiziale all’opera, ma la razionalità nella distribuzione delle risorse. Dei 3 miliardi previsti, 1 miliardo proviene dal Fondo per il Trasporto Rapido di Massa, lo stesso fondo che dovrebbe servire a finanziare la Metropolitana di Torino. Oggi, mentre vengono stanziate ingenti risorse per nuove opere senza certezze sui tempi di realizzazione, Torino e la sua area metropolitana continuano a fare i conti con una rete di trasporto pubblico insufficiente a rispondere alle esigenze dei cittadini.

Il confronto con città come Lione è impietoso: con una popolazione inferiore a quella di Torino, Lione dispone di 4 linee di metropolitana per un totale di 30 km, trasportando ogni giorno oltre 700.000 passeggeri. Torino, con quasi 850.000 abitanti, ha una sola linea di 15 km che serve appena 150.000 persone al giorno.

Nonostante i decenni di ritardo, la linea M1 è ancora incompleta: mancano 26 milioni di euro per chiudere i cantieri attuali e 311 milioni per estendere la metropolitana fino al centro di Rivoli. Anche la futura linea M2 è in bilico, con una stima di costo salita a 2,5 miliardi di euro, di cui ne mancano già 700. In questo scenario, appare paradossale che 3 miliardi vengano destinati a un’infrastruttura la cui utilità per il trasporto pubblico è tutta da dimostrare.

Il Sindaco di Rivoli Alessandro Errigo evidenzia l’urgenza delle priorità locali: “A Rivoli sono anni che aspettiamo i 26 milioni per completare la linea 1 e i 300 milioni per portare la Metro fino a qui. È un’urgenza del territorio e su questo devono essere messi i fondi necessari. Andiamo pure avanti con la progettazione della bretella, ma prima di investire in nuove opere è fondamentale completare quelle già avviate e indispensabili per i cittadini”.

Il Sindaco di Avigliana Andrea Archinà, insieme al Sindaco di Caselette anche Presidente dell’Unione Montana Valle di Susa Pacifico Banchieri, sottolinea le criticità di questa decisione: “Dopo tredici anni dall’approvazione del preliminare, si accelera sulla convalida del progetto definitivo senza una strategia trasportistica coerente per l’area metropolitana torinese. Mentre mancano risorse per opere fondamentali come il completamento della Metro 1 e l’avvio della Metro 2, si destinano miliardi a un’infrastruttura dalla dubbia utilità per il trasporto pubblico. Inoltre, lo spostamento delle aree di stoccaggio dei materiali di scavo rischia di impattare negativamente su un territorio che da anni punta su mobilità e turismo sostenibili. Si tratta di una scelta sbagliata che mette a rischio le reali priorità del territorio.”

“Negli ultimi mesi il confronto con i promotori dell’opera si è interrotto in modo unilaterale, dopo un iniziale dialogo costruttivo” – dichiara il Sindaco di Rivalta Sergio Muro – “Rivalta è uno dei comuni più coinvolti dalla tratta nazionale e l’impatto sul territorio sarà significativo. È fondamentale che gli enti locali e i cittadini abbiano spazi di confronto adeguati per discutere le ricadute dell’opera. Chiediamo un percorso più partecipato, in cui le amministrazioni possano esprimere le proprie istanze con la giusta considerazione.”

“La preoccupazione dei Sindaci del nostro territorio è evidente. – aggiunge il Sindaco di Villarbasse Eugenio Aghemo – Mancano i completamenti delle opere essenziali per una mobilità vera e fruibile per le esigenze del nostro territorio. I piccoli Comuni come Villarbasse hanno bisogno di essere connessi tramite le infrastrutture di città come Rivoli.”

L’assegnazione delle risorse deve rispondere a criteri di urgenza ed efficienza. Destinare fondi alla metropolitana di Torino significa offrire un’alternativa concreta e sostenibile ai cittadini, ridurre il traffico, abbattere l’inquinamento e allinearsi alle migliori pratiche europee. La bretella Avigliana-Orbassano rischia invece di trasformarsi nell’ennesima grande opera senza una chiara visione di sistema. I Sindaci del territorio chiedono quindi una revisione delle priorità infrastrutturali, affinché le risorse disponibili vengano investite dove davvero servono e possono produrre benefici concreti per la collettività.

Foto archivio

La polizia scopre oltre 700 arbusti di marijuana: due arresti

La Polizia di Stato ha arrestato in flagranza di reato due persone, un cittadino albanese di 43 anni e un italiano di 34, per la coltivazione e la detenzione di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente e per furto aggravato in concorso.

Nello specifico, gli operatori della Squadra Mobile apprendevano da attività info-investigativa che all’interno di alcuni edifici di un complesso agricolo di un comune del pinerolese era verosimilmente in atto una coltivazione illegale di sostanza stupefacente.

Sul luogo gli investigatori avevano modo di osservare un andirivieni sospetto, di due persone, dagli stabili del complesso, le cui finestre esterne rimanevano sempre chiuse e coperte dagli scuri; intervenivano, identificando sul posto il proprietario del plesso, un 34enne di nazionalità italiana, e l’affittuario di uno degli edifici, un cittadino albanese di 43.

Nel corso della perquisizione, estesa a 5 stanze e a una veranda dell’ampia struttura, venivano rinvenuti oltre 700 arbusti di marijuana e circa 15 kg di sostanza vegetale già essiccata, centinaia di lampade alogene installate per fornire luce e calore alle piante e un articolato sistema di ventilazione forzata per il ricircolo d’aria.

Inoltre, veniva constatato un attacco abusivo alla rete elettrica, con molti cavi che fuoriuscivano dal quadro elettrico e che dal primo piano si diramavano a quello sottostante. In merito, in considerazione della ingente quantità di attrezzatura collegata alla rete, il consumo quotidiano stimato ammonterebbe a circa 350/400 €.

Il procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Torino si trova nella fase delle indagini preliminari pertanto vige la presunzione di non colpevolezza a favore degli indagati, sino alla sentenza definitiva.

Ciononostante, in sede di convalida dell’arresto, il G.I.P. del Tribunale di Torino ha ravvisato nei loro confronti la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, convalidando tale misura e disponendo, per il cittadino italiano, la misura degli arresti domiciliari e per il cittadino albanese quella dell’obbligo quotidiano di presentazione alla polizia giudiziaria.

La Medicina della Longevità

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Il concetto di longevità è sempre stato al centro della ricerca in ambito medico, il mito dell’eterna giovinezza, da non confondere col desiderio d’immortalità, onnipresente nell’arte, nella letteratura, nella mitologia, predomina in una società che non vuole invecchiare ma soprattutto che non vuole invecchiare male.
Ne abbiamo parlato con il dr. Enrico Riggi, specialista della Longevità, con studio a Torino.
Dottore, quali sono i fattori che influenzano la longevità?
“Lo sport, l’alimentazione, il sonno e sicuramente l’epigenetica che influenza la genetica, quindi il nostro DNA. E’ ormai ampiamente dimostrato che l’assunzione di integratori ha un ruolo importantissimo nel migliorare la qualità della vita; l’epigenetica riguarda fattori esterni come la dieta, lo stress, lo stile di vita, tutto questo influisce sulla genetica di ciascuno di noi . Significa che possiamo intervenire sulla nostra salute con scelte che influenzano i nostri geni anche se non siamo più giovani”
Quindi gli integratori funzionano?
“Se assunti correttamente possono agire sull’epigenetica e favorire longevità e salute ma perché ciò sia possibile è necessario fare degli esami, che non per tutti saranno gli stessi. Dopo un colloquio con il paziente per capire quali sono i suoi disturbi e il suo stile di vita, consiglio una serie di esami per individuare quali sono le sostanze che mancano al suo organismo in modo da poter prescrivere gli integratori più idonei. Si possono fare semplici esami del sangue, quelli classici o esami di un livello più avanzato come il microbiota e il mineralogramma.
Se sei ossidato ti consiglierò degli antiossidanti, se hai carenza di vitamina D dovrai assumerla regolarmente e così via”.
Sembra semplice, è tutto così facile?
“ In realtà non è proprio così, si tratta di un mondo in continua evoluzione come quando ti dicono di prendere il magnesio perché fa bene, in realtà esistono circa dieci tipi di magnesio, per questo è fondamentale essere seguiti da uno specialista della materia.”
Un consiglio generale, qualche integratore che tutti dovremmo assumere?
“Il magnesio bisglicinato, la vitamina C, la D, gli Omega3, qualche antiossidante e le proteine sufficienti ma ripeto che non si può generalizzare, ogni caso deve essere analizzato singolarmente.”
La differenza tra integratori tradizionali e nutraceutici?
“Gli integratori basici sono costituiti dalle vitamine e dalle proteine, i nutraceutici si avvicinano di più a un prodotto farmaceutico e poi ad un livello superiore ci sono i peptidi che sono farmaci ma al tempo stesso non lo sono, sono un di più, vengono definiti “le droghe intelligenti”, si tratta di piccole catene di amminoacidi che si comportano come “mattoncini”per costruire proteine come il collagene, l’elastina e la cheratina, fondamentali per la nostra pelle”.
Quali sono i rischi per un uso prolungato d’integratori?
“ Torno al discorso di prima, se gli integratori vengono prescritti con giudizio non sussistono problemi di alcun genere. Esistono però integratori ad induzione, come ad esempio la melatonina, che necessitano di periodi di sospensione, di solito consiglio di prenderla per cinque giorni e fare una pausa di due per poi ricominciare “.
Come vede il futuro della ricerca sulla longevità?
“In tutto il mondo le ricerche sono concentrate su questo argomento, negli Stati Uniti la ricerca avanza quotidianamente e tutti i più grandi investitori si dedicano al settore.
Le premesse per una vita più lunga e più sana sono dunque sempre più concrete, in un futuro neanche troppo lontano potremmo essere in grado di sfruttare il nostro bagaglio genetico per vivere meglio.
Le domande che vorremmo porre al dr. Riggi sono tantissime, gli argomenti innumerevoli, ogni integratore meriterebbe di essere protagonista di un articolo ed è per questo che abbiamo deciso di continuare la nostra conversazione in uno dei nostri prossimi incontri.

Atteso ritorno al teatro Astra di Fabrizio Gifuni, a vent’anni dal debutto

Con una pièce teatrale su Pasolini e una drammaturgia sul Memoriale di Aldo Moro

 

Al teatro Astra, il 2 e 3 aprile prossimi, atteso ritorno di Fabrizio Gifuni con “Il male dei ricci. Ragazzi di vita e altre visioni”, tratti dagli Scritti Corsari, Lettere Luterane, Ragazzi di Vita, Poesie in forma di rosa, seconda forma de La meglio gioventù di Pier Paolo Pasolini.

A quasi vent’anni dal debutto di ‘Na specie de cadavere lunghissimo” del 2004, spettacolo culto andato in scena per dieci anni consecutivi, ideato e interpretato dall’attore, con la regia di Giuseppe Bertolucci, Fabrizio Gifuni ritorna alle pagine di Pasolini con una nuova drammaturgia originale.

La rilettura di “Ragazzi di vita”, romanzo d’esordio dello scrittore, interpolata e storicizzata con altri scritti pasoliniani, poesie, lettere, interviste, editoriali, dà vita ad un racconto molto personale che l’attore-autore trasferisce in teatro, dialogando ogni sera con i ‘rappresentanti della città ‘, i cosiddetti spettatori, in un gioco di prospettive inedite e sdoppiamento vertiginosi.

L’attore si fa carico di trasportarci dentro le giornate di questi giovani ragazzi, ci restituisce la loro generosità e i loro egoismi, il comico, il tragico, il grottesco, la violenza di questo sciame umano che dai palazzoni delle periferie si muove verso il centro della città, in un percorso che è anche un rito di passaggio dall’infanzia alla prima giovinezza. Ma il corpo /voce di Gifuni ci costringe al contempo a misurarci con un fantasma poetico, una voce inquieta che continua a reclamare un ascolto. Ancor oggi in direzione ostinata e contraria.

Dal 4 al 6 aprile (orari venerdì ore 21, sabato ore 19, domenica ore 17) Fabrizio Gifuni porterà in scena la pièce teatrale dal titolo “Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro”. L’ideazione e la drammaturgia sono di Fabrizio Gifuni, che sarà anche in scena.

Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta. Scrive lettere, si rivolge ai familiari, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni. Annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale, il cosiddetto Memoriale.

Le lettere e il memoriale sono le ultime parole di Moro, scritte nei 55 giorni della sua prigionia, quelle ritrovate o meglio, quelle fino a noi pervenute. Un fiume di parole che si cercò di arginare, silenziare, mistificare, irridere. Moro non è Moro, veniva detto. La stampa, in maniera pressoché unanime, martellò l’opinione pubblica sconfessando le sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per questa ulteriore tortura.

A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. Attraverso un doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia, Fabrizio Gifuni si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d’ Italia.

 

I fantasmi della nostra storia si articola in due spettacoli

2/3 aprile “Il male dei ricci. Ragazzi di vita e altre visioni”

4/5/6 aprile “Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro”

 

Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6.

Info e biglietti tpeteatroastra.it e in biglietteria.

Mara Martellotta

Al via la gara per la metro2 di Torino

Presentata la gara per la scelta del sistema e del materiale rotabile della Linea 2 della metropolitana di Torino.

Ospitato dalla Città metropolitana, l’evento ha visto la partecipazione dei vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, del sindaco metropolitano e di Torino Stefano Lo Russo, del commissario straordinario Bernardino Chiaia. In sala anche l’assessore regionale alle Infrastrutture strategiche Enrico Bussalino.

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Il percorso sarà suddiviso in due parti: quella base da Rebaudengo a Porta Nuova e quella opzionale da Porta Nuova al Politecnico, che verrà realizzata se si reperiranno i fondi necessari. L’entrata in servizio è prevista per il 2032.
Tra le novità, l’utilizzo di tutte le tecnologie disponibili a bordo treno e nelle banchine delle stazioni, treni saranno completamente a guida autonoma e dotati di un particolare sensore in grado di effettuare autodiagnosi dei guasti, gestione intelligente dei passaggi.

“Un passo significativo verso il potenziamento della mobilità urbana – ha affermato Cirio – Questo progetto contribuirà a migliorare i collegamenti all’interno della città e, grazie all’integrazione con la rete ferroviaria, a rafforzare quelli con il resto dell’Italia e dell’Europa”.