ilTorinese

Insegnare alle “Vallette”… quarant’anni fa. I “migliori anni” della mia scuola

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ 

“La trappola dei ricordi”

Gianni Milani

Anno Scolastico 1975 – ‘76. Quasi non sapevo neppure dove fossero “Le Vallette”. Certo, ne avevo sentito parlare. Male, quasi sempre, e soprattutto attraverso i fatti di cronaca (per lo più nera) riportati dai media. A Torino si sapeva bene che “Vallette” era in quegli anni sinonimo di quartiere fortemente “a rischio”, uno di quelli che proprio non si faceva mancare nulla in quanto a problemi di più o meno spicciola criminalità, di disagio e soprattutto di scarse prospettive d’inserimento sociale – che, alla prova dei fatti e per svariate ragioni, erano molto inferiori rispetto ad altri luoghi della città – per i suoi ragazzi e per i giovani che lì vivevano. E che spesso riuniti “in bande”, coltivavano, fra i divertissements più gettonati e libidinosi, quello per loro assai spassoso di spingersi “fino a Torino” (per quei ragazzi, Vallette era allora isola urbana rigorosamente a sé, ben altra cosa da Torino) per fare abbotte e quant’altro con i fighetti e i cremini che bazzicavano il centro o altri quartieri “messi meglio” della città. Fenomeno non isolato del resto e che in fondo era – e in gran parte é ancora oggi in tanti, troppi, luoghi della città – caratteristica comune di tutte quelle aree periferiche (si pensi a Falchera o a Mirafiori Sud o a Barriera di Milano) che, a cavallo degli Anni Cinquanta, avevano assistito al nascere come funghi di case (“torri”) popolari, tutte uguali e non prive di gradevoli spazi verdi conficcati, come per Vallette, fra vie dai graziosi nomi floreali che quasi quasi, a pronunciarli, sembrava di essere in uno degli oltre trenta piacevoli London boroughs.

Case che dovevano ospitare l’imponente marea di immigrati dal Sud (ma non solo; molti a Vallette anche i profughi istriani e giuliano-dalmati), attratti in questa estrema periferia nord-ovest della città, dalla speranza di un lavoro che, sotto la Mole, era soprattutto garantito in quegli anni da mamma Fiàt…Quartiere operaio, quartiere dormitorio, via via Le Vallette hanno poi negli anni conquistato terreno (con buona pace dell’ingegner Gino Levi – Montalcini che nel 1957 ne firmò il piano urbanistico, curando anche la progettazione dei vari edifici) fino a spingersi oggi alla parte nord del verde Parco Carrara, noto più comunemente come Parco della Pellerina e fino a fregiarsi, in un’area di stretto confine, di un’autentica magia urbanistico-sportiva come il complesso dello Juventus Stadium e della Cittadella bianconera, così come di un’imponente centrale per il teleriscaldamento entrata in funzione nell’inverno 2012 e che sembrerebbe fare di Torino la città oggi più teleriscaldata d’Europa. A vent’anni dalla sua progettazione, le Vallette in cui mi trovai a lavorare e che mi  trovai a vivere dagli Anni Settanta  alla fine degli Ottanta, incutevano, per i “forestieri”, un certo senso di reverenziale rispetto. E anche appena appena – a voler giocare di ottimismo – un po’ di panico. Del resto erano quelli, anche per Torino, gli anni bui del terrorismo, delle Brigate Rosse e di Prima Linea: 19 morti e 130 feriti si contarono in città fra il 1977 e il 1982. Erano quelli anche gli anni di un’accesa contestazione studentesca, figlia o figliastra del ’68. Quella che molti di noi giovani (allora) insegnanti avevano fatto propria o comunque vissuta – direttamente o indirettamente- sulla propria pelle e che ora si trovavano a confrontare con le nuove proteste di ragazzi che non avevano molti anni meno di loro, che okkupavano scuole e organizzavano cortei e manifestazioni anche di forte impatto sulla vita della città, ma poco recepite, se non per farne spesso uso strumentale, dalle istituzioni e da quelle forze politiche cui si chiedeva maggiore attenzione e maggiori risorse per la scuola italiana nel suo complesso. Eventi però che, per valenza politica, sembravano interessare solo marginalmente le Vallette, dove il “buco nero” era fatto principalmente di ribellione e rabbia sociale. Ebbene, in quelle Vallette, a cavallo degli Anni ’70-’80, dove anche la Scuola, così come le Comunità Parrocchiali non meno che la presenza di Enti socio-assistenziali, assumevano un ruolo determinante nell’accompagnamento dei ragazzi e delle loro famiglie, io arrivavo tutte le mattine con un’“affannata” Fiat 127 bordeaux, che avevo battezzato, non so perché ma mi sembrava un nome simpatico, Carolina . Partivo (ero quasi sempre in ritardo) da  via Spano, Mirafiori Sud (all’altro capo della città); attraverso corso Sebastopoli, arrivavo a tutta birra in via De Sanctis – via Pietro Cossa per poi imboccare via Sansovino e corso Toscana e ritrovarmi in quel dedalo di strade impreziosito – come detto – dalla soavità di graziosi nomi floreali: via dei Gladioli, via dei Glicini, viale dei Mughetti, via via fino a via delle Magnolie. Qui al civico 9, mi trovavo ogni mattina di fronte a quella media statale, titolata allora al grande “Carlo Levi” (oggi a David Maria Turoldo), che, nel corso degli anni, sarebbe un po’ diventata la mia “seconda casa”. Avevo fatto pochi chilometri e mi sembrava, ogni giorno, d’essere atterrato, con la Carolina fumante, su un altro pianeta. Ero al mio primo incarico diurno. Dall’atrio, volavo ogni giorno due rampe di scale, strappavo al volo dal cassetto personale della sala insegnanti il registro e m’infilavo, con l’irruenza di un vigoroso centometrista ma insieme con la silenziosa leggerezza di una libellula – per non offrire al pubblico ludibrio il mio vituperabile e sempre più proverbiale ritardo – nell’aula di mia competenza. Chiudevo alle spalle la porta, mi dirigevo alla cattedra e mi buttavo, pancia a terra, nella mischia. Calmavo con non poca fatica gli animi e iniziavo ‘a mattinata

Gianni Milani

Pd: semplificare procedure di accesso alle case popolari

OMNIBUS: GALLO-VALLE

“La Giunta Cirio ha annunciato, fin dal suo insediamento, la volontà di sburocratizzare il sistema e semplificare la legislazione e le procedure. Peccato che l’”omnibus” che dovrebbe contenere queste modifiche si sia distinto, anno dopo anno, come il contenitore delle peggiori storture. Perché non restituire a questo provvedimento il suo vero scopo, iniziando da una modifica delle procedure per accedere alle case popolari?” affermano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo e il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle.

“Attualmente, l’Isee è il requisito per entrare in una casa di edilizia sociale, il reddito è il parametro per decidere il canone, vengono richiesti sia Isee che reddito per l’accesso al fondo sociale che consente di ottenere un aiuto in caso di impossibilità a pagare l’affitto e, infine, Isee e reddito sono richiesti, ancora una volta nel censimento dati che si riferisce ai tre anni precedenti e che viene effettuato periodicamente da Atc. Una procedura quanto mai macchinosa. Il Partito Democratico propone che l’Isee sia la base per l’intera operazione” spiegano gli esponenti dem.

“Questa semplificazione – proseguono Gallo e Valle – rappresenterebbe una facilitazione per i residenti che dovrebbero o produrre un solo documento o lasciare che Atc lo acquisisca direttamente dal cassetto fiscale e un parametro più equo perché terrebbe conto del numero dei figli presenti nel nucleo familiare. Inoltre, l’utilizzo del solo Isee eviterebbe la conservazione di CU e CUD degli anni passati e, qualora l’utente percepisse il reddito di cittadinanza che varia ogni mese, non sarebbe costretto a conservare tutti i cedolini. La nostra proposta porterebbe, inoltre, un grande risparmio alle Atc dal punto di vista amministrativo”.

“L’omnibus – concludono i Consiglieri regionali Pd – dovrebbe avere la funzione di rispondere ai bisogni reali dei cittadini e quello di aiutare le fasce più vulnerabili degli utenti delle case popolari sarebbe un passo importante”.

Dieci mesi di emozioni all’ippodromo di Vinovo

Dieci mesi di emozioni e 44 date.

 

Ora che la stagione dell‘Ippodromo di Vinovo conosce tutte le sue date, sappiamo sarà una stagione molto intensa quella che comincerà venerdì 24 febbraio e andrà avanti sino alla metà di dicembre. Quattro le date da evidenziare fin d’ora: il Gran Premio Costa Azzurra fissato per lunedì 10 aprile, quello di Pasquetta. Arriverà tre settimane prima del GP Lotteria ad Agnano, sarà una prova generale per molti big. Poi il 16 il GP Città di Torino, anche in versione Filly (entrambi per i 4 anni). E ancora il 3 settembre ci sarà il ritorno sulla pista di casa del GP Marangoni (anche Filly) per i 3 anni. Infine il 1° novembre, immancabile ormai, anche il GP Orsi Mangelli pure per le femmine, dedicato anche questo ai 3 anni.

Venerdì 24 febbraio il via alle 14.45 con sette corse e il premio Aosta come principale. Una corsa sul doppio km per anziani disposti su tre nastri. In prima fila Aladin Bar che Holger Ehlert affida a Edoardo Loccisano e lo svizzero Black Jack, con Andrea Guzzinati. Ma da tenere d’occhio anche Brillant Ferm insieme ad Andrea Farolfi, Velodrome con Simone Mollo e Zaffiro GZO, alla seconda uscita con Cosimo Cangelosi. E poi il premio Saint Vincent per cavalli di tre anni (otto al via sulla distanza del miglio) come Every Time Winner ed Espada, oltre a Emerson. Interessante anche il primo appuntamento dell’anno per i gentleman: otto dietro le ali dell’autostart sul miglio. Come al solito, ingresso libero e gratuito per tutti.

Il 3 marzo torna Polis Policy con la terza e ultima sessione della sesta edizione

 “Una demografia sostenibile è possibile?”

Tra i relatori interverranno Giancarlo Blangiardo e Alberto Anfossi

Torino- Venerdì 3 marzo si concluderà la sesta edizione dell’Accademia di Alta Formazione Polis Policy. Il tema della giornata di incontri sarà il particolare momento che sta vivendo il Paese da diversi punti di vista, tra cui economico, politico, sociale e demografico. Il titolo di questa terza sessione sarà: “Una demografia sostenibile è possibile?”. Tra i relatori interverranno Giancarlo Blangiardo (Presidente Istat), Alberto Anfossi (Segretario Generale Fondazione Compagnia di San Paolo), Roberto Gontero, Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte, il fotografo Alessandro Zentie ancora Stefano Molina(Unione Industriale), Alberto Scavino (Irion Srl) e Claudia Mandrile (Fondazione Compagnia di San Paolo).

L’Associazione Difendiamo il Futuro organizza dal 2002 seminari, cicli di dibattiti e incontri di approfondimento su temi legati a quanto accade nella società italiana e piemontese. Il progetto attorno al quale ruotano le iniziative di DF è Polis Policy, accademia di alta formazione su argomenti di natura sociale, culturale e politica. Negli scorsi anni, tra i temi centrali affrontati da DF, ci sono stati la pandemia e le conseguenze per lo stato sociale tra diritti, lavoro e integrazione.

Nel corso di questa edizione è stato affrontato il tema “Sfide e opportunità per un’Italia in transizione”, prima con una sessione dedicata all’Italia come ponte tra Europa e Mediterraneo e poi con una sessione dedicata alle politiche e infrastrutture per l’immigrazione. In questa sessione, grazie al contributo di relatori d’eccezione si parlerà di democrazia, demografia e sostenibilità, pilastri del nostro presente.

“Il futuro della demografia italiana – ha detto Giuseppe Giulio Calabrese, Presidente Difendiamo il Futuro – secondo le ultime previsioni non è così roseo: la popolazione residente è in decrescita, con più anziani e famiglie più piccole. Ci sono sempre meno coppie con figli e la questione investe tutto il territorio. Come Difendiamo il Futuro siamo da sempre attenti a questi argomenti, consapevoli dell’importanza sociale e strategica di temi relativi le dinamiche socio-demografiche, l’invecchiamento della popolazione. Per questa ragione, con questa ultima sessione che chiude la sesta edizione, intendiamo realizzare un approfondimento che metta in luce le varie sfaccettature di questo argomento e che possa fornire altri momenti di dibattito e confronto in vista delle prossime edizioni”.

Il programma – 3ª SESSIONE – VENERDI’ 3 MARZO 2023

ORE 18.00 – REGISTRAZIONE PARTECIPANTI

ORE 18.30 VISION

Giancarlo Blangiardo (Presidente Istat) e Alberto Anfossi(Segretario Generale Fondazione Compagnia di San Paolo)

Introducono al dibattito Roberto Gontero, Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte; due studenti universitari: Luca Odifreddi e Luca Caci

Modera: Giuseppe Giulio Calabrese, Presidente dell’Associazione Difendiamo il Futuro

ORE 20.00 ANOTHER VISION

Alessandro Zenti, fotografo

ORE 21.00 AGORA’

Intervengono alla tavola rotonda Claudia Mandrile (Fondazione Compagnia di San Paolo), Stefano Molina (Unione Industriale) e Alberto Scavino (Irion Srl)

Perchè “deve” vincere la Schlein…

Si avvicina la saga delle primarie – uno degli ultimi dogmi laici del Pd delle origini – e a presto, di conseguenza, conosceremo il come e il cognome di chi guiderà il principale partito della sinistra italiana nei prossimi anni.
E dopo la gara nei circoli, dove ancora una volta – e come da copione – hanno avuto la meglio i ‘pacchi’ di tessere pilotati dalle infinite correnti e gruppi di potere interni al
partito, la palla adesso passa al “popolo” delle primarie. Ed è proprio di fronte alla competizione
tra l’ex comunista Stefano Bonaccini e l’esponente della cosiddetta società civile – anche se ha
già collezionato una lunga serie di incarichi politici e di potere – Elly Schlein che uscirà il vincitore.
Essendo state le candidature di Cuperlo e della De Micheli solo uno strumento per consolidare le
rispettive correnti e per poter ipotecare le prossime personali candidature.
Ora, il gioco cambia. Ed è proprio di fronte a questa sfida, che riguarda ed interessa l’intera
politica italiana e non solo le sorti di un singolo partito, che noi ci auguriamo la vittoria della
Schlein. E questo per un motivo ben preciso. E cioè, dopo la trasformazione definitiva ed
irreversibile del Partito democratico rispetto alla sua impostazione originaria – com’è evidente a
tutti, dirigenti del partito compresi – si rende ancor più necessario dare un profilo politico chiaro e
netto al futuro della sinistra italiana. E se l’eventuale vittoria di Bonaccini non sarebbe altro che laconferma di tutte le contraddizioni di questo partito – dalla molteplicità delle correnti organizzate
alla centralità della “ditta”, dalla logica funzionariale tipica dell’impostazione post comunista degli
amministratori locali delle cosiddette “zone rosse” al sano pragmatismo del potere emiliano
romagnolo – l’affermazione della Schlein avrebbe il vantaggio di caratterizzare in modo più chiaro
e più netto il profilo politico del partito. E, soprattutto, rappresenterebbe anche una vera e
credibile discontinuità rispetto al passato del Partito democratico. Certo, anche dietro alla
Schlein, come tutti sappiamo, ci sono molti capi corrente e alcuni potentati storici del partito. Ma
è indubbio che Schlein rappresenta la novità rispetto agli altri 3 candidati che sono e
rappresentano varianti diverse del ceppo ex e post comunista della sinistra italiana.
Dopodiché, è certamente vera e fondata la definizione intelligente ed acuta di un attento
osservatore delle cose politiche italiane, Luca Ricolfi. E cioè, la Schlein interpreta alla perfezione la trasformazione definitiva del Pd in un “partito radicale di massa”. Un partito, quindi, al di là delle
solite e collaudate chiacchiere propagandistiche e demagogiche, che difende i diritti individuali,
attenta a tutte le discriminazioni, sensibile alle ragioni dell’ambientalismo, non indifferente al
populismo pentastellato, ovviamente giustizialista e manettaro e, in ultimo, teso a criminalizzare –
seppur politicamente – tutti gli avversari che, come da copione, sono e restano nemici da annientare.
Certo, una cultura come quella popolare e cattolico sociale è lontana anni luce rispetto a questa
impostazione politica e culturale. Oserei dire che si tratta di una diversità quasi antropologica,
almeno sul versante politico e culturale. Ma, al di là dei cattolici popolari e sociali, quello che
emerge è che la vittoria eventuale della Schlein segnerebbe un punto a capo chiaro, netto,
inequivocabile nella storia centenaria della sinistra italiana. Una chiarezza necessaria sia per chi
vuole dar vita ad una coalizione con il Pd e sia, soprattutto, per tutti coloro che vogliono creare
una alternativa politica, culturale e programmatica alla sinistra del Pd e alla “sinistra per caso” e
populista dei 5 stelle. Appunto, chiarezza politica, trasparenza culturale e lungimiranza nella
costruzione delle alleanze politiche e di governo. Per questo ci auguriamo che la Schlein vinca, e
vinca bene le primarie di domenica prossima del Partito democratico.
Giorgio Merlo

La cyberguerra e le imprese. I reati informatici in Piemonte sono in crescita

L’incidenza del fenomeno in Piemonte è pari a 68 denunce ogni 10 mila abitanti

 

Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Piemonte):

in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, occorre mettere in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese, sicurezza che deve però andare di pari passo con la qualità della connessione Internet”

 

Ai tempi della cyberwar sicurezza informatica cruciale per il 42,1% delle micro e piccole imprese

 

 

 

 

Le imprese piemontesi sempre più soggette a reati informatici. Nell’ultimo anno, nella nostra regione, sono cresciuti del 19,1%, un valore più alto rispetto alla media nazionale fermatasi ad un +18,4%.

 

 Nona regione in questa classifica in cui svettano Toscana con +35,5%, Puglia con +25,0% e Lombardia con +24,8%.

 L’incidenza del fenomeno in Piemonte è pari a 68 denunce ogni 10 mila abitanti, anche in questo caso con una intensità superiore alla media italiana fermatasi a 54. Inoltre, secondo la rilevazione tematica di Eurobarometro della Commissione europea in Italia la quota di micro, piccole e medie imprese che nell’ultimo anno ha fronteggiato almeno un attacco informatico è del 37%, superiore di 9 punti percentuali rispetto al 28% della media Ue.

Di fronte a questi numeri Commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: “la sicurezza informatica è sempre più un fattore cruciale per le MPI che mostrano una crescente consapevolezza sui rischi della digitalizzazione e dedicano molta attenzione alla sicurezza, in termini di prevenzione di attacchi ed eventuali azioni di recupero dei dati. L’ISTAT stima che il 42,1% delle micro e piccole imprese (MPI) lo considera molto importante o cruciale. Gli “attacchi” possibili sono infatti numerosi e di diversa natura (si può trattare di virus, spyware o malware, attacco di phishing, acquisizione di account o furto di identità, hacking (compresi i tentativi) di conti bancari online, accesso non autorizzato a file o reti, ransomware (malware che limita l’uso dei dispositivi e permette di ripristinare le funzionalità dopo il pagamento di un riscatto), attacco DoS (che impedisce di accedere alla rete o alle risorse del computer), ascolto non autorizzato di videoconferenze o messaggi istantanei)”.

Solo nel 2022, – prosegue Felici -il 61% di tutti i cyberattacchi hanno avuto come obiettivo le PMI di tutto il mondo. Buona parte delle motivazioni risiede nel fatto che le PMI sono poco attrezzata alla prevenzione degli attacchi cyber e conservano una grande quantità di informazioni riservate. Dalle buste paga alle informazioni bancarie, obiettivo ghiotto per i cyber criminali. Bisogna sicuramente mettere in atto, più che attività formative, vere e proprie campagne di sensibilizzazione sul tema, facendo capire alle PMI che gli attacchi possono non solo essere paralizzanti a livello lavorativo ma possono minare la fiducia dei clienti.”

“Il recente attacco hacker verificatosi su scala mondiale nei giorni scorsi -continua Felici– come evidenziato nella nota del Governo, è stata una probabile azione di criminali informatici, che richiedono il pagamento di un ‘riscatto’. Quest’ultima crisi, in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, ripone in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese, sicurezzache deve però andare di pari passo con la qualità della connessione Internet, sia fissa sia mobile.”

I pensionati acquistano più case vacanza

CASE VACANZA / L’analisi delle compravendite effettuate nel primo semestre del 2022 attraverso le agenzie del Gruppo Tecnocasa evidenzia che il 7,7% degli acquisti è stato concluso da pensionati. La quota è in leggero aumento se confrontata con lo stesso periodo del 2021 quando si attestava al 7,1%.

I pensionati hanno acquistato nel 72,8% dei casi, mentre hanno optato per l’affitto nel 27,2% dei casi. Si tratta di percentuali simili a quelle registrate nel primo semestre del 2020, mentre nella prima parte del 2019 e del 2021 la componente affitto era più bassa e si fermava al 23-24%.

I pensionati che hanno comprato casa nella prima parte del 2022 lo hanno fatto per viverci nel 66,8% dei casi (abitazione principale), per investimento il 20,7% delle volte e per l’acquisto della casa vacanza nel 12,5% dei casi. La quota di acquisti per investimento è in calo rispetto al primo semestre del 2021, mentre si registra un deciso aumento della percentuale di compravendite di case vacanza che passa dal 9,1% al 12,5%. La casa vacanza negli anni del covid ha visto un aumento importante delle compravendite, tendenza che però non aveva riguardato i pensionati che nel 2020 e nel 2021 avevano accelerato sul segmento dell’abitazione principale, mentre nella prima parte del 2022 è proprio la casa vacanza a mostrare una maggior vivacità.

I pensionati comprano soprattutto trilocali che si attestano al 36,8% delle scelte. Da segnalare un interesse crescente per le soluzioni indipendenti e semindipendenti che passano dall’11,4% della prima parte del 2019 al 14,6% del primo semestre del 2022. Anche i pensionati infatti, causa pandemia, hanno optato più spesso per abitazioni dotate di spazi esterni, tendenza che prosegue anche nel 2022. Da segnalare infine un deciso aumento della percentuale di acquisto di bilocali che nel 2020 e nel 2021 erano scesi al di sotto del 23%, effetto attribuibile anche in questo caso alla pandemia che aveva penalizzato le soluzioni dalle metrature più contenute.

 

La quota di pensionati che acquista accendendo un mutuo è bassa e si attesta al 10,5% sul totale delle compravendite. Si tratta di una percentuale in ulteriore calo rispetto agli anni precedenti, anche a causa dell’aumento dei tassi sui mutui che porta a un maggiore utilizzo di capitale proprio.

Algeria 60 anni dopo

Giovedì  23 febbraio 2023 – Ore 16:30 

 

ALGERIA 60 anni dopo 

 

Sala Conferenze, Polo del ‘900

corso Valdocco 4/A – Torino

Saluti di
Cecilia Pennacini (vice presidente di Ancr)
Vincenzo Vita (presidente Aamod)

 

Proiezione di
Les mains libres (Le mani libere) di Ennio Lorenzini

(Algeria 1964, 56’), un film ritrovato e restaurato.

Presentazione del volume
Con le mani libere. Il cinema italiano e la liberazione dell’Algeria

(Effigi Editore)

Interverranno:

Paola Scarnati e Luca Peretti curatori del volume

Diego Guzzi – storico, Unione Culturale Franco Antonicelli

Karim Metref – educatore, scrittore e giornalista indipendente

 

Testimonianza di Emilio Jona

con racconti e canti raccolti durante il viaggio in Algeria del 1951

 

Ingresso libero a tutti

L’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, cineteca che conserva rari e importanti film della Resistenza italiana e della Storia contemporanea, è lieta di ospitare un’iniziativa che coinvolge direttamente l’AAMOD. Sul tema “Algeria 60 anni dopo” si svolgerà infatti a Torino, presso la Sala Conferenze del Polo del ‘900, un evento che includerà il nuovo volume degli ANNALI AAMOD Con le mani libere. Il cinema italiano e la liberazione dell’Algeria e la proiezione del film documentario Les mains libres(Le mani libere) di Ennio Lorenzini, recentemente riscoperto proprio negli archivi AAMOD e restaurato dalla Cineteca di Bologna. Al dibattito sull’argomento, in programma giovedì 23 febbraio a partire dalle ore 16:30, parteciperanno Cecilia Pennacini (vice presidente di Ancr), Vincenzo Vita (presidente Aamod), i curatori del libro Paola Scarnati e Luca Peretti, lo storico Diego Guzzi (Unione Culturale Franco Antonicelli) e Karim Metref (educatore, scrittore e giornalista indipendente). Emilio Jona darà testimonianza del sul viaggio in Algeria compiuto nel 1961 con i Cantacronache (Sergio Liberovici, Michele Straniero) e con Paolo Gobetti, accompagnata da una piccola selezione dei canti raccolti durante il viaggio.

 

Il volume, pubblicato da Effigi editore, indaga sul rapporto tra il cinema italiano e la liberazione dell’Algeria, di cui ricorre il sessantesimo anniversario dell’indipendenza e si concentra in particolare sul film di  Lorenzini. Nella prima parte del libro si racconta infatti la storia del cinema algerino delle origini e del suo rapporto con l’Italia, con un focus particolare sullo specifico contesto politico e culturale di intreccio tra i due Paesi: la lotta per l’indipendenza algerina, la solidarietà internazionalista degli anni Sessanta e le relazioni italo-algerine dell’epoca. In una seconda parte è invece analizzata da diverse prospettive la pellicola “Les mains libres” (titolo originale “Tronc de figuier”) realizzata nel 1965 e prodotta dalla Casbah Fillm, analogamente coinvolta in quel periodo ne “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo. Infine, un ritratto dello stesso Lorenzini attraverso la vita e le opere per far conoscere un regista oggi purtroppo dimenticato.

 

“In questo prezioso volume – dichiara Vincenzo Vita nella prefazione  – si testimonia la potenza creativa e non meramente conservatrice degli archivi che, come affermava Zavattini, ci appaiono sempre più come esseri viventi, specialmente nella capacità, oggi attuale come non mai, del loro riuso creativo. Allo stesso tempo, sono meritevoli i numerosi spunti storici che offre per capire non solo il processo di liberazione di un paese della costa accanto, ma per documentare il significato profondo del sommovimento che toccò l’Africa in quel periodo, continente che via via rompeva le catene della cupa e violenta oppressione coloniale evocando l’universalità delle lotte di resistenza e liberazione”.

 

Gli Annali fanno parte del progetto editoriale ultradecennale che l’AAMOD ha realizzato nel tempo attraverso varie collaborazioni con enti, istituzioni e ricercatori. La pubblicazione, a carattere scientifico, raccoglie i contributi di riflessione scaturiti da seminari, convegni, iniziative di formazione e si pone come obiettivo quello di divulgare le ricerche specialistiche condotte dalla Fondazione sui temi di principale interesse, quali il cinema documentario, il rapporto tra media e storia, l’uso degli audiovisivi nella comunicazione politica, etc. Un indice dei volumi realizzati finora dall’AAMOD è presente sul sito ufficiale all’indirizzo aamod.it/category/pubblicazioni/

 

Per maggiori informazioni sull’incontro: info@ancr.to.it

Un aiuto per gli inquilini delle case popolari sulle bollette dell’anno 2022

‘Fondo Sociale 2023’

 

È partita la campagna di comunicazione promossa dalla Città di Torino sul Fondo Sociale 2023, un contributo economico che la Regione Piemonte e l’Amministrazione Comunale riservano agli assegnatari di casa popolare che non hanno potuto pagare le bollette dell’anno precedente.

La quota minima per accedere al Fondo va pagata entro e non oltre il 31 marzo 2023.

Requisiti necessari sono il possesso di un ISEE 2023 non superiore ai 6.525,73 euro (si può richiedere gratuitamente ai Caf) e l’aver pagato le bollette riferite al 2022 per un importo pari al 14 per cento del reddito lordo dell’anno 2021 del nucleo familiare e comunque non inferiore a 480 euro, anche per i redditi pari a zero. Nel calcolo deve essere inserito il reddito di cittadinanza eventualmente percepito nel 2021. Cartoline e locandine informative su questa importante opportunità saranno distribuite  nei Servizi della Città (anagrafe servizi sociali, sportelli, Urp) e attraverso i display luminosi all’interno del trasporto pubblico Gtt.

Inoltre gli enti gestori del patrimonio edilizio della Città di Torino hanno previsto un servizio di raccolta e compilazione delle domande:

Atc – dal lunedì al giovedì dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 16.00; venerdì dalle 9.00 alle 12.00 chiamando il numero 011.3130504 oppure inviando una email a: prenotazionifondo@atc.torino.it indicando nome, cognome, e recapito telefonico.

CIT – invio domande a fondosociale@cit-torino.it

Più sicurezza per i ciclisti a Rivalta con le luci a led

La pista ciclabile di via San Luigi continua a prendere forma e, in vista della primavera, al
progetto si aggiunge un nuovo tassello.

Dopo il via libera della Città Metropolitana sono iniziati in questi giorni i lavori di
installazione del nuovo impianto di illuminazione a LED. Il tratto di strada interessato ha
uno sviluppo di poco meno di 2 km e corre parallelo a via San Luigi, sul lato sinistro della
strada in direzione Torino, dall’intersezione con via Einaudi fino alla rotatoria della
Provinciale 174, all’altezza del raccordo con la Provinciale 6.
Una volta completato, il progetto di illuminazione del percorso ciclabile renderà la pista
fruibile anche la sera e nelle ore notturne aumentando la sicurezza degli utenti e –
indirettamente – dell’intera zona raggiunta dal servizio. Ad essere illuminata non sarà
però solo la ciclabile: l’intervento lungo via San Luigi prevede di illuminare anche la
carreggiata stradale, compresi quei tratti in cui pista e carreggiata non sono contigui.
La ciclabile verrà dotata di 28 pali di illuminazione alti 4,5 metri, con lampade a LED a 48
Watt. Altri 59 pali, alti 9 metri, verranno installati a bordo strada: 18 saranno dotati di
corpi illuminanti a LED da 90 Watt, gli altri 41 con lampade LED da 72 Watt. Il consumo
complessivo è stimato in 6Kw/h. Le lampade saranno dotate di driver elettronico con
funzione “autodimmer” in grado di regolare la potenza di carico per la gestione del
flusso luminoso in funzione della luce naturale e per il risparmio energetico.
Spiega Sergio Muro, sindaco di Rivalta: «questo intervento ha una duplice e importante
funzione: da un lato consente ai civilisti di poter percorrere in sicurezza la pista ciclabile
anche in orario notturno o con scarsa visibilità e dall’altra illumina la via San Luigi che è
una delle arterie principali della nostra viabilità. Un’attenzione rivolta a tutti gli utenti
della strada con l’obiettivo di rendere la nostra viabilità più sicura e fruibile».
L’intervento ha un costo complessivo di 300.000 € ed è finanziato per 130.000 € da fondi
PNRR Linea M2C4 “Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e
l’efficienza energetica dei comuni”.
I lavori sono stati consegnati il 30 gennaio e dovranno essere realizzati entro la metà del
mese di maggio