ilTorinese

Schlein riuscirà a far iscrivere al pd quelli del “popolo” che l’hanno votata?

Il Pd svolta a sinistra. Addirittura in tutte le province del Piemonte stravince la Schlein. Effettivamente qualcosa è successo.
Brevemente ricapitoliamo cosa. Gli iscritti e la maggioranza della nomenclatura del pd hanno scelto Bonaccini e la maggioranza del popolo pd ha scelto la Schlein.
Scatenati quelli di Articolo uno e di tutta la sinistra ex comunista. Dopo le dimissioni di Zingaretti sembrava che la sinistra del PD fosse relegata ad un angolo. Qualcosa è cambiato con la formazione delle liste alle politiche. Molti dicevano che oramai il Pd era democristiano… ed invece.
E allora che cos’è avvenuto? Almeno per una volta mi sembra semplice la risposta: sono arrivati gli arrabbiati e delusi di un pd decisamente amorfo e sull’orlo do una crisi di nervi. Addirittura ha votato chi alle politiche non è andato a votare. Tra le altre cose è rilevante che, nonostante il brutto tempo, oltre un milione di persone sono andate a votare alle primarie. Di questi tempi non è cosa da poco, direi. Raggianti le donne del PD. Da Anna Rossomando e Nadia Conticelli  alla sempre giovane e soprattutto passionale Livia Turco.
Magari Massimo D’Alema ci ripensa e non aiuterà più i pentastellati, addirittura riscrivendosi al Pd. Mi aspetto grandi movimenti non solo di patetici tentativi di salire sul carro dei vincitori. Per il pd e la sua segretaria una strada tutta in salita. Dai cinque anni (è possibile) di Giorgia Meloni alle Regioni 15, su 21 governate dal centro destra.
Sarà una vittoria consolidata. Vedremo se Schlein riuscirà a far iscrivere al pd quelli del “popolo” che l’hanno votata. E poi l’annoso problema delle alleanze per potere e sapere governare. Chi ha perso se ne andrà via? Non penso, soprattutto per due motivi. A chi l’ha fatto in passato non gli è andata molto bene.
Secondo, piaccia o non piaccia esiste una contraddizione: gli iscritti hanno detto una cosa, i ” simpatizzanti ” un altra. Se ho capito bene gli organismi dirigenti, generalmente saranno composti in maggioranza tra i sostenitori di Bonaccini e la Segreteria, di fatto in minoranza. Vedremo. Ma non facciamo la punta alle matite. Indubbiamente è la prima volta che una giovane donna è Segretaria di un partito di sinistra o di centro sinistra, dir si voglia. Ed ora? Magari date spazio ai contenuti. Del resto è sempre stato un partito di ciò che si è è ciò che si vorrebbe essere… Due appuntamenti elettorali significativi. Le Europee e per il Piemonte il nuovo consiglio regionale. Per le Europee come verranno formate le liste. Per il Piemonte se ci saranno alleanze o il Pd correrà da solo. Non è un mistero che la Schlein gradisce dialogare con i cinquestelle. Che Valle farà fuoco e fiamme per essere il candidato contro Cirio pur non essendo inviso ai cinque stelle. Vedremo. Siamo solo all’inizio per ora la novità c’è e sarebbe stupido negarlo. Magari da cosa nasce cosa.

Patrizio Tosetto

Popolari in campo

Potremmo dire che è finita la stagione dell’irrilevanza culturale e dell’insignificanza politica dei Popolari e dell’area cattolico sociale nel nostro paese.

 

Il convegno che si è svolto domenica a Roma all’Hotel Parco dei Principi ha evidenziato, in modo forte e convincente, che la “ricomposizione” politica, culturale ed organizzativa di un mondo che nel passato è stato determinante in tutti i tornanti più importanti della storia democratica italiana può ridiventare un fatto reale.
Certo, non possiamo non ricordare che in questi ultimi tempi questa presenza politica si è ridotta ad un ruolo puramente ornamentale. Nel Partito democratico, per fare un solo esempio, la presenza dei Popolari si è ridotta progressivamente ad una sorta di “cattolici indipendenti di sinistra”. Una esperienza di moda negli anni ‘70 per confermare la natura cosiddetta “plurale” del partito della sinistra dell’epoca, il glorioso Partito Comunista Italiano. Ma, al di là di questa concreta esperienza che, comunque sia, conferma l’ormai radicale irrilevanza politica e culturale di questo filone ideale in quel campo politico, la novità per consolidare un rinnovato protagonismo dei cattolici popolari nel dibattito pubblico contemporaneo, è quella di rilanciare una vera ed autentica “politica di centro”. Un metodo, una prassi e una politica che, purtroppo, sono stati sacrificati in questi ultimi anni sull’altare del populismo di marca grillina che ha criminalizzato le culture politiche del passato, che ha azzerato la cultura della mediazione e di governo, che ha sostituito l’anti politica con la cifra riformista, che ha rilanciato l’insulto e l’invettiva a svantaggio del dialogo e del confronto e che, infine, ha innescato una progressiva e permanente radicalizzazione del conflitto politico a scapito di una sana e fisiologica democrazia dell’alternanza.
Ecco, la “politica di centro” coincide, per motivi storici, politici e culturali con la cultura e l’esperienza concreta del cattolicesimo politico che nel corso degli anni ha saputo costruire, in collaborazione come ovvio con altri filoni ideali, un modello democratico e pluralista che ha rafforzato la stessa qualità della nostra democrazia e la credibilità complessiva delle nostre istituzioni. E proprio il venir meno di questa cultura e di questo “metodo” hanno favorito l’espansione della deriva populista e trasformistica da un lato e la radicalizzazione persin violenta del conflitto politico dall’altro. Non a caso in questi ultimi anni, e ancora oggi, è prevalso un modello ispirato al cosiddetto “bipolarismo selvaggio” che poi, purtroppo, è destinato a riproporre quella logica perversa degli “opposti estremismi” che ricorda una delle stagioni più buie e tristi della storia democratica del nostro paese.
Ecco perchè un rinnovato protagonismo politico della cultura del cattolicesimo popolare da un lato e la riscoperta feconda e attiva di una “politica di centro” dall’altro, possono contribuire a riaprire una nuova stagione per l’intera politica italiana. Certo, una proposta, questa, che guarda principalmente alle forze politiche che si collocano – almeno a livello di pronunciamento pubblico – sul versante centrista e riformista. Purchè si tratti di partiti o movimenti politici che non siano meramente “personali” o di mera emanazione del “capo” nè, d’altro canto, di soggetti politici che fanno della delegittimazione morale e politica dell’avversario/nemico la loro ragion d’essere.
Insomma, la “ricomposizione” dei Popolari e dei cattolici sociali avviata al Parco dei Principi riunificando le varie esperienze di un mondo che non accetta di svolgere un ruolo puramente ancillare e del tutto insignificante all’interno dei rispettivi partiti, adesso richiede un vero salto di qualità. A livello politico e, sopratutto, sul versante organizzativo. E i grandi riferimenti ideali e politici del passato, da Carlo Donat-Cattin a Ciriaco De Mita, da Tina Anselmi a Franco Marini a molte altre donne e uomini che hanno segnato in profondità la politica italiana attraverso la loro concreta testimonianza e il loro magistero pubblico, rappresentano l’incoraggiamento continuo ed incessante per continuare una battaglia ed una “mission” che per nessuna ragione può ridursi ad una mera testimonianza sterile ed irrilevante. C’è il dovere, oggi, di essere presenti e attivi nella cittadella politica italiana. Laicamente ma con la coerenza delle nostre idee e il coraggio delle nostre azioni.

Giorgio Merlo

Giovedì 2 marzo atteso ritorno di Kochanovsky e Khachatryan con l’orchestra nazionale della Rai di Torino

Uno tra i più brillanti direttori d’orchestra della nuova generazione è ospite regolare di compagini internazionali come l’Orchestre de Paris, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia e la Danish National Symphony e il più giovane vincitore della storia del Concorso Sibelius di Helsinki, solista con i Berliner Philarmoniker, la London Symphony Orchestra e l’Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam.

Sono il direttore russo Stanislav Kochanovsly e il violinista armeno Sergey Khachatryan, che tornano a collaborare con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, il primo dopo i Concerti d’Inverno del 2021, nella serata in programma giovedì 2 marzo alle 20.30 presso l’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino.

La serata sarà replicata, sempre all’Auditorium Rai, a Torino, venerdì 3 marzo alle ore 20.

In apertura ricordiamo il brano per Orchestra op. 47 del compositore russo Alfred Schittkle, di cui quest’anno ricorre il venticinquesimo anno dalla scomparsa, proposto per la prima volta dall’OSN della Rai a Torino.

Il brano fu scritto nel 1968 e è stato commissionato dal Donaueschinger Musikage, il più antico Festival dedicato alla musica contemporanea, fondato nel 1921 in una cittadina nel Sudest della Germania.

La parte centrale della serata vedrà impegnato Sergey Khachatryan che interpreterà il concerto per violino e Orchestra in re minore op. postuma di Robert Schumann, scritto nel 1853, in poco meno di due settimane, mentre il compositore stava vivendo gli ultimi momenti di lucidità della sua vita, prima del tentato suicidio e del successivo ricovero nell’ospedale psichiatrico di Endenich, dove morì nel 1856.

L’opera risulta ispirata al virtuoso violinista Joseph Joachim e eseguita per la prima volta solo nel 1937, a Berlino, dopo la sua riesumazione dagli Archivi della Biblioteca di Stato.

In chiusura Kochanovsky proporrà le danze sinfoniche op. 45 di Sergey Rachmaninov.

Queste danze chiudono il catalogo delle opere di Rachmaninoff. Furono scritte nel 1940, destinate per la loro prima esecuzione, avvenuta nel gennaio dell’anno seguente, e dedicate nell’edizione a stampa a un complesso come la Philadelphia Orchestra e al suo direttore Eugene Ormandy.

La composizione originariamente era stata scritta per pianoforte a quattro mani e fu provata nella sala di Beverly Hills, dove l’anziano compositore era riuscito a ricostruire un angolo della vecchia Russia, questo autore insieme a un altro esule russo e sommo pianista, Vladimir Horowitz. La destinazione finale della partitura sarebbe stata quella di fungere da base a un vero e proprio balletto, se non fosse poi intervenuta la morte di Fokin, il coreografo che, nel giugno 1939, al Covent Garden aveva collaborato con Rachmaninoff per creare un balletto sulla leggenda di Paganini

Si tratta dell’ultimo lavoro del compositore russo creato nel 1940, su commissione della Philadelphia Orchestra. Rachmaninov voleva farne un vessillo di quella civiltà tardoromantica a cui era stato sempre legato.

“Sta succedendo qualcosa Non so cosa sia, ma sta diventando più forte”

MUSIC TALES, LA RUBRICA MUSICALE

 

“Sta succedendo qualcosa

Non so cosa sia, ma sta diventando più forte

Lo sento nelle mie ossa

Spero che tu lo faccia durare un po’ di più”

Tre giorni di pace amore e musica: il 15 agosto di quattro anni fa si celebrava il 50° anniversario del Festival di Woodstock l’evento simbolo della controcultura americana degli anni ’60 e che ha segnato una generazione e più.

Il movimento hippie ha influenzato profondamente non solo il mondo della moda e della musica, ma anche il modo di parlare, portando alla nascita di termini che sono diventati di uso comune.

Per festeggiare l’anniversario di Woodstock, Babbel stilò una lista dei termini che hanno caratterizzato il movimento e che voglio condividere con voi.

Hippie: termine che deriva dalla parola “hipster”, si riferiva originariamente a coloro che appartenevano al movimento giovanile sorto negli Stati Uniti negli anni sessanta, il quale rifiutava istituzioni, norme e costumi della società del consumo, e promuoveva forme non violente di protesta e l’amore universale.

Oggi il termine si usa per indicare qualsiasi giovane dai capelli lunghi, con abbigliamento e atteggiamenti anticonvenzionali.

Flower Child: letteralmente “Figlio dei fiori” questa definizione veniva usata per descrivere gli hippie che erano soliti indossare vestiti con stampe a fiori o colori vivaci.

Il loro ideale di pace e libertà era sintetizzabile in slogan quali “Put flowers in your guns” (mettete dei fiori nei vostri cannoni) e “Make love, not war” (fate l’amore, non la guerra), diventati tra le citazioni più celebri e rappresentative del movimento.

Flower Power: espressione tipica del movimento hippie che significa letteralmente “potere dei fiori”, usata durante la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta come simbolo di una ideologia non violenta.

Beatnik: termine utilizzato per indicare una persona appartenente alla “beat generation” (fine anni cinquanta – primi anni sessanta) che si distingue per esser nonconformista sia nello stile che nel pensiero. Sono, in un certo senso, i precursori degli hippie.

Psychedelic: termine che descrive una categoria di musica e arte visiva originariamente associata agli anni sessanta e alla cultura hippie il cui immaginario è ispirato alle visioni e alle sensazioni causate dall’assunzione di sostanze stupefacenti.

Groovy: termine colloquiale molto popolare negli anni sessanta e settanta, era sostanzialmente sinonimo di parole come “cool”, “fantastico”, ” trendy” o “incredibile”, a seconda del contesto.

Square: contrario di groovy, questo termine veniva utilizzato in riferimento a tutto ciò che non era considerato “cool” o alla moda.

Mi piace ricordare questo evento di ridondanza mondiale e temporale, perchè Woodstock fu molto più che una rassegna musicale.

Il Woodstock Festival era a Bethel, nello stato di New York, distante oltre 160 km da New York City. Chi proveniva da un altro stato doveva trovare i mezzi per raggiungere l’evento e, soprattutto, trovare un modo per tornare a casa.

Non molti avevano una macchina e, per questo, molti cercavano un modo per tornare a NYC cercando di farsi notare tra la folla per avere un passaggio gratis, dato che vi erano un centinaio di autostoppisti. Molti erano persino disposti a farsi dare un passaggio nei bagagliai aperti. Sembra divertente, non è vero?

Era un luogo dove il pregiudizio non era presente e vedere come tra la folla ci fossero persone che andavano in giro senza vestiti.

Il festival aveva ampiamente pubblicizzato Janis Joplin come star del concerto. Joplin si esibì la domenica mattina cantando Ball and Chain affascinando il pubblico con una performance straordinaria. Durante le sue esibizioni, Joplin indossava abiti coloratissimi e poco prima di salire sul palco si versava un bicchiere di vino per stendere i nervi. Esibirsi davanti a 500.000 persone può essere snervante per chiunque.  Sfortunatamente la Joplin morì solo un anno dopo.

Jimi Hendrix doveva essere la star del festival, ma sfortunatamente i ritardi accumulati hanno portato la sua esibizione ad essere eseguita solo l’ultimo giorno. Verso l’ultima giornata la folla si era ridotta ad un totale di 40.000 persone, ma Hendrix ha fatto lo stesso la sua bella figura. Prima di arrivare all’evento, sembra che sia stato preso dall’ansia perché aveva appreso che il numero di partecipanti al festival era salito a circa 400.000 persone.

Anche se inizialmente il festival doveva durare tre giorni, venne aggiunta una quarta giornata. Se vi chiedete quale sia stato il motivo è per via della forte e incostante pioggia che mise a dura prova il flusso del festival.

Dato che l’evento si teneva in una fattoria, il terreno divenne bagnato con l’arrivo della pioggia e le persone furono costrette ad avere a che fare con il fango. Sicuramente le condizioni metereologiche non erano delle migliori per godere di un concerto all’aperto, ma i partecipanti non permisero alla pioggia di rovinargli la festa!

Gli organizzatori dell’evento avevano anticipato che ci sarebbero stati dei bambini e per questo hanno allestito un parco giochi al festival.

Mentre i genitori vivevano la loro miglior vita e facevano festa con sconosciuti, i piccoletti potevano giocare gli uni con gli altri nel parco, ballare e divertirsi. La storia narra che ci fosse anche una cucina che dava cibo gratis e una tenda per coloro che non avevano intenzione di consumare droga.

Woodstock è stato il festival conosciuto per la pace, l’amore e per la buona musica. Fu un movimento sia non violento sia di resistenza passiva conosciuto per il suo grande simbolismo.

“se usi il tono giusto, puoi dire qualsiasi cosa”

Ho scelto questo tra i tanti brani di quei giorni, spero vi piaccia oltre a portarvi in un mondo bellissimo.

https://www.youtube.com/watch?v=kGbK5y94LOE&ab_channel=PavlikB

CHIARA DE CARLO

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Raccolta fondi per il Soccorso Alpino Piemontese

Il Soccorso Alpino della stazione di Torino risponde alle chiamate di soccorso sanitario in ambiente impervio. 

Opera su tutto il territorio metropolitano e nelle valli Susa e Sangone. E’ composto da circa una trentina di operatori tra tecnici e sanitari.  Nel 2022 gli interventi sono notevolmente aumentati così come l’utilizzo dei mezzi.  Il recente aumento di frequentazione dei sentieri della collina di Torino ha comportato anche un incremento di lavoro per i volontari della stazione torinese del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese chiamati a intervenire in numerose occasioni per prestare aiuto a persone infortunate nella pratica di escursionismo e mountain bike.  La raccolta fondi ha la finalità di rendere il loro servizio sempre più efficiente ed efficace con il rinnovo dell’attrezzatura e l’acquisto di nuovi presidi sanitari.
 l Coro Edelweiss del CAI di Torino, diretto da Marcella Tessarin, nasce nel 1950 da un gruppo di giovani ed entusiasti amanti del canto di montagna. Il coro partecipa attivamente alle manifestazioni culturali del CAI Torino e in particolare del Museo Nazionale della Montagna. Tra queste con la collaborazione della Biblioteca Nazionale delle Montagna “Leggere le montagne” in cui si alternano testi di autori come Buzzati, Stern e Mila con canti a complemento delle letture. A fine 2021, il coro ha preso parte a un evento memorabile “Walter Bonatti – Sognare ancora” eseguito al Conservatorio di Torino. Il Coro CAI di Cremona, per iniziativa di un gruppo di amanti del canto di montagna, nasce nel 1989, quasi per gioco, e si inserisce a pieno titolo fra le numerose attività svolte dalla Sezione e in ogni circostanza si fa portavoce dei suoi alti ideali. Il suo primo direttore è stato Alfredo Raglio, che nel 2004 ha lasciato la direzione artistica al Prof. Cristiano Villaschi, che ne ha perfezionato le potenzialità nel solco della più genuina tradizione alpina, allargando nel contempo il repertorio anche ai cosiddetti “canti d’autore” (ad esempio quelli composti dal Maestro Bepi De Marzi, per citare solo uno dei più noti).
I
Prevendite: Segreteria CAI – Via Barbaroux 1 – Torino
           Libreria della Montagna – Via Sacchi 28 -Torino
           Ristorante Monte dei Cappuccini – Salita al CAI Torino 12
Per informazioni: 3206614707

La sofferenza dell’Uomo di Dostoevskij nella rilettura dei Marcido

Al Teatro Marcidofilm! sino al 5 marzo

Scrivevo nel novembre del ’21, all’indomani della prima al Gobetti di “Memorie del sottosuolo” che Marco Isidori aveva rielaborato e riconformato obbedendo ai canoni teatrali dei Marcido: “Un alternarsi di esaltazione e di disperazione, le confessioni e le parole da sempre taciute, un urlo contro quel positivismo che costruiva sentieri ottimistici e ingannatori, incapace di giungere alla sempre sperata società del benessere, la consapevolezza di una sofferenza che l’uomo va ricercando, di un bel carico di autoumiliazione e di autodistruzione, l’afflizione di una incalzante accidia che lo rende ben lontano da quegli uomini d’azione che sono pronti a prefissarsi e a raggiungere certe precise mete. Un Uomo che si rispecchia in quanto di negativo c’è in lui ma che anche si definisce “evoluto”, un uomo che soffre della propria irrazionalità ma che sembra reclamarla, nella negazione di ogni certezza, semplificata dal prodotto 2 x 2 = 4 contrapposto nel 2 x 2 = 5 e dettato dall’imposizione della volontà individuale. Di fronte all’impianto negativo dell’Uomo, l’Isidori riconosce a “Dosto” – ormai c’è dimestichezza tra i due! – “un merito speciale”: “gli riuscì di calibrare il suo occhio d’artista in modo da penetrare al micron la misura dell’angoscia che ci spacca il petto allorquando comprendiamo che il punto della nostra posizione nel pelago esistenziale ci viene fornito soltanto, unicamente, diabolicamente, dal “male” che siamo in grado di portare in dote ai nostri simili”.

 

Da stasera (repliche sino a domenica 5 marzo) lo spettacolo viene riproposto e ripensato “sulla misura” del particolarissimo palcoscenico del Marcidofilm! di corso Brescia, insostituibile Paolo Oricco del ruolo del protagonista. Ancora una volta riconfermando nel piccolo spazio come le pagine dell’immenso Dostoevskij sin dalla fondazione siano state un prepotente richiamo per il gruppo dei Marcido, un percorso vagamente sotterraneo che qui erutta dal basso ed esplode, pagine che fuoriescono e si concretizzano visivamente, in tutto il loro “straordinario fascino drammatico”. Una quindicina di mesi fa avevo cercato di spiegare che “c’è Dostoevskij e c’è l’Isidori, il secondo ad acchiappare, anche lui, – rutilante e famelico quanto spudorato autore in cerca di un personaggio, che non esita a farsi complementare nel desiderio e nella necessità di una riscrittura -, la materia scritta che il russo gli offre e adattarla alla filosofia e alla teatralità dei Marcido, stiparla in tutto quel bagaglio di palcoscenico che da sempre il gruppo costruisce e disfa per poi ricostruire, in una lodevolissima sperimentazione, efficace e guerriera, che gli si è sempre riconosciuta, adeguarla al modointerpretativo che della compagnia è proprio. Conseguenza (felice) prima, è “un’oralità dispiegata, pietra angolare è la “voce, ricerca sempiterna, cui è anche per questa occasione affidato il nucleo primario. E la voce’ è l’attoredice lIsidori: e lattore diventa voce, affascinante, spasmodica, mai ripiegata su se stessa ma esplosiva in ogni accento”. La voce “è” Paolo Oricco, un successo tutto personale, un eccellente tour de force, una gimkana che attraversa il testo in pienissima libertà, in un saliscendi ininterrotto di vette e di profondità: “sarei propenso – ricordavo – a pensare che, questa volta, lattore con tutto il suo lavoro, orale e fisico, la sua negazione a risparmiarsi, il suo saper costruire un personaggio fuori di ogni dimensione, agghindato di ogni libertà interpretativa e arricchito della ricerca, e della riuscita, sulla sua propria voce, superi il testo e il non facile compito del co-autore, dellIsidori, affascinante, chi mai lo negherebbe?, ma affaticante al tempo stesso, ricco di una scelta finissima di parole che a tratti finiscono collaffastellarsi oltre ogni argine, debordanti in quel loro incessante rotolare in platea.”

Alle spalle di Oricco, la grande pala/sipario realizzata e rivisitata per l’occasione da Daniela Dal Cin, una vera opera pittorica ispirata al “Trionfo della Morte”, affresco quattrocentesco di Palazzo Abatellis a Palermo, grottesco e ossessivo, un livido marasma bruegeliano modernamente inteso, dove l’uccellaccio della preistoria viene a recidere vite con quei falcetti che tiene tra gli artigli. Al di qua del palcoscenico, si avverte la ricerca ormai perenne dei Marcido ma intelligentemente difficile, il desiderio di penetrare e di sviscerare, di conquistare alla fine. Per strade che non sono certo ricoperte di tappeti. Ancora le parole di Isidori:” I Marcido hanno voluto che il teatro mostrasse appunto che al gorgo altalenante della gioia e della disperazione, l’uomo non può sottrarsi. Certamente il Teatro, se deve portare un simile peso, non può accontentarsi dell’usuale canonica, deve, almeno tendenzialmente, fare lo sforzo di sporgersi oltre se stesso; magari rinunciando, magari fallendo, magari equivocando, comunque sempre tentando di mostrare quel che nella normale prassi delle scene, resta celato. Questa almeno è stata la nostra scommessa.”

Elio Rabbione

Nelle immagini, Paolo Oricco in alcuni momenti dello spettacolo.

Teatro MARCIDOFILM! – Torino – corso Brescia 4/bis (int. 2)

orari recite: da martedì a sabato ore 20.45 – domenica ore 16.00

ingresso: intero euro 20 / ridotto euro 15
info e prenotazioni: 011 8193522 – 339 3926887 – 328 7023604

info.marcido@gmail.com
www.marcido.it

Pubblicato il bando per la Pedemontana piemontese

PER I LAVORI DI COSTRUZIONE 

 

  • 302,8 milioni l’importo complessivo per l’esecuzione degli interventi
  • 1800 giorni il tempo fissato per la realizzazione delle opere

Anas (Gruppo FS Italiane) ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando di gara per i lavori di costruzione del Lotto 1, Stralci 1 e 2 della Pedemontana Piemontese per il collegamento tra l’A4 (Torino – Milano), nel tratto ricadente lungo le località di Santhià, Biella e Gattinara, e l’A26 (Genova Voltri – Gravellona), in località Ghemme. L’importo complessivo dell’appalto ammonta a 302,8 milioni di euro.

Il progetto di realizzazione della Pedemontana, infrastruttura di interesse strategico nazionale, prevede la costruzione di un tracciato in nuova sede lungo circa 14 chilometri. L’arteria stradale presenterà una sezione di categoria B “extraurbana principale” composta da due carreggiate separate dallo spartitraffico centrale, ciascuna con due corsie per senso di marcia per una larghezza complessiva di 22 metri.

Lungo l’arteria sono previsti 4 svincoli per il collegamento della viabilità con le località Masserano, Roasio, Gattinara e con la A26 nel comune di Ghemme. È inoltre prevista la realizzazione di 6 cavalcavia di scavalco della viabilità secondaria e di 6 viadotti sui corsi d’acqua uno dei quali, sul fiume Sesia, lungo 820 metri.

Il tempo per la costruzione della nuova arteria è fissato in 1800 giorni comprensivi di 360 giorni per l’esecuzione delle indagini archeologiche, monitoraggio ambientale e progettazione e di 1440 giorni per l’esecuzione dei lavori.

Anas aggiudicherà l’appalto mediante il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo.

I soggetti interessati dovranno far pervenire le offerte digitali, corredate dalla documentazione richiesta, sul Portale Acquisti di Anas https://acquisti.stradeanas.it, pena esclusione, entro le ore 12 del 24 marzo 2023.

Per informazioni dettagliate su tutti i bandi di gara e per i termini di presentazione delle offerte è possibile consultare il sito internet stradeanas.it alla sezione Bandi e avvisi oppure l’area Bandi e Avvisi del Portale Acquisti di Anas https://acquisti.stradeanas.it.

Morto sul lavoro a Torino. Capone, UGL: “Basta a questa strage inaccettabile”

“Continua senza tregua l’intollerabile strage dei lavoratori. L’ennesimo e drammatico incidente ha causato la morte a Torino di Antonio Del Mondo, originario di Otranto, precipitato da una scala in un cantiere negli uffici della Regione Piemonte. È inammissibile assistere a questa strage quotidiana: nel 2022 sono state 1.090 le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Inail. Occorre investire sulla formazione dei lavoratori e puntare su maggiori controlli nei cantieri, quale strada maestra per rafforzare la cultura della sicurezza. Esprimo il cordoglio dell’UGL alla famiglia della vittima e invitiamo il Governo a inserire il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro tra le priorità dell’agenda politica. La manifestazione dell’UGL ‘Lavorare per vivere’ ha lo scopo di sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sul fenomeno inaccettabile delle cosiddette ‘morti bianche'”. Lo hanno dichiarato in una nota congiunta Paolo Capone, Segretario Generale dell’UGL, e Silvia Marchetti, Segretario Regionale UGL Piemonte, in merito all’incidente sul lavoro in cui ha perso la vita un operaio salentino mentre eseguiva dei lavori di smantellamento di un cantiere nel grattacielo della Regione Piemonte, inaugurato lo scorso ottobre.

Aggressione violenta a San Salvario, nuovo arresto per tentato omicidio

 I colpi inferti hanno causato, soprattutto ad una delle due vittime, lesioni molto gravi, emorragie, fratture in varie parti del corpo. Al sopraggiungere del personale addetto alla sicurezza del locale, i soggetti si davano alla fuga, mentre le vittime venivano portate in ospedale in condizioni gravissime.

La Polizia di Stato, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha dato esecuzione all’ordinanza che dispone la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto indagato per tentato omicidio aggravato e lesioni aggravate.

L’attività di indagine, iniziata lo scorso settembre, aveva già consentito di individuare uno dei presunti responsabili dell’aggressione e ora ha permesso di ricostruire l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza anche nei confronti di un altro soggetto destinatario della misura in parola.

Secondo la ricostruzione dei fatti, a seguito di un litigio avvenuto poco prima all’interno del locale notturno CRAZY LOVE di via Galliari, la persona arrestata, per futili motivi, avrebbe aggredito violentemente all’esterno dell’esercizio commerciale, in concorso con altri, due cittadini stranieri con uno sgabello e un bastone di metallo.

 I colpi inferti hanno causato, soprattutto ad una delle due vittime, lesioni molto gravi, emorragie, fratture in varie parti del corpo. Al sopraggiungere del personale addetto alla sicurezza del locale, i soggetti si davano alla fuga, mentre le vittime venivano portate in ospedale in condizioni gravissime.

L’attività condotta dal Commissariato di P.S. Barriera Nizza aveva consentito di ricostruire i fatti, portando all’individuazione, lo scorso novembre, di uno dei presunti autori dell’aggressione, un cittadino rumeno di 37 anni, arrestato a seguito di ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio.

La prosecuzione delle indagini ha portato nei giorni scorsi all’individuazione di un secondo presunto responsabile dei fatti, un cittadino rumeno di 28 anni per il quale è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere per lo stesso reato. L’uomo, rintracciato nei giorni scorsi dagli agenti del Commissariato Barriera Nizza in un alloggio del quartiere Parella, è stato condotto in carcere.

La “piccola-grande rivoluzione” di Elly Schlein

La scorsa notte il popolo diffuso della sinistra e delle primarie ha dato non solo prova di una persistente passione civile e democratica ma anche la volontà di cambiare e di fare “una piccola-grande rivoluzione”, come ha dichiarato a caldo Elly Schlein I pronostici sono stati sovvertiti e la regola che aveva sempre assegnato la vittoria a chi si era già imposto nelle assise congressuali interne è saltata. Sì, perché come ha detto la neo eletta segretaria del Pd “anche stavolta non ci hanno visto arrivare”, riferendosi a quanti hanno sottovalutato la voglia di cambiamento che correva sotto pelle nel mondo progressista, pensando che fosse sufficiente accodarsi al presunto carro del pronosticato vincitore. Questa donna di 37 anni, deputata ed ex vicepresidente dell’Emilia-Romagna, ha prevalso sul favorito presidente della stessa regione Stefano Bonaccini, una lunga esperienza sulle spalle e quasi vent’anni in più. È stata una specie di onda popolare composta da donne e uomini, giovani e meno giovani, che hanno inteso riappropriarsi della politica e delle sorti del principale partito della sinistra, affidandosi alla speranza del cambiamento e di scelte più nette, comprensibili e condivisibili in alternativa alla destra montante nel Paese. Una tendenza irresistibile che si è vista all’opera anche in Piemonte. Quando più di un milione di persone si mettono in fila in una giornata fredda e piovosa, rappresentando una volta di più l’idea che la politica è davvero cosa pubblica, interesse collettivo e – come si diceva un tempo – esperienza e volontà  “di massa”, quel che emerge è un bel segnale per tutta la nazione, anche per chi ha idee lontane e persino opposte poiché astensionismo e disaffezione non fanno bene a nessuno. Accertato che “il popolo democratico è vivo”, parafrasando la Schlein, ora arriva il difficile nell’agenda di un cambiamento che andrà affrontato insieme da chi ha vinto e da chi ha perso. L’idea di una sinistra capace di scelte chiare, determinata a mettere al centro della sua azione il lavoro, la scuola, la sanità, la casa, i diritti e l’ecologia rappresenta di per se un programma molto ambizioso che si accompagna alla sfida più complicata e cioè la profonda innovazione nel Partito Democratico dove si detto di voler “cambiare tutto”. C’è già, deluso dall’esito, ha minacciato di abbandonare il Pd, dimostrando uno scarso senso della democrazia e poco riguardo nei confronti delle regole di un confronto. Quello che oggi hanno di fronte la Schlein e il Pd è un percorso in salita, tanto faticoso quanto necessario, sul quale dovranno incamminarsi la giovane segretaria e l’intero partito, mettendo da parte le piccole convenienze e i tanti personalismi venuti alla luce anche nelle ultime settimane. Più chiara sarà la ragion d’essere della politica e della visione del Pd e più sarà possibile, nella chiarezza e con gli adeguati contenuti, la costruzione di una credibile e competitiva alternativa al centrodestra a trazione meloniana, in Piemonte e nel Paese.

Marco Travaglini