Una vettura che procedeva ieri sulla A26 verso Gravellona Toce è uscita di strada al chilometro 125, nei pressi di Casalbeltrame, tra i caselli di Vercelli est e Vicolungo. L’auto si è ribaltata in un campo e ha preso fuoco: il conducente è morto carbonizzato. Sul posto il personale del 118, i vigili del fuoco e la polizia stradale.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

La preside ricostruisce le origini e l’ affermazione del fascismo in Italia in modo semplicistico e non storico, una sorta di vulgata ideologizzata di parte che non è compatibile con il suo ruolo di preside. Le cose che scrive sono quelle di una militante che dimentica cosa sia la cultura storica. Bisogna ricordare alla preside che tra le ragioni che favorirono il fascismo fu l’idea peregrina di tentare di fare una rivoluzione in Italia come era stata fatta in Russia nel 1917. Un’utopia assurda fuori dalla storia anche perché l’Italia aveva vinto la guerra e non era per nulla paragonabile alla Russia zarista. Le violenze e le mattanze furono di parte fascista, ma anche social-comunista. I rivoluzionari all’ Italiana tra cui Antonio Gramsci sbagliarono completamente strategia e finirono di favorire una reazione fascista che comincio’ a trovare consensi. Gli scioperi e le occupazioni delle fabbriche si rivelarono un disegno di cortissimo respiro. Se il discorso non viene inquadrato in ambito storico si rischia di sviare i giovani da una ricerca storica che li aiuti davvero a capire cosa accadde. Che poi ci siano dei presidi che solidarizzano con la collega fiorentina, al di là’ del corporativismo, non depone a favore di una scuola i cui vertici sono ancora faziosamente schierati. Una preside a cui proposi di parlare di Mazzini in un liceo che dovrebbe gloriarsi di avermi avuto per due anni docente, non rispose neppure alla mia mail, dimenticando le regole minime della buona educazione e il fatto che io le conferii anni fa un premio di una qualche importanza. Questa preside appare su Facebook solidale con la collega di Firenze ed oggi ho capito il perché del suo oggi ben comprensibile silenzio alla mia mail. Ripeterò fino alla noia ciò che diceva Flaiano : in Italia i fascisti sono di due tipi: i fascisti veri e propri e certi antifascisti. Aggiungo che certo antifascismo ha inconsapevolmente favorito la Meloni che non è certo Mussolini.
Un ultimo aspetto: la preside fiorentina si scaglia anche contro chi onora il sangue dei propri avi. Io che non sono mai stato fascista o nostalgico e potrei anzi vantare una famiglia antifascista che ha dato un contributo alla Resistenza, sono orgoglioso di onorare il sangue versato per la Patria, a partire dal Risorgimento. Forse la preside fiorentina dovrebbe rileggere il Foscolo e passare per “ Santa Croce”, il tempio dove vivono le “itale glorie “che la preside sembra disprezzare. In quel tempio e’ sepolto anche Giovanni Gentile assassinato a Firenze nel 1944. Io aggiungerei in quel tempio anche la salma di un partigiano caduto per libertà che appartiene a pieno titolo alle “itale glorie”. Lanciare slogans contro i muri su carta intestata di un liceo statale non mi pare opportuno, anche perché i muri esecrati dalla preside, mi pare di capire, non contemplano il Muro di Berlino e neppure la muraglia cinese maoista.

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COSA SUCCEDE(VA) IN CITTÀ
“La trappola dei ricordi”

Anno Scolastico 1975 – ‘76. Quasi non sapevo neppure dove fossero “Le Vallette”. Certo, ne avevo sentito parlare. Male, quasi sempre, e soprattutto attraverso i fatti di cronaca (per lo più nera) riportati dai media. A Torino si sapeva bene che “Vallette” era in quegli anni sinonimo di quartiere fortemente “a rischio”, uno di quelli che proprio non si faceva mancare nulla in quanto a problemi di più o meno spicciola criminalità, di disagio e soprattutto di scarse prospettive d’inserimento sociale – che, alla prova dei fatti e per svariate ragioni, erano molto inferiori rispetto ad altri luoghi della città – per i suoi ragazzi e per i giovani che lì vivevano. E che spesso riuniti “in bande”, coltivavano, fra i divertissements più gettonati e libidinosi, quello per loro assai spassoso di spingersi “fino a Torino” (per quei ragazzi, Vallette era allora isola urbana rigorosamente a sé, ben altra cosa da Torino) per fare abbotte e quant’altro con i fighetti e i cremini che bazzicavano il centro o altri quartieri “messi meglio” della città. Fenomeno non isolato del resto e che in fondo era – e in gran parte é ancora oggi in tanti, troppi, luoghi della città – caratteristica comune di tutte quelle aree periferiche (si pensi a Falchera o a Mirafiori Sud o a Barriera di Milano) che, a cavallo degli Anni Cinquanta, avevano assistito al nascere come funghi di case (“torri”) popolari, tutte uguali e non prive di gradevoli spazi verdi conficcati, come per Vallette, fra vie dai graziosi nomi floreali che quasi quasi, a pronunciarli, sembrava di essere in uno degli oltre trenta piacevoli London boroughs.
Case che dovevano ospitare l’imponente marea di immigrati dal Sud (ma non solo; molti a Vallette anche i profughi istriani e giuliano-dalmati), attratti in questa estrema periferia nord-ovest della città, dalla speranza di un lavoro che, sotto la Mole, era soprattutto garantito in quegli anni da mamma Fiàt…Quartiere operaio, quartiere dormitorio, via via Le Vallette hanno poi negli anni conquistato terreno (con buona pace dell’ingegner Gino Levi – Montalcini che nel 1957 ne firmò il piano urbanistico, curando anche la progettazione dei vari edifici) fino a spingersi oggi alla parte nord del verde Parco Carrara, noto più comunemente come Parco della Pellerina e fino a fregiarsi, in un’area di stretto confine, di un’autentica magia urbanistico-sportiva come il complesso dello Juventus Stadium e della Cittadella bianconera, così come di un’imponente centrale per il teleriscaldamento entrata in funzione nell’inverno 2012 e che sembrerebbe fare di Torino la città oggi più teleriscaldata d’Europa. A vent’anni dalla sua progettazione, le Vallette in cui mi trovai a lavorare e che mi trovai a vivere dagli Anni Settanta alla fine degli Ottanta, incutevano, per i “forestieri”, un certo senso di reverenziale rispetto. E anche appena appena – a voler giocare di ottimismo – un po’ di panico. Del resto erano quelli, anche per Torino, gli anni bui del terrorismo, delle Brigate Rosse e di Prima Linea: 19 morti e 130 feriti si contarono in città fra il 1977 e il 1982. Erano quelli anche gli anni di un’accesa contestazione studentesca, figlia o figliastra del ’68. Quella che molti di noi giovani (allora) insegnanti avevano fatto propria o comunque vissuta – direttamente o indirettamente- sulla propria pelle e che ora si trovavano a confrontare con le nuove proteste di ragazzi che non avevano molti anni meno di loro, che okkupavano scuole e organizzavano cortei e manifestazioni anche di forte impatto sulla vita della città, ma poco recepite, se non per farne spesso uso strumentale, dalle istituzioni e da quelle forze politiche cui si chiedeva maggiore attenzione e maggiori risorse per la scuola italiana nel suo complesso. Eventi però che, per valenza politica, sembravano interessare solo marginalmente le Vallette, dove il “buco nero” era fatto principalmente di ribellione e rabbia sociale. Ebbene, in quelle Vallette, a cavallo degli Anni ’70-’80, dove anche la Scuola, così come le Comunità Parrocchiali non meno che la presenza di Enti socio-assistenziali, assumevano un ruolo determinante nell’accompagnamento dei ragazzi e delle loro famiglie, io arrivavo tutte le mattine con un’“affannata” Fiat 127 bordeaux, che avevo battezzato, non so perché ma mi sembrava un nome simpatico, Carolina . Partivo (ero quasi sempre in ritardo) da via Spano, Mirafiori Sud (all’altro capo della città); attraverso corso Sebastopoli, arrivavo a tutta birra in via De Sanctis – via Pietro Cossa per poi imboccare via Sansovino e corso Toscana e ritrovarmi in quel dedalo di strade impreziosito – come detto – dalla soavità di graziosi nomi floreali: via dei Gladioli, via dei Glicini, viale dei Mughetti, via via fino a via delle Magnolie. Qui al civico 9, mi trovavo ogni mattina di fronte a quella media statale, titolata allora al grande “Carlo Levi” (oggi a David Maria Turoldo), che, nel corso degli anni, sarebbe un po’ diventata la mia “seconda casa”. Avevo fatto pochi chilometri e mi sembrava, ogni giorno, d’essere atterrato, con la Carolina fumante, su un altro pianeta. Ero al mio primo incarico diurno. Dall’atrio, volavo ogni giorno due rampe di scale, strappavo al volo dal cassetto personale della sala insegnanti il registro e m’infilavo, con l’irruenza di un vigoroso centometrista ma insieme con la silenziosa leggerezza di una libellula – per non offrire al pubblico ludibrio il mio vituperabile e sempre più proverbiale ritardo – nell’aula di mia competenza. Chiudevo alle spalle la porta, mi dirigevo alla cattedra e mi buttavo, pancia a terra, nella mischia. Calmavo con non poca fatica gli animi e iniziavo ‘a mattinata…
Gianni Milani
OMNIBUS: GALLO-VALLE
“La Giunta Cirio ha annunciato, fin dal suo insediamento, la volontà di sburocratizzare il sistema e semplificare la legislazione e le procedure. Peccato che l’”omnibus” che dovrebbe contenere queste modifiche si sia distinto, anno dopo anno, come il contenitore delle peggiori storture. Perché non restituire a questo provvedimento il suo vero scopo, iniziando da una modifica delle procedure per accedere alle case popolari?” affermano il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo e il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle.
“Attualmente, l’Isee è il requisito per entrare in una casa di edilizia sociale, il reddito è il parametro per decidere il canone, vengono richiesti sia Isee che reddito per l’accesso al fondo sociale che consente di ottenere un aiuto in caso di impossibilità a pagare l’affitto e, infine, Isee e reddito sono richiesti, ancora una volta nel censimento dati che si riferisce ai tre anni precedenti e che viene effettuato periodicamente da Atc. Una procedura quanto mai macchinosa. Il Partito Democratico propone che l’Isee sia la base per l’intera operazione” spiegano gli esponenti dem.
“Questa semplificazione – proseguono Gallo e Valle – rappresenterebbe una facilitazione per i residenti che dovrebbero o produrre un solo documento o lasciare che Atc lo acquisisca direttamente dal cassetto fiscale e un parametro più equo perché terrebbe conto del numero dei figli presenti nel nucleo familiare. Inoltre, l’utilizzo del solo Isee eviterebbe la conservazione di CU e CUD degli anni passati e, qualora l’utente percepisse il reddito di cittadinanza che varia ogni mese, non sarebbe costretto a conservare tutti i cedolini. La nostra proposta porterebbe, inoltre, un grande risparmio alle Atc dal punto di vista amministrativo”.
“L’omnibus – concludono i Consiglieri regionali Pd – dovrebbe avere la funzione di rispondere ai bisogni reali dei cittadini e quello di aiutare le fasce più vulnerabili degli utenti delle case popolari sarebbe un passo importante”.
Dieci mesi di emozioni all’ippodromo di Vinovo
Dieci mesi di emozioni e 44 date.
Ora che la stagione dell‘Ippodromo di Vinovo conosce tutte le sue date, sappiamo sarà una stagione molto intensa quella che comincerà venerdì 24 febbraio e andrà avanti sino alla metà di dicembre. Quattro le date da evidenziare fin d’ora: il Gran Premio Costa Azzurra fissato per lunedì 10 aprile, quello di Pasquetta. Arriverà tre settimane prima del GP Lotteria ad Agnano, sarà una prova generale per molti big. Poi il 16 il GP Città di Torino, anche in versione Filly (entrambi per i 4 anni). E ancora il 3 settembre ci sarà il ritorno sulla pista di casa del GP Marangoni (anche Filly) per i 3 anni. Infine il 1° novembre, immancabile ormai, anche il GP Orsi Mangelli pure per le femmine, dedicato anche questo ai 3 anni.
Venerdì 24 febbraio il via alle 14.45 con sette corse e il premio Aosta come principale. Una corsa sul doppio km per anziani disposti su tre nastri. In prima fila Aladin Bar che Holger Ehlert affida a Edoardo Loccisano e lo svizzero Black Jack, con Andrea Guzzinati. Ma da tenere d’occhio anche Brillant Ferm insieme ad Andrea Farolfi, Velodrome con Simone Mollo e Zaffiro GZO, alla seconda uscita con Cosimo Cangelosi. E poi il premio Saint Vincent per cavalli di tre anni (otto al via sulla distanza del miglio) come Every Time Winner ed Espada, oltre a Emerson. Interessante anche il primo appuntamento dell’anno per i gentleman: otto dietro le ali dell’autostart sul miglio. Come al solito, ingresso libero e gratuito per tutti.
“Una demografia sostenibile è possibile?”
Tra i relatori interverranno Giancarlo Blangiardo e Alberto Anfossi
Torino- Venerdì 3 marzo si concluderà la sesta edizione dell’Accademia di Alta Formazione Polis Policy. Il tema della giornata di incontri sarà il particolare momento che sta vivendo il Paese da diversi punti di vista, tra cui economico, politico, sociale e demografico. Il titolo di questa terza sessione sarà: “Una demografia sostenibile è possibile?”. Tra i relatori interverranno Giancarlo Blangiardo (Presidente Istat), Alberto Anfossi (Segretario Generale Fondazione Compagnia di San Paolo), Roberto Gontero, Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte, il fotografo Alessandro Zentie ancora Stefano Molina(Unione Industriale), Alberto Scavino (Irion Srl) e Claudia Mandrile (Fondazione Compagnia di San Paolo).
L’Associazione Difendiamo il Futuro organizza dal 2002 seminari, cicli di dibattiti e incontri di approfondimento su temi legati a quanto accade nella società italiana e piemontese. Il progetto attorno al quale ruotano le iniziative di DF è Polis Policy, accademia di alta formazione su argomenti di natura sociale, culturale e politica. Negli scorsi anni, tra i temi centrali affrontati da DF, ci sono stati la pandemia e le conseguenze per lo stato sociale tra diritti, lavoro e integrazione.
Nel corso di questa edizione è stato affrontato il tema “Sfide e opportunità per un’Italia in transizione”, prima con una sessione dedicata all’Italia come ponte tra Europa e Mediterraneo e poi con una sessione dedicata alle politiche e infrastrutture per l’immigrazione. In questa sessione, grazie al contributo di relatori d’eccezione si parlerà di democrazia, demografia e sostenibilità, pilastri del nostro presente.
“Il futuro della demografia italiana – ha detto Giuseppe Giulio Calabrese, Presidente Difendiamo il Futuro – secondo le ultime previsioni non è così roseo: la popolazione residente è in decrescita, con più anziani e famiglie più piccole. Ci sono sempre meno coppie con figli e la questione investe tutto il territorio. Come Difendiamo il Futuro siamo da sempre attenti a questi argomenti, consapevoli dell’importanza sociale e strategica di temi relativi le dinamiche socio-demografiche, l’invecchiamento della popolazione. Per questa ragione, con questa ultima sessione che chiude la sesta edizione, intendiamo realizzare un approfondimento che metta in luce le varie sfaccettature di questo argomento e che possa fornire altri momenti di dibattito e confronto in vista delle prossime edizioni”.
Il programma – 3ª SESSIONE – VENERDI’ 3 MARZO 2023
ORE 18.00 – REGISTRAZIONE PARTECIPANTI
ORE 18.30 VISION
Giancarlo Blangiardo (Presidente Istat) e Alberto Anfossi(Segretario Generale Fondazione Compagnia di San Paolo)
Introducono al dibattito Roberto Gontero, Forum delle Associazioni Familiari del Piemonte; due studenti universitari: Luca Odifreddi e Luca Caci
Modera: Giuseppe Giulio Calabrese, Presidente dell’Associazione Difendiamo il Futuro
ORE 20.00 ANOTHER VISION
Alessandro Zenti, fotografo
ORE 21.00 AGORA’
Intervengono alla tavola rotonda Claudia Mandrile (Fondazione Compagnia di San Paolo), Stefano Molina (Unione Industriale) e Alberto Scavino (Irion Srl)
Perchè “deve” vincere la Schlein…
L’incidenza del fenomeno in Piemonte è pari a 68 denunce ogni 10 mila abitanti
Giorgio Felici (Presidente di Confartigianato Piemonte):
“in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, occorre mettere in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese, sicurezza che deve però andare di pari passo con la qualità della connessione Internet”
Ai tempi della cyberwar sicurezza informatica cruciale per il 42,1% delle micro e piccole imprese
Le imprese piemontesi sempre più soggette a reati informatici. Nell’ultimo anno, nella nostra regione, sono cresciuti del 19,1%, un valore più alto rispetto alla media nazionale fermatasi ad un +18,4%.
Nona regione in questa classifica in cui svettano Toscana con +35,5%, Puglia con +25,0% e Lombardia con +24,8%.
L’incidenza del fenomeno in Piemonte è pari a 68 denunce ogni 10 mila abitanti, anche in questo caso con una intensità superiore alla media italiana fermatasi a 54. Inoltre, secondo la rilevazione tematica di Eurobarometro della Commissione europea in Italia la quota di micro, piccole e medie imprese che nell’ultimo anno ha fronteggiato almeno un attacco informatico è del 37%, superiore di 9 punti percentuali rispetto al 28% della media Ue.
Di fronte a questi numeri Commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: “la sicurezza informatica è sempre più un fattore cruciale per le MPI che mostrano una crescente consapevolezza sui rischi della digitalizzazione e dedicano molta attenzione alla sicurezza, in termini di prevenzione di attacchi ed eventuali azioni di recupero dei dati. L’ISTAT stima che il 42,1% delle micro e piccole imprese (MPI) lo considera molto importante o cruciale. Gli “attacchi” possibili sono infatti numerosi e di diversa natura (si può trattare di virus, spyware o malware, attacco di phishing, acquisizione di account o furto di identità, hacking (compresi i tentativi) di conti bancari online, accesso non autorizzato a file o reti, ransomware (malware che limita l’uso dei dispositivi e permette di ripristinare le funzionalità dopo il pagamento di un riscatto), attacco DoS (che impedisce di accedere alla rete o alle risorse del computer), ascolto non autorizzato di videoconferenze o messaggi istantanei)”.
“Solo nel 2022, – prosegue Felici -il 61% di tutti i cyberattacchi hanno avuto come obiettivo le PMI di tutto il mondo. Buona parte delle motivazioni risiede nel fatto che le PMI sono poco attrezzata alla prevenzione degli attacchi cyber e conservano una grande quantità di informazioni riservate. Dalle buste paga alle informazioni bancarie, obiettivo ghiotto per i cyber criminali. Bisogna sicuramente mettere in atto, più che attività formative, vere e proprie campagne di sensibilizzazione sul tema, facendo capire alle PMI che gli attacchi possono non solo essere paralizzanti a livello lavorativo ma possono minare la fiducia dei clienti.”
“Il recente attacco hacker verificatosi su scala mondiale nei giorni scorsi -continua Felici– come evidenziato nella nota del Governo, è stata una probabile azione di criminali informatici, che richiedono il pagamento di un ‘riscatto’. Quest’ultima crisi, in un contesto di crescente digitalizzazione dell’economia, ripone in primo piano il tema della sicurezza informatica di enti e imprese, sicurezzache deve però andare di pari passo con la qualità della connessione Internet, sia fissa sia mobile.”
I pensionati acquistano più case vacanza
CASE VACANZA / L’analisi delle compravendite effettuate nel primo semestre del 2022 attraverso le agenzie del Gruppo Tecnocasa evidenzia che il 7,7% degli acquisti è stato concluso da pensionati. La quota è in leggero aumento se confrontata con lo stesso periodo del 2021 quando si attestava al 7,1%.
I pensionati hanno acquistato nel 72,8% dei casi, mentre hanno optato per l’affitto nel 27,2% dei casi. Si tratta di percentuali simili a quelle registrate nel primo semestre del 2020, mentre nella prima parte del 2019 e del 2021 la componente affitto era più bassa e si fermava al 23-24%.
I pensionati che hanno comprato casa nella prima parte del 2022 lo hanno fatto per viverci nel 66,8% dei casi (abitazione principale), per investimento il 20,7% delle volte e per l’acquisto della casa vacanza nel 12,5% dei casi. La quota di acquisti per investimento è in calo rispetto al primo semestre del 2021, mentre si registra un deciso aumento della percentuale di compravendite di case vacanza che passa dal 9,1% al 12,5%. La casa vacanza negli anni del covid ha visto un aumento importante delle compravendite, tendenza che però non aveva riguardato i pensionati che nel 2020 e nel 2021 avevano accelerato sul segmento dell’abitazione principale, mentre nella prima parte del 2022 è proprio la casa vacanza a mostrare una maggior vivacità.
I pensionati comprano soprattutto trilocali che si attestano al 36,8% delle scelte. Da segnalare un interesse crescente per le soluzioni indipendenti e semindipendenti che passano dall’11,4% della prima parte del 2019 al 14,6% del primo semestre del 2022. Anche i pensionati infatti, causa pandemia, hanno optato più spesso per abitazioni dotate di spazi esterni, tendenza che prosegue anche nel 2022. Da segnalare infine un deciso aumento della percentuale di acquisto di bilocali che nel 2020 e nel 2021 erano scesi al di sotto del 23%, effetto attribuibile anche in questo caso alla pandemia che aveva penalizzato le soluzioni dalle metrature più contenute.
La quota di pensionati che acquista accendendo un mutuo è bassa e si attesta al 10,5% sul totale delle compravendite. Si tratta di una percentuale in ulteriore calo rispetto agli anni precedenti, anche a causa dell’aumento dei tassi sui mutui che porta a un maggiore utilizzo di capitale proprio.