ilTorinese

Manutenzione e cura della città. Ecco gli interventi su ponti e strade collinari

 

La Giunta comunale ha approvato – su proposta dell’assessore alla Cura della città, Francesco Tresso – due interventi di manutenzione straordinaria, finalizzati a garantire la sicurezza e la funzionalità delle infrastrutture cittadine.

Il primo intervento riguarda il cavalcaferrovia tra corso Trapani e corso Siracusa, per un importo complessivo di 800 mila euro. L’opera prevede il rifacimento della guaina bituminosa impermeabilizzante della soletta dell’impalcato, la sostituzione dei giunti di dilatazione sotto pavimentazione e il rifacimento dell’intero pacchetto stradale. L’obiettivo è salvaguardare gli elementi strutturali dell’infrastruttura dalle infiltrazioni di acqua piovana, preservandone la durabilità nel tempo. I lavori verranno eseguiti per fasi successive, parzializzando la viabilità in entrambe le direzioni durante il periodo di cantiere.

Il secondo intervento riguarda la realizzazione di opere di consolidamento di due muraglioni in strada Superga, in corrispondenza della prima fermata della tranvia Sassi-Superga, con un costo complessivo di 250mila euro. Le due strutture in muratura, risalenti a fine Ottocento, saranno rinforzate mediante un cappotto in cemento armato, successivamente rivestito in mattoni per preservare l’aspetto originario. L’intervento permetterà di stabilizzare il versante collinare e di garantire la sicurezza della sede stradale.

“Si tratta di due interventi di manutenzione importanti – ha sottolineato l’assessore Francesco Tresso – che confermano l’impegno costante dell’Amministrazione nella cura della città e nella tutela delle sue infrastrutture, con particolare attenzione alla sicurezza e alla prevenzione del degrado strutturale”.

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India: dove il Caos diventa Luce

Informazione promozionale

C’è un momento, appena atterri in India, in cui tutto si ferma.

Non è il caldo che ti taglia il respiro, né l’odore acre di terra, spezie e fumo che sale dalle strade. È un istante sospeso, un battito che si arresta, quando capisci di essere entrato in un mondo che non obbedisce a nessuna delle regole che conoscevi.
L’India non ti accoglie. Ti travolge. Ti disarma, ti mette a nudo, ti costringe a fare i conti con l’essenziale.

Appena fuori dall’aeroporto di Delhi, un’onda umana ti avvolge: clacson che suonano ininterrotti, motorini che sfrecciano tra mucche e risciò, voci che si intrecciano, colori che esplodono in ogni direzione.
All’inizio cerchi di resistere, di trovare un ordine nel disordine. Poi capisci che non serve. L’India non vuole essere capita — vuole essere sentita.

In ogni città c’è un ritmo, una preghiera, un respiro collettivo che unisce miseria e grazia, fede e sopravvivenza.
Nei mercati di Chandni Chowk, le stoffe di seta si mischiano al profumo del cardamomo e dei fiori d’incenso. Le mani degli artigiani si muovono come in una danza antica, intessendo fili che diventano opere d’arte.
E mentre ti perdi in quel labirinto di vita, senti di essere parte di un disegno più grande, invisibile ma perfettamente armonioso.

A Varanasi, il tempo smette di scorrere.
All’alba, il Gange si tinge di luce dorata e migliaia di persone si immergono nelle sue acque per lavare il corpo e l’anima.
Sulle rive, altri accendono pire funebri, lasciando che la cenere voli leggera sull’acqua.
È una scena che ti spoglia di ogni certezza: la vita e la morte convivono, si guardano negli occhi, si accettano.
Non c’è paura, solo ritualità e accoglienza.
Lì, dove il sacro e il quotidiano si toccano, capisci che la spiritualità indiana non è una fuga dalla realtà — è il suo abbraccio più profondo.

Ogni gesto, in India, è un atto sacro.
Il saluto di un bambino, il sorriso di una donna che porta un cesto di fiori sul capo, la mano rugosa di un uomo che tinge conchiglie per il tempio.
Tutto è preghiera in movimento.

A Jaipur, la Città Rosa, il sole tramonta dietro i bastioni di arenaria, tingendo l’aria di una dolce malinconia.
A Mumbai, grattacieli e baraccopoli convivono come due facce della stessa anima: una che sogna il futuro, l’altra che vive nel presente eterno.
E poi c’è il Kerala, dove l’India rallenta.
Le backwaters scorrono placide tra palme e risaie, e ogni barca diventa un tempio galleggiante di silenzi e riflessioni.
È qui che comprendi quanto il Paese sia un mosaico di mondi diversi, eppure uniti da un unico spirito: quello dell’accettazione.

L’India è un grande specchio.
Ti mostra chi sei davvero, al di là delle maschere.
Ti insegna che la vita è fatta di contrasti, di caos e di grazia, di dolore e di festa.
E che la bellezza, spesso, nasce proprio dall’imperfezione.

Molti viaggiatori arrivano in India cercando risposte.
Ma l’India non dà risposte: pone domande. Ti obbliga a guardarti dentro, a mettere in discussione le tue verità.
Ti insegna la pazienza, la compassione, l’abbandono.
E quando impari a non resisterle più, lei si apre, come un fiore di loto che sboccia solo per chi sa attendere.

In un villaggio sperduto del Rajasthan, un vecchio sadhu mi disse una frase che non ho più dimenticato:
«Chi cerca Dio nelle stelle, non lo troverà mai. Ma chi lo cerca nel fango, lo troverà ovunque.»
Forse è questo, in fondo, il segreto dell’India: la capacità di vedere il divino nel quotidiano, di trasformare il caos in luce, di accettare la vita nella sua interezza, senza giudizio.

Quando lasci l’India, non sei più la stessa persona.
Il rumore, i colori, i profumi ti restano addosso come una seconda pelle.
Ti porti dentro una nuova consapevolezza: che la felicità non è un traguardo, ma uno stato dell’essere.
E che per trovarla, a volte, bisogna attraversare la confusione, la polvere, il disordine — fino a toccare il cuore pulsante del mondo.

In India impari che la vita non si spiega, si vive.
E che il caos, se impari ad ascoltarlo, può essere la più luminosa forma di verità.

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Crivelli presenta all’osteria Rabezzana il suo libro su Jannik Sinner

In occasione delle Nitto ATP Finals Riccardo Crivelli presenta giovedì 6 novembre alle 18.30, presso l’Osteria Rabezzana, il libro dal titolo “Jannik Sinner” edito da Diarkos, la storia del campione che ha scritto la sua leggenda con silenziosa determinazione. Modera Alessandro Sartore.
Nato in val Pusteria, ai confini con l’Austria, Sinner ha intrapreso un viaggio straordinario che lo ha condotto dalle montagne alpine alle vette del tennis mondiale.
Questo volume racconta la sua storia, che è una storia di passione, ma anche di determinazione e crescita. Fin da giovane Sinner ha dovuto scegliere tra la sua passione per gli sci e quella per il tennis. A tredici anni, scegliendo la racchetta, intraprende un cammino che lo porterà lontano da casa per trasferirsi a Bordighera  dove inizia a frequentare una delle accademie tennistiche più prestigiose del mondo. Un passo che segnerà l’inizio della sua ascesa verso la grandezza. In questo libro viene raccontata la forza di un  ragazzo che ha imparato a credere in sé, abbracciando una filosofia di vita rigorosa, fatta di educazione,  umiltà  e un’etica del lavoro che gli sono stati insegnati dalla sua stessa famiglia, sempre pronta a supportarlo senza mai ostacolarne le scelte. A soli diciotto anni, la vittoria al torneo di Milano segna il suo primo grande trionfo, un risultato che in passato era riuscito solo ad Edberg e Federer. Il cammino di Sinner è  caratterizzato da alti e bassi, ma la sua continua crescita lo ha condotto a dominare  il tennis mondiale.
Le vittorie agli US Open e agli Australian Open del 2024 hanno riportato uno Slam in Italia dopo 48 anni, consacrando definitivamente il suo nome nella storia dello sport. Il libro non solo celebra i trionfi di un campione, ma invita a scoprire la sua essenza, un ragazzo che con un talento silenzioso e una dedizione incrollabile  ha forgiato la sua leggenda.
Sinner è destinato a rimanere sul palcoscenico del tennis mondiale per anni e a diventare un’icona indimenticabile,  un esempio di come lavoro e perseveranza possano trasformare il sogno in realtà.

L’autore, Riccardo Crivelli, originario di Voghera, giornalista professionista, è responsabile della rubrica Tennis della Gazzetta dello Sport.
Per Diarkos ha pubblicato i volumi intitolati “Rafael Nadal. Una questione di talento” nel 2022 e “Novak Djokovic. The Dioker” nel 2023.

Osteria Rabezzana Via San Francesco d’Assisi 23/c, giovedì 6 novembre  ore 18.30.

Mara Martellotta

Restructura 2025 lancia la sfida della rigenerazione urbana

 Per disegnare il futuro delle costruzioni

Costruire meno, costruire meglio, una nuova visione che promuove il dialogo tra tradizione e progresso, esplorando come materiali, tecnologie e competenze possano contribuire a trasformare il patrimonio esistente in chiave efficiente, salubre e duratura, nel rispetto del contesto e del paesaggio.
Per discuterne sarà l’occasione presso Restructura dal 13 al 15 novembre all’Oval Lingotto Fiere di Torino.
Il 75% degli edifici europei è inefficiente dal punto di vista energetico. La Renovation Wave promossa dalla Commissione Europea indica la necessità di raddoppiare gli interventi di rigenerazione urbana e sostenibilità, i temi centrali di Restructura 2025.
Organizzato da GL events Italia dal 13 al 15 novembre, il Salone torna all’Oval Lingotto Fiere di Torino per raccontare come l’edilizia possa diventare leva di cambiamento ambientale, sociale ed economico.
“La sfida oggi è costruire meglio e valorizzare ciò che già esiste, un atto tecnico, ma anche un gesto culturale che ridisegna il modo di vivere le città.  Restructura  vuole dare spazio a questa evoluzione, creando connessioni tra chi progetta, produce e costruisce il futuro partendo dall’esistente – afferma Gábor Ganczer, Amministratore Delegato di GL events Italia.
Tra i temi principali di Restructura 2025 l’impiego dei materiali naturali come leva per la rigenerazione del patrimonio edilizio. Rinnovabili e riciclabili sono protagonisti di un’edilizia capace di generare filiere sostenibili e circolari.
La canapa rappresenta un esempio particolarmente efficace che, dalla produzione agricola alle applicazioni architettoniche, mostra come sia possibile unire rigenerazione urbana e sviluppo locale. Accanto ad essa il legno si conferma capace di coniugare durabilità,  innovazione e versatilità,  con impieghi che spaziano dal consolidamento strutturale all’ampliamento.
Uno spazio inedito è dedicato alla filiera della  pietra naturale, si tratta della Re-Stone area, realizzata in collaborazione  con ISIM, Istituto Internazionale del Marmo, con l’obiettivo di valorizzare un comparto di eccellenza, occasione anche per presentare il Manifesto della Pietra Sostenibile.
Con più di 150 espositori e un palinsesto di oltre cento eventi, Restructura si conferma piattaforma di riferimento per il mondo dell’edilizia, dell’architettura e della progettazione.
Tra le novità presenti in fiera materiali e tecnologie che incarnano il futuro dell’edilizia sostenibile. In mostra la eco-malta realizzata con aggregati materiali provenienti dalla demolizione di opere edili, il biomattone in canapa e calce capace di sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera, e le tegole fotovoltaiche in ardesia ceramica, che uniscono estetica e produzione energetica.
Sul fronte delle tecnologie costruttive, vengono presentati un sistema a incastro brevettato per la posa flottante di pavimentazioni in  gres porcellanato senza l’uso di colle, soluzioni per la qualità dell’aria indoor e il monitoraggio delle strutture in legno per garantirne durabilità e sicurezza.
Spazio anche ai metodi di risanamento murario a zero impatto ambientale e ai sistemi di rilievo 3D con tecnologia laser scanner.
Tra i mezzi e le attrezzature, spiccano le mini gru cingolati e semoventi adatte ai centri storici  e piattaforme di sollevamento per persone e materiali che  coniugano alte prestazioni e dimensioni compatte.

Il programma di incontri tecnici, convegni e workshop rappresenta un momento di confronto tra istituzioni, imprese, professionisti e artigiani. Tra i temi cruciali la riflessione su come l’IA e le tecnologie digitali stiano ridefinendo il modo di progettare e gestire i processi edilizi, divenendo uno strumento per rendere i cantieri più efficienti, sicuri e controllabili, aprendo la strada a una gestione integrata e responsabile delle risorse.
La transizione energetica del patrimonio immobiliare  e la direttiva europea Energy Performance of Buildings Directive vengono analizzate anche in chiave economica, la rigenerazione come investimento capace di migliorare la qualità della vita e accrescere il valore degli edifici con costi inferiori alle previsioni iniziali.
Riqualificare l’esistente diventa una scelta consapevole, sostenuta da un ecosistema di competenze e con una visione di lungo periodo.
In questa prospettiva Restructura dà spazio anche alla visione  dell’architettura contemporanea, chiamata a interpretare i bisogni della collettività con linguaggi innovativi e capace di incidere positivamente sui contesti urbani con gli interventi degli studi di MVRDV (Rotterdam), Henning Larsen (Copenaghen) e Zaha Hadid Architects (Londra).

Restructura 13-15 novembre Oval Lingotto Fiere

Orari di apertura 9-19

Mara Martellotta

Statali Castellamonte e Ceresole, lavori in corso

Anas ha programmato il ripristino della pavimentazione sulla strada statale 565 “di Castellamonte” e sulla statale 460 “di Ceresole”, nell’ambito della Città Metropolitana di Torino.

A partire da giovedì 6 novembre e fino al 28 novembre i lavori interesseranno la SS565 “di Castellamonte” in tratti saltuari tra l’innesto con la SS460 a Salassa (km 18,515) e Banchette (km 0,230). Per consentire l’esecuzione dei lavori sarà in vigore il senso unico alternato, esclusi i giorni festivi.

I lavori riguarderanno anche lo svincolo di innesto tra la SS565 e la SS460 “di Ceresole” a Salassa: per consentire gli interventi, giovedì 6 novembre sarà chiusa la rampa di uscita dalla SS460 per chi procede in direzione Cuorgnè e si immette sulla SS565, mentre venerdì 7 novembre sarà chiusa al traffico la rampa di uscita dalla SS565 sulla SS460 in direzione Cuorgnè. Lunedì 10 novembre è prevista la chiusura al traffico della rampa di uscita dalla SS460 per chi procede in direzione Rivarolo Canavese e si immette sulla SS565, mentre martedì 11 novembre sarà chiusa al traffico la rampa di uscita dalla SS565 per l’immissione sulla SS460 in direzione Torino.

Durante la chiusura delle rampe la viabilità sarà deviata con indicazioni sul posto.

Gli interventi di ripristino della pavimentazione lungo l’asse principale della statale 460 “di Ceresole”, in tratti saltuari tra Torino (lm 0,365) e Salassa (km 24,580), sono programmati tra il 24 e il 28 novembre. Durante i lavori sarà attivo il senso unico alternato.

Paolo Siccardi: dai teatri di guerra alle rotte dei migranti

Al Centro Interculturale della Città di Torino 

Il Centro Interculturale della Città di Torino di corso Taranto ospita giovedì 6 Novembre alle ore 18 l’evento “Dai teatri di guerra alle rotte dei migranti”. Partendo da alcuni scatti realizzati nell’arco della sua carriera, il giornalista e fotoreporter Paolo Siccardi racconta il suo percorso umano e professionale tra memorie, immagini e storie raccolte nelle zone di conflitto di tutto il mondo per dare voce a tutte quelle persone dimenticate dalla cronaca e cancellate dalla storia. Nell’arco di alcuni decenni Siccardi ha costruito il suo linguaggio fotografico con cui leggere e interpretare la realtà. Un linguaggio che diventata racconto di una lunga esperienza di fotoreporter. Il suo è un percorso umano e professionale che viaggia tra memoria, immagini e le storie raccolte nelle zone di guerra più calde del mondo, e che si riconosce da un obiettivo sempre al servizio di quell’umanità fatta di singole persone sovente dimenticate dalla cronaca e cancellate dalla storia. Realtà che conosce bene per avere a lungo frequentata come fotoreporter in quei luoghi dove tornavano, dopo l’ultimo conflitto mondiale, i terribili bagliori della guerra. Come Robert Capa, uno dei più grandi maestri della fotografia, sostenitore della tesi contenuta in una delle sue frasi più famose ( “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino” ) anche lo sguardo di Siccardi è sempre stato il più vicino possibile alla realtà che voleva rappresentare, limitando al minimo i filtri tra fotografo e soggetto. Le sue foto sono spesso asciutte, centrate sulla sofferenza, la miseria e il caos che la guerra porta con sé. In fondo , nel suo lavoro, ha messo in pratica l’insegnamento di Henri Cartier-Bresson: “quello che un buon fotografo deve cercare di fare è mettere sulla stessa linea di mira il cuore, la mente e l’occhio”. Ed è ciò che ha fatto con il suo codice di scrittura per immagini, con uno stile e una sensibilità che l’ha distinto da molti altri che preferivano le velocissime spedizioni di due o tre giorni con molto denaro a disposizione, giubbotti antiproiettile in prestito e una buona dose di cinismo nella ricerca dello scoop a tutti i costi. La conferma è testimoniata dai tanti lavori, dalle mostre, dai reportage pubblicati sulle testate più prestigiose, da libri come il bellissimo e quasi introvabile Una guerra alla finestra, testo fotografico che documentava i suoi reportage a Sarajevo e nei Balcani più di trent’anni, edito dal Gruppo Abele.
Eros Bicic, giornalista nato a Pola a quel tempo corrispondente dall’estero per il Corriere della Sera, presentando quel volume di Paolo Siccardi, scriveva con parole quasi profetiche: “Soltanto fra molto tempo capiremo forse quanto la guerra nella ex Jugoslavia sia stata devastante per tutti noi. Anche per quelli che si credono fuori, lontani, appartenenti a un’altra civiltà, ad altri valori e destini. Allora comprenderemo forse che senza che ce ne fossimo resi conto, quegli orribili massacri, quell’immensa sofferenza della popolazione, quella violenza senza limiti, avevano sconvolto, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, il nostro modo di essere, il nostro concetto del bene e del male, la nostra sensibilità all’ingiustizia, la convinzione di essere forti nel bene e capaci di fermare il male. Allora, quando i tempi saranno probabilmente anche peggiori di quelli attuali, ci ricorderemo che, chi sa come, proprio la guerra jugoslava ci aveva abituati a convivere con l’orrore, ad accettarlo come un fatto quotidiano, quasi normale, senza più l’ambizione di ribellarsi. E capiremo che doveva essere proprio in questi anni che, distratti, abbiamo perso la nostra coscienza”. Paolo Siccardi, all’epoca trentenne fotoreporter con già all’attivo numerosi servizi e reportage in giro per il mondo, in quella sessantina di pagine con trentasette scatti che documentavano il dramma della gente nella ex Jugoslavia e in particolare a Sarajevo, interrogava le coscienze quasi in presa diretta, richiamando l’attenzione in quel 1993 sul conflitto che infuriava da quasi tre anni sull’altra sponda dell’Adriatico, nel tempo in cui Sarajevo nel cuore della Bosnia, la regione più jugoslava della terra degli Slavi del sud, era stretta d’assedio e si preparava al secondo, terribile inverno di sofferenze. L’occhio della sua macchina fotografica inquadrava la realtà, indagava la vita che resisteva testardamente alla violenza, scavava in quella tragedia dall’interno, si soffermava sulle istantanee della vita di tutti i giorni nella Sarajevo “amorosa che non si arrende” ( Liubavno Sarajevo se ne predaje ) come scriveva il poeta Izet Sarajlic. Da quel tempo e come allora le sue foto hanno documentato molte realtà, migrazioni e conflitti. I suoi scatti vanno guardati senza fretta per coglierne l’essenza. Come diceva Bicic “bisogna lasciare che quelle immagini entrino in noi da sole, senza forzature” per avvertire il dolore di cui sono impregnate, per cogliere il racconto “ dell’assurdità della sofferenza, della distruzione e dell’ingiustizia”. Un lavoro di decenni che narra il caos che produce morte e pulizia etnica, le migrazioni in cerca di speranza, cibo e pace per sfuggire alle violenze e alle carestie, le corse a perdifiato per sfuggire al tiro dei cecchini ai quattro angoli del mondo, le file per l’acqua e il pane ma anche i giochi dei bambini, la voglia di vivere che non si fa soffocare e prova a resistere in condizioni spesso oltre il limite, dal medio oriente al Dombass, dal Sud America all’Africa spesso dimenticata. Il suo lavoro e le immagini che ha scattato nel corso di una vita sono necessarie per aiutarci a comprendere e forse ( perché la speranza in fondo è davvero l’ultima a morire..) a diventare un poco migliori e meno disattenti su ciò che ci accade attorno. Sono scatti d’autore che rappresentano con la stessa forza il punto dove la cronaca e l’informazione incontrano l’arte perché è fondamentale riflettere su ciò che è stato evitando gli “sguardi indifferenti e bui” dei tanti, veramente troppi, che preferirono e preferiscono guardare da un’altra parte. In fondo è questa l’unica ragione etica nel lavoro di un buon fotoreporter.

Marco Travaglini

 

Chiarelli: “La cultura è lavoro e futuro per i giovani”

L’assessore regionale a margine degli Stati Generali della Cultura: “Come Regione continuiamo a investire con convinzione – 148 milioni di euro nel nuovo piano triennale – perché la cultura non è un costo: è futuro, competitività e qualità della vita”

“Gli Stati generali della cultura sono un’occasione preziosa per ribadire che la cultura è il vero motore dello sviluppo del Piemonte e del Paese. Oggi parliamo di una cultura che genera impatto, che trasforma i territori e crea valore sociale ed economico, opportunità e lavoro. Il comparto culturale e creativo piemontese vale 7,8 miliardi di euro, con 122 mila occupati e il 3,5% del nostro PIL regionale. Sono numeri che raccontano che fare cultura significa creare impresa, occupazione qualificata e offrire ai giovani prospettive concrete: lo vediamo nel successo dei nostri eventi internazionali, sempre più attrattivi per gli under 35. Lavorare nella cultura e nella bellezza oggi significa essere al centro della trasformazione dei territori, dell’innovazione e della costruzione di comunità più aperte e competitive. Come Regione continuiamo a investire con convinzione – 148 milioni di euro nel nuovo piano triennale – perché la cultura non è un costo: è futuro, competitività e qualità della vita per la nostra comunità. E lo è soprattutto perché parla alle persone, ispira, unisce e accende passioni: la cultura è ciò che ci fa sentire parte di una storia comune e ci dà la forza e la responsabilità di costruire insieme il futuro.” Con queste parole l’assessore regionale alla Cultura Marina Chiarelli è intervenuta  agli Stati Generali della Cultura 2025, organizzati dal Sole 24 Ore e ospitati all’Auditorium del Grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino. “Gli Stati generali della cultura sono un’occasione preziosa per ribadire che la cultura è il vero motore dello sviluppo del Piemonte e del Paese. Oggi parliamo di una cultura che genera impatto, che trasforma i territori e crea valore sociale ed economico, opportunità e lavoro. Il comparto culturale e creativo piemontese vale 7,8 miliardi di euro, con 122 mila occupati e il 3,5% del nostro PIL regionale. Sono numeri che raccontano che fare cultura significa creare impresa, occupazione qualificata e offrire ai giovani prospettive concrete: lo vediamo nel successo dei nostri eventi internazionali, sempre più attrattivi per gli under 35. Lavorare nella cultura e nella bellezza oggi significa essere al centro della trasformazione dei territori, dell’innovazione e della costruzione di comunità più aperte e competitive. Come Regione continuiamo a investire con convinzione – 148 milioni di euro nel nuovo piano triennale – perché la cultura non è un costo: è futuro, competitività e qualità della vita per la nostra comunità. E lo è soprattutto perché parla alle persone, ispira, unisce e accende passioni: la cultura è ciò che ci fa sentire parte di una storia comune e ci dà la forza e la responsabilità di costruire insieme il futuro.”

Sapori di Piemonte: arriva il Bagna Cauda Day!

Torna l’appuntamento più atteso dagli amanti della tradizione piemontese: il Bagna Cauda Day. Nei weekend del 21-22-23 e 28-29-30 novembre 2025, e ancora del 29-30-31 gennaio e 1° febbraio 2026, da Asti al resto del Piemonte, fino a decine di città in Italia e nel mondo, prenderà vita una nuova edizione della manifestazione che celebra il piatto simbolo della convivialità piemontese.

Nata nel 2013 da un’idea dell’Associazione Astigiani, la rassegna ha saputo in pochi anni conquistare un respiro internazionale, restando però fedele al suo spirito originario: un omaggio autentico alle radici, ai sapori e all’identità di una comunità che ama ritrovarsi attorno a un fujot fumante.

Leggi tutte le informazioni su piemonteitalia.eu: https://www.piemonteitalia.eu/it/eventi/dettaglio/bagna-cauda-day-2025-26

Quanti pappagallini in città!

Caro direttore,

in giro per commissioni avevo parcheggiato la mia auto in una traversa di Cso Traiano. Al ritorno sono stato attirato da insoliti canti di uccelli, volgo lo sguardo in alto e vedo dei pappagallini che saltellavano tra le chiome delle piante. Non si tratta di pappagallini scappati da qualche gabbia, in lontananza ne ho visti altri. Praticamente sono dei parrocchetti provenienti dal Brasile. Ho provato un po’  ad approfondire ed ho scoperto che tutte le grandi città come Torino sono diventate  dimora fissa di questa simpatica specie di uccelli e che hanno trovato le condizioni per nidificare e riprodursi.

Luigi Gagliano