Una Pasquetta su due ruote, fra colline mozzafiato
L’evento é organizzato dall’Associazione “Torino Bike Experience” e si rivolge ai più (o mediamente) incalliti “ciclistas aficionados” … ma non solo!
Lunedì 21 aprile
Sessame (Asti)
L’idea è davvero interessante. Una bella pedalata “green” fra terre e colline di grandiosa bellezza (“Patrimonio UNESCO”) e di straordinaria cultura enogastronomica: programma ideale per trascorrere, in un modo un po’ insolito (fatta salva la canonica “uscita fuori porta”) il “Lunedì dell’Angelo”, mettendo insieme i sempre più numerosi appassionati di cicloturismo e i più incalliti buongustai, non meno numerosi (anche fra i cicloturisti!), dal palato fino e pretenzioso.
E’ questo l’obiettivo di “LangaRide”, organizzata dall’Associazione “Torino Bike Experience” in collaborazione con l’astigiano Comune di Sessame e in programma per il prossimo lunedì 21 aprile.
“Sarà una Pasquetta alternativa, pensata per le famiglie e per il grande pubblico: da un lato, si vive e conosce il territorio delle Langhe Astigiane, fuori dalle rotte più note, dall’altro si degusta” spiegano il sindaco di Sessame, Paolo Carlo Milano, e Alessandro Ippolito, presidente di “Torino Bike Experience”.
La “ciclo-eno-gastronomica” ha una lunghezza di 15 chilometri. L’appuntamento è per le 8, nel centro di Sessame, con la colazione offerta al ristorante “Fin Cui Na Ie”. Alle 10,30, parte l’“itinerario facile”, nei dintorni del paese con tappe dai produttori di vino. A guidare la comitiva, sarà un “accompagnatore ciclistico” qualificato “Uisp” che farà scoprire gli angoli più suggestivi e le strade panoramiche.
Sei le tappe previste, in altrettante Aziende agricole e in ognuna, l’opportunità di conoscere un’etichetta specifica della zona, in abbinamento a salumi e a formaggi tipici, tra i quali il “Roccaverano DOP”.
Per gli “appiedati” ma comunque desiderosi di montare in sella, nessun problema! “LangaRide” offre anche la possibilità di affittare le bici e garantisce, per tutta la giornata, un’assistenza meccanica gratuita. Inoltre, per chi farà acquisti nelle cantine, è garantita la possibilità di farsi portare il vino all’arrivo, quando verrà servito a tutti i partecipanti l’“Aperibike” in collaborazione con i produttori di vino e le sfiziosità di “Ma.Eled”. Non mancherà anche l’“intrattenimento musicale” in piazza con “Felice Reggio & Friends”: si spazierà dal jazz al pop fino alla “musica celtica”.
Prenotazioni: info@langaride.com
E per i ciclisti da dieci e lode? Nessuna paura! Si è infatti pensato per loro, impavidi delle due ruote, il “LangaRide Gravel”, percorso, di 70 chilometri, con 1600 metri di dislivello, patrocinato dai Comuni di Sessame, Roccaverano e Bistagno, prova valida per il “Campionato Gran Gravel 2025” (partenza sempre alle 8). Dal paese di Sessame, il tracciato passa per Bistagno (qui è previsto checkpoint) e, poi, si sale fino a Roccaverano, paese della “Robiola DOP”, dove è prevista la tappa alla “Scuola della Robiola di Roccaverano” e dove si potranno scoprire altri prodotti e vini locali (qui previsto altro checkpoint). L’itinerario prosegue, poi, attraversando i vigneti e le colline della Langa astigiana fino a rientrare a Sessame. All’arrivo, nel tardo pomeriggio, l’“Aperibike di Pasquetta” per tutti i finisher.
E proprio per non far mancare niente, gli organizzatori hanno anche previsto un’altra alternativa per chi vuole passare la Pasquetta tra Langhe e vini, ma non se la sente di pedalare: per loro sarà possibile partecipare al tour in automobile e degustare i vini e i prodotti locali in programma.
Per informazioni e prenotazioni del “tour in auto” scrivere a info@langaride.com
Per ulteriori info ed iscrizioni su: www.langaride.com
- m.
Nelle foto: immagini di repertorio
Le ricette della tradizione: il bonet
A cura di piemonteitalia.eu
Leggi la ricetta ⤵️
https://www.piemonteitalia.eu/it/enogastronomia/ricette/bonet
Il convoglio numero 65782 ad alta velocità viaggiava come sempre sicuro, senza vibrazioni e velocissimo. Come sempre il sabato mattina portavo la mia bambina da sua nonna residente a 60 chilometri dalla grande città.
Era un appuntamento sempre atteso per entrambi. La bimba aveva l’occasione di farsi coccolare da una nonna spesso più paziente e disponibile dei genitori, sempre presi dalle rispettive attività lavorative e dalle grane che ogni quotidiano sempre comporta.
La recente morte di mio padre aveva lasciato un profondo vuoto nell’esistenza di mamma e, soprattutto nei mesi passati a seguito del suo lutto, solo la presenza di sua nipote sembrava dare ancora colore alla sua vita.
Inoltre l’aria che si respirava nella nostra società nel suo complesso non era tranquillizzante per nessuno; le minacce fra i due Stati erano sempre più allarmanti e si erano già verificati piccoli scontri fra i due eserciti alle frontiere.
Le informazioni parlavano di sole ‘scaramucce’ … termine nella norma poco usato ma che rende l’idea di un certo qual nervosismo politico, cercando di non allarmare la popolazione.
Alcuni caduti erano già registrati e tornati a casa in sacchi neri. Il conteggio non era ancora considerato inaccettabile dallo Stato, e soprattutto non prodromo di ulteriori drammi allargati, ma anche una sola vita persa era già da molti cittadini considerata troppa e soprattutto inutile!
Ormai per la nostra cultura di pace la morte in combattimento era un concetto sconosciuto, inaccettabile, quasi teorico, e terminato tanti, tanti anni fa.
Certo, la vita per i civili continuava apparentemente senza scossoni, i servizi erano sempre erogati, i negozi pieni di merci, il mondo del lavoro non aveva ancora dato segni di nervosismo e la vita delle persone continuava come sempre.
La parola Guerra era sapientemente evitata da ogni organo di informazione e nessuna dichiarazione in tal senso era stata pronunciata dal Primo Ministro.
Solo saltuarie, quasi non percepite .. scaramucce, quindi!
Insomma, la vita proseguiva e la popolazione avrebbe dovuto continuare a pensare per il meglio.
Eppure le notizie che filtravano tra la gente attraverso chissà quali canali informali non erano rassicuranti. Insomma probabilmente non era ancora guerra ma neanche pace totale. Le cittadinanze dei due Paesi (tra le quali non poche parentele) non si capacitavano di questa follia sempre più evidente, sempre più allarmante. La tensione, lentamente ma inesorabilmente, quindi saliva.
D’altronde si sa da sempre: i codici morali delle nazioni lavorano in modo totalmente differente da quello delle persone normali.
La Paura della Paura, esperienza nota e citata da grandi filosofi del passato. Questa sensazione a mio avviso si stava già insinuando nei palazzi del Potere… lentamente, molto lentamente ma una scelta irrazionale, o una provocazione emotiva avrebbero potuto ingigantirsi e deflagrare in un attimo. D’altronde quante volte era successo nel passato. Le tecnologie e i costumi dell’umanità cambiano velocemente, ma certi istinti sono praticamente perenni e tanti gli esempi da ricordare.
Mia figlia invece giocava serena accanto a me, ignara di tutto. Perché, d’altronde, avrebbe dovuto preoccuparsi?
A otto anni certe tensioni non si percepiscono se le notizie non sono proprio enunciate chiaramente; i genitori pensano a tutto per le loro piccole creature, il quotidiano inizia e finisce fra la famiglia, la scuola, i giochi con gli amichetti, un po’ di studio e un caldo lettino in attesa dopo cena.
Poco prima di scendere nella galleria che circonda la città ho intravisto il luccichio di un aereo, alto, molto alto nel cielo. E’ stata come una visione: lontana macchia luccicante, una stella diurna sospesa nell’azzurro luminoso di una calda mattina di primavera.
Già, gli aerei militari… succedeva spesso di vederli sfrecciare di questi tempi nel controllo ossessivo delle frontiere, frontiere lontane da noi neanche 100 chilometri.
Comunque altri erano i miei pensieri. Per qualche minuto avremo perso la meraviglia della vita che si risveglia per infilarci nella galleria non distante dalla prossima fermata. Tra un po’ dovevamo prepararci per scendere, Non erano previste ulteriori fermate fino alla periferia sud e la prossima stazione era la nostra destinazione; mia mamma sarebbe stata sulla piazza accanto al parcheggio Taxi ad attenderci come sempre, con il programma di un gran gelato per la bimba in un locale del centro.
Già, sempre saggia l’idea di non prendere l’automobile.
A differenza di altri mezzi di trasporto, il treno restava ancora il nostro mezzo più sicuro ed efficiente, soprattutto perché senza variazioni, ritardi del traffico di città e autostrade, indifferenza verso il tempo atmosferico …
Tutto come sempre, anche in quella galleria, senza scossoni, ritardi, malfunzionamenti.
A un certo punto, invece …
… un’esplosione violentissima causò lo spegnimento delle luci, un fumo acre entrò nella carrozza e il convoglio iniziò rumorosamente a rallentare, rallentare, rallentare, fino a fermarsi. Si accesero subito le luci di emergenza, per poi spegnersi subito dopo. Eravamo storditi, feriti, inconsapevoli di cosa fosse successo. Tutti noi gridavamo per l’angoscia, paura, dolore, inconsapevolezza del presente e del futuro. La mia bimba, stretta tra le mie braccia, con un po’ di sangue al naso mi stava aggrappata al collo senza piangere, né proferir parola.
E mia mamma, cosa stava pensando in questo momento di fronte ad una stazione a pochi chilometri da qui?
Era il panico del buio, delle urla, del fumo, di gente percepita come ormai immobile anche se non la si poteva più vedere…
Improvvisamente irruppero dei controllori con luci in mano per segnalare che la situazione era sotto controllo, quell’esplosione non aveva creato gravi impedimenti per una veloce ripartenza. Fuori dalla galleria erano già pronti ad accoglierci i soccorsi e che tutti si sarebbero salvati.
Incredibilmente consolante era stato il subitaneo arrivo di quegli inattesi ragazzi in uniforme da ferrovieri, tutti giovani, alti, rassicuranti, dai modi gentili e totalmente assenti da ogni forma di panico, misteriosi controllori che comunicavano sicurezza come mai mi era capitato di provare.
Il convoglio quindi si mosse e prese subito velocità; uscendo dalla galleria la vista fu spaventosa… un enorme fungo, lanciato verso l’alto del cielo e carico di veleni e detriti si alzava non lontano da noi… quello che si poteva intravedere dai finestrini era solo una totale distruzione e tante macerie, macerie fumanti che si perdevano a vista d’occhio.
La città era morta! La spaventosa guerra da tutti temuta era infine cominciata. Quell’aereo, alto nel cielo e luminoso come una stella, aveva polverizzato con la velocità di un lampo una grande e prospera città.
La paura aveva quindi vinto e tutti avevamo in un secondo perso!
Di fronte a me, in un nuovamente pulito mi trovavo incredibilmente la sorridente figura di mia mamma che dolce mi voleva rassicurare, pur senza dirmi niente.
“Mamma, che ci fai lì? Che facciamo tutti qui insieme, dopo quanto è successo?”
Lei non parlava ma comunicava tanta serenità. E poi è improvvisamente apparsa la figura del mio caro, amatissimo papà. Quanta voglia di abbracciarlo, pur nell’impossibilità di potermi muovere come avrei desiderato.
Insomma, confusione, gioia, tristezza, un enorme desiderio di capire in quei pochi momenti l’inconcepibile!
Mia figlia, trasfigurata in un indescrivibile chiarore cromatico del viso, giocava con i miei capelli e rideva ai suoi nonni….
Il treno viaggiava sempre più lontano da lì… ormai eravamo tutti diretti verso la luce, una luce eterna.
Ferruccio Capra Quarelli
Chiusa voragine sulla provinciale a Villar Perosa
Si sono concluse le operazioni per risolvere la situazione di emergenza creatasi a Villar Perosa al km 48+350 della Strada Provinciale 23, dove la settimana scorsa si era formata una voragine sulla corsia di marcia in direzione di Sestriere. La sede stradale è stata risistemata ed è stato eseguito il rappezzo del manto stradale. La ditta appaltatrice degli interventi di manutenzione ordinaria per i Circoli di Perosa e Pinerolo, con l’assistenza dei tecnici e del personale operativo della Direzione Viabilità 2 della Città Metropolitana, era prontamente intervenuta per eseguire gli scavi indispensabili per indagare l’origine del dissesto.
Nonostante la presenza di numerosi sottoservizi, era stata raggiunta la quota del canale che sottopassa la Provinciale a circa 4 metri di profondità e si era constatato che il crollo era dovuto allo svuotamento del terreno dietro un pozzetto di raccordo tra la tubazione che raccoglie le acque della Roggia della Roul proveniente da monte e il canale che passa sotto la SP 23. In parallelo si era proceduto ad una videoispezione dell’interno dei manufatti, che aveva rassicurato circa la loro integrità, pur evidenziando la necessità di una pulizia, con la rimozione del materiale depositatosi nel corso dei decenni.
Venerdì 11 aprile era iniziato il riempimento dello svuotamento con calcestruzzo e dello scavo con materiale misto stabilizzato. Il ripristino della pavimentazione stradale ha richiesto qualche giorno di pausa per consentire l’assestamento del materiale. Verranno successivamente programmate la pulizia e la manutenzione del canale.
Sono 269 le sedi interessate dal progetto avviato in 7mila comuni con meno di 15mila abitanti
Da oggi i cittadini della provincia di Torino possono richiedere i certificati anagrafici e di stato civile in tutti gli 269 uffici postali interessati dal progetto Polis di Poste Italiane.
Polis punta a trasformare gli uffici postali nella casa dei servizi digitali, uno sportello unico per rendere semplice e veloce l’accesso ai servizi della Pubblica Amministrazione in 7mila comuni, al di sotto dei 15mila abitanti, su tutto il territorio nazionale.
Sono quindici i certificati anagrafici e di stato civile disponibili per i cittadini che sono registrati dal comune di competenza in ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente) di cui è titolare il Ministero dell’Interno. Tra i più comuni quelli di nascita, residenza, cittadinanza, stato civile e stato di famiglia, che possono essere richiesti singolarmente o in forma contestuale, cioè raccogliendo diverse tipologie di dati in un unico certificato e possono essere richiesti per se stessi o per i familiari registrati nell’anagrafica dell’ANPR.
Ogni certificato ha una validità di tre mesi dal momento del rilascio e viene emesso in formato non modificabile, con il logo del Ministero dell’Interno, la dicitura “Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente” e il qr code che ne garantisce l’autenticità.
I certificati in carta libera e in bollo possono essere ritirati allo sportello. Dove disponibile è previsto il rilascio gratuito e in carta libera dei certificati anche tramite il totem dell’area self, con accesso tramite carta di identità elettronica oppure spid.
Informazione promozionale
Dal 15 al 26 aprile prossimo due personali
Nell’iter dell’artista Daniela Rosso Prin la profondità dell’immagine e la manualità tecnica convivono, sulla superficie della tela, in un evidente equilibrio compositivo e poetico molto personale. Il racconto è ricco di contemplazione e di una propria tensione simbolica in cui la natura, assoluta protagonista, si fonde con la figura, per cristallizzarsi nell’opera e invitare l’osservatore alla riflessione. Prin elabora una realtà naturalistica pregna di una prospettiva scenica originale, che si unisce ad una linea intimistica di evidente contemporaneità e di grande emozione. Il valore della natura e il rispetto per l’umanità, che risiedono costantemente nel suo operare, segnalano un impianto narrativo di carattere contenutistico sempre avvolto da un’affascinante sintesi tra colore, forma e segno. L’immagine paesaggistica e la presenza umana rivelano una perfetta simbiosi pulsante di notevole concezione e elaborazione, che le consentono di evidenziare una tecnica originale e personale. La luce ritmata e ben diffusa, la materia ad olio stesa magistralmente e la resa cromatica, di propria identità stilistica, si sviluppano incisive e espressive all’interno del suo dipinto tanto da ottenere effetti unici.
La presenza e la potenza della natura, a seconda delle sue stagioni, si libera di un’energia straordinaria capace di trasmettere al fruitore un processo creativo di efficace sintesi e di sostanza strutturale. E’ una linea compositiva, quella della Prin, eseguita con un tratto deciso e con un cromatismo pregno di realismo lirico dove il soggetto viene vivificato da una dimensione interpretativa ricca di naturalezza d’immagine. L’artista fissa nell’opera non solo i luoghi, i fiori e le figure, ma anche molteplici sensazioni e intensi ricordi che accendono uno scenario unico interpretato con le vere atmosfere del silenzio e dello spazio naturalistico. Sono opere che prendono vita e che ci trasmettono immediatamente intense emozioni perché vengono concepite dall’artista Prin con pienezza dei mezzi e con un animo sensibile; linfa per la propria ricerca pittorica.
Daniela Rosso Prin è una pittrice torinese cresciuta sotto la guida del maestro Dino Pasquero. Il suo percorso artistico, iniziato come un gioco e un’incessante sperimentazione capace di osservare, interpretare e rielaborare momenti di vita vissuta, abbracciando la musica, la natura e il teatro. Il mondo di Prin emana freschezza e calore allo stesso tempo; la padronanza delle diverse tecniche pittoriche esalta la profondità dei colori usati per dar vita a soggetti mai banali e ripetitivi. L’artista predilige la tecnica ad olio aderendo alla pittura figurativa, affronta indifferentemente la paesaggistica e la sfida del ritratto, riversando sulla tela le proprie intuizioni ispirative attraverso attente disposizioni tonali, plasmate con il pennello e talvolta con la spatola. Ama anche cimentarsi con le sfumature cromatiche tipiche dei gessetti. Vincitrice di diversi premi, il più recente dei quali al concorso AUPI 2023 Milano, che l’ha portata a classificarsi al primo posto con l’omaggio a Paolo Fresu, le sue opere sono state esposte alla chiesa di Santa Croce di Ivrea, alla galleria d’arte San Michele di Guarene, al Mausoleo della Bela Rosin, alla Casa Olimpia di Sestriere, al Múses Accademia Europea delle Essenze di Savigliano, a Palazzo Chiabrera di Acqui Terme, alla Sala Civica di Piazza Antenna in Soave, alla Fiera d’Arte Internazionale di Innsbruck, alla Biennale d’Arte di Montecarlo e in diverse sale espositive di Torino, tra cui più volte alla galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia.
La materia in evidente espansione nell’opera dell’artista Marco Palma si dirige verso una composizione di straordinaria libertà espressiva cercando spazi più ampi tra forma, colore e volume. E’ una dimensione pitto-scultorea ricca di autonomia espressiva, che si rinnova costantemente e dove l’energia del colore nero, che si muove in una spazialità assoluta, si trasforma in un’ immagine piena di simbolismo e di contenuto. La libertà di inventiva, le valenze simboliche e la resa dei materiali conducono ad una ricerca in continua evoluzione che conferisce all’iter dell’artista Marco Palma una tecnica unica dove nuove geometrie astratte vivono in perfetta simbiosi con il processo creativo e progettuale. Si evidenzia un riciclo della materia altamente comunicativo e di chiara valenza concettuale. Gli accostamenti dei materiali industriali di scarto con gli elementi pittorici investono la superficie della tela con forme animate dal movimento gestuale e dalla linearità delle figure geometriche. L’artista Marco Palma valorizza le sue opere con effetto plastico spazia le assoluto in cui si riflettono contenuti profondi e una libertà di invenzione in continua esecuzione. La sua pitto-scultura , di notevole e particolare elaborazione materica , diviene mezzo per trasmettere all’osservatore messaggi di vera evoluzione e trasformazione della materia. Nel suo iter si raddoppia la forza creativa con l’uso del led, effetti luminosi penetrano in una dimensione di gioco della luce suggestiva in cui l’equilibrio del collage misto su tela alimenta un’arte senza limiti. L’artista Marco Palma, capace di recuperare materiali non più in uso per realizzare le sue opere, riesce ad interpretare con pieno personalismo un impianto compositivo rigoroso.
Marco Palma, nato a Varese nel 1975, con alle spalle studi tecnici che lo hanno portato alla laurea in Ingegneria, nel corso del tempo ha cominciato a nutrire una vocazione artistica, la quale l’ha avvicinato alla poesia e alla pittura, sempre in maniera autodidatta. Ad oggi ha pubblicato quattro raccolte di poesie, mentre nel campo pittorico ha partecipato a vari concorsi, e alcuni lavori sono stati pubblicati sul numero 62 della rivista “Arte e Artisti Contemporanei”. L’idea per un quadro o una scultura nasce in lui principalmente dal materiale che vuole utilizzare, il quale gli suggerisce l’impiego nelle sue svariate potenzialità. Esaurito il filone creativo relativo ad un materiale, attende che qualche altro materiale lo stimoli per iniziare una nuova ricerca. L’attività poetica, pittorica e ingegneristica alla fine si amalgamano alimentandosi a vicenda, e nessuna potrebbe esistere senza le altre due. Molto spesso i lavori nascono dall’osservazione dei materiali e dai processi che si svolgono in ambito lavorativo-industriale. La poesia emerge come riposo dopo l’attività pittorica.
Galleria Malinpensa by La Telaccia – corso Inghilterra 51, Torino
Dal 15 aprile al 26 aprile
Incontro con l’artista venerdì 18 aprile dalle ore 18 alle 20
Mara Martellotta
Presso il teatro di Palazzo Saluzzo Paesana, in via Bligny 2, dal 9 maggio curata dal critico Angelo Mistrangelo
Verrà inaugurata il 9 maggio, alle 18, presso il teatro di Palazzo Saluzzo Paesana, in via Bligny 2 a Torino, la mostra intitolata “Sintassi del Segno Sospeso”, dedicata all’artista Maria Rosa Benso, con oltre trenta sue opere.
L’esposizione è curata dal giornalista e critico d’arte Angelo Mistrangelo che evidenzia: “Il segno diviene storia, ricerca, immagine sospesa in atmosfere immateriali, in un alternarsi di impressioni che scandiscono il fluire inesausto del dato cromatico all’insegna di una interiore, e interiorizzata, interpretazione delle sottili e vibranti emozioni. La pittura esprime la magia della luce che accende le strutture, in una sorta di trama che si trasforma in sensazioni, ricordi e segnali che presiedono alla formulazione e formazione delle composizioni. Le pagine di un meditato astrattismo rivelano, in estrema sintesi, la persistente volontà di Maria Rosa Benso di fissare le tracce di un percorso che appartiene a una misurata gestualità manifestata in La materia del vento e Strutture fluttuanti. Una misura che nella mostra, allestita nell’ex Teatro del settecentesco Palazzo Saluzzo Paesana, appare caratterizzata da una sequenza di tavole che, da una penetrante scrittura segnica, aapproda a un discorso legato agli assemblaggi risolti con la delicata resa formale de Il peso delle nuvole, in cui le nuvole sembrano affiorare dalle lievissime atmosfere dei versi dello scrittore tedesco Hermann Hesse. Lievi e liriche suggestioni di una linea che definisce paesaggi della memoria, ripercorre desertici silenzi e gli impercettibili tratti di una stagione dell’esistenza rivisitata e ridefinita”.
L’allestimento resterà visitabile fino al 30 maggio da martedì a sabato dalle 15.30 alle 19 con ingresso libero.
Il gesto pittorico assume, quindi, il valore di una personale e, talora, inaspettata, visione d’insieme, dove si avverte il clima di un vitale colloquio con il tempo e la realtà, con le interiori intuizioni e la controllata interpretazione del “corpus” di opere astratto-informali che rappresentano, come suggerisce Adolfo Francesco Carozzi, una condizione, uno stato d’animo, un punto di convergenza, un atteggiamento.
Si coglie, di volta in volta, una vera e propria sintassi dei segni, una grammatica della raffigurazione e un segreto cifrario attraverso il quale “scoprire universi remoti, visceralità ancora inesplorate, mondi arcani”, come scrive Gillo Dorfles.
In questa dimensione, emerge con forza un linguaggio in continuo aggiornamento, che stabilisce connessioni e riferimenti con le esperienze contemporanee, tra disegno e materia, comunicazione e nuove tecnologie.
Una comunicazione che fa parte del cammino della Benso lungo gli itinerari di una poetica che, secondo l’artista Alun Davies, esprime la coinvolgente esperienza di “lavori che sussurrano”. Sottolinea la Benso: “Nelle opere proposte prende forma un pensiero e un linguaggio di segni universale, misterioso, ipnotico, afferrando, talvolta, suoni di una musica sospesa”.
Per informazioni telefonare al numero 338.8256399 o scrivere a deborabocchiardo@gmail.com
Maria Rosa Benso ha iniziato a dipingere giovanissima frequentando l’atelier di Margherita Carena, allieva di Felice Casorati, e nel corso degli anni ha approfondito e trasformato la sua misurata e meditata ricerca pittorica grazie a percorsi di studi e professionali che, peraltro, l’hanno dapprima condotta in direzione diversa.
Dopo gli studi in Lingue e letterature straniere a Cà Foscari di Venezia e a Torino, dove si è laureata in Lingua e letteratura inglese, ha conseguito infatti la specializzazione in Letteratura Americana all’Università di Urbino e, sempre in ambito letterario, ha preso parte agli incontri e interventi sul teatro shakespeariano di Giorgio Melchiori, Sergio Perosa e Giorgio Strehler, mentre in ambito linguistico e semiotico ha seguito i seminari di Umberto Eco al Centro Internazionale di Studi Semiotici di Urbino.
Tale formazione l’ha condotta ad operare professionalmente per due decenni nel campo della linguistica applicata e, in particolare, nella progettazione e direzione di centri di formazione linguistica professionale d’avanguardia presso enti ed organizzazioni internazionali, ad intrattenere contatti con Centri di ricerca d’eccellenza quali Manchester Business School ed Edinburgh University (Gran Bretagna), Harvard University, Massachusetts Institute of Technology e Stanford University (Stati Uniti) e Beijing University, a Pechino, in occasione del “Fourth World Conference on Continuing Engineering Education” del 1989.
I numerosi viaggi e soggiorni in Paesi europei, Stati Uniti, Cina e Sud America le hanno permesso, nel contempo, di cogliere i diversi aspetti socio-culturali delle popolazioni e studiare i contenuti delle pagine creative, dall’Action Painting all’arte e scrittura araba e cinese, grazie inoltre allo studio di queste ultime due lingue.
In particolare, ha completato la propria formazione con corsi sulla “New York School” e sul collage e assemblage entrando, e lo è tuttora, in più stretto contatto con artisti e curatori del MoMA, Museum of Modern Art di New York.
Del 2010 è la mostra personale Enigma Variations, allestita presso la sede del Piemonte Artistico Culturale di Torino con il patrocinio della Regione Piemonte.
La mostra segna l’inizio di una stagione di rassegne che esprimono il clima di un’esperienza in cui “segno”, “materiali” e “pagine astratte” caratterizzano le mostre Spazi di confine presso la Fondazione Fulvio Croce, Palazzo Capris di Cigliè di Torino (2012), Haiku: la poetica del segno presso la Biblioteca Nazionale Universitaria, Torino (2018) con il patrocinio MiBACT, e Denominatore comune, quadripersonale con Nino Aimone, Piero Ruggeri e Giorgio Stella (2022) presso Palazzo Lomellini, Carmagnola (Torino).
Un percorso che annovera inoltre la Biennale d’Arte di Vallebona (2014), la collettiva al Teatro dei Dioscuri del Quirinale a Roma (2015), le rassegne internazionali Telephone (2015 e 2020) dell’art incubator “Satellite Collective” di Seattle (USA), la collettiva slideshow presso la sede del MoMA a New York (2020) e, tra le mostre dell’APA, Associazione Piemontese Arte, Pittura e scultura a confronto (2017), Presenze (2018) e Dialogo con i Maestri (2020).
Del 2024 è la collettiva Liquid Sky presso il Galata – Museo del Mare di Genova.
Accanto alle esposizioni, si ricorda l’impegno con l’Associazione Orolontano dell’artista Alfonso Filieri, Roma, che ha esposto suoi libri d’artista sul tema di The Waste Land di T. S. Eliot negli spazi della Fondazione Monti Aperti di Foggia, del Museo Giacomo Manzù di Ardea (Roma), ed inoltre della Biblioteca Nazionale di Roma e della Biblioteca Gino Baratta di Mantova, presso le quali si trovano due sue opere.
Maria Rosa Benso fa parte di Post-Millenium New York School (PMNYS), associazione di artisti indipendenti collegati al MOMA e di “Piemonte Artistico Culturale” e “Ponte per l’Arte” a Torino. È stata inoltre iscritta al Circolo degli Artisti di Torino.
Saggi, recensioni, testimonianze scelte: A. Audoli, M. Bernardi, W. Beck, A. Cavallera, M. Centini, A. Davies, K. Lanfranco, G.G. Massara, E. Massone, A. Mistrangelo, M. Paglieri.
Mara Martellotta
In un’epoca fatta di notifiche, velocità e distrazioni continue, ritagliarsi un’ora di silenzio condiviso per leggere un libro è un gesto che ha qualcosa di poetico. E anche di profondamente politico. È questo lo spirito di Abracabook | Book Party, il format nato alla Scuola Holden, che in questo aprile ha riempito ancora una volta la sala grande del Circolo dei lettori a Torino, in compagnia della scrittrice Francesca Manfredi.
Il concept è semplice quanto potente: ciascunə porta il proprio libro, si siede su un cuscino colorato e legge, in silenzio, per circa un’ora. Poi si chiudono i libri e si apre un momento di dialogo libero e orizzontale, senza palchi, né scalette. Solo parole che nascono dall’ascolto.
Non solo un evento, ma un manifesto culturale
Da Manhattan al cuore delle città italiane
In un tempo che corre veloce, c’è chi sceglie di fermarsi. A Manhattan lo fanno nei Reading Rhythms, leggendo in silenzio tra sconosciuti. A Torino, succede nella sala grande del Circolo dei Lettori, tra cuscini colorati, libri aperti e parole condivise. Qui, grazie ad Abracabook, leggere insieme è diventato un gesto di comunità. E di controcorrenza dolce.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente?
Per chi ancora non ne fosse a conoscenza, nel 2012 negli Usa nacquero i Silent Book Club come risposta alla iperconnessione. A Manhattan in particolare, con Reading Rhythms, il format è esploso nel 2023.
In questo ritorno all’essenziale e al piacere della lentezza e confronto letterario con dialogo e pagine da sfogliare, Abracabook ha molte affinità con l’esperienza americana appena citata.
Ma un tocco italiano viene aggiunto: la presenza di autori affermati o emergenti, resa possibile dalla Scuola Holden, storica fucina di narratori fondata da Alessandro Baricco.
Ma cos’è davvero Abracabook?
La nostra redazione, con l’inviata Cristina Taverniti, l’ha domandato direttamente ai suoi organizzatori, in particolare a Lorenzo Carnielo, project manager del progetto e anima dei book party, e a Francesca Manfredi, ospite dell’ultima edizione.
Book Party: quando leggere insieme diventa un atto rivoluzionario
“Crediamo che, in un mondo sempre più frenetico e iperconnesso, fermarsi per aprire un libro sia un gesto rivoluzionario. La vera identità di Abracabook — come spesso accade quando c’è di mezzo un’urgenza collettiva — è venuta fuori agendo: abbiamo organizzato il primo book party e poi, un po’ alla volta, abbiamo definito il format. È tra un evento e l’altro, ascoltando, che ci siamo resi conto del cuore della faccenda: quanto sia fondamentale costruire e presidiare spazi offline, lenti, non performativi, dove ritagliarsi del tempo per leggere.”
Non solo lentezza: anche libertà, accessibilità, orizzontalità. “Un altro valore per noi fondamentale è l’assenza di gerarchie intellettuali”, aggiungono. “Senza nulla togliere ai contesti accademici, che in Italia sono forti e necessari, è importante avere spazi più informali dove confrontarsi sulla letteratura. Non a caso siamo tuttə sedutə per terra, su cuscini colorati: partecipanti e ospiti.”
Il legame con gli eventi americani e i tre desideri
Come già introdotto, Abracabook ha molte affinità con esperienze nate negli Stati Uniti negli ultimi anni. In particolare, con i Silent Book Club, nati nel 2012 a San Francisco, e con Reading Rhythms, incontri che ci hanno fatto sognare e desiderare anche oltreoceano.
“Sì, quei movimenti sono stati per noi una grande ispirazione”, confermano gli organizzatori. “C’è un bisogno collettivo di spazi come questi, e stanno germogliando in tutto il mondo. Per noi è bellissimo, perché vuol dire che l’intuizione è giusta.”
C’è un tratto comune: la voglia di rallentare, di leggere insieme ma senza vincoli. Tuttavia, Abracabook si distingue per tre desideri unici o meglio tre regole non scritte:
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Porta il libro che vuoi – dal classico al manga.
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Nessun esperto in cattedra – l’ospite è una guida, non un professore.
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Vietato vergognarsi – «Una volta una ragazza ha detto: “Non leggo da anni”. Eravamo tutti lì per lei» ricorda Carnielo.
“Per dirla in breve: ad Abracabook puoi chiacchierare con il tuo scrittore o la tua scrittrice preferitə, trovandolə sedutə sul cuscino davanti al tuo. Come se fossi con un amico al bar.”
Il Circolo dei lettori: cuore culturale a Torino e casa perfetta per Abracabook
Ospitare un evento come Abracabook | Book Party al Circolo dei lettori a Torino non è solo una scelta logistica: è una dichiarazione d’intenti.
Questo luogo, che si affaccia con elegante discrezione da Palazzo Graneri della Roccia, è molto più che uno spazio per la cultura.
È un simbolo della città, uno di quei rari luoghi capaci di far sentire chiunque – lettrici e lettori forti, ma anche semplici curiosi – parte di qualcosa.
Fondato a Torino nel 2006, progetto della Fondazione Circolo dei lettori, il Circolo (che oggi ha sedi anche a Novara e Verbania) è diventato negli anni un punto di riferimento imprescindibile per la vita culturale torinese. Accoglie ogni mese decine e decine di eventi – incontri con autori, festival, gruppi di lettura, cicli tematici, approfondimenti sul romanzo, la non fiction, pensieri sul presente e il mondo di oggi–diventando un rifugio per chi ama le parole ma anche per chi cerca ispirazione, confronto, bellezza.
La sua forza sta nella capacità di aprirsi: non è mai stato un luogo chiuso o elitario, ma una casa condivisa. È amato dai torinesi – e non solo da chi legge molto – proprio perché è accogliente, inclusivo, attraversabile. C’è chi entra per una chiacchiera, chi per un tè, chi per ascoltare, chi per raccontare. È uno spazio vivo, intergenerazionale, che ha saputo conquistarsi un posto speciale nel cuore della città.
Ecco perché l’incontro tra Abracabook e il Circolo è stato così naturale.
Il Book Party nell’era moderna in Italia
Chi partecipa ad Abracabook? Non solo lettori forti.
“C’è chiunque. Ci sono lettorə compulsivə, persone che leggono per lavoro, ma anche chi ha ripreso in mano un libro dopo anni. Ci sono studentə, pensionatə, genitori, artistə, lavoratorə. Persone di tutte le età. La cosa più bella è che si crea un clima che permette a chiunque di sentirsi a suo agio. All’ultimo book party una persona ci ha detto ‘sembra di leggere mettendo più a fuoco le cose’. È bellissimo, ed è intergenerazionale.” Ci confermano i membri dell’organizzazione.
“Chi partecipa porta con sé un libro, una storia, un punto di vista. C’è chi si porta il libro che sta leggendo, chi deve leggere per lavoro e lo fa con noi. L’autore o l’autrice che modera non ha il ruolo di esperto, ma di guida empatica. Perché di palchi ce ne sono tantissimi, soprattutto nella cultura; di luoghi orizzontali, non performativi, dove esprimersi secondo le proprie possibilità, no. E vanno costruiti.”
Un riferimento viene anche da un video virale in cui il poeta Edoardo Prati difendeva la libertà di leggere Dante “alla TikTok”:
“Continuare a credere in una Cultura con la C maiuscola, con qualcuno degno di parlarne e qualcuno no, fa solo male alla cultura stessa. Ecco: noi aggiungiamo che tuttə devono anche avere il diritto di parlarne, di quell’emozione.”
E se dovessimo descrivere Abracabook in breve?
“Un movimento culturale di Scuola Holden che crede nel potere rivoluzionario di pochi gesti semplicissimi: fermarsi, aprire un libro, leggerlo e parlarne.”
Ecco cosa è accaduto il 5 aprile a Torino. E cosa accadrà ancora a Torino e in Italia.
CRISTINA TAVERNITI