ilTorinese

“Abbey Road” e i Beatles allo Spazio Kairos

Appuntamento giovedì 10 novembre alle 21

 

I Beatles nel 1969 sono stanchi, disuniti e sentono che la favola sta finendo. L’hanno avvertito chiaramente durante le registrazioni di “Let It Be”, disco tormentato e carico di tensioni. Ma qualcosa li spinge a creare un ultimo lavoro: il risultato è uno dei grandi capolavori della musica mondiale, “Abbey Road”. I Finger Pie, cover band dei Beatles, suonano dal vivo in questo concerto-spettacolo ripercorrendo le canzoni e la storia dell’album tra aneddoti, curiosità e storie incredibili. Titolo “Abbey Road”.  L’appuntamento è giovedì 10 novembre alle 21 allo Spazio Kairòs di via Mottalciata 7 a Torino (intero 13 euro, ridotto 10,  biglietti in vendita su www.ticket.it; per entrare è necessaria la tessera Arci).

Con Vico Righi, voce e chitarra, Enrico Bontempi, chitarra e voce, Riccardo Mariatti, basso, Simone Zangirolami, batteria, e Marco Cimino, tastiere, ci sarà l’attore Riccardo De Leo che darà voce ai racconti. Vestirà i panni di Derek Taylor, giornalista, scrittore ma soprattutto addetto all’ufficio stampa dei Beatles dalla beatle-mania del ’64 fino alla fine della loro carriera.

 

Il concerto – spettacolo

1969: un anno strano, pazzo, convulso. L’America combatte in Vietnam una delle guerre più controverse e discusse del ventesimo secolo, in Europa scioperi sindacali e proteste studentesche agitano il clima politico e sociale. Nella Villa di Romàn Polanski, Charles Manson uccide la moglie Sharon Tate in una strage che inquieterà il mondo intero. Il ’69 è però anche l’anno di Woodstock. L’anno in cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrano sulla luna, forse. Mario Puzo pubblica il romanzo “Il Padrino”, tutti quanti conosciamo il film di Coppola. Jim Morrison viene arrestato per “atti osceni in luogo pubblico”, i Rolling Stones radunano quasi cinquecentomila persone a Hyde Park per un concerto in onore di Brian Jones, morto di overdose soltanto due giorni prima.

E i Beatles? Beh, i Beatles di fine ‘68 sono stanchi, disuniti e litigiosi, le alternative sono sciogliersi o cercare nuovi stimoli. “Anno nuovo, vita nuova” dice George Harrison, così decidono di ritrovare sé stessi riunendosi per la scrittura del disco Let It Be. L’idea è di tornare alle origini attraverso la spontaneità di una registrazione in presa diretta, con l’aggiunta però di una telecamera sempre accesa a puntare il faro sul processo creativo della band.

Gli studi cinematografici di Twickenham costituiscono tuttavia un ambiente troppo freddo e impersonale, i continui litigi e disaccordi in merito ai brani e al loro arrangiamento portano inevitabilmente a una frattura, solo in parte risanata con il trasloco a Savile Row. In questa location più amena, a fine gennaio, i Fab Four concludono le incisioni e sublimano questa dolce-amara esperienza con lo storico concerto sul tetto della Apple. In cima allo studio di registrazione da loro stessi fondato John, Paul, George, Ringo e il tastierista Billy Preston danno vita a un evento storico: Londra si ferma, le strade si intasano e microfoni e amplificatori anticipano a un pubblico incredulo alcuni brani come Get Back e Don’t Let me Down, pubblicati in aprile rispettivamente come lato A e B di un singolo 45 giri. Non contenti del risultato, però, i Beatles decidono di non mixare il disco, lasciandolo in un limbo da quale verrà tratto solamente nel ’70 dal produttore Phil Spector che ne farà l’ennesimo e ultimo successo planetario di critica e vendite. “Let It Be” è però soltanto l’ultima pubblicazione della band, ma non l’ultimo lavoro. La verità è che nello stesso strano, pazzo e convulso 1969 i quattro baronetti di Liverpool riuscirono ancora una volta a stupire tutti con Abbey Road.

 

«Se è vero che ci vuole un caos dentro di sé per partorire una stella danzante, immaginiamo che il ’69 sia il caos, Abbey Road è la stella che vi danza attorno, ed è il vero canto del cigno della band più importante di tutti i tempi».

 

Scritto da Enrico Bontempi e Vico Righi
Regia di Lia Tomatis
Musiche dal vivo a cura dei The Finger Pie
Con Enrico Bontempi (chitarra/voce)
Marco Cimino (tastiere)
Riccardo Mariatti (basso)
Vico Righi (chitarra/voce)
Simone Zangirolami (batteria)
Narrazione di Riccardo De Leo

A Palazzo Lascaris risparmiati 9 milioni

DAL CONSIGLIO REGIONALE

Approvato, a maggioranza, l’emendamento 435 a prima firma di Stefano Allasia, per il riutilizzo dei risparmi del Consiglio regionale. Si tratta di un emendamento all’articolo 15 septies del Ddl sulla variazione di Bilancio 2022/24. La somma complessiva dei risparmi è pari a 9,9 milioni: il testo prevede di destinarne 3,2 in un capitolo Fondi e 6,7 in una serie di missioni e programmi con la finalità di sostenere progetti di investimento e programmi d’intervento in corso di attuazione; di questi metà va in scorrimento di programmi già avviati, metà per il sostegno dei piccoli Comuni piemontesi.

La votazione dell’articolato è proseguita sino all’articolo 16 su 18; sugli ultimi due articoli si concentra la maggioranza dei 422 emendamenti presentati dall’opposizione. Opposizione che è uscita dall’Aula al momento della votazione e che ha criticato la scelta di destinare i 6,7 milioni di risparmi del Consiglio senza un preventivo passaggio in Commissione o in ufficio di presidenza. Da parte dei gruppi Pd, M5s, M4o, Luv si è sostenuto trattarsi di interventi di scarsa importanza, volti ad accontentare alcuni territori a discapito di altri, senza un criterio generale e condiviso di scelta. Tutti i consiglieri di opposizione intervenuti hanno obiettato che sarebbe stato più opportuno utilizzare i fondi per combattere l’attuale drammatico caro bollette.

L’assessore al Bilancio Andrea Tronzano, nel ribattere, ha ricordato la differenza tra conto capitale e spesa corrente. Quanto alle spese energetiche, ha spiegato che è necessario attendere l’intervento del governo: “Da parte nostra – ha aggiunto – abbiamo cercato di aiutare, con 30 milioni, le aziende travolte dal caro bollette per evitare la disoccupazione. Peraltro stiamo lavorando con Iren affinché non inserisca nelle spese fisse gli aumenti della materia prima, con un possibile risparmio di 50 euro a bolletta per ciascuna unità immobiliare”.

Il dibattito si è a lungo soffermato anche sull’emendamento 434, presentato dalla Giunta, per la progettazione dei nuovi ospedali. In questo caso l’opposizione ha criticato l’opportunità di stanziare 30 milioni per i progetti di nuove strutture ospedaliere, senza specificare per quali nel dettaglio. Sono intervenuti sul punto diversi rappresentanti quasi tutti i gruppi. È stato contestato il fatto che, per i nuovi nosocomi in programma, servirebbero almeno 200 milioni e non 30: così non si capirebbe per quale struttura saranno destinati i fondi.

D’altro canto, i consiglieri della Lega intervenuti in replica, hanno negato che siano necessari 200 milioni per i progetti, in quanto gli ospedali che saranno realizzati con il partenariato pubblico privato non richiedono stanziamento dei fondi di progettazione da parte della Regione; è stato anche fatto notare che, comunque, si tratta di partire con i progetti preliminari e con una disponibilità di 30 milioni se ne può completare un buon numero.

Tronzano ha dato, sin dall’inizio del dibattito, disponibilità a portare in Quarta Commissione l’emendamento perché sia approfondito in tutti i suoi aspetti, lunedì prossimo.

Da secoli anche a Torino si gioca al Tennis!

“Tenez! Tennis. Immagini di gioco dal Medioevo alla Contemporaneità”, in mostra alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi

Fino all’8 gennaio 2023

Lunga storia quella del tennis anche a Torino! Lo dimostra il “Ritratto di Francesco Giacinto e di Carlo Emanuele di Savoia” (1636 – 1637) con tanto di racchetta e pallina in primo piano, fra le opere esposte, fino a domenica 8 gennaio 2023, alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, in occasione delle “Nitto Atp Finals” che si svolgeranno al subalpino “Pala Alpi Tour” dal 14 al 21 novembre prossimi. Mostra per immagini volta a valorizzare il percorso di visita dell’“appartamento di levante”, sottolineandone i riferimenti ludici, la rassegna vuol essere stimolo alla conoscenza del “trincotto”, denominazione piemontese dell’antico gioco, noto altrove in Italia come “della racchetta” o “pallacorda”, mentre in Francia come “jeu de paume”, nei paesi di lingua anglosassone “Tenys” e in Spagna “juego de la pelota”.

Nello storico dipinto succitato, i figli del duca Vittorio Amedeo I di Savoia e di Cristina di Francia posano un tantino incerti accanto ad un seggiolone rosso e mostrano alcuni dei loro, forse, passatempi preferiti: il più grande una pallina con racchetta di “pallacorda” (antenata del moderno gioco del tennis) e il più giovane, un uccellino legato a una cordicella. In entrambi i casi, ma in modo particolare nel primo, si vuole palesemente documentare l’importanza del gioco nella formazione fisica e mentale dei piccoli principi. Mens sana in corpore sano, insomma. L’esercizio corporale era infatti considerato essenziale per la “costruzione del valore militare” e l’uso della palla, nello specifico, aveva un doppio valore pedagogico in quanto esercizio fisico, atto al benessere del corpo, ma anche fonte preziosa di insegnamento per l’elaborazione di future strategie militari e per l’adeguarsi al rispetto delle regole. “Tenez! Tennis”, dunque. Strano ma ben spiegabile titolo. “Tenez!” era, infatti, il grido di avvertimento di inizio gioco che una cronaca fiorentina del Trecento attribuisce a nobili cavalieri di lingua francese accampati fuori le mura di Firenze in difesa della fazione guelfa in guerra con quella ghibellina. E “Tennis” conduce ovviamente alla contemporaneità. Nella mostra alla “Palazzina” di Stupinigi (il cui progetto è a cura di Alessandra Castellani Torta dell’“Accademia di Sant’Uberto” e “Club delle Balette” di Jesi con una serie di collaborazioni, le più varie e prestigiose) la storia del gioco, la sua funzione educativa per il corpo e lo spirito, gli spazi e l’attrezzatura vengono narrati mediante pannelli che presentano accattivanti immagini d’epoca e brevi commenti esplicativi.

 

Tra i rari e preziosi oggetti d’epoca esposti spicca la “baletta” (pallina) tardo rinascimentale, concessa in prestito dal “Club delle Balette” (Jesi), associazione ideata e voluta da Gianni Clerici, tennista, giornalista e grande “scriba” del tennis (secondo italiano dopo Nicola Pietrangeli ad essere stato inserito nel 2006 nella “International Tennis Hall of Fame”) recentemente deceduto che con l’imprescindibile “500anni di tennis” (Arnoldo Mondadori Editore) ha aperto la strada alla ricerca delle immagini e dei modi antichi di giocare. Una “racchetta” di fine Ottocento proveniente dalla “Collezione Thonet” e una attualmente impiegata al “Cercle du Jeu de Paume” di Fontainebleau conducono invece alla contemporaneità.

Il dialogo con i tempi odierni avviene anche con la presenza di opere d’arte particolarmente singolari. A partire dai “Volatili” della serie “Playing Cards”, sculture realizzate con carte da gioco – e con cifre stilistiche decisamente “pop-ironiche” – dal torinese (origini saluzzesi) Nicola Bolla, proposte in riferimento ai giochi da tavolo che anticamente, insieme al biliardo, venivano praticati nei locali pubblici di “jeu de paume”, consentendo l’accesso ad un pubblico assai diversificato; per finire  con l’allestimento di “Mappamondi” del geniale giramondo Ezio Gribaudo (scomparso nel luglio scorso), poetico riferimento alle nazioni ed ai continenti in cui il “jeu de paume” e il “real” o “court tennis” continuano a vivere, attirando crescente attenzione, in particolare da parte dei giovani.

g.m.

“Tenez! Tennis. Immagini di gioco dal Medioevo alla Contemporaneità”

“Palazzina di Caccia”, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (Torino); tel. 011/6200634 o www.ordinemauriziano.it

Fino all’8 gennaio 2023

Orari: dal mart. al ven. 10/17,30 – sab. dom. e festivi 10/1830

Nelle foto:

–       “Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II di Savoia” (1636 – ’37)

–       Pallina in pergamena imbottita in crine, Epoca tardo-rinascimentale (“Club delle Balette”, Jesi)

–       Pallina e racchette fine Ottocento – Novecento

–       Ezio Gribaudo: “Mappamondi”

Torna la Biennale. Torino capitale della tecnologia

Si apre giovedì la III edizione

Princìpi – Costruire per le generazioni: un progetto del Politecnico di Torino

Dal 10 al 13 novembre 2022
con più di 130 appuntamenti280 ospiti da tutto il mondo

Tra gli ospiti che interverranno:
Martina Ardizzi, Aaron Benanav, Francesca Bria, Joselle Dagnes, Marta Dassù, Mario Desiati, Derrick de Kerckhove, Nerina Dirindin, Giovanni Dosi, Chrisna du Plessis, Urs Gasser, Christian Greco, Suzanne Heywood, Nicola Lagioia, Evgenij Morozov, Fern L. Nesson, Helga Nowotny, Naomi Oreskes, Francesco Piccolo, Jürgen Renn, Jeffrey Schnapp, Gu Shi, Bruce Sterling, Nassim Nicholas Taleb, Francesca Torzo, Peter Wadhams, Gustavo Zagrebelsky.

Si apre giovedì 10 novembre la terza edizione di Biennale Tecnologia, la manifestazione organizzata dal Politecnico di Torino e dedicata all’esplorazione del rapporto tra tecnologia e società, che si caratterizza per l’approccio interdisciplinare, con una ricca varietà di incontri di ambiti differenti: l’obiettivo del Politecnico di Torino è di aprire le porte alla cittadinanza con un programma di appuntamenti ad accesso libero e gratuito, per creare un momento di riflessione condivisa sul futuro.

Fino al 13 novembre, più di 280 relatori da tutto il mondo si alterneranno durante gli oltre 130 incontri che avranno luogo tra il Politecnico di Torino – nelle sue sedi di Corso Duca degli Abruzzi e del Castello del Valentino -, le OGR Torino e il Circolo dei lettori. Le programmazioni di Biennale Off e di Politecnico Aperto estenderanno la manifestazione ad altre 19 sedi diffuse su tutto il territorio regionale, portando a oltre 400 il numero dei relatori e delle relatrici e a oltre 150 quello degli incontri.

Il tema della terza edizione è Princìpi – Costruire per le generazioni, un titolo duplice nel suo significato: Biennale Tecnologia si propone infatti da una parte di meditare sui princìpi fondanti della società che hanno guidato l’uomo fino ad oggi, e dall’altra di gettare le basi per quelli che saranno i nuovi inizi, necessari dato il clima di complessità che l’umanità sta fronteggiando.Biennale Tecnologia partirà dunque giovedì 10 novembre con la lezione di Nassim Nicholas Taleb, celebre saggista e matematico libanese, in un intervento intitolato Il Covid non è un cigno nero. Seguirà alle OGR lo spettacolo inaugurale Gli Antenati della fabbrica del mondo di Marco Paolini e Telmo Pievani, un adattamento teatrale, realizzato appositamente per Biennale Tecnologia e in prima assoluta, dell’omonimo programma tv.
Nei quattro giorni di rassegna, la relazione tra tecnologia e umanità sarà indagata da varie prospettive, articolandosi su alcuni macro-temi che faranno da trait d’union fra i molti ed eterogenei incontri. Verrà approfondito il rapporto tra tecnologia e sostenibilità, salute e cura, storia, sociologia e letteratura; ma anche Intelligenza Artificiale, metaverso, big data; architettura, urbanistica e tecnologie per costruire le città del futuro. Anche quest’anno ci sarà una varietà di mostre e spettacoli da vedere, nonché laboratori didattici, le visite di Politecnico Aperto e gli appuntamenti di Biennale Off.Tra i tanti relatori e relatrici internazionali che interverranno: Naomi Oreskes, storica della scienza; Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista argentino naturalizzato francese; Evgenij Morozov, sociologo e giornalista bielorusso; Helga Nowotny, professoressa emerita di Scienza e Tecnologia all’Università ETH di Zurigo; Éric Sadin, filosofo e critico della rivoluzione digitale; Heinz Stoewer, professore emerito di Ingegneria dei sistemi spaziali; Peter Wadhams, tra i massimi esperti di oceani polari e ghiaccio marino; Aaron Benanav, storico dell’economia e sociologo; Nick Couldry, sociologo ed esperto di media e comunicazioni; Joselle Dagnes, ricercatrice di sociologia economica; Derrick de Kerckhove, sociologo, giornalista e direttore scientifico di Media Duemila; David Goodhart, giornalista, scrittore e analista politico inglese, contributor di Financial Times e The Guardian; Guillaume Habert, professore all’Università ETH di Zurigo, esperto di costruzioni sostenibili; Gavin Mueller, scrittore ed esperto di nuove tecnologie; Fern L. Nesson, avvocatessa, storica e fotografa di arti visive; Jürgen Renn, storico tedesco della scienza; Jeffrey Schnapp, designer e storico statunitense; Bruce Sterling, scrittore e autore di romanzi di fantascienza; Ben Tarnoff, giornalista statunitense, esperto di tecnologia e politica. E ancora: Martina ArdizziFrancesca BriaMarta DassùNerina DirindinGiovanni DosiChristian GrecoNicola LagioiaFrancesco PiccoloFrancesca TorzoGustavo Zagrebelsky.

A Biennale Tecnologia è prevista anche una programmazione di spettacoli: si inizia giovedì con Gli Antenati della fabbrica del mondo con Marco Paolini e Telmo Pievani, ma anche il concerto Eterna attualità di Bach, tenuto venerdì dalla pianista e musicologa Chiara Bertoglio. Al Museo Nazionale del Cinema, invece, si terranno una serie di proiezioni dei film di Miyazaki, per l’evento Notte Miyazaki. In volo sul mondo. Infine, domenica sera è prevista la festa di conclusione della rassegna alle OGR Torino, per una serata musicale Music Bug: Biennale Tecnologia Closing Party, con i dj Kapowski, Max Casacci e Ulsa.

Il programma completo è disponibile e costantemente aggiornato sul sito www.biennaletecnologia.it

Info logistiche
Gli incontri di Biennale Tecnologia sono ad accesso libero e gratuito, fino a esaurimento posti. Per alcuni appuntamenti o attività, laddove segnalato, è richiesta la prenotazione obbligatoria da effettuare sul sito www.biennaletecnologia.it. Quest’anno Trenitalia sarà Green Partner di Biennale Tecnologia, per questo motivo chi viaggia in treno per raggiungere la manifestazione avrà un posto riservato a tutti gli incontri e attività che non prevedono prenotazione obbligatoria.

Il Presidente di Biennale Tecnologia è Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino. I Curatori Scientifici sono Juan Carlos De Martin, delegato del Rettore del Politecnico di Torino per la Cultura e la Comunicazione; Luca De Biase, giornalista e saggista.
Foto Michele D’Ottavio

Zucca al Castelmagno con Franco Gray

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LE CENE DI BEATRICE

Era il 2007 quando la casa editrice Rizzoli pubblica “Scusa ma ti chiamo amore” di Federico Moccia, con tutta l’annessa tematica sulle differenze generazionali.

Un concetto da me ampiamente sottovalutato, finora.

Ebbene, sottovalutando si impara.

Ma cominciamo dall’inizio.

Dalla solita ricerca dell’amore, dalla passione per la cucina, dall’invito a cena da parte di Franco al Carlo e Camillo bistrot.

Anna la mia visionaria amica tenta sin da subito didissuadermi indicando più volte la mia data di nascita sul documento.

Una consueta stretta di mano con Franco e tutti quei gingilli appesi alla cravatta rendono chiaro ciò che Anna intendesse.

“Escludendo Raoul Bova, vent’anni sono eccessivi.”

Appare cosi. Un levriero dipinto a olio, ricoperto da stemmi e polvere.

Rigato da anni di sigari.  

Chissà, mi domando, se la versione giovane di Franco Gray è a far festa con Lord Henry Wotton nella bellaParigi.

Chissà.

Superato il trauma iniziale ci conducono all’interno del Bistrot, prolungamento scintillante del Grand Hotel Sitea di  via Carlo Alberto.

In pochissimi istanti vengo rapita dall’aria aristocratica dell’arredamento.

Boiserie, inserti dorati, drappeggi rosso carminio lungo le pareti e mise en place minimal. L’assenza di tovaglie rimarca il concetto “Pop” voluto per questo formatDall’amore per la cucina e la capacità di mediazione di Camillo Benso nasce uno stellato dove l’eleganza sabauda è accessibile e intima.

Così intima che tutto induce ad allungare un tacco dodici sotto il tavolo.

Freno subito la fervida fantasia dei lettori: Fossi matta.

Ci accomodiamo accanto al caminetto sotto il dipinto di Vittorio Emanuele II, il quale ispira Franco a favellare su D’Annunzio, unità d’Italia e successioni reali.

Tipici discorsi da primo appuntamento.

La proposta gastronomica coordinata dallo chef stellato Davide Scabin veste di concretezza e di sapori conosciuti stupendoci tuttavia con paradossi fra gli elementi come solo un’ artista sa fare.  Un lavoro di meticolosa sottrazione che conduce alla frase: “La semplicità è un punto di arrivo non di partenza”.

Franco e i suoi ridondanti gingilli d’oro sembrano non aver appreso nulla dalle parole sopra citate.

Si presentano una serie di piccoli entrèe accompagnati da due calici di Franciacorta e Franco ordina un nebbiolo 2020 di Giacomo Fenocchio, vino che preannuncia in modo eccelso le portate che seguono.

Il vitello tonnato pop art con salsa tonnata e capperi, la zucca al castelmagno e tartufo nero, rivelano una scelta di materie prime di qualità, ma è la Faraona alla Marengo cotta a bassa temperatura a dare il vero twist al mio palato.

Accompagnata da funghi porcini e tuorlo d’uovo gioca sulle consistenze e sui colori caldi della stagione, rendendo i discorsi lenti e leziosi del mio commensale più sopportabili.

Terminato il suo caponet di trota salmonata e aceto rosso, Franco cerca nel mio sguardo una sorta di grafico dati sull’andamento della cena. Limito il feedback ad un sorriso circostanziale generando un’ involontaria speranza.

Franco Gray avanza così, all’atto finale.  

“Sali su in hotel per un drink?”

Meidei Meidei.

Si può dire del ristorante miei cari lettori, che questomeriti la fama che ha.

Una coccola, un piacere, un’ esperienza dai sapori piemontesi immersi in quello che è stato alloggio di famosi artisti, scrittori e musicisti del passato.

Ma che di certo, non sarà il mio per questa notte.

Addio mio caro, noioso, ritratto di Franco Gray.

In fondo era storia già scritta, finale già visto.

Soltanto io non avevo

un pugnale

nascosto nei collant.

Elena Varaldo

Suicida in carcere, era detenuto per stalking

Il 56enne suicidatosi in carcere a Torino legandosi al collo un lenzuolo fissato alle sbarre era recluso per reati persecutori nei confronti della moglie. L’uomo sembra abbia lasciato un biglietto per spiegare le motivazioni che l’hanno spinto al gesto estremo.

“L’ospite inatteso”, tutto chiaro sin dall’inizio ma non c’è da fidarsi: è firmato Agatha Christie

L’inaugurazione all’Alfieri della stagione del “Fiore all’occhiello”

Giovedì 17 novembre ore 20.45 al Teatro Alfieri l’inaugurazione del “Fiore all’occhiello” è affidata al giallo “L’ospite inatteso”, il nuovo Agatha Christie firmato Compagnia Torino Spettacoli con cui prende il via il cartellone della Fabrizio Di Fiore Gestione Attività Teatrali che guida il Teatro Alfieri e il Teatro Gioiello. Repliche fino al 20 novembre (dal giovedì al sabato ore 20.45 – domenica ore 15.30). Protagonisti i beniamini della Compagnia Torino Spettacoli Simone Moretto, Elia Tedesco, Elena Soffiato, Barbara Cinquatti, Patrizia Pozzi, Carmelo Cancemi, Giuseppe Serra, con la partecipazione dei Germana Erbas Talents Luca Simeone e Simone Marietta.

L’ospite inatteso” di Agatha Christie (The Unexpected Guest), scritto nel 1958, è proposto nella traduzione di Edoardo Erba, per la regia di Girolamo Angione, la scena è firmata da Gian Mesturino, la produzione è di Torino Spettacoli. Un’altra occasione di sicuro successo, considerando i trent’anni di specializzazione nel mondo, fatto di omicidi e investigazioni, di Agatha Christie all’attivo della compagnia (“Trappola per topi”, “La tela del ragno”, “Assassinio sul Nilo” e “Caffè nero pero Poirot). Avvincente la storia sin dall’inizio. Michael Starkwedder, un ingegnere di ritorno dal Golfo Persico, si perde nella campagna inglese e, complice la nebbia, la sua auto finisce rovinosamente in un fosso; luomo riesce ad individuare una casa, immersa nelloscurità dove sicuramente potrà chiedere aiuto. Bussa alla porta finestra principale ma nessuno apre. Si fa coraggio, la porta è aperta ed entra… Niente è come sembra e la Christie è davvero diabolica nellaccompagnarci fino al colpo di scena finale.

“L’ospite inatteso” è stato definito con ottime ragioni un giallo alla Alfred Hitchcock. Un giallo psicologico, più dei fatti, contano le parole che rimandano alle storie dei personaggi, alla loro vita interiore. Ma altrettanto giustamente è stato definito – e resta – il vero capolavoro della regina del giallo. Ha scritto Angione nelle sue note di regia: Strano giallo, “L’ospite inatteso” di Agatha Christie! In meno di un minuto, all’apertura del sipario, è già tutto chiaro: c’è un delitto, c’è un colpevole e c’è la sua confessione, immediata, spontanea. Il caso è chiuso? Naturalmente, no. Il giallo delle finte verità è appena cominciato. In uno slancio di fervido altruismo, Michael Starkwedder, lo sconosciuto capitato quasi per caso in quella stanza dove ci sono il cadavere di un uomo e sua moglie con la pistola in mano, è il primo che s’affretta a negare la verità (finta) d’una colpevole rea confessa, per inventarne un’altra, altrettanto finta (forse) ma assai più opportuna: la vendetta dun tale John Mac Gregor per un torto di molti anni prima. Una finta verità a cui tutti, compresa la polizia, credono o fingono di credere. Strano giallo, “L’ospite inatteso”, eppure magistrale. Per più di metà della vicenda, il fulcro dell’interesse non sta nello scoprire chi sia l’assassino: di fatto, lo si sa dall’inizio; sta piuttosto nel seguire le mosse degli altri personaggi, loro sì realmente coinvolti nel delitto: Laura Warwick, la tormentata moglie della vittima che per prima si dichiara colpevole del delitto; il maggiore Farrar, un opportunista totalmente preso dallambizione politica; la devota infermiera, la signorina Bennett; perfino l’ambiguo maggiordomo Angell; ma sopra tutti, la straordinaria figura matriarcale della Signora Warwick, vera regina madredi shakespeariana memoria. Tutti i personaggi s’indagano tra loro, si scrutano dentro, s’interrogano su come possano essere andate davvero le cose. Ma, si badi bene, non per affermare la propria innocenza, accusandosi l’un l’altro; no, per potersi dichiarare essi stessi colpevoli, allontanando i sospetti dagli altri, in un’insolita gara di fedeltà e solidarietà. Perché? Perché, dietro tutto questo, c’è una storia familiare, bella e brutta, come tutte le storie di famiglia; ci sono sentimenti forti d’amore, odio, dolore, vissuti intensamente, ma spesso taciuti per non intaccare il perbenismo anglosassone. L’ospite inatteso, proprio perché è un estraneo, diviene il testimone silenzioso di quei sentimenti nascosti, di quelle storie difficili e il ricettacolo delle confidenze di tutti; e, in ultimo, il deus ex machina della vicenda. Una scrittura tesissima sostiene una vicenda che avvince e intriga lo spettatore con gli immancabili colpi di scena, le rivelazioni continue, le improvvise svolte drammatiche; ma anche con passaggi di intensa e tenera umanità, dedicati in particolare a Jan, il personaggio più giovane e problematico, amato da tutti e che tutti vogliono proteggere… Ma chi sia realmente Jan è difficile dire, senza svelare troppo.

Prezzi biglietti per “L’ospite inatteso”: platea: posto unico 28+1,50 – ridotto 23+1,50; galleria: 20+1,50 – ridotto 15+1,50; riduzioni valide x gruppi e abbonati, il giovedì e venerdì, riduzioni under 14 e disabile con accompagnatore valide tutte le repliche; pacchetto Family “L’ospite inatteso”, 64 cad. (2adulti e 2 under 14), valido tutte le repliche (III sett. platea e galleria)

e. rb.

Le foto dello spettacolo sono di Daniele Serra

Covid, i danni della pandemia sulle imprese piemontesi: scomparse 2500 aziende

Studio sui bilanci 2020 del Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino.

Il sistema delle società di capitale ha resistito, ma sono scomparse quasi 2.500 aziende e le perdite nette complessive sono salite del 103%. Per far fronte alla crisi i debiti totali sono cresciuti di 14,6 miliardi.

Quasi 2.500 società scomparse, pari al 4,6% delle imprese di capitale piemontesi, e 849 in più (+4,7%) finite con i bilanci in rosso. È il prezzo pagato nel 2020 dalle aziende della nostra regione al Covid.

I dati emergono da uno studio del Comitato Torino Finanzadella Camera di commercio di Torino, curato da Giuseppe Russo, dal titolo: “I bilanci delle imprese del Piemonte nell’anno della pandemia”, presentato con un workshop presso l’ente camerale. C’è da dire che i 741 milioni di valore della produzione delle imprese che “non ce l’hanno fatta” rappresentano comunque un valore aggiunto pari solo allo -0,2% del Pil regionale. Il che indica un danno economico definitivo abbastanza circoscritto sul complesso dell’economia.

Rispetto allo studio previsionale, realizzato un anno prima dallo stesso Comitato, i danni al sistema delle imprese sono stati contenuti anche grazie ad efficaci misure anti pandemiche. Il valore del patrimonio netto complessivo del sistema è infatti cresciuto di 12,7 miliardi, attestandosi a 119 miliardi, per effetto dell’aumento (rivalutazione) degli attivi immobilizzati pari a 13,9 miliardi.

Lo studio fotografa dunque una situazione di “resilienza”, nonostante il significativo peggioramento dal punto di vista economico, Tra le 52.052 società che hanno “tenuto duro” le perdite nette sono salite a 6,9 miliardi di euro, contro i 3,4 del 2019 (+103%), e il calo del valore della produzione è stato del 7,59%, pari a 15 miliardi di euro. Nel 2020 si sono registrati anche 3,2 miliardi di minore valore aggiunto, di cui 1,5 miliardi per minori stipendi e oneri per lavoro, in parte recuperati con la cassa integrazione. Per far fronte alla crisi i debiti totali sono saliti di 14,6 miliardi e si sono attestati complessivamente a 153,8 miliardi (+10,50%).

La resilienza, sia pure ottenuta attraverso una diversa valutazione degli attivi, ha permesso alle imprese del Piemonte di continuare l’esercizio dell’attività, senza notevoli richieste di capitali nuovi ai soci.

L’indagine che abbiamo condotto – afferma il Presidente del Comitato Torino Finanza, Vladimiro Rambaldi – ci dice che il danno permanente al Pil è stato ben di meno di quanto avrebbe potuto essere senza mitigazioni e senza rivalutazioni. Questo vuol dire, in sostanza, che il Piemonte ha potuto presentarsi all’appuntamento della ripresa nel 2021 e nel 2022 con il suo sistema economico pressoché integro ed ha potuto approfittare pienamente della ripresa in corso, certo oggi minacciata dalla guerra e dall’inflazione”.

Il lockdown – dice Luca Asvisio, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Torino – non ha solo condizionato le nostre vite ma, evidentemente, anche il mondo economico nel quale operiamo. L’applicazione di norme straordinarie, ad esempio nella rivalutazione dei beni, nella sospensione degli ammortamenti e nel congelamento delle perdite di esercizio, avrà riflessi non indifferenti sul futuro, ma bisogna comunque ricordare, per contro, che lo Stato tante volte vituperato, questa volta si è dimostrato vicino alle aziende con garanzie, contributi e provvedimenti che hanno permesso di superare alcune criticità. Ci auguriamo che questo supporto possa continuare anche nel prossimo futuro in condizioni ordinarie.

Al Liceo Vittoria confronto su poesia ed editoria

Con Gian Giacomo Della Porta

 

L’incontro, martedì 8 novembre scorso, nell’Aula Magna del liceo torinese Vittoria da parte del poeta e editore Gian Giacomo Della Porta è stato occasione di dialogo con gli studenti sui temi della poesia, dell’editoria e della passione che deve accompagnare un percorso consapevole in tutte queste discipline.

La tematica della poesia è stata affrontata dal punto di vista più umano che letterario, individuando i benefici che questa arteapporta nei confronti di ciascuno, per migliorare la propria conoscenza personale e, in particolare negli studenti, per accentuare la consapevolezza nei confronti delle scelte e percorsi futuri.

L’essenza della poesia risiede proprio nello stimolo a rimanere in sincronia con il tempo che si sta vivendo,  facendo in modo che si possano comprendere gli avvenimenti al momento del loro accadere; si tratta di un aspetto che raramente si verifica, soprattutto in una società che presenta ritmi così veloci e che non riesce più a storicizzare gli avvenimenti che accadono.

Attraverso la poesia è stato possibile dialogare con gli studenti in merito alle proprie passioni individuali e sull’importanza di dare ascolto a queste come occasione di crescita nella propria vita emotiva.

La poetica, che alberga in ognuno di noi, se ascoltata, si fa, infatti,strumento imprescindibile per acquisire una migliore conoscenza interiore che renda più forti nella lotta e nel confronto con le dinamiche, spesso non facili e omologanti, che la vita presenta.

Un altro tema affrontato è stato quello dell’editoria che ha stimolato molto gli studenti, in quanto ha permesso di illustrare l’importanza della parola nella sua essenza. Comunicare significaamare e rispettare il pensiero di chi ci sta di fronte, superando la generale indifferenza tipica della società contemporanea.

MARA MARTELLOTTA

Gallo-Avetta (Pd): “Incentivare autoconsumo da fonti rinnovabili”

“La sfida di fronte alla quale si trova l’Europa è quella di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale e di produzione e consumo di energia da fonti rinnovabili. L’impegno sulle energie rinnovabili e sullo sviluppo di tecnologie avanzate green è la scelta più rilevante da un punto di vista ecologico e la più opportuna da un punto di vista economico. In questo quadro si collocano le due proposte di legge presentate dal Partito Democratico in Consiglio regionale che hanno lo scopo di incentivare l’autoconsumo da fonti rinnovabili e di promuovere e sostenere le Comunità energetiche rinnovabili e gli autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente” dichiarano il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Gallo e il Consigliere regionale del Partito Democratico Alberto Avetta.

“La mia proposta di legge al Parlamento – spiega il Presidente Gallo, primo firmatario della pdl “Misure di ulteriore incentivazione dell’autoconsumo da fonti rinnovabili” – è finalizzata a introdurre ulteriori misure di incentivazione dell’autoconsumo da fonti rinnovabili.  Si prevede di affiancare all’autoconsumo istantaneo di energia un’effettiva incentivazione dello scambio di energia all’interno di una comunità dell’energia rinnovabile o di un gruppo di autoconsumatori. Entrando nel dettaglio della proposta, si stabilisce che l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, individui le modalità con le quali le società di vendita addebitano ai consumatori finali l’energia prelevata dalla rete al netto dell’energia scambiata su base oraria all’interno della comunità di cui sono soci e con cui l’energia prodotta dagli impianti a servizio di una comunità dell’energia rinnovabile o di un gruppo di autoconsumatori che agiscono collettivamente e riversata in rete per essere ceduta al GSE o ad altro operatore di mercato sia al netto dell’energia condivisa all’interno della comunità o del gruppo. Viene, infine, previsto lo sgravio fiscale del 70% per la realizzazione degli impianti fotovoltaici per Le Comunità Energetiche per i soggetti con ISEE pari o inferiore a 12 mila euro, o nel caso di un nucleo familiare con 4 figli, con ISEE pari o inferiore a 20 mila euro”.

“La proposta di legge da me presentata – interviene Alberto Avetta, primo firmatario della pdl “Promozione e sostegno delle Comunità energetiche rinnovabili e degli autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente” – nasce dall’esperienza positiva della legge regionale 12/2018 con la quale il Piemonte ha assunto il ruolo di pioniere nel campo delle comunità energetiche. Le comunità energetiche e i gruppi di autoconsumo rappresentano un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili. La proposta di legge, a fronte di un impegno di spesa quantificabile in 1 milione di euro annuali (con uno stanziamento previsto di 400 mila euro per il 2022, oltre a produrre un risparmio per gli utenti, darà un forte impulso allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, incrementando l’autonomia energetica della nostra Regione, fattore prezioso nella situazione geopolitica attuale. Questi modelli di sviluppo energetico hanno, inoltre, positive ricadute sociali: il carattere mutualistico tra i membri tende a tutelare maggiormente i soggetti più deboli della comunità, integrandoli. Grazie all’autoproduzione e alla condivisione di energia i membri, anche grazie ai sostanziosi incentivi previsti dalla normativa nazionale, possono godere di notevoli vantaggi in termini di abbattimento dei costi energetici. La nostra proposta di legge premia inoltre la partecipazione diretta dei comuni”.

“Il Partito Democratico – concludono Gallo e Avetta – con proposte concrete, che auspichiamo possano essere esaminate e approvate in tempi rapidi, si propone di contribuire a spingere la nostra Regione e il nostro Paese verso una scelta di tutela e protezione dell’ambiente che deve e può conciliarsi con lo sviluppo economico e occupazionale. L’autoproduzione di energia pulita e a basso costo è il punto di partenza per ridurre le emissioni, raggiungere l’indipendenza energetica e realizzare un’economia sostenibile”.