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Il Piemonte e la Vuelta 25: quattro giorni di ciclismo internazionale

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La partenza della Vuelta 25 dal Piemonte ha rappresentato un appuntamento di rilievo per il ciclismo internazionale, con la presenza di oltre 200 giornalisti, fotografi, operatori video e speaker radiofonici accreditati per seguire l’evento.

“Abbiamo vissuto giorni straordinari: il Piemonte è stato il cuore pulsante del grande ciclismo internazionale, accogliendo la Vuelta 25 con entusiasmo, passione e una partecipazione popolare che ha superato ogni aspettativa – il presidente Alberto Cirio e l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi, Paolo Bongioanni.

“Grazie alla stretta collaborazione con le autorità del Piemonte, il passaggio de La Vuelta nella loro regione può essere definito un vero successo che ricorderemo sempre con grande affetto” – il direttore generale de La Vuelta a España, Javier Guillén.

La quarta tappa, con partenza da Susa, ha chiuso il percorso piemontese della corsa attraversando otto comuni prima del passaggio in Francia attraverso il Colle del Monginevro. In totale, le quattro tappe italiane hanno coinvolto 139 comuni della regione.

Un ruolo significativo è stato svolto dalle città di partenza e arrivo – Venaria Reale, Novara, Alba, Limone Piemonte, San Maurizio Canavese, Ceres e Susa – che hanno contribuito con eventi collaterali, iniziative culturali e momenti di partecipazione.

“Abbiamo vissuto giorni straordinari: il Piemonte è stato il cuore pulsante del grande ciclismo internazionale, accogliendo la Vuelta 25 con entusiasmo, passione e una partecipazione popolare che ha superato ogni aspettativa – dichiarano il presidente Alberto Cirio e l’assessore Paolo Bongioanni –. Le quattro tappe piemontesi della Salida Oficial sono state una vetrina sportiva di altissimo livello, un’occasione per mostrare al mondo la bellezza dei nostri territori, l’efficienza delle nostre comunità e la nostra capacità organizzativa. Vogliamo ringraziare tutti i comuni coinvolti, le istituzioni, le forze dell’ordine, i volontari e i tantissimi cittadini che hanno contribuito a rendere questo evento un successo indiscutibile. Il Piemonte ha risposto con calore, ordine e professionalità: dalle città ai piccoli borghi, abbiamo dimostrato di essere pronti per ospitare eventi internazionali di questa portata. Questa competizione è stata molto più di una corsa ciclistica: è stata una festa dello sport, una celebrazione del territorio e un’occasione per rafforzare il legame tra il Piemonte e il ciclismo. Siamo orgogliosi di aver scritto insieme una pagina importante, che resterà nella memoria collettiva e darà impulso anche al nostro turismo, alla nostra economia e alla promozione culturale del Piemonte.”

“La partenza de La Vuelta 25 dal Piemonte ha superato le nostre aspettative. Siamo arrivati in una regione con una lunga tradizione ciclistica e ci siamo sentiti come a casa grazie alla calorosa e affettuosa accoglienza dei tifosi – sottolinea Javier Guillén direttore generale de la Vuelta a España –. Il gruppo ha pedalato attraverso scenari carichi di storia e di una bellezza naturale impressionante, con il passaggio attraverso le Alpi come momento culminante, qualcosa che ci emozionava particolarmente. Dal punto di vista sportivo, sono state tappe molto intense e divertenti, che hanno entusiasmato gli appassionati. Grazie alla stretta collaborazione con le autorità del Piemonte, il passaggio de La Vuelta nella loro regione può essere definito un vero successo che ricorderemo sempre con grande affetto.”

Oltre all’aspetto sportivo, l’evento ha generato un racconto mediatico diffuso a livello internazionale: servizi televisivi, trasmissioni radiofoniche, reportage fotografici e articoli hanno dato risalto non solo alla competizione, ma anche alle caratteristiche del territorio ospitante.

La Salida Oficial della Vuelta 25, con le sue quattro tappe piemontesi, ha così confermato la capacità organizzativa e la vocazione del Piemonte ad accogliere manifestazioni sportive di respiro internazionale.

Quando gli Astigiani corsero il Palio sotto le mura di Alba

Era il primo vero Palio, correva l’anno 1275. Asti e Alba si detestavano. Guelfa la prima, ghibellina e roccaforte angioina la seconda, tra le due città scoppiò un lungo conflitto che si concluse con la vittoria astigiana e, per scherno, gli astesi corsero il primo Palio proprio sotto le mura di Alba. Ma come gli astigiani vivevano il Palio nel Duecento? Mentre Asti si prepara a correre il Palio 2025 andiamo indietro nel tempo di 750 anni quando nacque la storica manifestazione. Tutta la città vi partecipava, anche più di adesso, gli astigiani si riversavano in massa per le strade cittadine, affollavano quello che oggi è corso Alfieri accompagnando fantini e cavalli montati a pelo, senza sella, come avviene oggi, con urla forsennate sullo sfondo di una “foresta” di torri, oltre 120 che circondavano Asti. Otto secoli fa il Palio non era solo una festa religiosa, aveva un carattere anche politico, come segno di sfida simbolica al potere angioino. Era più di una corsa, era un momento di unità e di orgoglio per la città che cercava di riaffermare la propria indipendenza con una competizione accesa e spettacolare tra le contrade, con banchetti, musica e celebrazioni. Così Asti viveva il Palio verso la fine del XIII secolo ed era tutt’altro che una piccola comunità, contava quasi 50.000 abitanti contro i 73.000 di oggi.
 Sono molte le città che organizzano il Palio, il più popolare è quello di Siena in Piazza del Campo ma non è il più antico d’Italia. Per trovare il più antico bisogna andare proprio ad Asti. I 750 anni del Palio di Asti verranno festeggiati domenica 7 settembre con la tradizionale corsa a cavallo nella centrale piazza Alfieri ma come si svolgeva in pieno Medioevo? A quell’epoca Asti era una potente città guelfa, nemica di Alba, Alessandria e Acqui Terme, tutte ghibelline, e con l’arrivo di Carlo I d’Angiò nel nord della penisola, Asti scese in guerra contro le le truppe angioine. Il conflitto durò quindici lunghi anni e terminò con la battaglia di Roccavione nel novembre 1275 e la vittoria degli astigiani. In quell’occasione, come scrisse il cronista locale Guglielmo Ventura, gli astigiani corsero il primo Palio proprio sotto le mura della nemica Alba, sostenuta dagli angioini, dopo aver saccheggiato le vigne confinanti. Un sorta di “Palio di guerra” fortemente voluto dagli astesi per umiliare Alba. In realtà, fino alla metà del Trecento, la corsa si svolse “alla tonda” in un percorso circolare che corrispondeva più o meno all’area delle piazze Alfieri e Libertà. Quando Gian Galeazzo Visconti, signore di Asti, fece costruire una nuova cittadella fortificata, la corsa non si tenne più “alla tonda” ma “alla lunga”, su un percorso lineare di due chilometri e mezzo lungo corso Alfieri. Rispetto ad oggi il Palio si correva il 1 maggio, giorno della festa di San Secondo, patrono della città.                                              Filippo Re
nella seconda foto affresco della corsa del Palio “alla lunga” di Ottavio Baussano nel palazzo del Comune di Asti.

Dalla Regione 5 milioni per gli studenti con disabilità

ELENA CHIORINO:”IL DIRITTO ALLO STUDIO È UN DOVERE COSTITUZIONALE”
Il Piemonte conferma il proprio impegno a favore dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, stanziando 5 milioni di euro per l’anno 2025 destinati alle Province ed alla Città Metropolitana di Torino per garantire assistenza all’autonomia e alla comunicazione agli alunni delle scuole superiori. Una misura concreta, una risposta doverosa che – nelle parole del Vicepresidente della Regione Elena Chiorino – “testimonia come il Piemonte non lasci indietro nessuno e abbia ben chiaro che il diritto allo studio non è uno slogan, ma un dovere costituzionale” I fondi si affiancano agli oltre 8 milioni di euro già attribuiti dal Governo Nazionale tramite il Fondo unico per l’inclusione, rafforzando così gli interventi già previsti per sostenere alunni con disabilità fisiche, sensoriali o con bisogni educativi speciali. Le risorse potranno essere utilizzate per attivare interventi personalizzati, sia individuali che di gruppo, sulla base delle reali necessità segnalate da scuole e territori. “Parliamo di famiglie che ogni giorno affrontano sfide enormi: a loro dobbiamo soprattutto strumenti e soluzioni, facendo la nostra parte con risorse importanti.” Il provvedimento, adottato dalla Giunta Regionale, rientra nel quadro dell’Atto di indirizzo per il diritto allo studio approvato dal Consiglio Regionale e prevede che le Province e la Città Metropolitana elaborino piani provinciali di intervento, calibrati sulle esigenze locali. Un’azione coordinata, efficace e volta a garantire uguali opportunità di apprendimento a tutti i ragazzi, in ogni angolo del Piemonte.

Precipita in montagna e muore sotto gli occhi del marito

È morta sotto gli occhi del marito, a 64 anni, Loredana Trinchieri, di Rivoli.  La donna è precipitata per circa 50 metri in un’escursione nelle Marche sulle montagne di di Ussita, in provincia di Macerata. In passato si era candidata come sindaco in una lista civica.

La gallina Maddalena e gli opossum

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Nel santuario torinese di piazza Santa Rita da Cascia, con un gesto cristianamente dubbio e poco credibile considerate le sue convinzioni religiose, Carletto accese una candela davanti alla statua della santa degli Impossibili ringraziandola, confidando nella sua divina intercessione affinché venisse mantenuta nel tempo quella grandissima invenzione che gli anglofoni chiamavano smart working e gli autoctoni avevano tradotto in lavoro agile. A dire il vero, almeno per lui e per chi apparteneva a quello che alcuni ribattezzarono “il club degli opossum”, la parola lavoro provocava un naturale rigetto, una sorta di eritema dell’animo. Cerimonioso, abilissimo a svicolare gli impegni e a rendersi quasi invisibile per schivare il lavoro, Carletto aveva interpretato a modo suo il lavoro a distanza, da casa. Omettendo il riferimento a tutto ciò che significasse attività, servizio, impiego, mansione, compito, responsabilità, azione oppure risultato si era concentrato sulla parte dell’agile da intendere come un processo di inoperosità, massima aspirazione per coloro che non provavano alcun rimorso nell’essere dei perdigiorno, degli scansafatiche. Pazienza se poi questo atteggiamento sfociasse nell’imbroglio o nella truffa, ingannando il prossimo e principalmente chi gli aveva affidato il lavoro.

Rosina, sua socia in tutto e per tutto (aspetti sentimentali a parte), la pensava ovviamente alla stessa maniera. Erano davvero una bella coppia e, affidandosi all’immortale capolavoro di Collodi, non si faticava a identificarli con il gatto e la volpe. O con l’opossum e la sua nota strategia di fingersi morto per scoraggiare i predatori. Solo che, nel caso dei due, si trattava di un buon modo per schivare lavoro e impegni, infrattandosi al fine di rendersi indivisibili e silenziosi. Il lavoro reclamava attenzione e presenza? Chissenefrega e buonanotte ai suonatori, tanto c’era sempre qualcuno sul quale si poteva, in qualche maniera, scaricare le incombenze. Rosina era nipote di Mario, conosciuto dai più come “il Mario pulito”, uno stradino originario della provincia di Rovigo il quale, mantenendo fede al suo soprannome, aveva sempre e tenacemente operato per ottenere con il minimo sforzo la massima resa dalla sua attività. A differenza di sua moglie Maria che si “tirava nera” a lavorare, lui era diventato famoso per la proverbiale abilità a sdraiarsi ai bordi della strada dove, disteso su un vecchio plaid, allungava le mani nelle cunette per estirpare le erbacce con movimenti tanto lenti quanto studiati. Ben attento a non faticare troppo e a non sporcarsi gli abiti. Se ne accorse anche il vecchio cavaliere Hoffman, pentendosi amaramente di avergli offerto il lavoro di giardiniere nel parco della sua villa. Il buon Mario si sdraiava sotto gli alberi sul finire dell’estate in pigra attesa che le foglie cadessero e solo quand’erano tutte a terra, con una gran flemma, iniziava a raccoglierle, una ad una. E lo stesso in primavera quando, dopo la sosta invernale dove veniva pagato per non far nulla, attendeva che l’erba crescesse fino ai polpacci per rasare il prato con il tosaerba riservandosi tutto il tempo che riteneva necessario. La nipote non poteva certo smentire quell’attitudine perché, come si usa dire, buon sangue non mente. Eppure i due, nonostante tutto, erano simpatici e nemmeno lontanamente paragonabili a Stella, conosciuta come “la gallina Maddalena”, parafrasando una canzone di Roberto Vecchioni. A parte l’idiosincrasia per il lavoro che, forse, poteva accomunarla a Carletto e Rosina ma in una versione molto più acuta, la sua personalità era contorta e poco raccomandabile. Falsa come il peccato di Giuda, cattiva d’animo e terribilmente pettegola, anche lei come la gallina Maddalena si credeva una faraona e ingrassava “senza fare mai le uova”. Piena di se e sempre pronta a cambiar bandiera, tagliuzzava i vestiti addosso al prossimo con la sua linguaccia ma non voleva essere criticata (“io, le cose, non le mando mica a dire… Io, le cose, non le faccio alle spalle. Non è vero che io non abbia mai torto: sono gli altri che non hanno mai ragione”). Quel posto di lavoro per lei era solo un rifugio all’ombra del politico compiacente e lo smart working lo intendeva non come lavoro a distanza ma la maggior distanza possibile dal lavoro che, peraltro, non era in grado di fare a causa dei propri limiti e dell’assenza di un seppur piccolo barlume di volontà. Ma come spesso capita le cose possono cambiare improvvisamente e non è detto che i cambiamenti siano in meglio. Anzi. E così capitò che un giorno finì il suo credito con la fortuna e dovette ridare indietro tutto ciò che aveva ottenuto con intrighi e piccole furbizie. In poche parole, dalla sera alla mattina, la gallina rimase “senza penne sul di dietro”. Ancora una volta quella canzone del grande maestro ritornava quasi fosse una condanna (“Maddalena dei lamenti, che stà lì, che aspetta e spera; Maddalena senza denti, vittimista di carriera; Maddalena dei padroni che van bene tutti quanti: le stanno tutti sui coglioni, però manda gli altri avanti”). Quelli che definiva i suoi santi in Paradiso caddero in disgrazia e per quanto manifestasse la sua disperazione, le toccò andare a lavorare in un fast food. Tra le otto e le dieci ore al giorno a friggere ali di pollo e patatine senza il conforto di un aeratore che funzionasse erano il risultato dell’applicazione della legge del contrappasso per chi, come lei, aveva sempre riso in faccia a chi era costretto a faticare per mettere insieme il pranzo con la cena. E lì la presenza al lavoro era obbligatoria, non facoltativa. Qualche volta capitò che dei conoscenti ai quali aveva riservato in passato le sue attenzioni, delle quali avrebbero fatto volentieri a meno, si fermassero a fare un boccone in quel locale canticchiando “Maddalena, Maddalé, Maddalena dei funamboli: prima c’era e poi non c’è, Maddalena, Maddalé; Maddalena dei tuoi comodi: basta che va bene a te; Maddalena dei pronostici: “io l’avevo detto che…”. Maddalena dei colpevoli: tutti quanti tranne te, Maddalena, Maddalé”.

Marco Travaglini

Nursing Up: “La comunità internazionale intervenga per assistenza a Gaza”

La situazione in Medio Oriente continua a destare profonda preoccupazione. Nella Striscia di Gaza, la popolazione civile vive ormai da mesi in condizioni di assoluta emergenza, mentre le strutture ospedaliere sono progressivamente distrutte o rese inagibili. A pagare il prezzo più alto sono i cittadini privati delle cure fondamentali e i professionisti sanitari costretti a operare in contesti privi di sicurezza.

«Non si può restare spettatori di fronte al collasso del sistema sanitario di Gaza – dichiara Claudio Delli Carri, Segretario Regionale Nursing Up Piemonte Valle d’Aosta –. Ogni giorno vengono compromessi ospedali, ambulanze e centri di cura. È necessario che le istituzioni internazionali agiscano immediatamente per garantire corridoi umanitari sicuri e per fermare una crisi che non è più sostenibile».

Nursing Up Piemonte conferma la propria adesione alla Giornata Nazionale di Digiuno del 28 agosto, promossa da reti di operatori sanitari e associazioni civili. L’iniziativa, che coinvolgerà in tutta Italia professionisti della salute, prevede momenti simbolici di astensione dal cibo e presìdi davanti alle strutture ospedaliere, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione pubblica e istituzionale sulla necessità di un cessate il fuoco e di un accesso immediato agli aiuti umanitari.

Il sindacato sottolinea come sia urgente un impegno concreto da parte del Governo italiano e dell’Unione Europea per sospendere ogni fornitura militare e favorire un processo di pace che restituisca dignità ai civili e sicurezza a chi presta assistenza sanitaria.

«Gli infermieri, i professionisti sanitari del nostro sindacato – conclude Delli Carri – si riconoscono nei valori universali di cura e tutela della vita. Con la nostra adesione al digiuno vogliamo dare un segnale chiaro: la sanità non può essere un bersaglio di guerra e la difesa della salute deve tornare a essere una priorità internazionale».

cs

Il cinema Massaua chiuso fino al 6 settembre per lavori di ristrutturazione

“Spazi rinfrescati, comfort migliore e tanta voglia di cinema“ affermano su Facebook gli esercenti del cinema Massaua, parlando del progetto che prevede quattro sale completamente rinnovate e ambienti nuovi sia per quanto riguarda il look sia per il loro scopo funzionale.
Sicuramente positiva questa riqualificazione, che è una dimostrazione del superamento dei tempi difficili risalenti agli anni del Covid e del ritorno alla normalità, con tanti titoli spettacolari su cui punta la programmazione del Massaua, che riprenderà con l’arrivo in sala, dal 6 settembre prossimo, del film “The Conjuring- Il rito finale”, capitolo conclusivo della saga dei Warren.

Uno degli aspetti interessanti e innovativi di queste settimane è  stato quello di raccontare il processo di ristrutturazione in diretta sui social, fin dal primo giorno con filmati sul procedimento, anticipazioni su quello che diventerà il nuovo cinema, le fotografie delle gru enormi del piazzale antistante, i pavimenti in rifacimento, la sostituzione dei vecchi proiettori, l’arrivo delle nuove poltrone.

“Durante alcuni lavori abbiamo fatto una scoperta incredibile – hanno dichiarato gli esercenti del cinema- una vecchia intercapedine costruita all’origine del cinema, nascosta per anni e con uno scopo ben preciso, che era quello di rialzare la cabina di proiezione rispetto alla sala, così da garantire l’angolazione perfetta del fascio luminoso sul grande schermo”.

Mara Martellotta

Tortino allo zafferano. Anche con gli avanzi di riso

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E’ una torta salata che potrete proporre come primo piatto, una preparazione semplice, cremosa, dal gusto delicato che deliziera’ il palato di tutti i commensali.

Ideale anche per utilizzare del riso avanzato da condire a piacere.

Ingredienti

300gr. di riso Carnaroli
1 uovo intero
1 bustina di zafferano
100gr. di pancetta affumicata a cubetti o prosciutto cotto
200gr. di ricotta morbida
50gr. di parmigiano grattugiato
Sale, pepe, burro, latte qb.

Cuocere al dente il riso in acqua salata, scolare e lasciar raffreddare. Dorare in padella la pancetta a cubetti, asciugare su carta assorbente. In una terrina mescolare il riso con l’uovo intero, lo zafferano, la ricotta, la pancetta, metà parmigiano, il sale ed il pepe. Aggiungere poco latte per rendere la preparazione più morbida.
Ungere una teglia da forno con burro fuso, cospargere con pangrattato, versare il riso, coprire con il parmigiano rimasto e fiocchetti di burro. Infornare a 200 gradi per 10 minuti e per altri 5 minuti con funzione grill. Servire caldo.

Paperita Patty

Lavori al ponte Ferdinando di Savoia, modifiche viabili

Il ponte Ferdinando di Savoia sulla Stura di corso Giulio Cesare sarà oggetto di un importante intervento di manutenzione straordinaria. Il via al cantiere è previsto nei primi giorni di settembre, in contemporanea con la sospensione del servizio tranviario sulla Linea 4 tra Piazza Derna e Falchera per i lavori GTT sul capolinea nord.

L’intervento, che prevede tra l’altro il risanamento della pavimentazione e consentirà anche di convogliare adeguatamente le acque meteoriche, permetterà, attraverso la completa impermeabilizzazione dell’impalcato, di preservare la struttura del ponte dalle infiltrazioni di acque piovane.

Dopo la rimozione completa della massicciata stradale e dei binari, si procederà al rifacimento della impermeabilizzazione dell’impalcato e successivamente al ripristino delle carreggiate e della sede tranviaria.

I lavori sono suddivisi in due fasi per consentire la circolazione nelle due direzioni.

Nel corso della prima fase, della durata prevista di circa 5 mesi, il cantiere interesserà la sede dei binari e le due corsie adiacenti, mentre rimarranno disponibili due corsie per senso di marcia.

Nella seconda fase, della durata di 2 mesi, i lavori si sposteranno sulle due corsie laterali. Sarà riattivata la corsia tranviaria e rimarrà disponibile una corsia per senso di marcia.

“Torino è una città d’acque, solcata da 4 fiumi e da numerosi rii collinari, attraversati da un elevato numero di ponti a servizio del reticolo stradale, complessivamente più di 200, di cui parecchi storici – spiega l’assessore Francesco Tresso, titolare delle delega per la manutenzione della viabilità -. Quello sul ponte Ferdinando di Savoia, con i lavori ormai prossimi al via, è  un intervento importante che migliorerà la funzionalità, l’efficienza e la sicurezza dell’infrastruttura e la adeguerà alle recenti revisioni delle linee guida emanate dopo la caduta del ponte Morandi. I lavori, del valore di 1,4 milioni di euro, sono finanziati con mutuo”. 

Il ponte Ferdinando di Savoia fu costruito tra il 1926 e il 1928 dall’impresa Bertelé su progetto di Mario Dezzutti. L’aspetto attuale del ponte risulta modificato a seguito dell’ampliamento del 1966, costituito da due strutture simmetriche affiancate e identiche a quella originale. La struttura, in cemento armato, è composta da quattro campate per una misura complessiva di 126 metri di lunghezza e 36 metri di larghezza.

Tra il 2002 e il 2007 l’infrastruttura è stata interessata dalla realizzazione della linea tranviaria 4 che è stata estesa verso nord fino al quartiere Falchera.
TORINO CLICK

Borgo Campidoglio, arrivano gli acrobati!

Insieme ai cittadini, una perfomance site specific per riflettere sulla bellezza

Acrobati che catturano lo sguardo dei torinesi, li costringono a  fermarsi, li coinvolgono, stimolando un dialogo collettivo sulla bellezza e sullo spazio che abitiamo. Accade in via Rocciamelone, Borgo Campidoglio a Torino, che mercoledì 27 agosto diventa palcoscenico del progetto “Attraversamenti e contatti“, promosso da Cordata For con il contributo del Ministero della Cultura e della Città di Torino tramite il bando “Circoscrizioni che spettacolo…dal vivo! Avviso pubblico 2025“.

Nell’area pedonale attigua al MAU – Museo di Arte Urbana, performer interagiranno con lo spazio circostante e i murales, trasformando l’ambiente in una scena vivente, dialogando direttamente con il tessuto urbano.

 L’appuntamento con la perfomance site specific è mercoledì 27, con  repliche alle  16,  18 e  20,30.
Lunedì 25 e martedì 26 agosto gli stessi artisti insieme ad alcuni cittadini – selezionati tramite call – lavoreranno in strada per prepararlo con il regista Francesco Sgrò.

 «I torinesi che abitano in quella strada, i negozianti, ma anche chi, per caso, farà capolino in via Rocciamelone in quei momenti, potrà esplorare il rapporto tra città e bellezza, partecipando a una narrazione collettiva che nasce dallo spazio urbano e interroga i nostri immaginari estetici» spiega Giuseppina Francia, responsabile della produzione per Cordata FOR.

 Il progetto

 “Attraversamenti e contatti” prevede un percorso di creazione sperimentale e un laboratorio interdisciplinare che fonde circo, danza e teatro e incoraggia l’incontro con le opere del Mau.

I performer – tutti acrobati professionisti under 35: si tratta di Antonio Panaro, Camille Guichard, DavideVisintini, Francesco Germini – utilizzeranno i loro corpi in costante interazione con lo spazio scenico, valorizzando gli elementi architettonici e pittorici di particolare bellezza, trasformando questo angolo di Torino in una scenografia vivente da attraversare e riscoprire

 Il tema

 «La natura all’aperto dell’intervento consente di essere attratti dalle acrobazie in scena e di avvicinarsi progressivamente, lasciandosi coinvolgere e stimolare da un dialogo collettivo sulla bellezza e sullo spazio che abitiamo» spiega Giuseppina Francia.

Un’opportunità di incontro e prossimità, di dialogo, condivisione e creazione interculturale e multidisciplinare che parte da una domanda centrale: “Che cos’è la bellezza per te?”. Una riflessione particolarmente urgente e complessa per le nuove generazioni, spesso soggette a pressioni verso ideali estetici irraggiungibili e distorti, amplificati dai social media.

Il laboratorio, guidato dal regista Francesco Sgrò,  offre così uno spazio libero e sicuro per esplorare anche la bellezza dell’intangibile: delle emozioni, dei gesti, della fragilità e delle relazioni.

Durante le giornate del 25 e 26 agosto, anche gli abitanti di Campidoglio, i negozianti e i cittadini di passaggio verranno coinvolti nel processo, creando occasioni di partecipazione spontanea e inclusiva, con uno sguardo aperto ai “non pubblici”, ovvero coloro che hanno meno familiarità con eventi culturali dal vivo. «Il progetto è una scintilla artistica e sociale» conclude Francia.