ilTorinese

Recupero, redistribuzione e riuso a “Parlami di spreco”

Saranno i temi che verranno affrontati durante la seconda puntata condotta e ideata dalla Social Media Manager Simona Riccio

 

Giovedì  15 dicembre prossimo, alle 18, andrà in onda live  sulla pagina Linkedin di “Parla con me” la seconda puntata di “Parlami di spreco”, condotta e ideata da Simona Riccio, Social Media Marketing Manager e Digital Strategist nel settore agroalimentare, con un testimonial di eccezione, l’onorevole Maria Chiara Gadda, prima firmataria della Legge 166 / 16 Antispreco e Vicepresidente della Commissione agricoltura.

I relatori della seconda puntata saranno il sindaco di Grugliasco, Emanuele Gaito, il Direttore generale del CAAT, Centro Agroalimentare di Torino, e Luigi Vendola, giornalista ambientale  e Responsabile Progetti  Eco delle Città.

Sarà  presente per la prima volta in trasmissione un sindaco di una città,  in questo caso di Grugliasco, che racconterà quali siano i progetti che, da qualche anno, promuovono per contrastare lo spreco alimentare, e nel campo del riuso dei vestiti, giocattoli e libri. Si tratta di progetti iniziati per caso che si sono confermati quali vincenti. È  molto importante fare emergere quali siano gli impegni delle istituzioni in questo settore e raccontarli in trasmissione, sensibilizzando  anche gli altri Comuni a fare lo stesso.

Sempre del territorio di Grugliasco parlerà Gianluca Cornelio Meglio, Direttore Generale del CAAT, Centro Agroalimentare di Torino, più volte già  ospite della trasmissione in quanto il Centro, oltre ad essere luogo di approvvigionamento di un grande numero di referenze, rappresenta  anche un luogo dove sono attive politiche di contrasto allo spreco alimentare, per le quali operano varie realtà all’interno del Centro, dove figurano i volontari del gruppo Sentinelle Salvacibo di Torino.

In trasmissione interverrà  anche Luigi Vendola, giornalista ambientale e Responsabile Progetti Eco-dalle Città.  Giovedì  sera racconterà il suo impegno sul territorio e la realtà del progetto EePoPP, un progetto nato nel 2016 che si propone di avviare un sistema efficiente di raccolta rifiuti organici e dei prodotti ortofrutticoli, ancora da valorizzare in alcuni mercati cittadini, tra cui quello di Porta Palazzo.

Il progetto ha appena compiuto sei anni e per l’occasione si è  fatta festa presso Porta Palazzo. Molti personaggi pubblici sono stati intervistati, tra cui il Direttore del CAAT, ospite della puntata insieme a Chiara Foglietta,  Paolo Chiavarino, Paola Brigantini, Donatella Genisio, Jasch Ninni e Vicente Cabrera.

La trasmissione verrà mandata in onda Live sulla pagina Linkedine sul Canale YouTube di Parla con Me. Tutte le comunicazioni saranno disponibili sui canali social.

MARA MARTELLOTTA

Volpiano, il programma degli eventi natalizi


Numerosi appuntamenti organizzati dal Comune e dalle associazioni

Il programma degli eventi natalizi di Volpiano si apre con il presepe allestito dall’Unitre in piazza Vittorio Emanuele II da giovedì 8 dicembre fino domenica 8 gennaio; giovedì 8 dicembre, inoltre, l’Associazione Nazionale Bersaglieri organizza la Festa di Natale con la cerimonia in piazza Cavour alle 10.30 e il pranzo.

Mercoledì 14 dicembre l’Unitre organizza alle 15.30 il Concerto di Natale nella residenza Anni Azzurri, mentre giovedì 15 dicembre alle 17, in biblioteca (via Carlo Botta 26) per l’«Ora del Racconto», vengono lette ai più piccoli le «Magiche storie di Natale», a cura dell’associazione Crab Teatro.

Sabato 17 dicembre l’asilo nido comunale è presente al mercato di piazza Italia con un proprio stand, mentre in piazza Vittorio Emanuele II la Pro Loco allestisce il banchetto per Telethon (presente anche domenica); al pomeriggio si svolgono la «Corri e Cammina per Caritas Volpiano» di Runner Team e «Natale in Vauda» dell’associazione New Nordic WalkingDomenica 18 dicembre vengono portati gli auguri agli ospiti delle case di riposo di Volpiano, e alle 21 in Sala Polivalente si svolge la festa dell’associazione «Dona con Amore». Martedì 20 giovedì 22 dicembre Babbo Natale visita le scuole di Volpiano.

Giovedì 22 dicembre, alle 21 nella Chiesa parrocchiale, si svolge il Concerto di Natale della Filarmonica Volpianese e dell’Istituto Musicale «Lodovico Lessona».

Venerdì 24 dicembre, all’uscita dalla Santa Messa di mezzanotte, la Pro Loco offre panettonecioccolato vin brulé.

I festeggiamenti natalizi si chiudono venerdì 6 gennaio con la Befana Alpina sabato 7 gennaio, alle 21 nel Salone Parrocchiale, con il concerto «Note sotto la Cometa» dell’associazione «Il Colore dei Suoni».

Argentina in finale!

Mondiale Qatar 2022
Semifinale
Argentina-Croazia 3-0
MARCATORI: 34′ rig. Messi (A), 39′ Alvarez (A), 69′ Alvarez (A)

Messi e Alvarez segnano i gol che qualificano l’Albiceleste di Scaloni in finale domenica prossima 18 dicembre alle ore 16 italiana.
Un sontuoso Leo Messi guida l’Argentina ad una vittoria senza problemi sulla Croazia. Finisce 3-0 e così Messi e compagni vanno in finale a giocarsi il titolo domenica pomeriggio contro la vincente di Marocco-Francia. Grande protagonista anche Julian Alvarez, autore di una doppietta. Croati che dopo una mezz’ora di buon predominio sono crollati senza reagire.
Bene Modric e Vlasic nelle file croate.

Enzo Grassano

Juventus, la procura rinuncia all’appello

La Procura della Repubblica di Torino ha rinunciato alle misure interdittive verso la Juventus, sia per quanto riguarda la società sia per le persone fisiche. Il 21 dicembre era stata fissata  l’udienza di camera di consiglio per l’appello dei pubblici ministeri avverso all’ordinanza del Gip del Tribunale sulla richiesta dei magistrati di misure cautelari. Tra queste il sequestro preventivo nei confronti della Juve di circa 437mila euro, relativamente al presunto reato di dichiarazione fiscale fraudolenta.

Il Futuro imperfetto

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

 

Thomas Carlyle, nel 1849, definì l’economia come “la scienza triste”, “the dismal science”, per sottolineare il pessimismo (frutto delle teorie di Malthus, che aveva una visione tetra del futuro, con povertà carestie, dovuto alla crescita esponenziale della popolazione ben superiore a quella dei beni di sussistenza) degli economisti suoi contemporanei.  

Nel tempo la “tristezza” dell’economia è stata in vario modo interpretata e una delle critiche che possiamo oggi senza timore di smentita attribuirle è quella della sua incapacità di fornire previsioni certe. A differenza della fisica, governata da leggi precise ed immutabili, l’economia e con lei la finanza sono infatti governate dai comportamenti delle persone. 

Richard Feynman, il celebre fisico, disse una volta: Immaginate quanto più difficile sarebbe la fisica se gli elettroni avessero dei sentimenti. Gli investitori, come tutti gli esseri umani, hanno dei sentimenti ed è difficile prevedere cosa faranno sulla sola base di ciò che hanno fatto in passato. 

Questa premessa ci dovrebbe già mettere in guardia sulle previsioni (che quasi mai si sposano perfettamente con quello che sarà il nostro futuro) e, cosa ancora più importante, da noi stessi.  

Due, in particolare, sono i rischi che, più o meno consapevolmente, corriamo: 

  • Il primo ha a che fare con la pianificazione di un futuro incerto e imprevedibile. È spesso difficile e faticoso staccarci dal presente, prestare attenzione a quello che potrebbe accadere e riflettere su ciò del quale potremmo avere necessità. C’è una sorta di tirannia del presente, hic et nunc, che ci fa spendere oggi più di quanto dovremmo per cose delle quali non avremmo strettamente bisogno (Oscar Wilde diceva che non c’è nulla di più indispensabile del superfluo) e, per sottrazione, risparmiare meno di ciò che dovremmo per il nostro futuro. Il risparmio è, infatti, la nostra polizza assicurativa sugli eventi imprevisti ma, come spesso avviene, ci rendiamo conto della sua importanza solo nel momento nel quale ne abbiamo bisogno. Su questo, va detto che noi italiani siamo ben posizionati e che la nostra capacità di risparmio è di gran lunga superiore a quella della maggiore potenza economica mondiale, gli Stati Uniti, dove il cittadino medio dichiara di non essere in grado di fronteggiare una spesa imprevista di soli 500 dollari! 

 

  • Il secondo rischio risiede nella nostra atavica incapacità di mettere in pratica un piano realizzabile e coerente per raggiungere i nostri obiettivi finanziari. Avere compreso la fondamentale importanza del risparmio non è, infatti, sufficiente per assicurarsi un futuro tranquillo quando si verifica un evento lavorativo traumatico, causato ad esempio da una ristrutturazione aziendale, un grave problema di salute o, semplicemente, ci si accorge, troppo tardi, che al momento del pensionamento il nostro stipendio verrà sostituito da una ben più misera rendita pensionistica. 
     

L’investimento maturato gradualmente, negli anni, allocato coerentemente con la propria capacità di sopportarne le oscillazioni, è certamente il primo elemento da mettere in conto per evitare cattive sorprese, accontentandoci di quanto possiamo permetterci (non solo dal punto di vista finanziario). 

Non vale mai, infatti, la pena di rischiare tutto: se ci propongono di giocare alla roulette russa le probabilità sono a nostro favore ma credo che converrete con me che il rischio non vale il potenziale guadagno, non importa quanto grande… 

Può essere interessante ricordare un aneddoto sul denaro raccontato da John Bogle, il fondatore di Vanguard (una delle più grandi società finanziarie al mondo): a una festa organizzata da un miliardario, lo scrittore Kurt Vonnegut informa l’amico Joseph Heller che il loro anfitrione, un gestore di hedge fund, ha guadagnato più soldi in un giorno solo di quanti lui ne abbia guadagnati con il suo celebre romanzo “Comma 22”. Heller risponde: “Sì, ma io ho qualcosa che lui non avrà mai: abbastanza”.

D’altro canto già Sant’Agostino ci ricordava che “La felicità è desiderare quello che si ha”…

 

Il capitalismo moderno è abilissimo a fare due cose: generare ricchezza e suscitare invidia. Così negli investimenti accontentarsi di ciò che, soggettivamente, è “abbastanza” rappresenta un altro indispensabile passo nella giusta direzione. 

Per fare ciò occorre, però, fare qualcosa che è molto, molto difficile: conoscere perfettamente, profondamente, noi stessi. 

Dobbiamo comprendere cosa vogliamo raggiungere (ad esempio una tranquilla vecchiaia garantita da un modesto patrimonio), qual è la tolleranza al dolore generato dal vedere i nostri investimenti scendere (poco rileva la gioia alla loro salita, presto dimenticata quando la fortuna cambia direzione) e gli strumenti per tradurre in pratica i nostri proponimenti. 

Senza farla troppo lunga, ciò di cui abbiamo bisogno è qualcuno che comprenda come siamo e che, con grande onestà intellettuale (e professionale), ci aiuti a perseguire i nostri obiettivi, aiutandoci a non cambiare strada nei momenti sbagliati (rischiando pericolosi incidenti di percorso). 

Un buon investimento non è necessariamente quello che ottiene i risultati più alti, legati a rischi non sempre sopportabili. Il segreto è, semmai, ottenere buoni rendimenti che si possano mantenere il più a lungo possibile. E più si è disposti ad aspettare (senza farsi assillare dai movimenti quotidiani dei mercati finanziari e dalle notizie negative) maggiore sarà la probabilità di non subire perdite. 

I buoni investimenti non provengono da scelte tutte corrette nel tempo ma dalla costanza e dalla capacità di non commettere sciocchezze (vendendo quando le cose sembrano davvero volgere al peggio e comprando quando tutto sembra essere perfettamente a posto). 

Sono stati scritti moltissimi volumi su come il finanziere statunitense Warren Buffet sia stato capace di diventare uno degli uomini più ricchi del mondo ma poco rilievo viene dato alla cosa probabilmente più importante: non si è fatto prendere dal panico e non ha venduto tutto durante le ben quattordici recessioni che ha attraversato durante la sua carriera. 

 

 

Buffet, stimatissimo investitore di lungo corso, ricorda sempre che occorre essere avidi quando gli altri sono spaventati e spaventati quando gli altri sono avidi. 

D’altronde anche Napoleone definiva il genio come “l’uomo capace di fare qualcosa di semplicissimo mentre tutti intorno a lui perdono la testa”. 

Viene in mente un vecchio modo di dire dei piloti d’aereo, per i quali il loro lavoro è “ore e ore di noia inframmezzate da istanti di terrore puro”. È così anche per gli investitori. 

Per fortuna esistono strumenti finanziari per tutti i gusti e per tutti gli stomaci, dai più rischiosi a quelli più prudenti, ed essere accompagnati alla loro comprensione, senza dimenticare i (troppo spesso ignorati) “effetti collaterali”, è la prima mossa per essere preparati a qualunque evenienza. 

La nostra legislazione fiscale, ad esempio, incentiva la costruzione di una opportuna integrazione alla futura pensione (che sarà in grado di coprire nel 2030 non più del 65% del reddito dipendente e solo il 45% di quello autonomo) con degli sgravi fiscali (la deduzione, sino a 5.164 euro l’anno, dal reddito dichiarato dell’accantonamento volontario) che è decisamente un peccato non sfruttare. 

Per tutti gli altri eventi che possono materializzarsi prima del pensionamento esistono, poi, forme di investimento che consentono di preservare il patrimonio, per sé e per i propri eredi, in modo efficiente e con rischi commisurati alla propria propensione al rischio. 

Queste considerazioni valgono in modo rafforzato nei casi nei quali la discontinuità di un percorso lavorativo produce, oltre ad una comprensibile frustrazione, una liquidazione che dovrà consentire di fronteggiare serenamente l’incertezza degli anni che seguiranno. 

Il mercato immobiliare ha smesso da anni di essere uno strumento efficace di diversificazione dei nostri investimenti: ne possediamo, mediamente, già troppi (è più che sufficiente la casa di abitazione), subiscono il calo della domanda dovuto all’invecchiamento della popolazione, potrebbero patire un ulteriore inasprimento della loro tassazione e, dulcis in fundo, sono difficilmente vendibili, in tempi rapidi ed al prezzo che vorremmo, al momento del bisogno. 

L’inflazione che molti si trovano oggi per la prima volta a fronteggiare (erano troppo giovani o non ancora nati negli anni 70-80) rappresenta una nuova sfida che richiede un supplemento di competenza, esperienza ed attenzione nella gestione del proprio patrimonio. 

Ogni cosa ha un prezzo, ma non tutti i prezzi sono scritti sull’etichetta. Per noi poveri investitori il prezzo è la volatilità, la paura, il dubbio, l’incertezza e il rimpianto: tutte cose facili da sottovalutare finché non ce le troviamo davanti.

Il gruzzoletto, intascato o accumulato faticosamente negli anni, andrà quindi amministrato tenendo bene a mente tutto quanto detto in precedenza: conosci bene te stesso, definisci quanto è “abbastanza” ed investi di conseguenza. 

Alberto Angela ci racconta Nerone, con humour e tanta passione

“Aspettando il Salone”, nell’ampio spazio della Nuvola Lavazza

Non poteva che dedicarla a suo padre questa tappa finale del lungo viaggio che lo ha portato a indagare sull’incendio che divampò quel sabato 18 luglio del 64 dopo Cristo e che per molti versi cambiò il destino dell’antichità e del mondo: “A mio padre, amico che manca, che mi ha trasmesso l’entusiasmo di viaggiare tra le stelle della conoscenza con la semplicità delle parole e la profondità del pensiero.” Ha assorbito ogni cosa Alberto Angela da sua padre, come un Ulisse dantesco desideroso in ogni istante di conoscere e di andare oltre le barriere, ha assorbito certo tutto l’entusiasmo, e lo tocchi con mano non appena entra da vera star, circondato dalle guardie del corpo che ne proteggono i movimenti e i tempi, e inizia a chiacchierare nella vastissima sala della Nuvola Lavazza per la presentazione di “Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore”, uscito da pochi giorni per HarperCollins con Rai Libri e già un successo editoriale, primo ospite di “Aspettando il Salone”, il percorso d’avvicinamento all’appuntamento torinese di primavera, in programma dal 18 al 23 maggio prossimi, che durante il corso dell’anno porterà scrittori e scrittrici a confrontarsi con il pubblico di lettori, pare, sempre più numeroso. La sobrietà nell’esporre, le parole mai nascoste e lontane da quelle troppo spesso usate da certi tromboni tivù, morbide e spinte talvolta verso la risata d’alleggerimento da una materia che troppo impegnata, la cultura che spazia per molte direzioni, l’amore verso un mestiere – paleontologo, naturalista, divulgatore scientifico e scrittore -, tutto lo ha portato a esplorare, a indagare come un detective del nuovo millennio sulle cause di un’occasione e su una figura della storia che troppe voci hanno per secoli sepolto sotto la coltre della più dura negatività.

“Voi siete entrati qui con un’idea di Nerone, vi prometto che uscirete con una totalmente diversa.” Una trilogia avventurosa, ricca di piccoli passi che ci hanno fatto scoprire la vita di Roma del tempo e del suo milione di abitanti, le ore che precedono l’incendio, la guida dei due vigiles Saturninus e Vindex con il militare Primus – tra ricostruzioni e approfondimenti, i primi due sicuramente esistiti, lo sappiamo dalle steli mortuarie che l’uno dedicò all’altro, vivi e vegeti a camminare per le strade in quelle ore a svolgere il proprio incarico, come reali sono il sarto o la pescivendola o le matrone in fuga, che hanno cercato gli ultimi attimi per raccogliere tra le mani o in una borsa qualche gioiello (ma fino a quando?), in cui Angela ci fa imbattere nella sua narrazione -, l’aiuto di Tacito e Dione Cassio e Svetonio nelle testimonianze, gli scavi che riportano alla luce gli strati proprio di quei giorni con le strade che vetrificano a causa dell’elevatissima temperatura che si è creata (i calcoli fatti parlano di 1200 gradi, a Hiroshima si arrivò a seicento), l’incidente di una lucerna lasciata accesa da una serva improvvida, in un magazzino alla base del Circo Massimo, il vento di libeccio che alimenta le fiamme, le varie zone della città implicate (“delle 14 circoscrizioni tre andarono completamente distrutte, quattro uscirono non poco disastrate e sette intatte”), le domus e le insulae (i caseggiati di oggi, ne furono distrutti circa 4 mila) che bruciano e crollano, molte aiutate dai pessimi materiali che la speculazione di troppi costruttori aveva usato. E poi i mezzi di difesa, l’antica via Lata odierna via del Corso usata con le strade adiacenti a far da sbarramento al fuoco, pronti a distruggere palazzi intatti quando occorrerà; e ancora gli sfollati, circa 200 mila, accampati a nord di Roma dove le fiamme non erano arrivate, i mezzi di soccorso, le fughe, i corpi piagati, i feriti e i morti ai lati delle strade e sotto le macerie.

“Non avrei mai immaginato di scrivere una trilogia con la figura di Nerone al centro”, ma l’imperatore è l’inevitabile punto d’arrivo, il protagonista incontrastato di questo terzo volume. Lui, ultimo rampollo della stirpe giulio-claudia: principe e imperatore, poeta e attore, musicista, cantante e danzatore; saggio negoziatore, benefattore del popolo di Roma, invasore, spietato massacratore di senatori, persone comuni, ribelli e cristiani; accanito tifoso da stadio, amante della velocità, appassionato di qualsiasi novità tecnologica, promotore di esplorazioni geografiche, inventore di drink, ribelle nel vestire e nell’acconciarsi i capelli; matricida, uxoricida, marito di tre donne e di due uomini; razziatore di opere d’arte e patrimoni altrui, grande edificatore e urbanista. Questo il quadretto nelle pagine del libro di un ragazzo salito al trono a 17 anni e costretto a porgere il coltello e il collo alla fida serva e amante devota Atte quando non aveva ancora trent’anni. “I primi cinque anni del suo impero furono il migliore periodo di Roma”, ci informa Tacito che non lo trattò mai con cuor leggero, priva di guerre e prosperosa, non certo retta con il proprio vasto impero da un guerrafondaio. La madre Agrippina che “lo marca stretto” (quando risulterà “ingombrante”, sappiamo però che non ci pensò due volte a spedirla a miglior vita), i consigli di Petronio e gli ammaestramenti di Seneca, la modernità della visione politica, la moglie Poppea che muore con tutta probabilità di aborto – non per un calcio che lui le rifilò in pancia: e qui cominciamo a sfatare gran parte del diabolico che Nerone s’è portato sul gobbone in saecula saeculorum -, la scuola per gladiatori (e Angela ti va pure a scoprire e descrivere lo schiniere che porta impresso il nome “Nero”) e la costruzione della sfavillante Domus Aurea aperta tra giardini e fontane e viali al pubblico, le dispense di grano da elargire, i Ludi juvenales (ovvero una sorta di giochi della gioventù, nati nel 59 d.C., durante i quali deliziare tutti gli accorsi con corse di cavalli, gare ginniche e musicali e altro ancora) e le tournée in Italia e in Grecia a far conoscere ogni propria dote e a vincere tutti i giochi, come la corsa su un carro tirato da dieci cavalli, in cui cade ma riesce a superare la prova, l’inizio ad operare sul taglio dell’istmo di Corinto. A dirla tutta, buone doti sì, ma non eccelse, se oltre a mangiar porri e mettere lastre sul petto per irrobustire i muscoli, manteneva una voce “abbastanza buona, ben educata, seppur roca” e se fece fare la fine della madre Agrippina al suo liberto egizio Paride che nella danza non gli aveva fatto raggiungere dei risultati soddisfacenti.

Con quei capelli rossicci, che richiedevano quotidianamente le cure di creme e di pinze roventi, il corpo in leggera abbondanza, una sorta di Ed Sheeran lo definisce Angela – o provate a ripensare al gran faccione di Peter Ustinov che in “Quo vadis” osserva felicità e miserie attraverso l’enorme smeraldo che porta al dito -, uno di quegli amici con cui trascorrere una felice serata in compagnia, in una trattoria a farti una birra e a parlare di ragazze tra una barzelletta e l’altra. Ma l’autore lo definisce anche “Joker”, un essere umano in chiaro scuro, “gioviale e feroce”, un sorriso e un ghigno malefico, come lo ha immaginato Milo Manara nelle pagine del libro. E allora si torna al cattivone? Si torna a quello che in un tramonto dorato sui colli se ne sta con la cetra in mano a cantare un proprio poema, dedicato alla “Caduta di Troia”, e a mirare alla città che lui stesso ha dato alle fiamme, come corre la voce messa in giro dai senatori conservatori che di lui non ne possono più? Che manda ad bestias nel circo e a illuminare le strade che portano a Roma centinaia e centinaia di cristiani, spudoratamente accusati e nel giro di tre mesi mandati a morte? Certo i rumors non stanno in piedi se si immagina Nerone a distruggere più della metà del suo patrimonio, in ville e palazzi e altro, certo la tradizione enfatizzò e accrebbe il numero dei martiri, tra una comunità che contava all’incirca 300 anime, in una Roma dove i cristiani vivevano appartati (Pietro arrivò a visitare i seguaci non a fondare una comunità) ed erano malvisti dagli ebrei che con essi avevano rapporti che Angela definisce “brutti”. Il capro espiatorio ci fu e la ferocia dell’epoca lo trovò nei cristiani. Certo non vanno cancellati gli aspetti che nella Storia hanno bollato la figura di Nerone, principe delle fake news, ma è altrettanto vero che non gli si può appioppare il titolo di Anticristo e legare a lui il perverso 666 (“il calcolo si basa sulle lettere dell’alfabeto ebraico secondo una tecnica che si chiama gematria: in pratica, a ogni lettera corrisponde un numero, a seconda della sua posizione nell’alfabeto. Sommando i numeri corrispondenti alle lettere che compongono il nome di Nerone, si ottiene 666”, ci insegna l’autore, congedando il suo protagonista.

Senza quella tragedia, senza quella figura in chiaroscuro, la Storia avrebbe preso un’altra strada (la necessarietà del Male?), non avremmo avuto la tomba di Pietro e l’edicola, gli scavi e un frammento del muro rosso con il graffito in cui si riesce a leggere “Petros eni” ovvero “Pietro è qui”, non sarebbe nata la basilica, non avremmo ammirato la Sistina e il Giudizio Universale e gli autori del Quattrocento, la tela di Caravaggio a Santa Maria del Popolo, avremmo avuto una Roma diversa. Il “Nerone” di Alberto Angela è un’opera che avvince nel racconto e avvincerà nella lettura, 550 pagine di notizie a rivedere la Storia, a immergerci in un’epoca, a sorbirne ogni aspetto. Un’opera massiccia, completa. Se, mentre termina di firmarvi la copia, chiedete all’autore su quale personaggio andrà a cadere la propria indagine, alzando lo sguardo e posando un attimo il pennarello nero, vi dice, quasi con uno sguardo tra l’esausto e quello che esige compassione: “Adesso credo sia il tempo che io mi riposi”. Ma chi ci crede? Preparatevi a incontrarlo la sera di Natale con “Stanotte… a Milano”, naturalmente targato Rai 1.

Elio Rabbione

La foto di Alberto Angela è di Barbara Ledda; la copertina del libro edito da HarperCollins con Rai Libri “Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore”; alcuni momenti della presentazione alla Nuvola Lavazza.

Torino-Lione opera strategica, firmata l’intesa tra Italia e Francia

Questa mattina, in occasione  della 64esima Commissione intergovernativa (Cig) tra Italia-e Francia per il collegamento ferroviario Torino-Lione, è stata siglata una nota congiunta indirizzata alla Commissione Ue. La nota è stata proposta dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini e dall’omologo francese,  Clément Beaune Beaune. I due ministri hanno ribadito l’importanza strategica della Tav per i due Paesi.

Regina Margherita, Magliano: polmoniti, influenza (e Covid) colpiscono i bambini

Raddoppiano i ricoveri 


I ricoveri per problemi respiratori passano da 29 a 59 presso l’Ospedale Infantile torinese, ma tante altre strutture, Ospedali e Pronto Soccorso del territorio sono in difficoltà: cosa farà la Giunta in merito? Lo chiederò in Consiglio Regionale con un Question Time. In assenza, dopo due anni, di mascherine e distanziamento interpersonale, l’incidenza settimanale delle forme virali risulta in netta crescita rispetto agli anni precedenti: raggiunti i 14 casi per mille settimanali.

Bronchiti, polmoniti e influenza colpiscono in queste settimane con particolare forza specialmente i pazienti più piccoli, mandando i Pronto Soccorso e gli Ospedali del territorio in forte difficoltà. L’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino è, in particolare, quasi al completo, con il dato relativo ai ricoveri quasi raddoppiato. La Giunta è consapevole di questa situazione? Quali misure intende mettere in atto per permettere ai Pronto Soccorso e alle strutture del territorio piemontese di garantire una risposta adeguata all’emergenza in corso? Lo chiederò  in Consiglio Regionale del Piemonte con un Question Time appena presentato a Palazzo Lascaris. I reparti sono colmi e vi è carenza di posti letto: in pochi giorni i ricoveri per problemi respiratori al Regina Margherita di Torino sono, per esempio, saliti da 29 a 59. A questi 59 si devono aggiungere 7 ricoveri per Covid. Diversi altri virus sono stati isolati: adenovirus, rinovirus, virus parainfluenzale, virus respiratorio sinciziale (la causa più comune di bronchiolite, infiammazione delle piccole vie aeree dei polmoni). In assenza, dopo due anni, di misure obbligatorie di distanziamento e relative all’uso della mascherina, l’incidenza settimanale di casi è nettamente in aumento rispetto: siamo a 14 casi per mille settimanali segnalati dai medici sentinella, con crescita costante. Fondamentale è, ora, evitare di farsi cogliere di sorpresa, dal momento che la pressione verosimilmente continuerà ad aumentare nelle prossime settimane. Chiediamo alla Giunta risposte adeguate.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Prima neve su Torino

Leggera nevicata sulla città nella notte, la prima della stagione a Torino. La precipitazione nevosa dovrebbe terminare in mattinata. Il tempo resterà nuvoloso con temperature massime di 3-4 gradi. La minima nella notte è scesa a meno 2.

Tre agenti aggrediti nel carcere di Torino

DETENUTO DA’ IN ESCANDESCENZA, IMPUGNA ESTINTORE, CONTUSI TRE POLIZIOTTI PENITENZIARI

La protesta del SAPPE  Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Ancora un fatto violento all’interno delle carceri piemontesi, ancora violenza ignobile nella struttura detentiva di Torino.

Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, racconta quanto avvenuto ieri nel carcere del capoluogo regionale: “Nella giornata  di ieri, presso la Casa circondariale di Torino,  intorno alle ore 17,35, un detenuto comune di origine colombiana, ubicato presso il padiglione detentivo A, ha aggredito proditoriamente tre Agenti di Polizia Penitenziaria per futili motivi. Il ristretto, dopo una visita effettuata con il sanitario, mentre veniva accompagnato nella propria cella si è  impossessato di un estintore. Durante la concitazione, i poliziotti riuscivano a  contenere il ristretto ma riportavano contusioni guaribili in 7 giorni. Ancora una volta, dunque, il SAPPE deve segnalare l’ennesimo episodio di aggressione nel carcere di Torino. La carenza di organico nel carcere torinese non è più tollerabile, soprattutto se si tiene conto che la casa circondariale è un Istituto di primo livello impegnato in modo costante nella gestione di detenuti problematici e psichiatrici. Agli Agenti va la mia solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione”.

Anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà ai poliziotti contusi a Torino ed è impietoso nella sua denuncia: “Cambiano governi, Ministri della Giustizia e Capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma non cambia l’indifferenza verso le violenze che quotidianamente subisce la Polizia Penitenziaria: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, cosi come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine degli giorno. Ma sembra che a nessuno frega nulla”. “Importante e urgente”, prosegue, “è invece prevedere un nuovo modello custodiale. E’ infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle Sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione come prevede la nostra Carta costituzionale“. Per questo Capece confida che “per la guida del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria venga individuata una persona per la Giustizia che non trascuri la situazione nelle nostre carceri, che resta allarmante con i nostri poliziotti continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione. E’ necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie”.