ilTorinese

Valle (Pd): “Riflettere su ricollocazione stazione Tav Susa”

 “L’OCCASIONE PER IL CONSIGLIO REGIONALE DI UNA RIFLESSIONE AMPIA SULLE INFRASTRUTTURE”

«Le considerazioni portate alla luce dalla neosindaca di Bussoleno sono importanti e meritano una riflessione. Una riflessione che non può che essere anche politica e coinvolgere il Consiglio Regionale. Le grandi opere, infatti, hanno una proiezione temporale che va ben oltre le singole legislature e necessitano perciò di condivisione, se non si vuole ricadere nel balletto per cui chi vince rimette in discussione e riparte da capo.

Un eventuale spostamento della stazione prevista attualmente a Susa potrebbe mettere in pausa sine-die i lavori per la realizzazione del tunnel della Orsiera, con un risparmio di 2 miliardi di euro per i prossimi anni.

Inoltre, è interessante la valutazione per cui un eventuale spostamento della nuova stazione su Bussoleno andrebbe ad utilizzare un’area già fortemente infrastrutturata, portando ad ulteriori risparmi per i cittadini.

È vero che la realizzazione di quest’opera dovrà comunque attendere il completamento del tunnel di base, che avverrà tra 10 anni circa, ma ritengo importante che la Regione Piemonte inizi fin da subito a prendere in mano il dibattito, a governarlo e ad allargarlo a più interlocutori possibili. Se si parte subito c’è il tempo per una decisione condivisa e per mettere sul tavolo – prima – compensazioni importanti alternative alla stazione per i comuni interessati.

Se grazie ad un cambio di progetto si possono ottenere importanti risparmi di denaro pubblico ed un maggiore consenso dei cittadini verso la realizzazione dell’opera, ritengo importante valutare la cosa.

Grazie all’intervento attivo di molti amministratori della Valle di Susa, in questi anni si è arrivati ad un progetto del TAV decisamente migliore rispetto al primo presentato, portando ad una riduzione dei tempi di realizzazione, ad un risparmio di denaro e ad una maggiore sostenibilità ambientale, non pregiudicando allo stesso tempo l’efficienza e l’utilità.

Questa può essere l’occasione per un approfondimento del Consiglio Regionale sui nodi ancora aperti della TAV, ad esempio il tratto Avigliana-Orbassano, il cui impatto sulla collina morenica e sull’abitato di Rivalta potrebbe essere molto pesante e del quale il progetto definitivo è in ritardo di oltre un anno. Serve maggiore chiarezza».

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Daniele Valle

Vicepresidente del Consiglio Regionale – Consigliere regionale PD

SU & GIÙ’ / Agosto salvacibo nei mercati torinesi – Poco personale alla Galleria Sabauda

SU 👍Agosto salvacibo nei mercati torinesi

Non si arresta neppure ad agosto l’attività di recupero ecologico e solidale dell’ortofrutta, e in certi casi anche del pane, da parte delle Sentinelle Salvacibo dell’associazione Eco dalle Città, realizzate nell’ambito del progetto RePoPP. Nata nel 2016 con l’obiettivo di avviare un efficiente sistema di raccolta dei rifiuti organici e dei prodotti ortofrutticoli, l’iniziativa si propone altresì di combattere lo spreco alimentare e offrire un aiuto concreto a tutti coloro che si trovano in difficoltà. Al termine della attività di vendita nei mercati volontari e collaboratori dell’associazione recuperano la frutta e la verdura invenduti e lo mettono gratuitamente a disposizione delle persone in stato di necessità. Le sentinelle Salvacibo saranno presenti a Porta Palazzo e negli altri mercati in cui vi siano bancarelle anche il 14 agosto e “siamo pronti per ogni situazione che si presentasse in una città dove una parte importante delle attività in ferie, ma sono tante le persone che rimangono in città a cui dare la frutta e verdura recuperata”, spiegano.

 

GIU’👎Poco personale alla Galleria Sabauda

Una lettrice ci scrive – A proposito di boom turistico. Torino pullula di turisti anche stranieri. Benissimo. Ieri vado alla Galleria Sabauda, faccio il mio giro; dopo la collezione Gualino sono esposte le nature morte Olandesi del ‘600, splendide. Ci tenevo a rivederle. Padiglione chiuso alle 12,20 per mancanza di personale. Hanno pochi addetti e quando altri musei ne hanno bisogno li spostano chiudendo tranquillamente padiglioni senza nemmeno mettere un avviso. Un gruppo di francesi in visita si è notevolmente alterato protestando con l’unica addetta che c’era in tutto il piano. Attingere magari ai bandi di concorso, che durano in carica tre anni, invece di mandare via turisti per di più paganti?

Ballavano in 1600 ma il locale non era autorizzato

La Divisione Amministrativa e Sociale della Questura di Torino è impegnata sul territorio provinciale in una mirata e costante attività di vigilanza sul controllo di attività di pubblico spettacolo organizzate da privati cittadini o imprenditori del settore in forza di rilascio di titoli di polizia.

            Nell’ambito di servizi di prevenzione, si apprendeva che in un Comune non distante da Chivasso la titolare di un ristorante organizzava il giovedì sera eventi di trattenimento danzante senza autorizzazione.

Tali serate avrebbero avuto inizio a far data dal 1 giugno  e fino al 28 settembre 2023, ogni giovedì sera.

Giovedì 27 luglio  alle ore 22.30, personale dipendente della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale procedeva al controllo del locale presso il quale, come pubblicizzato su  “Facebook”, era verosimilmente in corso un evento di pubblico spettacolo.

All’ingresso del locale veniva identificato personale addetto alla sicurezza; 2 addetti ai servizi di controllo, sprovvisti di tesserino identificativo, non risultavano iscritti negli appositi elenchi prefettizi.

Poiché si riscontrava che in un’area appositamente allestita del locale fosse diffusa della musica da una postazione DJ nonché la presenza di numerosi avventori intenti a danzare, si chiedeva alla titolare di esibire la documentazione relativa al pubblico spettacolo in quel momento in corso.

            La titolare non riusciva a dimostrare di essere in possesso di tale documentazione; il sopralluogo del locale consentiva di stabilire che nel locale ci fossero circa 1650 avventori.

Al termine delle verifiche, si accertava che non vi era alcuna autorizzazione pertanto, nei giorni scorsi, la titolare è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Ivrea in stato di libertàper avere aperto trattenimenti senza aver osservato le prescrizioni dell’Autorità; inoltre, le è stata notificata la sanzione amministrativa per aver impiegato addetti alla sicurezza privi dell’iscrizione prefettizia, per avere organizzato una sala da ballo senza licenza dell’Autorità. 

Tale autorizzazione non è una mera formalità, essendo il rilascio subordinato alla verifica, da parte di una commissione tecnica, della solidità e sicurezza dell’edificio e dell’esistenza di uscite pienamente adatte a sgombrarlo prontamente nel caso di incendio.

L’autorizzazione contiene, inoltre, tutte le prescrizioni sulle misure di sicurezza da attuare, stabilendo la capienza massima consentita.

La mancanza di valutazioni circa la sicurezza, come in questo caso, espone a rischio potenziale tutti i partecipanti ai quali, in caso di pericolo, non è data garanzia dell’esistenza di misure idonee alla salvaguardia dell’incolumità personale.

Molinette, per la prima volta trapiantato un cuore “revitalizzato”

Per la prima volta in Piemonte ed una delle primissime in Italia è stato effettuato un trapianto di cuore con la nuovissima tecnica “DCD”, ovvero con un cuore “revitalizzato” dopo il decesso del paziente, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Questa storia inizia con un giovane uomo che a metà luglio ha un arresto cardiaco. Viene quindi trasferito dal Canavese, dove abita, sotto massaggio cardiaco all’ospedale San Giovanni Bosco per essere stabilizzato con un supporto meccanico circolatorio (ECMO) e per trattare la causa che ha determinato l’arresto cardiaco, ovvero un’embolia polmonare massiva. Dopo le cure praticate dai cardiochirurghi, rianimatori, radiologi interventisti e chirurghi vascolari, gli organi si riprendono, compreso il cuore, ed il supporto circolatorio può essere rimosso dopo poche ore. Purtroppo però i sanitari si rendono conto che il cervello ha sofferto in maniera irreversibile e le cure risultano futili per la prognosi infausta e condividono con i familiari la scelta di sospendere le cure intensive. Il giovane paziente aveva però espresso in passato il consenso alla donazione degli organi. Viene quindi attivata l’organizzazione per poter soddisfare l’ultima volontà espressa in vita dal paziente: donare gli organi. In questo caso la donazione avrà un percorso nuovo e particolare e dovrà passare attraverso un arresto cardiaco conseguente alla sospensione delle terapie di supporto ormai inutili per il destino segnato del giovane paziente. Viene quindi allertato il Centro Regionale Trapianti del Piemonte (diretto dal professor Antonio Amoroso), che dispone il trasferimento del paziente all’ospedale Molinette della Città della Salute con cui l’ospedale Giovanni Bosco collabora in una rete integrata. Il trasferimento si rende necessario perché da poco tempo è stato attivato un nuovo programma di donazione del cuore. Infatti da maggio il Centro Nazionale Trapianti (diretto dal dottor Massimo Cardillo) ha ufficializzato un nuovo programma nazionale di donazione chiamato “DCD” cuore, che si aggiunge al programma di donazione DCD dei polmoni, fegato e reni, già in vigore. Questo protocollo è il risultato di un gruppo di lavoro formato da tutti i Centri di trapianto di cuore italiani ed è stato coordinato dal professor Massimo Boffini e dalla dottoressa Marinella Zanierato della Città della Salute di Torino. Gli accertamenti eseguiti confermano un’ottima funzione di tutti gli organi, compreso il cuore, fatto salvo il cervello che è stato danneggiato dal prolungato arresto cardiaco ed i polmoni malandati per l’embolia polmonare. Dopo l’ultimo saluto del papà, il giovane viene trasferito in sala operatoria dove avverrà la sospensione delle cure. Il suo cuore smette di battere e lì inizia una corsa contro il tempo per impedire che gli organi soffrano troppo. Dopo l’accertamento della morte, il professor Mauro Rinaldi (Direttore della Cardiochirurgia e del programma di trapianto di cuore e di polmoni delle Molinette) “revitalizza” tutti gli organi (compreso il cuore) con una circolazione extracorporea ed immediatamente il cuore riprende a battere, il fegato a produrre bile, i reni ad urinare. L’ultimo desiderio del paziente diventa realtà: si può procedere al loro prelievo ed al loro impianto in altrettanti riceventi iscritti in lista di attesa. Nella sala operatoria accanto, il ricevente del cuore “rivitalizzato” è pronto a ricevere il prezioso dono. Sotto la guida del professor Mauro Rinaldi, il trapianto viene eseguito con successo dal professor Massimo Boffini, coadiuvato dagli anestesisti Marco Ellena e Andrea Costamagna, ed il cuore riprende a battere con forza nel nuovo torace dopo oltre sei ore dall’arresto cardiaco. A ricevere il trapianto un paziente ligure di 60 anni, affetto da una cardiomiopatia dilatativa terminale da tempo in attesa. Dopo una breve degenza in Terapia intensiva cardiochirurgica (coordinata dalla dottoressa Anna Trompeo), il paziente è attualmente nel reparto di degenza ordinaria della Cardiochirurgia con un decorso ottimale. Questa vicenda è il risultato della consolidata collaborazione tra due grandi ospedali della città che fanno rete con il territorio, e il trapianto conferma la validità del programma di donazione a cuore fermo (coordinato dalla dottoressa Marinella Zanierato) rappresentando un importante nuovo traguardo della medicina dei trapianti a dimostrazione del ruolo di leadership della Città della Salute in ambito trapiantologico. Questa nuovo tecnica DCD apre nuove strade per i trapianti di cuore.
“Un altro importante traguardo nei trapianti per la Città della Salute di Torino, che si conferma e consolida come Centro di eccellenza a livello nazionale. Anche in questa occasione è stato il frutto di un grande lavoro di squadra, sempre più orientato verso nuove frontiere, costruito e condiviso con e tra i nostri straordinari professionisti” afferma il Direttore generale della Città della Salute dottor Giovanni La Valle.

Muore al Cto 20 giorni dopo l’incidente stradale

Un uomo di 67 anni, di Casale Monferrato è morto all’ospedale Cto di Torino venti giorni dopo un incidente sull’A26 all’altezza di Borgo Vercelli, dove rimase gravemente ferito. La vettura su cui viaggiava con un’altra persona si era schiantata violentemente contro il guardrail.

9 agosto 1942 la partita della vita o della morte?

Accadde oggi

Ricordate il bellissimo film,anno 1981, “Fuga per la vittoria”?
Protagonisti della pellicola diretta dal mitico John Houston i grandi Stallone,Pelè,Caine,Bobby Moore,Ardiles ed altri grandi calciatori ed attori.
Ebbene il film è stato ispirato da questa storia reale accaduta il 9 agosto del 1942,in piena seconda guerra mondiale .
Il luogo è l’Ucraina: per distrarre la popolazione e tenere impegnati i soldati venivano organizzate partite di calcio.
Lo Start FC, era composta da ex giocatori professionisti di Dinamo Kiev e Lokomotiv e,giocando, contro una squadra composta da militari tedeschi gli ucraini vinsero con un largo 5-1 che portò ad una conseguenza:la pronta richiesta di rivincita!
Eccoci al 9 agosto, allo stadio Zenit di Kiev per la seconda partita: altra vittoria per lo Start (5-3). La leggenda(o verità , chissà)narra che nell’intervallo,col risultato di parità fermo sul 3-3, un alto ufficiale delle SS cercò di convincere i giocatori dello Start a perdere l’incontro ed in cambio non sarebbero stati uccisi ed anzi potevano diventare liberi,assieme alle loro famiglie.Punti nell’orgoglio
i giocatori ucraini non accettarono e segnarono il quarto e quinto gol.
Passarono poche settimane e cominciarono gli arresti ed in alcuni casi le torture nei confronti dei giocatori dello Start e rappresaglie contro i loro familiari.

Enzo Grassano

Frammenti in divenire, Raffaella Bellani e Antonio Salinari alla galleria Malinpensa by Telaccia

Informazione promozionale

Due gli artisti cui è dedicata la mostra d’apertura della stagione autunnale della galleria d’arte Malinpensa by Telaccia, Raffaella Bellani e Antonio Salinari, dal titolo “Frammenti in divenire”

Raffaella Bellani, nata a San Secondo Parmense nel 1973, vive e lavora a Fidenza in provincia di Parma. La passione per il disegno l’ha da sempre accompagnata e portata a frequentare l’Istituto d’arte Toschi di Parma dove si è diplomata sotto la guida dell’artista Elsa Coli e dello scenografo e scultore Brunivo Buttarelli. Lo studio e l’approfondimento stilistico e tecnico sono proseguiti oltre la scuola affinando la tecnica dei colori acrilici, della pittura ad olio perfezionando l’abilità con i carboncini in una continua sperimentazione. Dapprima concentrata sul paesaggio, negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata sulla figura, evolvendo dal punto di vista stilistico in un’integrazione di tecniche diverse.

La mostra presentata alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia si intitola “Frammenti in divenire”. L’artista Raffaella Bellani con le sue immagini pittoriche rivela un talento e una ricerca in continua evoluzione, evidenzia i valori puri dell’esistenza umana, esaltando la bellezza della natura sempre in uno stato emozionale intriso di sensazioni irripetibili.

L’evolversi cromatico, l’estro creativo e la libertà di interpretazione si fondono in un simbolismo ricco di potenza espressiva e di forte scansione evocativa ed esecutiva, capace di trasmettere emozioni intense e immediate. Le sue composizioni presentano un’assoluta autonomia di linguaggio e di consapevolezza operativa, tale da arricchirsi di valori tecnici e figurali di spiccata maestria all’insegna di un percorso dalla precisa valenza formale e dalla analisi costante.

Le sculture di Antonio Salinari, laureato in Ingegneria al Politecnico di Torino, sono il risultato di un progetto artistico in continua evoluzione, che passa attraverso varie fasi, dalla sperimentazione alla testimonianza, dalle verità precarie alle piccole utopie, fino ad approdare al Pixelwood nel corso del 2019.

Le sue opere, a partire da piccole utopie, riutilizzano frammenti di legno nostrani ed esotici provenienti dal restauro di importanti palazzi storici di Torino. Per questo le sculture simboleggiano sia la salvaguardia dell’ambiente sia l’incontro tra il saper fare della tradizione e della tecnologia digitale.

Dal 2015 inizia ad esporre in mostre collettive, fiere biennali in Austria, Francia, Germania, Inghilterra e a Torino presso la galleria d’arte la Telaccia nel 2016 e nel 2018. Vincitore del premio della Biennale di Montecarlo del 2018 e del 2023, è impegnato su progetti legati alla fruibilità dell’arte, come la realizzazione di percorsi di arte contemporanea nella natura, in Francia e in Italia e allo sviluppo del territorio attraverso il turismo creativo, la riscoperta del valore degli Escarton e il rilancio della scuola di scultura in Alta Valle Susa.

L’artista Antonio Salinari riconduce nell’opera la memoria e la fantasia con un progetto di studio e una tecnica sempre attuale e mutabile nel tempo. Le sue opere scultoree vengono rappresentate con la necessità di tenere viva la sperimentazione e la capacità del saper fare, che si lega con la funzionalità della tecnologia digitale.

Dialogo, analisi, valore estetico sociale e contenutistico si fondono con una manualità che denota una notevole personalità artistica dove i frammenti in divenire simboleggiano un’opera in continua evoluzione.

MARA MARTELLOTTA

 

Intervista a Beatrice Scala, la giovane scrittrice “sentimentalista”

Due romanzi pubblicati su temi attuali: l’amore, le emozioni, i disturbi psichiatrici

Giovanissima scrittrice di origine torinese, esordita con il romanzo “ Con te non ho paura”, Beatrice Scala si racconta e tenta di affascinare gli animi e le coscienze con il suo nuovo romanzo “Torment”.

Sei giovanissima, eppure hai già pubblicato due romanzi. Come ti fa sentire essere considerata una scrittrice?
È vero, sono molto giovane. Ho compiuto da poco 22 anni, eppure mi sembra di averne molti di più. Ho vissuto e vivo intensamente ogni dettaglio della mia vita. Forse è questo che mi rende così sentimentalista.
Mi sento grata di essere considerata una scrittrice. Sono una lettrice accanita e ho sempre idolatrato le figure degli scrittori, anche i più sconosciuti. Poterne far parte mi fa sentire riconoscente: a me stessa, alla mia famiglia, alle persone in generale.

Cosa volevi fare da piccola? Sentivi che avresti devoto la tua vita alla scrittura?
Quando ero piccola e non sapevo ancora scrivere, giocando con le Barbie creavo scenari di vita. Ogni giorno costruivo con mia sorella una storia nuova per far vivere alle mie bambole una vita ricca e differente. Poi, quando ho imparato a scrivere, passavo i miei pomeriggi a creare favole. Mi ricordo che sedevo nel terrazzo di mia nonna paterna e, su un quaderno con le righe grandi, inventavo storie. Avevo all’incirca 9 anni. Adesso, 13 anni dopo, sento di aver raggiunto l’obiettivo inconscio che perseguivo da piccola. Hai detto bene: la mia vita è devota alla scrittura. Scrivo per vivere; per poter urlare al mondo cosa sento, come lo sento e dove. È l’unico modo che ho per farmi ascoltare dal mondo che mi circonda.

Nei tuoi romanzi, l’amore ha un ruolo centrale. È salvifico, catartico…
Nel mio primo romanzo, l’amore è tutto. Una costante che segue le vicissitudini dei personaggi e che salva la protagonista dai suoi disturbi alimentari e psichiatrici. Nel secondo romanzo, invece, per quanto il protagonista ami la sua compagna, non è abbastanza per colmare il tormento che lo divora.
Credo comunque che l’amore, per quel poco che l’ho vissuto nella mia vita, sia un elemento salvifico, appunto. L’amore è in grado di renderti migliore, di renderti felice – e la felicità è così effimera al giorno d’oggi, soprattutto per gli animi sensibili. Eppure, l’amore – in tutte le sue forme – è capace di sanare gli animi più bui affinché trovino la loro luce interiore.

In entrambi i romanzi c’è la tematica del dolore interiore. È un elemento autobiografico?
Sì, posso affermarlo: il dolore interiore, il male di vivere (per citare Montale) è caratteristico dei miei romanzi. Kristen, la protagonista di “Con te non ho paura”, combatte con il Bianco, un dolore psicotico immenso. Dereck, protagonista di “Torment”, è soggiogato al Tormento. Entrambi – il Bianco, il Tormento – sono riflessi della mia vita, col quale convivo in armonia altalenante.
Il tuo secondo romanzo è uscito da poco, e hai già anticipato due fondamenti: l’amore e il dolore.

Cos’altro c’è in “Torment”?
Dereck è un reduce di guerra e tenta di ricominciare la sua vita dopo tutti quegli anni passati a uccidere giustificatamente per il suo Paese. C’è la storia di un uomo, abbandonato a sé stesso,distrutto nell’animo da ferite profonde, spesso autoinflitte. Poi c’è l’amore, poi ci sono gli amici. Ma rimane la costante della morte, e sopraggiungono i sensi di colpa che causano il dolore, il tormento, la pazzia.Sono tematiche importanti, ma non vanno sottovalutate perché fanno parte della società di oggi più di quanto lo si pensi. Con questo romanzo ho dato voce a tutte quelle persone che provano almeno una volta nella vita sentimenti contrastanti alla felicità e che tendono costantemente a soccombere per paura di apparire troppo fragili.

Quando scrivi, come ti senti? E come nascono le tue storie?
Le mie storie nascono come dei parassiti che si insinuano nella mia testa. Un giorno mi sveglio e noto che c’è un personaggio, lì seduto, ad aspettare che mi sieda davanti a lui e gli chieda la sua storia. Ha bisogno di raccontarsi e sono l’unica che può dargli voce. Così inizio a scrivere: e quando sono alla fine prendo coscienza del fatto che quel determinato personaggio era un riflesso del mio passato, del mio essere, che chiedeva di prendere forma su carta.
Quando scrivo mi sento in molti modi, ma è quando finisco che tutto crolla e mi rimane come un vuoto nell’animo. Il personaggio che mi aveva accompagnato è andato oltre, ha preso forma, e lascia un vuoto dentro di me. Quando concludo un romanzo mi sento stremata, ma felice.

Stai scrivendo qualcos’altro in questo periodo?
Sto gettando i miei sentimentalismi in una raccolta di poesie a carattere esplicitamente autobiografico. Temo che ci vorranno ancora anni prima di pubblicarla: il mio primo romanzo è stato scritto in 4 anni, il secondo in 6. Quando mi sentirò pronta, usciranno le mie poesie. Nel frangente lascio la porta della mia mente aperta a nuovi personaggi che potrebbero presentarsi improvvisamente. Con affetto, attendo la loro apparizione.

Quando Beatrice Scala non scrive, cosa fa con piacere? Hai detto che leggi volentieri: ci sono degli scrittori che ammiri?
Quando non scrivo passo il mio tempo con la mia famiglia, con i miei amici, con i miei animali. Sono molto grata di avere questi affetti nella mia vita. Mi piace anche molto la fotografia ritrattistica e faccio volontariato in ambienti che svolgono pet -therapy. Mi dedico con passione alla corrispondenza epistolare con amici di penna in giro per il mondo.
E quando voglio stare un po’ per conto mio, leggo. Prediligo autori del Novecento italiano: Cesare Pavese è il mio maestro di vita. Ammiro anche Sartre, Butler, Svevo, Morante, oppure autori contemporanei come D’Avenia, D’Urbano, Ammaniti. Ho un piccolo blog dove recensisco le mie letture.
Coltivare le mie passioni è un gesto di amor proprio, una carezza all’anima che mi rende infinitamente felice.

La Polizia stradale contro le stragi del weekend: 5 patenti ritirate

Nell’ambito delle iniziative tendenti ad individuare nuove strategie per limitare il grave fenomeno degli incidenti stradali, spesso con conseguenze mortali, determinati da abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, nonché dalla contestuale violazione delle norme che regolano la velocità, elemento aggravante delle conseguenze del sinistro, nella notte di domenica scorsa 6 agosto la Sezione Polizia Stradale di Torino ha disposto un servizio speciale nel cuore della città con 4 equipaggi e con l’ausilio del personale medico ed infermieristico dell’Ufficio Sanitario Provinciale della Polizia di Stato, che ha permesso di controllare:

 

12   Veicoli

32 Persone

 

In dettaglio 5 conducenti sono stati fermati alla guida sotto l’influenza di alcolici e 3 di loro sono risultati positivi anche al test del Drogometro per la guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti.

Uno dei conducenti era alla guida di un monopattino.

 

A seguito dell’attività svolta, sono state ritirate  5 patenti, e i conducenti con tasso alcolemico superiore a 0,81 g/l, nonché coloro che sono risultati positivi al test antidroga, oltre al ritiro la patente di guida, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Torino.

 

E’ interessante constatare che la fascia d’età coinvolta è esclusivamente quella tra i 28 e 32 anni, un piccolo segnale positivo che il “tasso 0” per i giovani neopatentati nei primi tre anni di guida e le campagne di informazione alla sicurezza stradale, possono incidere nell’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei rischi della strada.

 

Ci si può divertire senza rischiare un incidente, basta scegliere di non guidare dopo aver bevuto e fare rientro a casa usando i mezzi pubblici, taxi e autobus di linea, o organizzandosi con qualcuno del gruppo che non beve e accompagna gli altri a casa.

Particolare attenzione a chi si pone alla guida di monopattini o biciclette !!! sono veicoli a tutti gli effetti.