ilTorinese

La Juve mette la quinta!

14^ giornata di campionato serie A
Giovedì 10 novembre h.18.30
Verona-Juventus

Juventus rinfrancata e lanciata verso la quinta vittoria consecutiva in campionato con vista quarto posto, Champions League,che dista solo 2 punti.
3 punti fondamentali da ottenere a Verona contro i scaligeri ultimi in classifica ma non per questo da sottovalutare.
Mancherà Vlahovic verso il forfait: Milik punta unica con Miretti alle spalle. Paredes e McKennie di nuovo in gruppo.
Formazioni
VERONA (3-4-2-1): Montipò; Dawidowicz, Gunter, Ceccherini; Depaoli, Hongla, Tameze, Doig; Kallon, Lazovic; Henry.
Allenatore: Bocchetti
JUVENTUS (3-5-1-1): Sczesny; Danilo, Bremer, Alex Sandro; Cuadrado, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Kostic; Miretti; Milik Allenatore: Allegri

Enzo Grassano

La realtà e la libertà di un artista, la “violenza” della Chiesa

Sugli schermi “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido

 

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

 

Tanti sono i momenti e le componenti che convincono dell’”Ombra di Caravaggio” (coprodotto tra Italia e Francia) che Michele Placido ricava oggi da un vecchio progetto teatrale dei lontani anni Sessanta. Un film riuscito, che forse avremmo voluto andasse più in profondità, al di là di quel che già non abbia fatto, all’interno della tragedia intima e umana, della torbida mescolanza tra “alto” e vita votata alla malvivenza, di colui che più di chiunque altro ha impresso una direzione nuova all’arte pittorica, ma che certo riempie gli occhi quanto a “ricostruzione” e ha tutte le carte in regola (con “La stranezza” di Roberto Andò) per correggere e dare una bella spinta ad un problema che sta diventando sempre più preoccupante, la affievolita presenza del pubblico nelle sale cinematografiche. Visto che ci stiamo ripetendo che il problema è dovuto anche alla presenza di operine mediocri, dei troppi che finora hanno trovato soldi facili per produrre “cose” che non vanno al di là del solito “spazio di un mattino”, allora afferriamole, in fretta, quelle opere che sembrano riconciliarci con un mondo che continuiamo ad amare ma da cui abbiamo in tempi recenti poche soddisfazioni.

Lo scorrere narrativo dentro il primo decennio del XVII secolo, altalenante tra date e luoghi, in un movimento continuo e febbricitante e ossessivo come solo le ossessioni sanno essere, i dialoghi che non poche volte gli sceneggiatori (Sandro Petraglia e Fidel Signorile con il regista) s’ingegnano a riformulare in una lingua seicentesca, gli apporti tecnici eccellenti, i costumi di Carlo Poggioli e le scenografie di Tonino Zera, sopra tutti la fotografia di un ispirato Michele D’Attanasio che costruisce immagini sghembe o sfuggenti, fluide, che reinventa con un preciso linguaggio le luci e le ombre del pittore inviso e maledetto, è sufficiente lo spalancarsi di una finestra, lassù in alto, perché il caos dello studio di Caravaggio si animi come per incanto, perché lo sguardo dello spettatore si posi sulla caduta di San Paolo; non ultimi i tanti vIsi scoperti per ridare vita alle corti dei miracoli napoletane e romane, al ricovero raccolto attorno alla figura di Filippo Neri, negli ambienti di Santa Maria in Vallicella, fatto di mendicanti (il cameo impagabile di Alessandro Haber, usato a far da San Pietro nella ”Crocifissione” di Santa Maria del Popolo) e prostitute, un mondo senza sfreni e vitale, visi e corpi denudati, messi o schiacciati in primo piano, in tutta la carnalità giusta e sfacciata che Placido pone come ossatura del suo ultimo film, come il sangue (sin dalle prime scene, Caravaggio assalito e trafitto nella guancia da un colpo di pugnale) e le torture (la morsa di ferro a squarciare la bocca di Giordano Bruno, con un Gianfranco Gallo che dà vita estrema, con grande convinzione, agli ultimi istanti di un martire e ad una delle scene più convincenti del film) e le violenze, verbali e fisiche.

Attraverso le immagini, come in un film d’investigazione, serpeggia l’Ombra, un religioso, in rigoroso abito nero (Louis Garrel), un misterioso inquietante inquisitore a cui Paolo V (Maurizio Donadoni), auspice non della verità ma del conforme, ha dato incarico di comprendere, negli interrogatori subdoli o violenti che avrà con quanti lo hanno conosciuto e frequentato, se nell’artista si nasconda il genio o l’uomo blasfemo, l’impudico e l’assassino, in lotta con le leggi di una Chiesa uscita dal Concilio di Trento, che auspica Madonne angelicate e santi ispirati e l’azzurro dei cieli, un uomo da perseguitare anche in quell’abitudine di raffigurare la Vergine con il viso e le forme di quelle prostitute che ha incontrato in strada ed elette al ruolo di amanti, Lena Antonietti (Micaela Ramazzotti) e Anna Bianchini Lolita Chammah) che la Storia ci ha tramandato. Da perseguitare per quell’uccisione del giovane Ranuccio Tomassoni, per cui è in attesa della grazia, nel suo girovagare tra il sud italiano e Malta e le coste laziali, dove verrà emessa la parola fine, mentre come in un baratto si suggerisce all’artista di abbandonare la propria arte: credo con un falso storico, anche alla luce degli ultimi studi e dei più recenti ritrovamenti. A lato la simpatia di quanti lo appoggiano e lo proteggono, Costanza Colonna (Isabelle Huppert) e il cardinal Dal Monte (lo stesso Placido) e Scipione Borghese, il nipote del pontefice (Gianluca Gobbi); pregio poi non ultimo del film, la “ricostruzione” di tante tele del Caravaggio, da quelle di san Matteo ad Anna come Maddalena o interprete della “Morte della Madonna” (al Louvre) dove ancora una volta è presa a prestito, lei suicida nel Tevere, il ventre gonfio, e circondata dagli apostoli, dalla “Madonna dei mendicanti” dove campeggiano le sembianze di Lena o alla “Madonna dei palafrenieri”, dove Sant’Anna ha il viso ricorrente di una popolana incontrata in altre occasioni e ancora Lena sfida il peccato con il suo prorompente seno che certo non poteva essere accettato su di un altare in San Pietro.

Placido non ci fa mai vedere il suo Caravaggio mentre dipinge le sue tele, sono già lì, concluse, a testimoniare una grandezza, ne ricostruisce come un maestro la storia, ci spinge ad uscire dalla sala per correre a casa a sfogliarci un volume e assaporare quei capolavori una volta ancora, a studiarlo ancora di più, magari a spingerci domani tra le  chiese e i musei romani a riempirci gli occhi. E ogni cosa sarebbe un bel traguardo. E Riccardo Scamarcio è estremamente convincente, padrone del proprio corpo, spavaldo nel metterlo in mostra, capace di abbracciare appieno le luci e le ombre, il successo e la disfatta del suo artista, il sublime e la violenza entro cui Caravaggio visse.

“Pippo Leocata. Antologia” Antichi miti e passioni senza tempo

Mezzo secolo d’arte raccontato nelle opere del pittore “adranita” esposte al “Collegio San Giuseppe” di Torino

Fino al 26 novembre

“Processo”. O “Crocifissione”. Tela dal rosso acceso. Che toglie campo ai neri ai bruni e al verde appena accennato e striato di rivoli di sangue. La corona di spine e di “scherno” a cingere il capo del “re dei Giudei”. Dietro, la salita del Calvario. Il Golgota, “luogo del cranio”, lo spazio narrativo.  E i volti del Cristo. Sofferente e agonizzante. Forme informi. Non dissimili ai volti dei “poveri cristi”, compagni di strada d’ogni tempo. Del Nazareno, allora. E nostri e noi, ancor oggi e ogni giorno. Schizzi, disegni a matita (tracciati sul tram che, anni fa, portava il giovane studente Pippo da Mirafiori all’Università), poi tradotti in opere.

In cascate di colore e materia. Che, via via, diventano pagine dai colori accesi e violenti, sospese in un magico intreccio di passato e presente. Tante opere. Fra queste, per l’appunto, “Processo” realizzato da Pippo Leocata nel 1969. Quadro per il quale l’artista torinese, ma originario di Adrano (la siciliota Adranon – Vulcano, alle falde dell’Etna che tanto ha inciso e continua ad incidere sulla sua produzione artistica) venne allora definito dal grande Marziano Bernardi “un giovane pittore tra fede e ribellione”. Metà anni Sessanta. Pippo frequentava la Facoltà di Architettura al Politecnico di Torino e si laureava con il leggendario Carlo Mollino. Un dio ai suoi occhi. Che nei cromosomi del giovane studente lasciò impronte tali da non poter che farne il grande artista che oggi é. A renderne contezza, proprio la rassegna allestita, fino al prossimo 26 novembre, nelle sale espositive del “Collegio San Giuseppe” di Torino. “Antologia”, il giusto titolo. Nel prestigioso “Collegio” dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”, scorrono infatti, attraverso trentacinque opere, oltre cinquant’anni di vita e di avventura artistica di Leocata.

Si parte, per l’appunto, dal ’69 per arrivare ai giorni nostri con le ultime produzioni, singolari sculture in legno pallet, dove l’impostazione architettonica tesa ad equilibrare forme, a comporre strato su strato remote figure, a interpretare elementi e storiche presenze di quella Grecia antica così sorella alle rocche, alle cupole e ai cavalieri della sua Sicilia, raccontano di talenti, doti e abilità acquisite con lo studio e artigianalmente (ma che Artigianato!) manipolate negli anni, con intuizioni di geniale creatività, su percorsi che del reale hanno fatto supporto di base per spiccare il volo nei cieli della più artistica libertà espressiva. Sua. E solo sua. Inconfondibile. Ecco allora, le opere lignee. In una sala che ha i contorni e le immagini della Grecia antica, fra “Cariatidi” dell’Eretteo sull’Acropoli di Atene, parate dei “Cavalieri” omaggio a Fidia” e “Figure alate” della “Nike” di Samotracia, oggi al “Louvre” di Parigi, scopriamo un lavoro certosino nell’intagliare, nel sovrapporre “legno a legno”, nell’ideazione di suggestive “tridimensionalità”, ottenute aggiungendo e non sottraendo ritagli, profili e scarti di legno ”come fossero– racconta lo stesso Leocata– pennellate di colore su tela o segni di matita su carta”. Storia e Mito.

Accanto al fascino dei reperti greci, troviamo infatti, narrate a tinte visionarie, forti e vigorose come colate (non a caso) di materia lavica le antiche memorie della sua Terra, del suo Vulcano capace di lanciare al cielo il magma infuocato di ignote vite sotterranee trasformate in forme e figure immaginifiche o in bianche e tonde lune o soli accecanti gialli o rosso fuoco o neri da far paura.

La sua Adrano, colonia greca di Corinto, alle falde dell’Etna, eterna presenza in ogni sua opera. Sia pure per riflesso, per antica memoria. Con il suo terrifico – amato Vulcano, le sue battaglie, i suoi guerrieri, i suoi cavalli alati e i suoi cavalieri armati di lunghe lance, scudi e coriacee armature. Racconti che riportano a galla antiche, fanciullesche paure. Come ne “Il mistero della Giannina”, dove si narra di quella vecchia casa arroccata sulle mura ciclopiche che i piccoli Adraniti, e Pippo e il fratello Vincenzo, avvicinavano in silenzio tenendosi per mano. Abitata da chissà quale demoniaca presenza! “Il tempo della memoria”. Che Pippo ripercorre in un lungo e in largo senza fine. In un iter pittorico e mentale che trova emozione profonda in quel “Siam polvere di stelle”, titolo preso a prestito proprio da una poesia del fratello Vincenzo, scomparso da alcuni anni. Immagine pittorica e parole in versi: “Vorrei librarmi in alto lassù/e toccare con mano quello spicchio di luna in cielo… giungere alla fine dell’infinito all’ultimo lembo/E scoprire che in realtà/’Siam polvere di stelle’”. Pippo e Vincenzo. E tutti noi. Mano per mano.

Gianni Milani

 

“Pippo Leocata. Antologia”

“Collegio San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino al 26 novembre

Orari: dal lun. al ven. 10,30/12,30 – 16,30/18,30 e sab. 8,30/12

 

Nelle foto:

–       Processo”, olio su tela, 1969

–       Cariatide dell’Eretteo” (part.), legni di pallet e acrilico, 2021

–       Il mistero della Giannina”, tecnica mista su carta, 2017

–       “Il tempo della memoria”, olio su tela, 2014

–       “Siam polvere di stelle”, tecnica mista su carta, 2019

In “missione gastronomica” con la cena spaziale

Torino, oltre che a essere soprannominata la  ” piccola Parigi” è anche famosa come la ” piccola Houston” dove sono attive realtà come la Thales Alenia Space e Altec:

esse pongono la città di Torino in una posizione di livello sia negli studi di ricerca sulle caratteristiche dello spazio in continua evoluzione – alla luce anche degli attuali ambiamenti climatici – sia nella possibilità di narrarare i connotati che legano il modo di alimentarsi all’interno di una navicella spaziale e le modalità di cucinare i cibi direttamente nello spazio,  senza disperdere le loro qualità nutrizionali , essenziali agli astronauti durante i lunghi mesi di permanenza   in assenza di gravità.

A raccontare i vari aspetti della vita nello spazio, attraverso narrazioni gastronomiche espresse sotto forma di piatti presentati e pensati com un immaginario viaggio verso l’orbita terrestre, ci pensa la cena spaziale : format di successo già nelle passate edizioni, realizzata in storici ristoranti torinesi , ideata e condotta da Maurizio Maschio, giornalista e gastronauta che, giovedì 10 novembre , presenterà la nuova edizione presso i locali del Ristorante Spazio 7 ,all’interno della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in V. Modane 20. Un luogo, un tema, dunque.
La cena, ideata dall’ingegno del ” neo acquisto ”  chef Antonio Romano, giovane talento, allievo del tre stelle michelin Heinz Beck de ” La Pergola” a Roma, sarà improntata verso la proposta di ricette dove gli ingredienti tipici del territorio piemontese vengono abbinati, in maniera studiata ma divertente,  a una cucina dai caratteri  squisitamente internazionali. Accostamenti mai banali e che vengono proposti attraverso l’uso di moderne tecniche di approccio declinate, proprio per il tema della serata,  alla sperimentazione attraverso l’uso di apposite tecnologie, allo stesso modo con cui ,sulle navicelle spaziali, si lavora per la ricerca. Ecco che , fra le varie tecniche, fa capolino l’utilizzo della stampante 3D, metodologia moderna largamente usata nelle missioni spaziali, con la quale il fantasioso re stellato dei fornelli di Spazio 7 disegna direttamente gli stampi da utilizzare per la realizzazione dei piatti nei quali è espresso chiaramente l’approccio a una cucina aperta alla novitá, alla sperimentazione e in linea con le esigenze del suo pubblico, che é quello di divertirsi a partire da ciò che si mangia e sotto quale forma.
Ogni piatto sarà fatto precedere da un breve incipit di descrizione,  con chiari riferimenti ai pianeti e alla luna.  Uno dei piatti che meglio esprime il senso della serata spaziale e la magia nella sua composizione di cui è capace chef Romano in tutte le sue espressioni culinarie è sicuramente l’antipasto,  la seppia in tre consistenze, alias ” Il paradosso della stella”: cottura alla brace, in padella e marinata in un unico composto e condito con pomodoro a crudo: un piatto da mandare letteralmente in orbita! Per proseguire con ” Marte in terra arida” , un irresistibile risotto con funghi porcini e topinambur; un secondo d’autore come il Filetto di Vitello e nocciole su ” Polvere di Luna” e, dulcis in fundo, ” Saturno contro ” , squisito dessert di semi di carrube, combava e fava tonka.
Al convivio gastronomico si aggiungeranno degli interesssanti talk, moderati da Maurizio Maschio insieme a importanti ospiti del settore spaziale, fra i quali Walter Cugno, vicepresidente di Thales Alenia Space Italia, e Giuseppe Scellato, presidente dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino e direttore di ESA: la divulgazione e la descrizione  delle attuali missioni spaziali, a cosa servono e in  che modo le start up innovative nel mondo della ricerca nello spazio stanno trovando riscontro nella divulgazione di importanti tematiche quali, ad esempio, quelle relative allo sviluppo e all’applicazione di tecnologie di origine” spaziale” in campo agricolo per la cosiddetta ” agricoltura di precisione” ; o alla mappatura dei terreni per la riduzione degli sprechi e l’ottimizzazione dei raccolti stagionali.
Rappresenteranno motivo di orgoglio tutto torinese per prendere coscienza di vivere in una delle città europee con un potenziale enorme e ancora poco divulgato nel campo della ricerca e delle missioni nello spazio.  Attività – come si sta scoprendo – sempre più utili alle nostre capacità di adattamento su un pianeta terra che ha bisogno di essere ripensato e rinvigorito attraverso, soprattutto, l’uso ragionato di tutte le risorse naturali adatte al soddisfacimento del bisogno primordiale dell’uomo, nutrirsi. Sulla terra ma ancora di più in luoghi ostili alla sopravvivenza dell’uomo, proprio come nello spazio.
Il costo della cena è di 110 euro vini inclusi,  bevande e visita alla mostra in corso. Prenotazioni e informazioni allo 011. 37 97 626 o scrivere a info@ristorantespazio7.it oppure acquistando l’esperienza on line su www.nehexperience.com 
 
 
Chiara Vannini

Ivrea e i suoi dintorni

LA GEMMA DEL CANAVESE TRA DISTESE DI NATURA E BELLEZZE

 

A pochi chilometri da Torino, bagnata dal fiume Dora Baltea e avvolta dal Canavese, si trova Ivrea, un piccolo centro affascinante e suggestivo. Fondata dai Salassi nel quinto secolo A.C. divenne colonia romana dal 100 A.C. con il nome di Eporedia da cui deriva il nome dei suoi abitanti, epoderiesi.

Patrimonio dell’Umanità per Unesco, questa preziosa cittadina è testimone di diverse vicende storiche che l’hanno attraversata e caratterizzata, dalla presa dei Longobardi, ai Franchi, al Regnum Italicum di Re Arduino che la cede alla Chiesa, ai Savoia che la difendono da francesi e spagnoli. Dai primi del ‘900 Ivrea diventa un importante centro industriale grazie alla Olivetti che rappresenta ancora oggi una eredità socio-culturale che la influenza e la contraddistingue.
Considerata il capoluogo del canavese, animata da circa 23.400 abitanti, questa gemma piemontese è ravvivata da locali tipici, negozi, ristoranti e centri culturali raccolti attorno alla strada centrale pedonale, Via Arduino. Il periodo più vivace dell’anno è sicuramente quello del Carnevale Storico, risalente al 1808 quando in città sfilarono diverse persone vestite con abiti medioevali. La Battaglia delle Arance, che si tiene gli ultimi 3 giorni della mascherata, è l’evento più famoso ed atteso con moltissimi turisti che accorrono per assistere alla battaglia delle squadre di aranceri che, dai carri e a piedi scalzi, si affrontano simulando la battaglia del popolo contro la nobiltà.
Molte e di diversa tipologia sono le visite da fare ad Ivrea, tra le più interessanti e legate alla celebre Olivetti sono il MaAM – Museo a cielo aperto di Architettura Moderna – che si articola in un percorso di due chilometri, fatto di vetro acciaio e cemento, che fu la sede della famosa azienda, il Laboratorio Museo Tecnologic@mente dove sono esposti storici dispositivi a tastiera, calcolatori e personal computer e l’Ex Hotel Serra, progettato alla fine degli anni ’60, particolare e stravagante per la sua forma di macchina da scrivere.

I Giardini di Giusiana rappresentano l’area verde della città, una zona di relax ma anche di interesse architettonico grazie alla Torre di Santo Stefano costruita nel 1041 e una volta facente parte di un monastero demolito nel Cinquecento.
Il centro storico è accogliente e gradevole tra palazzi eleganti, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Castello e la romantica la passeggiata sul lungo Dora che porta al suggestivo Ponte Vecchio, il più antico di Ivrea, e al Borghetto, un piccolo centro di edifici stretti tra loro sulla sponda destra del fiume ricco di botteghe e attività artigianali.
Tappa obbligata e gustosa da fare assolutamente è alla pasticceria Balla famosa per la sua torta ‘900.

La Chiesa di San Bernardino, situata in uno scenario moderno e parte di un complesso monastico risalente al 1400, è un meraviglioso esempio di pittura rinascimentale con vivaci affreschi, realizzati da Gian Martino Spanzotti, che ritraggono il ciclo della Vita e Passione di Cristo.
La visita è possibile solo su prenotazione alla Associazione Spille D’oro.

Da Ivrea parte inoltre la tappa numero 07 della Via Francigena che arriva fino a Viverone; con 20 chilometri di percorso di media difficoltà, questo cammino ai piedi della Serra d’Ivrea, la morena più grande d’Europa, offre paesaggi incantevoli, chiesette e ruderi da visitare e il villaggio-strada di Piverone.

A pochi minuti di macchina dalla città invece si sviluppa un’area caratterizzata da boschi che ospita 5 laghi deliziosi, il Sirio il più frequentato grazie alle spiagge, ai locali e ai ristoranti sulle sue rive, il Lago Campagna, e i Laghi Nero e di San Michele collegati da fitti sentieri.
Nelle vicinanze molto belli e caratteristici ci sono anche i Borghi. Montalto Dora con un castello solitario e il Parco Archeologico del Lago Pistono è nel bel mezzo di una torbiera, un lago esaurito sul cui fondo si sono depositati nel corso del tempo vegetali e materiale organico che creano, quando ci si cammina sopra, un effetto morbido e danzante come se fosse un grande materasso, per questo motivo questo luogo è stato soprannominato “terra ballerina”. L’altro borgo è Chiaverano con la sua Bottega del Frer, un’officina di fabbro ferraio risalente ai primi anni del Settecento, e la millenaria Chiesa di Santo Stefano di Sessano.

E’ vero che è finalmente tempo di mare, di relax in spiaggia e bagni marini ma una gita in questa perla piemontese, eletta una tra le più belle “città sul fiume”, vale davvero la pena. Ivrea è una cittadina dalle molte vocazioni come quella artistica, o quella tecnologica, naturale, folcloristica e sicuramente romantica, una meta ideale per passare qualche giorno immersi nella bellezza.

Maria La Barbera

Dopo il lockdown: il lascito della pandemia sui bilanci delle imprese

Workshop

Giovedì 10 novembre 2022, ore 10:00 – 12.00

Camera di commercio di Torino, Sala Giunta

Via Carlo Alberto 16 Torino

 

Una crisi che fermasse le imprese non c’era mai stata. Cristallizzare e congelare per mesi le attività come ha influito sulle imprese del Piemonte? Una ricerca del Comitato Torino Finanza ha analizzato l’universo dei bilanci delle società di capitali piemontesi dell’anno della pandemia e di quello precedente.

Programma

Apertura dei lavori

Guido Bolatto, Segretario Generale Camera di commercio di Torino

Presentazione dell’indagine

Giuseppe Russo, Step Ricerche

Tavola rotonda di discussione

Modera: Francesco Antonioli, direttore di Mondo Economico

Partecipano:

Luca Asvisio, Presidente Ordine Commercialisti ed esperti contabili di Torino

Alain Devalle, SAA e School of Management Università degli Studi di Torino

Gianna Pentenero, Assessore alle attività produttive del Comune di Torino

Andrea Tronzano, Assessore allo sviluppo economico Regione Piemonte

Giampaolo Vitali, Istituto per la ricerca sulla crescita economica sostenibile, CNR

 Chiusura dei lavori

Vladimiro Rambaldi, Presidente Comitato Torino Finanza

Perdere con i fondi: come è possibile?

“Con il risparmio gestito da professionisti, siete sicuri di mettere a frutto i vostri risparmi nel modo migliore”.

Così, più o meno, raccontano tutti i dépliant che reclamizzano i fondi comuni d’investimento o le polizze unit linked che affollano il mercato finanziario.

Una frase teoricamente corretta, ma che purtroppo non sempre riflette il vero.

 

 

Le cronache pullulano di articoli che lamentano gli scarsi risultati ottenuti dai fondi comuni e dalle polizze finanziarie che ottengono performance inferiori a quelle di mercato; carenze dovute non solo all’onere delle commissioni che gravano sul risparmio gestito, ma anche alla scarsa professionalità di alcuni gestori, se non addirittura al peso di gravi conflitti d’interesse che li portano ad effettuare investimenti basati più sulla convenienza della societàdi gestione e del gruppo bancario o assicurativo cui fanno capo, che non sulla convenienza per i sottoscrittori.

L’ultimo caso, molto grave, riguarda alcuni fondi del gruppo americano Morgan Stanley, che in soli tre anni hanno perso due terzi del valore rispetto a fine 2019; una voragine grave, non solo per l’ammontare in sé, ma soprattutto per l’enorme contrasto rispetto al trend che nello stesso periodo ha fatto registrare l’indice S&P 500: dal 2019 ad oggi ha guadagnato il 15%!

 

ANDAMENTO TRIMESTRALE INDICE S&P 500

01.11.2022

3.734,50

01.07.2022

4.130,29

01.04.2022

4.131,93

01.01.2022

4.515,55

01.10.2021

4.605,38

01.07.2021

4.395,26

01.04.2021

4.181,17

01.01.2021

3.714,24

01.10.2020

3.269,96

01.07.2020

3.271,12

01.04.2020

2.912,43

01.01.2020

3.225,52

 

Insomma, da una parte un investitore sprovveduto che avesse puntato su un “giardinetto” di titoli quotati a New York (o, meglio ancora, se avesse sottoscritto un ETF basato sull’indice S&P) si potrebbe fregare soddisfatto le mani, portando a casa una bella plusvalenza nonostante le tensioni del 2020-21 (COVID) e del 2022 (guerra in Ucraina), mentre dall’altra parte l’investitore fiducioso che ha affidato i suoi risparmi ai “professionisti” raccoglierebbe solo cocci…

Com’è possibile?

Il mistero è stato recentemente svelato analizzando il portafogliodei quattro fondi gestiti dal gruppo Morgan Stanley.

Si è così scoperto che in tutti e quattro i fondi esaminati figurano gli stessi titoli azionari, come se tutti i fondi facessero parte di un unico “superfondo“, senza rispettare diversità d’investimentocome sarebbe logico aspettarsi. Ed inoltre i dieci titoli più presenti nei portafogli coprono circa il 50% del totale, limitando la fondamentale regola della diversificazione massima degli investimenti che è alla base della filosofia dei fondi.

Ma il fatto ancor più grave è che quei dieci titoli non sono “qualunque”: sono tutti rappresentativi di società che si sono quotate a New York tra metà 2019 e fine 2020; e, guarda caso, chi era la banca che aveva assistito le società nell’iter di quotazione?

Toh, Morgan Stanley!

In parole povere: la banca accompagna in Borsa una decina di società nuove, incassa laute provvigioni per la sua consulenza e, probabilmente a causa di un non totale collocamento dei titoli, piazza “gli avanzi invenduti” nei quattro fondi che gestisce.

Un conflitto d’interessi grande come una casa che nessuna autoritàdi Borsa ha ritenuto opportuno condannare; e non si ha notizia di eventuali provvedimenti per vietare futuri comportamenti analoghi.

Viva il risparmio gestito, ma attenzione!

Il caso rende ancora una volta consigliabile optare per gli ETF (fondi “non gestiti” che investono in TUTTI i titoli di un indice), che hanno costi totali inferiori del 70-80% rispetto ai fondi tradizionali e non espongono il sottoscrittore ai rischi di conflitti d’interesse o errori nella valutazione delle azioni sulle quali investire.

 

GIANLUIGI DE MARCHI

demarketing2008@libero.it

I referenti di Europa Verde nel Vco

I co-portavoce regionali di Europa Verde – Verdi Piemonte annunciano la nomina dei due referenti di Europa Verde per la provincia del Verbano – Cusio – Ossola si tratta di Monica Valenti e di Fortunato Vitello.

Monica Valenti ha 41 anni è un’insegnante, sposata e madre di due figlie. Nata e cresciuta a Omegna, vive a Verbania dal 2016. Laureata in lingue e letterature straniere e diplomata in flauto traverso. Impegnata da sempre nell’associazionismo culturale e sociale. Ritiene la questione ambientale la priorità politica e ineludibile dei nostri tempi.

Fortunato Vitello di 38 anni nato a Palermo, laureato in Giurisprudenza, presta servizio come Funzionario del Ministero della Giustizia a Verbania, dove si trasferisce nel 2018, impegnato sin da giovanissimo nei movimenti studenteschi e universitari della città di Palermo, facendosi sempre promotore di valori quali l’antimafia, la tutela dell’ambiente, dei diritti civili e dei lavoratori.

“Buon lavoro a Monica e Fortunato!” Le parole di Mariella Grisà co-portavoce regionale di Europa Verde “In questo periodo così difficile politicamente, occorre una forte rappresentanza ecologista sui nostri territori, abbiamo bisogno di voci democratiche, ecologiste e progressiste, che guardino al futuro. La loro adesione al nostro progetto politico è una bella notizia che rafforza il partito, soprattutto in questa fase significativa di espansione di Europa Verde in tutta Italia”.

Continua il radicamento dei Verdi sul territorio piemontese nella società e tra i giovani, i nuovi referenti del Verbano-Cusio-Ossola arricchiscono la Federazione regionale con la loro preparazione, entusiasmo e attivismo, coniugando l’ecologia con il civismo, la giustizia sociale e quella ambientale.

Mauro Trombin co-portavoce regionale rimarca: “Dobbiamo essere proattivi verso la risoluzione di un’emergenza che riguarda tutti noi, perché la crisi climatica è un problema collettivo per questo tutti dobbiamo fare la nostra parte perché tutti subiremo l’impatto di questa crisi.”

Anche la provincia di Verbania avrà una rappresentanza dei Verdi sul suo territorio pronta a collaborare con le associazioni, i comitati e tutti i cittadini della zona

Conad Nord Ovest a sostegno degli ospedali

Con la collezione sostenibile GOOFI

 

Nei punti vendita Conad parte la nuova campagna di collezionamento di soggetti natalizi GOOFI per l’addobbo e la decorazione.

 

Per ogni premio distribuito, Conad Nord Ovest devolverà 50 centesimi a sostegno di 6 ospedali pediatrici nei territori in cui la Cooperativa e i Soci operano ogni giorno.

 

Partita il 31 ottobre la nuova iniziativa di collezionamento sostenibile promossa da Conad in partnership con Egan, azienda marchigiana che afferma la sua filosofia armonizzando lo sviluppo produttivo con l’unicità e la peculiarità del prodotto.

Per 6 settimane i clienti Conad potranno collezionare una linea di 12 soggetti natalizi GOOFI by Egan ispirati a personaggi famosi a tema gufo per l’addobbo e la decorazione, tutti realizzati in plastica (ABS) 100% riciclata e confezionati in buste singole realizzate con carta FSC.

Per ogni soggetto natalizio distribuito, Conad Nord Ovest devolverà 50 centesimi a favore dei reparti pediatrici di sei ospedali nelle Regioni in cui opera, dando una mano concreta a chi lavora ogni giorno per rendere la vita di tutti i bambini ricoverati il più normale possibile. I 6 ospedali coinvolti sono anche per quest’anno: l’Istituto Gaslini di Genova, il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, l’ARNAS G. Brotzu di Cagliari, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, l’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino e l’Ospedale del Cuore della Fondazione Monasterio di Massa.

Anche quest’anno, quindi, in Piemonte e in Valle D’Aosta, Conad Nord Ovest supporterà FORMA Onlus, la Fondazione dell’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, centro di riferimento per neonati, bambini ed adolescenti affetti dalle patologie più complesse, rare e crocniche. Il ricavato sarà destinato all’acquisto del macchinario Risonanza Magnetica 3 Tesla, che permetterà di valutare con maggior precisione i casi più complessi, ampliare lo studio dei pazienti con malformazioni, anche in epoca prenatale, ed eseguire studi all’avanguardia.

“Anche quest’anno siamo fieri ed orgogliosi di sostenere i reparti pediatrici degli ospedali del nostro territorio con questa importante iniziativa di collezionamento sostenibile” spiega Adamo Ascari, Amministratore Delegato di Conad Nord Ovest. “Questo progetto è frutto della collaborazione sinergica tra la nostra Cooperativa, i nostri Soci e i nostri Clienti: un ulteriore impegno a supporto del territorio, delle Comunità e del tessuto sociale in cui operiamo. Agire in modo sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale è infatti un valore che ci guida da sempre e questa iniziativa conferma ancora una volta la forte vocazione sociale della nostra azienda, un impegno che condividiamo con i nostri Soci, da sempre sensibili alle necessità del territorio e vero motore della nostra Cooperativa e di tutto il Sistema Conad.”

 

L’impegno dedicato alle partnership sostenibili e, in particolare, alle iniziative di fidelizzazione a sostegno dell’ambiente e delle persone, rientra nel grande progetto di sostenibilità di Conad “Sosteniamo il futuro”, basato su tre dimensioni fondamentali dell’agire quotidiano dell’insegna: rispetto dell’ambiente, attenzione alle persone e alle comunità, valorizzazione del tessuto imprenditoriale e del territorio italiano.

 

Quasi 50 dosi nascoste nell’aiuola

Nelle scorse ore l’attenzione di una pattuglia della Polizia di Stato, che stava transitando in Corso Brescia durante il servizio di volante, è stata attirata da alcuni movimenti sospetti di un giovane: il ragazzo, un cittadino senegalese di ventidue anni, era infatti chino su un’aiuola e sembrava che stesse nascondendo qualcosa sotto alcune pietre. Poco dopo gli agenti vedevano il giovane allontanarsi di qualche metro e parlare a bassa voce con un suo connazionale.

Fermata immediatamente l’autovettura di servizio, i poliziotti del Commissariato di P.S. Centro hanno sottoposto a controllo i due soggetti, già noti in quanto identificati in occasione di precedenti servizi, e hanno verificato cosa fosse stato nascosto nell’aiuola, recuperando ben 46 dosi di eroina e cocaina, custodite all’interno di un sacchetto di plastica, suddivise in ovuli termosaldati, pronte allo spaccio.

All’interno del portafogli del ventiduenne, inoltre, è stata rinvenuta la somma di 110 euro in banconote da piccolo taglio, verosimilmente profitto dell’illecito commercio. In considerazione ai gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, il giovane è stato così tratto in arresto.