ilTorinese

Al teatro Carignano va in scena Clitennestra

Con Isabella Ragonese per la regia di Roberto Andò

 

Debutto al teatro Carignano, alle 19.30 di martedì 28 novembre, di ‘Clitennestra’, tratto dal romanzo “La casa dei nomi” di Colm Toibin, per l’adattamentio e la regia di Roberto Andò. Interpreti Isabella Ragonese, Ivan Alovisio, Arianna Becheroni, Denis Fasolo, Katia Gargani, Federico Lima Roque, Cristina Parku, Anita Serafini.

È in collaborazione con il Teatro di Napoli, Teatro Nazionale Campania Teatro Festival.

Al teatro Gobetti, sempre nelle stesse date, dal 28 novembre al 3 dicembre prossimo, andrà in scena la piéce ‘Tipi umani seduti al chiuso. Partitura sentimentale per biblioteche’ di Lucia Calamaro. Interpreti Riccardo Goretti, Lorenzo Marangoni, Cristiano Maioli, Cristiano Parolin, Filippo Quezel, Susanna Re, Simona Senzacqu. In collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto.

Nell’elegante ed essenziale lingua che gli appartiene l’irlandese Colm Toibin fa rivivere e attualizza in questo testo le figure epiche della casa di Atreo, restituendo ai personaggi carne e sangue e donando loro motivazioni, psicologia e toni fortemente contemporanei. Si tratta di un processo di umanizzazione necessario, la conseguenza irreversibile della scomparsa di un orizzonte divino: Clitennestra, qui interpretata da Isabella Ragonese, è dunque, ancora la rancorosa regina del mito, ma anche una donna alle prese con una gestione complessa e moderna del proprio potere, una figura più sfaccettata, matura e dal grande fascino.

“Leggendo di romanzo di Colm Toibin “La casa dei nomi” – spiega il regista Roberto Andò- ho provato una grande emozione e alla fine, quasi senza accorgermene, mi sono sorpreso a fantasticare sulla possibilità di mettere in scena il personaggio più grandioso che vi è narrato, Clitennestra. Una figura che nell’Odissea è presentata come l’anti Penelope, il prototipo della donna infedele e assassina. La stessa che quando Ulisse scende nel mondo dei morti e si imbatte nel fantasma di Agamennone è qualificata con l’appellativo di “perfido mostro”. Invece nell’Orestea di Eschilo Clitennestra è una regina assetata di potere, autrice di una vendetta che si prolungherà oltre la morte. Essa uccide il marito Agamennone che, oltre ad infliggerle gravissimi torti, aveva sacrificato in nome della guerra sua figlia Ifigenia ed è uccisa a sua volta dal figlio Oreste, che perseguita da morta fino al delirio.

“Riabilitata” da filosofi e scrittrici, Clitennestra è rimasta a lungo il prototipo dell’infamia femminile. La sua vicenda è giunta a noi soprattutto grazie all’Orestea, la trilogia ( Agamennone, Coefore ed Eumenidi) in cui Eschilo nel 458 a.C celebrò la fine del mondo della vendetta e la nascita del diritto.

Nel romanzo di Toibin, la tragica storia di rancore e solitudine, di sangue e vendetta, di passione e dolore, è narrata da tre punti di vista, ma soltanto le due donne, Clitennestra e Elettra, raccontano in prima persona e la loro voce è decisamente la più drammatica.

Chi conosce Toibin sa che egli compone in ogni suo libro una drammaturgia del dolore e della perdita ed è interessato al silenzio che si crea attorno al dolore, alla vita di donne sole che portano con sé il peso di un trauma. Voci che parlano con il timbro speciale loro conferito dalla violenza subita.

Se Clitennestra ci è stata tramandata come un personaggio estremamente negativo, qui si trovano dispiegate le sue ragioni umane. Ed è ciò che mi ha attratto di questo testo, per il quale ho subito individuato un’interprete straordinaria come Isabella Ragonese. Un’attrice in grado di esaltare e modulare i toni complessi, e emotivamente risonante, di Clitennestra. Toibin non esprime giudizi, accoglie la potenza emotiva che scaturisce da questo personaggio e ne esplora le azioni, confrontandole con le parole che adopera per far luce nel buio della sua interiorità danneggiata. Ne nasce un teatro di ombre, di voci, di fantasmi, che si muove dentro e fuori: dentro, tra i labirinti della mente, fuori in un luogo senza tempo dove vivi e morti dialogano senza requie”.

 

Dal 28 novembre al 3 dicembre prossimi al teatro Carignano Clitennestra da “La casa dei nomi” di Colm Toibin

 

Teatro Carignano piazza Carignano 6

Orario degli spettacoli martedì giovedì e sabato ore 19.30; mercoledi e venerdì ore 20.45. Domenica ore 16.

 

Mara Martellotta

 

Il Veleno, il primo noir ambientato a Pino Torinese

Il primo romanzo giallo di Gianluigi De Marchi, uno stricnina gate

 

Il paese delle stelle, Pino Torinese, ha il suo ‘gate’, inteso orme scandalo, facendo riferimento e richiamandosi al celebre scandalo del Watergate di Nixon. Qui ad essere protagonista è la stricnina, un veleno, che sta dietro tre misteriose morti tutte provocate, secondo  le perizie legali, dall’ingestione di arance dell’Etna in  cui era presente della stricnina. Questo il nucleo dell’ultimo romanzo, intitolato “Il Veleno” di Gianluigi De Marchi, scritto insieme all’amico milanese Giuseppe Zambetti.

Si tratta della sua ultima fatica letteraria,  ma della prima nei panni di giallista, dopo la stesura di oltre trenta libri di finanza, tre romanzi, due raccolte di racconti e un’antologia di poesie.

La storia è  ambientata a Pino Torinese, dove De Marchi abita in zona Cento Croci, e la vicenda ruota intorno a tre vittime per avvelenamento,  un generale, un informatico e una tennista che non pare abbiano legami tra di loro. Il paese entra in fibrillazione e i sospetti si intrecciano, e passano sotto la lente degli investigatori un pensionato e un dipendente del supermercato dove sono state vendute le arance.

È lo stesso De Marchi a raccontare la scena centrale: ”Il banchetto della frutta in un supermercato in cui troneggiavano delle splendide arance dell’Etna, una specie abbastanza rara dal colore accattivante. Chissà perché la notte ho sognato un vecchietto che palpava quei frutti e armeggiava una siringa… al mattino ho preso un po’ di appunti e ho costruito una storia articolata ricca di personaggi e avvenimenti”. Nel romanzo sono presenti anche torinesi e abitanti del Pino più o meno noti, mascherati da nomi e cognomi manipolati.

Gianluigi De Marchi risulta abile nel creare quella “caccia al personaggio “ che ogni lettore può attuare e che rende la lettura estremamente piacevole. La città di Pino emerge soprattutto in due luoghi, il supermercato e il tennis club e la scelta di questa città è dovuta al fatto che De Marchi, pur essendo genovese di nascita, ormai da quaranta anni è residente a Pino Torinese. Il messaggio che vuole darci lo scrittore è  che la tragedia non esclude nessuno. La giustizia del paese spesso viaggia in direzioni che non sono quelle della giustizia dei tribunali.

Nella storia dell’umanità  ci sono stati tanti gate, non solo il Watergate, ma il Cablegate, lo scandalo dei documenti diplomaticidiffusi da Wikileaks, l’ Hackgate dei giornali britannici, l’Irangate,che accusò le manovre illecite dell’amministrazione Reagan per finanziare i ribelli in Nicaragua con la vendita di armi all’Iran, e poi il Sexgate del Presidente Clinton e il Rubygate italiano.

Con il suo giallo un po’ noir De Marchi ci regala il suo “strictina gate” che si consuma nei supermercati tra Pino Torinese e Chieri. L’autore lo fa con la consapevolezza che i giornalisti tanto ci mettono un cancello, senza interrogarsi sul vero significato della parola. Dal mitico Watergate sono passati più di cinquanta  anni, eppure a nessuno scandalo si nega il suo gate.

Il Veleno, il primo noir ambientato a  Pino Torinese, è un giallo che si legge velocemente e traccia lo spirito del paese, che ruota intorno  alle scuole, ai supermercati, ai nonni e nipoti.

 

 

Mara Martellotta

Inclusione, fondi per disabilità e famiglie

Sono state approvate dalla Giunta Comunale, su proposta di Jacopo Rosatelli, Assessore al Welfare, Diritti e Pari opportunità, le modalità di partecipazione della Città all’avviso pubblico del Ministero delle Disabilità che consentono l’accesso ai finanziamenti previsti dal Fondo per le periferie inclusive.

Il Fondo favorisce e promuove l’inclusione sociale delle persone con disabilità, contrastando, al contempo, i fenomeni di marginalizzazione nelle aree periferiche urbane delle grandi città che hanno una popolazione superiore ai 300mila abitanti. Il Comune di Torino beneficerà di risorse pari a 1milione di euro. La procedura di accesso scadrà il 19 dicembre 2023.

Le risorse finanzieranno progetti che hanno l’obiettivo di migliorare  la condizione e la qualità della vita di persone con disabilità e delle loro famiglie, in particolare per accrescere le opportunità di inclusione sociale erafforzare il livello di autonomia di coloro che sono in condizione o a rischio di isolamento e fragilità sociale e, al contempo, sviluppare la qualità, l’accessibilità e l’integrazione dei servizi presenti nelle aree periferiche per potenziare l’inclusività del territorio, anche attraverso il coinvolgimento di tutta la comunità. Più precisamente le progettualità dovranno sviluppare percorsi individualizzati, personalizzati e partecipati per persone con disabilità che vivono in zone disagiate.

La Città potrà presentare uno o più progetti che abbiano una durata compresa tra i 18 e i 24 mesi e dovrà identificare l’area o le aree periferiche in cui saranno realizzati sulla base delle problematiche e dei bisogni specifici, facendo riferimento a quelle caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale, degrado edilizio e carenza di servizi. Il numero delle persone con disabilità seguite dai servizi sociali come il numero di minori con disabilità in età scolare con interventi di supporto, l’assistenza economica erogata dal Comune, l’incidenza della popolazione straniera o delle famiglie numerose sono alcuni degli indicatori per la loro individuazione. Le aree individuate dall’Amministrazione Comunale sono: Circoscrizione 2 (Mirafiori sud), Circoscrizione 3 (Aeronautica), Circoscrizione 4 (Alta Parella), Circoscrizione 5 (intero territorio), Circoscrizione 6 (intero territorio), Circoscrizione 7 (Aurora – Porta Palazzo), Circoscrizione 8 (Lingotto).

I fondi confluiranno nel Piano di inclusione sociale della Città, con la pubblicazione di un avviso dedicato, per l’avvio di un percorso di coprogettazione per l’utilizzo delle risorse, in linea con la lunga tradizione cittadina.

Con questo programma promuoviamo percorsi individualizzati per le persone con disabilità e interventi di attivazione di empowerment delle comunità – spiega Rosatelli -.  Agiamo nelle aree più fragili della Città, investendo su di esse per stimolarne le potenzialità e, come da tradizione, utilizziamo gli strumenti della coprogettazione per valorizzare il protagonismo del terzo settore”.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Karine Tuil “La decisione” -La nave di Teseo- euro 20,00

Questa è la storia di un dilemma etico e personale che si staglia sul clima incerto scatenato dal fanatismo islamico. E’ la storia di Alma Revel, giudice di 49 anni con un ventennio di esperienza nel pool francese di giudici dell’antiterrorismo. Il suo compito è interrogare i sospettati ed emettere la relativa sentenza che stabilisca se devono stare in carcere o essere lasciati liberi.

Svolge il suo lavoro in modo responsabile, corretto ed empatico; ha fama di giudice integerrimo e consapevole dell’importanza di ogni sua decisione. Non è semplice, da un suo errore può nascere una tragedia.

Ora deve capire le reali intenzioni di Abdel-Jalil Kacem, giovane nato da genitori algerini e cresciuto a Parigi; ma andato in Siria con la moglie Sonia, di origini portoghesi e convertitasi all’Islam, per unirsi alla lotta contro gli infedeli.

Alma interroga a lungo i due per chiarire se effettivamente sono tornati in Francia perché delusi dagli jihadisti e intenzionati a filare dritto per crescere il figlio appena nato, oppure se sono una bomba a orologeria pronta a ordire attentarti.

Le pagine forse più coinvolgenti sono quelle degli interrogatori, dal momento che mettono a nudo l’abilità di mentire e dissimulare dei terroristi, senza anima e totalmente ottenebrati da odio e sete di sangue. Non anticipo la sentenza di Alma e neppure le conseguenze. Però posso dirvi che questo romanzo fa luce sul «…Male assoluto, un essere disincarnato, privo di ogni emozione, un guscio vuoto» e racconta bene come i giudici si trovino spesso davanti a individui che «…ingannano…e rimangono blocchi di opacità».

Il romanzo corre anche sul filo della vita privata di Alma; sposata da 20 anni e madre di 3 figli, ma in istanza di divorzio e invischiata in una relazione con l’avvocato della difesa di Abdel.

 

Tan Twan Eng “La casa delle mille porte” -Neri Pozza- euro 18,00

L’autore, nato in Malesia, è un ex avvocato 51enne (laurea all’University of London) che, dopo aver lavorato in prestigiosi studi legali di Kuala Lumpur, ha esordito nella letteratura nel 2007 con “La donna venuta dalla pioggia”.

Questo è il suo terzo romanzo, ambientato in Malesia nel 1921, e mescola finzione e realtà.

Siamo al crepuscolo dell’Impero Britannico nel Sud-Est Asiatico, e lo scrittore William Somerset Maugham viene immaginato in uno dei suoi tanti viaggi in Malesia.

E’ accompagnato dal segretario Gerald, in realtà l’amante segreto: dispendioso, volubile e più interessato alla bella vita che al sentimento autentico.

Sono ospiti dell’amico di W.S.Maugham, l’avvocato Robert Hamlyn e di sua moglie Leslie, altera e malinconica signora inglese nata in Malesia.

Siamo a Penang, a Cassowary House, dimora immersa in un’atmosfera bucolica da sogno; sfondo affascinante su cui si innesta un rapporto speciale tra lo scrittore e la moglie dell’amico.

Tra Maugham e la memsahib nasce presto una sorta di complicità. Si scoprono affini sul piano emotivo, hanno una notevole intesa e pian piano si confessano i loro segreti più intimi.

Lo scrittore è in pieno disastro economico e in Inghilterra l’attende la moglie di facciata alla quale dovrà dichiarare la rovina. Lesley invece rivanga la sua vecchia passione per il leader idealista cinese Sun Yat-Sen, in esilio.

Maugham pressato dalle difficoltà economiche e in blocco creativo, troverà proprio qui l’ispirazione per uno dei suoi racconti più famosi, grazie a Leslie che gli racconta un sanguinoso fatto di cronaca locale.

 

Peter Cunningham “La fedeltà della spia” – SEM- euro 20,00

Lo scrittore irlandese Peter Cunningham in questa spy story ci racconta il travagliato rapporto del suo paese con l’Inghilterra. Lui, figlio di un ufficiale dell’esercito britannico assoldato dall’MI5 come spia sulle tracce dell’Ira, la questione la conosce bene e in parte queste righe si ispirano anche alla sua biografia. Lo sfondo è l’annosa questione irlandese (della quale l’autore narra alcuni punti fondamentali), ma all’inizio sciorina una sorta di romanzo di formazione sul quale innesta poi una storia d’amore.

Siamo nei primi anni 70, protagonista è Marty Ransom. E’ nato nella Repubblica d’Irlanda, ha studiato in Inghilterra e lavora come funzionario al dipartimento degli Affari Esteri di Dublino. E’ cresciuto all’ombra di un padre, il “Capitano”, che è un mito, a Waterford, nella residenza di campagna di Waterloo. Ed è lì che ritorna durante i week, per stare anche con gli amici Alison e Christopher.

La vicenda poi si ingarbuglia. Tanto per cominciare il cugino Iggy è un leader dell’Ira, mentre Alison è una diplomatica inglese che lo convince a rivelarle qualche soffiata sui rapporti tra il governo della repubblica e gli attivisti dell’Ira. E le cose sono destinate a complicarsi perché non ci sarà solo il tradimento del patto di lealtà col suo Paese….ma ben di più.

 

Gareth Rubin “The Turnglass” – Longanesi- 18,60

Questo intrigante libro utilizza l’ottocentesco “tête–bêche” ovvero un libro “testacoda” che si capovolge come la clessidra del titolo e racchiude 2 romanzi contraddisti da 2 diversi colori in copertina. Due storie ambientate in tempi e spazi diversi, unite da un mistero; una inizia dalla prima pagina e l’altra dall’ultima. Il consiglio è leggerle in ordine cronologico, ma la magia di questa tecnica è che potete indifferentemente iniziare dal lato che preferite.

La prima vicenda è ambientata nell’Essex del 1881. Il protagonista è Samuel, giovane medico che si stabilisce nell’oscura e misteriosa dimora dello zio parroco per curarlo. La casa avita si chiama Turnglass house, è nella brughiera e nasconde terribili segreti. Samuel cerca di capire perché l’uomo stia morendo e sia convinto di essere stato avvelenato.

La seconda storia invece ci catapulta a Hollywood nel 1939 e segue le vicissitudini di un giovane attore, Ken, approdato nella mecca del cinema in cerca di fortuna. Ma finisce per essere coinvolto nei segreti che riguardano un giovane scrittore di successo, figlio del governatore della California.

E lo scrittore e giornalista inglese Gareth Rubin è abilissimo nel gestire i due piani di narrazione, disseminarli di indizi che creano un avvincente labirinto.

Anche in Piemonte l’artigianato diventa sempre più digitale. Superata la media italiana

In Piemonte nel 2023 +4,0% (superiore alla media nazionale +3,3%) Cuneo +6,2%; Torino +4,5%

 

Nel 2023 la crescita annua delle imprese artigiane digitali in Piemonte è stata del 4,0%. Una performance ottima superiore al risultato già straordinario dell’Italia +3,3%, infatti la nostra regione si posiziona al quarto posto a livello regionale.

Tra le maggiori regioni -con almeno 500 imprese artigiane digitali- dietro al Veneto il più marcato dinamismo dell’artigianato digitale si registra in Lazio con 5,9%, Sardegna con 5,7%, Piemonte con 4,0%, Emilia-Romagna con 3,4% e Lombardia con 3,3%.

È questo ciò che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato sulla “Transizione digitale delle PMI “, che ha rielaborato i dati Istat del 2023.

Tra le province a livello nazionale, in testa Padova con +11,8%, seguita da Vicenza con 9,7%, Cagliari con +6,8%, Cuneo con +6,2%, Treviso con +5,0%, Roma con +4,9%, Como con +4,8%, Sassari/Gallura con +4,6%, Torino con +4,5%, Milano con +4,3%, Bergamo con +4,2%, Firenze con +3,9%, Verona con +3,5%, Monza e Brianza e Bologna con +3,3%.

Il crescente flusso degli investimenti delle imprese ha sostenuto l’intensificazione dei processi di digitalizzazione, generando una domanda di servizi che ha stimolato l’offerta nei settori dei servizi digitali, uno stimolo che ha interessato le imprese artigiane, creando valore aggiunto e alimentando la crescita del PIL.

“L’innovazione tecnologica -sottolinea Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte- serve ad esaltare il patrimonio di eccellenza e di competenze delle nostre aziende. Artigiani e piccoli imprenditori sono capaci di coniugare le tecnologie digitali con la creatività e il ‘saper fare‘, la tradizione, il gusto, il fatto su misura, vale a dire le caratteristiche che da sempre fanno grandi nel mondo i prodotti delle imprese italiane a valore artigiano. Proprio per questo è necessario sostenere questa loro propensione con il pieno coinvolgimento e la facile accessibilità alle misure previste per realizzare le transizioni digitali e green”.

“Gli sforzi delle nostre imprese -continua Felici– devono però essere accompagnati da politiche di sostenibilità che siano in grado di dare risposte immediate. Le due transizioni (energetica e digitale) sono complementari l’una all’altra. Abbiamo bisogno di connettività e reti veloci ed efficienti. E’ fondamentale che la nostra regione prosegua nel rafforzamento in queste infrastrutture (telecomunicazioni e banda ultra larga) che sono le “gambe” su cui può camminare la diffusione della tecnologia orientata alla domotica ed alla gestione delle apparecchiature tecnologiche come: software, gestionali, cloud, marketplace, piattaforme per l’efficientamento di processi e servizi innovativi”.

“Usare l’energia pulita va bene ma non basta e non è l’unica via -conclude Felici– Comunità energetiche, autoconsumo, fotovoltaico sono strumenti importanti ma devono essere accompagnati da un processo di rafforzamento delle misure previste per gli interventi di efficientamento energetico delle imprese.  Inoltre, bisogna ridurre al minimo la burocrazia: diamoci regole e strumenti per fare bene e in fretta”.

Sfilata delle moto al Regina Margherita

Loro sono i più numerosi ed i più rumorosi, loro addobbano le loro moto con amore per l’occasione. Domenica 3 dicembre torna la sfilata delle moto. Il ritrovo è al MOVI Mobility Village di Beinasco, che ormai è diventato a pieno titolo succursale di Babbo Natale. Sia alla partenza al Mo.Vi che all’arrivo in Piazza Polonia troverete musica e dolci golosità che vi scalderanno e potrete così sostenere il progetto di realizzazione della Nuova Radiologia del Regina Margherita.

FORMA ONLUS
#babbi2023 #vedraisolobabbonatale #formaonlus

Lutto per la scomparsa di un noto medico

E’ morto per una malattia il dottor Gianni Gie’, aveva  67 anni.  Stimato medico di famiglia, molto apprezzato dai pazienti di Vercelli , aveva lo studio in via Borgogna, 3. I funerali si terranno domani, martedì, alle 10,30 in San Bernardo. Lascia la moglie Rosy.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Non solo 25 Novembre: i dati di Telefono Rosa

Amore e violenza: due termini che appaiono inconciliabili.

L’esperienza del Telefono Rosa, invece, è strettamente legata a questo binomio. La violenza maschile contro le donne è ovunque: ma nella stragrande maggioranza dei casi avviene tra le pareti domestiche, o comunque nell’ambito di relazioni affettive e sentimentali. Tanto è vero che abbiamo utilizzato entrambe queste parole per la nostra locandina legata alla ricorrenza del 25 novembre 2023.

Parole che riguardano tutte le forme di aggressione contro le donne, fino all’estremo del femminicidio.

Da anni ormai tutti dovremmo esserci resi  conto di come una delle tipiche frasi stereotipate “ti amo da morire” dovrebbe in molti casi invece echeggiare come “ti amo fino a farti morire”: conseguenza diretta e criminale di pensieri misogini, arroganza di possesso e pretesa di prevaricazione, che si manifestano con condotte progressive.

Con me o con nessuno: questa sembra essere la logica degli uomini che picchiano, umiliano, violentano e spesso addirittura uccidono la partner o la ex.

Di sicuro, possiamo affermare che le donne sono davvero stanche di sentirsi raccomandare prudenza, precauzione e allerta, dicendo loro: di non andare all’ultimo appuntamento, di scappare al primo segnale, di imparare i segni per far capire che si è in pericolo, di mandare a memoria le frasi convenzionali da pronunciare in pubblico o i segnali simbolici per comunicare una richiesta di aiuto.  Tutti suggerimenti molto utili e sensati, ma che nei fatti indicano alle donne di farsi carico dell’autodifesa, nella speranza anche che qualcuno colga  il messaggio e intervenga in loro soccorso, nel momento dell’emergenza. 

Siamo dispiaciute anche noi, perché sollecitare l’attenzione delle donne non può essere la soluzione; così come chiedere loro di abbandonare la propria abitazione, insieme con i figli, per farsi collocare in una struttura di accoglienza. Lasciare le cose, il quartiere, la scuola e le amicizie, proprie e dei figli. L’allontanamento dall’uomo violento deve diventare l’allontanamento dell’uomo violento.

Ma soprattutto siamo contrariate nel constatare il persistere di iniziative e interventi prevalentemente rivolti alle donne o alle ragazze colpite dalla violenza maschile, e non concretamente orientati anche all’adeguato e stringente trattamento degli autori: e anche deluse dal fatto che i tanti uomini non violenti non agiscano per rappresentare un efficace elemento di contrasto e specialmente di prevenzione della violenza presente nel loro stesso genere. Non basta autoassolversi pensando “io non sono così”: nella quotidianità, a partire dalla acquiescenza a battute sessiste o ai diversi tipi di molestie nei confronti di donne e ragazze, ciò non è mera indifferenza, ma equivale a una complicità con un assetto subculturale che deve essere combattuto e superato con il contributo fattivo di tutti. E’ necessario “esserci” anche prima dell’allarme. 

Il mondo è pieno di “bravi ragazzi”: compresi quelli che poi commettono feroci delitti.

 Chiediamo a padri, fratelli, figli, parenti o amici di non banalizzare ciò che si può osservare, giorno dopo giorno, prima che evolva in peggio anche estremo: comportamenti anomali, cambiamento nelle abitudini, ossessioni. Un femminicida ha le sue responsabilità: il suo contesto, specie maschile, ne può avere altrettante. La prevenzione e il contrasto della violenza maschile su donne e ragazze riguarda tutta la società, soprattutto gli uomini, dai quali ci aspettiamo un sussulto di coscienza collettiva e specialmente un cambiamento che duri nel tempo.

I numeri e le modalità della violenza maschile sulle donne, infine, non  ammettono più  che si possano descrivere efferati femminicidi col focus sul presunto disagio/dolore/fragilità maschile : “travolto dalla gelosia”, “impazzito per il rifiuto di lei”, “accecato dall’ira per il dubbio del tradimento” sono descrizioni fuorvianti e implicitamente giustificatorie,  e spostano lo sguardo dell’osservatore dall’evento in sè, che è fenomeno subculturale,  e quindi pubblico e politico, alla relazione di coppia, che invece è fatto privato.

ALCUNI DATI

Intanto, nel primo semestre del 2023 il Telefono Rosa Piemonte di Torino ha registrato 348 nuove prese in carico, e 2.214 contatti nella sezione di aiuto on line e social. Il 21% delle accoglienze riguarda ragazze e giovani donne tra i 16 e i 29 anni; il 20%tra i 30 e i 39 anni; e quasi il 32% tra i 40 e i 49 anni.

165 donne riferiscono di aver subito violenza fisica; 222 violenza verbale o minacce; 45 violenza sessuale; e ben 73 altre forme di violenza sessuale, quali molestie in presenza oppure on line, revenge porn o costrizione a pratiche sessuali umilianti o degradanti. Sono stati 48 i casi segnalati di stalking; 246 le violenze psicologiche; 104 le violenze economiche. Come purtroppo sempre si constata, quasi mai viene subita una sola forma di violenza, ma più condotte variamente aggressive nell’ambito delle stesse dinamiche.

Tra gli autori di violenza, 253 appartengono alla cerchia di mariti, conviventi, fidanzati o ex; non trascurabili le violenze anche da parte dei figli.

Le fiabe piemontesi scelte da Calvino

Si terrà lunedì 27 novembre alle ore 17.00 presso la Sala Consiglio del Comune di Volvera, in via Roma 3, una conferenza per il centenario di nascita di Italo Calvino dal titolo: Le fiabe piemontesi scelte da Calvino. L’anima e il folklore del Piemonte divenuti immortali. Ospite della serata lo scrittore, docente e mitologo Paolo Battistel, che dialogherà sul tema delle fiabe piemontesi di Calvino con l’assessore all’istruzione e alle politiche sociali e giovanili Anna Rita Rocca.
L’evento – inserito all’interno dei festeggiamenti per il centenario della nascita di Calvino – desidera prendere in esame l’opera magistrale del grande scrittore italiano tradotto e studiato in tutto il mondo. Nella conferenza verranno trattate le dodici fiabe piemontesi inserite nella sua nota raccolta dal titolo Fiabe italiane, uscita in libreria per la prima volta nel 1956. Si analizzerà in chiave mitologica e antropologica questi antichi racconti ancestrali, facendo riferimento alle molteplici fonti del grande dell’intellettuale italiano, cercando di mettere in luce i molteplici elementi simbolici legati al mito e al folklore indoeuropeo. Dal Principe canarino al Re Crin fino alle disavventure del famoso Principe che sposò una rana, Calvino mette su carta i ricordi ancestrali e magici di una regione e di un popolo facendoli rinascere e consegnandoli all’immortalità della letteratura.
Sarà possibile acquistare l’ultimo libro di Paolo Battistel L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari Oligo Editore
Paolo Battistel, laureato in filosofia e specializzato in mitologia, è profondo conoscitore dei miti e delle leggende precristiane. Vanta numerose collaborazioni con testate giornalistiche e trasmissioni televisive nazionali e locali come Mistero e Mistero Experience. È speaker di Radio Giano (Università Roma Tre). Ha scritto la raccolta di fiabe occitane Lu Barban, il diavolo e le streghe; il saggio di storia locale Il mistero della Roccaforte dei Rosacroce; tre saggi d’argomento storico-mitologico: Il sangue di Caino, I figli di Lucifero e Il dio cornuto; ha scritto il saggio letterario J.R.R. Tolkien, il lungo sentiero tra ombra e luce. Il suo saggio sulle fiabe: La vera origine delle fiabe. Gli ultimi frammenti di un mondo perduto è diventato un bestseller. È appena uscito il suo ultimo libro L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari. Vive e lavora a Torino come scrittore e docente.
Anna Rita Rocca, dal 2004 esercita l’attività libero professionale in qualità di psicoterapeuta, dal 2016 collabora con la Procura presso il Tribunale di Torino, occupandosi di minori vittime di violenza e maltrattamento. Assessore all’Istruzione e alle Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Volvera dal 2019.